INSONNIA Febbraio2015

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Torniamo a parlare di SOMS. Ce ne siamo già occupati in passato e per capire come stan- no le cose adesso siamo andati a parlare con gli assessori Ros- so e Mariano. Questo dovrebbe essere l’anno decisivo. Il progetto definitivo è stato approvato ed è in cor- so di definizione quello ese- cutivo. Una volta approvato il progetto esecutivo, il Comune darà il via alla gara d’appalto per l’aggiudicazione dei lavori e aprire entro l’estate il cantie- re, che si dovrebbe chiudere tra la fine del 2015 e la primavera del 2016, comunque nel rispet- to delle tempistiche concordate con la Regione Piemonte. Nel progetto definitivo è adot- tata una soluzione diversa da quella prevista inizialmente. Insonnia n° 68 Febbraio 2015 - Editore Associazione Culturale Insonnia P.zza Vittorio Emanuele II n° 1 12035 Racconigi Direttore responsabile Spessa Andrea - Aut. Trib. Saluzzo n. 07/09 dell’8.10.2009 - Iscr. al R.O.C. 18858 dell’11.11.2009 Proviamo a cercare sulla guida del telefono… no, perché gli im- migrati, soprattutto quelli extra- comunitari, hanno solo il cellula- re. Proviamo allora a cercare in una scuola media, si prendono in esame le classi prime o le secon- de, oppure, sostiamo un’ora dal panettiere in un qualunque mat- tino, ma no perché africani e ma- grebini il pane spesso se lo fanno loro, guardiamo allora in piazza al giovedì, al mercato, quelli che passano in piazza san Giovanni alle 11. Tutto questo per trovare un modo corretto, anche se un po’ artigia- nale, di esaminare un campione significativo di popolazione. Dobbiamo trovare un centinaio di persone che più o meno rap- presentino tutte le categorie di cittadini racconigesi. Già in que- sta prima fase si compiono spes- so errori che potrebbero compro- mettere la ″ricerca″. Osservando o, più difficilmente, chiedendo cerchiamo di capire di quale nazionalità sono tutte le persone che ci passano davanti o nel caso siano italiani di quale re- gionalità sono. Cerchiamo ora di capire che cosa significa Italia o italiani: quanti ostacoli ci si parano davanti! Chi sono gli italiani? Nel passato, negli anni ‘60, gli immigrati delle regioni del sud (ma quale sud ?) qui al nord li si definiva nàpoli o teron o anco- ra tèra da pipe, definizione usata dai più creativi e simpatici. Molti anni dopo i più raffinati hanno iniziato a identificarli come ca- labresi, siciliani, pugliesi e così via. Si iniziavano a capire le dif- ferenze. Con le immigrazioni internazio- nali tutti i ″gialli″ sono diventati cinesi e tutti gli asiatici sono di- ventati ″gialli″, e tutti quelli di pelle scura sono diventati mòro. Adesso tutti quelli che hanno un cafetano sono arabi e tutti gli arabi sono terroristi quasi come prima tutti i nàpoli non avevano voglia di lavorare. Qualcuno co- mincia a fare distinzioni, Cittadinanza pag. 14 Il vetro pag. 5 Expo 2015 pag. 7 Je suis Charlie? pag. 10 SOMS forse ci siamo di Giancarlo Meinardi Patti Lateranensi, facciamo il punto FEBBRAIO 2015, NON È ANCORA LA VOLTA BUONA Un tema da riportare in primo piano, un impegno verso la laicità a cura di Guido Piovano segue pag. 4 IL FONDO DEL BARILE…. LEVIS La penultima (o ultima) raschiatura è avvenuta a dicembre 2014, quan- do il Comune ha messo all’asta alcune terre del Cayre. di Bruna Paschetta Mi sento piuttosto a disagio nell’usare queste espressioni parlando di un grande cittadino racconigese quale è stato G. A. Levis. Grande, perché, pur es- sendo straricco, nella sua vita privata quanto in quella civile si è sempre speso per chi ricco non era; grande, perchè, pur potendo farne a meno, non si è imbosca- to durante gli anni della Grande Guerra, sebbene vi abbia parteci- pato senza correre gli stessi rischi di centinaia di altri racconigesi; grande, perché ha beneficiato, nel suo testamento del 1926, i racco- nigesi di allora e quelli a venire, lasciando loro una quantità enor- me di denaro in beni immobili. Lo sottolineava, a suo tempo, il sindaco Piacenza in una delibera del 1949:”…complesso di 485 giornate di terreno con fabbricati in cinque cascine per presumibile patrimonio da 200 milioni… ol- tre quello artistico…” . Levis chiedeva unicamente, in cambio di tutto quel bendidio, segue pag. 3 segue pag. 16 segue pag. 9 11 febbraio 1929, I PATTI LATERANENSI: negoziati tra il cardinale Segretario di Stato Pietro Gasparri per con- to della Santa Sede e Benito Mussolini, capo del fascismo, come primo ministro italiano. Si compongono di tre docu- menti distinti: Il Trattato che fonda la Cit- tà del Vaticano, col quale la Santa Sede riconosce com- posta la “questione romana” sorta nel 1870 con l’annessio- ne di Roma al Regno d’Italia, sotto la dinastia Savoia». La Convenzione finanziaria, OLTRE LA SIEPE Oltre la siepe fiorisce il mare di bianche vele. Oltre la siepe grida il gabbiano e canta la sera. La mia anima oltre la siepe. Costanzo Liprandi da Parole di sabbia, 1997

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Torniamo a parlare di SOMS. Ce ne siamo già occupati in passato e per capire come stan-no le cose adesso siamo andati a parlare con gli assessori Ros-so e Mariano.Questo dovrebbe essere l’anno decisivo. Il progetto definitivo è stato approvato ed è in cor-so di definizione quello ese-cutivo. Una volta approvato il progetto esecutivo, il Comune

darà il via alla gara d’appalto per l’aggiudicazione dei lavori e aprire entro l’estate il cantie-re, che si dovrebbe chiudere tra la fine del 2015 e la primavera del 2016, comunque nel rispet-to delle tempistiche concordate con la Regione Piemonte. Nel progetto definitivo è adot-tata una soluzione diversa da quella prevista inizialmente.

Insonnia n° 68 Febbraio 2015 - Editore Associazione Culturale Insonnia P.zza Vittorio Emanuele II n° 1 12035 Racconigi Direttore responsabile Spessa Andrea - Aut. Trib. Saluzzo n. 07/09 dell’8.10.2009 - Iscr. al R.O.C. 18858 dell’11.11.2009

Proviamo a cercare sulla guida del telefono… no, perché gli im-migrati, soprattutto quelli extra-comunitari, hanno solo il cellula-re. Proviamo allora a cercare in una scuola media, si prendono in esame le classi prime o le secon-de, oppure, sostiamo un’ora dal panettiere in un qualunque mat-tino, ma no perché africani e ma-grebini il pane spesso se lo fanno loro, guardiamo allora in piazza al giovedì, al mercato, quelli che passano in piazza san Giovanni alle 11.Tutto questo per trovare un modo corretto, anche se un po’ artigia-nale, di esaminare un campione significativo di popolazione. Dobbiamo trovare un centinaio di persone che più o meno rap-presentino tutte le categorie di cittadini racconigesi. Già in que-sta prima fase si compiono spes-so errori che potrebbero compro-mettere la ″ricerca″.Osservando o, più difficilmente, chiedendo cerchiamo di capire di quale nazionalità sono tutte le persone che ci passano davanti o nel caso siano italiani di quale re-gionalità sono.Cerchiamo ora di capire che cosa significa Italia o italiani: quanti ostacoli ci si parano davanti!Chi sono gli italiani?Nel passato, negli anni ‘60, gli immigrati delle regioni del sud (ma quale sud ?) qui al nord li si definiva nàpoli o teron o anco-ra tèra da pipe, definizione usata dai più creativi e simpatici. Molti anni dopo i più raffinati hanno iniziato a identificarli come ca-labresi, siciliani, pugliesi e così via. Si iniziavano a capire le dif-ferenze.Con le immigrazioni internazio-nali tutti i ″gialli″ sono diventati cinesi e tutti gli asiatici sono di-ventati ″gialli″, e tutti quelli di pelle scura sono diventati mòro.Adesso tutti quelli che hanno un cafetano sono arabi e tutti gli arabi sono terroristi quasi come prima tutti i nàpoli non avevano voglia di lavorare. Qualcuno co-mincia a fare distinzioni,

Cittadinanzapag. 14

Il vetropag. 5

Expo2015

pag. 7

Je suis Charlie?pag. 10

SOMSforse ci siamodi Giancarlo Meinardi

Patti Lateranensi, facciamo il puntoFEBBRAIO 2015, NON È ANCORA LA VOLTA BUONAUn tema da riportare in primo piano, un impegno verso la laicitàa cura di Guido Piovano

segue pag. 4

IL FONDO DEL BARILE…. LEVISLa penultima (o ultima) raschiatura è avvenuta a dicembre 2014, quan-do il Comune ha messo all’asta alcune terre del Cayre.di Bruna Paschetta

Mi sento piuttosto a disagio nell’usare queste espressioni parlando di un grande cittadino racconigese quale è stato G. A. Levis. Grande, perché, pur es-sendo straricco, nella sua vita privata quanto in quella civile si è sempre speso per chi ricco non era; grande, perchè, pur potendo farne a meno, non si è imbosca-to durante gli anni della Grande Guerra, sebbene vi abbia parteci-pato senza correre gli stessi rischi di centinaia di altri racconigesi; grande, perché ha beneficiato, nel suo testamento del 1926, i racco-nigesi di allora e quelli a venire, lasciando loro una quantità enor-me di denaro in beni immobili. Lo sottolineava, a suo tempo, il sindaco Piacenza in una delibera del 1949:”…complesso di 485 giornate di terreno con fabbricati in cinque cascine per presumibile patrimonio da 200 milioni… ol-tre quello artistico…” .Levis chiedeva unicamente, in cambio di tutto quel bendidio,

segue pag. 3

segue pag. 16

segue pag. 9

11 febbraio 1929, I PATTI LATERANENSI: negoziati tra il cardinale Segretario di Stato Pietro Gasparri per con-to della Santa Sede e Benito Mussolini, capo del fascismo, come primo ministro italiano. Si compongono di tre docu-menti distinti:

Il Trattato che fonda la Cit-tà del Vaticano, col quale la Santa Sede riconosce com-posta la “questione romana” sorta nel 1870 con l’annessio-ne di Roma al Regno d’Italia, sotto la dinastia Savoia».La Convenzione finanziaria,

OLTRE LA SIEPE

Oltre la siepe fiorisce il mare di bianche vele.Oltre la siepe

grida il gabbianoe canta la sera.La mia anima oltre la siepe.

