Lavorare coi social media (terza edizione)

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Strategia di comunicazione Gianni Florido e la Provincia di Taranto Lavorare con i social media (terza edizione) Comunicazione, politica, economia, giornalismo cosa cambia se tutto cambia su Internet Milano, 18 febbraio 2012 Eurogiovani - Master in non-conventional marketing e social media Dino Amenduni, Proforma

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Più che un cambio di paradigma: cosa cambia con i social mediaCause e conseguenze teoriche del passaggio al social media marketingConsigli operativi per organizzare un gruppo di lavoro sui nuovi mediaDue case histories politiche: amministrative 2011, referendum 2011Giornalismo e social media: minacce e opportunitàCinque best practices: i video di Ted

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Strategia di comunicazione

Gianni Florido e la Provincia di Taranto

Lavorare con i social media (terza edizione)

Comunicazione, politica, economia, giornalismo: cosa cambia se tutto cambia su Internet

Milano, 18 febbraio 2012Eurogiovani - Master in non-conventional marketing e social media

Dino Amenduni, Proforma

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Chi parla?

Mi chiamo Dino Amenduni (biglietto da visita elettronico)

Sono il responsabile dei nuovi media e consulente per la comunicazione politica a Proforma, agenzia di comunicazione di Bari, mia città natale, dove ho studiato, vivo e lavoro

Sono blogger sul Fatto Quotidiano (link al blog) e tra i fondatori di Quink, collettivo di satira e mediattivismo (www.quink.it)

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Di che si parla?Più che un cambio di paradigma: cosa cambia con i social media

Cause e conseguenze teoriche del passaggio al social media marketing

Consigli operativi per organizzare un gruppo di lavoro sui nuovi media

Due case histories politiche: amministrative 2011, referendum 2011

Giornalismo e social media: minacce e opportunità

Cinque best practices: i video di Ted

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TemiQuali sono le conseguenze, online e offline, della diffusione dei social media?

Quanta e quale tipo di professionalità è necessaria per lavorare sui social media?

Qual è la situazione italiana?

Qual è il rapporto tra nuovi media e (comunicazione) politica nel nostro Paese?

Quali sono le prospettive di sviluppo e le applicazioni possibili?

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Ted – Video #1

Clay Shirky: come il surplus cognitivo

cambierà il mondo

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TED, un’eccellenza del web-marketing

Proviamo ad applicare queste tecniche su noi stessi

Guardiamo insieme questo video tratto dall’archivio di Ted (http://www.ted.com)

Ted è una conferenza multidisciplinare la cui missione è riassunta nella formula "ideas worth spreading" (idee degne di essere diffuse) e, in effetti, le migliori conferenze sono state pubblicate gratuitamente sul sito web del TED. Le lezioni abbracciano una vasta gamma di argomenti che include scienza, arte, politica, temi globali, architettura, musica e altri saperi

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TED, video #1

http://www.ted.com/talks/lang/ita/clay_shirky_how_cognitive_surplus_will_change_the_world.html

Clay Shirky indaga sul "surplus cognitivo", il lavoro condiviso online che eseguiamo con i nostri cicli mentali liberi. Mentre siamo occupati nel redarre Wikipedia, postare su Ushahidi (e sì, anche creando i lolcats), stiamo costruendo un mondo migliore e più cooperativo.

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I nuovi nuovi media

Web 2.0 e social mediaCosa sono e perché

nascono

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Il web 2.0

Trattazione teorica originale di Tim O’Reilly. Traduzione integrale qui

Una breve definizione:

Il Web 2.0 è un termine utilizzato per indicare genericamente uno stato di evoluzione di Internet (e in particolare del World Wide Web), rispetto alla condizione precedente. Si tende a indicare come Web 2.0 l'insieme di tutte quelle applicazioni online che permettono uno spiccato livello di interazione tra il sito e l'utente

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Premessa

Tutto ciò che è scritto in questa presentazione potrebbe

diventare vecchio a breve: Facebook lancia i nuovi profili

(TimeLine)

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Il web 2.0 – modelli teorici di riferimento

Legge di ParetoModello Wikipedia

Coda lungaSaggezza della

folla

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A. Legge di Pareto 80/20

Secondo la "legge 80/20" (i valori 80% e 20% sono ottenuti mediante osservazioni empiriche di numerosi fenomeni e sono solo indicativi), in genere l'80% dei risultati dipende dal 20% delle cause

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A. Legge di Pareto 80/20

Questo principio può avere diverse applicazioni pratiche in diversi settori, ad esempio:

Economia: l'80% delle ricchezze è in mano al 20% della popolazione (ma ovviamente i valori reali variano a seconda dei paesi e dei periodi). Oppure: il 20% dei venditori fa l'80% delle vendite, ed il restante 80% dei commerciali fa solo il 20% delle venditeQualità: il 20% dei tipi possibili di guasto in un processo produttivo genera l'80% delle non conformità totali. Oppure: l'80% dei reclami proviene dal 20% dei clientiInformatica: l’80% del tempo di esecuzione è impiegato solo dal 20% delle istruzioni di un programma. Oppure: l'80% delle operazioni degli utenti sono dovute al 20% delle funzioni a disposizione di un applicativo. L'80% degli errori di codifica è riconducibile al 20% dei moduli (fonte: Wikipedia)

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B. Modello Wikipedia – divisione disorganizzata

del lavoro1. Creazione di una voce (ad es. la parola “carta”)2. Prima bozza3. La voce viene individuata da altri utenti che aggiungono

o modificano la stessa voce perché competenti nella materia

4. Se sono riscontrate inesattezze (volontarie o meno, poco importa) vengono subito corrette

5. La voce sarà perfezionata con il contributo, anche minimo, di tanti utenti

Anche in Wikipedia è valido il principio di Pareto: il 20% degli utenti modificano l’80% delle voci totali presenti sul sito. Questa distribuzione vale, in media, anche per la singola voce

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C. La coda lunga

La coda lunga è una teoria economica formulata da Chris Anderson (fondatore di Wired) nel 2004

È un modello che sembra poter spiegare i funzionamenti del mercato. È una teoria attuale per il mercato dei beni immateriali e “futuribile” perché pare essere in grado di teorizzare il cambiamento delle leggi che regolano il tradizionale meccanismo distributivo (produzione/stoccaggio/vendita al dettaglio)

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C. La coda lunga

La diffusione di internet, il non-luogo dove chiunque in qualunque momento può consultare infiniti elenchi di prodotti, ha permesso di abbattere i costi di distribuzione e magazzino, spezzando il legame che vincolava il successo alla visibilità

La possibilità di gestire un catalogo virtuale pressoché illimitato ha rivoluzionato il modello economico dominante: semplicemente, vendere anche solo poche copie al mese di migliaia di titoli è più redditizio che vendere migliaia di copie di pochi titoli

Oggi: le corporazioni dei beni immateriali sono in profonda difficoltà (esempi: mercato discografico e pornografia)

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C. La coda lunga - cause

Nuove tecnologie hardware e software a basso costo che permettono ai produttori di beni immateriali (grafica, musica, video, servizi) di farlo a costi contenuti o addirittura nulli

Servizi (Internet, archiviazione dati) a costi contenuti che forniscono banda e hosting illimitato ai produttori di beni immateriali

Possibilità di distribuire i propri prodotti a costo zero (es. attraverso Youtube), combinata alla possibilità che questi prodotti siano fruiti da chiunque attraverso Internet, anche senza pubblicità o senza conoscenza diretta del prodotto o dell’autore (es. attraverso Google o aggregatori di notizie)

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C. La coda lunga - cause

Approcci di marketing e comunicazione più efficienti e misurati per la distribuzione di questi prodotti (niente più costi di stampa, di magazzino e di spedizione)

Possibilità per tutti di entrare in questo mercato (finisce la divisione tra produttore e consumatore: si parla di prosumer, ovvero di un utente che fa entrambe le cose in contemporanea)

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C. La coda lunga - conseguenze

Dal broadcasting al narrowcasting: da una platea con milioni di persone come pubblico a milioni di platee con poche persone come pubblico

Questo modello economico, chiamato “coda lunga”, è economicamente sostenibile proprio perché non ha costi se non quelli (minimi) per produrre il contenuto e, in caso di contenuti professionali, ha costi nulli per la distribuzione

Gli utenti, avendo molte più alternative di scelta, abbandonano il mainstream e si rivolgono alle nicchie di mercato che più soddisfano le loro necessità

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D. Saggezza della folla

È una teoria dimostrata da James Surowiecki attraverso un’infinità di prove empiriche (2005). Secondo questa teoria, una variabile è misurata in modo più preciso da una massa di persone inesperte che da un gruppo di specialisti

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D. Saggezza della folla

Esempio (1): durante una fiera, Surowiecki fece scommettere 100 persone sul peso di un vitello. Le 100 persone dichiararono il loro peso stimato. A seguire, fece ripetere l’esperimento a 10 allevatoriIl peso del vitello fu indovinato con precisione assoluta dalla “massa” (il valore medio delle 100 valutazioni era precisamente il peso del vitello)Esempio (2): prediction markets – un istituto di ricerca universitario permise ai cittadini di scommettere sul vincitore alle elezioni. Nelle scommesse, le quote variano sulla base dell’orientamento della giocata (sia sulla base di chi viene scelto, sia su quanto si punta)Il risultato del prediction market fu più affidabile di quello dei sondaggi nel misurare la distanza tra i vincitori

Page 22: Lavorare coi social media (terza edizione)

Dal web 1.0 al web 2.0 – una mappa

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La dieta mediatica degli italiani

Indagine Censis I media personali nell’era

digitale luglio 2011

Page 24: Lavorare coi social media (terza edizione)

1. La dieta mediatica La dieta mediaticadegli italiani

Evoluzione del consumo dei media in Italia (2009-2011)

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1. La dieta mediaticaLa dieta mediaticadegli italiani

1. Crolla la TV analogica, esplode la TV digitale

(coda lunga della televisione)

2. Tiene la radio, soprattutto nel drive-time

3. Calano i quotidiani a pagamento, ma gli

italiani leggono di più

4. Crescono i settimanali, stabili i libri, scende

l’uso dei cellulari

5.Internet è più consultato dei grandi

quotidiani

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2. La dieta informativa La dieta mediaticadegli italiani

Fonti informative utilizzate, per età e titolo di studio

Page 27: Lavorare coi social media (terza edizione)

2. La dieta informativaLa dieta mediaticadegli italiani

1. I telegiornali sono ancora il perno

dell’informazione degli italiani

2. Tra gli under 34, Internet e i social media

sono importanti quanto i TG

3. I quotidiani sono consultati principalmente

da over 30

4.Facebook pesa il triplo dei portali online per

gli under 30

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3. Credibilità dei mediaLa dieta mediaticadegli italiani

Gli italiani ritengono Internet

più credibile di ogni altro strumento

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4. Cos’è Internet?La dieta mediaticadegli italiani

Grado di condivisione di alcune definizioni su Internet

Page 30: Lavorare coi social media (terza edizione)

4. Cos’è Internet?La dieta mediaticadegli italiani

1. Internet è il luogo della democrazia

2. Internet è pieno di dati, molti dei quali sono

‘spazzatura’

3. Su Internet tutto deve essere gratuito

4. I commenti maggiormente positivi sul ruolo di

Internet arrivano da persone con alto livello

di istruzione

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5. Social media nel mondo

La dieta mediaticadegli italiani

Nielsen Social Media Report

Il 31% del tempo passato online dagi italiani è sui social media

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Ted – Video #2

Misha Glenny: Assumiamo gli hacker!

