LAUTREAMONT - I Canti Di Maldoror

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CANTO PRIMO Voglia il cielo che il lettore, reso ardito e momentaneamente feroce come ciò che legge, trovi, senza perdere l'orientamento, il suo cammino scosceso e selvaggio attraverso le paludi desolate di queste pagine oscure e avvelenate; infatti, a meno che non applichi alla lettura una logica rigorosa e una tensione intellettuale pari almeno alla sua diffidenza, le esalazioni mortali di questo libro gli impregneranno l'anima come l'acqua lo zucchero. Non è bene che tutti leggano le pagine che seguono; pochi soltanto potranno assaporare senza pericolo questo frutto amaro. Perciò, anima timorosa, prima di avventurarti oltre in queste lande inesplorate, volgi indietro i tacchi, e non in avanti. Ascolta bene ciò che ti dico: volgi indietro i tacchi, non in avanti, come lo sguardo di un figlio che rispettosamente si distolga dall'augusta contemplazione del viso materno; o piuttosto come un angolo a perdita d'occhio di uno stormo di gru intirizzite e pensierose che d'inverno voli possente attraverso il silenzio, a vele spiegate, verso un punto determinato dell'orizzonte da cui si alzi all'improvviso un vento strano e forte, ad annunciar tempesta. A questa vista la gru più vecchia, che da sola è l'avanguardia, scuote la testa come persona saggia e fa schioccare il becco; non è contenta (neppure io lo sarei, al suo posto), e il suo vecchio collo, sguarnito di piume e contemporaneo di tre generazioni di gru, si muove con ondulazioni irritate, presaghe del temporale che si avvicina. Dopo aver scrutato più volte in ogni direzione, con sangue freddo, con gli occhi dell'esperienza, prudentemente, la prima (a lei spetta il privilegio di mostrare le piume della coda alle altre gru d'intelligenza inferiore), con il suo vigile grido di vedetta malinconica per respingere il nemico comune, con flessibilità vira la punta della figura geometrica (forse è un triangolo, ma non si scorge il terzo lato formato nello spazio da questi strani uccelli migratori), ora a babordo, ora a tribordo, come un abile capitano; e, manovrando con ali che non appaiono più grandi di quelle di un passero, poiché non è sciocca imbocca un altro cammino filosofico, più sicuro. Lettore, è forse l'odio che vuoi ch'io invochi all'inizio di quest'opera? E chi ti dice che non ne fiuterai a volontà le rosse esalazioni, immerso in voluttà innumerevoli, con le tue narici orgogliose, dilatate e secche,

Transcript of LAUTREAMONT - I Canti Di Maldoror

  • CANTO PRIMO Voglia il cielo che il lettore, reso ardito e momentaneamente feroce come ci che legge, trovi, senza perdere l'orientamento, il suo cammino scosceso e selvaggio attraverso le paludi desolate di queste pagine oscure e avvelenate; infatti, a meno che non applichi alla lettura una logica rigorosa e una tensione intellettuale pari almeno alla sua diffidenza, le esalazioni mortali di questo libro gli impregneranno l'anima come l'acqua lo zucchero. Non bene che tutti leggano le pagine che seguono; pochi soltanto potranno assaporare senza pericolo questo frutto amaro. Perci, anima timorosa, prima di avventurarti oltre in queste lande inesplorate, volgi indietro i tacchi, e non in avanti. Ascolta bene ci che ti dico: volgi indietro i tacchi, non in avanti, come lo sguardo di un figlio che rispettosamente si distolga dall'augusta contemplazione del viso materno; o piuttosto come un angolo a perdita d'occhio di uno stormo di gru intirizzite e pensierose che d'inverno voli possente attraverso il silenzio, a vele spiegate, verso un punto determinato dell'orizzonte da cui si alzi all'improvviso un vento strano e forte, ad annunciar tempesta. A questa vista la gru pi vecchia, che da sola l'avanguardia, scuote la testa come persona saggia e fa schioccare il becco; non contenta (neppure io lo sarei, al suo posto), e il suo vecchio collo, sguarnito di piume e contemporaneo di tre generazioni di gru, si muove con ondulazioni irritate, presaghe del temporale che si avvicina. Dopo aver scrutato pi volte in ogni direzione, con sangue freddo, con gli occhi dell'esperienza, prudentemente, la prima (a lei spetta il privilegio di mostrare le piume della coda alle altre gru d'intelligenza inferiore), con il suo vigile grido di vedetta malinconica per respingere il nemico comune, con flessibilit vira la punta della figura geometrica (forse un triangolo, ma non si scorge il terzo lato formato nello spazio da questi strani uccelli migratori), ora a babordo, ora a tribordo, come un abile capitano; e, manovrando con ali che non appaiono pi grandi di quelle di un passero, poich non sciocca imbocca un altro cammino filosofico, pi sicuro. Lettore, forse l'odio che vuoi ch'io invochi all'inizio di quest'opera? E chi ti dice che non ne fiuterai a volont le rosse esalazioni, immerso in volutt innumerevoli, con le tue narici orgogliose, dilatate e secche,

  • rovesciandoti sul ventre come uno squalo, nell'aria bella e nera, lentamente e maestosamente, come se tu capissi davvero l'importanza di quest'atto e l'importanza non minore del tuo legittimo appetito? Ti garantisco, o mostro, ch'esse rallegreranno i due buchi informi del tuo muso schifoso, a condizione per che prima t'impegni a respirare per tremila volte di seguito la coscienza maledetta dell'Eterno! Allora le tue narici, dilatate da un piacere ineffabile, da un'estasi immobile, non chiederanno niente di meglio allo spazio odoroso di profumi e d'incenso; saranno finalmente sazie di una felicit completa, come gli angeli che abitano nella magnificenza e nella pace dei gradevoli cieli. In poche righe stabilir che Maldoror fu buono durante i suoi primi anni, in cui visse felice; ecco fatto. In seguito si accorse di essere nato cattivo: straordinaria fatalit! Occult il suo carattere finch gli fu possibile, per molti anni; ma alla fine, a causa di questa concentrazione innaturale, ogni giorno il sangue gli montava alla testa; finch, non riuscendo pi a sopportare una vita simile, si gett con decisione nella carriera del male... dolce atmosfera! Chi l'avrebbe detto! quando baciava un bambino dal roseo viso, avrebbe voluto staccargli le guance con un rasoio, e l'avrebbe fatto assai spesso se Giustizia, con il suo lungo corteo di punizioni, non glielo avesse impedito. Non era bugiardo, confessava la verit e diceva di essere crudele. Umani, avete udito? e osa riaffermarlo con questa penna tremante! Cos, dunque esiste una potenza pi forte della volont... Maledizione! La pietra pretende di sottrarsi alle leggi della gravit? Impossibile. impossibile che il male voglia allearsi al bene. Proprio come dicevo prima. C' gente che scrive per cercare il plauso umano, mettendo a frutto nobili qualit del cuore inventate dall'immaginazione o realmente possedute. Io, uso il mio genio per dipingere le delizie della crudelt! Delizie non momentanee, artificiali, ma che sono iniziate con l'uomo e con lui finiranno. Forse che il mio genio non in grado di allearsi con la crudelt nelle segrete risoluzioni della Provvidenza? o, per il fatto di essere crudeli, non si pu avere del genio? Le mie parole ne saranno la prova; basta che mi ascoltiate, se davvero lo volete... Scusate, mi sembrava che mi si fossero rizzati i capelli sulla testa; ma non niente: con la mano sono riuscito facilmente a rimetterli nella posizione originaria. Chi canta non

  • pretende che le sue cavatine siano una novit; anzi, si compiace che i pensieri alteri e malvagi del suo eroe siano presenti in ogni uomo. Per tutta la vita ho visto gli uomini dalle spalle strette compiere, senza una sola eccezione, atti stupidi e numerosi, abbrutire i loro simili e pervertire le anime con ogni mezzo. I motivi delle loro azioni li definiscono "la gloria". Assistendo a tali spettacoli, ho cercato di ridere come gli altri; ma ci, strana imitazione, mi era impossibile. Allora ho preso un coltello dalla lama ben affilata e mi sono tagliato le carni nei punti in cui le labbra si riuniscono. Per un istante credetti di aver raggiunto il mio scopo. Osservai in uno specchio quella bocca straziata di mia volont! Errore! Del resto, il sangue che colava abbondante dalle due ferite impediva di distinguere se si trattasse veramente del riso degli altri. Ma, dopo un confronto di pochi attimi, mi resi conto che il mio riso non era simile a quello degli umani; cio, non ridevo. Ho visto gli uomini, con testa orrida e occhi terribili infossati nell'orbita oscura, superare la durezza della roccia, la rigidit dell'acciaio fuso, la crudelt dello squalo, l'insolenza della giovent, il furore insensato dei criminali, i tradimenti dell'ipocrita, gli attori pi straordinari, la tenacia dei preti, e gli esseri pi impenetrabili, i pi freddi dei mondi e del cielo; sfiancare i moralisti impegnati a scoprire il loro cuore, e far ricadere su di loro la collera implacabile del cielo. Li ho visti tutti insieme, ora col pugno pi robusto rivolto contro il cielo, come quello di un fanciullo perverso contro la madre, probabilmente eccitati da qualche spirito infernale, gli occhi carichi di un rimorso cocente e insieme pieno d'odio, in un silenzio glaciale, senza il coraggio di manifestare le meditazioni vaste e ingrate nascoste nel loro seno, piene a tal punto d'ingiustizia e di orrore, e rattristare di compassione il Dio misericordioso; e ora, a ogni attimo del giorno, dall'inizio dell'infanzia alla fine della vecchiaia, diffondendo anatemi incredibili, privi di senso comune, contro tutto ci che respira, contro se stessi e la Provvidenza, prostituire le donne e i bambini, e disonorare cos le parti del corpo consacrate al pudore. Allora i mari sollevano le acque, inghiottono le assi dei pontili nei loro abissi; gli uragani, i terremoti, rovesciano le case; la peste, le malattie pi diverse decimano le famiglie in preghiera. Ma gli uomini non se ne accorgono. Li ho anche visti arrossire, impallidire di vergogna per la loro condotta su questa terra; raramente. Tempeste, sorelle degli uragani; firmamento bluastro di cui non ammetto la bellezza; mare ipocrita, immagine del mio cuore; terra, dal seno misterioso; abitanti

  • delle sfere; universo intero; Dio, che l'hai creato con magnificenza, sei tu che invoco: mostrami un solo uomo che sia buono! Ma la tua grazia decuplichi le mie forze naturali, perch alla vista di un simile mostro potrei morire di stupore; si muore per meno. Bisogna lasciarsi crescere le unghie per quindici giorni. Oh! com' dolce strappare brutalmente dal suo letto un bambino che ancora non ha niente sul labbro superiore e, con gli occhi bene aperti, fingere di passargli soavemente la mano sulla fronte, carezzandogli indietro i suoi bei capelli! Poi, all'improvviso, quando meno se lo aspetta, affondargli le unghie lunghe nel tenero petto, ma senza farlo morire; se morisse ci perderemmo, pi tardi, lo spettacolo delle sue miserie. Poi si beve il suo sangue, leccando le ferite; e per tutto questo tempo, che dovrebbe durare un'eternit, il bambino piange. Niente buono quanto il suo sangue, succhiato nel modo che ho detto, ancora bello caldo, per non parlare della bont delle lacrime, amare come il sale. Uomo, hai mai assaggiato il tuo sangue, quando per caso ti sei tagliato un dito? buono, vero? perch non ha sapore. Inoltre, non ti ricordi di aver portato un giorno, durante le tue lugubri riflessioni, il cavo della mano sul tuo volto malaticcio, bagnato da ci che ti cadeva dagli occhi? mano che poi fatalmente si dirigeva verso la bocca, che a lunghi sorsi attingeva a quella coppa, tremante come i denti dell'alunno che scruta obliquamente colui che nato per opprimerlo, le lacrime? Come sono buone, vero? perch hanno il sapore dell'aceto. Si direbbe che sono le lacrime di colei che ama di pi; ma le lacrime di bambino sono pi gradevoli al palato. Lui non tradisce, perch ancora non conosce il male: colei che ama di pi, prima o poi tradisce... lo indovino per analogia, bench io non sappia cosa siano l'amicizia, l'amore ( probabile che non li accetter mai, perlomeno da parte della razza umana). Dunque, poich il tuo sangue e le tue lacrime non ti disgustano, nutriti, nutriti con fiducia delle lacrime e del sangue dell'adolescente. Bendagli gli occhi, mentre lacererai le sue carni palpitanti; e, dopo aver udito per lunghe ore le sue grida sublimi, simili ai rantoli acuti che in battaglia escono dalle gole dei feriti agonizzanti, allora, essendoti spostato in altro luogo, come una valanga ti precipiterai dalle stanze accanto, e fingerai di accorrere in suo aiuto. Gli slegherai le mani, con i nervi e le vene gonfie, restituirai la vista ai suoi occhi smarriti, e ti rimetterai a leccare le lacrime e il sangue. Com' vero allora il pentimento! La scintilla divina che in noi, e appare tanto raramente, si mostra; troppo tardi! Com' travolto

