LE CORRENTI DI PENSIERO POLITICHE 2 Le ideologie... · 2015-07-15 · liberale che si proponeva di...
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LE CORRENTI DI PENSIERO POLITICHE
Un lavoro realizzato da Davide Lorenzi, Federico Gurzi, Martina Mazza, Elvedin Guzina e Sara Cosenza.
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Situazione sociale ed economica dell’Ottocento
L’Ottocento fu il secolo in cui la borghesia realizzò in Europa il proprio integrale
predominio su vari aspetti, da quello politico a quello economico e culturale.
L’importanza storica della borghesia è legata a due fattori che caratterizzano la storia
dell’800: lo sviluppo della produzione industriale e il definitivo passaggio da
un’economia di sussistenza ad un’economia di mercato.
Questo favorì l’incremento della popolazione, le città aumentarono sia in senso di
superficie e sia d’abitanti.
La concentrazione delle fabbriche richiese una forte presenza di manodopera; si formò
così il cosiddetto proletariato urbano, il quale cominciò gradualmente ad organizzarsi
per ottenere migliori condizioni di lavoro e riforme sociali e previdenziali.
La Carboneria
I primi movimenti che cercarono di combattere la
Restaurazione, in Italia come in Europa, furono
alcune sette segrete nate per creare scompiglio
all’interno del popolo. Tra le più famose in Italia ci
fu la Carboneria, era una società segreta che svolse
un importante ruolo nella prima fase del
Risorgimento. Le sue origini si ricollegano ad
associazioni politiche francesi sorte alla fine del
secolo XVIII. Fu introdotta nel Meridione d’Italia
da ufficiali francesi a seguito di Gioacchino Murat e si caratterizzò per gli ideali di
indipendenza e la rivendicazione di forme di governo monarchiche costituzionali.
La carboneria trasse il suo nome da una leggendaria confraternita di San Teobaldo che
all'inizio del XVIII secolo viveva isolato nei boschi di Francia dentro una "baracca"
dedicandosi alla produzione a alla "vendita" di carbone. Uomo libero contro il
dispotismo e la tirannide e con tanta passione in Cristo, con dei seguaci finì per creare
una istituzione che traeva ispirazione dalla religione e dalla chiesa cattolica. La
"Baracca" divenne insomma un centro di riunione.
Per accedere nella sua misteriosa cerchia e nella sua "baracca" (tra l'ascetismo e quella
che poteva sembrare una cospirazione contro i potenti, inizialmente antibonapartista)
fu adottato un rituale il cui simbolismo e culto continuò poi a resistere nel tempo.
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Lo stesso sant'uomo Teobaldo diventò lui stesso un simbolo e la personificazione della
lotta dell'uomo libero.
Idee ed organizzazione
La Carboneria era originariamente ispirata a ideali
liberali, in nome dei quali si batteva perché i governi
assoluti (nei quali il potere del sovrano era privo di
limiti) si trasformassero in governi costituzionali.
Intorno agli anni Trenta, con lo spostamento al Nord
e l'influenza delle idee politiche del rivoluzionario
pisano Filippo Buonarroti, si fecero strada anche
ideali repubblicani e democratici (abbattimento delle
monarchie e riconoscimento della sovranità popolare), nonché alcune esigenze di tipo
socialista, come la distribuzione della terra ai contadini.
Quanto agli aspetti organizzativi, la Carboneria aveva una struttura 'piramidale': al
vertice stava un ristretto numero di capi, la cui identità era segreta, mentre i membri dei
livelli inferiori non conoscevano né gli altri affiliati né i programmi dei livelli superiori.
In tal modo si pensava di garantire la sicurezza dell'organizzazione, perché in caso di
arresto la maggior parte dei carbonari avrebbe avuto poco da rivelare alla polizia. Gli
affiliati più numerosi e intraprendenti erano gli ufficiali e i sottufficiali formatisi durante
il periodo napoleonico; a essi si aggiungevano molti intellettuali e studenti, qualche
membro dell'aristocrazia illuminata e della borghesia, pochissimi artigiani e popolani. I
carbonari si chiamavano tra loro 'cugini': i loro rituali erano di origine massonica,
mentre la simbologia si ispirava al lavoro dei carbonai.
Perché i moti carbonari fallirono?
I moti carbonari fallirono per una serie di ragioni. Anzitutto, l'ossessione per la
segretezza non solo non riuscì a garantire la sicurezza delle organizzazioni (perché
l'arresto dei capi le rendeva incapaci di agire), ma rese assai difficili i contatti al loro
interno e all'esterno, impedendo il coordinamento delle forze rivoluzionarie. In
secondo luogo, spesso i carbonari si illusero di poter coinvolgere nei tentativi di
riforma i sovrani stessi, andando incontro a clamorosi fallimenti (come dimostra il caso
di Modena).
