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LAURUS CAMPHORA Dalla cura palliativa della sindrome influenzale al colera (al vaccino anticolera?)

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LAURUS CAMPHORA Dalla cura palliativa della sindrome influenzale al colera (al vaccino anticolera?)

CANTANI, 1887

…Ai casi di adinamia con minacciante paralisi generale, in malattie febbrili acute (ileotifo, petecchiale, scarlattina, morbillo), così pure nel cholera e nella dissenteria…se il polso è piccolo, la temperatura bassa, la coscienza di sé obnubilata…la canfora sarebbe utilissima…Ed ancora, per analoghe ragioni indifferentemente in tutte le malattie contagiose e miasmatiche, soprattutto tifo e colera, contro le quali Raspail vantò i suoi sigaretti, la canfora da naso e l’atmosfera canforata, mentre già da molto tempo si raccomandava ai medici di portare un pezzo di canfora nella saccoccia, e i medici del medioevo solevano odorare nella presenza dell’ammalato una boccetta contenente canfora, per proteggersi dal contagio, o più raffinatamente tenevano sotto il naso, durante i consulti, il pomo del loro bastone, che nella sua cavità conteneva della canfora.

Hahnemann (Some kinds of continued and remitted fevers, 1798): a proposito dell’influenza

Camphora…era efficace, o meglio specifico, in tutti gli stadi della malattia, accompagnati o no dalla febbre, soprattutto quando era somministrata più precocemente possibile e a forti dosi. Un gran numero di pazienti si ristabilì, con il suo impiego, nello spazio di quattro giorni, nonostante la gravità dei loro sintomi. All’inizio ero molto cauto… ma presto ho compreso che, al fine di ottenere una guarigione veloce, era necessario somministrare, anche a soggetti deboli, 30 grani e, ai soggetti più robusti, 40 grani in 24 ore. Il risultato favorevole non tardava, la costipazione cessava, il sapore cattivo, o comunque bilioso, rapidamente scompariva, insieme con la nausea e il malessere; il peso e il dolore alla testa diminuivano di ora in ora; il rigor febbrile si spegneva al suo nascere, il calore diminuiva e, nei casi in cui non c’era stata sudorazione, o questa era troppo abbondante, insorgeva una lieve e generale diaforesi, con sollievo di tutti i dolori tensivi tiranti nelle parti esterne. Le forze presto ritornavano, insieme all’appetito e al sonno; l’abbattimento si convertiva in forza e speranza e il paziente riacquistava la salute, senza riacutizzazioni.

Hahnemann, 1787 (influenza)

Nella fase precedente il periodo febbrile (alcune ore o diversi giorni, per il periodo prodromico) compaiono: •  rigidità articolare, aggravata dal movimento, accompagnata a paura e disperazione •  senso di peso alla testa; •  difficoltà alla deglutizione, che presto si identifica con dolore nelle parti esterne del collo e della nuca, aggravato dalla pressione; •  sgradevole stiramento nel dorso; •  sensazione simile, molto dolente, nel torace e in tutto il corpo, soprattutto alle cosce, con rigidità paralitica molto marcata; •  stato di prostrazione, specialmente nella posizione seduta; •  aggravamento della rigidità la sera, preceduta da brivido violento e palpitazioni e seguita da angoscia ancora più marcata, assieme a gonfiore del volto e arrossamento degli occhi

Hahnemann, 1787 (influenza)

•  nei casi più gravi, a tale sintomatologia si aggiunge iperpiressia marcata, che può condurre a morte in 4, 7, 15 giorni; •  nei casi più lievi, il parossismo febbrile ha un andamento giornaliero e scompare dopo mezzanotte, con sudorazione generale spesso fetida, che dura fino alle sei del mattino e migliora i dolori e la cefalea; •  costipazione ostinata durante i primi giorni, seguita da diarrea nelle fasi terminali della malattia; •  nei casi più severi, soppressione delle urine, che può condurre a morte per insufficienza renale; •  lingua secca e marrone alla punta, nelle forme più gravi, con induito giallastro nei casi più lievi; •  insonnia; •  la coriza propriamente detta non compare mai

Hahnemann (Some kinds of continued and remitted fevers, 1798): a proposito dell’influenza

Fra tutti questi sintomi, Hahnemann identifica quelli più comuni e fastidiosi: •  abbattimento e disperazione; •  rigidità, dolori tiranti e tensivi nelle parti esterne, specialmente nei tendini, nelle aponeurosi e nel periostio delle parti colpite; •  peso alla testa, che si alterna a tensione e cefalea tirante e pressiva, con perdita di memoria.

