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Data: 20/03/2015 | Fonte: La Repubblica | Pagina: 52 | Categoria: Dibattito scientifico Joyce, Carroll, i Beatles quante fonti d’ispirazione per i nomi della scienza L’Unione astronomica lancia un concorso mondiale per “battezzare” i pianeti al di fuori del sistema solare Ma in passato i criteri di scelta sono stati spesso letterari A VETE un bel nome da propor- re per un pianeta al di fuori del sistema solare? Parteci- pate a “NameExoWorlds”. Così si chiama il concorso lanciato re- centemente dalla Iau, l’Unione astro- nomica internazionale, l’ente che de- cide la nomenclatura in ambito spa- ziale. E che stavolta ha scelto di dare la possibilità ai tanti appassionati di astronomia, attraverso le loro asso- ciazioni, di proporre nomi per sosti- tuire le convenzionali designazioni tecniche finora utilizzati per questi corpi celesti, del tipo “CoRoT-7b”. Le varie proposte verranno sottoposte al voto online, aperto a chiunque sia in- teressato, in giugno: entro agosto i ri- sultati, annunciati in una cerimonia pubblica che si terrà a Honululu. Ma dare nomi a nuovi oggetti scien- tifici è un problema ricorrente. E risol- to con criteri diversi, in base ai tempi e alle diverse discipline. In chimica, ad esempio, alcuni rispondono al criterio dell’eponimia: ecco quindi il coperni- cio, l’einstenio, il fermio. L’attribuzio- ne del nome mendeelevio fu meno scontata del previsto: in piena guerra fredda, non tutti apprezzarono che un team di americani intitolasse la pro- pria scoperta a uno scienziato russo. Il chimico americano Glenn Seaborg, eb- be l’onore di vedere in vita il seaborgio sulla tavola degli elementi. Mentre Marie Curie, ai primi del secolo scorso, chiamò l’elemento 84 polonio, in ono- re della madrepatria. Passando all’a- stronomia, fu una bambina inglese di dodici anni, Venetia Burney, a sugge- rire nel 1930 il nome Plutone per il pia- neta appena scoperto dopo che il non- no (bibliotecario di Oxford e amico di alcuni influenti astronomi) le aveva letto la notizia a colazione. Più complesso in certi casi è attri- buire un nome a una nuova teoria o mo- dello scientifico. Nel 1964 il fisico ame- ricano Murray Gell-Mann scelse di da- re alla particella da lui teorizzata il no- me di Quark, ispirandosi ad un passo dell’opera di James Joyce Finnegans Wake («Three Quarks for Muster Mark!»). Fu invece il romanziere ingle- se e Nobel per la letteratura William Golding a suggerire al vicino di casa, il chimico James Lovelock, di riprendere il nome di un’antica divinità greca per la propria ipotesi, formulata a partire dagli anni Settanta, che attribuisce al- la Terra le qualità di un essere vivente: Gaia. Strano destino invece quello del- l’astronomo britannico Fred Hoyle che coniò l’espressione di grande impatto “Big Bang”, contribuendo al successo di una teoria sull’origine dell’Universo che egli intendeva in realtà ridicolizza- re. Ma l’ispirazione letteraria può por- tare anche a singolari sovrapposizioni tra discipline scientifiche. La passione per le opere di Lewis Carroll, ad esem- pio, ha fatto sì che la parola Boojum (mostro immaginario menzionato da Carroll nel poemetto La Caccia allo Snark del 1876) designi oggi due cose diversissime: una pianta simile al cac- tus del Messico e una configurazione geometrica talvolta osservabile sulla superficie dell’elio-3 superfluido. Ci so- no poi le ispirazioni musicali: nel pa- leontologi assegnarono il nome “Lucy” ai resti di un esemplare femminile di Australopithecus afarensis rinvenuti in Etiopia, in omaggio a Lucy in the Sky with Diamonds dei Beatles. E poi ci sono i nomi più commerciali. Ad esempio nel 1971 i ricercatori han- no denominato carslbergite un mine- rale in omaggio alla Fondazione Carl- sberg (azionista dell’omonimo gruppo produttore di birra) che aveva contri- buito a sostenere le ricerche. Qualche anno dopo, il fisico Frank Wilczek pro- pose di chiamare con il nome di un de- tersivo all’epoca assai diffuso, Axion (“assione”), un’ipotetica particella elementare ad oggi non ancora osser- vata, in quanto «ripuliva alcuni proble- mi teorici». Da qui alla sponsorizzazio- ne vera e propria, il passo è breve. MASSIMIANO BUCCHI Il Nobel William Golding suggerì di chiamare “Gaia” la teoria sulla Terra del suo vicino di casa Lovelock SCRITTORE Il premio Nobel William Golding (1911-1993) * © RIPRODUZIONE RISERVATA e e e o o , o il 20/03/2015 alle 09:15:08 Pagina 2/2

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Data: 20/03/2015 | Fonte: La Repubblica | Pagina: 52 | Categoria: Dibattito scientifico

Joyce, Carroll, i Beatlesquante fonti d’ispirazioneper i nomi della scienza

L’Unione astronomica lancia un concorso mondialeper “battezzare” i pianeti al di fuori del sistema solareMa in passato i criteri di scelta sono stati spesso letterari

AVETE un bel nome da propor-re per un pianeta al di fuoridel sistema solare? Parteci-pate a “NameExoWorlds”.