Ma la ragione forse più importante sta nella ristretta base sociale della Carboneria e
nella mentalità aristocratica dei suoi capi. Come dirà Mazzini, i moti carbonari fallirono
perché non oltrepassarono mai "il cerchio di una casa, militare o borghese"; il popolo,
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"sola vera forza rivoluzionaria, non scese mai sull'arena" e ciò accadde perché non fu
mai coinvolto nelle insurrezioni.
La Massoneria
Definizione
Associazione segreta che trae le sue più lontane origini nelle corporazioni medievali
inglese dei liberi muratori, fondata in epoca moderna a Londra nel 1717.
Composizione
Bandita da tutti gli Stati preunitari dopo il Congresso di
Vienna perché identificata con le forze rivoluzionarie,
duramente avversata dalla Chiesa cattolica con reiterate
scomuniche emesse da tutti i pontefici a partire da
Clemente XII, la massoneria ricomparve nella penisola
italiana soltanto nell'ottobre del 1859, quando, a Torino,
un gruppo di liberali cavouriani costituì il primo embrione della massoneria nazionale
con la loggia “Ausonia”, che successivamente avrebbe dato vita al Grande Oriente
Italiano, poi ribattezzato Grande Oriente d'Italia (GOI).
La massoneria, dopo essere stata riorganizzata nel 1805 da Napoleone Bonaparte, ed
essere diventata uno strumento al servizio della politica imperiale, era di fatto
scomparsa dalla penisola con la Restaurazione e si era ricostituita soltanto in quel
particolare periodo storico a cavallo tra la seconda guerra d'indipendenza e la
spedizione dei Mille.
Ideologie della Massoneria
I valori di riferimento della massoneria, oltre a quelli classici della tradizione
illuministico-rivoluzionaria, iniziarono ad essere declinati in modo diverso. Allo
spiritualismo deista delle origini si sostituì un laicismo viscerale che spesso sfociò in un
violento anticlericalismo. Il contrasto con la Chiesa cattolica si caricò della
contrapposizione fra i gruppi liberali e democratici che si riconoscevano nello Stato
nato dal Risorgimento e tra coloro i quali, all'opposto, non riconoscevano le basi
politico-culturali dello Stato liberale.
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Il dibattito risorgimentale in Italia
Dopo il fallimento dei moti carbonari nella penisola riprende vita il dibattito politico
che’ a partire dagli anni ’30, si delinea chiaramente con obbiettivi indipendentistici ed
unitari. Inizia in questo periodo quello che si chiamerà Risorgimento. Le idee si
dividono nelle due grandi ideologie ottocentesche: il liberalismo moderato e la
democrazia.
Liberalismo moderato
Il liberalismo moderato, espressione degli ideali dell’alta borghesia che voleva arrivare
ad una monarchia costituzionale con suffragio censitario attraverso le riforme. Tra
questi c’erano il Cattolicesimo liberale, il Federalismo ed il Neoguelfismo.
Il cattolicesimo liberale
Che cos'è? Quali sono i suoi principi?
è una corrente di pensiero religioso e politico, nata e sviluppatasi nel XIX secolo;
diffusa in Belgio, Francia, Spagna e soprattutto Italia; che:
teorizzò la conciliabilità della dottrina cattolica con i principi liberali della
separazione tra Stato e Chiesa, nel quadro di uno Stato comunque ispirato ai valori del
cristianesimo.
sostenne la conciliabilità della religione cristiana con il principio di unità e
indipendenza della patria. Una rivalutazione della chiesa cattolica vista come il
possibile elemento unificatore dei movimenti rivoluzionari nei paesi cattolici.
I promotori del movimento:
I cattolici liberali non hanno una classe specifica di riferimento; auspicano una
collaborazione tra le classi sociali.
Il loro pensiero è riscontrabile nelle opere di alcuni intellettuali, italiani e no.
In Francia, durante il regno di Carlo X , il maggior esponente di questa corrente fu
l'abate Felicité de Lamennais che formulò le prime elaborazioni di un cattolicesimo
liberale che si proponeva di suscitare un moto di riforma all'interno della Chiesa per
indurla ad abbandonare l'alleanza tra trono ed altare.
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In Belgio, si ha la più significativa applicazione della conciliazione tra cattolicesimo e
pensiero liberale.
In Italia, invece, i principali esponenti furono Alessandro Manzoni, Cesare Balbo e
soprattutto Vincenzo Gioberti; che si concentrarono su due questioni decisive per il
movimento nazionale: la riforma della Chiesa e l'unità del Paese.
Manzoni, avendo soggiornato in Francia era influenzato dal giansenismo, e fu a suo
modo considerato la principale figura di riferimento del movimento cattolico-liberale
in Italia. Sosteneva che il papato aveva salvato il patrimonio storico-culturale dal
dominio dei longobardi e aveva permesso anche la fioritura delle libertà comunali.
Gioberti, scrisse "Il Primato morale e civile degli italiani" del 1843 che propose un
progetto politico definito «neoguelfismo», nel quale Italia e papato avrebbero
organicamente convissuto nell’ambito di una confederazione degli Stati della penisola
presieduta dal pontefice, questo fu criticato da alcuni moderati, tra i quali Cesare Balbo
ma soprattutto dai gesuiti che lo accusavano di volersi servire della Chiesa per un fine
politico ad essa estraneo.
