Dal camping alle autofficine Venti eccellenze si...

1
VR 29 Lunedì 14 Marzo 2016 Corriere Imprese L’INNOVAZIONE LE STORIE AZIENDALI Innovation Moments di Massimiano Bucchi «Voi premete il bottone, noi facciamo il resto» La rivoluzione della fotografia alla portata di tutti S e oggi fotografate con il vostro smartphone tutto quello che vi passa davanti o siete infastiditi da parenti e amici sempre in posa per un selfie, la responsabilità è di un ex- bancario e fotografo dilettante americano. La leggenda vuole che attorno al 1878 George Eastman, allora poco più che ventenne, sia in procinto di partire per i Caraibi, ansioso di catturare gli straordinari panorami con la sua attrezzatura fotografica. Facendo i preparativi si rende conto che sarebbe stato faticoso e complicato portarsi dietro tutto quello che serviva a quel tempo per scattare fotografie e poi svilupparle. Possibile che non ci sia un modo più semplice e pratico di scattare foto? Eastman cancella la vacanza, e si mette a lavorare tutte le sere, dopo il lavoro, nella cucina della madre. Quest’ultima lo trova spesso addormentato, la mattina, sfinito dai continui esperimenti. A rendere ingombrante l’apparecchiatura per la fotografia, all’epoca, contribuiscono soprattutto le pesanti lastre utilizzate. Eastman decide di rimpiazzarle con un materiale leggero, pieghevole, che possa facilmente essere arrotolato: la carta prima, la celluloide poi. Ma la soluzione non piace ai fotografi professionisti, che temono di abbassare la qualità del risultato finale. Molti si sarebbero arresi a questo punto, ma non Eastman, che capisce di potersi rivolgere ad un nuovo mercato, ancora indefinito ma potenzialmente molto più esteso. Non più i professionisti, ma le persone comuni, il cui scopo non è ottenere ritratti perfetti, ma semplici foto per documentare paesaggi, situazioni, persone care. Non c’è che una strada per ridurre le dimensioni della macchina e semplificare le operazioni: togliere il lavoro di sviluppo dalle mani degli aspiranti fotografi e farsene carico. Nel giugno 1888 Eastman è pronto a mettere in commercio la sua nuova macchina fotografica. Costa 25 dollari ed è già fornita di pellicola. Una volta esaurita la pellicola, la macchina va spedita alla sede dell’azienda, che si fa carico dello sviluppo e stampa. Lo slogan con cui si presenta al grande pubblico è «Voi premete il bottone, noi facciamo il resto». Eastman sceglie un nome semplice, facile da pronunciare, senza nessun significato particolare: Kodak. Nel 1896 ha già venduto 100.000 macchine fotografiche, ma non gli basta. Quattro anni dopo mette in commercio a un dollaro il modello Brownie, ancor più semplice da usare. È l’inizio di una rivoluzione le cui conseguenze avvertiamo ancora oggi: da attività professionale, la fotografia diventa compagna di viaggio e tempo libero di chi prima mai avrebbe pensato di scattare una foto in vita sua. Eastman non inventò solo un nuovo modello di apparecchio fotografico, ma fece emergere un nuovo pubblico e perfino un nuovo stile di vita. Decenni dopo arrivarono la fotografia istantanea (simboleggiata dalle celebri Polaroid), che portò nelle mani degli utilizzatori anche lo sviluppo, e la fotografia digitale, che eliminando il rullino dette un diverso (o tolse?) significato alla selezione di immagini. Fino alla definitiva incorporazione della fotografia negli smartphone come parte integrante della vita quotidiana. Ma non è finita. Come spesso accade ai grandi innovatori, Eastman non comprese fino in fondo le potenzialità della propria creazione. Un assistente del grande imprenditore e inventore Thomas Edison acquistò una delle macchine di Eastman per poterne studiare la pellicola. Il materiale si rivelò subito perfetto per lo sviluppo del kinetoscopio, antenato del proiettore cinematografico. Per il loro contributo allo sviluppo del cinema, Eastman e Kodak ricevettero nel 1930 il premio Oscar alla carriera. © RIPRODUZIONE RISERVATA Dal camping alle autofficine Venti eccellenze si raccontano Smau porta in fiera per due giorni (e premia) le migliori esperienze innovative. C’è