La camphora supera ogni aspettativa, dimostrandosi in grado di operare una guarigione radicale. A tale proposito, Hahnemann usa il significativo termine di specifico, per questo particolare tipo di malattia, a dimostrazione del fatto che agisce positivamente in tutti i casi e in tutte le fasi della stessa forma epidemica.

Hahnemann, 1796, sulla camphora

  Vertigini, mancato controllo ms. volontari, debolezza di pensiero e indifferenza

  Freddo nelle parti esterne, polso piccolo e lento, sudorazione fredda

  Spasmo tonico dei muscoli

  Respirazione profonda e lenta

  Svenimenti

  Durata d’azione dalle 6 alle 24 ore

Hahnemann (Antidotes to some heroic vegetable substances, 1798)

•  Antidoto della canfora: opium; antidoto dell’oppio: camphora •  La canfora è conosciuta, secondo le osservazioni di altri, come un antidoto della cantaride e della scilla •  Antidoto di cocculus: camphora •  Antidoto di mezereum: camphora

Hahnemann (Cause and prevention of asiatic cholera, 1831)

È stata data al mondo una ricetta, che si dimostrava così efficace a Dünaburg, nel colera asiatico, che di dieci pazienti solo uno è morto. Il principale ingrediente è camphora, che si trova in proporzione di un decimo rispetto agli altri ingredienti. Ma, non un decimo – no, nemmeno uno su cento dei pazienti sarebbe morto, se gli altri ingredienti, così nocivi e ostruttivi, come anche la venesezione, fossero stati eliminati e la camphora fosse stata data da sola e sempre giusto all’inizio della malattia, perchè questa, soltanto quando è somministrata in forma unica e alla prima invasione è così meravigliosamente utile. Ma se i medici arrivano, come di solito succede, troppo tardi dal malato, quando il tempo favorevole per l’impiego della camphora è passato, ed è ormai cominciato il secondo stadio, la sostanza diventa inutile; I loro pazienti moriranno anche con il suo uso.

Prodromi colera (spasmo tonico)

  Le forze cedono (non riesce a stare dritto)

  Espressione alterata, con occhi infossati e volto bluastro; stuporoso e insensibile

  Abbattimento e rassegnazione, con terrore del soffocamento; geme, piange, con voce rauca interrotta (senza distinto lamento)

  Bruciore nello stomaco e nella gola

  Crampi dolenti ai polpacci e negli altri muscoli

  Urla quando si tocca la regione precordiale

  Freddo gelido nel corpo

  Non ha sete, né vomito o diarrea

Uso della camphora Nel primo stadio il paziente deve assumere, quanto più spesso possibile (almeno ogni 5 minuti) una goccia di spirito di canfora (preparato con un’oncia di sostanza in 12 once di alcool), su un pezzo di zucchero o un cucchiaino di acqua. di questa preparazione si mette una certa quantità nelle mani e si strofina la cute delle braccia, gambe e torace del paziente; egli deve anche fare un clistere con mezza pinta di acqua calda, mescolata con due cucchiaini pieni di canfora alcolica e, di tanto in tanto, si può fare evaporare della canfora su ferro bollente, in modo che, se la bocca dovesse essere chiusa dal trisma e non riesce a deglutire, può assumere abbastanza vapore con il respiro. Più velocemente possibile tutto questo viene espletato nel primo stadio della malattia, tanto più rapidamente e sicuramente il paziente guarisce; spesso in un paio di ore, il calore, la forza, la coscienza, la tranquillità e il sonno ritornano e il paziente è salvo.