La reazione della chiesa:
Papa Gregorio XVI per evitare la reazione dei liberali e salvare la propria
indipendenza di fronte alle potenze estere si rifiutò di attuare nello Stato pontificio
varie riforme (laicizzazione dell'amministrazione; modifiche del sistema giudiziario;
consigli comunali elettivi largamente autonomi; consulta centrale con efficace controllo
sul bilancio statale) consigliate dalle grandi potenze col Memorandum del 10 maggio
1831.
La rinascita del movimento:
Dopo la seconda guerra di indipendenza risorse una vivace, anche se breve, stagione
dei cattolici liberali in alcune grandi città come Milano, Firenze o Napoli.
A Milano era già nata una Società ecclesiastica ed era stato fondato un giornale
cattolico-liberale «Il Conciliatore» che si impegnò in una vivace polemica contro i
cattolici intransigenti. Il vicario capitolare della diocesi però, non condividendone le
posizioni, fece cessare le pubblicazioni. Negli stessi anni l'idea cattolico-liberale fu
tenuta viva da un altro periodico, «Il Carroccio», che sopravvisse per un breve periodo
di tempo. Infine, a Milano venne fondato «L'Osservatore Cattolico», il giornale dei
cattolici intransigenti che ebbe un vasto successo di pubblico.
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A Firenze il pensiero politico e religioso ebbe vita breve per la decisa ostilità della curia
vescovile.
A Napoli, invece, ebbe una vivace e duratura attività pubblica. Venne fondato un
periodico d'ispirazione cattolico-liberale, «L'Emancipatore Cattolico», che proponeva
l'abolizione del celibato e del potere temporale della Chiesa, l'elezione dei vescovi e del
clero.
La seconda reazione della chiesa:
Tutte queste proposte, però, non furono accolte da Pio IX che
condannò, in modo assai più ampio di quanto avesse fatto papa
Gregorio XVI con l’enciclica Mirari Vos, il movimento cattolico-
liberale. Il movimento cattolico-liberale progressivamente svanì nei
primi anni Settanta del XIX secolo.
Federalismo
Punti e informazioni più importanti:
Le idee federaliste furono rappresentate da correnti importanti ma non vincenti.
La prospettiva di un accordo federale, che rispettasse le vecchie autonomie, poteva
calmare i dissidi regionali.
Diverse ideologie del federalismo
1- Il pontefice, secondo Vincenzo Gioberti, o il monarca piemontese, secondo Cesare
Balbo, avrebbero dovuto esser posti a capo di una lega federale fra gli Stati italiani
2- Al pieno rispetto dell’autonomia e della differenza degli Stati regionali preunitari in
senso democratico e repubblicano si indirizzava invece il
federalismo di Carlo Cattaneo e Giuseppe Ferrari
Importante fu l’opinione di Gioberti: La lega o confederazione
italica è considerata da Gioberti il «primo passo verso l’unità
nazionale»
Prevedeva una confederazione tra i prìncipi italiani, con a capo il
pontefice e col presidio della forza militare del Piemonte, la
provincia guerriera d’Italia, Tale confederazione avrebbe
accresciuto la forza e la potenza dei vari Principi, senza nuocere alla loro indipendenza.
Il “risorgimento” non consisteva per Gioberti nella creazione di una civiltà nuova, bensì
nel ritrovamento di una civiltà remota.
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Un “risorgimento” senza rivoluzioni, congiure, spargimento di sangue, con il pieno
accordo del Papato e dei prìncipi, Il Papa avrebbe rappresentato un’autorità super
partes, conferendo quell’ideale unità cattolica, che poteva risultare l’unica possibile o la
piú efficace a fronte delle rivalità, divisioni e diffidenze regionali come descrive nel Del
primato morale e civile degli Italiani (1843)
Balbo: La politica è per Balbo legata strettamente alla storia, in quanto ogni nazione
deve conoscere bene se stessa, le proprie caratteristiche e la propria essenza formatesi
lungo il corso dei secoli, per valutare le possibilità che possiede, perseguire una
coerente azione politica e costruirsi un avvenire. Egli ritiene l’Europa caratterizzata dal
cristianesimo, che le aveva dato fisionomia unitaria e ogni nazione aveva una missione
particolare da realizzare. L’Italia, che aveva già diffuso con Roma il cristianesimo, aveva
convertito i barbari e civilizzato gli invasori del Cinquecento, era destinata, poiché
accoglieva la sede papale ed era al centro del Mediterraneo, ad essere promotrice e
custode dell’unione fra gli stati cristiani, senza però rivendicare vecchi primati ormai
superati, ma in condizioni di uguaglianza con le altre nazioni. Questa missione doveva
essere svolta in condizioni di libertà, requisito essenziale della civiltà, quindi l’Italia
doveva riacquistare la propria indipendenza, motivo che ritorna in tutte le opere di
Balbo
Federalismo democratico
La proposta federalistica fu presente anche in campo democratico
attraverso gli scritti di Carlo Cattaneo e di Giuseppe Ferrari,
entrambi fortemente influenzati dall'esempio svizzero.