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TED, video #3

http://www.ted.com/talks/lang/it/jay_bradner_open_source_cancer_research.html

Nonostante i miliardi di dollari spesi per la sicurezza informatica, uno dei problemi di base è stato ampiamente ignorato: chi sono le persone che scrivono i codici dannosi? Il giornalista investigativo Misha Glenny profila diversi programmatori condannati di tutto il mondo e arriva ad una conclusione sorprendente.

Page 34: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media al lavoro

Strumenti, metodi, strategie e tattiche al servizio del web-

marketing

Page 35: Lavorare coi social media (terza edizione)

Facebookmania?Social media per tutti?

Quasi tutti usano Internet per comunicare. Lo fanno

perché convinti di trovare nuovi mercati qualitativamente

differenti dai classici, perché intuiscono le potenzialità di

uno strumento che segue logiche indipendenti da quelle

che regolano i media tradizionali, perché ritengono sia un

modo più economico di fare marketing. O lo fanno perché

sono fruitori di questi strumenti e ne conoscono le

dinamiche

Qualunque sia il motivo per cui un’organizzazione usa i

social media, non ci si può più limitare allo spontaneismo.

Se tutti sono online bisogna fare di più e meglio per

emergere

Page 36: Lavorare coi social media (terza edizione)

Parliamoci onestamenteSocial media per tutti?

I social media più popolari, per loro natura, sono

strumenti egalitari. Ogni utente, che sia un capo di

Stato o un ragazzo di 15 anni, ha la stessa interfaccia

e le stesse opzioni. La retorica comunicativa è

condivisa e questo comportamento è atteso dagli

utenti: un’azienda, un’istituzione o un brand non può

rivendicare le gerarchie del mondo reale per marcare

una posizione di privilegio

La richiesta di feedback e di comunanza è

un’esplicita richiesta di onestà e di parità

Page 37: Lavorare coi social media (terza edizione)

Parliamoci onestamenteSocial media per tutti?

Non si può mentire perché tra amici o tra persone

emotivamente affiliate ci si aspetta, con forza,

l’onestà.

Se un’organizzazione decide di comunicare sui social

media, accetta questa regola. Se non sente il bisogno

di comunicare in modo leale, franco, accettando

critiche pubbliche (e l’onere della risposte a queste

critiche), sarebbe più onesto se NON usasse i social

media

La censura, nel web 2.0 è non solo vietata, ma

immediatamente controproducente

Page 38: Lavorare coi social media (terza edizione)

Per partire: i requisiti minimi e massimi

coincidono

Social media: Come partire

Il caso italiano semplifica lo scenario

L’accesso ai social media in Italia è piuttosto

anomalo e comunque assai differente rispetto alle

democrazie anglosassoni. Il quadro è infatti molto più

semplificato:

Facebook – 20 milioni di utenti (un italiano su 3,

l’80% circa degli italiani che usano Internet)

Youtube – un miliardo di video caricati nel mondo

Twitter – 1.5 milioni di iscritti in Italia (mondo: FB

700 milioni, TW: 250 milioni)

Page 39: Lavorare coi social media (terza edizione)

Facebook, Twitter e Youtube sono sufficienti?

Social media: Come partire

Per il momento sì

Conviene concentrare gli sforzi su questi tre strumenti, essendo

gratuiti ed avendo raggiunto una massa critica o un livello di

semplicità di utilizzo tale da non richiedere grossi sforzi cognitivi

e organizzativi

Vanno tenuti d’occhio, però, altri strumenti, più o meno

emergenti:

LinkedIn - social media che mete in rete professionisti

Foursquare – social media che geolocalizza la posizione

dell’utente

Flickr – social media dedicato alle foto

Friendfeed – aggregatore di aggiornamenti su tutti i social

media degli utenti

Page 40: Lavorare coi social media (terza edizione)

Facebook, Twitter e Youtube: ma come?

Social media: Lo scheletro

Facebook – pagina pubblica (fanpage)

A differenza del profilo personale, può essere

amministrato da più persone in contemporanea. I nomi

degli amministratori restano anonimi. Non esiste il limite

massimo di 5000 contatti per profilo, così come accade

per i profili personali

Un utente di Facebook può diventare “fan” di chi decide di

comunicare su questo social media senza che quest’ultimo

debba approvare una richiesta di amicizia

Page 41: Lavorare coi social media (terza edizione)

Facebook, Twitter e Youtube: ma come?

Social media: Lo scheletro

Facebook – pagina pubblica (fanpage)

La fanpage è lo strumento che Facebook ha creato per

offrire i maggiori gradi di personalizzazione all’utente

Su una pagina è possibile installare applicazioni (banner,

giochi, plug-in) ed è possibile acquistare inserzioni

pubblicitarie altamente personalizzate, con cui veicolare

campagne web mirate a target definibili per sesso, età,

città di residenza e di nascita, orientamento politico,

religioso e sessuale, titolo di studio e stili di navigazione

su FB (a quali pagine è già iscritto, ad esempio)

Page 42: Lavorare coi social media (terza edizione)

Facebook, Twitter e Youtube: ma come?

Social media: Lo scheletro

Facebook – pagina pubblica (fanpage)

Tutti i fan possono essere informati in contemporanea con un

aggiornamento, un messaggio che giunge nelle caselle di posta

di Facebook degli utenti in modo non invasivo. Non appare come

messaggio di posta, ma come aggiornamento, la notifica è meno

evidente e dunque raggiunge solo le persone realmente

interessate

Per il resto, una fanpage funziona esattamente come un profilo

personale, compresa la funzione di aggiornamento di status

Page 43: Lavorare coi social media (terza edizione)

Facebook, Twitter e Youtube: ma come?

Social media: Lo scheletro

Youtube – canale istituzionale

Il mezzo video è probabilmente il più efficace nel mondo

del web 2.0. È il più facile da fruire (specie se i video sono

brevi) ed è tra più facili da realizzare. La qualità dell’immagine,

su Youtube, non è una condizione determinante. È importante

comunicare tanto ed in tempo reale

Su questo spazio possono essere caricati video inediti, relativi

all’attività dell’organizzazione, ma non solo: si possono ricavare

estratti provenienti da altre fonti, in particolare spezzoni di

trasmissioni TV o telegiornali. Il rapporto tra costi (nulli a

livello economici, assai modesti per le risorse umane) e benefici

è indiscutibilmente a favore

Page 44: Lavorare coi social media (terza edizione)

Facebook, Twitter e Youtube: ma come?

Social media: Lo scheletro

Twitter – profilo personale certificato

In Italia si parla molto di questo servizio di microblogging, ma è

uno strumento ancora poco ed alto tasso di mortalità. Ma la

gestione di un profilo su Twitter è quanto mai conveniente, per

due motivi

Il primo è legato alla possibilità di aggiornare automaticamente il

profilo attraverso la gestione al “minimo” della fanpage di

Facebook, senza nessuno sforzo di integrazione; il secondo è

legato alla maggiore presenza sul web, a fronte di nessuno

sforzo redazionale supplementare

Page 45: Lavorare coi social media (terza edizione)

Facebook, Twitter e Youtube: ma come?

Social media: Lo scheletro

Twitter – profilo personale certificato

Questo approccio “minimo” allo strumento si mostrerà, però,

sempre meno efficace quanto più cresceranno gli iscritti a

Twitter, dato che i “followers” si rivolgeranno in modo immediato

(con un messaggio di 160 caratteri) al politico o

all’organizzazione che, proprio per la semplicità di interazione,

ha il “dovere morale” di rispondere e di seguire gli

aggiornamenti degli iscritti alla pagina

Alla crescita della complessità deve seguire una crescita

della complessità del team di gestione dei social media

Page 46: Lavorare coi social media (terza edizione)

Prima dei social media: il gruppo di lavoro

Social media: Lo scheletro

Gestire la comunicazione web di un’organizzazione richiede uno

sforzo non dissimile dalla creazione di un ufficio stampa o di un

team che si occupa di media planning ed organizzazione eventi

Affidare tutto il peso di questo lavoro a una sola persona è

dunque impossibile e talvolta nocivo. Allo stesso tempo un

singolo coordinatore può gestire tutti i profili “2.0” di un

candidato, sia dal punto di vista dei contenuti sia in termini

strategici. Bisogna, dunque, individuare una figura di

coordinatore di questa area di lavoro

Le risorse necessarie per comunicare sui nuovi media

sono umane, non economiche

Page 47: Lavorare coi social media (terza edizione)

Un buon team sui social media

Social media: L’organizzazione

Un uomo solo al comando non è sufficiente. I social media

vivono di contenuti ed aggiornamenti costanti, che spesso

un’organizzazione può (e deve) creare internamente. Le figure

indispensabili per comunicare in modo efficace sono:

Responsabile video: deve essere in grado di coordinarsi con

tutti i produttori di contenuti similari, interni (campagne) o

esterni (registrazioni di presenze in TV, gruppi spontanei di

utenti o sostenitori). Non è necessario che abbia competenze di

web-marketing, specie se lavora in tandem col coordinatore:

sarà quest’ultimo a suggerire le strategie per il montaggio e il

caricamento dei video su Youtube

Page 48: Lavorare coi social media (terza edizione)

Un buon team sui social media

Social media: L’organizzazione

Responsabile foto: può anche coincidere con il responsabile

video o un’altra figura di staff. Deve dare testimonianza della

vita quotidiana dell’organizzazione (anche il lavoro di tutti i

giorni), quello che i media tradizionali non raccontano e quello di

cui ha bisogno un luogo di lavoro per creare interesse attorno

alle attività ed “umanizzare” chi o cosa vogliamo comunicare. Il

mezzo fotografico è assai colorato emotivamente e questo può

aiutare nel raggiungimento dell’obiettivo generale

Un responsabile foto può anche gestire un profilo su Flickr o

utilizzare foto di archivio o da fonti esterne. Può aiutare anche

nella realizzazione di manifesti e campagne

Page 49: Lavorare coi social media (terza edizione)

Un buon team sui social media

Social media: L’organizzazione

Responsabile web: deve essere in grado di costruire un sito e

gestirne i contenuti. Se possibile, deve poter programmare

applicazioni per Facebook (con il codice FBML), strumenti che

possono favorire moltissimo la distribuzione dei contenuti, specie

se associati a giochi o a elementi più “leggeri”, che semplifichino

la complessità di certi argomenti. Possono essere videogiochi,

quiz, premi, contest di creatività. All’occorrenza può essere

anche web editor ed inserire contenuti redazionali sul sito di

riferimento

Le quattro figure devono avere competenze minime nei

reparti che non sono di loro competenza diretta. Il coordinatore

deve anche essere dotato di capacità di analisi strategica per

orientare lo sviluppo dei contenuti

Page 50: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media: buone pratiche per il successo

Social media: Cosa dire e cosa fare

Le parole chiave della comunicazione sui social media

sono:

Contenuti: il silenzio è più assordante sui social

media. In un contesto dove tutti parlano, chi non dice (o dice

male) fa più rumore

Feedback: Tutti parlano, tutti ci parlano, tutti si

aspettano risposte. I social media non sono strumenti

unidirezionali. L’onore e l’onere dell’interazione sono valori non

discutibili né negoziabili

Page 51: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media: buone pratiche per il successo

Social media: Cosa dire e cosa fare

1. Comunicare con costanza e frequenza

È importante tenere l’attenzione sempre viva sulla Rete

Gli spazi di un’organizzazione sul web corrispondono ad un

mezzo di comunicazione istituzionale o personale. Non parlare,

dunque, vuol dire non avere niente da dire

Se non ci sono contenuti o opinioni fresche, cercarle fuori dalla

nostra organizzazione. Articoli di giornale, stimoli per il dibattito

e la discussione, contenuti di altre organizzazioni a noi prossime.

