INSONNIA Aprile 2016

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Insonnia n° 81 Aprile 2016 - Editore Associazione Culturale Insonnia P.zza Vittorio Emanuele II n° 1 12035 Racconigi Direttore responsabile Spessa Andrea - Aut. Trib. Saluzzo n. 07/09 dell’8.10.2009 - Iscr. al R.O.C. 18858 dell’11.11.2009 Questa volta vi proponiamo di ri- flettere con noi sull’uso dei nuovi mezzi di comunicazione. In que- sti ultimi tempi si sente parlare sempre più e in ambiti e tarature diversi del fenomeno social me- dia o per essere più chiari di tutti quei modi di comunicare che uti- lizzano il computer, il telefono, il tablet e che si sviluppano in un tipo di messaggi, spesso brevi e spesso in collegamento con altri iscritti allo stesso gruppo. Non ci dilunghiamo nella spie- gazione di questi strumenti sia perché moltissime persone co- noscono ciò di cui parliamo e sia perché per farne una spiegazione dettagliata occorrerebbe quello spazio che il nostro giornale non ha. Questi strumenti sono diventati di uso comune anche fra i politici che occupano posizioni di pote- re, che parlano e rispondono con queste modalità, spesso fonte di grandi polemiche. Cosa ci rappresenta il fenomeno suddetto? Come porci di fronte a questa realtà? Intanto bisogna prendere atto che questi strumenti esistono e con essi dobbiamo fare i conti, non possiamo eliminarli, nonostante che in certi paesi si cerchi addi- rittura di censurarli. Fino a non molto tempo fa erano soprattutto i giovani ad utilizzarli ma ora, un po’ per giovanilismo un po’ per necessità, sono diven- tati di uso comune. Il tema si sintetizza in una sorta di polemica che possiamo defi- nire così: i social media sono il diavolo o sono il progresso che avanza ? Senza avere la pretesa di essere esaustivi sulle diverse posizioni vorremmo che si riflettesse sul tema, sugli effetti che la strumen- tazione che abbiamo provoca. Alla morte di Umberto Eco, mol- ti giornali e televisioni commen- tarono una sua posizione netta sull’argomento; Eco disse che l’uso di internet e dei social me- dia aveva dato il diritto di parola agli imbecilli, e se già la televi- sione aveva dato una tribuna allo scemo del villaggio, internet gli aveva conferito il titolo di “sag- gio”. segue pag. 16 Comunicato dei medici di base: D’Alesio, Ellena, Gai, Gazzera, Panepinto, Panero DOTTORE, IO STO MALE, E LEI? I medici di base: diritti e doveri Manicomio pag. 5 PEDIBUS pag. 4 Referendum pag. 12 LEVIS pag. 14 segue pag. 8 segue pag. 9 25 Aprile: una data per costruire futuro La Resistenza vista con gli occhi dei ragazzi di oggi di Livio Tesio Mi viene chiesto di parlare del 25 aprile. Grazie. Voglio parlarne usando molte paro- le sentite dai ragazzi del Clan Scout “Caterina” del Saluzzo1. Le ho sen- tite domenica 6 marzo in occasio- ne dell’eccidio di Valmala. Hanno tenuto l’orazione ufficiale. Le parti in corsivo sono tratte dal loro inter - vento. …è per noi molto importante es- sere qui oggi e siamo emozionati e grati allo stesso tempo di poter te- nere questo discorso. la tangenziale della Trebbiè, secon- do quanto riferito in consiglio costa 11 milioni di euro, 7.500 euro al me- tro per la lunghezza di 1,5 km; Anche a Cavallermaggiore si parla di bretelle, leggo sui giornali locali gli aggiornamenti del dibattito poli- tico che si sta sviluppando in seno al consiglio comunale. Il progetto per segue pag. 3 Borgo Macra UNA BRETELLA PER TUTTI? AD OGNI COSTO? Una proposta per ridurre il traffico del 50% di Pino Tebano Alcuni medici racconigesi ritengo- no utile per un migliore utilizzo del- la medicina del territorio, chiarire alcuni aspetti riguardante l’attività quotidiana del medico di famiglia. La nostra attività libero professio- nale è regolamentata dalla Conven- zione col Servizio Sanitario Nazio- nale (SSN) ed a questa ci dobbiamo attenere, differente quindi dai medi- ci ospedalieri che sono dipendenti statali. • Le visite ambulatoriali ai propri assistiti vengono effettuate presso lo studio, preferibilmente previa prenotazione, salvo casi urgenti. L’orario di apertura dell’ambulato- rio varia a seconda del numero degli assistiti. • Le visite a domicilio devono esse- re prestate ai pazienti non trasferibili in ambulatorio in quanto non deam- bulanti o per i quali lo spostamento dalla propria abitazione allo studio medico metterebbe a repentaglio la salute stessa del paziente. Appurata la non trasferibilità del malato le vi- site domiciliari richieste entro le ore 10.00 del mattino andranno assolte in giornata, quelle richiese dopo le ore 10.00 entro le ore 12.00 del giorno seguente. insonnia mensile di confronto e ironia

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Insonnia n° 81 Aprile 2016 - Editore Associazione Culturale Insonnia P.zza Vittorio Emanuele II n° 1 12035 Racconigi Direttore responsabile Spessa Andrea - Aut. Trib. Saluzzo n. 07/09 dell’8.10.2009 - Iscr. al R.O.C. 18858 dell’11.11.2009

Questa volta vi proponiamo di ri-flettere con noi sull’uso dei nuovi mezzi di comunicazione. In que-sti ultimi tempi si sente parlare sempre più e in ambiti e tarature diversi del fenomeno social me-dia o per essere più chiari di tutti quei modi di comunicare che uti-lizzano il computer, il telefono, il tablet e che si sviluppano in un tipo di messaggi, spesso brevi e spesso in collegamento con altri iscritti allo stesso gruppo.Non ci dilunghiamo nella spie-gazione di questi strumenti sia perché moltissime persone co-noscono ciò di cui parliamo e sia perché per farne una spiegazione dettagliata occorrerebbe quello spazio che il nostro giornale non ha.Questi strumenti sono diventati di uso comune anche fra i politici che occupano posizioni di pote-re, che parlano e rispondono con queste modalità, spesso fonte di grandi polemiche.Cosa ci rappresenta il fenomeno suddetto? Come porci di fronte a questa realtà?Intanto bisogna prendere atto che questi strumenti esistono e con essi dobbiamo fare i conti, non possiamo eliminarli, nonostante che in certi paesi si cerchi addi-rittura di censurarli. Fino a non molto tempo fa erano soprattutto i giovani ad utilizzarli ma ora, un po’ per giovanilismo un po’ per necessità, sono diven-tati di uso comune.Il tema si sintetizza in una sorta di polemica che possiamo defi-nire così: i social media sono il diavolo o sono il progresso che avanza ?Senza avere la pretesa di essere esaustivi sulle diverse posizioni vorremmo che si riflettesse sul tema, sugli effetti che la strumen-tazione che abbiamo provoca. Alla morte di Umberto Eco, mol-ti giornali e televisioni commen-tarono una sua posizione netta sull’argomento; Eco disse che l’uso di internet e dei social me-dia aveva dato il diritto di parola agli imbecilli, e se già la televi-sione aveva dato una tribuna allo scemo del villaggio, internet gli aveva conferito il titolo di “sag-gio”.

segue pag. 16

Comunicato dei medici di base: D’Alesio, Ellena, Gai, Gazzera, Panepinto, Panero

DOTTORE, IO STO MALE, E LEI?I medici di base: diritti e doveri

Manicomiopag. 5

PEDIBUSpag. 4

Referendumpag. 12

LEVISpag. 14

segue pag. 8

segue pag. 9

25 Aprile: una data per costruire futuroLa Resistenza vista con gli occhi dei ragazzi di oggidi Livio Tesio

Mi viene chiesto di parlare del 25 aprile. Grazie.Voglio parlarne usando molte paro-le sentite dai ragazzi del Clan Scout “Caterina” del Saluzzo1. Le ho sen-tite domenica 6 marzo in occasio-ne dell’eccidio di Valmala. Hanno tenuto l’orazione ufficiale. Le parti in corsivo sono tratte dal loro inter-vento.“…è per noi molto importante es-sere qui oggi e siamo emozionati e grati allo stesso tempo di poter te-nere questo discorso.

la tangenziale della Trebbiè, secon-do quanto riferito in consiglio costa 11 milioni di euro, 7.500 euro al me-tro per la lunghezza di 1,5 km;

Anche a Cavallermaggiore si parla di bretelle, leggo sui giornali locali gli aggiornamenti del dibattito poli-tico che si sta sviluppando in seno al consiglio comunale. Il progetto per segue pag. 3

Borgo MacraUNA BRETELLA PER TUTTI? AD OGNI COSTO?Una proposta per ridurre il traffico del 50% di Pino Tebano

Alcuni medici racconigesi ritengo-no utile per un migliore utilizzo del-la medicina del territorio, chiarire alcuni aspetti riguardante l’attività quotidiana del medico di famiglia. La nostra attività libero professio-nale è regolamentata dalla Conven-zione col Servizio Sanitario Nazio-nale (SSN) ed a questa ci dobbiamo attenere, differente quindi dai medi-ci ospedalieri che sono dipendenti statali.• Le visite ambulatoriali ai propri assistiti vengono effettuate presso lo studio, preferibilmente previa prenotazione, salvo casi urgenti. L’orario di apertura dell’ambulato-rio varia a seconda del numero degli assistiti. • Le visite a domicilio devono esse-re prestate ai pazienti non trasferibili in ambulatorio in quanto non deam-bulanti o per i quali lo spostamento dalla propria abitazione allo studio medico metterebbe a repentaglio la salute stessa del paziente. Appurata la non trasferibilità del malato le vi-site domiciliari richieste entro le ore 10.00 del mattino andranno assolte in giornata, quelle richiese dopo le ore 10.00 entro le ore 12.00 del giorno seguente.

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Diversamente da Edipodi Luciano Fico

“Quando mi sveglio e non rie-sco a dormire, a casa di mam-ma, la chiamo e lei viene. Mi chiede sempre - Vuoi un po’ di latte tiepido? - ed io tutte le vol-te rispondo Sì.Se non mi addormento, stanot-te, me lo chiedi anche tu se vo-glio del latte tiepido?”“Sì, Francesco, te lo chiederò anche io se non ti addormen-ti…”“Che bello! Buona notte, papà…”Quella notte era lui a non dor-mire e gli tornava continuamen-te in mente quel dialogo, che da tanti anni si era fissato nei suoi ricordi. Era stato bello, bellissimo, prendersi cura di quel piccolo figlio e proteggerlo lungo gli anni che lo facevano crescere sempre più.Non erano state le regole e gli insegnamenti a farlo sentire pa-dre, ma proprio quel porsi come frangionde fra suo figlio ed il mare che lo attendeva.Ormai era già passato molto tempo da quando il piccolo fi-glio era diventato più grande e più forte di lui.Adesso cavalcava con impa-zienza i suoi vent’anni e mo-strava tutta la magnifica fragili-tà di un’età che non conosce la prudenza per la troppa voglia di vivere.Curiosamente i giovani si com-portano spesso come se la vita sfuggisse loro di mano, mentre i vecchi mostrano una flemma che stona con il poco tempo a loro rimasto.Oggi si sono incontrati. Il padre ha portato la sua solitu-dine e la sua prudenza. Il figlio abbracciava la compagna e la voglia di vivere.L’aria fresca che veniva dal mare rese subito vivace il par-

RIFIUTI AL MAIRARitrovati i rifiuti, ripulita la zona, multato il trasgressore lare, i sorrisi scorrevano sinceri

e lievi.Eppure… si toccava la distanza, la novità insormontabile di quel rapporto, che stava superando un altro confine. Giunge il tempo, in cui il padre deve morire, non per mano del figlio come accadde a Laio, il padre di Edipo, ma di morte na-turale.E come muore un padre?Muore dando alla luce il proprio figlio, dopo una lunga gravidan-za, che lo ha fatto crescere sicu-ro nel Mondo.Muore abbandonando il perso-naggio dell’Eroe senza macchie e senza paure e alla fine mo-strando, possibilmente con un filo di consapevole pudore, la propria povertà.Muore quando riesce ad accet-tare che la sua esperienza non servirà al giovane figlio, perché a lui solo serve e a nessun altro.Muore in lui, finalmente, l’il-lusione e la preoccupazione di essere un padre perfetto, ri-conoscendo che per ognuno il proprio padre è semplicemente un tratto del proprio destino, nel bene e nel male.Il parto delle donne è una dop-pia nascita: con l’ultima spinta nasce il figlio e comincia ad esi-stere anche la madre.Il parto degli uomini è invece un passaggio di consegne: na-sce il figlio quando può morire il padre.Da oggi, su quel lungo mare, hanno cominciato entrambi a creare un nuovo modo per amarsi.Un suggerimento è sembrato venire loro dalla pancia rotonda della compagna di Francesco, che lui accarezza intenerito ed incredulo, cercando lo sguardo dell’anziano padre.