Cattaneo: poneva al centro il problema della libertà dei cittadini, a
suo avviso strettamente legata a quello delle autonomie politiche e
amministrative. La libertà non era per lui soltanto indipendenza
dallo straniero; consisteva anche nell'esistenza di istituzioni che
garantissero ai cittadini un'ampia autonomia e facoltà di decisione.
Giuseppe Ferrari: il federalismo si fondava anzitutto su un'esigenza di libertà, e non era
in contraddizione con l'unità: nella «federazione repubblicana» (questo era anche il
titolo di una sua opera, pubblicata nel 1851) egli vedeva l'unica via possibile per il
raggiungimento di una unità non conflittuale, perché rispettosa delle differenze fra le
varie parti d'Italia. Fra i democratici, sostennero una soluzione del problema italiano in
chiave federalistica anche Carlo Pisacane e Giuseppe Montanelli.
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Neoguelfismo
Pensiero politico
Il termine neoguelfismo indica quel movimento politico e d'opinione stimolato dalla
pubblicazione, nel 1843, del Primato morale e civile degli italiani di Vincenzo Gioberti.
Nel Primato era teorizzata la rinascita politica della nazione italiana attraverso una lega
degli Stati esistenti. Tale lega, o federazione, avrebbe dovuto avere a capo il pontefice,
in ragione della superiorità derivante dal suo magistero religioso. Il neoguelfismo, cui
Gioberti fornì con la sua opera un programma politico compiuto, era stato in un certo
senso «preparato» negli anni precedenti attraverso una serie di scritti in campo
letterario e filosofico che avevano ripreso, sia pure in forma diversa, il tema della
funzione di civiltà svolta dal papato nel medioevo, del papato difensore della libertà
d'Italia di fronte ai dominatori stranieri, del primato civile e culturale esercitato dagli
italiani per mezzo della Chiesa e del papato.
Gioberti e il neoguelfismo
L'ipotesi prospettata da Gioberti nel Primato giungeva insomma in un contesto
culturalmente «predisposto» a riceverla: nell'ambito dell'élite colta del tempo era diffusa
l'idea che fosse possibile conciliare la tradizione con il cambiamento politico, la fede
con la scienza, il cattolicesimo con la libertà politica; che il rinnovamento nazionale si
sarebbe potuto e dovuto compiere, insomma, in pieno accordo con il potere religioso e
temporale della Chiesa. Rispetto a tali posizioni, il Primato di
Gioberti segnò però una svolta, sia perché riprese tutti questi
motivi in forma sistematica, sia perché fornì all'opinione
moderata un programma attorno al quale raccogliersi e
riconoscersi. Soprattutto, segnò una svolta perché contribuì
ad attrarre al movimento nazionale quell'ampia parte dei
cattolici italiani che si trovava su posizioni non reazionarie, e
che poteva accettare il mutamento senza rivoluzione
prospettato da Gioberti. Più concretamente dunque, almeno
dal suo punto di vista, egli prospettava non l'unità ma un'unione fra gli Stati o, meglio,
tra le “quattro monarchie” (Roma, Toscana, Piemonte, Napoli). Come spiegava in una
lettera all'amico Giuseppe Massari «non si può nelle cose umane toccar la meta senza
passare per li debiti mezzi, perciò stimo che tutti i vostri sforzi debbono indirizzarsi alla
semplice unione dell'Italia, riservando al futuro l'unità».
Una possibilità per il neoguelfismo
Quanto al ruolo preminente assegnato al papato occorre precisare che, nell'ipotesi
neoguelfa, la conservazione del potere temporale avrebbe dovuto accompagnarsi a una
trasformazione del governo pontificio, nel segno di una riconciliazione con il progresso
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e con la libertà: il risorgimento della Chiesa e il risorgimento dell'Italia risultavano
idealmente legati Il programma neoguelfo sembrò sul punto di realizzarsi tra il 1846 e
il 1848, con l'elezione di Pio IX, le riforme da lui attuate nello Stato pontificio e le
Costituzioni concesse nei principali Stati della penisola. Ma i successivi avvenimenti
politici, a cominciare dal ritiro di Pio IX dalla prima guerra d'indipendenza, minarono
le basi di un possibile accordo tra i sovrani e infransero il sogno neoguelfo: accadde,
infatti, che nel corso del 1848 il papa si dissociasse apertamente dalla lotta per
l'indipendenza, mentre la guerra del Piemonte contro l'Austria implicava una strategia
annessionistica sostanzialmente incompatibile con il progetto neoguelfo.
Democrazia
L’ideologia democratica, che discende dal pensiero di Jean Jacques Rousseau,
rappresenta le esigenze della piccola borghesia che auspicava al raggiungimento di una
repubblica a suffragio universale, con rivoluzioni che sarebbero state guidate dal
popolo. Tra questi c’erano l’Anticlericalismo e la Giovine Italia.