Costanzo Liprandida Parole di sabbia, 1997

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insonnia2 Febbraio 2015

UN ANGELO, UNA NOTTEdi Luciano Fico

La notte scorre al di là del pa-rabrezza, scivolando lungo i finestrini.E’ una notte fredda e limpida. Tagliente.L’auto percorre i Corsi della città addormentata, attenta ad ogni movimento sul marcia-piede, ad ogni segno di vita. Magari un fuoco acceso.Svolta a destra e la notte si anima: surreali balli dal ci-glio della strada, corpi esibiti come frutti succosi al merca-to, movimenti sinuosi e anti-chi ma qualcuno ha sbagliato a decorare le danzatrici, le loro facce sono grevi e grot-tesche; i richiami si fanno im-periosi; la rabbia trasuda da quei corpi gelati.L’uomo sull’auto si sente ec-citato. L’uomo sull’auto ha tanta paura di potersi vedere e poi riconoscersi mentre cer-ca e sceglie chi piegare al suo desiderio, mostrando il suo denaro.Per non correre rischi tiene lo sguardo sempre fisso là fuori e non pensa più a niente.Quanto vuoi?Trenta: bocca e scopare. Lo guarda negli occhi. Lui no.Lei sale e sorride, non sa che non si deve fare.Lui è confuso: comincia ve-dersi in quegli occhi che sor-ridono e comincia a star male.Scusa, ma non mi va più…Ho freddo. Mi fai fare un giro? Appena mi scaldo mi riporti qui. Va bene così.Non va bene per niente. Lui si vede sempre di più.Non sa cosa dire. Cosa puoi dire ad una donna che vole-

vi comprare? Cosa puoi dire a quella ragazza, che sorride mentre trema dal freddo e ti fa sentire gentile anche se sei un puttaniere?Lei alza il riscaldamento, ma prima chiede permesso. Lui sente calore, ma è convinto che venga dal cuore di lei.L’auto li porta attraverso la notte e, insieme, si godono quell’improvviso tepore.Lui si gira a guardarla e lei gli offre da fumare. Il fuoco ora accende le due sigarette ed entrambi aspirano il fumo. Lei si accomoda meglio sul sedile, come farebbe un gatto sulla poltrona, lui abbandona la nuca allo schienale.Il fumo li avvolge e, come la nebbia, rende più denso il si-lenzio.Pensa di chiederle come si chiama e da dove viene, ma non ha voglia di sentirsi dire “Anna” da una donna scura come quella notte strana e non può certo meritarsi il suo vero nome.Mi chiamo Dario… Grazie della sigaretta. E’ stato bel-lo…Sì. Sono tornati. Il giro è conclu-so. Lei scende, ancora genti-le, ricomincia a tremare e si gira verso di lui per salutarlo con un gesto della mano. E ancora quel sorriso.La notte scorre immobile dai finestrini, lui guida lentamen-te senza sapere dove andare né dove tornare.Si era perso in quella notte, si era perso in tante altre, ma mai e poi mai aveva incontra-to un angelo di quel colore.

A RACCONIGI ADERISCONOIl Comune di Racconigi

Le luci del centro storico verranno spente il 13 Febbraio dalle ore 18.00 alle ore 19.00.Vengono escluse dallo spegnimento le luci “Passo a passo”

L’I.C. “B.Muzzone” aderisce alla giornata del risparmio energetico “M’illumino di meno”Insegnanti ed alunni sono invitati a venire a scuola a piedi o in bicicletta.Pedibus per i bambini della Primaria.Estensione delle zone pedonalizzate intorno alle scuole.Invito a spegnere le luci a casa in corrisponden-za dell’orario previsto.

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insonnia 3Febbraio 2015

SOMSforse ci siamoSegue dalla prima

Al piano terreno si realizzerà una Sala polivalente (con una capienza massima intorno alle 200 persone), strutturata in modo flessibile, cioè secondo criteri che la rendano di volta in volta facilmente adattabile ad utilizzi diversi: sala confe-renze, spazio per allestimento mostre ed esposizioni tempo-ranee, determinate tipologie di rappresentazioni teatrali, mi-cro cinema ecc. Sono in corso incontri tra amministrazione comunale, associazioni pre-senti sul territorio ed esperti per i diversi ambiti interessa-ti. Lo scopo è acquisire indi-cazioni e suggerimenti utili

per la redazione del progetto esecutivo, con riguardo ad un allestimento della sala (luci, isolamento acustico, organiz-zazione degli spazi interni ecc) che sia funzionale ai diversi utilizzi prevedibili. Il piano superiore sarà allesti-to con una cucina laboratorio nell’ambito di un Polo dei sa-pori e delle essenze legate alla cucina, destinato a sperimenta-zioni in ambito culinario, corsi di formazione, degustazioni, ma non solo. Il polo intende recupe-rare le peculiarità storiche del ter-ritorio racconigese (come la speri-mentazione agricola e orticola di epoca albertina) e stimolare la

valorizzare delle attività pro-duttive legate al cibo che carat-terizzano il nostro territorio. Al fine di attivare collaborazioni e sinergie sono in corso contatti con Slow Food, associazioni qualificate già presenti da tem-po come Terre di Seta, aziende locali legate alla filiera del cibo e della ristorazione, il Castello (per le cucine reali e i tradizio-nali menù ivi preparati), la rete delle ex cascine reali, l’Istituto salesiano di Lombriasco.Per il progetto è prevista una spesa complessiva di 1.355.000 euro. Di questi, 700.000 sono fondi europei per i quali è sta-ta approvata la determina da parte della Regione Piemon-te; 455.000 provenienti da un mutuo già acceso dal Comune di Racconigi; 200.000 dovreb-bero venire da una comparte-cipazione di Terre dei Savoia, come da delibera del consiglio di amministrazione. A questo stanziamento si aggiungono altri 72.000 euro di contributo della Compagnia delle Opere di San Paolo per l’allestimento

del Polo dei sapori e delle es-senze culinarie. Quanto alla discussa questio-ne del Polo delle essenze e dei profumi, i cui fondi hanno preso la strada di Savigliano, gli assessori hanno precisato che si tratta di fondi diversi. Nell’ambito del progetto euro-peo “Una rete per le vie sabau-de dei profumi e dei sapori” erano inizialmente previsti a favore del castello di Racco-nigi, a fronte della presenta-zione di un progetto che non è mai stato presentato, e quindi successivamente destinati a Savigliano. I due progetti, di Racconigi e Savigliano, non sono in contrapposizione per quanto riguarda i finanziamen-ti e non sono una duplicazione per quanto riguarda le loro fi-nalità, anzi, potrebbero essere occasione per sinergie e valo-rizzazione dei nostri territori dal punto di vista produttivo, turistico, culturale.

Speriamo.

STOP STOP STOP STOP STOP STOP

Occorrerebbe che un buon tecnico rivedesse la segnaletica orizzontale in Racconigi.A. Questo stop viene ormai usato da molti come un parcheggio, e non va bene.B. Quest’altro è adiacente ad un vero parcheggio: ma si parcheggia o si fa lo stop?C. Per immettersi sul viale monumentale occorre rispettare due stop ma il platano è il terzo che va rispettato.

Non vi pare che con questa segnaletica si rischiano incidenti? Abbiamo già avvertito più volte i funzionari competenti, ma dobbiamo proprio aspettare che gli incidenti accadano?

A B C

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insonnia4 Febbraio 2015

Patti Lateranensi, facciamo il puntoFEBBRAIO 2015, NON È ANCORA LA VOLTA BUONAUn tema da riportare in primo piano, un impegno verso la laicitàSegue dalla prima

che regola i rapporti finanzia-ri tra Italia e Vaticano.Vengono risolti i problemi legati all’incameramento da parte del Regno d’Italia dei beni pontifici e del pa-trimonio di San Pietro dopo il 1870. L’Italia si obbliga a versare 750 milioni di lire e titoli di Stato al portatore al 5% per un valore nominale di un miliardo di lire. Con tale somma la Santa Sede dichiara definitivamente risolti i rap-porti finanziari con l’Italia.Il Concordato, che regola in quarantacinque articoli i rap-porti tra Stato e Chiesa. Particolarmente significativi sono gli articoli 1, Tutela par-ticolare per Roma, 11, Il ca-lendario dei giorni festivi, 13, L’Istituto dei cappellani mili-tari, 34, Matrimonio in chiesa con effetti civili, 36, Insegna-mento della religione cattoli-ca obbligatorio nelle scuole. Nel 1948 il concordato venne poi recepito nella Costituzio-ne all’art. 7, nonostante le evidenti contraddizioni con l’articolo 3 e l’articolo 8.18 febbraio 1984, ACCORDO