Venerdì 11 marzo Matteo Alesso, nel suo abituale giro di controllo del bo-sco lungo le sponde del Maira ha trovato una quarantina di sacchi di rifiuti abbandonati lungo la strada che porta ai “Drolu”, subito dopo il piazzale sul Maira. Fra questi almeno una quindicina erano i sacchi gialli per la raccolta differenziata della plastica con tanto di codice identificatore del proprie-tario. Matteo ha subito segnalato il ritrovamento all’Ufficio ambiente del Comune; il signor Rogato si è recato sul posto, ha fotografato tutti i sacchi con il codice ed ha avvisato la ditta, responsabile della raccolta rifiuti, per il loro ritiro. Al 15 marzo tutta la zona era stata adeguatamente ripulita.In un secondo tempo è stato redatto un verbale nei confronti di chi ha ab-bandonato i sacchi gialli con codice identificativo: si tratta di un ex cittadino di Racconigi, emigrato in altro Comune, cui è stata comminata la multa di 206.67 euro per violazione dell’ordinanza del sindaco 43/14.I sacchi neri, esaminati, non hanno fornito elementi di identificazione... an-che se si suppone possano essere della stessa persona.Un plauso a Matteo per la segnalazione e all’Amministrazione per la soler-zia dimostrata nel farsi carico del problema. Ci auguriamo che la vicenda possa servire da monito a tutti coloro che continuano a mostrare uno scarso senso civico.

Arrivano le pagelle…di Lodovica Olivero

Fine quadrimestre, si consegna-no le pagelle! Genitori e figli si preparano all’evento, special-mente i primini che per la prima volta si renderanno conto di aver lasciato il mondo dell’infanzia e di essere entrati nel mondo della scuola. Permessi sul lavoro, or-ganizzazione menage familiare; i genitori si presentano a ritirare questo documento; c’è attesa, c’è ansia, si temono sorprese, anche se si sono seguiti i figli, il giudizio dell’insegnante è sempre chiarificatore sul rendi-mento dell’allievo e sulle tecni-che da adottare per un eventuale miglioramento. Al rientro a casa si commentano i giudizi, si elo-giano o si redarguiscono i figli, si cercano con l’aiuto dell’in-segnante, strategie di migliora-mento sul comportamento e sul

rendimento scolastico.Tutto questo è utopia, il carta-ceo non serve più. Il colloquio con l’insegnante è annullato, la razionalizzazione vuol dire ri-sparmio economico e di energie. Una videata, con una serie di numeri, è sufficiente per comu-nicare alla famiglia e agli alun-ni il lavoro ed il rendimento di un intero quadrimestre. Nessun commento, nessun aiuto, annul-late le relazioni interpersonali tra scuola e famiglia, la pagel-la ha perso la sua importanza, così la scuola sarà sempre più annoverata fra i servizi pubblici improduttivi e dispendiosi. Non penso che questi risparmi siano da propagandare come un pro-gresso, ci siamo informatizzati ma abbiamo perso di vista gli esseri umani.

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UNA BRETELLA PER TUTTI? AD OGNI COSTO?Una proposta per ridurre il traffico del 50%segue dalla prima

attualmente, essendo disponibili solo 7 milioni di euro, si cercherà, con il comitato di via Bra che ne ha sempre sostenuto la realizzazione, una solu-zione che possa alleggerire il traffico, in alternativa alla realizzazione della tangenziale. I soldi verranno utilizza-ti per mettere in sicurezza il torrente Mellea ed il Maira.Per la nostra bretella invece fervono i preparativi, l’inizio delle procedure per gli espropri e l’aggiornamento della documentazione per predi-sporre gli appalti, ma ci sono anche le prese di posizione della Coldiretti che esprime qualche dubbio sulla sua realizzazione per il notevole impatto ambientale che avrebbe sul territorio e su alcune aziende agricole, oltre che per il consumo di terreno fertile, sot-tratto all’agricoltura. Aggiungo che la bretella era stata pensata 20 anni fa quando su Via Regina Margheri-ta transitavano giornalmente decine e decine di autoarticolati con i cois dell’ITA.Sono anch’io di quelli che vorreb-bero cercare soluzioni alternative e provare a riallacciare i rapporti con i comuni limitrofi per trovare una so-luzione comune. E’ vero Cavallerle-one ha realizzato da solo il suo ponte e ora ne rivendica l’uso, giusto, ma non possiamo “parlarci” pensando ad un futuro da buoni vicini di casa? Possiamo assumerci qualche onere noi di Racconigi e mettere sul piatto qualcosa che possa interessare anche i nostri vicini? C’è da tenere in conto che si va sem-

pre di più verso le unioni dei comuni e potremmo, forse un giorno, essere in una situazione in cui mettere in comune i servizi sarà un obbligo, e allora perché non metterci intorno ad un tavolo e ragionare ora? Credo che amministratori, tecnici, coltivatori, ambientalisti abbiano soluzioni da proporre per utilizzare anche solo una minima parte dei soldi e del territorio disponibili con soddisfazione di tutti.“Sì però noi è da vent’anni che aspet-tiamo la bretella” dicono le famiglie che si affacciano sulla strada del Bor-go Macra, e “noi che elettoralmente l’abbiamo sempre sostenuta” dicono i politici, “che figura ci facciamo se ora, pensando alle mutate sensibilità ambientali che si sono unificate alle giuste considerazioni della Coldiretti sul consumo di terreno fertile, faccia-mo altre considerazioni e prendiamo altre strade?”. Certo si dovrà anche

abbandonare l’ipotesi di un centro commerciale, che continua ad essere inserito sulle planimetrie nel nuovo PRG, con viabilità che sfoci sulla bretella… perché ve lo immaginate un ingresso dalla Ex Statale con re-lativo abbattimento di non so quanti platani? Anche questo un bel proget-to di cementificazione del territorio e desertificazione delle attività com-merciali del nostro centro storico!Certo è un bel problema, occorre dare motivazioni e c’è il rischio di non avere più i consensi attesi, ma la scelta non sarà indolore in entrambi i casi, si deve scegliere se far valere la ragione o la pancia. Una soluzione ci sarebbe: perché non chiediamo ai cittadini racconigesi, con un Referen-dum consultivo come la pensano sul-la bretella…? sarei curioso di vedere il risultato.Intanto provo a fare una proposta:

senso unico nel Borgo Macra con direzione uscita da Racconigi e un altro senso unico in entrata che dal piazzale del Maira, con un piccolo raccordo da realizzare, porti il traffi-co, attraverso via M. Roda, via Ge-nerale Dalla Chiesa e Via Prato dei Cornetti, sulla ex statale. Oppure, completare la strada ora tronca che avrebbe dovuto congiungere Via Principessa Iolanda con il piazzale del Maira. Può essere questa una di-gnitosa soluzione per tutti. Il traffico si ridurrebbe del 50% e si avrebbe l’occasione di realizzare dei marcia-piedi degni di questo nome ed anche una pista ciclabile che da piazza ca-stello possa andare verso l’Oasi delle Cicogne e le Cascine Reali.Pensiamoci ancora, i soldi non spesi sono risparmi per la comunità e non spreco di risorse disponibili.

Mi chiamo Franca e sono la mamma di Andrea, un ragazzo di 21 anni con disabilità grave, associata ad un’epi-lessia farmaco resistente che ha influi-to tanto sulla sua disabilità.Andrea vive in famiglia con me, mio marito e la compagnia di due fratelli, ormai anche loro adulti, ed è diventato con il tempo il centro delle priorità di ognuno di noi: se lui sta bene, serenità e sorriso regnano in casa nostra!Frequenta il Centro Diurno Alambic-co, a Racconigi, da circa otto anni; de-cidere di inserire Andrea al centro non è stato facile, il nostro pensiero e la nostra ansia era che altri non riuscis-sero a gestirlo, capire le sue richieste, comunicare con lui che verbalmente non sa esprimersi e che necessita di una presa in carico totale.La sensazione che provavo era quella di abbandono, allontanandolo da me per troppe ore.La cosa che mi ha dato più conforto e coraggio è stata la consapevolezza che ciò che stavo facendo era solo per il suo bene e che non si può sempre pensare di riuscire a fare tutto da soli ma bisogna accettare gli aiuti.

Il centro Alambicco accoglie ragaz-zi con grave disabilità offrendo loro l’opportunità di integrarsi con realtà presenti sul territorio, e nei paesi li-mitrofi, e anche di svolgere svariati laboratori.Il locale è adeguato, accogliente, do-tato di ampi spazi luminosi, allegri e colorati dove i ragazzi giocano e svol-gono diverse attività grazie alla pa-zienza di operatori preparati e in grado di gestirli e rispondere alle esigenze di ognuno affrontando le problematiche del caso.Gli operatori credono nelle capacità di ogni singolo e hanno una visione positiva; mettendosi in gioco, senza risparmiare fatica, ricercano nuovi sti-moli per coinvolgerli e farli divertire. Tutto ciò è possibile anche grazie alle capacità del coordinatore Flavio: una persona aperta a nuove esperienze, permettendo agli operatori di espri-mersi al meglio per il bene dei nostri figli.Ecco perché ci siamo resi conto gior-no dopo giorno che, al centro, Andrea ha trovato il suo ambiente e sta bene, basta osservare l’espressione dei suoi

L’Amore di mamma...Racconto di una donna, madre di un ragazzo disabiledi Franca Mana

occhi e del suo volto che si illuminano quando al mattino incontra i suoi ope-ratori e varca la soglia dimenticandosi completamente della mamma.All’Alambicco “si respira serenità” anche se a volte, vista la mia espe-rienza, comprendo che si incontrano momenti di scoraggiamento perché la gestione di utenti gravi è impegnativa e faticosa e non sempre gli sforzi fat-ti vengono ripagati; questi operatori hanno però la capacità di non far pe-sare nulla e sanno andare oltre al loro dovere, aprendosi al dialogo e alla col-laborazione.Conoscono Andrea quanto noi fami-liari e abbiamo notato negli anni dei miglioramenti dati dal rispetto di al-cune regole e ciò mi porta ad essere

soddisfatta e tranquilla della nostra scelta… è in ottime mani, “mani” che sanno dare sollievo e sostegno anche a noi.E’ molto bello che mio figlio abbia la possibilità di vivere le sue esperienze, al di fuori della famiglia, che lo aiu-tano a ridimensionarsi, a condividere con altri spazi e tempi e non essere sempre e solo al centro dell’attenzione come succede a casa.Andrea per noi è speciale, è con lui che abbiamo imparato a gioire delle piccole cose, ci ha insegnato il valore della vita e a ringraziare per ogni cosa in più.La sera attendiamo il suo ritorno: la nostra casa si riempie di gioia, di urla e dei tanti pasticci che solo lui sa fare!

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PEDIBUS: UN BEL GIOCO DURA … TROPPOCostruiamo l’era del dopo-pedibus: la figura del mobility manager scolastico di Guido Piovano

Non sono un ambientalista tout court, ma rispetto la natura e aborro i crimini ambientali che l’uomo compie in nome del “progresso” e, più spesso, del profitto. Sono convinto che tutti dobbiamo concorrere a lasciare alle generazioni future un piane-ta vivibile. Questa premessa ha lo scopo di introdurre un tema che mi sta molto a cuore.Quando negli anni ‘90 nasce pedibus, mi trovo d’accordo con l’iniziativa che consiste nel fare in modo che, una volta l’anno, gli studenti raggiungano la scuola a piedi accompagnati da adulti volontari lungo itine-rari protetti. Viene limitato l’u-so dell’auto privata e dei mezzi pubblici a favore di una mobilità alternativa dedicata innanzitutto agli scolari di minore età. L’ini-ziativa ha chiaramente intenti educativi.Il progetto, che nasce per la pro-mozione dell’esercizio fisico nei bambini e di una educazione a una cultura ambientale e saluti-stica e realizza un significativo risparmio energetico, promuove diversi altri obiettivi: i genitori vedono di buon occhio, anche in funzione anti-bullismo, che i propri figli si rechino a scuola in compagnia, vigilati lungo un percorso più sicuro, mentre gli insegnanti e gli educatori sotto-lineano l’aspetto aggregativo e socializzante dell’iniziativa.Oggi, a distanza di anni, mi chiedo: cos’è diventato il pedi-bus a Racconigi? Diciamoci la verità: ormai il pedibus è un rito che una volta l’anno coinvolge bambini, ge-nitori e insegnanti e li costringe ad abbandonare per un giorno le loro (insane?) abitudini quoti-diane senza nessuna velleità da parte né della scuola né dell’i-

stituzione comunale di indurre in loro un vero cambiamento di costume. Infatti, il giorno suc-cessivo alla divertente (?) pro-cessione, i genitori tornano ad accompagnare con l’auto i par-goli fin, quasi, sulla porta della scuola (e se potessero fin su per le scale…). Ammettiamo, dun-que, che il pedibus così com’è non serve più a nulla e che, tutto sommato, al di là delle meritorie intenzioni, è servito a ben poco!Cosa fare?Una proposta, a puro titolo esemplificativo: si chiuda il traf-fico tutti i giorni negli orari di ingresso e di uscita di alunni e studenti, per un tempo congruo, nelle aree limitrofe alle scuole, creando in questo modo zone di rispetto e di salvaguardia e per-corsi idonei riservati a pedoni e ciclisti. Chiamiamolo Pedibus tutto l’anno! Alcune città vi-ciniore, vedi Bra, lo fanno da tempo! (http://www.comune.bra.cn.it/uffici/polmun_pedibus.pdf). Ma non mi compete indicare so-luzioni, le quali devono invece scaturire dalla volontà di tutte le parti interessate. Mi preme soltanto sottolineare come il perdurare del pedibus che cono-sciamo non aiuti ad affrontare davvero i problemi e non favo-risca né un cambio di mentalità sul tema né una nuova prassi nei comportamenti.Un aiuto e uno stimolo ad af-frontare la questione del supe-ramento del pedibus attuale può venire dalla Legge 221 del 28 dicembre 2015, “Disposizio-ni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimen-to dell’uso eccessivo di risorse naturali”, che, entrata in vigore il 2 febbraio scorso, presenta

alcune novità per il settore sco-lastico. L’articolo 5, comma 6, prevede che il Ministro dell’I-struzione emani, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vi-gore della legge, specifiche linee guida perché in tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nell’ambito della loro autonomia amministrativa ed organizzativa, si scelga la figura del mobility manager scolastico (v. riquadro

nella pagina).Auspico la nascita di un tavolo di lavoro tra i soggetti interessati, operatori scolastici, amministra-zione comunale e rappresentan-ti degli utenti, che studi il tema degli spostamenti casa/scuola e le eventuali prospettive aperte dalla legge per l’individuazione di soluzioni stabili, non più sol-tanto puramente dimostrative.