Anticlericalismo
Contro la religione, l’anticlericalismo
L'anticlericalismo, nel Risorgimento, è un atteggiamento trasversale a differenti correnti
politiche: attraversa il cosiddetto movimento neo-ghibellino e lambisce quello neo-
guelfo, caratterizza la composita galassia dei democratici e contraddistingue anche lo
schieramento liberal-moderato.
Ad una feroce critica contro il clero, i gesuiti in particolar modo, si associa una critica al
temporalismo dei papi; ad un impegno per la promozione di una cultura laica si
combina, a volte, una violenta polemica anticattolica. Già presente durante la
Restaurazione, l'anticlericalismo avrà un decisivo sviluppo e una larga diffusione
soprattutto dopo il biennio rivoluzionario 1848-1849.
Durante la Restaurazione, infatti, il cattolicesimo si era posto come pietra angolare del
nuovo ordine politico e la politica dei concordati prese il nome di alleanza “del Trono
e dell'Altare”.
L’idea di Sismondi
Nel 1817 lo scrittore ginevrino Sismondi, paragonando il dinamismo
della civiltà comunale con il conformismo dell'Italia ottocentesca
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invocava contro il cattolicesimo, «disgrazia della nazione italiana», e contro il controllo
clericale della scuola, una guerra senza quartiere.
Altri autori contro il cattolicesimo furono: Niccolini, Guerrazzi, La Farina, Mazzini
La Giovine Italia
La storia
Nel 1831 il fallimento delle insurrezioni nei Ducati di Modena e di Parma e nelle
Legazioni pontificie, segnarono la crisi della Carboneria. Progetti unitari e repubblicani
erano già stati prospettati, nel decennio precedente, nell'ambito dell'emigrazione
italiana, ma soltanto all'inizio degli anni Trenta del XIX secolo si diffuse l'idea, grazie
soprattutto all'opera di Giuseppe Mazzini, che l'unità d'Italia dovesse conseguirsi
attraverso un'effettiva guerra di popolo senza ricorrere alle cospirazioni settarie o ad
accordi segreti con i principi.
Il 10 febbraio del 1831, Giuseppe Mazzini, dopo alcuni mesi di carcere, lasciò l'Italia e,
nel giugno dello stesso anno, scrisse una lettera al re Carlo Alberto di Savoia, in cui
chiedeva di stringere “a lega l'Italia” e di mettersi alla testa della nazione scrivendo sulla
propria bandiera “Unione, Libertà, Indipendenza”.
Nel luglio del 1831, a Marsiglia, convinto che il re non avrebbe potuto fare quello che
gli veniva richiesto, il genovese redasse l'Istruzione generale per gli affratellati della
Giovine Italia. Nel documento, Mazzini condannò il ruolo svolto fino ad allora dalla
Carboneria – definita come “un vasto e potente corpo ma senza capo” che era “priva
non del sentimento nazionale, ma di scienza e logica per ridurlo in atto” – ed espose
con chiarezza i valori dell'Associazione – libertà, uguaglianza, umanità – e gli obiettivi
politici della Giovine Italia: unità nazionale, indipendenza e repubblica. La nuova
associazione adottò come vessillo la bandiera tricolore, simbolo dell'unità italiana.
Nonostante ciò, a partire dal 1831, la Giovine Italia si diffuse rapidamente sia fra gli
esuli, che in Italia. Si formarono dei nuclei dell'associazione in tutta la penisola, dal
Lombardo-Veneto fino al Regno delle Due Sicilie, ma l'obiettivo principale dell'azione
mazziniana rimase il Regno di Sardegna dove la Giovine Italia riuscì a fare tanti fedeli,
soprattutto nelle file dell'esercito.
Nell'aprile del 1833, però, l'azione cospirativa – che avrebbe dovuto allargarsi a tutti gli
Stati italiani – fu scoperta e tutta la rete organizzativa dell'associazione venne distrutta.
Nonostante ciò, nel febbraio del 1834, Mazzini progettò un nuovo tentativo
insurrezionale incentrato, da un lato, su una spedizione di volontari che avrebbe
dovuto penetrare in Savoia dalla Svizzera e, dall'altro, da un'insurrezione a Genova a
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cui avrebbe dovuto partecipare anche Garibaldi. Anche in questo caso il tentativo
insurrezionale ebbe un esito fallimentare e la serie di arresti che seguirono insieme alle
critiche dei vecchi rivoluzionari, segnarono il declino della Giovine Italia.