Primo stadio (spasmi clonici)

•  frequenti evacuazioni di materia liquida, mista a fiocchi biancastri, giallastri, o rossastri

•  sete insaziabile e forte gorgoglio nell’intestino, violento vomito di grandi quantità dello stesso fluido

•  agitazione ingravescente, gemito e sbadiglio

•  freddo gelido (anche lingua) e aspetto blu marmoreo

•  occhi fissi infossati, diminuzione di tutti i sensi, polso lento

•  crampi molto dolenti ai polpacci e spasmi alle gambe

•  uso di cuprum °X° (anche profilassi) o veratrum album °X°

Hahnemann (Lettera al dr. Schroeder, di Lemberg, da Coethen, 19.12.1831), a proposito della « colerina »

•  Insorge quando il miasma non può più generare che sintomi isolati, se arriva solo dopo che la malattia si sia rarefatta e indebolita

•  Nelle persone robuste questi sintomi guariscono da soli; ma nelle persone deboli si trasformano in vomito, subito seguito da una diarrea indolente, ma molto debilitante, con molta flatulenza la quale (se non si riesce a fermare) è seguita da spasmi tonici, delirio, fino alla morte

•  In queste forme a decorso lento, non c’è alcuna indicazione per la canfora, che farebbe accelerare la morte del malato

•  L’acido fosforico, al contrario, si dimostra specifico, soprattutto se il paziente soffre di borborigmi, accompagnati a una diarrea colliquativa

CAMPHORA (dal IV volume, 2° edizione, 1825)

•  la sua azione primaria alterna rapidamente con la reazione vitale •  camphora rimuove l’azione troppo violenta di moltissimi farmaci, come un contrarium (ogni 2-5, fino a 15 minuti, una goccia della soluzione alcoolica saturata: 1/8 di un grano mescolato in mezza oncia di acqua) •  non è utile come antidoto per gli effetti violenti di ignatia. •  il rapido esaurimento della sua azione e il rapido cambiamento dei suoi sintomi la rende incapace di curare molte malattie croniche. •  nell’influenza, quando lo stadio febbrile è già cominciato, camphora è utile, certamente solo come palliativo, ma un inestimabile palliativo, essendo la malattia di breve durata. Deve essere somministrata in dosi frequenti, ma sempre crescenti, dissolta in acqua come sopra descritto. Non diminuisce la durata della malattia, ma la rende più mite, conducendola quindi, in maniera innocua, fino al termine. (D’altra parte, la nux vomica, in unica dose, la più piccola possibile, rimuoverà spesso, la malattia omeopaticamente in poche ore).

Colera nel pubmed Enterotossina

prodotta dal vibrione nell’intestino

Sub-unità β

Mimetismo con enterotossina di escherichia coli

Recettore nel ganglioside GM1

01 El Tor Brucella melitensis

Schistosoma mansoni

Tossina pertussis Sub-unità α

PHOSPHORICUM ACIDUM negli effetti avversi del vaccino

Diarrea, nausea, eruzioni, vomito e febbre

Riepilogo sintomi di avvelenamento (i numeri arabi indicano la materia medica di Hahnemann)

•  cefalea, vertigine (6, 19), vacillamenti (8), peso del capo (32, 33, 7, 38, 34) •  dilatazione e paralisi delle pupille (73) •  sensazione di freddo nelle fauci, cui segue il senso di calore e di vero bruciore (96) •  aumento della salivazione (90, 89) •  rutti molestissimi (102), conati di vomito (114, 110), generale meteorismo (118) •  aumento secrezione di urina (161), stranguria (156) “camphora castrat” (170, 171) •  calore per tutto il corpo (322, 324, 320), senza aumento della temperatura (293) •  polso frequente e pieno (293) •  sudorazione aumentata (306) •  tremore (302) •  generale rilasciamento, morale e materiale (308) •  sbadigli (269, 270) •  violente convulsioni epilettiformi con spuma alla bocca (91) ed occhi fissi (2, 13, 263) •  deliquio col volto rosso e 2° di temperatura sopra la norma, con 100/min (321, 318) •  fenomeni di esaltazione o a questi seguono fenomeni di depressione (345)

Riepilogo sintomi primo stadio del colera (i numeri arabi indicano la materia medica di Hahnemann)

Dove il colera appare per la prima volta, solitamente si manifesta con un primo stadio (dal carattere tonico spasmodico, 263); la forza del paziente improvvisamente cede (6), non riesce a stare diritto (8), l’espressione è alterata, gli occhi infossati, il volto bluastro (50) e freddo gelido (310), così come le mani, con freddo nel resto del corpo (304, 309, 310, 318, 312, 301, 317); abbattimento rassegnato (55) e ansia, con terrore del soffocamento, è visibile nello sguardo, mezzo stuporoso e insensibile (2, 30, 14), geme e piange con un tono di voce rauco e interrotto, senza fare alcun distinto lamento, eccetto che quando chiama; bruciore nello stomaco e nella gola (126, 96), crampi dolenti ai polpacci (245) e agli altri muscoli (243, 245, 47); urla quando si tocca la regione precordiale (304); non ha sete, né vomito o diarrea.