Il mobility manager scolasticoE’ scelto su base volontaria e senza riduzione del carico didatti-co, in coerenza con il piano dell’offerta formativa, con l’ordi-namento scolastico e tenuto conto dell’organizzazione didattica esistente. Il mobility manager scolastico è individuato tra il personale docente. I suoi compiti sono: • organizzare e coordinare gli spostamenti casa-scuola-casa del personale scolastico e degli alunni;• mantenere i collegamenti con le strutture comunali e le azien-de di trasporto;• coordinarsi con gli altri istituti scolastici presenti nel medesi-mo comune;• verificare soluzioni, con il supporto delle aziende che gesti-scono i servizi di trasporto locale, su gomma e su ferro, per il miglioramento dei servizi e l’integrazione degli stessi;• garantire l’intermodalità e l’interscambio;• favorire l’utilizzo della bicicletta e di servizi di noleggio di veicoli elettrici o a basso impatto ambientale;• segnalare all’ufficio scolastico regionale eventuali problemi legati al trasporto dei disabili.Le linee guida sono altresì finalizzate ad assicurare:• l’abbattimento dei livelli di inquinamento atmosferico ed acustico;• la riduzione dei consumi energetici;• l’aumento dei livelli di sicurezza del trasporto e della circola-zione stradale;• la riduzione al minimo dell’uso individuale dell’automobile privata e il contenimento del traffico.Per questa nuova figura si prevede lo stanziamento di 35 milio-ni di euro da destinare al programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro. Saranno finanziati progetti predisposti da uno o più enti locali e riferiti a un ambito territoriale con popolazione superiore a 100.000 abitanti, diretti a incentivare iniziative di mobilità sostenibile, incluse iniziative di:• piedibus;• car-pooling;• car-sharing;• bike-pooling;• bike-sharing.I progetti sono finalizzati anche alla realizzazione:• di percorsi protetti per gli spostamenti, anche collettivi e gui-dati, tra casa e scuola, a piedi o in bicicletta;• di laboratori e uscite didattiche con mezzi sostenibili;• di programmi di educazione e sicurezza stradale, di riduzione del traffico, dell’inquinamento e della sosta degli autoveicoli in prossimità degli istituti scolastici o delle sedi di lavoro, anche al fine di contrastare problemi derivanti dalla vita sedentaria.

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insonnia 5Aprile 2016

“SLOT MACHINE”Sindaci e governatori cercano di li-mitare i danni in assenza di un qua-dro legislativo che regolamenti il gioco d’azzardo di Anna Maria Olivero

Nel 2015 gli italiani hanno speso nel gioco d’azzardo 87,8 miliardi: 286 euro a cittadino (compresi i bambini). Le Asl denunciano l’aumento vertigi-noso di persone colpite da ludopatia cioè “drogate ” di gioco: 12 mila per-sone in cura, la punta di un iceberg, secondo i medici. Sono due milioni quelle a rischio, di diverse età e classi sociali. Di fronte ad uno Stato schizo-frenico che da una parte, tra licenze e tasse, incassa miliardi e dall’altra spende soldi per curare i malati e che non ha mai costruito un quadro legislativo coerente che regolamenti

il gioco d’azzardo, sono i Comuni e le Regioni che si sono fatti carico di intervenire rispondendo al grido di aiuto di molti loro concittadini che li hanno pregati di aiutarli a tirarsi fuori visto che da soli non ci riescono.Anacapri, Comune in Provincia di Napoli, è il primo Comune italiano “slot free”, cioè senza “macchinette” dal primo gennaio.L’Amministrazione ha redatto un re-golamento che proibisce l’installazio-ne di apparecchi a distanza di 150 me-tri da luoghi sensibili. Nell’elenco ci sono scuole, associazioni, bancomat,

centri sportivi e stabilimenti balneari. Non è quindi un divieto assoluto ma di fatto sì, perché nel Comune non esistono zone idonee all’installazione di slot. Chi aveva le macchinette, dal primo gennaio le ha dovute togliere. L’anno scorso il regolamento è stato sottoposto ad un referendum popo-lare per coinvolgere tutta la popola-zione. Ai cittadini è stato chiesto se erano favorevoli a tenere distanti dai luoghi sensibili i locali che ospitano le slot machine e le new slot. Oltre nove su dieci si sono detti favore-voli al divieto. Il risultato ottenuto

nel referendum e la competenza del sindaco sulla salute pubblica, stabi-lita dai giudici, sono serviti anche a difendere le scelte fatte nelle aule dei tribunali contro i ricorsi.A livello regionale la Lombardia impone locali separati per l’azzardo e distanza di 500 metri dalle scuole, il Piemonte prevede una riduzione dello 0,92% dell’Irap per gli esercizi che tolgono slot e vlt (videolottery), in Emilia Romagna, tra le norme c’è l’obbligo di esporre un test di autova-lutazione del rischio di dipendenza.

Ci sembra importante illustrare la situazione attuale dell’ex ospedale psichiatrico di Racconigi, poiché è tornato al centro dell’attenzione con la costituzione di un “Comitato per il Manicomio” e con l’avviso di interes-se per l’acquisto del padiglione Chia-

rugi emesso dall’Asl Cn1 di Cuneo.Al centro della città, sia fisicamente sia per il ruolo avuto nella storia e nel-la vita della popolazione racconige-se, questo imponente complesso è di proprietà dell’ASL, ma alcuni locali e alcune aree verdi sono state date in comodato d’uso ad Associazioni e al Comune di Racconigi. In particolare, all’associazione “Voci erranti” è stato dato il locale a sinistra del cancello di ingresso, in via Fiume, denominato “la casa di Eugenio”, all’Associazio-ne Cantoregi è stata data una piccola parte del reparto Tamburini per il de-posito di attrezzature scenografiche e costumi. Al Comune di Racconigi, con una pri-ma convenzione a luglio 2004, viene

concesso in comodato parte del piano terreno e del primo piano, denominato “ex Casa Suore”, in via Fiume, per “la collocazione prima del Centro d’In-contro Anziani e poi per Associazio-ni di volontariato”. Con una seconda convenzione, nell’ottobre 2007, l’A-

SL mette a disposizione, sempre del Comune, i locali di via Fiume, al pia-no secondo (ex Casa Suore: mq 158 ca. di superficie calpestabile), il parco, le aree verdi e le strade di accesso all’ex O.P. (mq 42.000 ca.), affinché vengano utilizzati in via esclusiva ri-spettivamente quale sede di Associa-zioni di Volontariato e quali aree da destinarsi a manifestazioni, incontri e spettacoli di Associazioni cittadine. Il Comune provvederà a tutte le spe-se di conduzione e gestione ordinaria (luce, acqua, gas, tassa rifiuti, pulizia e quant’altro), nonché alle spese di manutenzione ordinaria. Oggi nella ex Casa Suore vengono ospitate: l’AVIS, l’associazione “Tocca a noi”, il banco alimentare/vestiti, l’Atletica Racconi-

gi,.la Protezione Civile, il Racconigi cycling Team, Amici Modellistica Racconigesi, l’Associazione Cantore-gi. Il parco è aperto al pubblico: dal-le 7 di mattina alla 7 di sera vi si può accedere a piedi o in bicicletta; i cani devono essere tenuti al guinzaglio.

Per la manutenzione dei prati l’Am-ministrazione utilizza un “tosaerba ecologico”: le pecore del veterinario Matteo. Le pecore non si spaventano facilmente, sono molto socievoli e oltre ai benefici economici (zero costi per il Comune) molti sono i benefici ecologici derivanti dal loro utilizzo: ri-duzione a zero del rumore, della puz-za e dell’inquinamento del carburante per l’uso del tosaerba e miglioramento della qualità del prato. Le pecore in-fatti rilasciano fertilizzante naturale, molto più pregiato di quello chimico. Si migliora inoltre la qualità dell’erba, perché non viene falciato tutto, ma le piante sono selezionate, con un crol-lo di quelle infestanti. Viene anche garantita la biodiversità, con la tutela

degli insetti e della microfauna. Il “pa-store” Matteo, poi, dovendo accudire agli animali, all’interno del parco è una presenza costante, che svolge un importante ruolo di controllo e di “spazzino”, perché quotidianamente raccoglie i rifiuti (bottiglie, pacchet-

ti di sigarette, tetrapak, sacchetti …) che i ragazzi, abituali frequentatori, abbandonano sistematicamente al di fuori dei cestini appositi. Il Sindaco ci ha detto che ogni due anni, grazie alla collaborazione della Protezione Civile, viene fatta la ma-nutenzione degli alberi: un patrimonio ricco ed importante, forse non adegua-tamente riconosciuto.Il Parco del neuro è uno spazio bel-lissimo, facilmente accessibile, ma di fatto poco usato dai racconigesi. Forse pochi sanno che è aperto al pubblico, o forse il “neuro” è qualcosa che ci fa ancora paura? Cominciamo ad utiliz-zare questo spazio aperto e forse sarà più facile farci venire delle idee per recuperarlo.

IL “MANICOMIO” È APERTO AL PUBBLICOPochi racconigesi frequentano il parco del “neuro”di Anna Maria Olivero

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insonnia6 Aprile 2016

a cura di Guido Piovano

Gli zanzarini sono in-setti molesti. La loro puntura non è mortale e neppure dolorosa, ma è spesso irritante. Se ne scacci uno ne arriva subito un altro. Tanto vale farci l’abitudine.

Quando l’ha visto passare sul suo giardino non ci ha pensato due volte. E’ corso in casa, ha imbracciato il fucile, gli ha spa-rato. E’ caduto poco lontano. Ha rimesso il fucile al suo posto ed è tornato tranquillo alle proprie faccende. Siamo in Kentucky, ragazzi, e qui non si scherza, la proprietà è sacra, la privacy non si tocca e c’è sempre un fucile

pronto a sparare se qualcosa le minaccia.E così scopriamo che qualcosa di nuovo vola nell’aria. Sì, ne ave-vamo già sentito parlare. Roba da guerre stellari, pensavamo, cose per generali smaniosi che mano-vrano in scenari di guerra lonta-ni. Ed invece … scopriamo che i droni sono tra noi. Qui forse lo scopriremo solo tra un po’, tutto

succede un pochino più tardi da noi. Ma arriveranno, la tecnologia non la fermi e l’economia ha le sue necessità.Tra qualche anno li vedremo an-che qui, sorvolare le nostre teste per recapitare corrispondenza, consegnare il pacco della spesa, controllare il traffico e rilevare infrazioni, scoprire abusi edilizi, seguire coniugi infedeli (solo ete-

Nel numero di febbraio lamenta-vo la pretesa di alcuni parlamen-tari cattolici di essere depositari di quello che considerano il pensiero unico cattolico e di agire di conse-guenza a nome di tutti noi cattolici. Sulla base di questo assunto essi hanno affossato la stepchild adop-tion o “adozione del figliastro”. Un altro luogo comune ha pervaso il dibattito parlamentare sulle unio-ni civili ed è la presunta contrappo-sizione tra cattolici da un lato e laici dall’altro, come se i cattolici, tutti, non potessero coltivare uno spirito laico ed i non credenti fossero di per sé laici. Si tratta di una conce-zione errata.Scrive Massimo L. Salvadori: “Lai-ci sono tutti coloro che, in relazione ai valori e ai comportamenti, tengo-no cara e rispettano la libertà altrui, non intendono dettare il proprio credo a coloro che non lo condivi-dono, si attengono nei loro progetti e concreti modi di vivere a ciò che il credo dice loro, ma non pretendo-no di imporli ricorrendo alla forza della legge dello Stato, […] non mirano a stabilire con i mezzi della

coercizione un monopolio”. Sulla base di tutto ciò, mi sento e credo di essere laico. Non solo, rivendico il diritto di interpretare e vivere il mio credo nella libertà dei figli di Dio.Ancora Salvadori: “Clericali sono per contro quanti, intolleranti, un tale monopolio invocano; sono i credenti illiberali che, facendo appello al fatto di avere con sé la maggioranza popolare, concludono di avere il diritto e la legittimazio-ne per sopraffare gli altri. Nelle file dei clericali si collocano a pieno ti-tolo altresì quei sedicenti laici che considerano i credenti alla stregua di minus habentes, in quanto prede della superstizione nemica della ra-zionalità e per loro natura incapaci di sviluppare uno spirito laico”.Se ci pensate un attimo, nel dibat-tito sulle unioni civili, proprio i credenti illiberali, chiamiamoli cle-ricali, hanno imposto la loro visione agli altri, seppur con la complicità di una maggioranza poco incline alla laicità.La distinzione da farsi non è tra cat-tolici e laici, né tra credenti e non credenti, ma tra clericali e laici.