Lo scioglimento
Alla fine del 1838 riprese l'antico progetto della Giovine Italia fondando alcune
congreghe, la più importante delle quali si trovava a Parigi, e un giornale l'Apostolato
popolare. L'azione politica mazziniana ispirò, alcuni sfortunati tentativi insurrezionali, il
più noto dei quali è, senza dubbio quello dell'estate del 1844, che si concluse con
l'ennesimo fallimento e la condanna a morte di ben otto protagonisti. Nel 1848
Mazzini sciolse definitivamente la Giovine Italia e, il 5 marzo 1848, fondò
l'Associazione Nazionale Italiana
La Giovine Italia, composizione
La Giovine Italia era segreta soltanto per i nomi degli affiliati, che dovevano scegliere
un nome di battaglia, ma, a differenza delle precedenti società segrete, aveva un
programma pubblico per raccogliere intorno all'ideale di un'Italia unita, libera e
repubblicana i giovani disposti a sacrificarsi per la diffusione della fede italiana.
Gli affratellati dell'associazione erano divisi in iniziati e iniziatori, iscritti in congreghe
provinciali composte ciascuna da 3 membri propagatori che facevano capo ad una
congrega centrale che, dall'estero, dirigeva e coordinava le iniziative nelle varie città
italiane. L'associazione ebbe anche un
periodico, «La Giovine Italia», che fu
annunziato nel novembre del 1831 come una
«serie di scritti intorno alla condizione
politica, morale e letteraria dell'Italia, tendenti
alla sua rigenerazione». Del periodico, però,
uscirono soltanto 6 numeri tra il 1832 e il
1834.
Il manifesto della Giovine Italia
Nel 1831 viene pubblicato il Manifesto della
Giovine Italia che sottolinea la centralità
dell'idea repubblicana e democratica, la
polemica con l'alta gerarchia del clero,
l'abolizione dell'aristocrazia, la promozione dell'istruzione pubblica e il riconoscimento
dei diritti del cittadino e dell'uomo. Il documento riprodotto evidenzia, inoltre, sia la
centralità della dimensione educativa che la “spiritualità” del pensiero di Mazzini
secondo il quale ogni rivoluzione è prima di tutto un fatto spirituale.
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Approfondimento
Chi era Mazzini?
Il padre del Risorgimento italiano nasce a Genova il 22
giugno 1805, terzogenito di tre bambini. Era stato preceduto
dalle due sorelle, Rosa e Antonietta. Ragazzino sveglio e
vivace, già adolescente sente vivo e forte l'interesse per le
tematiche politiche, soprattutto quelle concernenti l'Italia,
vero e proprio destino annunciato. Nel 1820 è ammesso
all'Università; avviato in un primo tempo agli studi di
medicina, passa a quelli di legge. Nel 1826 scrive il suo primo saggio letterario,
"Dell'amor patrio di Dante", pubblicato l'anno successivo. Poco dopo la laurea, entra a
far parte della cosiddetta Carboneria, ossia una società segreta con finalità
rivoluzionarie. Per dare un valore sempre più propulsivo alle sue idee, inizia una
collaborazione con "L'indicatore genovese", giornale che si professava letterario, presto
soppresso dal governo Piemontese il 20 dicembre. Detto fatto, si sposta e comincia a
collaborare invece all'"Indicatore livornese". Intanto, parallelamente all'attività
pubblicistica, svolge una ben più concreta attività di persuasione fra la gente, viaggiando
in Toscana e cercando aderenti alla Carboneria. Una violenta delusione è però pronta
ad attenderlo. Il 21 ottobre, a Genova, è tradito e denunciato alla polizia quale
carbonaro. Il 13 novembre è arrestato e chiuso in carcere nella fortezza di Savona.
Non essendoci emerse prove a suo carico gli fu offerto o di vivere al "confino" in
qualche sperduto borgo del regno sotto la sorveglianza della polizia o di andare in
esilio a Marsiglia: decide per la seconda soluzione: esce dal Regno Sardo il 10 febbraio
1831. L'animo è provato ma non certo abbattuto. L'attività di lotta prosegue. Si reca
così a Ginevra, dove incontra alcuni esuli; passa a Lione e vi trova alcuni proscritti
italiani; con essi parte per la Corsica, sperando di portare aiuto agli insorti dell'Italia
centrale. Rientrato in Francia fonda a Marsiglia la Giovine Italia che si propone di
costituire la Nazione "Una, Indipendente, Libera, Repubblicana". Fa stampare una
lettera aperta a Carlo Alberto, appena salito al trono per esortarlo a prendere l'iniziativa
della riscossa italiana. Grazie allo spirito profondamente religioso e alla dedizione verso
lo studio degli avvenimenti storici, egli aveva compreso come solo una stato di tipo
repubblicano avrebbe potuto permettere il raggiungimento degli ideali di libertà,
uguaglianza e fraternità propri della Rivoluzione Francese. Per questo formulò il
programma più radicale fra tutti quelli dibattuti nel corso del Risorgimento italiano e,
fedele alle sue idee democratiche, avversò la formazione di uno stato monarchico. Nel
1832, a Marsiglia, inizia la pubblicazione della rivista "La Giovine Italia", che ha come
sottotitolo "Serie di scritti intorno alla condizione politica, morale e letteraria dell'Italia,
tendenti alla sua rigenerazione". L'iniziativa ha buon successo e ben presto
L'associazione Giovine Italia si estende anche nell'ambito militare. Nel Regno Sardo
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sono condannati a morte vari affiliati. Per la sua attività rivoluzionaria, Mazzini è
condannato a morte in contumacia il 26 ottobre dal Consiglio Divisionale di Guerra di
Alessandria. Il 2 febbraio 1834 fallisce il tentativo di invasione della Savoia. Mazzini
ripara nella Svizzera. Si accorda con patrioti esuli di tutte le nazionalità oppresse;
Favorisce la costituzione delle società, più o meno segrete, Giovine Polonia, Giovine
Germania, che, collegate con la Giovine Italia formano la Giovine Europa, tendente a
costituire le libere nazioni europee affratellate. Il Gran Consiglio di Berna espelle
Mazzini che aveva anche promosso la Costituzione della Giovine Svizzera.