DI REVISIONE DEL CON-CORDATO: firmato dal pri-mo ministro Bettino Craxi e dal cardinal Casaroli, aboli-va l’anticostituzionale rife-rimento alla «sola religione dello Stato», introduceva l’o-ra di religione alle scuole ma-terne, sostituiva la “congrua” col meccanismo dell’8 per mille, molto più vantaggioso per la Chiesa. Perché abrogare il Concor-dato: da parte dello Stato perché esso garantisce pri-vilegi particolari a una sola religione, in contrasto con le più elementari norme di de-mocrazia ed eguaglianza tra i cittadini, sancite dalla stessa Costituzione. Da parte della Chiesa: per-ché già il Concilio, al para-grafo 76 della Gaudium et Spes, esplicitamente afferma-va “la Chiesa non pone la sua speranza nei privilegi offertile dall’autorità civile. Essa anzi rinunzierà all’esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso potesse fare dubitare della sin-cerità della sua testimonianza

o nuove circostanze esigessero altre disposizioni”.Tale rientro dai privilegi avrebbe dovuto essere pro-posto dalle autorità ecclesia-stiche, soprattutto nel nostro Paese, in ragione della dif-ficile storia successiva alla fine del potere temporale dei papi. I Patti furono ottenuti, infatti, come contropartita dell’appoggio della Chiesa al fascismo che portò l’Italia al disastro. La rinuncia sarebbe un evangelico rovesciamento della logica del ’29 fonda-ta su reciproci interessi, una scommessa sui valori di liber-tà e di uguaglianza contenuti nella Costituzione, un impul-so a ricercare risorse ideali e materiali per un nuovo corso conciliare di tutta la Chiesa italiana. Cito qui tre fatti, nuovi, tali da mettere in discussione si-tuazioni consolidate nel rap-porto tra potere civile e pote-re ecclesiastico. Essi sono:1) non esistono più né il par-tito dei cattolici né il partito comunista, non esiste, cioè, la situazione che ci fu alla

Costituente e che si ripropose nel 1984;2) il pontificato di Francesco, con le sue nuove sollecitazio-ni per una Chiesa povera e dei poveri e per un diverso ruolo della Conferenza Episcopale, incontra grande consenso nel popolo cristiano e deve po-ter pesare sui rapporti Stato/Chiesa;3) la società italiana è diven-tata multiculturale e multi-confessionale.Come abrogare il Concor-datoSono percorribili due strade, entrambe impervie però…• attraverso un accordo fra le parti, con il consenso della Chiesa che rinuncia ai suoi privilegi;• attraverso la denuncia uni-laterale del Concordato da parte del governo e/o l’abo-lizione dell’art. 7 della Costi-tuzione. La religione cattolica verrebbe equiparata alle altre religioni ed i rapporti Stato/Chiesa regolati attraverso un’intesa. In questo caso sa-rebbe però necessaria una modifica costituzionale.

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insonnia 5Febbraio 2015

IL VETRO NELLA SUA TRASPARENZAa cura di Rodolfo Allasia

Quando conobbi la ditta Casetta di Lombriasco (portavo avanti un progetto come insegnante della scuola media) questa raccoglieva, in proprio, i vetri dalle “campane” e con semplicissime tecnologie, ad-dirittura manualmente, dava una ripulita al materiale e vendeva alle vetrerie o ai loro impianti questo prodotto.Casetta ora si è aggiudicata l’ap-palto raccolta vetro per il SEA (il nostro consorzio) e si limita a su-pervisionare il prodotto conferito dalla ditta Aimeri che invece svuota i cassonetti e trasporta il contenuto prima all’Isola Ecologica del Ponte Rosso e poi quando il container è pieno lo trasporta a Lombriasco.Quando il prodotto è stato qui som-mariamente trattato (frantumato, schiacciato per dargli un minor volume per il trasporto, anche un po’ lavato) viene trasferito presso gli impianti di trattamento della ve-treria di Asti e della Valle Bormida. Una curiosità: l’acqua di scolo pro-

veniente dalle piattaforme dove è stoccato il prodotto viene raccolta e portata in un depuratore che la rende tale da essere convogliata in fognatura.La mescolanza del vetro e delle lattine prevista da capitolato ma anche, purtroppo, di tutte le altre impurità che i cittadini poco disci-plinati conferiscono nel cassonetto verde, rendono la tecnologia, ne-cessaria a suddividere tutto questo materiale, molto sofisticata e costo-sa tanto da rendere troppo onerosa questa fase del lavoro da parte delle imprese come Casetta.Le vetrerie si sono organizzate, a monte della fabbricazione del pro-dotto finito, con impianti costosis-simi per rendere la materia prima (il vetro riciclato) un prodotto pronto al forno.Parliamo dunque di impurità: spesso si trovano nei cassonetti del vetro sacchetti di immondizia indif-ferenziata e questo è un’irregolarità sanzionabile ma c’è anche l’errore in buona fede che può essere evi-tato con una informazione continua ed opportuna: nel cassonetto non si gettano la ceramica, la porcellana, le lampadine di qualunque tipo, i contenitori che non hanno nulla a che fare con le lattine. Guardate attentamente le fotografie e vedrete quanti oggetti impropri si trovano nelle piattaforme della ditta Caset-ta. In caso di eccessive impurità il carico può essere declassato e ci possono richiedere un contributo per la pulizia ma fino ad oggi non è mai accaduto.La raccolta separata delle latti-ne non è mai stata attivata poiché economicamente non vantaggiosa e fortemente soggetta ad impurità (sull’esperienza di esperimenti fatti in alcuni comuni).Ed ora vediamo alcuni dei rischi

inerenti al prodotto portato dagli utenti nel cassonetto; pensiamo ad una bomboletta del camping gas buttata perché vecchia ma non vuota, può scoppiare! Le lampadi-ne rilasciano nel vetro di bottiglie, barattoli, bicchieri, sostanze che possono rovinare una intera partita di vetro buono. Oggi ci sono produ-zioni di bottiglie che non debbono avere alcuna impurità; pensiamo ad una bottiglia per un vino di qualità, può scoppiare (pressione del vino con bollicine) con conseguenze economiche non indifferenti se il fenomeno colpisce una intera par-tita di bottiglie.Un tempo la raccolta vetro, in ter-mini monetari pagava, oggi va appena a contribuire in parte alla raccolta differenziata (Casetta paga al Consorzio 13,80 Euro per Ton-nellata) ma tutto questo materiale (molto pesante) viene tolto dalle di-scariche e già solo questo dovrebbe bastare ad incentivarne la racconta, senza parlare poi dei minori costi energetici per la fabbricazione del prodotto finito ed i costi delle sab-bie se usate come materie prime.Il vetro si distingue in vetro piano e vetro cavo e questo si presenta in diversi colori a secondo dei compo-nenti minerali presenti nelle sabbie

silicee o del rottame di vetro. Mettendo insieme tutti i tipi di rot-tame si ottiene un vetro verde; i vetri più pregiati sono trasparenti o marron. Dalla valle Bormida pro-vengono le sabbie silicee più pre-giate e per questo le prime industrie vetrarie erano presenti in questa valle (prima di Murano!); di qui i contenitori Bormioli.In alcuni paesi, ma anche in alcune regioni italiane come il Trentino, si attua una raccolta del vetro distinta per colore e questo per ottenere un prodotto più remunerativo.Se nel nostro comune, senza arriva-re ai tre cassonetti distinti, nell’iso-la ecologica, si piazzasse un piccolo container, i cittadini volonterosi ed eventuali artigiani che avessero ve-tro piano come materiale di scarto, potrebbero conferirlo direttamente là, evitando da un lato il rischio di rompere la lastra per farla entrare nel cassonetto verde e dall’altra di raccogliere separatamente un vetro più pregiato. Se questa è un’idea balzana lasciamo stare ma andrebbe nella direzione di un miglioramento di una raccolta già molto ben fatta.Continueremo il prossimo numero con la descrizione della filiera della plastica.

ULTIME NOTIZIE SULLA RACCOLTA RIFIUTI

I dati del mese di dicembre confermano i risultati positivi della nuova raccolta rifiuti a Racconigi. novembre 2014: RSU ton. 70,0 differenziata 71,9% dicembre 2014: RSU ton. 67,3 differenziata 73,01%La quantità di rifiuti indifferenziati si è ulteriormente ridotta e la percentuale della raccolta differenziata è ancora aumentata. Sono modeste variazioni rispetto a novembre, ma confermano il forte miglioramento rispetto al 2013 e fanno ben sperare che la nuova tendenza si possa consolidare. Anche a dicembre Racconigi è il Comune con la più alta percen-tuale di raccolta differenziata tra i Comuni del nostro consorzio.

Avanti così!

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insonnia6 Febbraio 2015

“NON IMPORTA QUANTO ALTI SIANO I MURI, CADRANNO”

a cura di Guido Piovano

Nel giorno del 25° anniversario del-la caduta del muro di Berlino (9 no-vembre del 1989), attivisti del Co-mitato di coordinamento della lotta popolare palestinese hanno aperto un varco nel muro in Cisgiordania nei pressi di Gerusalemme. “Non importa quanto alti siano i muri, ca-dranno. Come è caduto il muro di

Berlino, il muro in Palestina cadrà ponendo fine all’occupazione”, ha proclamato il Comitato. Un gesto simbolico altamente significativo, come a dire “basta divisioni”.

L’Antidiplomatico, www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=9356

“Il corpo assume lo statuto di una merce fra le altre. Ragazzi che han-no rapporti sessuali come se fosse un esercizio muscolare, ragazze che vendono il loro corpo per una ricarica del cellulare. La differenza tra i sessi sembra abolita, ma senza promettere alcuna emancipazione: una vita sessuale compulsiva, nel ragazzo come nella ragazza, serve

a scongiurare l’incontro d’amore con l’Altro sesso, e allontanare lo spettro traumatico dell’inesisten-za reale del rapporto sessuale. Nel nostro tempo questo tende a stacca-re i giovani dal mito dell’amore e a concentrarli sul carattere acefalo della pulsione”.Massimo Recalcati, Il complesso di Telemaco, pag. 89

Gli zanzarini sono in-setti molesti. La loro puntura non è mortale e neppure dolorosa, ma è spesso irritante. Se ne scacci uno ne arriva subito un altro. Tanto vale farci l’abitudine.