  • dall'affetto il cuore, consolando l'innocente a cui si inflitto del male: Adolescente, che hai appena sofferto dolori crudeli, chi mai ha potuto commettere su di te un crimine che non saprei qualificare? Sventurato! Quanto devi soffrire! Lo sapesse tua madre, non sarebbe pi vicina alla morte, tanto aborrita dai colpevoli, di quanto non lo sia io in questo momento. Ahim! cosa sono dunque il bene e il male! Sono forse un'unica cosa, attraverso cui testimoniamo con rabbia la nostra impotenza, e la passione di raggiungere l'infinito perfino con i mezzi pi insensati? Oppure sono due cose diverse? S... meglio che siano la stessa cosa... altrimenti, che ne sar di me il giorno del giudizio! Adolescente, perdonami: proprio chi sta di fronte al tuo volto nobile e sacro ti ha spezzato le ossa e lacerato le carni, che ora penzolano qua e l dal tuo corpo. stato forse un delirio della mia ragione malata, forse un istinto segreto che non dipende dai miei ragionamenti, come quello dell'aquila che strazia la sua preda, a farmi commettere questo crimine; eppure soffrivo quanto la mia vittima! Perdonami, adolescente. Una volta usciti da questa vita transitoria, voglio che restiamo allacciati in eterno; formare un solo essere, la mia bocca incollata alla tua. Ma in questo modo la mia punizione non sar completa. Allora sarai tu a lacerare me, senza mai fermarti, con i denti e le unghie contemporaneamente. Per quest'olocausto espiatorio, adorner il mio corpo di ghirlande profumate; e soffriremo entrambi, io a essere lacerato, tu a lacerare me... la mia bocca incollata alla tua. O adolescente dai capelli biondi e dagli occhi cos dolci, farai ora ci che ti consiglio? Tuo malgrado, voglio che tu lo faccia, e renderai felice la mia coscienza. Dopo aver parlato cos, nello stesso tempo avrai inflitto il male a un essere umano e da quello stesso essere sarai amato: la felicit pi grande che sia dato concepire. Pi tardi potrai ricoverarlo all'ospizio, perch il paralitico non potr pi guadagnarsi da vivere. Diranno che sei buono, e le corone d'alloro e le medaglie d'oro nasconderanno i tuoi piedi nudi, sparsi sulla grande tomba, dal volto vecchio. O tu, di cui non voglio scrivere il nome su questa pagina che consacra la santit del crimine, io lo so che il tuo perdono fu immenso come l'universo. Ma io, esisto ancora! Ho stretto un patto con la prostituzione per seminare il disordine nelle famiglie. Ricordo la notte che precedette quest'alleanza pericolosa. Vidi di fronte a me una tomba. Udii una lucciola, grande come una casa, che mi disse: Ora ti faccio luce. Leggi l'iscrizione. Quest'ordine supremo non viene da me. Una vasta luce color sangue, alla cui vista le mie

  • mascelle si misero a battere e le braccia si abbandonarono inerti, si diffuse nell'aria fino all'orizzonte. Mi appoggiai a un muro in rovina, stavo per cadere, e lessi: Qui giace un adolescente che mor di petto: sapete perch. Non pregate per lui. Molti uomini forse non avrebbero avuto il mio coraggio. Intanto, una bella donna nuda venne a sdraiarsi ai miei piedi. E io a lei, con volto triste: Puoi rialzarti. Le tesi la mano con cui il fratricida sgozza la sorella. La lucciola, a me: Prendi una pietra e uccidila. Perch? le dissi. Lei a me: Stai attento, tu sei il pi debole, e io sono la pi forte. Costei si chiama Prostituzione. Le lacrime negli occhi, la rabbia nel cuore, sentii nascere in me una forza sconosciuta. Presi una grossa pietra; dopo molti sforzi, la sollevai a fatica fino all'altezza del petto; con le braccia me la misi in spalla. Scalai una montagna fino alla vetta: da lass, schiacciai la lucciola. La sua testa sprofond nel terreno per l'altezza di un uomo; la pietra rimbalz fino all'altezza di sei chiese. And a ricadere in un lago le cui acque si abbassarono per un attimo, turbinando, scavando un immenso cono rovesciato. La calma riapparve alla superficie; la luce di sangue non brill pi. Ahim! ahim! - esclam la bella donna nuda; - che hai mai fatto?. Io a lei: Ti preferisco a lei; perch ho piet degli sventurati. Non colpa tua se la giustizia eterna ti ha creata. Lei a me: Un giorno gli uomini mi renderanno giustizia; non ti dico altro. Lasciami andare, a nascondere la mia tristezza infinita in fondo al mare. Soltanto tu e i mostri schifosi che brulicano in quei neri abissi non mi disprezzate. Tu sei buono. Addio, tu che m'hai amata. Io a lei: Addio! Ancora una volta: addio! Ti amer per sempre! Da questo momento abbandono la virt. Per questo, o popoli, quando udrete il vento d'inverno gemere sul mare e lungo le sue coste, o sopra le grandi citt che da molto tempo sono in lutto per me, o attraverso le fredde regioni polari, dite: Non sta passando lo spirito di Dio: non altro che il sospiro acuto della prostituzione, unito ai gemiti gravi del Montevideano. Fanciulli, sono io a dirvelo. Allora, pieni di misericordia, inginocchiatevi; e gli uomini, pi numerosi dei pidocchi, pronuncino lunghe preghiere. Al chiaro di luna, vicino al mare, nei luoghi isolati della campagna, vediamo, immersi in riflessioni amare, che ogni cosa assume forme gialle, incerte, fantastiche. L'ombra degli alberi, ora in fretta, ora lentamente, corre, viene, ritorna, in forme diverse, si appiattisce, aderisce al suolo. Un tempo, quando mi lasciavo trasportare dalle ali della giovinezza, tutto questo mi faceva sognare, mi pareva strano; ora, mi sono abituato. Il vento

  • geme attraverso le foglie le sue languide note, e il gufo canta il suo grave lamento, che fa rizzare i capelli a chi lo ascolta. Allora i cani, furiosi, spezzano le catene, fuggono dalle fattorie lontane; in preda alla follia, corrono qua e l per la campagna. Si fermano di colpo, guardano da ogni parte con inquietudine selvaggia, con occhi di fuoco; e come gli elefanti, prima di morire, gettano nel deserto un ultimo sguardo al cielo, sollevando disperatamente la proboscide, lasciando pendere inerti le orecchie, cos i cani lasciano penzolare le orecchie, sollevano la testa, gonfiano il collo terribile, e si mettono ad abbaiare, ora come un fanciullo che grida per la fame, ora come un gatto ferito al ventre sopra un tetto, come una donna che sta per partorire, come un moribondo malato di peste all'ospedale o come una fanciulla che canta un'aria sublime, contro le stelle del nord, contro le stelle dell'est, contro le stelle del sud, contro le stelle dell'ovest; contro la luna; contro le montagne, simili in lontananza a rocce giganti che giacciono nell'oscurit; contro l'aria fredda che aspirano a pieni polmoni e rende rosso, infuocato, l'interno delle loro narici; contro il silenzio della notte; contro le civette che con volo obliquo sfiorano loro il muso, portando nel becco un topo o una rana, nutrimento vivo, dolce per i piccoli; contro le lepri che scompaiono in un batter d'occhio; contro il ladro che fugge al galoppo sul suo cavallo dopo aver commesso un crimine; contro i serpenti che scuotono le brughiere e fanno tremare loro la pelle, e digrignare le zanne; contro il loro stesso latrare che li impaurisce; contro i rospi che stritolano con un colpo secco di mascella (perch si sono allontanati dallo stagno?); contro gli alberi le cui foglie, mollemente cullate, sono altrettanti misteri che essi non capiscono e vogliono scoprire coi loro occhi fissi, intelligenti; contro i ragni sospesi tra le loro lunghe zampe, che si arrampicano sugli alberi per mettersi in salvo; contro i corvi che durante il giorno non hanno trovato niente da mangiare e tornano al nido con ala stanca; contro gli scogli della riva; contro i fuochi che appaiono sui pennoni delle navi invisibili; contro il rumore sordo delle onde; contro i grandi pesci che, nuotando, mostrano il dorso nero e poi sprofondano nell'abisso; e contro l'uomo che li rende schiavi. Dopo di che si rimettono a correre per la campagna, saltando con le zampe insanguinate sopra i fossati, i sentieri, i campi, le erbe e le pietre scoscese. Si direbbero colpiti dalla rabbia, alla ricerca di un vasto stagno in cui calmare la sete. I loro ululati prolungati atterriscono la natura. Sventura al viaggiatore che si attardato! Gli amici dei cimiteri si avventeranno su di lui, lo dilanieranno, lo divoreranno con la bocca grondante di sangue; poich non

  • hanno certo denti guasti. Gli animali selvaggi, non osando avvicinarsi per partecipare al pasto di carne, fuggono a perdita d'occhio, tremanti. Dopo qualche ora, i cani, sfiniti dal correre di qua e di l, quasi morti, la lingua fuori dalla bocca, si avventano gli uni contro gli altri senza sapere ci che fanno, e si dilaniano in mille brandelli con una rapidit incredibile. Non agiscono cos per crudelt. Un giorno mia madre, con occhi vitrei, mi disse: Quando sarai a letto e udrai i latrati dei cani nella campagna, nasconditi sotto le coperte, non deridere quello che fanno: hanno una sete insaziabile d'infinito, come te, come me, come il resto degli umani dal volto pallido e lungo. Anzi, ti permetto di stare alla finestra a contemplare lo spettacolo, che assai sublime. Da quel giorno rispetto l'auspicio della morta. Anch'io, come i cani, ho bisogno dell'infinito... Non posso, non posso soddisfare questo bisogno! Sono figlio dell'uomo e della donna, cos mi hanno detto. Ci mi stupisce... credevo di essere di pi! Per il resto, che m'importa da dove vengo? Se fosse potuto dipendere dalla mia volont, avrei preferito essere figlio della femmina dello squalo, la cui fame amica della tempesta, e della tigre, di cui nota la crudelt: non sarei cos malvagio. Voi che mi guardate, allontanatevi da me, perch il mio respiro esala veleno. Nessuno ha ancora visto le rughe verdi della mia fronte; n le ossa sporgenti del mio volto magro, simili alle lische di qualche grande pesce, o agli scogli che coprono le rive del mare, o alle scoscese montagne alpestri che spesso percorsi quando avevo sulla testa capelli di un altro colore. E quando mi aggiro intorno alle abitazioni degli uomini, nelle notti tempestose, con gli occhi ardenti, i capelli flagellati dal vento delle tempeste, isolato come una pietra in mezzo a un sentiero, mi copro il volto avvizzito con un pezzo di velluto, nero come la fuliggine che riempie l'interno dei camini: gli occhi non devono essere testimoni della bruttezza che l'Essere supremo, con un sorriso d'odio possente, ha deposto su di me. Ogni mattina, quando il sole si alza per gli altri, diffondendo nella natura la gioia e il calore salutari, guardando fisso lo spazio pieno di tenebre senza che nessuno dei miei lineamenti si muova, accovacciato sul fondo della mia caverna amata, in una disperazione che m'inebria come il vino, con le mani potenti mi ferisco il petto, lo riduco in brandelli. Eppure lo sento che non sono colpito dalla rabbia. Eppure lo sento che non sono il solo a soffrire! Eppure lo sento che respiro! Come un condannato che prova i suoi muscoli, riflettendo sulla loro sorte, e presto salir sul patibolo, in piedi sul mio pagliericcio, ad occhi chiusi, lentamente giro il collo da destra a sinistra, da sinistra a destra, per ore intere; non cado