Così facendo è possibile costruire e descrivere il nostro universo

valoriale di riferimento

Page 52: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media: buone pratiche per il successo

Social media: Cosa dire e cosa fare

2. Non pubblicare esclusivamente

contenuti relativi all’organizzazione

Gli utenti dei social media si aspettano di parlare con altri

utenti, che siano direttamente i “capi” o persone del loro staff o

appartenenti ad aziende, partiti o organizzazioni

Così come ognuno di noi condivide gusti, passioni e interessi sui

social media, ci si aspetta che le persone che compongono le

organizzazioni con cui interagiamo facciano lo stesso. Anche la

condivisione di una passione, di un hobby, persino di una

debolezza, di un singolo o di un gruppo di lavoro può

generare attenzione e consenso

Page 53: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media: buone pratiche per il successo

Social media: Cosa dire e cosa fare

3. Citare esplicitamente (o taggare) i nostri

interlocutori

Taggare una persona vuol dire associarla ad un contenuto. Molti

social media permettono agli amministratori dei profili di taggare o

linkare altri profili personali, gruppi ed altre fanpage quando si pubblica

un contenuto o un aggiornamento di stato

Taggare un contenuto ha due vantaggi: includere le persone o i gruppi

taggati all’interno della comunità creata attorno al candidato; auto-

includersi nella comunità che viene taggata, duplicando la quantità di

lettori di un contenuto. Per questo motivo è importante che chi si

occuperà dell’amministrazione della fanpage si iscriva ai profili, ai gruppi

e alle pagine vicini, competitor o co-protagonisti di iniziative

Page 54: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media: buone pratiche per il successo

Social media: Cosa dire e cosa fare

4. Gestire i due flussi di feedback

Vuol dire gestire e interpretare la comunicazione che giunge

dall’utente al candidato, al politico o all’organizzazione, al fine di

rimodulare agenda e proposta politica e socializzare le innovazioni con i

nostri sostenitori

Questa attività di monitoraggio costante ha due vantaggi: il primo è

l’anticipazione dei tempi della politica e la possibilità di correggere

la strategia in corsa; la seconda è la creazione di link sui profili, le

pagine o i gruppi con cui è stata stabilita un’interazione. Questo

aumenta la visibilità della pagina e la rende più facilmente rintracciabile,

oltre a generare meccanismi di networking e di costruzione del consenso

Page 55: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media: buone pratiche per il successo

Social media: Cosa dire e cosa fare

5. Evitare censure

La tracciabilità e la memorabilità l’attività sul web rende impossibile una

rimozione totale e indolore dei contenuti. Se cancelliamo un contenuto

scomodo, gli utenti lo denunceranno pubblicamente

Sono da evitare anche rimproveri e punizioni ufficiali. Se avremo

costruito una comunità solida di sostenitori, saranno gli stessi utenti a

stigmatizzare i comportamenti spiacevoli, ribattendo agli attacchi in

nostra difesa fino alla segnalazione di comportamenti inappropriati a

Facebook che, in caso di numerose indicazioni, sospenderà

provvisoriamente l’accesso alla pagina all’utente molesto

Page 56: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media: buone pratiche per il successo

Social media: Cosa dire e cosa fare

6. Coltivare e crescere la propria rete di

relazione

Stimolare la maggior quantità possibile di meccanismi di networking: con

gli opinion leader, con i consumatori e i loro amici sui social media. Non

esistono molti modi altrettanto efficaci per lavorare sulla brand

awareness in tempo reale

Per ottenere questo obiettivo è sufficiente stringere relazioni, scambiare

contenuti, condividerli in contemporanea, tributare i meriti di iniziative o

anche polemizzare. O più semplicemente, posizionandosi, prendendo

decisioni e avendo cura delle reazioni generate dalle nostre azioni

In questo senso, Facebook è una risorsa chiave: permettere di fare

tutto questo in tempi brevi e in modo pressochè gratuito

Page 57: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media: buone pratiche per il successo

Social media: Cosa dire e cosa fare

7. Tutto online, per tutti

Rendere disponibili tutti i contenuti e le informazioni

sull’organizzazione: dalle campagne alle brochure, dagli organigrammi

ai dati (salvo quelli realmente sensibili), bisogna mettere ogni utente

nella condizione di “poterci fare pubblicità” senza complicare i processi

con meccanismi di controllo ed approvazione dall’alto

I flussi di comunicazione sono tali e tanti da impedirne un controllo

metodico e totale, che sarebbe comunque controproducente perché

contrario alle retoriche “orizzontali” di Facebook. Perché, allora, non

delegare i processi di creazione del contenuto alla Rete? Spesso gli

utenti sono più bravi di noi

Page 58: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media: buone pratiche per il successo

Social media: Cosa dire e cosa fare

8. Trarre vantaggio sui media tradizionali

Se le condizioni di questa analisi sono soddisfatte per la maggior parte,

usare Facebook e i social network come strumento esplicito di

comunicazione anche sui media tradizionali (manifesti, locandine,

campagne specifiche sostenute da uffici stampa ibridi, online+offline)

Questo principio è ancora più solido nei sistemi mediatici locali, dove

si può approfittare della relativa scarsezza di informazioni “autonome”,

che non provengono da uffici stampa e altre redazioni, per veicolare

contenuti di comunicazione nati sul web e che lì hanno ottenuto un

buon successo, in particolare video e dichiarazioni, mediante

comunicati stampa.

Page 59: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media: come costruire contenuti

interessanti

Social media: Come comunicare

1. Costruire un racconto, una storia, una

narrazione

I contenuti, quando coerenti tra loro devono inseguirsi l’un

l’altro nella proposta, nei temi e nello stile di

comunicazione

Devono assecondare l’attualità quando possibile, devono

andare in “alto” e spostarsi sui temi di interesse pubblico

(attualità, dati economici…) quando se ne ha competenza,

devono andare in “basso” e occuparsi delle emozioni e

dei sentimenti delle persone quando il mittente ha

genuinamente empatizzato con questo genere di contesti

Page 60: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media: come costruire contenuti

interessanti

Social media: Come comunicare

2. Comunicare tutto in diretta

Il modo migliore per comunicare sui social media è usarlo esattamente

come tutti gli altri. Così come tutti noi aggiorniamo lo status raccontando

episodi della nostra vita, carichiamo le foto di una festa o di un luogo che

ci ha emozionato, allo stesso modo dobbiamo amministrare una pagina.

Se una persona non entra in sintonia con noi, se non gli

comunichiamo umanità ed empatia, il nostro lavoro e quello

dell’organizzazione per cui lavoriamo non basterà a convincerci

La qualità dei contenuti prodotti è meno importante del timing

scelto per proporli. Una foto realizzata con un iPhone e caricata

durante un incontro pubblico è da preferire ad una foto professionale

condivisa a distanza di giorni (per quanto un contenuto non escluda

l’altro)

Page 61: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media: come costruire contenuti

interessanti

Social media: Come comunicare

3. Evitare la routine

I contenuti vanno alternati sia per tipologia sia per stile

comunicativo. Anche in questo caso, si tratta di usare Facebook così

come lo usano i nostri interlocutori, il nostro modo di usare lo strumento.

A intervalli di tempo compresi tra i 60 e i 120 minuti la pagina dovrebbe

essere aggiornata. Si può inserire un aggiornamento di stato su un

evento, poi un articolo di giornale, poi una foto del passato, poi un link su

un’attività dell’organizzazione, poi un video Youtube del proprio canale,

poi un aggiornamento di stato sul calcio, e così via

Bisogna offrire di tutto seguendo dei fili logici e narrativi ben riconoscibili

che garantiscono la coerenza dello strumento senza sacrificare

l’eterogeneità dei contributi proposti

Page 62: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media: come costruire contenuti

interessanti

Social media: Come comunicare

4. Editare i contenuti

Il successo di un’azione sui social media può dipendere da 30

secondi di lavoro in più. Ogni contenuto può essere personalizzato nel

titolo e nella descrizione e può essere inserito un commento a qualsiasi

contenuto, anche a un link esterno

L’importanza di un lavoro preciso di editing è forse ancora più

determinante per Youtube, dove il titolo e la descrizione sono i primi

elementi che un utente osserva. Inoltre bisogna preparare un

contenuto pensando che questo verrà condiviso da persone

anche molto lontane da noi. Suggeriamo, dunque, di inserire sempre

il nome del mittente nel titolo e sempre i link del sito e di Facebook

all’interno della descrizione

Page 63: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media: come costruire contenuti

interessanti

Social media: Come comunicare

5. Comunicare le esclusive

Nel 2008 Obama comunicò il nome del suo candidato vicepresidente

attraverso un SMS agli iscritti alla sua newsletter e solo dopo fece

pervenire la notizia alla stampa. Lo ha fatto per far sentire la propria

comunità parte di un percorso politico e di vita

Dobbiamo fare nostro questo principio: il rapporto con i media tradizionali

è fondamentale, ma chi decide il successo di un progetto, di un

prodotto, di un’organizzazione sono le persone e sono loro il

nostro interlocutore privilegiato. Tutto ciò che può essere condiviso

prima con gli utenti e poi con la stampa (a partire dai racconti in diretta

degli eventi) è da preferire nella scelta dei contenuti da veicolare sui

social media

Page 64: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media: come costruire contenuti

interessanti

Social media: Come comunicare

6. Far dialogare vecchi media e nuovi media

Tutti gli interventi sui media tradizionali devono diventare contenuti per il

web. Se si interviene in televisione, l’intervento deve finire su Youtube; se

parla in radio si deve caricare e condividere il contributo audio. I social

media sono come il maiale: non si butta via niente

Questo è vero sia per non disperdere i contenuti, sia perché è possibile

creare affiliazione e condivisione da parte di chi ha visto l’intervento

sui media tradizionali, lo ha trovato convincente, lo vorrebbe condividere

con i suoi amici e, se viene messo nelle condizioni di poterlo fare, si attiva

per farlo conoscere

Page 65: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media: come costruire contenuti

interessanti

Social media: Come comunicare

7. Far dialogare nuovi media e vecchi media

La transizione vecchi-nuovi media richiede solo un lavoro redazionale. Il

passaggio inverso, ben più affascinante, non è poi così

impossibile. Spesso i media locali hanno “fame” di storie da raccontare.

Un comunicato stampa ben confezionato, un video corto e di alta qualità,

una curiosità o un aneddoto possono entrare nell’agenda setting dei

giornali e delle TV senza sforzo

Inoltre i social media permettono di testare contenuti video prima che

diventino “ufficiali”. Se il miglior video prodotto durante una

campagna (per visualizzazioni e feedback) è stato prodotto da un

utente/sostenitore, perché non si può immaginare che diventi il

video ufficiale?