Te lo do io il dronerosessuali), vigilare sulla sicu-rezza dei figli.Esagerazioni? Fantascienza? Può darsi. Ma intanto gli Inson-ni non stanno a dormire. Si stan-no attrezzando e se un giorno un lieve ronzio nel cielo annuncerà l’arrivo di Insonnia non imbrac-ciate il fucile.

LAICI CONTRO CATTOLICI?

“ABOLIAMO L’INFALLIBILI-TÀ DEL PAPA”E’ l’appello che il teologo tedesco Hans Küng rivolge a papa France-sco nell’anteprima del V volume della sua opera omnia “Unfehl-barkeit”, ovvero “L’infallibilità”.Il dogma dell’infallibilità papale, voluto da papa Pio IX, fu definito al Concilio Vaticano I il 18 luglio 1870. Quel Concilio, sospeso il 20

settembre in seguito alla presa di Roma che segnò la fine del pote-re temporale dei papi, non fu più concluso.Papa Giovanni XXIII ebbe a di-chiarare “Sono infallibile solo quando parlo ex cathedra, ma io non parlerò mai ex cathedra”.

LA7 CENSURA SUOR TERESALo scorso 9 febbraio Suor Teresa Forcades era stata invitata alla tra-smissione Dimartedì, condotta su LA7 da Giovanni Floris, per una intervista a traduzione simultanea, dove avrebbe presentato il suo li-bro “La Teologia femminista nella Storia”. La sua partecipazione alla trasmissione è stata poi cancella-ta e Suor Teresa informata della cancellazione con una mail non firmata. Suor Teresa Forcades, figura tra-

sgressiva del mondo cattolico, è la suora che dal monastero catalano di Montserrat ha espresso posizio-ni di dissenso con le gerarchie ec-clesiastiche e politiche. Nel libro citato, edito da Nutrimenti per la collana Igloo, suor Teresa parla di diritto all’autodeterminazione femminile in generale e di ruolo delle donne nel mondo cattolico, dove alcune mansioni, quali offi-ciare la messa, sono riservate sol-tanto agli uomini.

ALFREDO ORMANDOIl 13 gennaio 1998, in piazza San Pietro a Roma, a soli 40anni, si dà fuoco Alfredo Ormando per protestare contro la mancanza di sensibilità della Chiesa cattolica nei confronti degli omosessuali. Ormando aveva avuto serie dif-ficoltà a fare accettare la propria omosessualità nella sua famiglia di contadini siciliani che aveva dovuto lasciare per vivere due anni in un seminario francescano, anche lì senza ricevere attenzione. Aveva preso la licenza media a 35 anni ed era diventato scrittore. Ormando muore dopo 10 giorni d’ospedale e il Vaticano affer-

ma che si è tolto la vita per p rob lemi familiari.Ogni 13 gennaio un gruppo di attivisti per i diritti del-le persone Lgbt lo ricorda in piazza San Pietro e nel 2014 il regista statunitense A. A. Wilson realizza “Alfredo’s Fire” che presenta al Santa Barbara Inter-national Film Festival.

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insonnia 7Aprile 2016

Voglio raccontarvi una storia. Ini-zia a settembre 2015 a Racconigi, in via Paschetta, ma come ogni storia ha le proprie radici da altre parti, in altre storie. Nella mia sto-ria, nella storia della Cooperativa di cui sono Socio, ma soprattutto questa storia inizia in diverse parti del Senegal, circa tre anni fa. Que-sta storia è il riassunto di sei gio-vanissime vite, le vite dei ragazzi che da settembre la Vostra Città accoglie.In quei giorni lo ammetto ero pre-occupato, faccio l’educatore da più di dieci anni, ma in ambiti diversi dall’accoglienza di persone stra-niere, e per quanto la pensi in un certo modo rispetto a queste tema-tiche, non sono immune da ciò che l’informazione italiana veicola. Col tempo ho capito (lo immagina-vo) che trattasi di disinformazione. Temevo di scontrarmi con persone troppo diverse, con una cultura troppo distante, ma soprattutto te-mevo la reazione degli italiani. La Tv evidenzia per lo più l’immigra-to pericoloso e cattivo ed allo stes-so tempo l’italiano arrabbiato e xe-nofobo. Ma non ci sono solo loro! Anzi sono in minoranza ed io l’ho capito, conoscendo i “nostri ragaz-zi” e conoscendo molti racconigesi per bene (nel senso più genuina-mente positivo dell’accezione).Vi parlerò in particolare degli Ita-

liani che ho incontrato nella Vostra Città.Dopo due giorni è arrivata all’ap-partamento quell’uragano di Anna Simonetti, portava con sé Mama-dou (è Italiano anche lui, come chiunque abbia dei bimbi nati in Italia). Anna voleva conoscere i ra-gazzi e ci ha presentato il mediato-re che collabora con noi da diversi mesi. Se non bastasse ci presenta Anna Ghietto che da allora aiu-ta i ragazzi con l’apprendimento dell’italiano.

Dopo poco si fa avanti Marco Mu-caria di Voci Erranti che si propo-ne di far partecipare alcuni ospiti al suo laboratorio di teatro; riusciamo ad inserirli a Calcio nel Racco 86, ed al centro Ex Gil, dove a novem-bre abbiamo organizzato con altre associazioni un torneo di Calcetto che ha colorato di nero il centro della città.L’amministrazione comunale di Racconigi è composta da persone quanto meno intelligenti, lo hanno dimostrato per come hanno preso

in mano la situazione, collaboran-do con noi fin dall’estate scorsa. E chi amministra una città è lo spec-chio di chi ci vive. A Racconigi la cittadinanza ha risposto, come dicevo, facendomi ricredere su-gli Italiani in genere: ci sono stati donati indumenti, due biciclette e soprattutto si è donata solidarietà e vicinanza umana. Non sempre, non chiunque, ma la donna che abita nella stessa via che ti dice «Ah siete qui! Bravi, che bello!» dopo pochi giorni, gli operai del comune che lavorano fianco a fianco con i richiedenti asilo (sfor-zandosi di comunicare con loro) e gli amici che ti regalano un po’ di insalata, o una zucca, sinceramen-te danno speranza in un momento storico, certo non dei più sereni.Credo che il punto centrale del no-stro lavoro e del nostro progetto (Progetto Itaca) sia l’integrazione con le realtà del territorio. Biso-gna dirlo: fino ad oggi integrarsi a Racconigi è stato facile, grazie alla gente di Racconigi!Non ho parlato dei Nostri Ragaz-zi Aboudramane, Adama, Bathe, Khalilou (è andato via a gennaio), Makari, Ousmane e Hussain (paki-stano, arrivato in questi giorni), e nemmeno dei miei colleghi Alice, Annalisa, Daniel e Sara, se vi va di conoscerci... veniteci a trovare!

Migranti a RacconigiSEI MESI INSIEME A VOIIl racconto di una storia di integrazioneEandi Gabriele - Vicepresidente Cooperativa Sociale “Insieme a Voi”

A VINCENZOdi Maria Agnese Fossati

Ora che si sono spenti i riflettori e il sipario è calato sulla tua vita, resta, nel cuore di chi ti ha cono-sciuto, la mancanza del tuo perso-naggio, della tua persona e del tuo essere artista.La prima volta che abbiamo col-laborato insieme, per lo spetta-colo “Addio, mia bella, addio”, eravamo tutti intimoriti dalla tua personalità e dalla tua vitalità; la-voravamo con dei ragazzi nuovi al mondo del Teatro e alle sue rego-le, alla disciplina e alla dedizione che richiede. All’inizio spesso ab-biamo discusso, perché avevamo due idee diverse di perfezione: per te era uno spettacolo ben riuscito, per me la soddisfazione dei ragaz-zi. Quando siamo riusciti a mette-re insieme le nostre idee abbiamo davvero iniziato a cercare la bel-lezza. E la bellezza sei stato tu ad insegnarmela, attraverso la cura dei dettagli, l’attenzione per le vir-

gole e l’accuratezza metronomica della macchina teatrale che riusci-vi a mettere in moto.Certo, per me che ero abituata a frugare negli armadi per vestire i ragazzi negli spettacoli della scuo-la, avere le splendide costumiste di Cantoregi era un onore impen-sabile: dall’accendere e spegnere l’interruttore dell’Auditorium del-la scuola ad avere le luci, quelle vere, un lusso che credevo riser-vato alle grandi produzioni; ma in fondo, per quello che provavamo a trasmettere, grandi eravamo anche noi, soprattutto grazie alla tua professionalità e al tuo cuore tenero che con i bambini a volte non sapevi proprio zittire. Lo so, che quando dicevi che la scena era “ORRENDA” in realtà vole-va dire che stavamo lavorando nel modo giusto.Qualche volta, certo, qualche pa-rolaccia ti è scappata. Ma il sorri-

so sardonico che sfoderavi quando ti facevo notare i bambini, mi im-pediva di controbattere.Per il secondo spettacolo, erava-mo più pronti. Dall’ aver paura di Vincenzo, siamo passati ad aver soggezione di Koji dal cui sguar-do austero solo tu ci proteggevi.Al terzo, eravamo quasi una fa-miglia in cui tu sei stato padre e

fratello per tutti.Hai insegnato a tutti noi che il teatro è fatto di persone, di belle persone e che a tutti va data l’op-portunità di esprimersi, aiutandoli a raggiungere il loro meglio.Grazie del tempo che hai voluto dedicarci, ci vediamo in prima fila al prossimo spettacolo.

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insonnia8 Aprile 2016

Comunicato dei medici di base: D’Alesio, Ellena, Gai, Gazzera, Panepinto, Panero

DOTTORE, IO STO MALE, E LEI?I medici di base: diritti e doverisegue dalla prima

Oltre questo orario il medico a pro-pria discrezione (buona volontà) può essere disponibile per comuni-cazioni o richieste di informazioni con carattere di urgenza.• La prescrizione di esami. Il medico deve richiedere esami strumentali e richiedere consulenze specialisti-che in scienza e coscienza e rispet-tando le personali caratteristiche di ciascun paziente. Le richieste di esami strumentali e visite speciali-stiche possono riportare una classe di priorità a seconda del tempo e di criteri clinici regolamentati a livello regionale e aziendale in cui devono essere espletate le prestazioni stesse. Il medico è responsabile del corretto utilizzo di tali classi di priorità e le prestazioni con priorità breve de-vono essere riservate a particolari situazioni in cui un ritardo diagno-stico potrebbe recare grave nocu-mento alla salute del paziente. La non ottemperanza a tali disposizioni espone il medico a misure di richia-mo da parte dell’ASL. • La prescrizioni di farmaci. La pre-scrizione di terapie, a seconda delle patologie diagnosticate è soggetta a numerose restrizioni alle quali il medico si deve attenere. Fascia A (mutuabile e ottenibile a seconda della presenza o meno di esenzioni, gratuitamente o dopo aver corrisposto una somma di ti-cket), oppure in fascia C (non mu-tuabile ossia a completo carico dell’assistito).Nell’atto prescrittivo il medico inol-tre deve rispondere a precise regole

aziendali, in continuo cambiamen-to ed evoluzione, che regolano la dispensazione dei farmaci sia per quanto riguarda il tipo di farmaco prescritto che la quantità di confe-zioni prescrivibili. E’ possibile che lo stesso farmaco sia dispensato gratuitamente o meno a seconda delle patologie (applicazione NOTE AIFA) e delle indicazioni registrate in scheda tecnica.In caso di terapie suggerite da col-leghi oppure di richieste di esami strumentali il medico, se non le con-divide, può rifiutarsi di trascrivere farmaci, visite specialistiche, in-dagini strumentali e di laboratorio. Il MMG ha infatti come compito istituzionale la tutela complessiva della salute del paziente, anche nei confronti dei possibili danni provo-cati da esami o farmaci inappropria-ti. Lo specialista riveste un ruolo di consulenza preziosa, ma limitata dalla incompleta conoscenza di tut-ta la storia clinica e famigliare del paziente. Inoltre tutti gli specialisti nello svolgimento dell’attività isti-tuzionale per le Strutture Accredita-te con il Servizio Sanitario Regiona-le devono prescrivere direttamente eventuali ulteriori visite ed esami necessari per rispondere al quesito diagnostico posto dal medico di me-dicina generale.Le certificazioni di malattia per i lavoratori, tramite l’apposito mo-dulo on-line, sono rilasciate a titolo gratuito e devono essere effettuate solo previa visita medica. Il medico deciderà solo dopo aver visitato il