Il mondo è sempre più smartdi Zanza Rino

Non c’è che dire, questi sono i tempi della tecnologia intelligente.Con uno smartphone puoi parlare, navigare, chattare, anche rilanciare

stupidi tweets sui sospetti di “intesa” tra le due ragazze sequestrate e i loro carcerieri.Ci sono automobili intelligenti, dota-te di software e sensori raffinati che consentono all’auto di parcheggiare da sola, anche nei parcheggi riservati ai disabili.Non parliamo poi della precisione chi-rurgica delle bombe intelligenti, come possono (non) testimoniare le sfortuna-te vittime di danni collaterali in guerre scatenate dalla stupida idea di esportare la democrazia.I cassonetti intelligenti riconoscono il

tipo di spazzatura che si vuole gettare, ma non tocca a loro recuperare quella che è stata abbandonata per strada.Anche le case sono sempre più intelli-genti (smart home), sofisticati sistemi elettronici possono regolare il riscal-damento, l’illuminazione, l’accensione degli elettrodomestici e magari docu-mentare in diretta attraverso telecame-re l’onda di piena che fa esplodere i torrenti cementati e riempie le case di fango.E poi ci sono fabbriche intelligenti con operai lasciati in case probabilmente poco intelligenti, software intelligenti

per comprare e vendere prodotti fi-nanziari sofisticati e intelligentissimi che gonfiano bolle speculative pronte a scoppiare, smart tv che moltiplicano all’infinito le opportunità di rovinarsi col gioco on line o instupidirsi di fron-te alla pubblicità stando comodamen-te seduti davanti al televisore. Non c’è che dire, la tecnologia intel-ligente sta cambiando la nostra vita.Rimane un ultimo passo. Il giorno in cui avremo anche uomini più intel-ligenti la nostra vita sarà veramente migliore.

“Coraggioso è chi guarda in faccia le proprie fragilità e le affronta (“il coraggio di avere paura”): chi lotta per sconfigge-re una dipendenza, per uscire da una situazione di violenza, per riparare a un errore commesso.Coraggioso è chi, in ogni situa-zione della vita, alle scorciatoie

della furbizia, dell’inganno e della prepotenza preferisce la fatica della responsabilità. In questo senso, il coraggio è qual-cosa di profondamente legato alla nostra capacità di essere pienamente e consapevolmente liberi e di essere in grado di sal-vaguardare la nostra dignità”.

DON LUIGI CIOTTI

IL CORPO

QUANTO SANGUE SI TROVA NEI NOSTRI CELLULARI? Se lo sono chiesto le opere svizzere di aiuto umanitario, protestante e cattolica, Pain pour le prochain e Action de Careme. Per rispondere, hanno condotto un’inchiesta con i propri partner sulle dieci marche di telefoni cellulari e di computer portatili più venduti in Svizzera. E hanno dato un voto secondo tre cri-teri: rispetto dell’ambiente, rispetto dei diritti dei lavoratori, ricorso a minerali di dubbia origine col fi-nanziamento di bande armate che si fanno la guerra nella Repubblica democratica del Congo. Un cellula-re è composto, infatti, per il 45% di plastica, per il 20% di rame e per il 20% di vari metalli usati in elet-

tronica.Secondo Daniele Renaud, respon-sabile della campagna High Tech No Rights «non ci sono ancora te-lefonini, tablet o computer che non siano macchiati di sangue, ma i consumatori possono svolgere un ruolo cruciale integrando il para-metro etico nella loro scelta». Oggi, le marche Hp e Nokia sono sulla buona strada, Apple e Dell ottengono un voto medio. Acer, Le-novo, Samsung e Sony ottengono il voto insufficiente.«I geologi belgi avevano dichiarato che il Congo è uno scandalo geolo-gico per via dell’abbondanza e del-la varietà di minerali di cui è pieno

il suo sottosuolo, ma i vescovi della Conferenza episcopale del Congo sono stati portati a formulare questa triste constatazione: anziché contri-buire allo sviluppo del nostro Paese e avvantaggiare il nostro popolo, i minerali, il petrolio e la foresta

sono diventati cause della nostra disgrazia», ricordava il 9 settembre scorso, a Berna, Fridolin Ambongo, vescovo di Bokungu-Ikela e presi-dente della commissione episcopa-le sulle risorse naturali.

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insonnia 7Febbraio 2015

Expo Milano 2015 è l’Esposizione Universale sull’alimentazione e la nutrizione che l’Italia ospiterà dal primo maggio al 31 ottobre 2015. Expo Milano 2015 sarà la piatta-forma di un confronto di idee e so-luzioni condivise sul tema dell’ali-mentazione, stimolerà la creatività dei Paesi e promuoverà le innova-zioni per un futuro sostenibile per il miglioramento complessivo del benessere dell’umanità.

SOSTENIBILITA’L’economia del mondo industrializ-zato è stata sviluppata negli ultimi 150 anni sulla base di una grande di-sponibilità di energia a basso prezzo ottenuta dalle fonti fossili: carbone e petrolio e sul paradosso che le ri-

sorse a disposizione fossero infinite. In questa nostra società industrializ-zata inoltre viviamo tutti un costan-te stato di dipendenza da sistemi e organizzazioni dei quali non abbia-mo alcun controllo.Le conseguenze più evidenti di que-sta politica sono il riscaldamento globale e la fine delle risorse, inqui-namento, distruzione della biodi-versità, iniquità sociale, guerre, ecc. Lavorare per uno sviluppo sosteni-bile quindi non è più una scelta, ma un obbligo.Lo sviluppo sostenibile è un nuovo modo di gestire l’ambiente e la so-cietà umana, considerando le risorse del pianeta eredità comuni di tutti i suoi abitanti presenti e futuri e quin-di messe a disposizione di tutti

EXPO 2015Dal 1 maggio al 31 ottobre 2015 a Milano confronto di idee e soluzioni condivise fra i Paesi del Mondo sul tema dell’alimentazione e per un futuro sostenibile.di Anna Maria Olivero

AUTOPRODUZIONESpray multiuso per le pulizie di Primavera Con questa ricetta eviterete l’acquisto di vari prodotti spray per la pulizia della casa. Infatti grazie a questo spray fai-da-te potrete pulire vetri, specchi, piastrelle, pavimenti, maniglie, sanitari, rubinetteria e tutte le superfici resistenti della casa. Potrete anche spolverare. Vi basta unire 500 ml d’acqua a temperatura ambiente e 1 cucchiaino di sapone liquido o detersivo per i piatti ecologico. Mescolate, versate in un con-tenitore con spruzzino, agitate e iniziate le pulizie, magari con l’aiuto di un panno in microfibra. www.martaalbe.com

La sostenibilità ruota attorno a quat-tro componenti fondamentali: •Sostenibilità economica: intesa come capacità di generare reddito e lavoro per il sostentamento della popolazione. •Sostenibilità sociale: intesa come capacità di garantire condizioni di benessere umano (sicurezza, salute, istruzione) equamente distribuite per classi e genere. •Sostenibilità ambientale: intesa come capacità di mantenere qualità e riproducibilità delle risorse natu-rali. •Sostenibilità istituzionale: intesa

come capacità di assicurare condi-zioni di stabilità, democrazia, parte-cipazione, giustizia.La strada per raggiungerla è creare comunità libere dalla dipendenza dalle energie non rinnovabili, con processi governati dal basso e la co-struzione di una rete sociale e soli-dale molto forte tra gli abitanti delle comunità. Per questa ragione iniziamo una ru-brica con le “BUONE PRATICHE PER L’AMBIENTE E LA SO-CIETÀ’” per promuovere in ognu-no di noi piccoli cambiamenti.per uno sviluppo sostenibile.

BUONE PRATICHE PER L’AMBIENTE E LA SOCIETÀContribuisci anche tu ad uno sviluppo so-stenibile con piccole grandi azioni che ri-ducono gli sprechi e difendono l’ambien-te. Provale, se funzionano falle diventare un’abitudine, condividile con gli amici…

AZIONEQuando fai bollire l’acqua, usa il coperchio: in questo modo l’acqua bolle prima e si riduce il consumo di gas! Il sale, buttalo solo quando l’acqua bolle, altrimenti l’acqua ci metterà un sacco a bollire.

Se utilizzi già delle azioni sostenibili falle conoscere anche a noi!!Il mondo che tutti vorremmo è iniziato nel cambiamento dentro di te!

CostituzioneBeniComuni, il gruppo consigliare Sinistra per Pisapia, con l’adesione di Adesso Basta e del Comi-tato Milanese AcquaPubblica vi invita-no a partecipare al

Convegno internazionale“Expo: nutrire il pianeta o nutrire le multinazionali?”Milano, Sala Alessi, Palazzo Marino, piazza della Scala7 febbraio 2015 - h.9,30 - 14,00

In questi ultimi mesi di lavori per la realizzazione di Expo 2015, la nostra città ha visto di tutto, dall’illegalità allo

sperpero di ingenti risorse economiche per l’organizzazione di Expo in una città che avrebbe urgenza di ben altri interventi, Inutile dire che questi episo-di hanno colpito molto negativamente l’opinione pubblica, e noi per primi. Ma c’è un aspetto che, fra tutti ci pre-occupa moltissimo e ci chiede, come cittadini milanesi, di assumerci delle responsabilità.L’organizzazione dell’evento, la scelta delle partnership, i protocolli che sa-ranno firmati appaiono in totale con-trasto con il logo “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”, le protagoniste assolute saranno le grandi multinazio-nali, dalla Coca Cola alla Nestlè alla Barilla, solo per citarne alcune. Proprio quelle aziende che con le loro politiche rappresentano una delle cause fonda-mentali della mancata realizzazione del

diritto all’acqua potabile e al cibo sano. L’Expo sembra fatto apposta per nutrire la multinazionali, non certo il pianeta.Il convegno del 7 febbraio è l’apertura di un percorso aperto e rivolto a tutti con l’obbiettivo di discutere ed avvia-re delle iniziative in grado di mettere al centro del dibattito della nostra cit-tà nei prossimi mesi il diritto al cibo, all’acqua e la difesa della legalità dagli appetiti speculativi.

INTERVENGONO:Piero Basso, CostituzioneBeniComu-ni: “Il lungo, tortuoso cammino verso l’ EXPO”.Curzio Maltese, parlamentare europeo: “L’Unione Europea e l’EXPO: il punto di vista e le future iniziative del GUE (Grup-po della Sinistra Europea)”.