anche l’app del Calcio Padova P er esempio, c’è il «Club In buone ma- ni». Un portale, una piattaforma online collegata a una pagina Facebook. Obiettivo, aprire un canale di comunicazione di- retto tra gli automobilisti e la rete dei riparatori: i primi pos- sono, con tempestività, reperi- re un’officina, chiedere infor- mazioni in chat e un preventi- vo, ritirare una tessera per ac- cedere a promozioni speciali; i secondi ottengono visibilità in rete, che è un vantaggio in sé. Così si è realizzato il ma- tching tra le parti. Con numeri significativi: 2.600 automobili- sti iscritti al Club (di cui fanno parte 43 attività) e 17.500 fan della pagina Facebook. Dietro l’operazione ci sono Cravedi, storica azienda trevigiana (fondata nel 1927) specializza- ta nella vendita di ricambi e componenti per auto, e l’agen- zia di web marketing Mibu. Per il titolare dell’azienda, Giorgio Cravedi, con il portale si intende «sensibilizzare gli utenti e valorizzare il lavoro di tecnici specializzati che si sot- topongono a una formazione continua». Secondo il presidente di Smau, Pierantonio Macola, Cravedi è una delle venti «ec- cellenze del territorio che hanno saputo innovarsi grazie all’utilizzo delle moderne tec- nologie; costituiscono un pa- trimonio di esperienze da mettere a fattore comune». Pertanto, nella nona edizione di Smau Padova, appena con- clusasi al Padiglione 11 della Fiera, si è inteso dar vita a una vetrina speciale, quella degli otto Smau Live Show, «che hanno rappresentato – conti- nua Macola - la novità del- l’edizione: occasioni di con- fronto tra imprese del territo- rio ed enti pubblici, tra i player del digital e i protago- nisti dell’innovazione». Pas- saggi fondamentali, per Maco- la. Perché la partita del futuro si gioca, soprattutto per la Pmi, sull’open innovation – e quindi sulla sintesi migliore tra risorse esterne e interne – e sull’impatto che il digitale esercita su tutte le funzioni aziendali. È un mondo che procede senza sosta, a passo serrato. «Con il cloud è cam- biato tutto – continua Macola –, aziende che non si poteva- no permettere investimenti in informatica, ora possono ar- chiviare ed elaborare dati e ri- sorse on demand. Con spese pari a un centesimo rispetto a qualche anno fa». Chi si ferma, arretra. Per questo Smau è mercato di op- portunità e piattaforma di bu- siness matching. Di qui le 70 aziende, i 70 workshop a di- sposizione dei visitatori, gli 80 relatori, le 20 start up e i 6 Fablab, le 7 sessioni di speed pitching (l’attività di presenta- re se stessi in 90 secondi) e infine i già citati Smau Live Show per 20 casi di successo, i vincitori del «Premio Innova- zione Smau Padova» nei prin- cipali ambiti di innovazione. Presenti i big del digitale - Alcatel-Lucent Enterprise, Ci- sco, Clouditalia (che ha inve- stito a Padova quasi 3 milioni di euro in una infrastruttura dotata di un protocollo di li- vello applicativo connesso in rete e collegato a una dorsale con velocità di 100 giga), Hew- lett Packard Enterprise, Micro- soft, Redder, Salesforce, Sap e Tim. Tornando alle eccellenze, si fa l’esempio del Camping Vil- lage Marina di Venezia che, spiegano gli organizzatori, «insieme a Redder ha realiz- zato Wi-Fi a 1 giga per i 12mila ospiti». Altre innovazioni da premio, tra le altre, quelle di Eurac Research (che con il progetto Sinfonia mira a solu- zioni per il risanamento ener- getico degli edifici), il Calcio Padova (con una app che per- mette ai tifosi di seguire la squadra minuto per minuto) e Ubergo, associazione no-pro- fit, con sede in Belgio, che mette in rete giovani profes- sionisti europei nel campo della pianificazione urbanisti- ca. Infine, Tulip Inn Padova Hotel, che «ha realizzato un progetto con Eti System, part- ner di Alcatel Lucent Enterpri- se, dimostrando come con ca- mere connesse, banda flessi- bile e password facile è possi- bile migliorare la reputazione dell’hotel». Marco de’ Francesco © RIPRODUZIONE RISERVATA Macola Un patrimonio da mettere a fattore comune Il cloud ha aperto possibilità enormi a costi accessibili FabLab A Smau si sono presentati 6 FabLab