paziente se e per quanti giorni que-sti può assentarsi dal lavoro. Tale certificazione può essere per legge retroattiva di 24 ore. Certificati gratuiti quali quelli di idoneità allo svolgimento di attività sportive non agonistiche nell’ambi-to scolastico a seguito di specifica richiesta scritta dell’autorità scola-stica competente.• Altre certificazioni (per richiesta di invalidità civile, porto d’armi, certificato anamnestico per patente di guida, certificato di idoneità alla pratica sportiva non agonistica non in ambito scolastico ecce cc) dietro relativo pagamento. • Assistenza programmata a domi-cilio (ADP-ADI). Il medico qualora ne ravveda la necessità, può richie-dere per pazienti non deambulanti e richiedenti una maggiore intensità di cure l’autorizzazione a aprire un servizio domiciliare di assistenza programmata oppure integrata con altre figure professionali, solo dopo il benestare dell’ASL tale servizio potrà essere attivato. E’ altresì com-pito del medico richiedere l’attiva-zione di un servizio infermieristico domiciliare programmato esclusi-vamente a pazienti non deambulanti per poter effettuare medicazioni e/o prelievi domiciliari.Questa è la normativa prevista

dall’accordo collettivo nazionale, noi vorremmo aggiungere che pur-troppo, sia nei nostri ambulatori che nelle corsie ospedaliere/pronto soccorso, si riscontrano sempre più spesso situazioni di criticità, che spazientiscono sia l’utenza che il personale Sanitario. Si fa presente che le richieste di salute proprie e improprie sono sempre più nume-rose, mentre le risorse in termini di personale ed anche economiche stanno via via decrescendo. Negli ultimi anni per esempio il lavoro a domicilio per le infermiere terri-toriali con le quali tutti i giorni noi medici di medicina generale ci in-terfacciamo è aumentato a dismisu-ra ottenendo ottimi risultati (e chi ha avuto necessità di cure domiciliari lo sa bene) ma, a fronte di una loro disponibilità nonché elevata compe-tenza, il loro numero è stato ridotto. Bisogna anche aggiungere che, come in Italia spesso accade, l’uten-za risponde dando per scontati sfor-zi che spesso sono dettati solo dalla buona volontà del personale, sareb-be quindi necessario riflettere su quanto si ha piuttosto che su quanto ancora ci manca. Solo così facendo riusciremo ad ottimizzare al meglio le risorse. Il buon senso ed il rispet-to comune non possono che giovare anziché esasperare le situazioni.

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insonnia 9Aprile 2016

25 Aprile: una data per costruire futuroLa Resistenza vista con gli occhi dei ragazzi di oggisegue dalla prima

Abbiamo la possibilità di esprimere cosa significhi per noi Valmala, e perché La Resistenza e l’azione dei partigiani siano tanto importanti per noi scout.”L’Anpi di Verzuolo ha avuto la bel-lissima idea di lavorare un anno con i ragazzi Scout sul tema della Re-sistenza. Hanno percorso i sentieri della libertà, hanno incontrato Bo-ero ed altri testimoni, hanno letto e si sono documentati ma soprattutto hanno portato i loro linguaggi, le loro riflessioni, il loro essere gio-vani.“ ‘Nel vostro passaggio in questo mondo, che ve ne accorgiate o no, state lasciando dietro di voi una traccia’, scriveva il fondatore del nostro movimento Robert Baden Powell, perché ciascuno nella sua vita può impegnarsi davvero per cercare di cambiare le cose, per mi-gliorare la realtà in cui vive e per-seguire i propri ideali.”Belle parole, non banali, mi piace pensare che furono anche quelle dei nostri partigiani, di Marinetti, quando nella loro gioventù scelse-ro da che parte stare. Con il termine Scelta e con l’azione conseguente contribuirono a cambiare l’Italia, non è poco.“…Per questo nella SCELTA dei partigiani e nella Resistenza ritro-viamo i nostri valori scout; negli impegni e negli ideali di quegli uomini, che posti davanti a un bi-vio hanno deciso di lottare per la libertà, per la giustizia sacrificando la propria vita, vediamo la meta del nostro cammino e nel loro coraggio la spinta e la forza per agire. ‘Quando la strada non c’è, inventa-la!’. Scriveva ancora Baden Powell. Quella strada è stata tracciata al prezzo della vita di molti, ora toc-ca a noi impegnarci, affinché il loro ideale non si spenga mai…”Questo tema della strada da inven-tare penso sia veramente un passag-gio chiave tra Resistenza e Giovani. La domanda: cosa può dare la Re-sistenza oggi a dei ragazzi che in questo mondo hanno tutto da inven-tare? Dove non c’è più nulla di cer-to? Io penso possa dare dei valori fondamentali: libertà, democrazia, giustizia, pace ma anche valori quo-tidiani: fatica, sofferenza, amicizia, idealità.“…Oggi molti giovani non sanno più scegliere: in un mondo così pieno di comodità a nessuno serve rischiare. Pochi seguono l’esempio dei partigiani e scelgono di impe-gnarsi per un mondo migliore, più umano. In un mondo senza parti-giani non esiste la libertà…. …Oggi c’è bisogno di più persone che, seguendo l’esempio dei parti-

giani, scelgano di lottare in nome di qualcosa. Non possiamo, come molti, pensare che non ci sia nulla per cui lottare: il mondo è pieno di ingiustizie, ma molti non vogliono rischiare di sporcarsi le mani per qualcosa che apparentemente non li riguarda. Qui e oggi, più che mai, percepiamo che il mondo non è mai migliorato grazie a chi stava seduto a guarda-re. Il mondo è migliorato grazie a chi ha rischiato tutto, a chi si è al-zato e si è sporcato, a chi striscian-do nella neve gelida ha perseverato nella sua lotta di giustizia. Grazie a chi si è fatto partigiano.”E sta ai giovani ripartire da questi concetti per costruire il loro futuro, per dare speranze alle nostre comu-nità giustamente diverse e molto più complesse, il 25 aprile come una data per il futuro come un primo, fondamentale metro, per costruire strade nuove.Altri temi forti hanno toccato i ra-gazzi ad esempio il tema memoria.“Ci auguriamo di vedere la nostra generazione incentivata a ricordare e a fare del potere della memoria strumento prezioso per la propria crescita. Un celebre filosofo del Seicento, Thomas Hobbes, diceva: ‘Nessun uomo può avere nella mente una concezione del futuro, poiché il fu-turo ancora non è. Ma dalla nostra concezione del passato noi creiamo un futuro’. Conoscenza e consapevolezza delle nostre radici sono essenziali per la costruzione di stabili fondamenta per l’avvenire di coloro che hanno speso e sacrificato la propria giova-ne vita per garantire un’Italia mi-gliore e libera, vogliamo che il fu-turo di cui saremo protagonisti sia

caratterizzato dai valori che anima-vano coloro che sono oggi comme-morati, in particolare dall’impegno attivo nel migliorare concretamente la realtà in cui viviamo.‘…la Memoria rende il passato pre-sente; la speranza rende presente il futuro’, noi speriamo in un avvenire in cui le testimonianze di chi ha vis-suto determinati avvenimenti siano viste come opportunità uniche, veri tesori, privilegi.”Il tema dovere morale:“….Ma il dovere morale è diver-so, non dovrebbe dipendere as-solutamente da quello che fanno gli altri. Anzi, dovrebbe essere per definizione qualcosa che si fa per se stessi. Dunque, perché i giovani non sentono più i propri doveri mo-rali? Forse dipende dalla politica, o meglio dall’allontanamento dalla politica; magari dipende dall’edu-cazione, dalla scuola e dall’esem-pio dei genitori. O forse non è vero. Forse i giovani hanno eccome un senso del dovere morale, anche se ad un occhio superficiale non sem-bra. E’ possibile che le lamentele sui giovani e la loro mancanza di valori siano davvero solo una can-tilena priva di significato. Noi Scout siamo più di 200.000 in Italia, e per noi il “dovere morale” è un aspetto quotidiano della vita, che si ripercuote sui nostri rapporti con gli altri, con la religione e con la società. Di certo non siamo gli unici né, tantomeno, i migliori, ma il nostro metodo ci educa a miglio-rare costantemente, e l’esempio di altri (primi tra tutti i partigiani e le grandi figure della Resistenza) è fondamentale.”Tanti temi e tante parole forti, forse questo è il segreto, anche Pedagogi-co, che tanto cerchiamo noi cresciu-

ti nel periodo in cui i valori della resistenza erano inviolabili, assolu-ti, condivisi. Il segreto secondo me sta nel saper coniugare la storia, la memoria, le scelte con i linguaggi e con le azioni vicine ai giovani. I ragazzi si stancano se raccontiamo loro fatti storici senza empatia ma si entusiasmano, si appassionano a vedere il film “Neve Rosso San-gue”, camminano più volentieri se su quel sentiero hanno camminato giovani come loro che hanno fatto scelte.Bisogna motivarli, avere il coraggio di usare linguaggi, metodi, forme nuove.Ma se li hai sentiti o hai visto quelli che erano a Valmala o quelli presen-ti nella serata a Racconigi dove si è presentato il film, e ti sei chiesto perché lo fanno? perché discutono con Marinetti e Boero? Allora ti emozioni perché, anche tu, vedi nei loro occhi il futuro e ne sei felice.Nella bacheca ANPI della sezione di Racconigi ci sono 2 foto una di Marinetti e Boero e l’altra dei bam-bini delle elementari che tengono il nostro striscione… non è casuale.Viva la Resistenza.“…per noi ‘Valmala’ significa que-sto: consapevolezza. Rendersi con-to di quello che è successo a ragazzi come noi che sono stati chiamati ad una scelta di coraggio ritrovandosi ad essere considerati eroi. Rendersi conto che la storia insegna e, no-nostante non si ripeta in tutto e per tutto, ci riserverà sempre situazio-ni in cui saremo tenutiti a decidere da che parte stare. Ma soprattutto, rendersi conto che con le scelte che compiamo ogni giorno, pur nella nostra semplicità, siamo noi i veri artefici del nostro destino…”.

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insonnia10 Aprile 2016

“IO SBAGLIO, TU PAGHI”Se fra i giovani ci sono i bulli è anche colpa degli adultidi Alessia Cerchia

Qualche tempo fa ho avuto modo di seguire il seminario di un ma-estro di aikido francese, duran-te il quale siamo stati chiamati a riflettere sul principio del “io sbaglio, tu paghi”. Spero di non banalizzare troppo il pensiero del maestro, cercando di sinte-tizzarlo, ma si potrebbe spiegare in questo modo: quando ricevo un attacco, in aikido, se riesco ad eseguire correttamente la mia tecnica, intervenendo al momen-to giusto, con i movimenti giusti

e il giusto tempo, allora sarò in grado di neutralizzazione l’attac-co del compagno nel modo più efficiente, salvaguardando l’inco-lumità di entrambi. Se, però, chi riceve l’attacco (tori), non riesce a svolgere il proprio ruolo cor-rettamente, per qualsiasi motivo, se commette un errore, allora la sua unica possibilità è quella di risolvere la tecnica adottando tut-te le misure necessarie, anche se ciò vuol spesso dire “forzare” la propria risposta, a discapito di chi attacca (uke).Nel corso del seminario ho avu-to modo di sperimentare questo principio e di farlo mio. Nella pratica dell’aikido, in quello spe-cifico frangente, mi è sembrato un principio assolutamente logi-co e naturale. Non mi sono resa conto delle sue conseguenze pa-

radossali fino a quando non ho avuto modo di trasporlo nella vita reale.E’ notizia di qualche settimana fa la proposta di legge per introdur-re nel sistema legislativo italiano il reato di bullismo. Lascio da parte ogni considera-zione più strettamente giuridica su come, ormai, in Italia, le leg-gi nascano sull’onda dell’emer-genza, sul fatto che noi siamo un popolo che vive nell’emergenza e di emergenza, ma anche sulla

pessima qualità di iniziative che nascono dal “caso” contingente, sparato nell’etere dai mass media.Avendo avuto modo di frequenta-re ragazzi di scuole di ogni ordine e grado, in questi ultimi anni, di parlare con loro, di lavorare sul significato di conflitto, di come sia parte integrante del loro mon-do, esteriore ed interiore, non ho potuto esimermi dal riflettere sul significato di una proposta di legge che mira a punire, sanzio-nando, un fenomeno (ovviamen-te gravissimo e da condannare) come quello del bullismo.Il parallelismo con quel principio del “io sbaglio, tu paghi”, appre-so nella pratica dell’aikido, mi è venuto naturale. Perché è questo che noi adulti, che noi Stato, stia-mo dicendo ai nostri giovani, tra le righe di una proposta di leg-

ge che mira a reprimere il “bul-lismo”: noi abbiamo sbagliato qualcosa, adesso voi pagate. Sba-gliamo come genitori, quando ci schieriamo sempre e comunque dalla parte dei nostri figli, anche quando hanno torto; sbagliamo come cittadini quando svuotia-mo lo Stato e le istituzioni, anche la scuola, del loro valore e della loro funzione; sbagliamo quando preferiamo girare la testa dall’al-tra parte di fronte al disagio del prossimo, di fronte al disagio dei nostri stessi figli, anziché dar loro un’occasione per esprimerlo, an-che gridando con tutto il fiato che hanno nei polmoni. Sbagliamo quando pretendiamo di avere figli normali anziché figli felici ed in pace con sé stessi e con il mondo.Il culmine di questi errori è rap-presentato - e come potrebbe es-sere diversamente? - da uno Stato che, ripercorrendo le scelte delle singole famiglie, dei singoli cit-tadini, si arrende di fronte alla violenza dei giovani, al loro disa-gio (perché sì, di resa stiamo par-lando) e abbandona il suo ruolo

educatore, rinuncia tout court alla sua funzione di costruzione dei cittadini di domani, alza le mani e si gira dall’altra parte.Non so se il reato di bullismo ha senso. Propenderei per il no, vista anche l’incertezza di una nozione che vuol dire tutto e niente. Quel che so per certo è che se lo Stato intende investire tempo, energie e denaro per sanzionare, allora deve investirne dieci, cento volte tanto per parlare con i suoi giova-ni, per EDUCARLI all’ascolto, al dialogo, alla gestione pacifica dei propri conflitti. Dobbiamo rico-minciare a voler educare i nostri giovani prima di volerli punire. Dobbiamo offrire loro delle al-ternative, non solo e non tanto a parole, ma nei fatti e nelle azio-ni. Dobbiamo fortemente volere una società diversa, cittadini del domani diversi e migliori, sen-za rinunciare al nostro ruolo di esempi, di guide, anche se si trat-ta, sicuramente, del compito più difficile a cui siamo chiamati da adulti. Dobbiamo voler dire “io sbaglio, ma tu farai meglio”!