Tossicità da pubmed

  La canfora può essere naturale (estratta per distillazione da cinnamonum camphora), oppure sintetizzata a partire dal pinene, il quale è convertito a canfene, mediante l’azione dell’acido acetico e del nitrobenzene.

  L’azione tossica della sostanza si esprime principalmente sul sistema nervoso centrale, con convulsioni e depressione conseguente e sui reni, con anuria, per insufficienza renale.

  Gli effetti letali si verificano per l’ingestione di almeno 2 grammi di canfora pura, nell’adulto e di 1 grammo per il bambino.

Sintomi tossici (5-90’)

  irritazione gastrica, con bruciore epigastrico, nausea e vomito (effetti precoci);

  tachicardia iniziale, ma successiva apnea e asistolia;

  ansia e delirio eccitatorio, con convulsioni epilettiche (prima fase, che compare improvvisamente, talvolta preceduta da confusione, irritabilità e movimenti spastici delle estremità), seguiti da depressione del sistema nervoso centrale, coma (per edema cerebrale) e morte, per apnea e asistolia.

Tossicità cronica

  possono mancare i sintomi neurologici

  similitudine con la sindrome di Reye

  nausea, vomito e dolore epigastrico;

  danno epatico, con aumento delle transaminasi e LDH, aumento del tempo di protrombina, che possono essere l’espressione di una epatite granulomatosa.

Sindrome di Reye

  può comparire da pochi giorni (range: 1-14) dopo una infezione virale;

  la maggior parte compare entro due mesi

  nausea, vomito, letargia, tachidispnea

  comportamento irrazionale o delirio

  nelle fasi avanzate può comparire coma con midriasi

  il fegato può essere dilatato ma, in genere, non è presente ittero né febbre

Sindrome di Reye

  Disfunzione degli enzimi epatici del ciclo di urea

  Aumento della ammoniemia nel sangue

  Edema cerebrale diffuso

Dati epidemiologici

  La raccolta dei dati relativi al periodo 1990-2003, raccolti dal Centro Nazionale Veleni degli Stati Uniti, ha calcolato circa 10.000 casi di avvelenamento, ogni anno, con la canfora.

  In particolare, è stato osservato che la popolazione più a rischio è rappresentata da quella pediatrica, soprattutto per bambini al di sotto dei sei anni, i quali sono i più esposti alla ingestione accidentale della sostanza, peraltro presente in molti preparati medicinali ad uso topico.

  In questa fascia di età, l’ingestione di almeno 500 mg di canfora comporta un elevato rischio di convulsioni e morte

Caso pediatrico

  In un caso di intossicazione riguardante un bambino di 15 mesi, si evidenziarono sintomi neurologici, con prolungate convulsioni tonico-cloniche generalizzate.

  Ciò avvenne solo 90 minuti dopo la ingestione.

In generale

  La canfora è un terpene ciclico, che si trova in molti prodotti da banco, nelle farmacie.

  Può essere fatale nella prima infanzia, qualora ingerita, anche a piccole dosi.

  Anche per applicazioni topiche, come si usa nelle medicazioni familiari, la sostanza è controindicata, per l’elevato rischio di provocare convulsioni febbrili.

  Questo dato conforta l’uso omeopatico in occasioni simili.

Husemann

  Nella introduzione della canfora in sostanza solida per la via dello stomaco, si ha una combinazione della gastrite col coma e con le convulsioni, mentre nell’avvelenamento coi preparati liquidi si manifestano solo sintomi di effetti lontani sul sistema nervoso centrale e sui reni (anuria).