  • morto stecchito. Ogni tanto, quando il collo non pu pi continuare a girare nella stessa direzione e si ferma, per rimettersi a girare nella direzione opposta, all'improvviso guardo l'orizzonte attraverso i radi interstizi lasciati dalla sterpaglia fitta che ricopre l'entrata: non vedo nulla! Nulla... tranne le campagne che danzano in turbine con gli alberi e le lunghe file di uccelli che attraversano l'aria. Ci mi sconvolge il sangue e il cervello... Chi dunque mi colpisce sulla testa con una sbarra di ferro, come un martello batte l'incudine? Io mi propongo, e non ne sono emozionato, di declamare a gran voce la strofa seria e fredda che ora ascolterete. Fate attenzione a ci che contiene e guardatevi dalla penosa impressione che inevitabilmente lascer, come un marchio, nelle vostre immaginazioni turbate. Non crediate che io stia per morire, perch non sono ancora uno scheletro e la vecchiaia ancora non si incollata alla mia fronte. Di conseguenza, eliminiamo subito ogni idea di paragone col cigno nel momento in cui la sua esistenza se ne vola via; di fronte a voi c' soltanto un mostro, di cui sono lieto che non possiate vedere il volto, meno orribile tuttavia della sua anima. Eppure non sono un criminale... Ma basta, su questo punto. Non passato molto tempo da quando ho rivisto il mare e calcato il ponte dei vascelli, e i miei ricordi sono vivi come se l'avessi lasciato ieri. Tuttavia, se vi possibile, restate calmi quanto me in questa lettura che gi mi pento di offrirvi, e non arrossite al pensiero di ci che il cuore umano. O polipo dallo sguardo di seta! tu, la cui anima inseparabile dalla mia; tu, il pi bell'abitante del globo terrestre, e che comandi a un serraglio di quattrocento ventose; tu, in cui risiedono nobilmente, come nella loro residenza naturale, di comune accordo, con legame indistruttibile, la dolce virt comunicativa e la grazia divina, perch non sei con me, il tuo ventre di mercurio contro il mio petto di alluminio, seduti insieme su qualche scoglio della riva, a contemplare questo spettacolo che adoro! Vecchio oceano, dalle onde di cristallo, tu somigli proporzionalmente a quei segni azzurrognoli che si vedono sul dorso martoriato dei mozzi; tu sei un livido immenso, applicato sul corpo della terra: mi piace questo paragone. Cos, al tuo primo apparire, un soffio lungo di tristezza che si potrebbe credere il mormorio della tua brezza soave, passa, lasciando tracce incancellabili sull'anima profondamente sconvolta, e tu richiami alla memoria dei tuoi amanti, senza che se ne rendano sempre conto, i rudi

  • inizi dell'uomo, quando fa la conoscenza del dolore che non lo lascer pi. Io ti saluto, vecchio oceano! Vecchio oceano, la tua forma armoniosamente sferica, che rallegra il volto grave della geometria, mi ricorda fin troppo i piccoli occhi dell'uomo, simili a quelli del cinghiale per la piccolezza e a quelli degli uccelli notturni per la perfezione circolare del contorno. Eppure, in tutti i secoli, l'uomo si creduto bello. Suppongo tuttavia che l'uomo creda alla propria bellezza solo per amor proprio; ma che non sia bello davvero, e che lo sospetti; infatti, perch mai guarderebbe con tanto disprezzo il volto del proprio simile? Io ti saluto, vecchio oceano! Vecchio oceano, tu sei il simbolo dell'identit: sempre eguale a te stesso. Non cambi in modo essenziale, e se in qualche luogo le tue onde sono infuriate, pi lontano, da qualche altra parte, sono nella calma pi completa. Non sei come l'uomo, che si ferma per strada a guardare due mastini che si azzannano al collo, ma non si ferma quando passa un funerale; che al mattino disponibile e la sera di cattivo umore, che oggi ride e domani piange. Io ti saluto, vecchio oceano! Vecchio oceano, non sarebbe impossibile che tu nascondessi nel tuo seno future utilit per l'uomo. Gi gli hai dato la balena. Non lasci indovinare facilmente agli occhi avidi delle scienze naturali i mille segreti della tua intima organizzazione: sei modesto. L'uomo si vanta senza sosta, e per delle sciocchezze. Io ti saluto, vecchio oceano! Vecchio oceano, le diverse specie di pesci che nutri non si sono giurate fraternit. Ogni specie vive per proprio conto. I temperamenti e le conformazioni che variano in ognuna di esse spiegano in maniera soddisfacente ci che all'inizio appare soltanto un'anomalia. Accade lo stesso con l'uomo, che non ha le stesse scusanti. Se un pezzo di terra occupato da trenta milioni di esseri umani, costoro si sentono in dovere di non immischiarsi nell'esistenza dei loro vicini, inchiodati come radici al pezzo di terra che hanno sotto i piedi. Scendendo dal grande al piccolo, ogni uomo vive come un selvaggio nella sua tana, e raramente ne esce per andare a trovare il suo simile, come lui accovacciato in un'altra tana. La grande famiglia universale degli umani un'utopia degna della logica pi mediocre. Inoltre, dallo spettacolo delle tue mammelle feconde deriva la nozione d'ingratitudine, perch il pensiero va subito a quei numerosi genitori cos ingrati verso il Creatore da abbandonare il frutto della loro miserabile unione. Io ti saluto, vecchio oceano!

  • Vecchio oceano, la tua grandezza materiale pu essere comparata soltanto alla misura ipotizzabile della potenza attiva che stata necessaria per generare la totalit della tua massa. impossibile abbracciarti con un solo sguardo. Per contemplarti, bisogna che la vista giri il suo telescopio, con un movimento continuo, verso i quattro punti dell'orizzonte, proprio come un matematico, per risolvere un'equazione algebrica, costretto a esaminare separatamente i diversi casi possibili, prima di risolvere la difficolt. Per sembrare grasso, l'uomo mangia sostanze nutritive e compie altri sforzi, degni di una sorte migliore. Si gonfi quanto vuole, questa rana adorabile. Stai tranquillo, mai eguaglier la tua grandezza; cos almeno suppongo. Io ti saluto, vecchio oceano! Vecchio oceano, le tue acque sono amare. Esattamente lo stesso gusto del fiele che la critica distilla sulle belle arti, sulle scienze, su ogni cosa. Se qualcuno ha del genio, lo si fa passare per un idiota; se un altro ha un bel corpo, diventa un gobbo disgustoso. L'uomo deve sentire con forza la propria imperfezione, dovuta per almeno tre quarti a lui soltanto, per criticarla cos! Io ti saluto, vecchio oceano! Vecchio oceano, gli uomini, malgrado l'eccellenza dei loro metodi e nonostante l'aiuto dei mezzi d'indagine della scienza, non sono ancora riusciti a misurare la vertiginosa profondit dei tuoi abissi; ne possiedi alcuni che le sonde pi lunghe, pi pesanti, hanno riconosciuto inaccessibili. Ai pesci... concesso: agli uomini, no. Mi sono chiesto spesso cosa fosse pi facile da esplorare, se la profondit dell'oceano o le profondit del cuore umano! Spesso, con la mano alla fronte, in piedi sui vascelli, mentre la luna si dondolava tra i pennoni in modo irregolare, mi sono sorpreso a sforzarmi di risolvere questo difficile problema, astraendo da tutto ci che non fosse il fine che perseguivo! S, cosa pi profondo, cosa pi impenetrabile tra i due: l'oceano o il cuore umano? Se trent'anni di esperienza della vita possono far piegare la bilancia, fino a un certo punto, verso l'una o l'altra delle due soluzioni, mi sar concesso di dire che, nonostante la sua profondit, l'oceano non pu essere messo sullo stesso piano, in un confronto su questo aspetto, con la profondit del cuore umano. Sono stato in rapporto con uomini che erano stati virtuosi. Morivano a sessant'anni, e nessuno mancava di esclamare: Hanno fatto il bene su questa terra, cio hanno praticato la carit: tutto qui, non poi gran cosa, chiunque pu fare altrettanto. Chi potr mai capire perch mai due amanti che il giorno prima si idolatravano, per una parola male interpretata si separano, uno verso oriente, l'altro verso occidente, spinti dall'odio, dalla

  • vendetta, dall'amore e dal rimorso, per non vedersi pi, ognuno ammantato nella sua fierezza solitaria? Miracolo che ogni giorno si rinnova, e non per questo meno miracoloso. Chi potr mai capire perch assaporiamo non solo le disgrazie generali dei nostri simili ma anche quelle particolari degli amici pi cari, pur essendone nello stesso tempo afflitti? Un esempio incontestabile per chiudere la serie: ipocritamente l'uomo dice s e pensa no. per questo che i cinghialetti umani hanno tanta fiducia gli uni negli altri e non sono egoisti. La psicologia ha ancora molti progressi da compiere. Io ti saluto, vecchio oceano! Vecchio oceano, sei talmente potente che gli uomini l'hanno imparato a proprie spese. Hanno un bell'impiegare tutte le risorse del loro genio... incapaci come sono di dominarti. Hanno trovato il loro padrone. Dico che hanno trovato qualcosa pi forte di loro. Questo qualcosa ha un nome. Questo nome : l'oceano! La paura che ispiri loro tale che ti rispettano. Nonostante ci, fai danzare il valzer alle loro macchine pi pesanti, con grazia, eleganza e facilit. Imponi loro salti ginnici fino al cielo e tuffi mirabili fino nel fondo dei tuoi domini: un saltimbanco ne sarebbe invidioso. E sono fortunati quando non li avvolgi definitivamente nelle tue spire ribollenti, per andare a vedere, senza ferrovia, nelle tue viscere acquatiche, come stanno i pesci e soprattutto come stanno loro stessi. L'uomo dice: Io sono pi intelligente dell'Oceano. possibile, perfino assai vero; ma l'oceano per lui pi temibile di quanto lui non sia temibile per l'oceano: non necessario dimostrarlo. Questo patriarca osservatore, coevo delle prime epoche del nostro globo sospeso, sorride di piet quando assiste alle battaglie navali delle nazioni. Ecco qui un centinaio di leviatani usciti dalle mani dell'umanit. Gli ordini enfatici dei superiori, le grida dei feriti, le cannonate, sono solo rumori per annientare qualche secondo. Ora sembra che il dramma sia finito, e che l'oceano si sia messo qualcosa nel ventre. Le fauci sono formidabili. Come devono essere grandi verso il basso, in direzione dell'ignoto! Infine, a coronare la stupida commedia, che non neppure interessante, si vede in mezzo al cielo qualche cicogna attardata dalla stanchezza, che si mette a gridare senza arrestare l'ampiezza del suo volo: Ma guarda!... Brutto segno! L sotto c'erano dei puntini neri; ho chiuso gli occhi, e sono scomparsi. Io ti saluto, vecchio oceano! Vecchio oceano, grande scapolo, quando percorri la solitudine solenne dei tuoi flemmatici regni giustamente t'inorgoglisci della tua nativa magnificenza, e degli elogi autentici che mi affretto a farti. Voluttuosamente cullato dai molli effluvi della tua maestosa lentezza, che

