Le Fonti Di Una Scienza Dell'Educazione a.a 2008-2009

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Coordinamento e Progettazione educativa Pedagogia generale John Dewey Le fonti di una scienza dell’educazione

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Coordinamento e Progettazione educativaPedagogia generale

John DeweyLe fonti di una scienza

dell’educazione

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I.L’educazione come scienza indipendente1. L’educazione come scienza

Può esistere una scienza dell’educazione? Le procedure e gli scopi dell’educazione si possono ridurre, data la loro natura, a una scienza propriamente detta?

Caratteristiche in base alle quali un campo di studio si può definire scientifico

metodo (m)vs oggetto (o)

Scienza ⇒ esistenza di un metodo sistematico di ricerca il quale, applicato ad un oggetto (complesso di fatti) ci consente una comprensione ed un controllo più intelligente, meno confuso e abitudinario.

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Arte versus Scienza

“adottare quei metodi che ci consentano di effettuare un’analisi di ciò che ilmaestro, dotato, attua intuitivamente di guisa che alcuni proventi della sua operapossano venire comunicati ad altri”.

L’esistenza del metodo assicura: la condivisione dei risultatil’esistenza della comunità scientificail raffinamento dei metodila distanza critica dai risultati

Scienza vs Ars

∃ metodo analisi pratiche efficaciaspetti della personalità

La padronanza dei metodi scientifici e l’organizzazione degli argomenti affranca gli individui; rende loro possibile di sciogliere nuovi problemi, di escogitare nuove procedure, favorisce la diversificazione, più che l’uniformità.

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2. L’educazione come arte

Non c’è antitesi tra scienza e arte: il contenuto scientifico guida nella operazione pratica: permette nuove integrazioni del materiale scientifico e la sua applicazione a nuovi usi, insoliti e imprevisti.

Allontanamento dal metodo scientifico: ridurre la pratica a regole uniformi di procedura empirica;

Abilità del docente ≡ uso di procedure che generino immediatamente risultati positivi (disciplina, imitazione, superamento delle prove)

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3. Esperienza e astrazione

• Natura pragmatica (legata alla sfera ordinaria delle operazioni pratiche) dei problemi originari della scienza;

• Natura astratta della riflessione sui fenomeni ordinari, fatta prescindendo dalle condizioni e dagli usi cui sono assoggettati nella pratica

«Non esiste scienza senza astrazione e astrazione vuol dire essenzialmente che determinati eventi vengono trasferiti dalla dimensione dell’esperienza pratica e familiare entro quella della indagine riflessa e teoretica»

«Metodo scientifico sta a significare che noi spingiamo sempre più lontano le nostre osservazioni e il nostro pensiero, e ci interessiamo degli eventi considerati in sé e per sé»

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Difficoltà connesse all’astrazione

•Esiste la tendenza a convertire le conclusioni scientifiche in norme e modelli di pratica scolastica.

vs•Le scoperte scientifiche sono di utilità pratica.

La gestione della pratica educativa rappresenta un’operazione complessa non riducibile ai singoli fattori presi in considerazione nei risultati scientifici.

«nessuna conclusione scientifica si può convertire immediatamente in una norma dell’arte dell’educazione (…) in

regole di azione»

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Funzioni dei risultati delle ricerche

Funzione: informativadescrittivainterpretativacumulativa

•Individuazione di principi unificatori o “leggi” che legano fra loro fenomeni diversi.•I fatti correlati danno luogo ad un sistema.

«Il professionista che conosce il sistema e le sue leggi è chiaramente in possesso di un valido strumento per osservare ed intepretare ciò che avviene sotto I suoi occhi»

La conoscenza e la comprensione rendono l’agire più “intelligente” ed efficace.

Diversi risultati particolari tendono a far nascere nuovi punti di vista e allargare il campo dell’osservazione

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4. Che cosa significa scienza

• Nessuna autentica scienza è formata di conclusioni isolate.

• Non si ha scienza fino a quando queste scoperte non si collegano tra loro dando luogo ad un sistema relativamente coerente.