Successivamente seguono numerosi spostamenti fino a che non arriva a Pisa, dove vi
morì il 10 marzo 1872
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LESSICO:
CARBONERIA: Società segreta di derivazione massonica che si batteva per la costituzione e
l'indipendenza nazionale.
MASSONERIA: Associazione segreta che trae le sue più lontane origini nelle corporazioni
medievali inglesi dei liberi muratori, fondata in epoca moderna a Londra nel 1717.
GIOVINE ITALIA: Organizzazione fondata da Mazzini nel 1831 per l'indipendenza e l'unità
nazionale repubblicana.
MAZZINI: Patriota, politico, filosofo e giornalista italiano, nato nell'allora territorio
della Repubblica Ligure, annessa da pochi giorni al Primo Impero Francese.
ANTICLERICARISMO: Atteggiamento trasversale a differenti correnti politiche: attraversa il
cosiddetto movimento neo-ghibellino e lambisce quello neo-guelfo, caratterizza la composita
galassia dei democratici e contraddistingue anche lo schieramento liberal-moderato.
FEDERALISMO: Corrente del movimento risorgimentale che concepiva l'Italia futura come
una federazione di stati.
CATTOLICESIMO LIBERALE: Corrente di pensiero religioso e politico, nata e
sviluppatasi nel XIX secolo; diffusa in Belgio, Francia, Spagna e soprattutto Italia.
NEOGUELFISMO: Corrente patriottica cattolica che propugnava una confederazione di
stati sotto la presidenza del Papa.
SETTE SEGRETE: associazioni che, per motivi diversi, hanno agito in segreto, all'oscuro
dello Stato e delle sue leggi. I motivi di tale segretezza possono essere di ordine politico,
economico, religioso o filosofico.
STATO ASSOLUTO: é rappresentato dal sovrano, libero da qualsiasi ingerenza o
condizionamento che provenga dall'esterno ma limitato all'interno dalla presenza di ceti
sociali, quali la borghesia, la nobiltà e il clero.
MIRARI VOS: è stata pubblicata da papa Gregorio XVI il 15 agosto 1832. Con tale enciclica
venivano condannati tutti i principi del liberalismo religioso e politico.
L'enciclica è una lettera pastorale del Papa della Chiesa cattolica su materie dottrinali, morali
o sociali, indirizzata ai vescovi della Chiesa stessa e, attraverso di loro, a tutti i fedeli.
MEMORANDUM DEL 10 MAGGIO 1831: È insieme di proposte, tra cui: l'ammissione
dei laici alle funzioni amministrative e giudiziarie e la creazione di una Giunta o Consulta
amministrativa, composta di persone scelte dai Consigli municipali e di Consiglieri del
Governo.
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ESERCIZI:
Situazione economica e sociale dell’800
1. A quali fattori è legata l’importanza storica della borghesia del tempo?
2. Su cosa era principalmente basata l’economia dell’800?
3. Quali fattori influirono al progresso dell’industrializzazione?
La carboneria
1. Da chi e dove è stata introdotta in Italia la carboneria?
2. Quali erano le ideologie della carboneria?
3. Come erano organizzati i membri facenti parte del movimento politico?
La massoneria
1. Come veniva vista dalla Chiesa la Massoneria?
2. Da chi venne riorganizzata la massoneria? In che modo?
3. A quali valori si ispirava il movimento politico?
Vero-falso
1. Nell’ottocento la monarchia affermò il proprio potere su molti aspetti. V F
2. Il secolo fu caratterizzato da un aumento della produzione agricola. V F
3. La produzione industriale favorì l’aumento della popolazione. V F
4. La Carboneria venne fondata da Gioacchino Murat. V F
5. Si sviluppò nella fase finale del Risorgimento italiano. V F
6. Il maggior esponente della carboneria fu Mazzini. V F
7. Tutti gli esponenti del movimento avevano la stessa importanza, non vi erano capi.
V F
8. La segretezza all’interno del movimento favorì lo sviluppo dei moti carbonari. V F
9. La massoneria si sviluppò nel 1725. V F
10. Molti esponenti della Chiesa cattolica si unirono alla massoneria per ragioni
economiche. V F
11. I massoni appoggiavano il movimento anticlericalista. V F
Neoguelfismo
1. Come si sarebbe dovuta raggiungere la rinascita politica italiana secondo il
neoguelfismo?