Anita Sonego, capogruppo Sinistra per Pisapia.Susan George: Transnational Institute, Amsterdam/Parigi: “il cibo e la finan-za: un rapporto contronatura”.Emilio Molinari, Contratto mondiale sull’acqua: “Un’autority mondiale per il diritto all’acqua”. Flavio Valente, via Campesina inter-nazionale/Germania: “La sovranità alimentare e il diritto ad un cibo sano”. Vittorio Agnoletto, CostituzioneBeni-Comuni: “Le mani delle multinazionali sul nostro futuro”. Basilio Rizzo, presidente del consiglio comunale: “Milano dopo l’EXPO”.Moni Ovadia, attore teatrale, scrittore, drammaturgo: “Quale cultura per una città globale?”.

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insonnia8 Febbraio 2015

È arrivata... “È NOSTRA”Cooperativa senza scopo di lucro che fornisce elettricità sostenibile ai propri sociA cura di Pino Tebano

“Non dubitate mai che un piccolo gruppo di cittadiniconsapevoli e attenti possa cambiare il mondo:è sempre stato l’unico modo per farlo”. Margaret Mead

Quando si inizia un progetto, da sognatori e visionari, spesso non si arriva all’obiettivo in così poco tempo. Da quando, nel di-cembre 2008, è stata fondata, da 13 soci, la cooperativa Retener-gie con sede a Racconigi, l’o-biettivo era di portare l’energia prodotta dai propri impianti a casa dei soci.Retenergie, dopo aver diffuso a livello nazionale la proposta, ha realizzato con il finanziamen-to diretto dei soci, ad oggi cir-ca 800 impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, (al momento 7 realizzati e 7 in progetto), per un investimento complessivo di oltre un milione e duecentomila euro.

La produzione è attualmente di 460 Mwh/anno totali ma le previsioni per i progetti in cor-so raddoppieranno nel corso del 2015. Tutto questo con la parte-cipazione diretta dei soci, sia dal punto di vista economico, che di proposte progettuali condivise con i soci dei territori sui quali si costriusce l’impianto.Ma chiudere il cerchio, cioè for-nire energia rinnovabile ai pro-pri soci, rimaneva la “mission” della cooperativa che ora con è nostra è diventata realtà. Certo sarà necessario un grande sforzo di promozione e di condivisione per arrivare a grandi numeri... ma il percorso è iniziato.Insieme a Retenergie sono soci

fondatori di è nostra Energo-club, ForGreen e Avanzi con il sostegno di Banca Etica. Più soggetti che condividessero il progetto erano necessari per iniziare, da una solida base di contatti, la promozione.E’ Nostra è una cooperativa sen-za scopo di lucro che fornisce elettricità sostenibile ai propri soci nel mercato domestico. Si fonda sulla partecipazione at-tiva e sul coinvolgimento delle comunità e mira a cambiare dal basso il modo di produrre e con-sumare energia.E’ un operatore del mercato elet-trico nazionale per la vendita di energia da fonti rinnovabili, il primo in Italia in forma coope-rativa, che inizierà ad erogare elettricità a partire dalla seconda metà del 2015.In Europa, in vari paesi, le co-operative energetiche servono da anni la domanda di energia rinnovabile di decine di migliaia di soci: in Germania Greenpea-ce Energy con 110.000 soci, in Belgio Ecopower con 47.000 soci, in Spagna Som Energia con 20.000 soci, in Francia Enercoop con 18.000 soci, in Gran Bretagna Energy4All con 1350 soci investitori, in Dani-marca Middelgrunden Wind Turbine Cooperative con 40.500 soci. Questa diffusione in Euro-pa ci fa ben sperare sulla con-creta possibilità che è nostra di-venti presto un soggetto di pari importanza per numero di soci serviti dall’energia prodotta solo da fonti rinnovabili.E’ Nostra non mira a fare profitto ma a garantire una fornitura di energia elettrica equa e responsabile al giusto prezzo, favorendo parallela-mente, la r iduzione dei con-sumi attraverso campagne di

sensibilizzazione al risparmio energetico. La Cooperativa fornirà energia elettrica alle utenze domesti-che dei propri soci con tariffe sia di tipo monorario che bio-rario per contatori con potenza impegnata fino a 10 kW e al crescere dei soci si abbasserà il prezzo dell’elettricità for-nita.Lo scopo è quello di fornire elettricità sostenibile al giusto prezzo, ogni eventuale guada-gno sarà ridistribuito tra i soci.Nella scelta dei fornitori si preferiranno le imprese di pro-duzione legate alle comunità locali, meglio se cooperative, proprio per evitare quelle che partecipano direttamente o indi-rettamente nell’estrazione e nel-lo sfruttamento di risorse fossili.Condivisione, trasparenza negli acquisti e nelle bollette, con-trollo dei consumi, gestione comunitaria delle informazioni al tempo dei Social Network: abbasso le trivelle benvenuti nell’era dell’Energy Sharing, l’energia condivisa.

Per chi volesse diventare socio, io l’ho fatto, maggiori informa-zioni sul Webwww.retenergie.itwww.enostra.it

2015

entro dicembre 2015

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insonnia 9Febbraio 2015

IL FONDO DEL BARILE…. LEVISLa penultima (o ultima) raschiatura è avvenuta a dicembre 2014, quando il Comune ha messo all’asta alcune terre del CayreSegue dalla prima

che i suoi molti dipinti, nei quali aveva realizzato il suo talento e la passione della sua vita, venissero esposti in una Pinacoteca stabile sul nostro territorio, dopo un’ap-propriata selezione da effettuarsi dai più qualificati critici di allora.La Pinacoteca fu realizzata nel 1968 dal sindaco Burzio, nei lo-cali al primo piano dell’ex Con-vento delle Clarisse; lì rimase fino al 2000, quando fu sman-tellata per far posto all’attuale Biblioteca Civica. Da allora, i dipinti di Levis furono sistemati, come già è stato detto, parte nei locali al primo piano del Munici-pio, parte nell’Archivio Storico, e un’ultima parte, la più consisten-te, nell’ex Convento dei Cappuc-cini. E da quindici anni, in quei locali stanno: certamente più vi-sitati dai tarli (nell’ex Convento soprattutto), che non da gente di Racconigi o da eventuali visitato-ri del Castello.Questa è la situazione del patri-monio Levis. Mi pare legittimo chiedersi se gli amministratori comunali di allo-ra, parecchi dei quali fanno par-te tuttora dell’attuale Consiglio Comunale, si siano resi conto di quanto fosse azzardato smantel-

lare un sito culturale quale è una Pinacoteca, senza averne già da subito individuato un’altra collo-cazione adeguata.Una tale operazione è stata aval-lata dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali, nella sezione Gallerie e Musei?A suo tempo, e cioè negli anni ’60, quell’Agenzia aveva molto sostenuto e seguito, con la pre-senza diretta del Sovrintendente di allora Noemi Gabrielli, sia la divisione dei quadri di Levis tra il Comune di Racconigi e quello di Chiomonte, sia l’allestimento della Pinacoteca stessa.Tuttavia, e nonostante il ‘limbo’ in cui è stato collocato il Levis pittore proprio dalla sua città elettiva, il suo nome è presente sia nei testi specifici sia nei ca-taloghi della pittura paesaggi-stica tra Ottocento e Novecento. Questo spiega perché, nei mesi scorsi, il sindaco Brunetti è stato contattato dall’Assessorato alla Cultura della Regione Friuli-Ve-nezia Giulia, che stava allesten-do, insieme alla Provincia Auto-noma di Trento, un’importante Mostra sulla Grande Guerra, di cui ricorre quest’anno il centena-rio. Si chiedeva la disponibilità ad

avere in prestito alla Mostra (che al momento è già aperta a Trieste, e prossimamente sarà trasferita a Trento) alcuni dipinti di Levis sul tema della Grande Guerra. Il prestito è stato concesso. La presenza di alcuni suoi dipinti a quell’evento è un giusto ricono-scimento alla figura umana e pit-torica di Levis.Qualcosa di simile, sebbene mol-to più in piccolo, poteva essere

proposto alla nostra città, se solo la Consulta alla Cultura, che si sa-rebbe dovuta riunire il 14 marzo scorso, fosse stata convocata. Di certo, qualcuno dei componenti avrebbe proposto di esporre, per noi racconigesi, i due grandi di-pinti, e alcuni altri più piccoli che Levis ha dipinto sul tema della Grande Guerra.

GENTILE PROFESSORESSA PASCHETTA, LEI NON È SUFFI-CIENTEMENTE TECNOLOGICA!Ormai Racconigi è un comune Geodigitale, si aggiorni, segua le indicazioni semplicissime, anche per una della sua età, basta prendere uno dei volanti-ni che ci sono in tutti i negozi, visiti sul suo smartphone o sul suo PC il sito www.tripcitymap.com, cerchi la voce musei, vada a cercare il Museo Giuseppe Augusto Levis e lo troverà esat-tamente in Piazza S. Giovanni al numero 5, c’è anche il nume-ro di telefono. Provi a chiamare e si faccia dare gli orari.Si aggiorni Professoressa e non ci faccia fare brutte figure a noi racconigesi!Questo sito è ovviamente visi-tabile per tutti coloro che, come turisti o semplici viaggiatori di

passaggio vogliano ricavare al-cune informazioni sulla nostra città, orari di visita del Castello ex Savoia addirittura ci sono le pompe di benzina più comode.

SCARICA L’APP E AGGIUN-GI AI TUOI PREFERITI.

Ultimissime: Abbiamo riguar-dato il sito per spiegare alla Professoressa Paschetta come si fa a scaricare una APP e, sor-presa, è sparito il Museo Levis, eppure fino al 23 gennaio c’era! L’errore è stato risolto con so-lerzia e ringraziamo chi l’ha fatto.Pubblichiamo ugualmente la “burla” perché la cosa sem-brava quasi surreale: stavamo montando l’articolo di Bruna Paschetta su questo numero del giornale, quando ci siamo ac-corti dell’errore che sembrava costruito appositamente, bur-loni come siamo non ci siamo fatti scappare l’occasione ed abbiamo riportato le informa-zioni del sito, sia pure in forma ironica.