  • il pi grandioso tra gli attributi di cui il potere supremo ti ha gratificato, svolgi, al centro di un oscuro mistero, sulla tua intera sublime superficie, con la calma consapevolezza della tua eterna potenza, le tue onde incomparabili. Si seguono parallele, separate da brevi intervalli. Appena una diminuisce, un'altra le va incontro ingrossandosi, accompagnate dal malinconico rumore della schiuma che si dissolve per avvertirci che tutto schiuma. (Cos gli esseri umani, onde viventi, muoiono uno dopo l'altro, con monotonia; senza lasciare, tuttavia, rumore di schiuma). L'uccello di passaggio riposa su di esse con fiducia, e si abbandona ai loro movimenti pieni di grazia fiera, finch le ossa delle sue ali non abbiano recuperato il vigore consueto per continuare il pellegrinaggio aereo. Vorrei che la maest umana non fosse altro che l'incarnazione del riflesso della tua. Chiedo molto, e questo auspicio sincero per te glorioso. La tua grandezza morale, immagine dell'infinito, immensa come le riflessioni del filosofo, come l'amore della donna, come la bellezza divina dell'uccello, come le meditazioni del poeta. Tu sei pi bello della notte. Rispondimi, oceano, vuoi essermi fratello? Muoviti impetuoso... di pi... ancora di pi, se vuoi che io ti paragoni alla vendetta di Dio; allunga i lividi artigli aprendoti un varco sul seno... bene, cos. Svolgi le tue onde spaventose, orrido oceano, solo da me compreso; cado di fronte a te, prosternato alle tue ginocchia. La maest dell'uomo presa a prestito; non mi far impressione: tu s. Oh! quando avanzi, con la cresta alta e terribile, circondato dalle tue tortuose sinuosit come da una corte, magnetico e selvaggio, facendo rotolare le tue onde una sull'altra, consapevole di ci che sei, e intanto emetti dalle profondit del petto, come oppresso da un rimorso immenso che non riesco a scoprire, quel muggito sordo e perpetuo che gli uomini temono tanto, anche quando ti contemplano, al sicuro, tremanti sulla riva, allora vedo bene che non mi spetta il diritto insigne di dirmi eguale a te. Per questo, di fronte alla tua superiorit, io ti darei tutto il mio amore (e nessuno sa quanto amore contengano le mie aspirazioni al bello), se tu non mi facessi dolorosamente pensare ai miei simili, che formano con te il pi ironico contrasto, l'antitesi pi buffonesca che mai si sia vista nella creazione: non posso amarti, ti detesto. Ma perch allora ritorno a te, per la millesima volta, alle tue braccia amiche che si dischiudono a carezzarmi la fronte che scotta, che al loro contatto vede scomparire la febbre! Non conosco il tuo destino nascosto; tutto ci che ti riguarda m'interessa. Dimmi dunque se sei la dimora del principe delle tenebre. Dimmelo... dimmelo, oceano (a me soltanto, per non rattristare chi ancora non ha conosciuto altro che le

  • illusioni), dimmi se il soffio di Satana a creare le tempeste che sollevano fino alle nubi le tue acque salate. Devi dirmelo, perch io mi rallegrer di sapere l'inferno tanto vicino all'uomo. Voglio che sia questa l'ultima strofa della mia invocazione. Quindi, ancora una volta soltanto, voglio salutarti e dirti addio! Vecchio oceano dalle onde di cristallo... I miei occhi s'inumidiscono di lacrime abbondanti, e non ho la forza di proseguire; perch sento che giunto il momento di tornare tra gli uomini, dall'aspetto brutale; ma coraggio! Facciamo un grande sforzo e compiamo, con il senso del dovere, il nostro destino su questa terra. Io ti saluto, vecchio oceano! Non mi si vedr, nella mia ultima ora (questo lo scrivo sul letto di morte), circondato da preti. Voglio morire cullato dall'onda del mare in tempesta, in piedi sulla montagna... gli occhi verso l'alto, no: so che il mio annientamento sar totale. Del resto, non avrei grazia da sperare. Chi apre la porta della mia stanza funebre? Avevo detto che nessuno doveva entrare. Chiunque tu sia, vattene; ma se credete di scorgere qualche segno di dolore o di paura sul mio volto di iena (uso questo paragone anche se la iena pi bella di me, e pi piacevole a vedersi), disingannatevi: si avvicini pure. Siamo in una notte d'inverno, e gli elementi si scontrano da ogni parte, e l'uomo ha paura, e l'adolescente medita qualche crimine contro uno dei suoi amici, se quale io fui nella mia giovinezza. Il vento, i cui sibili lamentosi rattristano l'umanit, qualche istante prima dell'ultima agonia mi porti via sulle ossa delle sue ali, per il mondo, impaziente della mia morte. Godr ancora, in segreto, dei numerosi esempi della malvagit umana (un fratello ama assistere, senza essere visto, alle imprese dei suoi fratelli). L'aquila, il corvo, l'immortale pellicano, l'anatra selvatica, la gru viaggiatrice, risvegliati, tremanti di freddo, mi vedranno passare nel bagliore dei lampi, spettro orribile e contento. Non sapranno che cosa mai significhi. Sulla terra, la vipera, l'occhio grosso del rospo, la tigre, l'elefante; nel mare, la balena, lo squalo, il pesce martello, l'informe razza, il dente della foca polare, si chiederanno che cosa sia questa deroga alla legge della natura. L'uomo, tremante, tra i gemiti incoller la fronte a terra: S, vi supero tutti con la mia crudelt innata, crudelt che non dipeso da me far scomparire. Per questo vi mostrate tanto prosternati davanti a me? oppure perch mi vedete attraversare, fenomeno nuovo, come una cometa terrificante, lo spazio insanguinato? (Una pioggia di sangue cade dal mio vasto corpo, simile a una nube nerastra che l'uragano spinga davanti a s). Non abbiate alcun timore, bambini, non voglio maledirvi. Il male che mi

  • avete fatto troppo grande, troppo grande il male che io ho fatto a voi, perch sia volontario. Voi avete camminato per la vostra strada, io per la mia, simili entrambe, entrambe perverse. Necessariamente abbiamo dovuto incontrarci, in questa somiglianza di carattere; l'urto che ne seguito ci stato reciprocamente fatale. Allora gli uomini rialzeranno poco a poco la testa, riprendendo coraggio, e allungheranno il collo per vedere chi a parlare cos. E all'improvviso il loro volto infuocato, decomposto, mostrando le passioni pi terribili, far tali smorfie che i lupi ne avranno paura. Tutti insieme scatteranno in piedi come una molla immensa. Che imprecazioni! che voci lacerate! Mi hanno riconosciuto. Ecco che gli animali della terra si uniscono agli uomini, fanno udire i loro bizzarri clamori. Non pi odio reciproco; i due odi sono rivolti contro il nemico comune, contro di me; si avvicinano per assenso universale. Venti che mi sostenete, sollevatemi ancora pi in alto; io temo la perfidia. Si, scompariamo poco a poco dai loro occhi, ancora una volta testimone delle conseguenze delle passioni, completamente soddisfatto... Io ti ringrazio di avermi risvegliato con il movimento delle tue ali, o rinolofo, il cui naso sormontato da una cresta a forma di ferro di cavallo: mi accorgo, infatti, che purtroppo non si trattava d'altro che di una malattia passeggera, e con disgusto sento che rinasco alla vita. Qualcuno dice che venivi verso di me per succhiare quel po' di sangue che si trova nel mio corpo: perch quest'ipotesi non realt? Una famiglia intorno a una lampada posta sul tavolo. - Figlio, dammi le forbici che sono su quella sedia. - Non ci sono, madre. - Allora vai a cercarle nell'altra stanza. Ti ricordi, mio dolce signore, quando facevamo voti per avere un bambino, e saremmo rinati una seconda volta, e sarebbe stato il sostegno della nostra vecchiaia? - Ricordo, e Dio ci ha esauditi. Non abbiamo di che lamentarci per la nostra sorte su questa terra. Ogni giorno benediciamo la Provvidenza per i suoi benefici. Il nostro Edouard possiede tutte le grazie di sua madre. - E le virili qualit del padre. - Ecco le forbici, madre: finalmente le ho trovate. Egli riprende il suo lavoro... Ma qualcuno si presentato alla porta d'ingresso e contempla per qualche istante la scena che si offre ai suoi occhi:

  • - Che significa questo spettacolo? C' molta gente meno felice di questi qui. Ma che razza di ragionamenti si fanno per amare l'esistenza? Allontanati, Maldoror, da questo tranquillo focolare; il tuo posto non qui. Si ritirato! - Non so come ci possa accadere, ma sento che le facolt umane si danno battaglia nel mio cuore. La mia anima inquieta, senza sapere perch; l'atmosfera pesante. - Donna, provo le tue stesse impressioni; tremo al pensiero che ci capiti qualche sventura. Abbiamo fiducia in Dio; in lui la speranza suprema. - Madre, faccio fatica a respirare; mi fa male la testa. - Anche tu, figlio mio! Ora ti inumidisco la fronte e le tempie con l'aceto. - No, buona madre... Guardate, appoggia il corpo alla spalliera della sedia, stanco. - Qualcosa mi agita dentro, ma non so spiegare cos'. Ora il minimo oggetto mi disturba. - Come sei pallido! La fine di questa veglia non giunger senza che qualche funesto evento ci sprofondi tutti e tre nel lago della disperazione! Odo, in lontananza, le grida prolungate del pi straziante dolore. - Figlio mio! - Ah, madre!... ho paura! - Su, dimmi se soffri. - Non soffro, madre... No, non dico la verit. Il padre non si rimette dallo stupore: - Sono le grida che si odono talvolta nel silenzio delle notti senza stelle. Eppure, bench udiamo queste grida, chi le lancia non qui vicino; questi gemiti si possono udire a tre leghe di distanza, trasportati dal vento da una citt all'altra. Mi avevano parlato spesso di questo fenomeno; ma non avevo mai avuto l'occasione di giudicare io stesso la sua veridicit. Donna, mi parlavi di sventure; se mai vi fu sventura pi reale nella lunga sventura del tempo, la sventura di chi ora turba il sonno dei propri simili... Odo, in lontananza, le grida prolungate del pi straziante dolore. - Voglia il cielo che la sua nascita non sia una calamit per il suo paese, che l'ha respinto dal suo seno. Va di contrada in contrada, aborrito ovunque. Alcuni dicono che oppresso da una specie di follia originaria, fin dall'infanzia. Altri credono di sapere che sia di una crudelt estrema e

  • istintiva, di cui lui stesso si vergogna, e che i suoi genitori ne sono morti di dolore. Altri ancora sostengono che nella sua giovinezza sia stato bollato con un soprannome; che ne rimasto inconsolabile per il resto della sua esistenza, perch la sua dignit ferita vi vedeva una prova flagrante della malvagit degli uomini, che si rivela nei primi anni, per aumentare in seguito. Questo soprannome era il vampiro!... Odo, in lontananza, le grida prolungate del pi straziante dolore. - Aggiungono che di giorno, di notte, senza tregua n riposo, incubi orribili gli fanno sgorgare il sangue dalla bocca e dagli orecchi; e che spettri si siedono al capezzale del suo letto, e gli gettano in faccia, spinti loro malgrado da una forza ignota, ora con voce dolce, ora con voce simile ai ruggiti dei combattimenti, con insistenza implacabile, quel soprannome sempre vivo, sempre ripugnante, e che perir soltanto con l'universo. Alcuni hanno affermato che stato l'amore a ridurlo in quello stato; o che le sue grida testimoniano il pentimento di qualche crimine sepolto nella notte del suo passato misterioso. Ma i pi pensano che sia un orgoglio smisurato a torturarlo, come Satana un tempo, e che vorrebbe eguagliare Dio... Odo, in lontananza, le grida prolungate del pi straziante dolore. - Figlio mio, queste sono confidenze eccezionali; ti compiango per averle udite alla tua et, e spero che non imiterai mai quell'uomo. Parla, Edouard; rispondi che non imiterai mai quell'uomo. - O madre amatissima, cui devo la luce, ti prometto, se la santa promessa di un bambino ha qualche valore, che mai imiter quell'uomo. - Benissimo, figlio mio; bisogna obbedire alla propria madre, in qualunque cosa. Non si odono pi i gemiti. - Donna, hai finito il tuo lavoro? - Mi manca ancora qualche punto a questa camicia, anche se abbiamo prolungato la veglia fino a tardi. - Neppure io ho finito un capitolo iniziato. Approfittiamo dell'ultima luce della lampada, perch quasi non c' pi olio, e ognuno finisca il proprio lavoro Il bambino ha esclamato: - Se Dio ci lascia vivere! - Angelo radioso, vieni a me; andrai per i prati dal mattino alla sera, non lavorerai. Il mio magnifico palazzo costruito con mura d'argento, colonne d'oro e porte di diamanti. Andrai a dormire quando vorrai, al