Page 66: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media: come costruire contenuti

interessanti

Social media: Come comunicare

8. Parlare alle nicchie

La comunità virtuale di sostenitori o di potenziali

interlocutori/utenti/acquirenti è fatta di esperienze diverse, di tante

piccolissime nicchie di pubblico: gli ambientalisti, gli architetti, gli

abitanti del centro, i commercianti, gli sportivi, gli omosessuali, gli

apocalittici e gli integrati

Per questo bisogna sforzarsi di cogliere le occasioni per dire una cosa a

ognuna di queste categorie, seguendo l’attualità o una richiesta esplicita

di attenzione. La gestione del feedback è la chiave del successo della

comunicazione sui social media. Dare feedback a tutti vuol dire

mostrarsi attento agli interessi di tutti, dunque essere credibile

come organizzazione che non vuole limitarsi a messaggi unidirezionali

Page 67: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media: come costruire contenuti

interessanti

Social media: Come comunicare

9. Parlare quando c’è gente online

Un aggiornamento di stato illuminante scritto in piena notte rischia di non

essere valorizzato pienamente perché non c’è nessuno online che può

condividerlo in tempo reale e può generare l’effetto palla di neve e il

passaparola anche fuori dalla Rete

Per questo motivo va contemplata l’ipotesi di scrivere una scaletta

quotidiana dei contenuti da condividere per poter gestire tutto e far

uscire i contenuti migliori quando il pubblico potenziale è più ricettivo

Page 68: Lavorare coi social media (terza edizione)

Social media: come costruire contenuti

interessanti

Social media: Come comunicare

10. Essere flessibili in caso di crisi

comunicative

Se un contenuto offre lo spunto per critiche e controversie, non è un

immorale proporre in breve tempo (e non aspettare, dunque, la cadenza

canonica di pubblicazione) un altro stimolo per distrarre i fan della pagine

e riattivarli positivamente

Questa regola è valida, al contrario, in caso di intervento comunicativo

particolarmente riuscito. Se un aggiornamento esalta i sostenitori, forse è

il caso di tenerlo in evidenza per più tempo, salvo necessità di caricare

contenuti nuovi perché sono tanti, perché c’è un evento o perché

l’attualità impone un intervento o una correzione di strategia

Page 69: Lavorare coi social media (terza edizione)

Ted – Video #3

Dan ArielyAbbiamo il controllo

sulle nostre decisioni?

Page 70: Lavorare coi social media (terza edizione)

TED, video #3

http://www.ted.com/talks/lang/ita/dan_ariely_asks_are_we_in_control_of_our_own_decisions.html

L' economista comportamentale Dan Ariely, autore di Irrazionalità Prevedibile (Predictably Irrational), usa classiche illusioni ottiche e le sue scoperte controintuitive (ed a volte scioccanti) per dimostrare che non siamo così razionali come crediamo quando prendiamo le nostre decisioni.

Page 71: Lavorare coi social media (terza edizione)

Un secolo lungo quattro anni

Obama, Wikileaks, Piazza Tahrir, referendum:

la storia del mondo unita dalla Rete

Page 72: Lavorare coi social media (terza edizione)

Obama e la Rete

La campagna elettorale di Barack Obama, assai più tradizionale nella

pianificazione mezzi di ciò che è stato raccontato in Italia, marca la

sua discontinuità nell’organizzazione del lavoro rispetto a

qualsiasi campagna elettorale del passato

i social media, gli strumenti inseriti all’interno del cappello

concettuale del cosiddetto web 2.0 (Facebook, Twitter e Youtube su

tutti, oltre al sito www.barackobama.com che era un social network

a sua volta) sono stati utilizzati in modo esplicito, coraggioso,

disinvolto, strategicamente rilevante

Un eccesso di attenzione sull’idea di Obama “Presidente 2.0” ha

portato a sottovalutare le conseguenze organizzative di questo

cambio di paradigma

Page 73: Lavorare coi social media (terza edizione)

Obama e la Rete

Un comitato elettorale orientato alla comunicazione, all’ascolto e al

feedback sui nuovi media richiede una quantità di risorse umane

ingenti, profili professionali difficilmente reperibili (giovane,

nativo digitale, appassionato di politica, non a digiuno di economia e

marketing, esperto di cultura pop, capace di lavorare sotto

pressione, poco propenso alla polemica)

Perché ciò fosse possibile, quindi, si è stabilito un budget cospicuo

da dedicare a questa area di lavoro che, per certi versi, assomiglia a

un settore Ricerca e Sviluppo di un’azienda. Nella campagna di

Obama la sezione web e nuovi media era animata da 100 persone,

tra collaboratori retribuiti e risorse volontarie. Chi, in Italia, oggi,

dedicherebbe tutto questo sforzo per un risultato analogo?

Page 74: Lavorare coi social media (terza edizione)

Wikileaks e la Rete

La storia di Wikileaks ci insegna che esistono infrastrutture e

prassi che permettono a chiunque di offrire contenuti

anonimi a un centro di calcolo che può analizzarlo, verificarlo

e pubblicarlo

Forse non sapremo mai se dietro Julian Assange ci siano finanziatori

occulti, poteri o contropoteri: siamo però certi che i cittadini di tutto

il mondo, attraverso un’adeguata formazione e in presenza di un

insieme di condizioni contemporanee (autonomia finanziaria,

competenze giornalistiche e informatiche, capacità di protezione dei

dati personali e delle identità delle fonti) potranno organizzare dei

Wikileaks ‘civili’, su scala territoriale anche molto più piccola

Page 75: Lavorare coi social media (terza edizione)

La Primavera Araba e la Rete

Le rivoluzioni arabe, i cui risultati politici sono ancora in via di

maturazione, hanno avuto un comune innesco che, a prescindere

degli esiti conclusivi della Primavera del Nord Africa, rappresentano

un nuovo standard per la costruzione di alternative civiche e

politiche a sistemi politici al governo, democratici o autoritari

che siano. Assistiamo infatti alla comparsa di nuove variabili sulla

scena civica mondiale:

1. il ritorno preponderante dei giovani all’interno dei

processi di cambiamento politico, specie laddove l’obiettivo sia

colpire il cuore dello status quo al fine di modificare alcune norme

basilari della vita politica;

Page 76: Lavorare coi social media (terza edizione)

La Primavera Araba e la Rete

2. L’alfabetizzazione matura all’uso dei nuovi media da parte

dei principali protagonisti di questo movimento, spesso

guidato da nativi digitali (ossia da under35): i leader politici hanno

dimostrato di saper utilizzare perfettamente Facebook e Twitter per

innescare campagne virali, impossibili da monitorare e soffocare (e

molto difficili da censurare) e come supporto ai processi

organizzativi;

3. una nuova idea di rivoluzione, che non è di parte bensì a-

ideologica: non è laica né cattolica, non è musulmana né cristiana,

non è moderata né radicale, non è giovane né vecchia, non è povera

né ricca, non è di destra né di sinistra. Questo movimento ha liberato

nuovo capitale sociale, forse sopito per la difficoltà di libera

espressione, forse nato addirittura grazie alla Primavera araba,

sicuramente motore di un processo di cambiamento irreversibile nei

rapporti tra potere, consenso e rappresentanza

Page 77: Lavorare coi social media (terza edizione)

I referendum e la Rete

Oggi l’Italia si narra in modo molto diverso rispetto a soli sei mesi fa:

il vento delle amministrative, il disastro di Fukushima, una nuova

consapevolezza collettiva per la difesa dei beni comuni, le divisioni

della compagine di Governo e il sentimento generalizzato di paralisi

istituzionale hanno portato alla creazione di un nuovo sentimento

che oggi fa guardare al futuro con maggiore fiducia, consapevole

che la sensazione di soffocamento mediatico può essere

attenuata dalla comunicazione tra pari, allo scambio di

prassi, informazioni e metodi che solo i nuovi media possono

garantire

Pare essersi creato un nuovo blocco sociale, meno sensibile alle

appartenenze politiche e unito, non si sa quanto stabilmente, da

una comune insofferenza verso le istituzioni

Page 78: Lavorare coi social media (terza edizione)

Amministrative 2011

I perché di una campagna elettorale

storica

Page 79: Lavorare coi social media (terza edizione)

Amministrative 2011

Cosa ricorderemo di queste elezioni Amministrative?

Se la risposta è:

#morattiquotes#sucateRed RonnieSatira politica

Vuol dire che la comunicazione politica italiana è cambiata in modo irreversibile

Page 80: Lavorare coi social media (terza edizione)

Verso la comunicazione politica generativa

I processi comunicativi di maggior successo di questa campagna elettorale sono nati:

In rete, in particolare, su Twitter. Poi sono diventate notizie e sono finiti sui mezzi tradizionali;

Grazie agli utenti e non nei comitati elettorali o nei partiti (che nel caso di Pisapia e De Magistris sono stati bravi a riprendere e valorizzare i processi spontanei)

Non necessariamente nelle città dove si andava a votare: alla campagna elettorale ha partecipato tutta l’Italia. Come voleva Berlusconi, ma per la prima volta con effetti per lui nefasti

A costo zero

Quasi mai grazie al lavoro di attivisti politici “puri”

Page 81: Lavorare coi social media (terza edizione)

Verso la comunicazione politica generativa

Per queste ragioni le campagne elettorali cambieranno irreversibilmente, in presenza di queste variabili:

- Entusiasmo attorno alla candidatura;- Utilizzo esplicito della Rete come strumento di attivazione e organizzazione dei sostenitori;- Ascolto e feedback sistematico delle istanze degli utenti (sia per la costruzione del programma che per creatività e scelte di comunicazione) il web visto non come raccatta-voti, ma come elemento di costruzione di senso di comunità

In presenza di queste condizioni, cambia anche il ruolo di chi lavora alle campagne elettorali

Page 82: Lavorare coi social media (terza edizione)

La nuova comunicazione politica: da spin doctor a

ricercatoriI manager di campagna elettorale, i consulenti, i ghost writer, i creativi non dovranno più basare le loro scelte sulla base di precedenti esperienze, di intuito o attraverso presunte doti sciamaniche

Le campagne saranno guidate dai dati, prodotti ogni giorno e in grande quantità dagli utenti della Rete che non faranno altro che continuare la loro attività di aggiornamento e condivisione dei contenuti

Più che scrivere e pensare sarà importante leggere e interpretare

La variabile decisiva (e non esistente fino a 10 anni fa) è la possibilità degli utenti di utilizzare il surplus cognitivo

Page 83: Lavorare coi social media (terza edizione)

I nuovi comunicatori politici: tutti

Saltano alcuni schemi classici dell’impegno politico

- Per fare (comunicazione) politica bisogna essere esperti di politica

- Per fare politica bisogna stare nei partiti o nelle associazioni

- Per fare politica bisogna partecipare alle riunioni (magari fissate in orario d’ufficio, dunque inaccessibili)

- Per fare politica bisogna assecondare i ritmi della politica

- Il consenso è regolato solo dai mezzi tradizionali

Page 84: Lavorare coi social media (terza edizione)

I nuovi comunicatori politici: tutti

Si fanno strada nuovi paradigmi

- Si può fare (comunicazione) politica anche con un tweet;

- Si fa politica scegliendo lo strumento più adatto alle proprie attitudini;

- Si fa politica a qualsiasi ora del giorno;

- Si fa politica quando si ha un minuto libero;

- Si fa politica anche parlando di altro, o usando altri linguaggi (la satira, ad esempio)

Page 85: Lavorare coi social media (terza edizione)

Ma il web sostituirà la TV?

Non è necessario

Ogni programma sarà oggetto di una narrazione parallela sul web. Questo è già molto visibile nei programmi di approfondimento politico (Annozero, Ballarò, Exit) e nelle trasmissioni di maggior successo (Vieni via con me, Festival di Sanremo), seguiti con dirette su siti, blog, Facebook e Twitter

Ogni diretta porta alla produzione di tantissimi contenuti, specie qualitativi, sui programmi: cosa piace, cosa no, cosa può essere migliorato (i social media come Auditel qualitativo?)