Non abbiatevela a male, voi che rapidamente avete risolto l’errore ma, pensate se non ce ne fossimo accorti! In ogni caso facciamo appello ai lettori di visitare tripcitymap, prendendo però le informazioni che troverete, anche quelle che

riguardano altri Comuni, con be-neficio di inventario, perché non è detto che siano sempre corrette; segnalate al sito gli eventuali er-rori, migliorerete il servizio.Tutto quanto abbiamo scritto è vero, parola di lupetto.Rodolfo Allasia

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insonnia10 Febbraio 2015

JE SUIS CHARLIE?a cura della Redazione

Qualcuno dei nostri lettori si sarà chiesto il perchè della presenza del logo ″Je suis Charlie″ sulla prima pagina del numero scorso di insonnia. Riteniamo allora utile da parte nostra fornire qualche spiegazione.

PerchéPerché era doveroso e giusto ri-spondere collettivamente alla tre-menda strage di Parigi, frutto di un terrorismo aberrante e senza giustificazioni e difendere la me-moria dei redattori uccisi.Perché attraverso il logo ″Je suis Charlie″ ci è sembrato di poter aderire almeno idealmente al grande corteo di Parigi, espressio-ne di un bisogno autentico di sta-re insieme e di vivere un comune sistema di valori, partecipando convintamente ad un momento unitario, universale, con gente di tutte le razze e le religioni.

PeròPerò, vogliamo anche dire di non condividere l’idea che la sa-tira non abbia limite alcuno, che tutto possa essere detto, scritto o disegnato in nome del sacro-santo principio della ″libertà di espressione″. Siamo al fonda-mentalismo satirico? Molte del-le vignette di Hebdo non fanno ridere e sono, almeno secondo noi, di cattivo gusto, offensive e inopportune.

In questo mese a molti musul-mani è stato chiesto di pren-dere le distanze dal terrorismo islamico. Giusto. Ma noi ci chiediamo: “L’Occidente sa in-terrogarsi? Sapete voi politici e ‘alti rappresentanti occidentali’ interrogarvi sulle vostre respon-sabilità. Sapete voi ridiscutere la vostra politica che ha portato guerra e sangue in Afghanistan, in Iraq, in Palestina?”. Vedere Netanyahu alla marcia di Parigi ci ha fatto un certo effetto e non vorremmo che la ritrovata com-pattezza di facciata diventasse una mera dimostrazione di po-tenza e di ipocrisia. Un interrogativo per noi fon-damentale è: perché tanto odio verso il nostro Occidente, quali ragioni hanno indebolito a tal punto l’egemonia del nostro mo-dello di democrazia nel mondo?

Scrive Luciana Castellina: «Siamo davvero sicuri che l’i-dentificazione in quello che noi occidentali definiamo universa-lismo, un «universale sistema di valori», coinvolga tutta l’uma-nità, o non dobbiamo pren¬dere atto che i valori della Rivoluzio-ne Francese sono stati troppo logorati dalla storia reale per poter raccogliere un’adesione unanime? Colonialismo, guer-ra, disuguaglianze, esclusioni pesano e non potrebbe essere che così. L’universalismo ha finito per essere, come era inevitabile, la pretesa di codificare come universale la cultura, l’etica, la visione del mondo, i comporta-menti sociali dei vincitori. Nel concreto: dell’occidente capita-lista democratico». E ancora: « Non voglio certo

mettere in discussione quanto in termini di libertà individuale ab-biamo conquistato con la Rivo-luzione Francese, ma spingere a riflettere su aspetti della cultura araba e islamica – non ovvia-mente dell’Isis – che dovremmo assumere come utile critica alla nostra cultura occidentale. Pen-so alla critica all’individualismo esasperato, ai diritti intesi come prerogativa assoluta dell’indivi-duo, innanzitutto. E alla com-petitività anche brutale eletta a rango di regola essenziale, tan-to è vero che questo principio è iscritto negli articoli fondanti del Trattato dell’Unione Euroea, cui sempre più sì sacrifica ogni forma di solidarismo, sì da aver generato la più mostruosa disu-gua-glianza mai conosciuta nel-la storia».Edward Said, grande intellet-

tuale palestinese, diceva: «Le culture dell’altro sono prezio-se per noi, per dinamizzare le nostre società. Non si tratta di tollerarle, facendo del multi-culturalismo un feticcio, ma di assumerle come risorsa critica di noi stessi».Ma la diversità culturale non è indolore, essa è ricca di contrad-dizioni dure e di conflitti. E non è facile conquista per governi che, pur esaltando a parole la “globalizzazione della diver-sità”, blindano le frontiere dei loro Paesi. Dal terrorismo occorre difen-dersi, ma se si pensa di affida-re la nostra sicurezza a droni, truppe d’assalto e migranti che affogano nel Mediterra-neo, anziché alla politica, non si andrà lontano.

Ma andiamo oltre

Abraham Yehoshua scrittore israeliano

Appello all’Italia:

Sostenete la Palestina.Solo così ci sarà la pace

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insonnia 11Febbraio 2015

Venerdì 16 gennaio in Santa Croce abbiamo sentito la presentazione che Roberto Ferrari ha fatto della Operazione Gengis Car che avrà inizio a Racconigi a partire dal mo-mento in cui verranno messi a punto alcuni dettagli pratico-organizzati-vi. Si tratta di una raccolta di mate-riale che sarà portato ad Ulan-Bator, capitale della Mongolia.Anima dell’iniziativa sono le scuole di diverso ordine e grado, a partire dal Dirigente Giannino Marzola ed alcuni insegnanti che fin da dicem-bre hanno cominciato a far lavorare i ragazzi su questo tema, il Comune ha assicurato supporto logistico alle

operazioni che dovranno essere por-tate a termine entro marzo.La presentazione di Ferrari è stata suggestiva, ci ha fatto vivere il suo spirito di avventura, la sua capacità di adattamento alle situazioni che si presentavano e soprattutto la sco-perta di realtà che noi, seduti nelle nostre automobili e riscaldati nelle nostre case, neppure immaginiamo possano esistere.Il punto di arrivo del suo viaggio è stata appunto Ulan-Bator e l’in-contro con i bambini che durante l’inverno si rifugiano nel sottosuo-lo della città, rischiando spesso di non uscirne vivi per gli incidenti che possono occorrere loro o le tre-mende azioni di coloro che saldano i tombini, uniche vie di uscita di questi rifugi. Perché il sottosuolo? Perché lì è per molti l’unico luogo in cui potersi riscaldare e trovare un rifugio accettabile.Un antropologo ligure, David Bella-talla, che vive là da 12 anni ha deci-so di allestire per una parte di que-

sti ragazzi una casa famiglia, una Casa della Speranza, e di dotarla di attrezzature per viverci ed impa-rare un mestiere semplice, cucire, cucinare e poco più.Per questa casa non servono soldi ma attrezzature ed è per questo che verrà posizionato, probabilmente nella scuola media di Racconigi, un container da riempire con materiali che in Mongolia è difficile trovare e quando anche si trovassero coste-rebbero molto più che da noi.I ragazzi delle scuole di Racconigi parteciperanno a diffondere questo messaggio e loro stessi intrapren-deranno un ideale viaggio, “come ogni anno scolastico è un viaggio simbolico nella scoperta” ci ha detto il Prof. Marzola, verso la conoscen-za di mondi a loro sconosciuti dove vivere è una lotta quotidiana, come ovunque, ma dove i nemici, là, sono molto più ″cattivi″ e hanno molte più probabilità di vincere.Una serie di esperti daranno indi-cazioni su quali sono le attrezzatu-

re più necessarie, ma per un primo momento pubblichiamo noi l’elen-co di ciò che gli organizzatori han-no indicato come beni necessari ad attrezzare la Casa della Speranza per i bambini di Ulan-Bator.Ci impegniamo, noi di insonnia, anche per il prossimo mese di mar-zo ad informare sull’andamento della iniziativa in collaborazione con la scuola ed il Comune e con-tiamo di farvi avere un messaggio dall’antropologo che ci farà vivere la situazione Mongola meglio di chiunque altro.

OPERAZIONE GENGIS CARUn container da riempire con gioiaa cura della redazione

Materiali che si devono raccogliere per la Mongolia

Prodotti QuantitàForno elettrico 100 cm 2

Lavello inox 2Frigorifero 2

Forno a microonde 4Tostapane 4Bollitore 10

Mixer 4Set di coltelli 5Pentole grandi 10

Padelle 10Utensili da cucina

Piano cottura elettrico 3Macchine da cucire 10

Aghi e forbiciFilo da cucito

Matasse ri rasoCartelle/zaini 250

Astucci 250Quaderni 500

Matite 500Penne 500

Set pennarelli 500Gomme 500

Niente da fare, babbo Natale è pas-sato, la Befana ha portato via tutte le feste, ma le transenne del par-co giochi di “Via de Salici”, sono rimaste dove erano: che abbiano qualche grande protettore, ma-gari qualcuno dei “poteri forti?” Poiché non demordo facilmente, avendo fallito con i protettori dei bambini, ho pensato di tentare con i tutori dei cittadini, e quindi, se-condo voi, a chi mi sono rivolta? Ma naturalmente all’assessore ai lavori pubblici! E cosa ho scoper-to? Quelle transenne non hanno alcun diritto ad essere lì, devono essere rimosse perché impedisco-no l’accesso ad una strada ed al parco giochi che in quanto luo-ghi pubblici, non essendoci alcun impedimento tecnico/burocratico, devono essere accessibili a tutti.L’assessore, davanti a me, ha dato immediatamente disposizioni per la rimozione.Dovevo rivolgermi subito a lui!?

