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sviluppo basate nei luoghi - il problema del Mezzogiorno tra intervento straordinario e federalismo Seminario di Gilberto Seravalli SSEF - DIPARTIMENTO DELLE SCIENZE ECONOMICHE 22 settembre 2011 ore 10 Via della Luce 35 (Aula 8)

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Le politiche di sviluppo basate nei luoghi - il problema del Mezzogiorno tra intervento straordinario e federalismo

Seminario di Gilberto Seravalli

SSEF - DIPARTIMENTO DELLE SCIENZE ECONOMICHE 22 settembre 2011 ore 10Via della Luce 35 (Aula 8)

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Premessa 1

• Le politiche di sviluppo, che non possono essere uniformi – una ricetta per ogni tempo e luogo -, hanno pertanto tipicamente bisogno di “apprendimento”.

• A questo scopo è essenziale il dialogo tra teoria e pratica. Uno sforzo di “teorizzazione” non è quindi ozioso.

2Gilberto Seravalli: Politiche di sviluppo - Mezzogiorno (22 settembre 2011)

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Premessa 2• Per quanto esista letteratura che in Italia ha accompagnato,

descritto, criticato la politica per il Mezzogiorno nelle sue varie stagioni, dalla riforma agraria all’intervento straordinario alla nuova programmazione al federalismo,

• conviene riferirsi al complesso dei documenti che hanno costruito e guidato la politica di coesione dell’Unione Europea dal periodo di programmazione 2000-2006 al successivo 2007-2013.

• In questo modo ci si raccorda con il dibattito internazionale che, negli ultimi quindici anni, è determinante anche per l’Italia.

• L’esame delle teorie alla base della politica di coesione ammette una esclusione importante: essa non intende essere un insieme di interventi di puro trasferimento finanziario perequativo, ma una politica di sviluppo vera e propria (anche se questo è contestato da chi ne ha alimentato una interpretazione riduttiva, come Boldrin e Canova (2001), Tabellini (2003)).

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Sommario1. Teorie dello sviluppo economico e sociale e

inquadramento schematico delle politiche per il Mezzogiorno e, in tale ambito, dell’intervento straordinario.

2. Le particolarità dell’approccio “place based”.3. L’innovazione come processo che richiede

intenzionalità e organizzazione.4. Il modello “contratto e leadership” e applicazione al

caso dei Patti Territoriali.5. La sua utilità per l’analisi degli equilibri di

arretratezza.6. Una conseguenza in tema di federalismo.

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Teorie dello sviluppo economico e sociale 1LEVE MODELLI POLITICHERisparmio, capitale fisico

Harrod (1939), Solow (1956), Swan (1956), Rostow (1960) ,Barro (1990)

Legge e ordine, incentivi, regime fiscale, infrastrutture.

Effetti agglomerativi

Myrdal (1957), Kaldor (1961, 1970, 1981), Arrow, (1962), Beckerman (1962), Romer (1986), Porter (1990)Krugman (1991)

Come sopra + capacità amministrativa (intervento straordinario)

Capitale umano Ramsey (1928), Lewis (1951), Lucas (1988)

Istruzione e regime del mercato del lavoro

Innovazione (macro)

Romer (1990), Aghion, Howitt (1992), Grossman, Helpman (1994), Acemoglu et alia (2002)

Intervento diretto e incentivi per spese R&S

Ambiente sociale, culturale, istituzionale per l’innovazione (micro)

Becattini (1978), Granovetter (1985), Cohen (1986), Coleman (1988), Putnam (1993), Hall & Jones (1999),Rodrik, (2000, 2003, 2007).

Integrazione delle reti: di imprese, di valori, di saperi, ecc.

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Teorie dello sviluppo economico e sociale 2Il quinto approccio (ambiente sociale, culturale, istituzionale) vede due differenti declinazioni:

• “Comunitarista”: modelli d’innovazione micro via “routine dinamiche” o “intrapresa separata” [Mintzberg (1980), Mintzberg e McHugh (1985), Henderson e Clark (1990), Christensen e Rosenbloom (1995), Macher e Richman (2004)] – incertezza semantica ed epistemica – saperi locali da rivelare e aggregare – negoziato pacifico – incentivi all’azione cooperativa(1).

• “Place based” [Barca (2009)]: modelli d’innovazione micro via “conflitto imperfetto non patteggiabile” – incertezza ontologica – saperi locali ed esterni – gestione del conflitto – incentivi alle forme organizzative.

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Nota (1)

Considerando, tuttavia, le due teorie (routine dinamiche e intrapresa separata) insieme si vede che il conflitto non è più evitato e così contratto e leadership tornano ad essere necessari entrambi. La ragione è nell’incertezza ontologica. Se emergesse una sola possibilità di cambiamento da sviluppare, oppure se emergessero diverse possibilità ma già bene definite, il conflitto potrebbe essere evitato; ma non quando emergano diverse possibilità tutte da esplorare. In tal caso il conflitto si aprirà su quale scegliere tra le diverse possibilità e su come svilupparla.

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Modello contratto e leadership (Gilberto Seravalli: “Conflitto e innovazione”, EGEA Bocconi, 2011)

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APPLICAZIONE AL CASO DEI PATTI TERRITORIALI

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L’UTILITA’ DEL MODELLO per l’analisi degli equilibri di arretratezza (e federalismo)

LEVE INTERNE ESTERNE

SAPERI X O

RISORSE 0 X

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SQUILIBRIO-INNOVAZIONE(FEDERALISMO?)