Transcript of Dal camping alle autofficine Venti eccellenze si...

Page 1: Dal camping alle autofficine Venti eccellenze si ...bucchi.soc.unitn.it/membri_del_dipartimento/pagine_personali/bucchi… · Show per 20 casi di successo, i vincitori del «Premio

VR

29Lunedì 14 Marzo 2016Corriere Imprese

L’INNOVAZIONE LE STORIE AZIENDALI

Innovation Moments

di Massimiano Bucchi

«Voi premete il bottone, noi facciamo il resto»La rivoluzione della fotografia alla portata di tutti

Se oggi fotografate con il vostro smartphonetutto quello che vi passa davanti o sieteinfastiditi da parenti e amici sempre in posaper un selfie, la responsabilità è di un ex-bancario e fotografo dilettante americano.

La leggenda vuole che attorno al 1878 George Eastman, allora poco più che ventenne, sia in procinto di partire per i Caraibi, ansioso di catturare gli straordinari panorami con la sua attrezzatura fotografica. Facendo i preparativi si rende conto che sarebbe stato faticoso e complicato portarsi dietro tutto quello che serviva a quel tempo per scattare fotografie e poi svilupparle. Possibile che non ci sia un modo più semplice e pratico di scattare foto? Eastman cancella la vacanza, e si mette a lavorare tutte le sere, dopo il lavoro, nella cucina della madre. Quest’ultima lo trova spesso addormentato, la mattina, sfinito dai continui esperimenti. A rendere ingombrante l’apparecchiatura per la

fotografia, all’epoca, contribuiscono soprattutto le pesanti lastre utilizzate. Eastman decide di rimpiazzarle con un materiale leggero, pieghevole, che possa facilmente essere arrotolato: la carta prima, la celluloide poi. Ma la soluzione non piace ai fotografi professionisti, che temono di abbassare la qualità del risultato finale. Molti si sarebbero arresi a questo punto, ma non Eastman, che capisce di potersi rivolgere ad un nuovo mercato, ancora indefinito ma potenzialmente molto più esteso. Non più i professionisti, ma le persone comuni, il cui scopo non è ottenere ritratti perfetti, ma semplici foto per documentare paesaggi, situazioni, persone care. Non c’è che una strada per ridurre le dimensioni della macchina e semplificare le operazioni: togliere il lavoro di sviluppo dalle mani degli aspiranti fotografi e farsene carico. Nel giugno 1888 Eastman è pronto a mettere in commercio la sua nuova macchina fotografica. Costa

25 dollari ed è già fornita di pellicola. Una volta esaurita la pellicola, la macchina va spedita alla sede dell’azienda, che si fa carico dello sviluppo e stampa. Lo slogan con cui si presenta al grande pubblico è «Voi premete il bottone, noi facciamo il resto». Eastman sceglie un nome semplice, facile da pronunciare, senza nessun significato particolare: Kodak. Nel 1896 ha già venduto 100.000 macchine fotografiche, ma non gli basta. Quattro anni dopo mette in commercio a un dollaro il modello Brownie, ancor più semplice da usare. È l’inizio di una rivoluzione le cui conseguenze avvertiamo ancora oggi: da attività professionale, la fotografia diventa compagna di viaggio e tempo libero di chi prima mai avrebbe pensato di scattare una foto in vita sua. Eastman non inventò solo un nuovo modello di apparecchio fotografico, ma fece emergere un nuovo pubblico e perfino un nuovo

stile di vita. Decenni dopo arrivarono la fotografia istantanea (simboleggiata dalle celebri Polaroid), che portò nelle mani degli utilizzatori anche lo sviluppo, e la fotografia digitale, che eliminando il rullino dette un diverso (o tolse?) significato alla selezione di immagini. Fino alla definitiva incorporazione della fotografia negli smartphone come parte integrante della vita quotidiana.Ma non è finita. Come spesso accade ai grandi innovatori, Eastman non comprese fino in fondo le potenzialità della propria creazione. Un assistente del grande imprenditore e inventore Thomas Edison acquistò una delle macchine di Eastman per poterne studiare la pellicola. Il materiale si rivelò subito perfetto per lo sviluppo del kinetoscopio, antenato del proiettore cinematografico. Per il loro contributo allo sviluppo del cinema, Eastman e Kodak ricevettero nel 1930 il premio Oscar alla carriera.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Dal camping alle autofficineVenti eccellenze si raccontanoSmau porta in fiera per due giorni (e premia) le migliori esperienze innovative. C’è anche l’app del Calcio Padova

Per esempio, c ’è i l«Club In buone ma-ni». Un portale, unapiattaforma onlinecollegata a una pagina