Così si chiama il concorso lanciato re-centemente dalla Iau, l’Unione astro-nomica internazionale, l’ente che de-cide la nomenclatura in ambito spa-ziale. E che stavolta ha scelto di darela possibilità ai tanti appassionati diastronomia, attraverso le loro asso-ciazioni, di proporre nomi per sosti-tuire le convenzionali designazionitecniche finora utilizzati per questicorpi celesti, del tipo “CoRoT-7b”. Levarie proposte verranno sottoposte alvoto online, aperto a chiunque sia in-teressato, in giugno: entro agosto i ri-sultati, annunciati in una cerimoniapubblica che si terrà a Honululu.

Ma dare nomi a nuovi oggetti scien-tifici è un problema ricorrente. E risol-to con criteri diversi, in base ai tempi ealle diverse discipline. In chimica, adesempio, alcuni rispondono al criteriodell’eponimia: ecco quindi il coperni-cio, l’einstenio, il fermio. L’attribuzio-ne del nome mendeelevio fu menoscontata del previsto: in piena guerra

fredda, non tutti apprezzarono che unteam di americani intitolasse la pro-pria scoperta a uno scienziato russo. Ilchimico americano Glenn Seaborg, eb-be l’onore di vedere in vita il seaborgiosulla tavola degli elementi. MentreMarie Curie, ai primi del secolo scorso,chiamò l’elemento 84 polonio, in ono-re della madrepatria. Passando all’a-stronomia, fu una bambina inglese didodici anni, Venetia Burney, a sugge-rire nel 1930 il nome Plutone per il pia-neta appena scoperto dopo che il non-no (bibliotecario di Oxford e amico dialcuni influenti astronomi) le avevaletto la notizia a colazione.

Più complesso in certi casi è attri-buire un nome a una nuova teoria o mo-dello scientifico. Nel 1964 il fisico ame-ricano Murray Gell-Mann scelse di da-re alla particella da lui teorizzata il no-me di Quark, ispirandosi ad un passodell’opera di James Joyce FinnegansWake («Three Quarks for MusterMark!»). Fu invece il romanziere ingle-se e Nobel per la letteratura WilliamGolding a suggerire al vicino di casa, il

chimico James Lovelock, di riprendereil nome di un’antica divinità greca perla propria ipotesi, formulata a partiredagli anni Settanta, che attribuisce al-la Terra le qualità di un essere vivente:Gaia. Strano destino invece quello del-l’astronomo britannico Fred Hoyle checoniò l’espressione di grande impatto“Big Bang”, contribuendo al successodi una teoria sull’origine dell’Universoche egli intendeva in realtà ridicolizza-re. Ma l’ispirazione letteraria può por-tare anche a singolari sovrapposizionitra discipline scientifiche. La passioneper le opere di Lewis Carroll, ad esem-pio, ha fatto sì che la parola Boojum(mostro immaginario menzionato daCarroll nel poemetto La Caccia alloSnark del 1876) designi oggi due cosediversissime: una pianta simile al cac-tus del Messico e una configurazionegeometrica talvolta osservabile sullasuperficie dell’elio-3 superfluido. Ci so-no poi le ispirazioni musicali: nel pa-leontologi assegnarono il nome “Lucy”ai resti di un esemplare femminile diAustralopithecus afarensis rinvenutiin Etiopia, in omaggio a Lucy in the Skywith Diamonds dei Beatles.

E poi ci sono i nomi più commerciali.Ad esempio nel 1971 i ricercatori han-no denominato carslbergite un mine-rale in omaggio alla Fondazione Carl-sberg (azionista dell’omonimo gruppoproduttore di birra) che aveva contri-buito a sostenere le ricerche. Qualcheanno dopo, il fisico Frank Wilczek pro-pose di chiamare con il nome di un de-tersivo all’epoca assai diffuso, Axion(“assione”), un’ipotetica particellaelementare ad oggi non ancora osser-vata, in quanto «ripuliva alcuni proble-mi teorici». Da qui alla sponsorizzazio-ne vera e propria, il passo è breve.

MASSIMIANO BUCCHI

Il Nobel William Golding suggerì di chiamare “Gaia”la teoria sulla Terra del suo vicino di casa Lovelock

SCRITTORE

Il premio NobelWilliamGolding(1911-1993)

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Avrei semprevoluto iniziare

come McEnroe

quel racconto

andato a finire

Alla fine voglio

che continuano

stesse canzoni,e che io invidio

il 20/03/2015 alle 09:15:08 Pagina 2/2