EQUILIBRIO – COMPROMESSO (CENTRALISMO?)

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• Acemoglu, D., Aghion, P., and Zilibotti, F. (2002), Distance to Frontier, Selection and Economic Growth, NBER Working Paper No. 9066.• Aghion, P., Howitt, P. (1992), A Model of Growth Through Creative Destruction, Econometrica 60/2, 323-351.• Arrow, K.J. (1962), The Economic Implication of Learning by Doing, The Review of Economic Studies, Vol. 29, No. 3, 155-173• Barro, R.J. (1990), Government Spending in a Simple Model of Endogenous Growth, The Journal of Political Economy 106/2, 407-443.• Becattini, G. (1978), The Development of Light Industry in Tuscany: An Interpretation, Economic Notes 2, 107-123. • Beckerman, W. (1962), Projecting Europe's Growth, The Economic Journal 72, 912-925.• Boldrin, M., Canova, F. (2001), Inequality and Convergence in Europe's Regions: Reconsidering European Regional Policies, Economic Policy 32, 205 - 245.• Christensen C.M., Rosenbloom R.S. (1995). Explaining the Attacker's Advantage: Technological Paradigms, Organizational Dynamics and the Value Network. Research Policy 24: 233-257.• Cohen, J. (1986), An Epistemic Conception of Democracy, in Ethics, 97, pp.26-38.• Coleman, J. (1988), Social Capital in the Creation of Human Capital, American Journal of sociology 94, 95-120.• Dosi, G. (1988). Sources, Procedures, and Microeconomic Effects of Innovation. Journal of Economic Literature, XXVI: 1120-1171.• Feldman, M.S., B.T. Pentland (2003). Reconceptualizing Organizational Routines as Source of Flexibility and Change. Administrative Science Quarterly 48: 94-118.• Granovetter, M. (1985), Economic Action and Social Structure: The Problem of Embeddedness, The American Journal of Sociology, Vol. 91, No. 3, 481-510.• Grossman, G.M., Helpman, E. (1994), Innovation and Growth in the Global Economy, Cambridge MA, Mit Press.• Hall, R.E., Jones, C.I. (1999), Why Do Some Countries Produce So Much More Output per Worker than Others?, Quarterly Journal of Economics, 114(1), 83-116.• Harrod, R.F. (1939), An Essay in Dynamic Theory, The Economic Journal 49, 14-33.• Henderson R.M., Clark K. (1990). Architectural Innovation: The Reconfiguration of Existing Product Technologies and the Failure of Established Firms. Administrative Science Quarterly 35:

9-30. • Kaldor, N. (1961), Capital Accumulation and Economic Growth, in Lutz, F.A. (ed.), The theory of capital, Mac Millan, London. • Kaldor, N. (1970), The Case of Regional Policies, Scottish Journal of Political Economy, Vol.XVII, n.3 • Kaldor, N. (1981), The Role of Increasing Returns, Technical Progress, and Cumulative Causation in the Theory of International Trade and Economic Growth, Economie Applique, n.34.• Krugman, P. (1991), Geography and Trade, MIT Press, Cambridge.• Lewis, W.A. (1954), Economic Development with Unlimited Supply of Labour, The Manchester School 22: 139– 191. • Lucas, R.E. (1988), On the Mechanics of Economic Development, The Journal of Monetary Economics 22/1, 3-42.• Macher, J.T., B.D. Richman (2004). Organizational Responses to Discontinuous Innovation: a Case Study Approach. International Journal of Innovation Management, VII, 1: 1-29.• Mintzberg, H. (1980). Structure in 5's: A Synthesis of The research on Organizational Design. Management Science, 26,3: 322-341. • Mintzberg, H., A. McHugh (1985). Strategy Formation in an Adhocracy. Administrative Science Quarterly, 30,2: 160 – 198. • Myrdal, G. (1957), Economic theory and underdeveloped regions, London, Duckworth.• Porter, M. (1990), The Competitive Advantage of Nations, Mac Millan, London• Putnam, R.D., Leoanrdi, R., Nanetti, R.J. (1993), Making Democracy Work, Princeton, Princeton University Press.• Ramsey, F.P (1928), A Mathematical Theory of Saving, The Economic Journal 38, 543-559.• Rodrik, D. (2000), Institutions for High-quality Growth: What They are and How to Acquire Them, National Bureau of Economic Research, W.P. 7540, Cambridge, MA. • Rodrik, D. (2003), Institutions, Integration and Geography: in Search of the Deep Determinants of Economic Growth, in Rodrik, D. (ed.), In search of prosperity: analytic country studies on

growth, Princeton, Princeton University Press. • Rodrik, D. (2007), Normalizing Industrial Policy, Paper prepared for the commission on growth and development. • Romer, P.M. (1986), Increasing Returns and Long-Run Growth, The Journal of Political Economy 98/5, 1002-1037.• Romer, P.M. (1990), Endogenous Technological Change, The Journal of Political Economy 98, 71-102.• Rostow, W.W. (1960), The Stages of Economic Growth, Cambridge University Press.• Solow, R.M. (1956), A Contribution to the Theory of Economic Growth, The Quarterly Journal of Economics 70, 65-94.• Swan, T.W. (1956), Economic Growth and Capital Accumulation, Economic Record, 32, pp.334-361.• Tabellini, G. (2003), Principles of Policy Making in the European Union: an Economic Perspective, CESifo Economic Studies, vol. 49

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