  Pei casi gravi sono caratteristici i forti sintomi di eccitamento cerebrale (esaltazioni psichiche, qualche volta accesso di frenosi), che precedono la perdita di coscienza e convulsioni epilettiformi, che spesso durano per ore intere

Tamburrini

  Le grandi quantità, dopo un transitorio eccitamento, che può spesso non essere avvertito, provocano gravi fenomeni di depressione, cioè debolezza e rallentamento del cuore, respirazione frequente e breve, sensibile abbassamento di temperatura, ai quali può seguire straordinaria frequenza cardiaca e uno stato febbrile; disturbi nervosi centrali, cioè cefalea, vertigine, delirio, convulsioni, perdita della coscienza, coma e morte.

  Del resto, le descrizioni dei diversi autori, che hanno studiato questo rimedio sono tali, da riuscire quasi impossibile di armonizzare tutte le osservazioni in un nosografismo unico

Importante

  2. Egli strofina la fronte, la testa, il torace e altre parti, senza sapere per quale motivo; si appoggia su qualcosa, i sensi lo abbandonano, scivola e cade per terra disteso e completamente rigido, le spalle piegate all’indietro, le braccia dapprima un po' piegate, con le mani dirette in fuori e un po' flesse, le dita stese, poi tutte le parti stirate dritte e rigide, con la testa piegata da un lato, la mandibola aperta e rigida, le labbra incurvate e i denti digrignati, gli occhi chiusi e contrazioni incessanti dei muscoli facciali, freddo diffuso, e mancanza di respiro per 1/4 ora (dopo 2 ore)

Sensorio

  6. Pesantezza delle testa con vertigini; la testa cede all’indietro (dopo 10 minuti)

  7. Pesantezza vertiginosa della testa (dopo ½ ora)

  8. Camminando, barcolla come ubriaco

  13. Dopo un attacco di tetano, con incoscienza e vomito, completa mancanza di pensieri, come perdita di memoria (dopo 3 ore)

  14. I sensi svaniscono (dopo pochi minuti)

Cefalea

  30. Cefalea momentanea, come se il cervello fosse compresso da tutti i lati, ma solo in stato di semi-incoscienza, quando non presta alcuna attenzione al suo corpo; quando, comunque, diventa cosciente del suo dolore e riflette su questo, immediatamente scompare (dopo 4,5 ore)

  32. Cefalea sorda sopra l’osso frontale, con inclinazione al vomito

Testa

  44. Calore alla testa e cefalea lacerante, a carattere temporaneo, che scompare con la pressione (dopo 11 ore)

  45. Flusso di sangue alla testa (dopo 6 ore)

  47. La testa è stirata spasmodicamente verso la spalla (dopo qualche minuto)

  50. Volto molto pallido, con occhi dapprima chiusi, poi aperti e fissi, con globi oculari verso l’alto (dopo 2 ore)

Occhi

  72. Pupille estremamente contratte (dopo 35 minuti)

  73. Pupille dilatate (dopo 5 ore)

  75. Sensazione come se tutti gli oggetti fossero troppo brillanti e luminosi (dopo 5 ore)

  77. Non riesce a sopportare la luce (dopo ½ ora)

Flogosi

  79. Arrossamento delle guance e delle orecchie

  83. Nel meato acustico esterno un ascesso rosso scuro, più grande di un pisello; toccandolo sente una pressione lancinante (dopo 12 ore); andò in suppurazione dopo 36 ore

Parodontopatia

  85. Vacillamento doloroso dei denti (dopo 10 ore)

  86. I denti sembrano troppo lunghi, con una odontalgia che, apparentemente, consegue al gonfiore delle ghiandole sottomascellari

  87. Odontalgia; colpi taglienti momentanei attraversano le gengive alle radici degli incisivi e dei canini (dopo 1/4 ora)

Neurologia?