Sono passati parecchi giorni, le transenne sono sempre lì: forse hanno veramente un grande pro-tettore!Inoltre, poiché nella mia lettera chiedevo anche notizie del palaz-zo dell’Atc (azienda territoriale per la casa, ex case popolari) di 10 alloggi, confinante col parco giochi, finito ormai da due anni e mai abitato, con già alcuni segni di degrado, ho cercato di avere qual-che notizia al riguardo: non sono riuscita a sapere niente di preci-so, dovrebbe esserci l’abitabilità, quindi gli alloggi dovrebbero es-sere assegnati, ma sul sito dell’Atc non esiste una graduatoria relativa a Racconigi…..Possibile che questi alloggi, con la crisi abitativa che abbiamo, non siano stati assegnati e perché? Mi sbaglio o quel palazzo è proprietà di tutti noi cittadini?Una nonna sempre più perplessa.Continua...

… sempre in attesa di risposte!

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insonnia12 Febbraio 2015

18 ANNI: PRONTI AD ESSERE MAGGIORENNI?Conferita dal sindaco ai diciottenni racconigesi la pergamena di cittadinanza con l’invito all’impegno socialedi Giacomo Castagnotto

Sabato 24 gennaio, in sala consi-gliare 60 giovani di 18 anni hanno ricevuto uno per uno, per mano del sindaco, la pergamena con la quale viene conferita la cittadinanza rac-conigese. L’assessore Cavallo ha illustrato il significato di questo gesto simbo-lico.L’idea è nata all’interno delle com-missioni “Bilancio e turismo” e “Giovani” ed è finalizzata a coin-volgere le nuove generazioni in un progetto finalizzato a rendere mi-gliore la nostra città di Racconigi. L’assessore ha constatato con orgo-glio il percorso di crescita svolto dai giovani diciottenni ricordando loro le opportunità avute per vivere da protagonisti e non da trainati. “La nostra società ha molto biso-gno di protagonisti che decidano di mettersi in gioco in prima persona e non rimangano in panchina. Ar-rivare alla maggiore età significa assumersi la responsabilità di fare ciascuno la propria parte grande o piccola che sia. Ognuno deve trova-re la sua.Una volta esistevano riti di passag-gio, ad esempio la leva o altri riti che stabilivano l’entrata ufficiale nel mondo degli adulti, con l’assunzio-ne di responsabilità nella società ci-vile. E’ giusto che anche oggi venga

riconosciuto ai maggiorenni il ruolo di adulti e l’assunzione di diritti e di doveri. Essere protagonisti vuol dire cercarsi delle opportunità per esser-lo. Non sempre si conoscono le oc-casioni nel nostro territorio”.Le associazioni di volontariato presenti sul territorio racconigese hanno fatto una breve presentazione sulle possibilità di impegno sociale che ciascuna può offrire. In sintesi questa proposta ha messo

in luce due parole chiave: RESPON-SABILITA’ e RESTITUZIONE.Responsabilità, ossia essere abili a dare risposte. Con la maggiore età i giovani sono chiamati a diventare abili, capaci a dare delle risposte. Occorre andare a vedere quali do-mande emergono dal territorio.Le varie associazioni di volontaria-to sono luoghi in cui vengono poste delle domande, si affrontano molti problemi che richiedono risposte da

parte di chi vuole impegnare parte del proprio tempo libero. La seconda parola è restituzione. Le varie proposte che vengono fat-te dalle associazioni hanno anche il significato di restituire ciò che in tutti questi anni di crescita ciascun giovane ha acquisito dalla fami-glia, dalla scuola, dalla società. La gratitudine è uno dei sentimenti più importanti della vita. Se siamo consapevoli di aver ricevuto, siamo consapevoli di poter restituire.Questo riconoscimento di citta-dinanza ai diciottenni dovrebbe essere l’inizio di un percorso che l’amministrazione comunale vuo-le intraprendere e ripetere tutti gli anni . Coincidenza vuole che proprio quest’anno ricorra l’anniversario di una data importante per Racconigi: 400 anni fa la nostra città divenne maggiorenne. Per la prima volta uti-lizzò un proprio stemma, divenendo autonoma con i propri diritti e do-veri. Allo stesso modo ai nuovi giovani che diventano maggiorenni, la città vuole offrire gli strumenti per eser-citare l’adultità, ovvero assumersi le proprie responsabilità nella vita sociale.Questa iniziativa nasce pertanto sot-to questo buon auspicio.

ASSOCIAZIONE “MARIANELLA GARCIA VILLAS” ONLUS

L’associazione Marianella García Villas onlus ha festeg-giato lo scorso 21 gennaio i suoi primi dieci anni di vita.

L’Associazione ha contribui-

to a realizzare più attività ora autogestite in modo respon-sabile: la clinica de la Colo-nia La Palma con la promotri-ce di salute Vilma Villalta e il dottor Mario Flores; la clinica

de Paleca con la dottoressa Ana Jovel; le adozioni a di-stanza con sr. Isabel Turcios e Claudia Guzman, il progetto miele ancora in corso, in col-laborazione con il Movimen-to Salvadoregno della Donna (MSM).

“In questi dieci anni abbia-mo creato una rete di contatti e collaborazioni con differenti realtà di cooperazione, grup-pi, comunità e associazioni culturali sul territorio e non, con le quali condividiamo i valori di solidarietà e giusti-zia.Siamo orgogliosi di essere l’unica associazione che por-ta il nome di Marianella Gar-cía Villas: “ avvocata dei po-veri, difensore degli oppressi,

voce dei perseguitati e degli scomparsi” … onore che ci vede impegnati in attività di sensibilizzazione a far cono-scere sul territorio nazionale ed in El Salvador l’impegno civile di Marianella.E’ la “politica dei piccoli pas-si”, che porterà in futuro a nuove sfide nel campo della progettualità, della sensibiliz-zazione culturale e dell’impe-gno civile”.

www.guasal.it E-mail: [email protected] Tel.: 333.1635655Coord. Bancarie: Bre Banca IBAN: IT67M0690646690000000027201Conto Postale: n° 62905369 IT67M0690646690000000027201Conto Postale: n° 62905369

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insonnia 13Febbraio 2015

Raccontami...Ritrovamento a sorpresaQualche giorno fa, nel nostro BookCrossing è comparso un libretto di racconti che un signore di Racconigi che si firma Luciano Stella ha scritto e poi stampato in proprio sotto il titolo “le storie del gufo”. Ogni sto-riella ha poi un suo titolo. A partire da questo numero, vi presentiamo alcune di queste storielle nella nostra rubrica ″raccontami″, nella speranza che le troviate di vostro gradimento.Scrive Stella: “″Le storie del gufo″ è stato scritto per coloro che almeno una volta nella vita, abbiano sentito il bisogno di porsi domande del tipo: chi sono, che ci faccio qui, che senso ha la vita, la morte, la malattia, la sofferenza, ecc.. Il mio racconto non fornisce risposte chiare, si limita a suscitare curiosità, a seminare dubbi, là, dove esistono ″certezze assolute″, affinché il lettore possa decidere di cercare le risposte alle proprie do-mande, non certo sui libri, ma dal proprio vissuto, osservandolo da un diverso punto di vista.

LE STORIE DEL GUFO

Era una limpida notte d’estate e il suolo era debolmente illuminato dalla rubiconda faccia della luna piena. Quella sera ero uscito a fare due passi per godermi in solitudine il tenebroso ed eccitante spettacolo della natura. Il silenzio mi avvolgeva come un mantello impalpabile, udivo soltan-to il rumore dei miei passi, vagavo senza meta in cerca di non so cosa, quando riconobbi di fronte a me una grossa pietra piatta che si elevava dal terreno circostante per un paio di metri. Mi ero seduto altre volte su quel monolite che rappresenta-va una sorta di confine tra i campi arati e un folto bosco di querce. Mi arrampicai sulla roccia. Da lassù mi sembrava di essere sospeso nel vuoto, sorretto da un improbabile tappeto volante, immobile sopra un mondo dai contorni sfuggenti. La vicinanza del bosco accentuava l’oscurità e quindi i miei timori, ma sapevo che su quella pietra non avrei corso pericoli, perciò mi se-detti, mi rilassai e decisi di ascolta-re i rumori della foresta. Poco dopo udii una vocina cantilenare una strana filastrocca “...dormi bambi-no... dormi tesor .... dormi piccino .... fai sogni d’or...”. Chi poteva cantare una ninna nanna in piena notte, in aperta campagna e per giunta al limitare del bosco? Aguzzai i miei sensi per scorgere l’origine di quei suoni che, strana-mente, parvero provenire dal cen-tro della folta chioma di un albero. Chiesi ad alta voce chi stesse can-tando e se fosse stato così gentile da farsi riconoscere. Sentii dei ru-

mori confusi provenire da un gros-so ramo sporgente e vidi due occhi gialli che mi fissavano nel buio. “Non temere ragazzo”, disse la voce, “io sono un gufo e questo bo-sco è la mia casa. Conosco molte storie e ne stavo giustappunto rac-contando una ai miei amici, ma non immaginavo di poter avere un auditore eccezionale come te.”“Anche a me piacciono molto le storie” dissi “non potresti rac-contarmene qualcuna?”“Mmmm vediamo, ..... la notte è ancora lunga, ..... il clima sembra fa-vorevole, ...... dimmi un po’ ragazzo, la conosci quella del contadino e il trat-tore?”“No, comincia pure, sono tutt’orecchi.”