  • suono di una musica celeste, senza dire le preghiere. Quando, al mattino, il sole mostrer i suoi raggi splendidi e l'allodola felice si porter via il suo grido, a perdita d'occhio, nell'aria, potrai restare ancora a letto finch non ne sarai stanco. Camminerai sui tappeti pi preziosi; sarai costantemente avvolto in un'atmosfera composta delle essenze profumate dei fiori pi odorosi. - tempo di riposare il corpo e lo spirito. Alzati, madre di famiglia, sulle caviglie muscolose. giusto che le tue dita irrigidite abbandonino l'ago del lavoro eccessivo. Gli eccessi non hanno niente di buono. - Oh! quanto sar soave la tua esistenza! Ti dar un anello magico; quando ne ruoterai il rubino diverrai invisibile come i principi nei racconti di fate. - Riponi le tue armi quotidiane nell'armadio protettore, mentre per parte mia sistemo le mie cose. - Quando lo rimetterai nella sua posizione consueta, riapparirai quale la natura ti ha formato, o giovane mago. Questo perch ti amo e aspiro a farti felice. - Vattene, chiunque tu sia; non afferrarmi per le spalle. - Figlio mio, non addormentarti, cullato dai sogni dell'infanzia: la preghiera in comune non iniziata, e i tuoi abiti non sono ancora sistemati con cura su una sedia... In ginocchio! Eterno creatore dell'universo, tu mostri la tua bont inesauribile perfino nelle minime cose. - Dunque non ami i limpidi ruscelli, in cui scivolano migliaia di pesciolini rossi, azzurri, argentati? Li prenderai con una rete cos bella che per suo conto li attirer, fino ad esserne piena. Dalla superficie vedrai sassi lucenti pi lisci del marmo. - Madre, guarda quegli artigli; diffido di lui, ma la mia coscienza tranquilla perch non ho niente di cui rimproverarmi. - Tu ci vedi, prosternati ai tuoi piedi, oppressi dal sentimento della tua grandezza. Se qualche pensiero orgoglioso si insinua nella nostra immaginazione, subito lo respingiamo con la saliva dello sdegno, e te ne dedichiamo l'irremissibile sacrificio. - L ti immergerai con fanciulle che ti stringeranno tra le braccia. Usciti dal bagno, intrecceranno per te corone di rose e garofani. Avranno ali trasparenti di farfalla, e capelli lunghi e ondulati, fluttuanti intorno alla gentilezza della loro fronte. - Anche se il tuo palazzo fosse pi bello del cristallo, non uscirei da questa casa per seguirti. Credo che tu non sia altro che un impostore, dato

  • che mi parli cos piano per paura di farti sentire. una cattiva azione abbandonare i genitori. Non sar certo un figlio ingrato. Quanto alle tue ragazzine, non sono certo belle quanto gli occhi di mia madre. - L'intera nostra vita si esaurita nei cantici della tua gloria. Resteremo come finora siamo stati, fino a quando riceveremo da te l'ordine di lasciare questa terra. - Quelle fanciulle ti obbediranno al minimo cenno, e non penseranno che a farti piacere. Se desideri l'uccello che mai non riposa, loro te lo porteranno. Se desideri la vettura di neve che in un batter d'occhio trasporta sul sole, loro te la porteranno. Cosa non ti porterebbero! Ti porterebbero perfino il cervo volante, grande come una torre, alla cui coda sono sospesi con lacci di seta uccelli di ogni specie. Bada a te... ascolta i miei consigli. - Fai quello che vuoi; non voglio interrompere la preghiera per chiedere aiuto. Anche se il tuo corpo svanisce quando cerco di allontanarlo, sappi che non ti temo. - Al tuo cospetto niente grande, tranne la fiamma che un cuore puro esala. - Rifletti su quanto ti ho detto, se non vuoi pentirtene. - Padre celeste, scongiura, scongiura le sciagure che possono abbattersi sulla nostra famiglia. - Non vuoi dunque ritirarti, spirito malvagio? - Conserva questa sposa amata, che mi ha consolato nei miei scoraggiamenti... - Poich mi rifiuti, ti far piangere, e digrignare i denti come un impiccato. - E questo figlio amante, le cui caste labbra si schiudono ai baci dell'aurora della vita. - Madre, mi strangola... Padre, aiutatemi... Non riesco pi a respirare... La vostra benedizione! Un grido d'immensa ironia si alzato nei cieli. Guardate come le aquile, stordite, cadono dall'alto delle nubi, roteando su se stesse, letteralmente folgorate dalla colonna d'aria. - Il suo cuore non batte pi... Ed anche lei morta insieme con il frutto delle sue viscere, frutto che non riconosco pi, tanto sfigurato Sposa mia! Figlio mio!... Ricordo un tempo lontano in cui fui sposo e padre.

  • Si era detto, di fronte al quadro che si offr ai suoi occhi, che non avrebbe sopportato una simile ingiustizia. Se efficace il potere che gli spiriti infernali gli hanno concesso, o che piuttosto egli trae da se stesso, questo fanciullo, prima che la notte fosse trascorsa, non doveva essere pi. Colui che non sa piangere (sempre ha respinto dentro di s la sofferenza) not che si trovava in Norvegia. Alle isole Faeroer, assist alla ricerca dei nidi degli uccelli di mare nei crepacci a picco, e si stup che la corda di trecento metri che sostiene l'esploratore sopra il precipizio fosse stata scelta tanto robusta. In ci vedeva (qualunque cosa se ne possa dire) un chiaro esempio della bont umana, e non poteva credere ai propri occhi. Se fosse stato lui a dover preparare la corda, vi avrebbe praticato dei tagli in pi punti, perch si rompesse precipitando il cacciatore in mare! Una sera si diresse verso un cimitero, e gli adolescenti che si divertono a violare i cadaveri delle belle donne morte da poco poterono udire, se lo vollero, la seguente conversazione, perduta nel quadro di un'azione che si svolger contemporaneamente. - Non vero, becchino, che vorresti chiacchierare con me? Un capodoglio si alza a poco a poco dal fondo del mare e mostra la testa sopra le acque, per vedere la nave che passa per quei luoghi solitari. La curiosit nacque con l'universo. - Amico, mi impossibile scambiare delle idee con te. Da molto tempo i dolci raggi della luna fanno brillare il marmo delle tombe. l'ora silenziosa in cui pi di un essere umano sogna di veder apparire donne incatenate che trascinano i loro sudari coperti di macchie di sangue, come un cielo nero, di stelle. Colui che dorme emette gemiti simili a quelli di un condannato a morte, finch si sveglia e si rende conto che la realt tre volte peggiore del sogno. Devo finire di scavare questa fossa con la mia vanga infaticabile, perch domattina sia pronta. Per fare un lavoro serio, non bisogna fare due cose nello stesso tempo. - E lui crede che scavare una fossa sia un lavoro serio! Credi che scavare una fossa sia un lavoro serio! - Quando il selvaggio pellicano si decide a offrire il proprio petto ai suoi piccoli perch lo divorino, avendo a testimone solo colui che seppe creare un tale amore, per indurre gli uomini alla vergogna, per quanto il sacrificio sia grande, quest'atto si comprende. Quando un giovane vede tra le braccia dell'amico la donna che idolatrava, allora si mette a fumare un sigaro; non esce di casa, e stringe un'amicizia indissolubile con il dolore;

  • quest'atto si comprende. Quando un allievo interno, in un liceo, governato per anni, che sono secoli, dalla mattina alla sera e dalla sera al giorno dopo, da un paria della civilt che gli tiene continuamente gli occhi addosso, sente le vampate tumultuose di un odio acceso e vivo salirgli al cervello come un fumo denso, e gli sembra che stia per scoppiare. Dal momento in cui stato gettato in carcere fino a quello, imminente, in cui ne uscir, una febbre intensa gli ingiallisce la faccia, gli avvicina le sopracciglia, e gli infossa gli occhi. Di notte riflette, perch non vuole dormire. Di giorno, il suo pensiero si slancia oltre i muri della dimora dell'abbrutimento, fino al momento in cui fugge o viene espulso, come un appestato, da quel chiostro eterno; quest'atto si comprende. Scavare una fossa spesso supera le forze della natura. Come vuoi, straniero, che la zappa rimuova questa terra, che prima ci nutre e poi ci d un letto comodo, riparato dal vento dell'inverno che soffia con furia in questa fredda contrada, quando colui che tiene la zappa con mani tremanti, dopo aver palpato convulsamente per tutto il giorno le guance degli ex-vivi che rientrano nel suo regno, vede, la sera, davanti a s, scritto a lettere di fuoco su ogni croce di legno, l'enunciato del problema spaventoso che l'umanit non ha ancora risolto: la mortalit o l'immortalit dell'anima? Il creatore dell'universo: gli ho sempre conservato il mio amore; ma se dopo la morte non dobbiamo pi esistere, perch mai quasi ogni notte vedo aprirsi le tombe, e i loro abitanti sollevano lentamente i coperchi di piombo per andare a respirare l'aria fresca? - Interrompi il tuo lavoro. L'emozione ti toglie le forze; mi sembri debole come il giunco; continuare sarebbe una grande follia. Io sono forte; prender il tuo posto. Tu, fatti da parte; se non lavoro bene, mi darai dei consigli. - Come sono muscolose le sue braccia, e che piacere guardarlo vangare la terra con tanta facilit! - Un dubbio inutile non deve tormentare il tuo pensiero; tutte queste tombe, sparse in un cimitero come i fiori in un prato, paragone privo di verit, sono degne di essere misurate con il compasso sereno del filosofo. Le allucinazioni pericolose possono venire di giorno; ma vengono soprattutto di notte. Dunque non stupirti delle visioni fantastiche che i tuoi occhi credono di percepire. Durante il giorno, quando lo spirito riposa, interroga la tua coscienza; essa ti dir, con sicurezza, che il Dio che ha creato l'uomo con una particella della propria intelligenza possiede una bont illimitata, e che dopo la morte terrestre accoglier nel proprio seno