La diretta web è un’evoluzione (o involuzione, a seconda dei gusti) della visione della TV a casa con la famiglia e con gli amici: l’esperienza di visione è più ricca ed emozionante

Page 86: Lavorare coi social media (terza edizione)

Non più web versus tv, ma tv più web

Il web, dunque, permette agli spettatori di analizzare ciò che accade in televisione, di valutarne l’attendibilità e di aumentare il valore dell’esperienza in termini di informazioni acquisite e divertimento

Il web, inoltre, permette di vedere la TV senza vederla. Non è più necessario essere davanti al televisore per seguire un programma, se quest’ultimo è oggetto di una diretta web

Queste opportunità, però, sono parimenti a portata di mano

per chi costruisce programmi televisivi

I dati possono entrare nel programma: sovraimpressione di tweets, infografiche in tempo reale su ciò che è detto in diretta, feedback della Rete con possibili colpi di scena

Page 87: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da politica pop a pop politico

I programmi cosidetti di ‘infotainment’, ritenuti da molti alla base dei modelli di costruzione del consenso di Silvio Berlusconi, sembrano i format ideali per ospitare questa nuova integrazione crossmediale tra vecchi e nuovi mezzi

Un politico sbugiardato in diretta o una grandissima approvazione della Rete in seguito a un botta e risposta può regolare l’andamento del programma, rendendolo potenzialmente più spettacolare e certamente imprevedibile

Questo potrebbe portare a una nuova stagione dell’informazione politica, ancora più soft e legata all’intrattenimento ma non per questo meno ricca di contenuti e approfondimento

Se tutto è politica, quest’ultima entra nelle vite quotidiani di ognuno: è dunque ‘pop’ (nell’accezione classica del termine, popular)

Page 88: Lavorare coi social media (terza edizione)

Berlusconi e l’obbligo del web

Per tutte queste ragioni il controllo diretto o politico delle televisioni, per Silvio Berlusconi, non è più sufficiente

I metodi e i linguaggi della televisione non potranno essere replicati in modo acritico sui nuovi media, che hanno logiche assai differenti e hanno una capacità di memoria sicuramente più alta dell’opinione pubblica tradizionale. Serviranno nuovi codici, nuovi linguaggi, nuova pianificazione: non basta copiare modelli di marketing già di successo altrove

Letizia Moratti, fino al ballottaggio, non aveva comunicato in modo professionale sui nuovi media. Dopo il ballottaggio ha impostato una campagna elettorale “di prodotto”, come se il suo profilo identitario non esistesse, come se non fosse conosciuta

Dalle auto coi vetri oscurati a Foursquare: un grave errore di comunicazione

Page 89: Lavorare coi social media (terza edizione)

Referendum 2011

Cambia il vento, Internet produce

energia rinnovabile

Page 90: Lavorare coi social media (terza edizione)

Habemus quorum, come mai?

Il Referendum 2011 rappresenta un ulteriore caso di studio per la comunicazione politica italiana

Partiti in sordina e senza adeguata copertura comunicativa sui mezzi tradizionali (in particolare di servizio pubblico), i comitati e i gruppi di attivazione sono stati aiutati dal contributo spontaneo, caoticamente organizzato e virale degli elettori

Facebook è diventato strumento di autocomunicazione di massa: i ‘produttori’ e ‘consumatori’ di informazione hanno convissuto nello stesso ecosistema mediale

Alcuni dati per l’analisi: Atlante Politico Demos-Demetra (Link al sondaggio completo) del 27 giugno 2011

Page 91: Lavorare coi social media (terza edizione)

1. Referendum, motivazioni al voto

Page 92: Lavorare coi social media (terza edizione)

1. Referendum, motivazioni al voto

Il solo voto motivato dai quesiti sarebbe potuto non essere sufficiente per raggiungere il quorum

La volontà di dare un segnale al Governo non è stata esclusiva nell’area del centrosinistra (il 43% dell’elettorato della Lega, partito che ha espresso il voto più ‘politico’)

I segnali al Governo sono di tre tipi:- Manifestare distanza dal programma di Governo su questi temi;- Manifestare distanza dalla strategia del Governo sul referendum (astensione);- Criticare l’operato del Governo nel suo complesso

Page 93: Lavorare coi social media (terza edizione)

2. Referendum, il quesito più importante

Page 94: Lavorare coi social media (terza edizione)

2. Referendum, il quesito più importante

Il nucleare (e i fatti di attualità legati al quesito) ha certamente favorito il raggiungimento del quorum

Il secondo quesito sull’acqua (profitti) è stato trainato dal primo (privatizzazione): gli italiani hanno votato sì a entrambi senza approfondimento

Un italiano su otto ha ritenuto il legittimo impedimento più motivante del nucleare e dell’acqua, uno su cinque ha messo i quesiti alla pari

La combinazione dei tre temi (acqua + nucleare + legittimo impedimento) ha reso possibile il raggiungimento del quorum: due temi, forse, non sarebbero bastati

Page 95: Lavorare coi social media (terza edizione)

3. Il ruolo del passaparola

Page 96: Lavorare coi social media (terza edizione)

3. Il ruolo del passaparolaUna campagna non massificata: metà dell’elettorato attivo/persuasivo ha agito in modo personalizzato e su cerchie ristrette, meno del 10% ha usato volantini o animato banchetti

Una campagna portaUsb-a-porta: Internet non ha prodotto direttamente opinione, ma ha fornito gli strumenti informativi per attivare un passaparola maturo e consapevole

Internet è stato decisivo, ma (come sempre) non come agente attivo di cambiamento; piuttosto come strumento di formazione e organizzazione, come elemento di potenziamento di un sentimento già condiviso tra gli italiani

Page 97: Lavorare coi social media (terza edizione)

4. I nuovi influencer

Page 98: Lavorare coi social media (terza edizione)

4. I nuovi influencerGli attivisti referendari sono in gran parte ‘nuovi’, persone che non si erano mai attivate in campagna elettorale

Il 90% di questa nuova attivazione (leggera + reticolare) è legata alla presenza del web sulla scena mediatica. Senza Internet, in molti non avrebbero fatto campagna

Il 9% dell’elettorato complessivo (il 16% di elettori attivi al referendum) ha contribuito in modo decisivo al successo della campagna. È una èlite o è la prima campagna partecipata?

L’attivazione ‘leggera’ è ‘pesante’ a livello elettorale

Page 99: Lavorare coi social media (terza edizione)

5. I giovani tornano in politica

Page 100: Lavorare coi social media (terza edizione)

5. I giovani tornano in politica

I giovani attivisti sono raddoppiati (dal 16% al 32%)

Crescono le donne e i laureati, diminuisce l’impatto politico dell’appartenenza

Il 10% degli attivisti produce, filtra e sintetizza informazione per iI restante 90%, che se la scambia in modo leggero e reticolare: la coda lunga della militanza

Laureati + giovani = attivazione su Internet, decisiva per la vittoria. Il web è la causa o la conseguenza dell’attivazione? Sono laureato, dunque faccio opinione sul web, o il web dà voce a chi prima non ce l’aveva?

Page 101: Lavorare coi social media (terza edizione)

Habemus quorum, come mai?

In sintesi:

1.Il raggiungimento del quorum è figlio di una combinazione di fattori, tutti necessari e nessuno sufficiente2.I fattori più importanti sono: tipologia di quesiti, ruolo del web, nuove possibilità per nuove fasce di attivisti attraverso una partecipazione leggera;3.Il ruolo dei partiti appare marginale e lo sarà anche in futuro, se non accetteranno di entrare nel flusso ‘leggero’ e ‘colto’ della comunicazione politica virale4.I social media e il passaparola hanno aggirato la televisione e hanno portato le informazioni a tutti

Page 102: Lavorare coi social media (terza edizione)

Qual è lo stato di salute

dell’informazione online?

Otto storie per trenta sfide

all’opinione pubblica

Page 103: Lavorare coi social media (terza edizione)

Storia #1

Le anticipazioni via Twitter:Michele Emiliano

e l’incontro col governo

Page 104: Lavorare coi social media (terza edizione)

Emiliano, Monti e Twitter: scenario

4 dicembre 2011: Il Governo convoca gli amministratori

locali per raccontare i dettagli della manovra salva-Italia

Michele Emiliano, sindaco di Bari, decide di raccontare i

contenuti dell’incontro con Mario Monti e con i ministri

Giarda e Passera su Twitter e in diretta

Le sue anticipazioni non sono concordate con gli altri

partecipanti e sono la prima fonte informativa

pubblica

Stampa e tv rilanciano i tweets di Emiliano come ‘breaking

news’

Page 105: Lavorare coi social media (terza edizione)

Emiliano, Monti e Twitter

Articolo originale: http://www.ilpost.it/2011/12/04/il-punto-sulla-

manovra/

Page 106: Lavorare coi social media (terza edizione)

Emiliano, Monti e Twitter:Sfida #1

Al Governo: le notizie emergono prima di appuntamenti ufficiali tra

politica e media (conferenze stampa, comunicati stampa). Monti non ha

fatto alcun riferimento a Emiliano durante la presentazione delle misure,

ma Palazzo Chigi ha dovuto pubblicare un comunicato stampa nel

pomeriggio di domenica per riprendere il controllo della comunicazione e

commentare che ogni indiscrezione è priva di fondamento. Interruzione

della liturgia classica dell’informazione

Sarà interessante, da oggi in poi, comprendere il comportamento del

Governo rispetto alla pubblicazione (in diretta) di contenuti

provenienti dalle riunioni in modo indipendente dalla propria volontà

Page 107: Lavorare coi social media (terza edizione)

Emiliano, Monti e Twitter:Sfida #2

Agli altri politici: la strategia di Emiliano obbliga tutti gli altri

protagonisti della vita pubblica a riflettere sul loro stile di

comunicazione

Chi non comunicherà in diretta coi cittadini attraverso Facebook o

Twitter apparirà vecchio o, peggio ancora, poco disposto ad

aprire le porte del Palazzo

E poi c’è la sfida del consenso: i politici che studieranno gli

straordinari dati di Emiliano di ieri (citato costantemente in tutte le

cronache in diretta sui media nazionali) saranno tentati dall’idea di

fare lo stesso e ottenere risultati analoghi. Successo personale di

Emiliano: i followers su Twitter sono triplicati (da 2000 a 6000)

durante quel pomeriggio

Page 108: Lavorare coi social media (terza edizione)

Emiliano, Monti e Twitter:Sfida #3

Ai giornalisti: la reazione dei media alla diretta di Emiliano è

stata generalmente di due tipi. C’è chi ha elogiato Emiliano per il suo

puntuale (ed esclusivo) racconto della giornata e c’è chi, invece, ha

criticato questo tipo di comunicazione

Stiamo assistendo alla realizzazione pratica della coda lunga

dell’informazione: le fonti sono sempre di più e il potere dei grandi

attori della comunicazione, soprattutto nel dare le notizie in

anteprima, è sempre minore

Fine del monopolio informativo dei media: tutti i presenti

possono comunicare. I media non hanno più, dunque, la possibilità di

dare le notizie in esclusiva e sono dunque meno utili rispetto al

passato

Page 109: Lavorare coi social media (terza edizione)

Emiliano, Monti e Twitter:Sfida #4

A se stesso: è la sfida che è emersa meno nelle analisi, ma è la più

profonda

Il sindaco di Bari ha recitato il ruolo di politico in posizione

gerarchicamente inferiore ai suoi interlocutori. Ma è pur sempre il

sindaco di Bari, che deve condurre numerose riunioni quotidiane in

posizione di leadership

Come reagirà quando saranno i suoi assessori, i componenti del suo

partito, i consiglieri comunali di opposizione, gli stakeholder, i comuni

cittadini a far trapelare notizie all’esterno senza la sua autorizzazione e

volontà?