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insonnia 11Aprile 2016

I BAMBINI LO SANNO FARE!Noi genitori tra ansia e disastri educatividi Grazia Liprandi - Rete Insegnareducando

Il 1 marzo 2016 in una scuola di Nuoro, Francesco si trova ad es-sere l’unico alunno di una classe. I suoi 14 compagnetti si sono tra-sferiti. Perché?All’inizio dell’anno il bambino frequentava una classe composta da 15 alunni, di cui faceva parte anche un ragazzino troppo viva-ce. E siccome disturbava abbon-dantemente le lezioni, i genitori degli altri scolari chiedono e ot-tengono il trasferimento dei figli.Beh, si potevano immaginare molte soluzioni o tentativi di so-luzione, ma i genitori optano per la fuga.Così piano piano, uno dopo l’altro gli alunni se ne vanno. In classe con “Pierino il distur-batore” resta solo Francesco. I suoi genitori pensano che sia più giusto non isolare quel bambino irrequieto e spiegano al figlio la difficoltà del “compagnetto”, suggerendogli di AIUTARLO. Certo che Francesco ha proprio due genitori “diversi”! Che siano genitori extraterrestri?Ma ecco accadere un colpo di scena: anche Pierino si trasfe-risce! Così Francesco si ritrova solo e unico allievo della sua classe. Lui, buono, attento, impe-gnato, ora piange e a scuola non vuole più andare. Fermiamoci un attimo e osser-viamo con calma cos’è successo. Supponiamo che quella classina sia una squadra di bambini che deve fare un torneo. Per allenarsi, va in trasferta in una zona dell’I-slanda dove non c’è campo per i cellulari. I genitori tutti a casa. I bimbi soli con gli allenatori. Pierino fa parte della squadra, si, sempre lui, il nostro solito e im-possibile Pierino.Che cosa può accadere in questa condizione particolare? Di certo i bimbi litigheranno con Pierino, voleranno alcuni insulti e magari anche le mani. Proba-bilmente molti si lamenteranno con gli allenatori che sgrideranno Pierino e poi diranno loro: “Cari bimbi, dobbiamo andare d’accor-

do e vivere insieme questa tra-sferta, anche con Pierino. Come facciamo? Avete qualche idea per risolvere il problema?”Voi non ci crederete, ma i bambi-ni stimolati a trovare soluzioni in prima persona (senza intervento pronto e immediato dell’adulto) hanno moltissime idee che fun-zionano alla grande! Noi genitori non possiamo saper-lo: siamo sempre attenti ad ogni loro passo, pronti a intervenire-perchè non si facciano troppo male. Pensiamo di fare il meglio quando ci emozioniamo per loro, commentiamo la loro vita, ci scaldiamo contro i loro nemici, cercando soluzioni per difenderli da chi fa loro delle ingiustizie. E dimentichiamo che il regalo più grande che un genitore pos-sa fare al proprio figlio é quello di incoraggiarlo ad affrontare le fatiche e gli ostacoli trovando le idee per migliorare la situazione. Si chiama “capacità di problem solving” ed é una competenza che anche la scuola dovrebbe fa-vorire.É difficile. La tentazione di in-tervenire per noi adulti é grande. Pensiamo di sapere qual é il bene dei nostri figli e ci affanniamo per realizzarlo. Difficilmente ci viene il dubbio che essi possano risolvere da soli i loro problemi relazionali e che siano sufficien-temente saggi anche se piccoli.

Eppure, lavorando con loro da 33 anni so bene che lo sanno fare. Certo, sono impulsivi, esplosivi, immediati, primari, ma se posti in un contesto aperto e sereno, riescono a trovare soluzioni in-teressanti per risolvere problemi. Ma vanno incoraggiati a mettersi d’accordo, a trovare il modo per convivere con serenità!Diversamente, impareranno a la-mentarsi ad ogni passo con l’a-dulto di turno perché intervenga al posto loro.E’ difficile educare all’autono-mia.Ma noi “grandi” abbiamo dimen-ticato che da piccoli si é capaci di “far pace” in fretta per poi ri-

prendere subito a giocare? Quan-ti litigi nella mia infanzia, quanti ripensamenti e quanto coraggio e forza d’animo per decidere di far pace nei cortili e nelle strade dove giocavamo. Le mamme non sapevano nulla...facevamo ben attenzione a tacere per non prenderci da loro una so-nora sgridata visto che non era-vamo stati capaci d’andar d’ac-cordo.Era il nostro mondo. Imparava-mo a misurare la giusta distan-za tra la nostra volontà e quella degli altri. Scoprivamo le nostre caratteristiche e provavamo a metterle in gioco. Non è mai sta-to facile. C’erano i prepotenti, gli arroganti e i buoni, chi le dava e chi le prendeva, proprio come oggi, ma da soli apprendevamo la vita e scoprivamo di poter fare qualcosa in prima persona. Ci amavamo molto quegli adulti che ci lasciavano sbagliare, che buttavano l’occhio alla strada sorridendo sotto i baffi, da lon-tano. Quando litigavamo, aspet-tavano di vedere come andava a finire. E intervenivano solo quando noi bambini risolvevamo le discordie per dirci: - Era ora! Bravi.Quante cose abbiamo dimenti-cato... Forse é giunto il tempo di istituire scuole per noi genitori, con l’obbligo di frequenza!

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insonnia12 Aprile 2016

Forse non tutti sanno che… dome-nica 17 aprile avremo l’opportunità di partecipare al referendum contro le trivellazioni in mare e votare SI’ per abrogare la norma (introdotta con l’ultima legge di Stabilità) che permette alle attuali concessioni di estrazione e di ricerca di petrolio e gas entro le 12 miglia dalla costa di non avere più scadenze.La Legge di Stabilità 2016, infatti, pur vietando il rilascio di nuove au-torizzazioni entro le 12 miglia dalla costa, rende “sine die” le licenze già rilasciate in quel perimetro di mare.Come spesso accade per i referen-dum, una delle strategie di chi non vuole cambiare le cose è di farli af-fossare nel silenzio, sperando così nel non raggiungimento del quo-rum. E’ per questo che in tutta Italia sono

nati dei comitati, quello nazionale di cui si possono vedere i contenuti all’indirizzo internet www.fermale-trivelle.it, e poi altri a livello locale.L’azione a livello locale è molto importante, soprattutto in questo caso specifico perché il referendum è stato richiesto da nove Regioni interessate direttamente al proble-ma e non attraverso la consueta raccolta di firme da parte dei citta-dini: la conseguenza di ciò è stata che effettivamente tra la gente non si è sentito parlare molto della pro-posta. I tempi ristretti poi hanno fatto il resto, quindi più che mai è importante che tutti noi ci mettia-mo in gioco per parlare del referen-dum.Far esprimere gli italiani sulle scel-te energetiche strategiche che deve compiere il nostro Paese, in ogni settore economico e sociale, è la

vera posta in gioco di questo refe-rendum. I vari comitati si pongono l’obiettivo di diffondere capillar-mente informazioni sul referendum in tutti i territori e far crescere la mobilitazione, spiegando che il vero quesito è: “vuoi che l’Italia in-vesta sull’efficienza energetica, sul 100% fonti rinnovabili, sulla ricer-ca e l’innovazione?”.Il petrolio è una vecchia energia fossile causa di inquinamento, di-pendenza economica, conflitti, protagonismo delle grandi lobby. Dobbiamo continuare a difendere le grandi lobby petrolifere e del fossile a discapito dei cittadini, che vorrebbero meno inquinamento, e delle migliaia di imprese che stan-no investendo sulla sostenibilità ambientale e sociale? Noi voglia-mo - dice l’appello del Comitato - che il nostro Paese prenda con de-

cisione la strada che ci porterà fuori dalle vecchie fonti fossili, innovi il nostro sistema produttivo, combat-ta con coerenza l’inquinamento e i cambiamenti climatici. Il Governo, rimanendo sordo agli appelli per l’election day (l’accor-pamento in un’unica data del voto per il referendum e per le ammini-strative) ha deciso di sprecare soldi pubblici per 360 milioni di euro per anticipare al massimo la data del voto e puntare sul fallimento della partecipazione degli elettori al Re-ferendum. Il Governo scommette sul silenzio del popolo italiano! Noi scommettiamo su tutti i citta-dini che vorranno far sentire la loro voce e si mobiliteranno per il voto. Per quanto riguarda Cuneo è attiva una pagina facebook all’indirizzo “NO TRIV 17 Aprile Granda Coor-dinamento”.

17 aprile 2016, fermiamo le trivelle con un SI’di Marco Mariano

PIETRO CANONICA, SCULTORE E MUSICISTAdi Rodolfo Allasia

Nacque a Moncalieri il 1° marzo 1869 e morì a Roma l’8 giugno 1959. Appena dodicenne entrò all’Accademia Albertina di Torino seguendo l’insegnamento di Odoar-do Tabacchi. Con questo collaborò fin dall’età di quindici anni all’e-secuzione della tomba di Riccardo Sineo (Ministro del regno Sabaudo)

nel Cimitero Monumentale di Tori-no.L’anno 1885 aprì uno studio in pro-prio e ricevette la commissione di quattro grandi statue per la chiesa di San Lorenzo di Villanova Mondovì. Nel 1886 ottenne i primi successi di critica con piccoli bronzi, tra i quali “Ruth”, acquistato da Re Umberto I

CITTADINANZE ONORARIEconferite dal Comune di Racconigi

DAL 1900 AL 2015• Anno 1901: cittadinanza allo scultore Cav. Pietro Canonica au-tore del monumento a Umberto I di Piazza Castello e della tomba egizia al Cimitero di Racconigi• Anno 1924: cittadinanza Onoraria al Capo del Governo Benito MussoliniLa Cittadinanza onoraria concessa a Mussolini il 24 maggio 1924 è stata revocata in data 26 luglio 2014 su proposta della giunta Brunetti e deliberazione unanime del Consiglio Comunale della città di Racconigi.• Anno 1926: cittadinanza Onoraria al Generale Umberto Nobile• Anno 1972: cittadinanza Onoraria al dottor Vittorio Sapegno• Anno 1992: cittadinanza Onoraria a mons. Francesco Marchisano • Anno 1998: cittadinanza Onoraria alla Brigata Alpina Taurinense • Anno 1999: cittadinanza Onoraria ad Alessandro Abbio • Anno 1999: cittadinanza Onoraria Reparto Sanita Aviotraspor-tabile della Brigata Alpina Taurinense • Anno 2002: cittadinanza Onoraria Avv.to Gianni Agnelli • Anno 2005: cittadinanza Onoraria al sig. Vittorino Milanesio •Anno 2014: cittadinanza Onoraria all’Arma dei Carabinieri di Racconigi

Di Pietro Canonica, primo cittadino onorario di Racconigi, pub-blichiamo una scheda in questa stessa pagina.

dopo che fu esposto al Circolo de-gli Artisti; e ancora “Dopo il voto” opera acquistata dalla Galleria di Arte Moderna di Torino poi tradotta in marmo e premiata con medaglia d’oro al Salon di Parigi del 1891 (Canonica ha 22 anni).Canonica si dichiarò erede della tra-dizione accademica verista del ma-estro Tabacchi e di Vincenzo Vela. Il suo equilibrio della composizio-ne, la compattezza dei volumi e la forza e pienezza del modellato rive-lano un preciso interesse per i puri valori plastici. L’esecuzione accu-rata, unita alla padronanza tecnica, nonostante la giovane età, faranno di lui un artista dalla vasta produ-zione; divenne noto ed affermato per le numerose opere in esposizio-ni italiane e straniere. Nel 1892/93 venne chiamato a far parte della commissione reale per il monumen-to a Vittorio Emanuele II a Roma.Lavorò per opere pubbliche e priva-te in molte città italiane e per illustri personaggi stranieri (Regina Ales-sandra di Inghilterra, Edoardo VII e la Regina Vittoria). Le sue opere si trovano in Inghilterra, Russia, Tur-chia, Egitto, Colombia e Argentina.Ricordiamo anche la bella statua funeraria, un bronzo, nel cimite-ro di Racconigi per la tomba della famiglia Gola.Ottenne nel 1910 la cattedra alla Accademia di Venezia e in seguito a quella di Roma, città nella quale si trasferì definitivamente nel 1922 con la promessa del lascito delle sue opere alla capitale. Nell’ultima par-

te della sua vita visse e lavorò alla “Fortezzuola” di Villa Borghese do-natagli dal Comune di Roma ed ora sede del Museo Canonica, ricco di sue opere.A partire dal 1912 si applicò allo studio della musica, scrisse nume-rosi brani e spesso anche i libretti dei suoi drammi, disegnò scenogra-fie e costumi, lasciò appunti per la regia. Ottenne discreti successi an-che in questo campo.Ma il grande successo lo ebbe con la scultura. La sua fama lo fece iso-lare dal mondo, ebbe due mogli ma restò senza figli; senza avere pre-occupazioni economiche si dedicò fino all’ultimo giorno di vita al pro-prio lavoro ma non abbandonò mai il suo spirito semplice, il carattere franco e cordiale.Fu nominato senatore a vita da Lui-gi Einaudi nel 1950.