Facebook. Obiettivo, aprire uncanale di comunicazione di-retto tra gli automobilisti e larete dei riparatori: i primi pos-sono, con tempestività, reperi-re un’officina, chiedere infor-mazioni in chat e un preventi-vo, ritirare una tessera per ac-cedere a promozioni speciali;i secondi ottengono visibilitàin rete, che è un vantaggio insé. Così si è realizzato il ma-tching tra le parti. Con numerisignificativi: 2.600 automobili-sti iscritti al Club (di cui fannoparte 43 attività) e 17.500 fandella pagina Facebook. Dietrol’operazione ci sono Cravedi,storica azienda trevigiana(fondata nel 1927) specializza-ta nella vendita di ricambi ecomponenti per auto, e l’agen-zia di web marketing Mibu.Per il titolare dell’azienda,Giorgio Cravedi, con il portalesi intende «sensibilizzare gliutenti e valorizzare il lavoro ditecnici specializzati che si sot-topongono a una formazionecontinua».

Secondo il presidente diSmau, Pierantonio Macola,Cravedi è una delle venti «ec-cellenze del territorio chehanno saputo innovarsi grazieall’utilizzo delle moderne tec-nologie; costituiscono un pa-trimonio di esperienze damettere a fattore comune».Pertanto, nella nona edizionedi Smau Padova, appena con-

clusasi al Padiglione 11 dellaFiera, si è inteso dar vita a unavetrina speciale, quella degliotto Smau Live Show, «chehanno rappresentato – conti-nua Macola - la novità del-l’edizione: occasioni di con-fronto tra imprese del territo-rio ed enti pubblici, tra iplayer del digital e i protago-nisti dell’innovazione». Pas-saggi fondamentali, per Maco-la. Perché la partita del futurosi gioca, soprattutto per la

Pmi, sull’open innovation – equindi sulla sintesi miglioretra risorse esterne e interne –e sull’impatto che il digitaleesercita su tutte le funzioniaziendali. È un mondo cheprocede senza sosta, a passoserrato. «Con il cloud è cam-biato tutto – continua Macola–, aziende che non si poteva-no permettere investimenti ininformatica, ora possono ar-chiviare ed elaborare dati e ri-sorse on demand. Con spese

pari a un centesimo rispetto aqualche anno fa».

Chi si ferma, arretra. Perquesto Smau è mercato di op-portunità e piattaforma di bu-siness matching. Di qui le 70aziende, i 70 workshop a di-sposizione dei visitatori, gli 80relatori, le 20 start up e i 6Fablab, le 7 sessioni di speedpitching (l’attività di presenta-re se stessi in 90 secondi) einfine i già citati Smau LiveShow per 20 casi di successo,

i vincitori del «Premio Innova-zione Smau Padova» nei prin-cipali ambiti di innovazione.

Presenti i big del digitale -Alcatel-Lucent Enterprise, Ci-sco, Clouditalia (che ha inve-stito a Padova quasi 3 milionidi euro in una infrastrutturadotata di un protocollo di li-vello applicativo connesso inrete e collegato a una dorsalecon velocità di 100 giga), Hew-lett Packard Enterprise, Micro-soft, Redder, Salesforce, Sap eTim.

Tornando alle eccellenze, sifa l’esempio del Camping Vil-lage Marina di Venezia che,spiegano gli organizzatori,«insieme a Redder ha realiz-zato Wi-Fi a 1 giga per i 12milaospiti». Altre innovazioni dapremio, tra le altre, quelle diEurac Research (che con ilprogetto Sinfonia mira a solu-zioni per il risanamento ener-getico degli edifici), il CalcioPadova (con una app che per-mette ai tifosi di seguire lasquadra minuto per minuto) eUbergo, associazione no-pro-fit, con sede in Belgio, chemette in rete giovani profes-sionisti europei nel campodella pianificazione urbanisti-ca. Infine, Tulip Inn PadovaHotel, che «ha realizzato unprogetto con Eti System, part-ner di Alcatel Lucent Enterpri-se, dimostrando come con ca-mere connesse, banda flessi-bile e password facile è possi-bile migliorare la reputazionedell’hotel».

Marco de’ Francesco© RIPRODUZIONE RISERVATA

MacolaUn patrimonioda metterea fattore comune

Il cloud ha aperto possibilità enormi a costiaccessibili

FabLabA Smau si sono presentati 6 FabLab