  89. Costante raccolta di saliva nella bocca (dopo ½ ora)

  90. Raccolta di saliva nella bocca, che talvolta è scarsa e viscida

  91. Compare una schiuma davanti la bocca (dopo pochi minuti)

  93. Singole fitte grossolane nel palato (dopo 4 ore)

Addome

  102. Frequente e quasi costante eruttazione vuota dopo un pasto (dopo 3 ore e oltre)

  125. Senso di freddo nell’epigastrio e nell’ipogastrio (dopo 1/4 ora)

  126. Violento calore bruciante nell’epigastrio e nell’ipogastrio (dopo 4 ore)

Urinario

  156. Nelle prime ore, urina scarsa e senza disturbi, ma dopo qualche ora (nel pomeriggio) dolore bruciante alla minzione, per molti giorni, nella parte posteriore dell’uretra, con pressione nella regione vescicale dopo aver urinato, come un nuovo stimolo

  167. Urina bruciante

  157. La forza della vescica è diminuita; sebbene non ci sia alcuna ostruzione meccanica, l’urina passa molto lentamente durante la minzione (dopo 20 ore)

  162. Nessuna minzione nelle prime 10 ore

Torace

  194. Fitte nel lato sx del torace, camminando (dopo ½ ora)

  196. Lancinaz ione ne l torace e tossicolazione, come causata da un taglio, con profonda sensazione di brivido in trachea (dopo 2 ore)

Dolori laceranti

  202. Pressione lacerante sul bordo anteriore della scapola, che interferisce con il movimento del braccio (dopo 32 ore)

  203. Fitte dolenti laceranti attraverso le scapole e tra di esse, irradiate all’interno del torace, muovendo le braccia, per due giorni (dopo 24 ore)

  204. Dolore lacerante nella nuca, chinando la testa (dopo 2 ore)

Dolori

  213. Pressione dolente nell’articolazione del gomito dx, che peggiora appoggiandosi sopra, mentre il dolore si estende alla mano (dopo 1,5 ore)

  225. Nella coscia dx e internamente, vicino e sotto la rotula, dolore contusivo tirante; egli ha paura che la gamba si debba piegare in avanti sotto di lui (dopo 4 ore e 1/4)

  231. Scroscio e cigolio delle articolazioni lombari, ginocchia e caviglie

  246. Lacerazione anteriormente, alla punta delle dita e sotto le unghie del piede sx, camminando (dopo 10 ore)

Crampi

  243. Dolore crampoide tirante sul dorso de l p iede , spec ia lmente con i l movimento

  245. Dolore crampoide lacerante sul dorso del piede verso l’alto, lungo la parte esterna del polpaccio, fino alla coscia (dopo 13 ore)

In generale

  249. Malessere per tutto il corpo (dopo 3 ore)

  251. Molti dei dolori da camphora erano, il primo giorno, presenti solo in uno stato parziale di attenzione a se stesso - quindi, anche andando a dormire, lacerazione in molte parti del corpo - e scomparivano, soprattutto la cefalea, non appena diventava cosciente di avere dolori e vi prestava attenzione; d’altra parte egli poteva, il giorno seguente, provocare dolori con la forza dell’immaginazione o, piuttosto, li avvertiva solo prestando grande attenzione a se stesso, dunque si sentiva meglio quando non ci pensava

  254. Difficoltà a muovere gli arti

Ipertono

  263. Tetano ipertonico, con incoscienza per 1/4 ora, poi caduta in uno stato di rilassatezza di tutto il corpo, tanto che a malapena può assumere la posizione eretta, per 1/4 ora, dopo di che la coscienza ritorna con il vomito (dopo 2,5 ore)

Sonno e altro

  269. Sonnolenza

  270. Affaticamento sonnolente; si sente come se dovesse addormentarsi (dopo 1 ora)

  278. Durante il sonno a occhi chiusi gli oggetti che si presentano alla sua fantasia gli sembrano a un tempo troppo grossi, a un altro troppo sottili, cambiando rapidamente, così come il polso (dopo 2 ore)

Freddo

  299. Egli è ipersensibile all’aria fredda

  304. Sensazione di brivido; brividi con pelle d’oca; la pelle di tutto il corpo è sensibile in modo dolente e anche il tocco più lieve risulta doloroso

  308. Brividi per tutto il corpo (dopo 1/4 ora)

  309. Rigor e battito di denti (Ortel)

  310. Il corpo è tutto molto freddo

Calore

  318. Brividi per tutto il corpo (dopo 2,5 ore); poi (dopo 1,5 ore) aumento diffuso del calore

  320. Avendo le mani fredde, sensazione di calore al volto (dopo 1,5 ore)

  322. Aumento del calore di tutto il corpo, con arrossamento del volto (dopo 3/4 ora)

  324. Calore in tutto il corpo, con incremento massimo camminando (dopo 5 ore)