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insonnia 13Aprile 2016

I ragazzi delle scuole portano in scena quanto da loro vissuto e sperimentatoFORTE COME L’AMOREdi Marilisa Rosso, con il contributo di Simone Morero, Elisabeth, Flavia e Leonora della 4° L dell’Istituto Arimondi-Eula di Racconigi

14 marzo ore 21. Il Cinema Aurora di Savigliano a fatica riesce a contenere la moltitudine di compagni, amici, parenti, insegnanti o soltanto curiosi venuti allo spettacolo teatrale “Forte come l’amore” III atto, che gli allievi dei vari Istituti superiori del ter-ritorio, attraverso laboratori, gestiti da Simone Morero e Grazia Isoardi, portano in scena, partendo da ciò che hanno vissuto e sperimentato.

E’ la conclusione di un percorso collettivo, per ribadire la dispo-nibilità ad affrontare tematiche sociali di attualità, con la consa-pevolezza che la conoscenza, in questi casi, non può e non deve essere superficiale, ma il mezzo per approfondire, vivere e affron-tare concretamente i problemi incontrati. Facciamo un balzo temporale di due mesi e precisamente torniamo al 14 gennaio per scoprire come ha preso forma il laboratorio racconigese.

E’ una giornata di sole ed i ragaz-zi arrivano nel cortile alla spic-ciolata, a piccoli gruppi si avvi-cinano al muro caldo e aspettano di entrare. La porta si apre, rag-gi di luce filtrano attraverso le finestre ed illuminano il salone. Una volta dentro si siedono a terra, in cerchio. Sono gli allie-vi dell’Istituto Arimondi-Eula di Racconigi e il luogo è “La casa di Eugenio”. Le voci taccio-no non appena Simone Morero prende la parola e si presenta. Fa teatro dall’età delle superio-ri nei contesti più diversi, dalla scuola materna alle case per an-ziani, passando per centri diurni, carceri, università, aziende; fa parte di Voci Erranti e collabora con Grazia Isoardi. Racconta di essere stato contattato due anni fa da Adonella Fiorito, presiden-te di Mai+Sole, per la sua lunga esperienza come attore, regista e formatore e di aver accettato di collaborare con l’Associa-zione per proporre alle scuole

dei percorsi di informazione e sensibilizzazione sul tema della violenza sulle donne. Nacque un progetto con l’idea di utilizzare il teatro per creare all’interno dei gruppi coinvolti una dimensione di confronto, espressione ed ela-borazione critica. Dai due istituti superiori del-la prima edizione si è passati quest’anno a 11 scuole: 4 supe-riori, 3 secondarie di primo gra-do e 4 primarie, per un totale di 16 gruppi e circa 400 studenti. Tutto ciò grazie alla convinzio-ne di Mai+Sole sulla necessità di promuovere il progetto, ai

riscontri ottenuti e al riconosci-mento della qualità dell’espe-rienza da parte delle istituzioni. I comuni interessati sono: Savi-gliano, Racconigi, Saluzzo, Bra, Villafalletto, Alba, Cuneo.Per molte scuole, l’opportunità di lavorare sull’ascolto di sé e degli altri, sulla relazione e sulla sinergia creativa di un gruppo è preziosissima. Gli incontri di-ventano importanti, così come i singoli momenti, soprattutto nel-le situazioni in cui le dinamiche consuete rendono difficile scio-gliere o comunicare un disagio. Al di là dei contenuti esplicita-mente trattati, è proprio nell’in-contro tra occhi, mani, corpi, sguardi illuminati da tante storie diverse che si coltiva il seme del rispetto con l’auspicio che di-venti per tutti un grande albero.I percorsi di laboratorio possono concludersi con una comunica-zione teatrale, uno spettacolo o semplicemente un momento in cui le elaborazioni dei gruppi

sono condivise con un pubblico composto da spettatori in genere o da studenti di altre classi, altre scuole. La parola passa a Silvia Vanni psicoterapeuta di Savigliano che collabora con l’Associazione. Il discorso verte rapidamente sulla violenza coniugata in tutte le sue forme ed in particolare su quella femminile, sul bullismo e sulla mancanza di rispetto, ponendo l’accento sull’impatto che tali problematiche hanno sui ragaz-zi. Cala il silenzio: conoscere fatti e numeri è sconvolgente, feri-

sce, coinvolge. Cresce la rabbia nello scoprire che spesso la vit-tima si sente responsabile se non addirittura colpevole e subisce per anni senza trovare la forza di ribellarsi. Sono le ragazze ad intervenire per prime, seguite a ruota dai loro compagni che pro-vano a calarsi nei panni di chi subisce e di chi compie violenza. L’energia comincia a circolare, è contagiosa: le emozione e i sen-timenti cambiano di volta in vol-ta producendo nuovi interventi e nuove domande. Le sensazioni fisiche sperimentate si traducono in paura, rabbia, tristezza, soli-darietà, speranza. Prendere con-sapevolezza che tutti possiamo essere potenziali vittime diso-rienta, ma si traduce ben presto nella volontà di trovare strategie e soluzioni che permettano di ri-bellarsi o evitare situazioni così dolorose e toccanti.La possibilità di seguire un per-corso teatrale che possa conclu-dersi con una rappresentazione spaventa, ma nello stesso tempo galvanizza la maggior parte dei ragazzi. Mettersi in gioco, non soltanto attraverso la pura cono-scenza o il semplice ascolto di tematiche riguardanti la violen-za, ma vivendo attraverso il cor-po i rimandi che uno sguardo, un contatto, una frase producono in ciascuno di noi è forse il modo più diretto ed efficace per calarsi in situazioni così pesanti.

Torniamo in teatro e scopriamo in che modo il gruppo, come l’amore, si sia rivelato forte, ab-bia creato legami, complicità, percorsi e idee condivise in due mesi di incontri. Sul palco, dopo gli interventi di Adonella, Grazia e Simone, si avvicendano i ragazzi presen-tando quattro “quadri”: inizia l’ Istituto SOLERI di Saluzzo con “BELLA” seguito dall’ ARI-MONDI-EULA di Racconigi con “LA CANZONE DELL’A-MORE”, dal CRAVETTA di Sa-vigliano con “ATTI E SCENE IN LUOGO PUBBLICO” e dall’ Istituto “ARIMONDI-EULA” di Savigliano con “COSI’ DICO-NO TUTTI”.Letture, musiche, recitati, canti, coreografie, momenti per riflet-tere intervallati da battute spiri-tose o ironiche hanno catturato il pubblico che ha sostenuto e incoraggiato gli attori con ripe-tuti applausi. Al di là del valore artistico dello spettacolo va sot-tolineata la capacità dei ragazzi di elaborare in forma scenica i contenuti condivisi ed è dove-roso riconoscere l’impegno e la serietà con cui, in orario ex-tra-scolastico, si sono messi in gioco.Bravi ragazzi! Non mollate e soprattutto conti-nuate a far sentire la vostra voce e a trasmetterci le vostre emo-zioni.

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insonnia14 Aprile 2016

LE OPERE DI LEVIS IN MOSTRA A PALAZZO LASCARIS DI TORINOUn giusto riconoscimento del pit-tore Racconigesedi Rodolfo Allasia

Continua la mostra - Piemontesi “alla fronte”. Parole e immagi-ni 1915-1918 - presso la Galleria Belvedere a Palazzo Lascaris a Torino inaugurata il 10 marzo e che proseguirà fino al 22 aprile.La mostra è stata organizzata dall’associazione culturale “L’Ei-go Y Cuento” di Chiomonte (To) su incarico del Consiglio Regio-nale del Piemonte. Per i racconi-gesi questa mostra riveste partico-lare importanza perché presenta, in una sezione centrale a sé stante, 24 dipinti di Giuseppe Augusto Levis di cui 6 provenienti da Rac-conigi, 17 da Chiomonte e 1 da collezione privata, tutti realizzati tra il 1915 e il 1918 in diverse aree del fronte orientale italiano. Sono presenti anche 2 piccoli disegni di Levis di proprietà privata, im-portanti in quanto opere grafiche uniche pervenute come lavori pre-paratori ai quadri.Nell’importante catalogo alla mo-stra sono raffigurate tutte le opere di Levis esposte e quelle grandi presenti a Racconigi ed i testi di commento di Paolo Nesta curato-re della mostra ed esperto cono-scitore della vita e delle opere del maestro.Nesta è venuto a Racconigi a fo-tografare tutte le opere con il tema della Prima Guerra Mondiale mentre il gruppo di volontari sta-va mettendo ordine nella collezio-ne favorendo così la possibilità di trovare il materiale con facilità.E’ importante che il nostro pittore abbia questo momento di conside-razione in una importante mostra

torinese, come si sa una ciliegia tira l’altra e magari presto qui a Racconigi potremo vedere in pub-blico altre opere nella inauguran-da sala nel Comune di Racconigi.Nelle due porzioni del lascito Levis conservate a Chiomonte e Racconigi si trovano circa 70 ta-volette (oltre a 4 dipinti di enormi proporzioni di poco successivi al conflitto) che il pittore realizzò durante la Prima Guerra Mondiale direttamente dalle postazioni nelle trincee.Pertanto tale nucleo rappresenta un caso di straordinario rilievo nella pittura piemontese e italiana dell’epoca, sia per la specificità e rarità dei temi trattati, sia per il loro valore artistico.Il progetto di questa mostra assol-ve all’intento di valorizzare tali collezioni.Un’altra porzione della mostra è dedicata a 30 fotografie scattate in analoghe circostanze belliche da Michel Ceriana Mayneri (an-che qui i collegamenti alla città di Racconigi sono evidenti), ed infine a completare l’esposizione una raccolta di testimonianze do-cumentarie provenienti dal terri-torio, compresa una significativa scelta di riproduzioni di ex voto rintracciati tra cappelle e santuari piemontesi.Un televisore-monitor proietta in continuazione una ampia selezio-ne di fotografie del fondo Ceriana Mayneri, l’intera collezione dei dipinti di Guerra di Levis ed ulte-riori materiali documentari.La mostra merita una visita.

LA RESISTENZA OGGIHonduras, assassinata Berta Caceres: la militante ecologista che lottava per gli indigeni

Il 3 marzo 2016 è stata uccisa in Honduras Berta Caceres, l’attivi-sta ambientale che nel 2015 aveva vinto il “Nobel alternativo” per l’ambiente, il più alto riconoscimento internazionale per gli attivisti ambientali. In occasione del premio Goldman la Bbc ha intervista-to e pubblicato un articolo dove la donna denunciava un progetto idroelettrico controverso che stravolgeva la morfologia dell’ambien-te in una zona popolata e interna dell’Honduras. Berta Cáceres ha organizzato il più grande gruppo indigeno in Honduras nella loro lotta contro la diga di Agua Zarca. La costruzione è stata progettata nel nord-ovest del paese in Gualcarque fiume, sacro alla comunità indigene e vitale per la loro sopravvivenza. Nel Paese centroameri-cano, il più pericoloso per essere un attivista ambientale, sono stati 101 gli assassinii registrati tra il 2010 e il 2014.

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insonnia 15Aprile 2016

CinCinema

LibLibri

IL CASO SPOTLIGHT di Cecilia Siccardi

Elena Ferrante“L’amica geniale”

2011, pp. 400, € 18,00Edizioni e/o

Disponibile anche in e-book

scottanti. Seguendo questa linea, decide di affidare a Spotlight, team composto da quattro gior-nalisti investigativi, l’incarico di indagare su un prete colpevole di molestie su minori per oltre trent’anni nel silenzio dei suoi superiori. Partendo da un singolo caso, i quattro arriveranno a sco-prire che l’insabbiamento di abusi di questo genere è una pratica dif-fusa e radicata nel sistema della Chiesa di Boston.Ispirato a una storia vera, Spotli-ght ha vinto la statuetta di Miglior Film agli Oscar 2016 e si trova nelle sale italiane dal 18 febbraio. Il film, diretto da Tom McCarthy, segue i canoni dei film di genere giornalistico: asciutto, avvincente e deciso, Spotlight annovera fra i suoi punti di forza un cast di gran-

di attori (fra cui Mark Rufalo, Mi-chael Keaton, Rachel McAdams e Stanley Tucci) e ha una solida sceneggiatura, che evita eccessiva retorica e riesce a trattare con de-

licatezza un tema tutt’altro che fa-cile. Un film che fa riflettere sotto molti punti di vista, profondo e non scontato. Consigliato.