Page 110: Lavorare coi social media (terza edizione)

Storia #2

La primavera araba raccontata nel mondo

Page 111: Lavorare coi social media (terza edizione)

La primavera araba: scenario

Il 2011 sarà ricordato per la esplosione di rivoluzioni

popolari negli stati del Nord Africa governati fino a quel

momento da dittature (Tunisia, Egitto, Libia)

La particolare specificità della leadership di queste proteste

(giovani, ‘nativi digitali’, alfabetizzati) ha permesso alle

rivoluzioni “locali” di diventare racconto globale

I social media, Twitter in particolare, sono stati centrali nel

racconto delle rivoluzioni. I flussi di comunicazione sono stati

regolati da utenti-hub, nodi in ogni nazione che verificavano

e divulgavano le notizie

Page 112: Lavorare coi social media (terza edizione)

La primavera araba in un sito

Il sito-hub italiano: Year in hashtag

www.yearinhashtag.com

Page 113: Lavorare coi social media (terza edizione)

La primavera araba:Sfida #1

Agli utenti che comunicano: la necessità di

condivisione nasce per un naturale istinto alla

comunicazione di un momento storico, ma esiste anche

una componente di sfida ai regimi dittatoriali

I social media servono ad aggirare la censura e a

veicolare le notizie alla comunità internazionale

La responsabilità individuale di ogni

utente/informatore (verità, qualità, precisione) in

momento di crisi politica è un tema decisivo anche nel

dibattito pubblico democratico

Page 114: Lavorare coi social media (terza edizione)

La primavera araba:Sfida #2

Agli utenti che leggono e rilanciano: come riconoscere

una fonte verosimile da una inverosimile? E come

riconoscere un aggiornamento completo di una fonte

verosimile da un aggiornamento incompleto?

I social media sono i luoghi dell’autorevolezza: se un utente

fa circolare notizie vere, è ascoltato. Se sbaglia, paga

immediatamente

La verifica precisa e rigorosa delle fonti (talvolta a

discapito della velocità di aggiornamento) è dunque cruciale

per chi fa informazione online

Page 115: Lavorare coi social media (terza edizione)

La primavera araba:Sfida #3

Ai giornalisti tradizionali: nell’intricata trama della

produzione di aggiornamenti in tempo reale e dell’effetto di

propagazione online degli utenti-hub, il giornalista ha davanti

a sé due problemi. Deve riconoscere ‘le notizie’ e deve

saperlo fare prima degli altri

Se arrivare prima degli altri online rappresenta un sicuro

vantaggio in termini di autorevolezza all’interno delle proprie

reti di relazioni, arrivare prima degli altri media rappresenta,

per un giornalista, la possibilità di creare un’opportunità di

successo per il proprio editore

Page 116: Lavorare coi social media (terza edizione)

La primavera araba:Sfida #4

Ai sistemi politici: qual è il comportamento che un regime

deve adottare per contrastare una rivoluzione? Censura,

contropropaganda, arresti selettivi, delegittimazione pubblica

degli influencers: un errore può essere fatale per chi è al

potere

Se nei regimi queste dinamiche sono esasperate, non si può

pensare che i sistemi democratici siano esenti da questo tipo

di sfide: una lettura costante, serena e critica

dell’attivazione generata dagli utenti online può scongiurare

crisi comunicative, proteste o campagne di informazione

difficili da gestire una volta avviate

Page 117: Lavorare coi social media (terza edizione)

Storia #3

Integrazione Tv + web + diretta

Servizio pubblico vs Piazzapulita

Page 118: Lavorare coi social media (terza edizione)

Integrazione tv + web: scenarioI programmi televisivi in diretta possono essere arricchiti

evocando il contributo del pubblico e inserendolo all’interno

del format

Al momento esistono due tipi di strategie crossmediali nella tv

italiana: il modello interattivo e il modello descrittivo

Servizio Pubblico (interattivo): domande poste in diretta, gli

utenti sono chiamati a rispondere attraverso i social media. Gli

esiti sono poi comunicati e fanno parte della costruzione

narrativa del programma

Piazzapulita (descrittivo): l’attivazione sui social media è un

‘commento costante’, in sottopancia. Non c’è interazione diretta

col programma

Page 119: Lavorare coi social media (terza edizione)

Modello interattivo: Servizio Pubblico

Fanpage Facebook del programma:

www.facebook.com/serviziopubblico

Page 120: Lavorare coi social media (terza edizione)

Modello descrittivo: PiazzaPulita

Account Twitter del programma:

www.twitter.com/piazzapulita

Page 121: Lavorare coi social media (terza edizione)

Integrazione tv + web:Sfida #1

Alle redazioni

Modello interattivo: come scegliere le domande più

opportune? Meglio porre questioni a cui il pubblico vuole

rispondere (in modo plebiscitario) o è più spettacolare

provare a dividere l’elettorato?

Meglio usare le domande come elemento identitario o come

componente imprevedibile di complessità all’interno di una

puntata in diretta?

Modello descrittivo: come scegliere gli aggiornamenti da

mostrare in pubblico? È più importante il mittente o il

messaggio? Ed è meglio mostrare commenti positivi o

negativi? E quale sarà la reazione dei protagonisti in studio

davanti a questo costante feedback pubblico?

Page 122: Lavorare coi social media (terza edizione)

Integrazione tv + web:Sfida #2

Agli ospiti

Modello interattivo: l’ospite può giocare un ruolo

attivo e provare a modificare il contesto del web

aggiornando in prima persona i social media durante la

trasmissione o può semplicemente commentare i dati

Modello descrittivo: un ospite può monitorare in

diretta il feedback e può intervenire ribattendo

online. Questo può modificare la percezione generale

della sua presenza in tv. E questo, indirettamente, può

condizionare ciò che il pubblico televisivo vede attraverso

la sovraimpressione. In alternativa ‘subisce’ ciò che

accade online

Page 123: Lavorare coi social media (terza edizione)

Integrazione tv + web:Sfida #3

Agli autori televisivi

Modello interattivo: l’impatto del pubblico può essere

integrato a più livelli e con diversi livelli di protagonismo.

Teoricamente ci si può collegare con il pubblico durante la

diretta creando un’integrazione perfetta tra chi guarda la

tv e chi la fa

Modello descrittivo: per il momento abbiamo visto solo il

rilancio di aggiornamenti da parte del pubblico. In futuro

potremmo assistere a operazioni di fact-checking

(verifica dell’attendibilità di ciò che un ospite dice: si saprà

in diretta se dice il vero o il falso)

Page 124: Lavorare coi social media (terza edizione)

Storia #4

Dal post alle dimissioni:I casi Nomfup e Giuseppe

Ripa

Page 125: Lavorare coi social media (terza edizione)

Dal post alle dimissioni: scenarioL’inchiesta giornalistica che mette in imbarazzo il potente non

è certo una novità di Internet. La differenza rispetto al

passato è che oggi chiunque, in qualsiasi momento, può

avere gli strumenti per trovare la notizia, diffonderla e

trasformarla in un caso

14 ottobre 2011: il ministro della difesa inglese Liam Fox si

dimette per aver portato un suo amico in visite di stato a

spese pubbliche. La prova è in un video su Youtube che il

giornalista Filippo Sensi rilancia su Nomfup, il suo blog

9 gennaio 2012: l’assessore alla mobilità del Comune di

Lecce Giuseppe Ripa si dimette dopo aver insultato

Vendola. La notizia è rilanciata da un altro politico: Loredana

Capone

Page 126: Lavorare coi social media (terza edizione)

Dal post alle dimissioni: Nomfup

Esplode il caso Nomfup-Liam Fox:

un articolo del Corriere della Sera

Page 127: Lavorare coi social media (terza edizione)

Dal post alle dimissioni: Giuseppe Ripa

Loredana Capone rilancia Giuseppe Ripa:

Screenshot sulla pagina Facebook

Page 128: Lavorare coi social media (terza edizione)

Dal post alle dimissioni:Sfida #1

Ai personaggi pubblici: tutto ciò che è pubblicato è

potenzialmente condivisibile. E non sempre si può

verificare chi pubblica cosa, chi coglie un comportamento non

conforme di un personaggio e decide di mostrarlo

pubblicamente

Se fino a qualche anno fa uno scandalo non poteva che

passare dai mezzi di comunicazione tradizionali, oggi la

minaccia può essere imprevedibile

Uno scoop, inoltre, può essere tale anche a diversi mesi di

distanza (i video scoperti da Nomfup erano su Youtube da fine

2010)

Page 129: Lavorare coi social media (terza edizione)

Dal post alle dimissioni:Sfida #2

Agli utenti: chiunque può essere portatore di uno

scoop. E se sa usare bene i social media, o gode già di

autorevolezza personale, può scatenare un passaparola

che poi ‘esonda’ sui mezzi tradizionali, rendendo

inevitabile la discussione pubblica della notizia

Tutti possono inchiodare un personaggio pubblico

alle proprie responsabilità e possono trasformare una

segnalazione (anche non realizzata con scopi di denuncia)

in un caso mediatico

Fine del monopolio ‘scandalistico’ dei mezzi tradizionali

Page 130: Lavorare coi social media (terza edizione)

Dal post alle dimissioni:Sfida #3

Ai mezzi tradizionali: una denuncia sul web è la base di

partenza, ma può non essere sufficiente per portare a

un’assunzione di responsabilità davanti alla collettività

La notizia può essere presente sul web, può non emergere

perché l’utente non è sufficientemente conosciuto e ha

bisogno di intercettare il lavoro di ricerca e di analisi da

parte dei giornalisti per conquistare lo spazio che si merita

Come per la primavera araba, il giornalista si confronta

con un nuovo sistema ipercompetitivo di ricerca delle

fonti

Page 131: Lavorare coi social media (terza edizione)

Dal post alle dimissioni:Sfida #4

Agli avversari politici: Giuseppe Ripa è stato obbligato alle

dimissioni anche perché il passaparola è partito da una sua

diretta concorrente

In campagna elettorale questo comportamento di verifica e

analisi dell’avversario rappresenta sempre più una

disciplina separata, che può contribuire in pochissimo tempo

sulla crescita o la perdita di credibilità pubblica

Per queste ragioni un personaggio politico è ancora di

più soggetto a rischio per i suoi comportamenti

(apparentemente) privati

Page 132: Lavorare coi social media (terza edizione)

Storia #5

Tanto rumore per nulla:SpiderTruman e

VaticanoPagaciTu

Page 133: Lavorare coi social media (terza edizione)

SpiderTruman e VaticanoPagaciTu:

scenarioQuest’estate l’opinione pubblica italiana si è confrontata con due

temi: i costi della politica e il pagamento dell’Ici da parte della

Chiesa (attualmente non prevista, neanche per le strutture a

prevalente finalità commerciali)

In entrambi i casi sono nate due pagine Facebook oggetto di

grande interesse da parte dei media e degli utenti:

16 luglio 2011: un anonimo precario dal nome di fantasia

‘SpiderTruman’ apre una pagina in cui annuncia di voler rivelare “i

segreti della Casta di Montecitorio”