  • quel capolavoro. Perch piangi, becchino? Perch queste lacrime, simili a quelle di una donna? Ricordalo bene; per soffrire che siamo su questo vascello disalberato. Per l'uomo un merito che Dio l'abbia giudicato capace di vincere le sue sofferenze pi gravi. Parla, e poich secondo i tuoi voti pi cari non si dovrebbe soffrire, se la tua lingua fatta come quella degli altri uomini, di' in cosa consisterebbe la virt, ideale che ognuno si sforza di raggiungere. - Dove sono? Non ho cambiato carattere? Sento un soffio potente di consolazione sfiorare la mia fronte rasserenata, come la brezza della primavera rianima le speranze dei vecchi. Chi quest'uomo il cui sublime linguaggio ha detto cose che il primo venuto non avrebbe mai pronunciato? Quale musicale bellezza nella melodia incomparabile della sua voce! Preferisco sentir parlare lui che altri cantare. Eppure, pi l'osservo e meno il suo volto mi pare sincero. L'espressione generale dei suoi lineamenti contrasta singolarmente con quelle parole che soltanto l'amore di Dio ha potuto ispirare. La sua fronte, solcata da qualche ruga, segnata da una stigmata indelebile. Questa stigmata, che l'ha invecchiato precocemente, onorevole o infamante? Le sue rughe devono essere osservate con venerazione? Lo ignoro, e temo di saperlo. Anche se dice ci che non pensa, credo tuttavia che abbia le sue ragioni per agire come ha fatto, eccitato dai resti in brandelli di una carit in lui distrutta. assorto in meditazioni che mi sono ignote, e raddoppia la sua lena in un lavoro arduo che non abituato a intraprendere. Il sudore gli bagna la pelle, e lui non se ne accorge. pi triste dei sentimenti che ispira la vista di un bambino nella culla. Oh! com' cupo!... Da dove vieni? Straniero, permettimi di toccarti, e le mie mani, che raramente stringono quelle dei vivi, s'impongano sulla nobilt del tuo corpo. Qualunque cosa accada, saprei di che si tratta. Questi capelli sono i pi belli che abbia mai toccato in vita mia. Chi sarebbe tanto audace da contestare che non conosco la qualit dei capelli? - Che vuoi da me, mentre scavo una tomba? Al leone non piace essere disturbato mentre mangia. Se non lo sai, te lo insegno io. Su, sbrigati, fai quello che desideri. - Ci che rabbrividisce al mio contatto, facendo rabbrividire anche me, carne, non c' dubbio. vero... non sto sognando! Ma chi sei dunque, tu che stai chino a scavare una tomba, mentre io, come un ozioso che mangia il pane altrui, non faccio niente? l'ora di dormire, o di sacrificare il proprio riposo alla scienza. In ogni caso, nessuno assente

  • dalla propria casa, e ognuno attento a non lasciare aperta la porta, per non lasciar entrare i ladri. Si chiude nella propria stanza meglio che pu, mentre le ceneri del vecchio camino sanno ancora riscaldare la sala con un po' di calore. Tu non fai come gli altri; i tuoi abiti denotano un abitante di qualche paese lontano. - Bench non sia stanco, inutile scavare di pi la fossa. Ora spogliami; poi, mi ci metterai dentro. - La conversazione che entrambi stiamo tenendo, da qualche istante tanto strana che non so cosa risponderti... Credo che egli voglia scherzare. - S, s, vero, volevo scherzare; non pensare pi a quanto ho detto. Si accasciato, e il becchino si affrettato a sostenerlo! - Che hai? - S, s, vero, avevo mentito... ero stanco, quando ho lasciato la zappa... era la prima volta che mi dedicavo a questo lavoro... non pensare pi a ci che ho detto. - La mia opinione prende una consistenza sempre maggiore: qualcuno che soffre dispiaceri spaventosi. Il cielo mi tolga l'idea di interrogarlo. Preferisco rimanere nell'incertezza, tanta la piet che mi ispira. E poi, questo certo, non vorrebbe rispondermi: comunicare il proprio cuore in questo stato anormale significa soffrire due volte. - Lasciami uscire da questo cimitero; proseguir per la mia strada. - Le gambe non ti reggono; durante il cammino ti perderai. mio dovere offrirti un rustico letto; non ne ho un altro. Fidati di me; l'ospitalit non richieder la violazione dei tuoi segreti. - O pidocchio venerabile dal corpo sprovvisto di elitre, un giorno mi rimproverasti aspramente di non amare a sufficienza la tua sublime intelligenza che non si lascia leggere; forse avevi ragione, dal momento che non sento neppure della riconoscenza per costui. Fanale di Maldoror, dove guidi i suoi passi? - Da me. Che tu sia un criminale che non ha avuto la precauzione di lavarsi la mano destra col sapone dopo aver commesso il suo misfatto, e facilmente riconoscibile dall'ispezione della mano; o un fratello che ha perduto la sorella; o qualche monarca spodestato, in fuga dal proprio regno, il mio palazzo veramente grandioso degno di accoglierti. Non stato costruito con diamanti e pietre preziose, e infatti non altro che una povera capanna mal costruita; ma questa celebre capanna ha un passato storico che il presente rinnova senza sosta. Se potesse parlare stupirebbe anche te, che a quanto pare non ti stupisci di niente. Quante volte, e lei con

  • me, mi sono visto sfilare di fronte le bare funebri con il loro contenuto di ossa ben presto pi tarlate dei battenti della mia porta a cui mi appoggiavo. I miei sudditi innumerevoli aumentano ogni giorno. Per rendermene conto, non ho bisogno di fare censimenti a periodi fissi. Qui come tra i vivi; ognuno paga un'imposta proporzionale alla ricchezza della dimora che si scelta; e se un avaro rifiutasse di versare la sua quota-parte, ho l'ordine, parlando alla sua persona, di fare come gli uscieri: non mancano certamente gli sciacalli e gli avvoltoi bramosi di consumare un buon pasto. Ho visto schierarsi sotto le bandiere della morte colui che fu bello; colui che alla fine di una vita non imbruttito; l'uomo, la donna, il mendicante, i figli di re; le illusioni della giovinezza, gli scheletri dei vecchi; il genio, la follia; la pigrizia, e il suo contrario; colui che fu falso, e colui che fu vero; la maschera dell'orgoglioso, la modestia dell'umile; il vizio incoronato di fiori e l'innocenza tradita. - Certamente non rifiuto il tuo giaciglio, che degno di me, finch giunga l'aurora che non tarder. Ti ringrazio della tua benevolenza... Becchino, bello contemplare le rovine delle citt; ma pi bello contemplare le rovine degli umani! Il fratello della sanguisuga camminava a passi lenti nella foresta. Si ferma pi volte, aprendo la bocca per parlare. Ma ogni volta gli si chiude la gola, e ricaccia dentro lo sforzo abortito. Finalmente esclama: Uomo, quando t'imbatti in un cane morto, rovesciato, appoggiato a una chiusa che gli impedisce di muoversi, non andare, come fanno gli altri, a prendere con la mano i vermi che gli escono dal ventre rigonfio, per poi osservarli con stupore, e poi aprire un coltello, e farne a pezzi un gran numero, dicendoti che anche tu non sarai nulla di pi di quel cane. Quale mistero cerchi? N io n le quattro zampe natatorie dell'orso marino dell'oceano Boreale siamo riusciti a risolvere il problema della vita. Fai attenzione, la notte si avvicina, e tu sei l da stamani. Che dir la tua famiglia, e la tua sorellina, vedendoti arrivare cos tardi? Lavati le mani, riprendi la strada che va dove dormi... Chi quell'essere laggi, all'orizzonte, che osa avvicinarsi a me senza paura, a salti obliqui e tormentati; e quale maestosit, unita a una serena dolcezza! Il suo sguardo, bench dolce, profondo. Le palpebre enormi giocano con la brezza, e sembrano vivere. Mi sconosciuto. Fissando i suoi occhi misteriosi, il mio corpo trema; la prima volta da quando ho succhiato le secche mammelle di ci che si chiama una madre. Quando ha parlato, tutto nella natura si zittito e ha provato un grande

  • brivido. Poich ti piace venire a me, come attratto da una calamita, non mi opporr. Com' bello! Mi addolora dirlo. Devi essere potente, perch hai un volto pi che umano, triste come l'universo, bello come il suicidio. Ti aborrisco quanto posso, e preferisco vedere un serpente allacciato intorno al mio collo fin dall'inizio dei secoli piuttosto che i tuoi occhi... Come!... sei tu, rospo!... grosso rospo! sventurato rospo!... Perdono!... perdono!... Che vieni a fare su questa terra dove sono i maledetti? Ma che ne hai fatto delle tue pustole vischiose e fetide, per avere un aspetto cos dolce? Quando scendesti dall'alto, per un ordine superiore, con la missione di consolare le diverse razze di esseri esistenti, ti abbattesti sulla terra con la rapidit del nibbio, con le ali non stanche per quella corsa lunga e magnifica; ti vidi! Povero rospo! Come pensavo, allora, all'infinito, e insieme alla mia debolezza. "Eccone un altro che superiore a quelli della terra, mi dicevo: e ci per volere divino. Ma perch non anch'io? A che scopo l'ingiustizia nei supremi decreti? insensato il Creatore; tuttavia il pi forte, e la sua collera terribile!". Da quando mi sei apparso, monarca degli stagni e delle paludi! coperto da una gloria che appartiene soltanto a Dio, mi hai in parte consolato; ma la mia ragione vacillante s'inabissa di fronte a tanta grandezza! Chi sei dunque? Rimani... oh! rimani ancora su questa terra! Ripiega le tue bianche ali, e non guardare in alto con palpebre inquiete... Se parti, partiamo insieme!. Il rospo si sedette sulle cosce posteriori (cos simili a quelle dell'uomo!) e mentre le lumache, i millepiedi e le chiocciole fuggivano alla vista del loro nemico mortale, prese la parola in questi termini: Maldoror, ascoltami. Guarda la mia faccia, calma come uno specchio, e credo di possedere un'intelligenza pari alla tua. Un giorno mi chiamasti il sostegno della tua vita. Da allora non ho smentito la fiducia che mi avevi accordato. Non sono altro che un semplice abitante dei canneti, vero; ma, grazie al rapporto che ho avuto con te, prendendo da te soltanto ci che vi era di bello, la mia ragione cresciuta, e posso parlarti. Sono venuto verso di te, per toglierti dall'abisso. Coloro che si dicono tuoi amici ti guardano, stupiti e costernati, ogni volta che ti incontrano, pallido e curvo, nei teatri, nelle pubbliche piazze, nelle chiese, o mentre stringi tra due cosce nervose un cavallo che galoppa soltanto di notte, portando il suo padrone-fantasma avvolto in un lungo mantello nero. Abbandona i pensieri che rendono il tuo cuore vuoto come un deserto; bruciano pi del fuoco. La tua mente talmente malata che tu non te ne accorgi, e credi di essere nella tua condizione naturale ogni volta che ti escono di bocca parole insensate, anche se piene di una grandezza

  • infernale. Sventurato! che cosa hai detto dal giorno della tua nascita? O triste resto di un'intelligenza immortale che Dio aveva creato con tanto amore! Non hai generato altro che maledizioni, pi spaventose della vista di pantere affamate! Io, preferirei avere le palpebre incollate, il corpo privo di gambe e di braccia, aver assassinato un uomo, piuttosto che essere te! Perch io ti odio. Perch avere quel carattere che mi stupisce? Con quale diritto vieni su questa terra, a deridere coloro che la abitano, rottame putrido sballottato dallo scetticismo? Se qui non ti piace, devi tornare nelle sfere da cui vieni. Un abitante delle citt non deve risiedere nei villaggi, come uno straniero. Lo sappiamo che negli spazi esistono sfere pi spaziose della nostra, e i cui spiriti hanno un'intelligenza che non possiamo neppure concepire. Ebbene, vattene! ritirati da questo mobile suolo!... mostra finalmente la tua essenza divina, che finora hai nascosto; e, prima possibile, dirigi il tuo volo ascendente verso la tua sfera, che non invidiamo affatto, orgoglioso che sei! Non sono ancora riuscito a capire se sei un uomo o pi che un uomo! Addio, dunque; non sperare pi di ritrovare il rospo sulla tua strada. Tu sei stato la causa della mia morte. Io, parto per l'eternit, ad implorare il tuo perdono. Se logico talvolta affidarsi all'apparenza dei fenomeni, questo primo canto finisce qui. Non essere severo con chi, ancora, si limita a provare la sua lira: restituisce un suono cos strano! Eppure, se vuoi essere imparziale, gi riconoscerai una forte impronta, sia pure tra le imperfezioni. Quanto a me, mi rimetto al lavoro per far apparire un secondo canto, in un lasso di tempo che non sia troppo lungo. La fine del diciannovesimo secolo vedr il suo poeta (tuttavia, all'inizio, non deve cominciare con un capolavoro, ma seguire la legge della natura); nato sulle rive americane, alla foce della Plata, l dove due popoli, un tempo rivali, attualmente si sforzano di superarsi nel progresso materiale e morale. Buenos-Aires, la regina del Sud, e Montevideo, la civetta, si tendono una mano amica attraverso le acque argentine del grande estuario. Ma la guerra eterna ha stabilito il suo dominio distruttore sulle campagne, e miete con gioia vittime numerose. Addio, vecchio, e pensa a me, se mi hai letto. Tu, giovane, non disperarti; malgrado la tua opinione contraria, il vampiro ti amico. Contando l'acaro sarcopto che produce la scabbia, avrai due amici! FINE DEL PRIMO CANTO