2. Quali idee portò avanti Gioberti?
3. Come veniva visto il movimento neoguelfista dalla Chiesa cattolica?
La Giovine Italia
1. Chi fu il maggiore esponente della Giovine Italia?
2. Quali furono le sue idee principali?
3. Cosa conteneva il manifesto della Giovine Italia?
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4. Da quale punto di vista era ritenuta segreta la Giovine Italia?
Risposta multipla
1. Il Primato morale e civile degli italiani:
a. ipotizzava la rinascita economica italian
b. teorizzava l’unione degli Stati esistenti
c. stabiliva la rinascita politica della nazione italiana a seguito della lega degli Stati
esistenti
2. Il programma neoguelfo:
a. non trovò mai le condizioni favorevoli alla sua realizzazione
b. si realizzò nel 1843
c. sembrò sul punto di realizzarsi tra il 1846 e il 1848
3. Gioberti:
a. desiderava un’unione tra le quattro monarchie
b. prospettava l’unità italiana
c. condannava le correnti di pensiero precedenti al Neoguelfismo
4. Giuseppe Mazzini:
a. scrisse una lettera in cui chiedeva di stringere “a lega d’Italia”
b. sosteneva l’ideologia della Carboneria
c. il suo progetto, la Giovine Italia, è segreto
5. La Giovine Italia era:
a. sostenuta dalla Chiesa cattolica, con l’appoggio del Papa
b. spalleggiata da molti fedeli, soprattutto dall’esercito
c. rifiutata quasi da tutti in quanto si pensava fosse irrealizzabile
6. L’azione politica mazziniana:
a. ebbe un esito positivo a partire dal 1844
b. venne abolita dalla Chiesa nel 1852
c. a seguito di essa nacque l’Associazione Nazionale italiana
Il Federalismo
1. Quali furono le principali ideologie del movimento federalista?
2. Quali furono i principali obiettivi del federalismo repubblicano?
3. Cosa poneva al centro del suo pensiero Cattaneo?
4. Spiega le principali differenze che c’erano tra il federalismo repubblicano e quello
democratico.
5. Quale era il requisito essenziale che doveva avere la civiltà secondo Balbo?
L’Anticlericalismo
1. Quale rapporto aveva l’anticlericalismo con la religione?
2. Quali furono i più importanti esponenti del movimento?
3. Quale fu il ruolo ricoperto dal cattolicesimo durante la Restaurazione?
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Cattolicesimo Liberale
1. Quali obiettivi aveva il Cattolicesimo Liberale?
2. Come reagisce il Papa IX nei confronti del movimento che si era creato?
3. In quali città si sviluppò il Cattolicesimo Liberale?
Vero o falso
1. L’anticlericalismo, fu l’unico movimento che aveva le stesse ideologie della chiesa.
V F
2. Sismondi, esponente del cattolicesimo liberale, considerava la Chiesa come la
“disgrazia della nazione italiana” V F
3. Le idee liberali furono rappresentate da correnti di pensiero molto importanti.
V F
4. Secondo Gioberti il Piemonte doveva essere la provincia guerriera italiana. V F
5. Cattaneo sosteneva che i cittadini non dovessero avere una libertà personale in quanto
non dovevano avere autonomia. V F
6. Secondo Ferrari la federazione repubblicana era l’unica via per arrivare al
raggiungimento di un’unità senza conflitti. V F
7. Il cattolicesimo liberale si sviluppò in Francia, Belgio e Spagna. V F
8. Manzoni era a favore delle idee sostenute dal papato. V F
9. Uno dei più importanti giornali cattolici-liberali fu “L’emancipatore Cattolico” V F
10. Papa Pio IX favorì lo sviluppo del movimento cattolico-liberale. V F
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Sitografia:
http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/termini.htm
http://www.treccani.it/enciclopedia/cattolicesimo-liberale_%28Dizionario-di-Storia%29/
http://www.liceoberchet.it/ricerche/netday98/premesse/annidecisivi.htm
http://www.150anni.it/webi/index.php?s=24&wid=34
http://www.150anni.it/webi/index.php?s=29&wid=56
http://www.rivista.ssef.it/site.php?page=20040528154614966&edition=2006-05-01
http://www.150anni.it/webi/index.php?s=24&wid=25
http://appunti.studentville.it/appunti/storia_moderna-
185/caratteri_socio_economici_del_1800-693.htm
http://www.150anni.it//webi/index.php?s=24
http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=190&biografia=Giuseppe+Mazzini
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http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/carboner.htm
http://www.treccani.it/enciclopedia/carboneria_%28Enciclopedia_dei_ragazzi%29/
http://www.slideshare.net/gheorghio/risorgimento-7953144
http://www.liceoberchet.it/ricerche/netday98/premesse/annidecisivi.htm