• Necessità di conoscere le relazioni che formano un sistema;• Dipendenza di questa conoscenza da uno schema di pensiero

generale (che dice quali osservazioni o misurazioni operare e come interpretarle)

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II Impossibilità di costruire la scienza dell’educazione su tecniche derivate

1.Insufficienze di tecniche derivate

«La scienza dell’educazione non si può costruire prendendo semplicemente a prestito quelle tecniche di esperimentazione e di misurazione di cui si serve la scienza fisica ».

Necessità di una ipotesi generale (sistema intellettualmente coerente e comprensivo) alla luce della quale conoscere che cosa stiamo misurando  e per mezzo della quale si interpretano i risultati, collocarli in un sistema e renderli suscettibili di fruttuose misurazioni indirette.

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III Se esiste e in che consiste la scienza dell’educazione

1. Leggi e regole

regole vs strumenti intellettuali

Il valore per la pratica di leggi e fatti è un valore indiretto; consiste nel fornire gli strumenti intellettuali cha saranno usati dall’educatore.

Es. Il fabbricante di colori. Divergenza riscontrata tra i risultati concreti e quelli scientifici.

« All’atto pratico si serve scientifici come strumenti intellettuali nelle sue procedure empiriche. Essi guidano la sua attenzione, tanto nella osservazione che nella  riflessione, verso condizioni e relazioni che altrimenti passerebbero inosservate». (p. 21)

I risultati scientifici forniscono una “regola” su come condurre le osservazionie le ricerche e non una regola per un’ azione “aperta”.

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2. Atteggiamenti sviluppati scientificamente

Il valore della preparazione vera e propria (professionalità: capacità di giudizio, osservazione, valutazione) rispetto ai contenuti educativi(conoscenze teoriche: della scienza, della storia e della filosofia dell’educazione) consiste nel suo effetto sulla formazione di modi individuali di osservare e giudicare.

3. Fonti e contenuto

La realtà ultima della scienza dell’educazione non si trova nei libri né nei laboratori sperimentali, né nelle aule scolastiche dove viene insegnata, ma nelle menti degli individui nella direzione delle attività educative

fonti vs contenuto scientifico

risultati che siano presenti attivamente negli atteggiamenti e nelle abitudini

Risultati disponibili indipendentemente dall’impegno individuale nelle attività educative

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4. I processi educativi come fonte

1. Le pratiche educative forniscono i “dati” dei problemi che la scienza dell’educazione fa propri. «Esse sono l’unica fonte dei problemi fondamentali su cui si deve investigare» (p. 24)

2. Le pratiche educative rappresentano la prova del valore da attribuire al risultato di tutte le ricerche.

Ciò che mette alla prova definitivamente il valore dei risultati scientifici sono le effettive attività nel momento dell’educazione.

La pratica educativa rappresenta l’inizio (perché da essa hanno origine  I problemi) e la chiusura (perché mette alla prova, valuta, modifica e sviluppa le conclusioni dei risultati delle ricerche).

È dal modo con cui un certo materiale scientifico e indipendente viene scelto e organizzato nei riguardi di un dato scopo che possiamo parlare di scienza.

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6. La scienza dell’educazione non è indipendente

Le pratiche educative forniscono il materiale che pone i problemi della scienza dell’educazione

Le scienze che hanno raggiunto un  certo grado di maturità costituiscono le fonti da cui si ricava il materiale per trattare intellettualmente questi problemi

Il materiale ricavato da altre scienze (scienze umane, peraltro poco mature) fornisce il contenuto della scienza dell’educazione quando 

viene rielaborato sui problemi che sorgono nell’educazione 

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Le scienze da cui ricavare le fonti della scienza dell’educazione sono esse stesse poco mature. Ciò ha due conseguenze:

1. I problemi rilevati nella pratica educativa rappresentano un fattore di sviluppo importante nello stimolare le ricerche e nell’approntare strumenti nell’ambito delle scienze umane.

2. Riconoscere lo sviluppo relativo delle scienze che devono costituire il fondamentale contenuto della scienza dell’educazione costituisce una protezione e uno stimolo.