  • CANTO SECONDO Dov' finito quel primo canto di Maldoror da quando la sua bocca, piena di foglie di belladonna, se lo lasci sfuggire attraverso i regni della collera, in un momento di riflessione? Dov' finito quel canto? Esattamente, non si sa. Non l'hanno trattenuto gli alberi, non il vento. E la morale, che passava da quelle parti, non presagendo di avere in quelle pagine incandescenti un energico difensore, l'ha visto dirigersi a passo fermo e sicuro verso i recessi oscuri e le fibre segrete della coscienza. Ci che almeno acquisito per la scienza che da allora l'uomo dalla faccia di rospo non riconosce pi se stesso, e cade spesso in accessi di furore che lo rendono simile a una belva dei boschi. Non colpa sua. In ogni tempo aveva creduto, con le palpebre ripiegate sotto le resede della modestia, di essere fatto soltanto di bene, e di una minima quantit di male. Bruscamente gli rivelai, scoprendo in piena luce il suo cuore e le sue trame, che al contrario composto soltanto di male, e di una minima quantit di bene che i legislatori fanno fatica a non lasciar evaporare. Io, che non gli insegno niente di nuovo, vorrei che non provasse un odio estremo per le mie amare verit; ma la realizzazione di questo auspicio non sarebbe conforme alle leggi della natura. Infatti io strappo la maschera dal suo volto traditore e pieno di fango, e faccio cadere una dopo l'altra, come palle d'avorio sopra un bacile d'argento, le sublimi menzogne con cui inganna se stesso: allora comprensibile che egli non ordini alla calma d'imporgli le mani sul volto anche quando la ragione disperde le tenebre dell'orgoglio. Per questo, l'eroe che metto in scena si attirato un odio irriducibile attaccando l'umanit, che si credeva invulnerabile, attraverso la breccia di assurde tirate filantropiche; come granelli di sabbia se ne stanno ammucchiate nei suoi libri, di cui talvolta, quando la ragione mi abbandona, rischio di apprezzare la comicit cos ridicola ma noiosa. Egli l'aveva previsto. Non basta scolpire la statua della bont sul frontespizio delle pergamene contenute nelle biblioteche. O essere umano! eccoti, ora, nudo come un verme, alla presenza della mia spada di diamante. Abbandona il tuo metodo; non pi tempo di fare l'orgoglioso: lancio verso di te la mia preghiera, nell'atteggiamento della prosternazione. C' qualcuno che osserva i minimi movimenti della tua vita colpevole; e tu sei

  • avvolto nelle reti sottili della sua accanita perspicacia. Non fidarti di lui quando ti volta le spalle, perch ti guarda; non fidarti di lui quando chiude gli occhi, perch continua a guardarti. difficile supporre che, quanto ad astuzia e malvagit, tu abbia preso la temibile risoluzione di superare il parto della mia immaginazione. I suoi minimi colpi vanno a segno. Con qualche precauzione, si pu insegnare a chi crede di ignorarlo che i lupi e i briganti non si divorano tra loro: forse non loro abitudine. Riponi dunque tra le sue mani, senza paura, la cura della tua esistenza: la guider in un modo a lui noto. Non credere all'intenzione, che egli fa brillare alla luce del sole, di correggerti; in realt gli interessi mediocremente, per non dire meno; ancora non avvicino alla verit totale la benevola misura della mia verifica. Ma il fatto che gli piace farti del male, con la persuasione legittima che tu divenga malvagio quanto lui, e che l'accompagni nell'abisso spalancato dell'inferno, quando l'ora sar suonata. Il suo posto segnato da molto tempo, l dove si vede una forca di ferro a cui sono appese catene e gogne. Quando il destino lo porter l, il funebre imbuto non avr mai gustato preda pi saporita, n lui avr contemplato dimora pi conveniente. Mi sembra di parlare in un modo intenzionalmente paterno, e che l'umanit non abbia il diritto di lamentarsi. Afferro la penna che costruir il secondo canto... strumento strappato alle ali di qualche pigargo rosso! Ma... che accade alle mie dita? Le articolazioni rimangono paralizzate appena inizio il mio lavoro. Eppure ho bisogno di scrivere... Impossibile! Ebbene, ripeto che ho bisogno di scrivere il mio pensiero: ho il diritto, come chiunque, di sottopormi a questa legge naturale Ma no, ma no, la penna rimane inerte!... Guardate, ecco il lampo che brilla lontano attraverso le campagne. Il temporale percorre lo spazio. Piove... Piove ancora... Come piove!... esplosa la folgore... si abbattuta sulla mia finestra socchiusa e mi ha steso sul pavimento, colpito in fronte. Povero giovane! il tuo viso era gi assai truccato dalle rughe precoci e dalle deformit congenite, per aver bisogno, per di pi, di questa lunga cicatrice sulfurea. (Suppongo che la ferita sia guarita, il che non avverr tanto presto). Perch questo temporale, e perch la paralisi delle mie dita? un avvertimento dall'alto per impedirmi di scrivere e di considerare meglio ci a cui mi espongo distillando la bava dalla mia bocca quadrata? Ma questo temporale non mi ha certo fatto paura. Che m'importerebbe di una legione di temporali! Questi agenti della polizia celeste compiono con zelo il loro penoso dovere, a giudicare

  • sommariamente dalla mia fronte ferita. Non ho certo da ringraziare l'Onnipotente della sua notevole perizia; ha scoccato la folgore in modo da tagliarmi la faccia esattamente in due, a partire dalla fronte, dal punto in cui la ferita stata pi pericolosa: un altro si congratuli con lui! Ma i temporali attaccano qualcuno che pi forte di loro. Cos dunque, orribile Eterno dal volto di vipera, stato necessario che, non contento di aver sistemato la mia anima tra i confini della follia e i pensieri di furore che uccidono lentamente, tu abbia per di pi considerato conveniente alla tua maest, dopo un maturo esame, farmi uscire dalla fronte una coppa di sangue!... Ma in fin dei conti, chi ti dice niente? Tu sai che non ti amo, e che anzi ti odio: perch insisti? Quando mai la tua condotta la smetter di avvolgersi nelle parvenze della bizzarria? Parlami con franchezza, come a un amico: ma insomma, non ti rendi conto che nella tua odiosa persecuzione mostri uno zelo ingenuo, di cui nessuno dei tuoi serafini oserebbe rilevare la totale ridicolaggine? Quale collera ti prende? Sappi che se tu mi lasciassi vivere al riparo dalle tue persecuzioni, la mia riconoscenza ti sarebbe garantita... Su, Sultano, con la tua lingua toglimi di torno questo sangue che insozza il pavimento. La bendatura finita: la fronte tamponata mi stata lavata con acqua e sale, e ho incrociato le bende sul volto. Il risultato non infinito: quattro camicie piene di sangue e due fazzoletti. A prima vista non si crederebbe che Maldoror contenga tanto sangue nelle sue arterie; poich sul suo volto brillano soltanto i riflessi del cadavere. Ma insomma, cos. Forse pi o meno tutto il sangue che il suo corpo potesse contenere, ed probabile che non ne resti molto. Basta, basta, avido cane; lascia il pavimento cos com'; il tuo ventre pieno. Non devi continuare a bere; perch non tarderai a vomitare. Ora sei sazio convenientemente, vai a cuccia nel canile; ritieni di navigare nella felicit, dal momento che per tre immensi giorni non penserai alla fame, grazie ai globuli che ti sei cacciato nel gozzo, con una soddisfazione solennemente visibile. Tu, Lemano, prendi una scopa; anch'io vorrei prenderne una, ma non ne ho la forza. Tu capisci, vero?, che non ne ho la forza. Riponi le tue lacrime nel loro fodero; altrimenti creder che non hai il coraggio di contemplare, con sangue freddo, il grande sfregio provocato da un supplizio gi perduto, per me, nella notte dei tempi passati. Andrai alla fontana, a prendere due secchi d'acqua. Lavato il pavimento, riporrai questi panni nella stanza accanto. Se la lavandaia torna stasera, come deve fare, glieli consegnerai; ma poich piove molto da un'ora, e continua a piovere, non credo che uscir di casa; allora verr domattina. Se lei ti

  • chiede da dove venga tutto quel sangue, non sei obbligato a risponderle. Oh! quanto sono debole! Non importa; avr comunque la forza di sollevare la penna, e il coraggio di scavare il mio pensiero. Che ci ha guadagnato il Creatore a tartassarmi, come fossi un bambino, con un temporale che porta la folgore? Non per questo desisto dalla mia decisione di scrivere. Queste bende mi disturbano, e l'atmosfera della mia stanza respira il sangue. Non giunga mai il giorno in cui Lohengrin e io passeremo per strada, uno di fianco all'altro, senza guardarci, sfiorandoci di gomito, come due passanti frettolosi! Oh! mi si lasci fuggire lontano, per sempre, da una tale supposizione! L'Eterno ha creato il mondo quale : dimostrerebbe una grande saggezza se, nel tempo strettamente necessario per spezzare la testa di una donna con una martellata, dimenticasse la sua siderea maest, per rivelarci i misteri tra i quali soffoca la nostra esistenza, come un pesce sul fondo di una barca. Ma lui grande e nobile; ci vince tutti con la potenza delle sue concezioni; se si mettesse a parlamentare con gli uomini, tutte le vergogne gli schizzerebbero in faccia. Ma... quanto sei miserabile! perch non arrossisci? Non basta che l'esercito dei dolori fisici e morali che ci circonda sia stato generato: il segreto del nostro destino straccione non ci rivelato. Lo conosco, l'Onnipotente... e anche lui dovrebbe conoscermi. Se per caso camminiamo sullo stesso sentiero, la sua vista penetrante mi vede arrivare da lontano: allora prende una via traversa, per evitare il triplice dardo di platino che la natura mi dette come lingua! Mi farai il piacere, o Creatore, di lasciarmi sfogare i miei sentimenti. Maneggiando le ironie terribili con mano ferma e fredda, ti avverto che il mio cuore ne conterr a sufficienza per provocarti fino alla fine della mia esistenza. Colpir la tua carcassa vuota; ma con tanta forza che m'incarico di farne uscire le residue particelle d'intelligenza che tu non hai voluto dare all'uomo perch saresti stato geloso di renderlo eguale a te, e che sfrontatamente ti eri nascosto nelle budella, bandito astuto, come se non sapessi che un giorno o l'altro io le avrei scoperte con il mio occhio sempre aperto, e le avrei rapite, e le avrei spartite con i miei simili. Ho fatto come dico, e ora non ti temono pi; da potenza a potenza trattano con te. Dammi la morte, per far s che la mia audacia si penta: mi scopro il petto e attendo con umilt. Apparite dunque, irrisorie vastit di castighi eterni! dispiegamenti enfatici di attributi eccessivamente vantati! Egli si dimostrato incapace di arrestare la circolazione del mio sangue che lo sfida. Eppure ho prove che egli non