20 agosto 2011: su Facebook nasce una pagina ‘collettiva’ dal

titolo ‘VaticanoPagaciTu’ (la manovra finanziaria)

Page 134: Lavorare coi social media (terza edizione)

SpiderTruman

I segreti della casta di Montecitorio:

Pagina Facebook ufficiale

Page 135: Lavorare coi social media (terza edizione)

VaticanoPagaciTu

Vaticano Pagaci Tu la manovra finanziaria:

Pagina Facebook ufficiale

Page 136: Lavorare coi social media (terza edizione)

SpiderTruman e VaticanoPagaciTu: Sfida #1

Agli utenti: ma chi c’è dietro queste proteste? In entrambi i casi la

reale identità dei promotori non è mai stata svelata ufficialmente, né

è stato chiaro il rapporto tra la partecipazione popolare e la strategia

adottata dai promotori

Entrambe le proteste sono fallite: i costi della politica sono stati

ridotti in minima parte dal Governo Monti, che attualmente non ha

ancora riformato i meccanismi di contribuzione della Chiesa

Un’identità anonima (o addirittura falsa, come per SpiderTruman)

non favorisce le proteste ed è scorretta: gli utenti mettono il loro

nome e la loro faccia e devono pretendere lo stesso da chi chiede

un’attivazione

Page 137: Lavorare coi social media (terza edizione)

SpiderTruman e VaticanoPagaciTu: Sfida #2

Ai media: tutti i giornali hanno dato grande spazio alle proteste

prima che diventassero straordinariamente popolari. Questa

attenzione ha alimentato il circolo di visibilità online-offline-online

senza il quale le due pagine Facebook non sarebbero state così

popolari

Ma i giornali non hanno verificato l’identità dei promotori delle

due campagne. Nel caso di SpiderTruman si è creduto all’esistenza

di un precario in Parlamento (ipotesi poi smentita) che fu definito il

“Julian Assange italiano”

Il fallimento delle campagne alimenta un altro circolo: i media

perdono credibilità perché “abboccano”, allo stesso tempo Internet è

percepito dall’opinione pubblica come il luogo delle bufale

Page 138: Lavorare coi social media (terza edizione)

SpiderTruman e VaticanoPagaciTu: Sfida #3

A chi fa attivismo online: queste due grandi storie hanno

restituito un’idea stereotipata del “popolo del web”, spesso

promossa dagli editori dei mezzi tradizionali

Nel racconto che spesso viene promosso su giornali e tv, la Rete è

capace solo di mobilitarsi in modo violento e contro qualcosa. Questi

due episodi sono una buona prova di questa tesi. Ciò penalizza chi

invece protesta quotidianamente, portando all’attenzione dati,

argomenti e identità chiare perché questi movimenti rischiano di

essere presi sempre meno sul serio

Chi protesta davvero deve opporsi, in futuro, a progetti come quelli

di SpiderTruman e VaticanoPagaciTu

Page 139: Lavorare coi social media (terza edizione)

SpiderTruman e VaticanoPagaciTu: Sfida #4

Alle forze politiche: la creazione di mobilitazioni rapide, “senza

volto” e indirizzate contro un nemico generico (i politici, la Chiesa)

emergono con più facilità se i leader e i partiti non sono in

grado di intercettare le legittime domande di cambiamento e

di riforma della cittadinanza

Se nessuno si fa carico della rabbia, è più facile che i cittadini si

affidino a chiunque si trova a sposare una propria idea, anche se

espressa in modo confuso e anche se la protesta non porta ad alcun

risultato (perché anonima e senza collegamenti coi decisori). Spesso

questa attivazione è definita genericamente ‘antipolitica’, in realtà

è una richiesta frustrata di politica la cui violenza crescerà quanto

più i partiti ignoreranno le origini di queste proteste

Page 140: Lavorare coi social media (terza edizione)

Ted – Video #4

Julian Assange: Perché il mondo ha

bisogno di Wikileaks

Page 141: Lavorare coi social media (terza edizione)

TED, video #3

http://www.ted.com/talks/lang/ita/julian_assange_why_the_world_needs_wikileaks.html

Il discusso sito Wikileaks raccoglie e pubblica video e documenti estremamente riservati. Il fondatore Julien Assange, che si dice le autorità statunitensi vogliano trovare per porgli alcune domande, conversa con Chris Anderson sulle modalità operative del sito, i risultati raggiunti e le sue motivazioni personali. L'intervista comprende filmati dal contenuto molto forte di una recente incursione aerea statunitense su Baghdad.

Page 142: Lavorare coi social media (terza edizione)

Storia #6

L’esercito delle opinioniI casi Huffington Post

e Fatto Quotidiano

Page 143: Lavorare coi social media (terza edizione)

L’esercito delle opinioni: scenario

La blogosfera italiana sta conoscendo una seconda giovinezza. Dopo anni

in cui si è ritenuto che i social media avrebbero sostituito i blog come

strumento di comunicazione del sé, i blog hanno spesso cambiato la loro

natura, trasformandosi in uno spazio in cui giornalisti, personaggi pubblici

e cittadini esprimono le loro opinioni su fatti di attualità o

conducono attività di informazione specialistica

L’accumulo di blog di opinione è diventato un modello di business

digitale negli Stati Uniti con l’Huffington Post. In Italia il modello più

simile è quello promosso dal Fatto Quotidiano

Page 144: Lavorare coi social media (terza edizione)

Huffington Post

Huffington Post:

Sito Internet

Page 145: Lavorare coi social media (terza edizione)

Huffington Post

Fatto Quotidiano:

Sito Internet

Page 146: Lavorare coi social media (terza edizione)

L’esercito delle opinioni: Sfida #1

Agli editori: i blogger, quasi sempre, scrivono gratuitamente per

queste testate online. Quanto più i giornali sono letti e popolari,

tanto più la transazione ‘gratuità in cambio di visibilità’ è

ritenuto conveniente per entrambe le parti (editore e blogger)

In un contesto simile, quali sono le strategie giuste per scegliere

i blogger? È meglio un semplice accumulo quantitativo o è

preferibile puntare sulla qualità? Il criterio di scelta è la semplice

somma dei click e delle visualizzazioni o bisogna preservare una

linea editoriale? In un contesto di gratuità per tutti, come è possibile

strappare i blogger migliori alla concorrenza?

Page 147: Lavorare coi social media (terza edizione)

L’esercito delle opinioni: Sfida #2Ai giornalisti: i giornalisti retribuiti nelle redazioni si trovano

improvvisamente a dover sfidare una concorrenza informativa

molto forte. I blogger sono tanti e lavorano su una tale quantità e

qualità di stimoli da poter gestire una quantità di informazioni

almeno pari a ciò che può essere prodotto nelle redazioni

I giornalisti, inoltre, sono obbligati a mantenersi all’interno dei propri

settori di riferimento mentre i blogger scrivono ciò che vogliono,

quando vogliono (a meno che non siano vincolati a specifiche linee

editoriali)

Come resistere alla competizione? E soprattutto ha senso che i

giornalisti e i blogger si sentano tra loro in competizione? O

sono due forme antropologicamente diverse di fare informazione?

Page 148: Lavorare coi social media (terza edizione)

L’esercito delle opinioni: Sfida #3Ai lettori: la quantità di informazioni è profondamente aumentata

in questi ultimi anni. A questa crescita non coincide necessariamente

un aumento della qualità percepita

Se i giornali rappresentano sempre un baluardo (minimo) della

qualità dell’informazione e della verifica delle fonti, lo stesso non

si può dire dei blogger, almeno in linea generale

Allo stesso tempo i blogger hanno spesso meno vincoli delle

redazioni e degli editori, per cui la guerra della verità è aperta e

difficilmente vedrà qualcuno vincere su qualcun altro

Ai lettori il compito non facile di scegliersi le fonti qualitativamente

migliori

Page 149: Lavorare coi social media (terza edizione)

L’esercito delle opinioni: Sfida #4

Ai cittadini: fino a dieci anni fa era impossibile informare

senza che un editore (o ingenti mezzi economici propri) mettesse

una persona (giornalista o meno) nelle condizioni di farlo

Oggi invece questa barriera non esiste più. Chiunque può aprire

un blog, dire la propria, utilizzare i social media per far leggere i post

ai propri amici, conoscenti, alla ricerca del passaparola e

dall’allargamento della base dei lettori

Questa barriera, però, è stata abbattuta per tutti: questo è un

incentivo alla partecipazione (è facile) o un disincentivo (è inutile,

perché è impossibile emergere?)

Page 150: Lavorare coi social media (terza edizione)

Storia #7

Le dirette collettive:#opencamera

Page 151: Lavorare coi social media (terza edizione)

Le dirette collettive: scenario

Il grado di interazione tra protagonisti della scena pubblica e ‘spettatori’

conosce livelli sempre crescenti anche in contesti apparentemente poco

permeabili

Un esempio di questa integrazione possibile è il caso di #opencamera,

una lista di Twitter creata da Andrea Sarubbi, deputato del Pd.

OpenCamera è un hashtag (codice di Twitter per indicare un argomento)

che serve ai parlamentari per informare e ai cittadini per informarsi

Il principio è lo stesso che regola i rapporti tra dirette televisive e

interazione del pubblico, con la differenza che potenzialmente si può

contribuire al miglioramento del processo legislativo

Page 152: Lavorare coi social media (terza edizione)

L’hashtag #opencamera

Opencamera:

OpenCamera su Twitter

Page 153: Lavorare coi social media (terza edizione)

Le dirette collettive: Sfida #1

Ai politici: chi c’è si vede, chi non c’è perde un’occasione. Per

ascoltare i cittadini, per cercare consenso, per dialogare con gli altri

parlamentari, per creare storie buone anche per la stampa e i mezzi

tradizionali

L’effetto di trascinamento è già avvenuto: molti politici si sono iscritti

a Twitter, alcuni di loro solo per poter far parte della piazza virtuale

di #opencamera. Non tutti dialogano tra loro, alcuni riproducono il

formato classico dei comunicati stampa (in 140 caratteri)

Ma cosa succederà quando tutti i parlamentari dialogheranno tra

loro o utilizzeranno i commenti dei cittadini all’interno della

discussione?