Le pratiche educativepongono i problemi

Le scienze umanecostituiscono le fonti del materiale per affrontare i problemi

Obbiezione rivolta alla “scienza da tavolino” perché la sua elaborazione intellettuale (il lavoro della ricerca) si svolge lontana e separata dall’attività pratica.

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12. Nessun contenuto intrinseco nella scienza dell’educazione e fonti speciali

Non c’è nessuna materia destinata intrinsecamente come contenuto della scienza dell’educazione. Qualsiasi metodo e qualsiasi fenomeno che consente di trattare in modo migliore I problemi educativi è un contenuto della scienza dell’educazione.

Aumento di interesse  nello sviluppo del contenuto scientifico per la pratica dell’educazione in tanti differenti settori di attività.

Tra le scienze che costituiscono le fonti di contenuto scientifico dell’educazione esistono alcune discipline che hanno un ruolo speciale (psicologia, sociologia, filosofia dell’educazione)

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Relazione tra filosofia e scienza

In ogni disciplina si riscontra sempre una progressione periodica da ciò che è più specifico a ciò che è più generale 

scienza  filosofia

ciascuna costituisce la fonte dell’altra

ruolo delle ipotesi in ogni impresa scientificaLe ipotesi formano una scala che va dal generale allo specifico. 

«La filosofia dell’educazione rappresenta (…) una fonte della scienza dell’educazione, nella misura in cui essa provvede ipotesi di lavoro di vasta applicazione».

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• “ipotesi”, anziché principi e verità, messe alla prova dei fatti, cioè utilizzate per suggerire e dirigere il lavoro di osservazione e comprensione.

• “di lavoro”: cioè idee operative. Esse rendono disponibili alle indagini specifiche un punto di vista più ampio e generale. 

Quanto più il grado di maturità della scienza è scarso, tanto più quella scienza, come la scienza dell’educazione, ha bisogno della guida di ipotesi ampie e feconde.

«In qualunque  modo esse vengano ottenute, la loro natura è intrinsecamente filosofica, per buona o cattiva che possa essere tale filosofia»

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Scopo della filosofia dell’educazione

Filosofia dell’educazione Scienza dell’educazione

fini mezzi

Dewey propone un duplice chiarimento interpretativo.

1. L’equivoco circa la relazione tra la filosofia dell’educazione e la pratica relativa all’educazione. 

«È in queste attività pratiche che si vengono a determinare I fini educativi».

funzione della filosofia dell’educazione: la filosofia dell’educazione non crea né stabilisce fini, ma occupa un posto intermedio e istrumentale o regolativo

Trae il materiale relativo ai fini dalla esperienza pratica dell’educazione e ritorna su questa esperienza per trarne prova, conferma, modificazione e approntamento di nuovi materiali.

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Il contributo della filosofia dell’educazione risiede:

• Nell’ampiezza d’orizzonte (essa estende il raggio d’azione e la portata del pensiero, induce a tenere in considerazione le conseguenze collaterali e durature)

• Nella libertà (essa affranca dalla chiusura e dall’abitudine). «ognuno è filosofo nella misura in cui compie uno sforzo di qualche consistenza verso questa direzione [di liberazione], che risulta nell’emancipazione».

• Nell’invenzione costruttiva o creativa (essa suggerisce nuove mete, nuovi metodi, nuovi materiali)

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2. Relazioni della scienza e della filosofia rispetto ai mezzi e ai fini.«I fini che non si possono realizzare sono fini soltanto di nome: essi devono 

essere progettati alla luce di mezzi disponibili».

Finché fini e mezzi vengono pensati separatamente, la scienza dell’educazione può provvedere solamente a raffinare e perfezionare il meccanismo in atto.

«Il problema importante è ideare nuovimezzi che si distinguano per contrasto dall’uso perfezionato di quelli già a disposizione»

Nuovi mezzi per nuove meteMezzi che faranno raggiungere mete qualitativamente differenti anziché 

limitarsi a garantire di raggiungere fini già noti con maggior rendimento.