  • esita a spegnere, nel fiore degli anni, il respiro di altri umani che hanno appena gustato le gioie della vita. semplicemente atroce; ma soltanto per la debolezza della mia opinione! Ho visto il Creatore che, solleticando la sua inutile crudelt, appiccava incendi in cui perivano i vecchi e i bambini! Non sono io a iniziare l'attacco; lui che mi costringe a farlo girare come una trottola con la frusta dalle corde d'acciaio. Non forse lui a fornirmi accuse contro se stesso? Non si esaurir il mio estro spaventevole! Esso si nutre degli incubi insensati che tormentano la mia insonnia. a causa di Lohengrin che quanto precede stato scritto; torniamo dunque a lui. Nel timore che in seguito diventasse come gli altri uomini, dapprima avevo deciso di ucciderlo a coltellate non appena avesse superato l'et dell'innocenza. Ma ho riflettuto, e saggiamente, in tempo, ho abbandonato la mia decisione. Egli non sospetta che la sua vita stata in pericolo per un quarto d'ora. Tutto era pronto, il coltello era stato acquistato. Lo stiletto era grazioso, poich amo la grazia e l'eleganza perfino negli strumenti di morte; ma era lungo e appuntito. Una sola ferita al collo, perforando con cura una delle arterie carotidi, e credo che sarebbe bastato. Sono contento della mia condotta; pi tardi mi sarei pentito. Dunque, Lohengrin, fai quello che vuoi, agisci come preferisci, chiudimi per tutta la vita in una prigione oscura, con scorpioni come compagni di prigionia, oppure strappami un occhio finch non cada a terra, mai ti far il minimo rimprovero; sono tuo, ti appartengo, non vivo pi per me. Il dolore che mi infliggerai non sar paragonabile alla felicit di sapere che colui che mi ferisce con le sue mani assassine temprato in un'essenza pi divina di quella dei suoi simili! S, ancora bello dare la propria vita per un essere umano, e cos conservare la speranza che non tutti gli uomini siano cattivi, poich ce n' pur stato uno che ha saputo attrarre a s, con forza, le diffidenti ripugnanze della mia simpatia amara!... mezzanotte; non si vede pi un solo omnibus dalla Bastille alla Madeleine. Mi sbaglio; eccone uno che appare all'improvviso come se uscisse da sottoterra. I pochi passanti in ritardo lo scrutano con attenzione perch non sembra somigliare a nessun altro. Sull'imperiale siedono uomini dall'occhio immobile, come quello di un pesce morto. Sono stretti gli uni contro gli altri, e sembra che abbiano perduto la vita; del resto, il numero regolamentare non superato. Quando il cocchiere d una frustata ai cavalli, si direbbe che sia la frusta a muovere il suo braccio, e non il braccio la frusta. Cosa pu essere quell'insieme di esseri bizzarri e muti?

  • Sono abitanti della luna? A momenti si sarebbe tentati di crederlo; ma somigliano piuttosto a dei cadaveri. L'omnibus, che ha fretta di arrivare all'ultima stazione, divora lo spazio e fa crepitare il selciato... Fugge! Ma una massa informe lo insegue accanita, sulle sue tracce, tra la polvere. Fermate, vi prego; fermate ho le gambe gonfie per aver camminato tutto il giorno... non mangio da ieri... i miei genitori mi hanno abbandonato... non so pi cosa fare... sono deciso a tornare a casa, e ci arriverei presto se mi concedeste un posto... sono un bambino di otto anni e ho fiducia in voi.... Fugge!... Fugge!... Ma una massa informe lo insegue accanita, sulle sue tracce, tra la polvere. Uno degli uomini dall'occhio freddo d un colpo di gomito al vicino, e sembra che esprima il proprio disappunto per quei gemiti dal timbro argentino che giungono al suo orecchio. L'altro china la testa in modo impercettibile, come per assentire, e poi sprofonda di nuovo nell'immobilit del suo egoismo, come una tartaruga nel suo guscio. Nei lineamenti degli altri viaggiatori, tutto rivela gli stessi sentimenti dei primi due. Le grida si fanno udire ancora per due o tre minuti, sempre pi acute di secondo in secondo. Si vedono finestre aprirsi sul viale, e un volto sconvolto, con un lume in mano, dopo aver gettato un'occhiata sulla strada, richiude con impeto la persiana, per non apparire pi... Fugge! Fugge!... Ma una massa informe lo insegue accanita, sulle sue tracce, tra la polvere. Soltanto un giovane, immerso nelle sue fantasticherie, in mezzo a quei personaggi di pietra, sembra che provi piet per la sventura. Non osa alzare la voce in favore del bambino che crede di poterlo raggiungere con le sue piccole gambe indolenzite; perch gli altri uomini gli gettano occhiate di disprezzo e di autorit, e lui sa che contro tutti non pu fare nulla. Con il gomito appoggiato sulle ginocchia e la testa tra le mani, si chiede stupefatto se proprio questo ci che si chiama la carit umana. Allora si rende conto che non altro che una parola vana, che non si trova pi neppure nel dizionario della poesia, e confessa con franchezza il proprio errore. E si dice: In effetti, perch interessarsi di un bambino? Lasciamolo stare. Eppure una lacrima ardente scivolata lungo la guancia di quest'adolescente che ha appena bestemmiato. Penosamente si passa una mano sulla fronte, come per allontanare una nube la cui opacit gli oscura l'intelletto. Si agita, ma invano, nel secolo in cui stato gettato; sente che quello non il suo posto, e tuttavia non pu uscirne. Terribile prigione! Fatalit schifosa! Lombano, da quel giorno sono contento di te! Non smettevo di osservarti mentre il mio volto rivelava la stessa indifferenza di quello degli altri viaggiatori. L'adolescente si alza con un

  • moto di sdegno, e vuole andarsene, per non partecipare neppure involontariamente a un'azione malvagia. Gli faccio un cenno, e si risiede al mio fianco... Fugge!... Fugge!... Ma una massa informe lo insegue accanita, sulle sue tracce, tra la polvere. All'improvviso le grida cessano; perch il bambino ha urtato con il piede una pietra sporgente e, cadendo, si ferito alla testa. L'omnibus scomparso all'orizzonte, e ormai non si vede altro che la strada silenziosa... Fugge!... Fugge!... Ma una massa informe non lo insegue pi con accanimento, sulle sue tracce, tra la polvere. Guardate quel cenciaiolo che passa, curvo sulla sua fioca lanterna; ha pi cuore lui di tutti i suoi simili dell'omnibus. Ha raccolto il bambino; siate certi che lo guarir e non lo abbandoner come hanno fatto i suoi genitori. Fugge! Fugge! Ma, dal luogo in cui si trova, lo sguardo penetrante del cenciaiolo lo insegue con accanimento, sulle sue tracce, tra la polvere! Razza stupida e idiota! Ti pentirai di comportarti in questo modo. Te lo dico io. Te ne pentirai, vedrai, te ne pentirai. La mia poesia consister soltanto nell'attaccare con ogni mezzo l'uomo, questa bestia feroce, e il Creatore, che non avrebbe dovuto generare gentaglia simile. I volumi si ammucchieranno sui volumi, fino alla fine della mia vita, eppure in essi si vedr soltanto quest'idea, sempre presente alla mia coscienza! Durante la mia passeggiata quotidiana, passavo ogni giorno per un vicolo; ogni giorno una snella ragazzina di dieci anni mi seguiva a distanza, rispettosamente, lungo quella strada, guardandomi con palpebre simpatiche e curiose. Era alta per la sua et, e la sua vita era slanciata. Abbondanti capelli neri, divisi in due sulla testa, cadevano in trecce indipendenti su spalle marmoree. Un giorno, mi stava seguendo come di consueto; una popolana l'afferr per i capelli con le sue braccia muscolose, come il turbine afferra la foglia, assest due schiaffi brutali su una guancia fiera e muta, e ricondusse in casa quella coscienza smarrita. Invano facevo l'indifferente; non mancava mai di perseguitarmi con la sua presenza ormai inopportuna. Quando imboccavo un'altra strada per proseguire il mio cammino, si fermava, compiendo un violento sforzo su se stessa, alla fine del vicolo, immobile come la statua del Silenzio, e non smetteva di guardare davanti a s, finch non fossi scomparso. Una volta la ragazzina mi precedette nella via e mi cammin davanti con il mio stesso passo. Se camminavo in fretta per superarla, lei quasi correva per mantenere eguale la distanza; ma se io rallentavo, perch ci fosse un intervallo sufficientemente grande tra lei e me, allora anche lei rallentava, con la

  • grazia dell'infanzia. Giunta alla fine del vicolo, si volt lentamente in modo da sbarrarmi il passo. Non ebbi il tempo di scostarmi, e mi trovai davanti al suo volto. I suoi occhi erano gonfi e rossi. Capivo facilmente che voleva parlarmi, e non sapeva in che modo farlo. Divenuta improvvisamente pallida come un cadavere, mi chiese: Avrebbe la bont di dirmi che ora ?. Le dissi che non portavo orologio, e mi allontanai rapidamente. Da quel giorno, bambina dall'immaginazione inquieta e precoce, non hai pi rivisto, nel vicolo, il giovane misterioso che penosamente batteva col sandalo pesante il selciato degli incroci tortuosi. L'apparizione di quella cometa infuocata non risplender pi, come un triste soggetto di curiosit fanatica, sulla facciata della tua osservazione delusa; e spesso penserai, troppo spesso, forse sempre, a colui che non sembrava preoccuparsi dei mali, n dei beni, della vita presente, e se ne andava a caso, con un volto orribilmente morto, i capelli irti, il passo vacillante, e le braccia che nuotavano alla cieca nelle acque ironiche dell'etere, come per cercarvi la preda sanguinante della speranza, continuamente sballottata, nelle regioni immense dello spazio, dallo spazzaneve spietato della fatalit. Non mi vedrai mai pi, e io non ti vedr pi!... Chiss? Forse quella bambina non era quello che mostrava di essere. Forse, sotto un involucro di ingenuit, nascondeva un'astuzia immensa, il peso di diciotto anni, e il fascino del vizio. Si sono viste venditrici d'amore espatriare allegramente dalle isole Britanniche e varcare lo stretto. Irradiavano le loro ali, volteggiando in sciami dorati di fronte alla luce parigina; e a vederle dicevate: Ma sono ancora delle bambine; non hanno pi di dieci o dodici anni. In realt ne avevano venti. Oh! in questo caso, supponendo che fosse cos, siano maledetti i meandri di quella strada oscura! Orribile! orribile! ci che vi accadde. Credo che sua madre la picchiasse perch non faceva il suo mestiere con sufficiente abilit. possibile che fosse soltanto una bambina, e allora la madre ancora pi colpevole. Ma non voglio affatto credere a questa supposizione, che soltanto un'ipotesi, e preferisco amare, in quel carattere fantasioso, un'anima che si svela troppo presto... Ah! vedi ragazzina, ti chiedo di non comparirmi pi davanti agli occhi, se mai mi ritrovassi a passare per quel vicolo. Potrebbe costarti caro! Gi il sangue e la vergogna mi salgono alla testa, a flotti bollenti. E io sarei un essere talmente generoso da amare i miei simili? No, no! L'ho deciso fin dal giorno della mia nascita! Non mi amano, loro! Si vedranno i mondi distruggersi, e il granito scivolare come un cormorano sulla superficie dei flutti, prima che io tocchi la mano

  • infame di un essere umano. Indietro... indietro, quella mano!... Ragazzina, non sei un angelo, e alla fine diventerai come le altre donne. No, no, te ne supplico; non riapparire pi davanti alle mie sopracciglia aggrottate e losche. In un attimo di smarrimento potrei afferrarti le braccia, torcerle come un panno lavato da cui si strizza l'acqua, o spezzarle fragorosamente come due rami secchi, e poi fartele mangiare a forza. Potrei, prendendoti la testa tra le mani, con aria carezzevole e dolce, affondare le mie dita avide nei lobi del tuo cervello innocente, per estrarne, col sorriso sulle labbra, un grasso efficace per lavare i miei occhi doloranti per l'insonnia eterna della vita. Potrei, cucendo le tue palpebre con un ago, privarti dello spettacolo dell'universo e metterti nell'impossibilit di trovare la tua strada; non sar certo io a farti da guida. Potrei, sollevando il tuo corpo vergine con un braccio di ferro, afferrarti per le gambe, farti roteare intorno a me come una fionda, concentrare le mie forze descrivendo l'ultima circonferenza, e lanciarti contro il muro. Ogni goccia di sangue schizzer su un petto umano, a terrorizzare gli uomini, a porre davanti a loro l'esempio della mia malvagit! Senza tregua si strapperanno brandelli e brandelli di carne; ma la goccia di sangue rimane indelebile, al su