Page 154: Lavorare coi social media (terza edizione)

Le dirette collettive: Sfida #2

Agli staff dei politici: l’opera di verifica, monitoraggio, rinvio della

discussione su altri strumenti o con altre scelte (dal web al

comunicato stampa; dal dibattito pubblico a Facebook) può essere

possibile ed efficace solo se gli staff di supporto dei politici

effettuano un corretto monitoraggio delle discussioni e dei

commenti, sia degli altri politici che dei cittadini

OpenCamera non è solo un banco di prova (e un’occasione) per i

politici, ma anche un terreno insidioso perché ogni dichiarazione,

anche se in risposta a un singolo cittadino, è pubblica, dunque

pubblicabile, dunque potenzialmente esplosiva, sia in senso positivo

che in senso negativo. Gli staff web dei politici, per queste ragioni,

sono come i soldati di prima linea in guerra, nel bene e nel male

Page 155: Lavorare coi social media (terza edizione)

Le dirette collettive: Sfida #3

Ai giornalisti: le notizie politiche possono essere prodotte e cercate

su Twitter e su #opencamera. Questo vale sia per le breaking news,

sulle anticipazioni che passano prima dai profili personali dei

Parlamentari e poi sulle agenzie di stampa, sia per notizie che

‘nascono’ su Twitter

Quando c’è una discussione, si crea un effetto di botta e risposta

rapido, simile ai talk-show. Rispetto al formato televisivo, però, c’è la

difficoltà legata alla forma scritta, la brevità delle informazioni, la

multimedialità come opzione di completamento della comunicazione

e la velocità negli scambi. A queste novità bisogna aggiungere il

ruolo degli utenti che possono verificare, aiutare, tifare,

delegittimare. E i giornalisti devono decodificare una realtà

complessa e in continuo mutamento

Page 156: Lavorare coi social media (terza edizione)

Le dirette collettive: Sfida #4Ai cittadini: le dirette collettive di OpenCamera, come tutto ciò che

avviene sul web, offrono due alternative possibili: l’ascolto critico

e l’interazione attiva

In entrambi i casi i cittadini possono modificare il loro

comportamento anche in un secondo momento, scegliendo un

politico rispetto a un altro, mettendolo alla prova, aiutandolo o

favorendo la denuncia di affermazioni o dati falsi

Questo accresciuto ruolo sociale dei cittadini obbliga tutta l’opinione

pubblica a un costante lavoro di analisi, verifica, controllo e, a lungo

andare, potrebbe garantire un maggiore elemento di trasparenza

nel dibattito pubblico

Page 157: Lavorare coi social media (terza edizione)

Storia #8

Giornalismo, diretta e solidarietà: l’alluvione di

Genova

Page 158: Lavorare coi social media (terza edizione)

L’alluvione di Genova: scenario

4 novembre 2011: Genova è colpita da un’alluvione che ha causato sei

morti. La combinazione di piogge torrenziali e dell’esondazione di due

torrenti ha creato disagi gravissimi anche in quartieri centrali della

città

I social media sono stati luoghi che sono stati utilizzati dai genovesi, dai

cittadini, dai media per informarsi e informare. Youtube ha accolto le

prime drammatiche video-testimonianze, poi riprese dalle televisioni

Il racconto, però, si è evoluto nel tempo: inizialmente è servito a dare

informazioni di servizio, poi bollettini sui morti e i danni, infine è servito a

coordinare le operazioni necessarie a riportare la normalità, anche

chiedendo aiuto a cittadini e volontari

Page 159: Lavorare coi social media (terza edizione)

L’alluvione di Genova su Twitter

Genova, le accuse e la solidarietà:

migliaia di messaggi su Twitter

Link all'articolo originale

Page 160: Lavorare coi social media (terza edizione)

L’alluvione di Genova: Sfida #1

Agli amministratori locali: la quantità e la qualità di informazioni

è che possibile dare e ricevere attraverso i social media è

infinitamente maggiore rispetto al passato. Un coordinamento

preciso tra gestione della crisi, mappatura dei problemi,

ascolto delle richieste dei cittadini e problem-solving può funzionare

ancora più delle normali procedure che si attivano in caso di

emergenza

La sfida è ovviamente gravosa, perché un’amministrazione

comunale percepita come poco efficiente (così come è stato in

questo caso) può essere travolta da critiche e proteste con forza e

velocità ancora maggiore rispetto al passato. Ma può anche gestire,

ribaltare la percezione e soprattutto lavorare dove c’è davvero

bisogno di aiuto

Page 161: Lavorare coi social media (terza edizione)

L’alluvione di Genova: Sfida #2

Ai cittadini: i social media riducono, talvolta abbattono, la distanza

tra chi ha bisogno di aiuto e chi può offrirlo. I volontari hanno potuto

usare Twitter per coordinare le operazioni, fare reclutamento,

segnalare problemi, la creazione o la rimozione di disservizi

Questa responsabilità va letta in due chiavi: è una risorsa in più a

disposizione di tutti ma è anche uno stimolo a essere precisi,

corretti, a non veicolare allarmismi ingiustificati, a comunicare

informazioni solo quando è davvero necessario, a evitare il

protagonismo allo scopo di aiutare la comunità (amministrazione +

cittadini) a reagire e i media a raccontare la tragedia nel modo più

obiettivo possibile

Page 162: Lavorare coi social media (terza edizione)

L’alluvione di Genova: Sfida #3Ai giornalisti: i media, in una fase di profondissima crisi gestionale,

hanno un compito assai delicato. Devono distinguere le informazioni

vere da quelle false, devono ordinare le priorità. E se possibile, non

dovrebbero limitarsi a raccontare ciò che accade, ma piuttosto

dovrebbero impegnarsi anche a veicolare informazioni utili e di

servizio

Perché ciò sia possibile, è forse necessaria un’adeguata

formazione o perlomeno un’esperienza sul campo sui social media

alla ricerca dei veri nodi delle reti informative, degli utenti più

affidabili e delle informazioni di migliore qualità

Per essere ‘sul campo’, in diretta sui social media, bisogna co-

partecipare al racconto e avere la lucidità e l’esperienza per

poterlo fare

Page 163: Lavorare coi social media (terza edizione)

Gli hashtag, le parole chiave

#politica#comunicazione (sempre dopo la politica)#interpretazione#motivazione#costanza#editing#ascolto#analisi#scientificità#entusiasmo#nicchie

Page 164: Lavorare coi social media (terza edizione)

Per concludere

Dieci cose da fare e dieci da evitare sui social

media

Page 165: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da fare #1

Dì la verità.(basta questa, le altre nove potrebbero non servire)

Page 166: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da fare #2

Se fai un errore, dillo a tutti prima che ti scoprano.

(Dai spiegazioni, chiedi scusa. Ti perdoneranno. Tutti sbagliamo)

Page 167: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da fare #3

Leggi tutte le conversazioni sui

social media che ti riguardano.

(Spesso la polemica può essere prevenuta anticipando il passaparola negativo, rispondendo punto su punto e gettando così acqua sul fuoco)

Page 168: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da fare #4

Rispondi a tutti. (E se proprio non vuoi rispondere a tutti, evita di

rispondere solo a quelli ‘famosi’, agli opinion leader o alle persone di cui hai paura)

Page 169: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da fare #5

Fai ciò che i tuoi amici, sostenitori,

fan, elettori ti chiedono di fare.

(Fallo quando i consigli che ti offrono sono genuini e sono chiaramente indirizzati a tuo vantaggio. Fallo

anche se non ti sembra utile o se non ne hai voglia. Chi ti aiuta, apprezzerà in ogni caso)

Page 170: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da fare #6

Chiedi aiuto per realizzare le tue idee. (La collaborazione rinforza il senso di comunità. E le

idee che si trasformano in azione fanno del bene anche a chi non te ne vuole)

Page 171: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da fare #7Se sei un

personaggio pubblico e devi dire qualcosa di importante, dillo

prima ai tuoi amici/sostenitori/fan e poi a tutti gli altri.(Tanto tutti gli altri lo sapranno un secondo dopo.

Però nel frattempo hai fatto sentire importante la tua comunità, l’hai motivata e l’hai aiutata a crescere)

Page 172: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da fare #8

Se hai un’opinione che temi sia

minoritaria corri il rischio e scrivila.

(Scoprirai che ci sono persone che la pensano come te e scoprirai che chi non la pensa come te

apprezzerà il tuo coraggio)

Page 173: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da fare #9

Evita di cancellare le cose che non ti

piacciono.(Dall’altra parte ci può essere qualcuno che ha

salvato le conversazioni e che è pronto a farti fare una figuraccia)

Page 174: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da fare #10

Ricordati sempre che tutto ciò che fai

sul web è pubblico.(Questo è vero anche per profili con forti restrizioni

della privacy. Dì solamente le cose che saresti pronto a ripetere davanti a una platea di sconosciuti)

Page 175: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da non fare #1

Non pensare che il tuo pubblico sia

composto da persone diverse da quelle che

trovi per strada.(Non esiste un ‘popolo del web’ antropologicamente

diverso da tutti gli altri. Ci sono 20 milioni di italiani su Facebook, anche la distinzione tra online e offline non

ha più senso)

Page 176: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da non fare #2

Non limitarti a riciclare contenuti

presi dagli altri mezzi di comunicazione.

(Se voglio leggere un comunicato stampa, me lo vado a prendere. Se voglio guardare la televisione, me la

guardo. Senza uno sforzo di personalizzazione, si capirà subito che i social media sono solo un

riempitivo)

Page 177: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da non fare #3

Non pensare che le strategie di

comunicazione siano più importanti

del contenuto.(Una stupidaggine è una stupidaggine. Non c’è

artificio retorico, stilistico, comunicativo che tenga)

Page 178: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da non fare #4

Non parlare solo di te stesso.(Chiunque usi la prima persona singolare

alla lunga annoia l’interlocutore)

Page 179: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da non fare #5

Non spendere soldi in campagne

pubblicitarie se non hai niente da dire.

(Inutile spendere denaro per attrarre utenti in luoghi dove non c’è nulla di interessante. Scapperanno via, magari stimolando un passaparola negativo. Se hai soldi da spendere, usali per la redazione, non per la

comunicazione)

Page 180: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da non fare #6

Non parlare con il tuo pubblico solo quando

hai qualcosa da chiedere loro.

(Se un amico ti chiama solo quando ha un favore da chiederti, lo ritieni davvero un tuo amico? Sui social media avviene la stessa identica cosa. Meglio essere

coerenti nell’ignorare il prossimo che cercarlo solo per interesse )

Page 181: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da non fare #7

Non pensare che gli utenti parlino di te

solo sui tuoi strumenti.

(Sarebbe come sperare che le persone ti dicano tutto ciò che pensano di te guardandoti negli occhi. Non è

un atteggiamento tipico degli esseri umani)

Page 182: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da non fare #8

Non essere scostante.

(Meglio essere regolari e un po’ noiosi che alternare momenti di grande euforia a silenzi prolungati.

Comportamenti troppo variabili allontanano gli utenti, che non sanno cosa aspettarsi)

Page 183: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da non fare #9

Non pensare che la tua comunicazione si

possa ridurre ai social media.

(Facebook, Twitter e Youtube possono molto ma non tutto.

Il sito istituzionale, il blog, la rassegna stampa e qualsiasi luogo più strutturato per la scrittura, la

discussione e l’approfondimento sono fondamentali per mantenere l’efficacia comunicativa nel lungo

periodo)

Page 184: Lavorare coi social media (terza edizione)

Da non fare #10

Non usare strumenti che producono post

automatici.(Se lavori sui social media, abituati: i weekend e le settimane senza connessione non esistono. I post

automatici sono facilmente riconoscibili dagli utenti, che non a caso cliccano in media il 70% in meno su contenuti generati da un sistema di pianificazione

della pubblicazione)

Page 185: Lavorare coi social media (terza edizione)

In sintesi

I social media non ti faranno mai vincere una

campagna,ma senza social media

non puoi vincere una campagna

(Beth Becker)

Page 186: Lavorare coi social media (terza edizione)

Ted – Video finale

Wael Ghonim: Dentro la

rivoluzione egiziana

Page 187: Lavorare coi social media (terza edizione)

TED, video finale

http://www.ted.com/talks/lang/ita/wael_ghonim_inside_the_egyptian_revolution.html

Wael Ghonim è il dirigente di Google che ha contribuito a innescare la rivoluzione democratica in Egitto... con una pagina di Facebook dedicata alla memoria di una vittima della violenza del regime. Al TEDx del Cairo ci narra le vicende degli ultimi due mesi viste dall'interno, in cui l'uomo della strada ha dimostrato come "il potere della gente è più forte della gente al potere.

Page 188: Lavorare coi social media (terza edizione)

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