E’ il primo di quattro romanzi che, raccontando l’amicizia tra due donne, ripercorrono gran parte della loro esistenza dall’in-fanzia alla incipiente vecchiaia. Due bambine, Lila e Lenù, come vengono chiamate in famiglia e dagli amici Raffaella ed Elena, che trascorrono, in questo primo libro, la loro infanzia e la loro adolescenza legate da un vincolo quasi indissolubile, in una Napo-li degli anni cinquanta del secolo scorso, in un rione di periferia in cui la miseria è di casa, con il desiderio sempre presente di ele-varsi verso uno stato sociale di-verso da quello che il destino ha

loro assegnato, fatto di ricchezza e di agio, grazie alle loro intel-ligenze e soprattutto allo studio che sarà l’ossessione costante nel loro rapporto.A volte questa loro superiorità intellettuale isola le due ragazze dagli altri personaggi che sono loro vicini, perché, anche se solo Elena prosegue gli studi, Lila forse più dell’amica coltiva la passione del sapere leggendo con grande interesse e anticipandola spesso nella soluzione dei pro-blemi scolastici.Il loro legame a volte va oltre l’amicizia: è un influenzarsi reci-procamente, uno spronarsi a fare sempre meglio, è la ricerca della “perfezione” a volte neppure ma-nifestata ma che traspare in ogni momento della loro esistenza. Fa da sfondo una città in trasfor-mazione, in cui le persone vengo-no travolte dai cambiamenti ma continuano a nascondere segreti inconfessabili, frutto di anni di sottomissioni e di soprusi, in cui le donne ancora devono accettare passivamente e senza ribellarsi le violenze di padri, fratelli, mariti e dove il desiderio di riscatto so-

a cura di Anastasia

ciale è forte ma difficile da rag-giungere.Lila e Lenù riescono invece a “vedere” oltre, a capire che la vera alternativa alla miseria non è il denaro facile (e qui sullo sfondo l’ombra della camorra aleggia insistente) ma la cono-scenza, lo studio, l’impegno e il riconoscimento da parte dei loro amici nelle loro capacità ne è la dimostrazione: molte volte i loro consigli, anche se profondamente diversi a causa dei loro differenti caratteri, vengono richiesti e se-guiti.Le loro vite prendono strade di-verse, ma le due giovani per ora sono saldamente unite: la crescita individuale arricchisce di nuovi sentimenti il loro rapporto since-ro e forte.La saga iniziata con “L’amica geniale”, prosegue in altri tre li-bri, “Storia del nuovo cognome”,

Boston, estate del 2001. Al Bo-ston Globe arriva un nuovo diret-tore, Marty Baron, intenzionato a far tornare il giornale in prima linea anche su temi importanti e

“Storia di chi fugge e di chi resta” e in ultimo “Storia della bambi-na perduta”, opere della scrittri-ce Elena Ferrante, pseudonimo di un personaggio misterioso e sconosciuto di cui non si conosce nulla ma che ha saputo con la sua narrazione coinvolgere e far na-scere il desiderio che i suoi rac-conti non finiscano mai.

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insonnia16

Insonnia Mensile di confronto e ironia Aut. Trib. Saluzzo n.07/09 del 08.10.2009Direttore responsabile Spessa AndreaRedazione e collaboratori Rodolfo Allasia, Alessia Cerchia, Gabriele Caradonna, Giacomo Castagnotto, Giuseppe Cavaglieri, Giancarlo Meinardi Mario Monasterolo Anna Maria Olivero, Bruna Paschetta, Guido Piovano, Cecilia Siccardi, Anna Simonetti, Pino Tebano, Luciano Fico, Pier Paolo Delbosco, Alessia Cerchia, Grazia LiprandiSede P.zza Vittorio Emanuele II, n° 1 Contatti [email protected] Conto corrente postale n° 000003828255Stampa Tipolitografia La Grafica Nuova - Via Somalia, 108/32, 10127 Torino Tiratura 2000 copie

Aprile 2016

MusMusica

Tutti coloro che possiedono un computer o uno smartphone (i te-lefoni in grado di utilizzare inter-net), con un costo minimo, quel-lo dell’apparecchio che serve, tra le altre cose, per scrivere lettere e telefonare, possono mettere in rete le loro opinioni, facilmente, senza dover scrivere sui giornali o cercarsi una platea in piazza.Di qui si desume, seguendo il concetto di Eco, che ogni stupi-do può dire la sua e quelli che lo leggono possono pensare che co-stui sia una persona che conosce a fondo l’argomento di cui scrive.Altri credono che questa sia la vera democrazia: tutti possono dire tutto a tutti, basta essere con-nessi.Un noto giornalista paragona la cosa ai fast food: anche i ceti più popolari possono permettersi di consumare un pasto a prezzo minimo in uno dei tanti punti di quelle conosciutissime catene di smercio di panini. Nonostante gli avvertimenti di esperti po-chi si consultano sulla bontà dei prodotti e così a livello di mas-sa sono aumentati i disturbi ali-mentari, le obesità giovanili, la devastazione della agricoltura e dell’allevamento di qualità.Così esiste un sospetto di bulimia

Fresu Paolo, Galliano Ri-chard, Lundgren JanMARE NOSTRUM IIdi Giuseppe Cavaglieri La lunga attesa è finita. Mare Nostrum presenta il ‘Suono d’Europa’ ... parte seconda.Il trombettista sardo Paolo Fresu, il fi-sarmonicista francese Richard Gallia-no e il pianista svedese Jan Lundgren formano il trio “Mare Nostrum” (il nostro mare, il nome con cui i Roma-ni chiamavano il Mar Mediterraneo). Questo ensemble costruisce collega-menti tra le culture musicali dei suoi tre protagonisti. Innumerevoli sono stati gli ascoltatori di tutto il mondo affascinati dalla loro musica e dal loro caratteristico ‘suono d’Europa’. Quando il primo album “Mare No-strum” fu pubblicato nel 2007, i critici di molti paesi affermarono senza incertez-ze che questi tre musicisti avevano tro-

vato il modo di forgiare qualcosa di una bellezza senza tempo. Questo “ensemble lirico con un acuto senso di compostezza” (Downbeat, Stati Uniti) aveva creato “un meraviglioso album di genuino calore” (Jazz Magazine, Francia), che era ricco di “poesia e originalità” (Süddeutsche Zeitung, Germania) e che era “tranquillo, intimo e talvolta meditativo” (Stern, Ger-mania). In altre parole, “un album partico-larmente insolito e bello. Un’eccezionale festa musicale” (Morning Star, Regno Unito). Inoltre, il quotidiano Independent aveva previsto che questo “paesaggio so-noro del jazz europeo contemporaneo” sarebbe stato notevole dal vivo sul palco. E avevano ragione: il trio ha ormai tenuto più di 150 concerti in più di 20 paesi e gli spettatori di tutto il mondo sono stati rapiti dal suo incantesimo.Fresu, Galliano e Lundgren sono perso-naggi dissimili, eppure questi musicisti eccezionali, con i loro differenti patrimoni culturali, hanno fondato un’alleanza che esalta le loro affinità e crea una simbiosi unica. Suonano strumenti diversi, ma in-sieme si combinano per creare un suono ideale. Ciascuno dei tre è un musicista irresistibilmente melodico e ognuno di loro ha lavorato per espandere i confini del jazz. Ognuno ha scavato nella sua tradizione musicale nazionale e, dal mo-mento che tutti e tre sono cresciuti vicino alla costa, il mare riveste un ruolo più che simbolico: si tratta di una presenza co-stante, una fonte di ispirazione e il punto di partenza per tutti i tipi di viaggi e incon-tri, reali e immaginari. .Va da sé che questi musicisti sono co-stantemente tra i più richiesti in Europa,

nessuno escluso. Fresu è coinvolto in numerosi progetti che vanno dal cinema al teatro, e spesso si trova sul palco con musicisti come Nguyên Lê, Ralph Tow-ner, Uri Caine e Omar Sosa. Galliano è un musicista infinitamente curioso che si muove liberamente tra il jazz e il mondo classico ed è sempre alla ricerca di nuovi input creativi, come ha dimostrato lavo-rando al fianco di Charlie Haden, Charles Aznavour o la Sinfonietta Krakow.Jan Lundgren ha nel suo bagaglio non solo la solennità nordica e lo spirito im-pressionista, ma anche radici profonde nella tradizione del pianoforte jazz ame-ricano, che lo hanno portato a collabora-zioni con jazzisti tradizionali come Scott Hamilton o Harry Allen. L’individualità e il carattere distintivo di Lundgren sono parte di ciò che lo rende un pianista mol-to richiesto, sia che si tratti del progetto “Kind of Cool” di Wolfgang Haffner oppure, più di recente, del tributo di Nils Landgren a Leonard Bernstein intitolato “Some Other Time”. .Il fatto che tutti e tre siano così richiesti ha fatto sì che Fresu, Galliano e Lundgren abbiano impiegato sette anni per dare se-guito al grande successo del primo album. Tuttavia, va detto che la lunga attesa per “Mare Nostrum II” non è stata delusa. Tutti e tre i musicisti hanno ancora una volta scritto pezzi irresistibili e l’ascoltato-re è immediatamente catturato dalla bel-lezza del loro suono. L’orecchio può spa-ziare dagli accordi lirici di Jan Lundgren al calore del suono della tromba di Fresu fino alle cascate di contrappunti di Gallia-no. Questo album contiene ballate malin-coniche, la passione rovente e il profondo

anelito del tango (“Blue Silence”), i colori nordici di “Kristallen den fina”. Si avventura nel mondo della canzone francese (“Giselle”), o in quello della musica classica (“Farväl”). “Aurore” è invece un inno radioso e “Leklat” è un boogie travolgente.Accanto alle composizioni originali a cui hanno contribuito tutti e tre i mem-bri della band, l’album include due ar-rangiamenti di brani classici. “Si Dolce è il tormento” dal nono libro di madri-gali di Claudio Monteverdi, composito-re innovativo protagonista degli albori dell’opera barocca; e il “Gnossienne No. 1” del maestro della miniatura musicale Erik Satie. Questi due brani completamente dissimili e per certi versi antitetici, provenienti da epoche e contesti così diversi, dimostrano come questi tre musicisti all’apice della loro carriera riescano a trovare l’essenza del jazz europeo attraverso la loro intera-zione perfetta.

da pessima informazione, il rischio di mandare in coma il cervello a livello di massa. Quanto tempo si trascorre col cellulare in mano? Provate a osservare le persone che viaggiano in treno o aspettano alla fermata degli autobus; sono quasi tutte dotate di uno strumento per ricevere e inviare comunicazioni e l’uso è diventato un abuso, una sorta di dipendenza. Senza parlare poi di quando un accanimento a mezzo messaggi verso un singolo provoca in lui tanta sofferenza da spingerlo a togliersi la vita. Tutto questo è il diavolo, ma il di-battito sul tema è infinito e com-plesso.Senza pretendere di essere esau-stivi né di trovare gli esempi più significativi, vorremmo riportare altre voci che sottolineano il pregio di questi mezzi.Ricordiamo ancora che un amico ci fece notare come spesso la gente stenti a comunicare con mezzi di-retti, la parola per esempio, e come invece alcuni problemi si possano superare e si possano dire cose, an-che importanti, con un messaggio su un qualunque social. Dunque è meglio il silenzio o l’uso del pol-lice per scrivere un messaggio che noi spesso superficialmente cata-loghiamo immediatamente come

entro dicembre 2016

2016

stupidaggine ?E cosa dire di quel gruppo di citta-dini che vivono in case isolate alla periferia della città e che hanno costituito un gruppo di WhatsApp (uno fra i tanti social media) per comunicarsi rapidamente con un solo messaggio, che però legge-ranno in contemporanea tutti quel-li di quel gruppo, il fatto di aver visto circolare in zona individui sospetti che mettono il naso nei dintorni di casa loro?Si può usare lo smartphone per gli usi più disparati e se è così allora occorre conoscere il mezzo, pren-derne possesso e poi educarsi ed educare all’uso; non è il diavolo. Questo mio amico dice “basta

saperlo usare bene” e forse sono proprio i giovani, i nativi digitali, coloro che lo sanno usare meglio ed allora perché non farlo diven-tare uno strumento didattico nelle scuole.A farne un cattivo uso spesso sia-mo proprio noi, vecchie carampa-ne, che con gli occhiali da presbi-te sul naso digitiamo messaggi a tutto spiano nonostante l’artrosi alle dita che ci costringe ad una lentezza da bradipo informatico, lanciando i pettegolezzi di sem-pre, le idiozie da bar, o le battute a doppio senso, ahinoi diffusi però in un’area molto più vasta della nostra porta di casa.