Il contadino e il trattoreC’era una volta un contadino che non aveva mai visto in vita sua una macchina agricola e neppure ne aveva sentito parlare. Un giorno vide un trattore al lavoro in un cam-po e pensò di essersi imbattuto nel più strano animale che avesse mai potuto immaginare. Lo osservò arare i campi con la po-tenza di cento buoi, emettendo una strana cantilena composta da con-tinui e ravvicinati colpetti di tosse, inoltre, da quello che doveva ap-parire ai suoi occhi come un lungo e tozzo capo, uscivano sbuffando

delle piccole nuvolette nere che gli fecero rammentare certi pericolosi atteggiamenti del suo toro Filippo. La curiosità prese il sopravven-to nella mente del villano che si chiedeva spesso cosa potesse mai mangiare quello strano animale. Un giorno sorprese il padrone del trattore mentre versava un secchio d’acqua, o quella che era senza al-cun dubbio una sostanza liquida, in una piccola bocca che sporgeva sul lato sinistro di quel lungo muso. Il coltivatore osservò molte volte quella scena ma non vide mai lo strano animale assumere del cibo solido, pur conservando tutte le sue forze e la sua vitalità. La mancata assunzione di fieno da parte del trattore era talmente stra-na che il povero campagnolo iniziò a sospettare l’esistenza di sostanze miracolose disciolte nel liquido, in grado di sostituire il nutrimento fornito dall’erba del prato. Del re-sto era evidente che, quello strano animale, pur lavorando come cento buoi, non toccava cibo da almeno un mese, cioè da quando aveva de-ciso di spiarlo giorno e notte per scoprire cosa mai mangiasse un es-sere così forte. La curiosità del contadino non conosceva limiti e molte altre do-mande affollavano la sua mente, ad esempio si chiedeva come avrebbe fatto quella strana bestia a generare figli, con chi e come si sarebbe ac-coppiata. Era primavera, per gli animali la stagione degli amori, e il coltiva-tore non perdeva di vista il trattore nella segreta speranza di coglierlo sul fatto, cioè nel procinto di accop-piarsi con un altro essere della sua specie. Un giorno il bue a quattro ruote fu portato in officina e il villano, ap-profittando di quella curiosa quan-to inaspettata situazione vide, at-traverso i vetri di una finestra, un uomo in tuta blu armeggiare con degli strani attrezzi nella pancia del trattore. “Che stia partorendo?” pensò, del resto aveva visto altre volte il veterinario utilizzare stru-menti simili, per aiutare la sua giu-menta a partorire il vitellino.Spalancò gli occhi e immaginò di vedere da un momento all’altro uscire dalla pancia il figlioletto, “ma come avrà fatto a concepirlo?

Chissà! Tutto di quell’animale era così strano, che sia una creatura er-mafrodita?” (una strana parola che aveva sentito da un commerciante di granoturco). Non successe nulla di ciò che il poveruomo andava fantasticando, ma quello che vide, prima che il trattore si rianimasse con un gran fragore, fu un pezzo, neppure tan-to grosso, che il signore in tuta blu tolse dal corpo del forzuto animale e ripose su uno scaffale. Dopo qualche giorno il contadino incontrò un altro trattore, il secon-do della sua vita e improvvisamen-te, come colpito da un fulmine, ri-cordandosi del pezzo che l’uomo in tuta blu aveva estratto dal corpo del primo trattore, comprese ciò che era accaduto. Aveva assistito ad un evento unico, forse irripetibile: la creazione del secondo essere di quella vulcanica razza di animale da tiro, realizzata tramite l’utilizzo di una parte prele-vata dal corpo del primo, insomma era stata creata la sua compagna. Del resto, aveva sentito molte volte in chiesa la storia della creazione di Eva, avvenuta in seguito al preleva-mento di una costola dal corpo di Adamo ed era pronto a scommet-tere che se avesse potuto guardare all’interno dei due trattori, avrebbe notato nel secondo quel pezzo in più che era stato tolto al primo.

“Ti è piaciuta la storia ragazzo?” Disse il gufo.“Veramente, a parte l’assurdo at-teggiamento del contadino, non ne ho compreso il significato.”“In effetti” riprese il gufo “tutte le favole hanno un significato, anzi la maggior parte di esse hanno più significati, alcuni immediati, altri facilmente intuibili, ci sono anche significati nascosti, che pur essen-do poco comprensibili, stimolano nell’ascoltatore curiosità e voglia di approfondimento, però esistono anche contenuti più profondi che non sono diretti alla mente, ma tendono a stimolare aree superiori della coscienza. La storia che hai appena ascoltato ha un solo significato che può esse-re riassunto dal detto: chi parte da un presupposto sbagliato, arriva a conclusioni assurde.

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insonnia14 Febbraio 2015

StoStoriadiRacconigi

Il primo treno e la pebrinadi Mario Monasterolo

Nel 1847, Michelangelo Ca-stelli, trasferitosi a Torino, co-mincia la collaborazione con Camillo Cavour nella redazio-ne de Il Risorgimento e pubbli-ca i propri Saggi sull’opinione politica moderata in Italia. Il 4 marzo del 1848 Carlo Al-berto promulga lo Statuto Al-bertino; il 23 marzo dichiara all’Austria la Prima Guerra d’Indipendenza. A Racconigi si vivono sentimenti ambiva-lenti: da una lato la Costitu-zione viene considerata anche un vanto cittadino, in quanto si ritiene che il re l’abbia almeno “meditata” nelle sue giornate racconigesi. Dall’altro la guer-ra chiama il sovrano al fronte e priva la città dell’onore delle reali villeggiature. L’intera cit-tadinanza, se il motivo dell’as-senza della famiglia reale è dovuto “solo” a problemi di sicurezza per la mancanza di soldati di guardia, si offre di istituire una milizia ad hoc!Il 16 giugno del 1848 un altro racconigese entra da prota-gonista sulla scena pubblica: è Felice Govean, nato il 9 di-cembre del 1819, nipote del maire napoleonico e figlio di Domenico, un fratello minore del Pietro Francesco condan-nato a morte nel 1797 dopo l’Insurrezione. Dopo aver pra-ticato vari mestieri a Milano, tra i quali l’artista di strada ed il tipografo, torna a Torino, di-

venta amico di Gian Battista Bottero ed Alessandro Borella, con i quali fonda la Gazzetta del Popolo, primo giornale ita-liano autenticamente popolare sia nello stile che nel prezzo, che in pochi anni giunge ad una tiratura straordinaria per i tempi: 15.000 copie!Le sorti della guerra sono, come noto, nefaste per il Re-gno di Sardegna; Carlo Alber-to abdica il 23 marzo 1849 e si reca in esilio ad Oporto, dove muore il 28 luglio. Per Racco-nigi si chiude un’era: perché se è vero che Vittorio Emanue-le II non manca di trascorrere ogni anno qualche giorno a Racconigi, ora il castello non è più la sede principale delle Reali Villeggiature. Ne soffre un intero “indotto” di alberghi, ristoranti, botteghe di modiste, costruttori e riparatori di car-rozze.Il 7 settembre 1851 viene isti-tuita la Società Operaia di Mu-tuo Soccorso. Il 13 marzo del 1853 si inaugura la linea ferro-viaria Torino – Savigliano. La nostra cittadina è così raggiun-ta dal primo treno della sua storia: a bordo del convoglio viaggiano il re Vittorio Ema-nuele II ed il primo ministro Cavour. Nel 1855 Racconigi è colpita da una nuova, seria epidemia di colera. E’ in questo contesto che un gruppo di notabili, tra i quali spicca Antonio Ribotta, si fa promotore dell’istituzione di un nuovo asilo d’infanzia, destinato soprattutto ai bam-bini delle famiglie povere, in particolare operaie e contadi-ne. L’asilo sarà poi inaugurato il 26 settembre 1858, alla pre-senza dei principi sabaudi ed avendo come patrone le prin-cipesse Maria Clotilde e Maria Pia.Intanto il comparto serico deve affrontare i problemi sorti a causa di una epidemia diffu-sasi dalla Francia: la pebri-na, o atrofia parassitaria, che colpisce i bachi uccidendoli o menomando la loro capacità di produrre bozzoli. Gli anni peggiori sono il 1856-57, ma già nel 1858 la produzione di bozzoli si attesta nuovamente su buoni livelli.D’altro canto questo settore, vitale per le campagne, trova costanti sostegni: nel 1861 il Comune istituisce una com-missione che ha l’incarico di elaborare il regolamento per il mercato dei bozzoli. Non la stessa floridezza denotano in-vece i setifici, per i quali sta cominciando il declino.

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MANUTENZIONE STRADALESe questi piccoli lavori (togliere l’erba cresciu-ta la’ dove corre l’ac-qua piovana sul ponte di maira) fossero svolti anche in concomitanza con lo sgombero neve, se nevicherà, (non ser-ve tecnologia alcuna perché basta un sapin) si eviterebbe la forma-zione di ampie pozzan-ghere che le auto spruz-zano regolarmente sui ciclisti e sui pedoni di passaggio, l’acqua sco-lerebbe nel Maira lungo gli appositi fori che ora si trovano sotto l’erba, come è sempre avvenu-

to e l’asfalto non sareb-be così rovinato.Il problema enorme è quello della competen-za! chi lo deve fare?

È veramente una ver-gogna che tutto quan-to debba essere così complicato!

CinCinema

LibLibri

BIRDMAN or The Unexpected Virtue Of Ignorancedi Cecilia Siccardi

Raquel Martos“Alla fine andrà tutto bene (e se non va bene... non è ancora

la fine)”2014, 269 p., € 15,00

Feltrinelli

Riggan Thomson, ex star dei film d’azione hollywoodiani, ha da mol-to tempo appeso al chiodo il costu-me del potente Birdman. Per uscire dal dimenticatoio e riscattarsi dalla

sua immagine degli anni Novanta, decide di provare il suo talento di attore a Broadway, sperando così di riconquistare l’amore del pubblico e della critica. Nei giorni precedenti alla messa in scena di What We Talk About When We Talk About Love, adattamento di un racconto di Raymond Carver da lui scritto e interpretato, Riggan è costretto a fare i conti con mol-ti imprevisti, attori indisciplinati, complicate relazioni familiari e, so-prattutto, con il proprio ego e con un assoluto bisogno di amore.Birdman (or The Unexpected Vir-tue Of Ignorance) è stato diretto da Alejandro González Iñarritu, già noto per 21 grammi – il peso dell’anima e Babel, e interpreta-to da Michael Keaton, Zach Gali-fianakis, Edward Norton, Emma Stone e Naomi Watts. Ai Golden Globes, il film è già stato vincitore di due premi, per il miglior attore

e la miglior sceneggiatura; insieme a Grand Budapest Hotel, ha inoltre ricevuto il maggior numero di no-mination agli Oscar (nove) nelle categorie più importanti. In effetti, è un film che colpisce sotto molti aspetti: tutti gli attori principali danno vita a grandi interpretazio-ni, ed è impossibile non apprezzare la regia e il montaggio, realizzato quasi completamente in modo da creare l’illusione di un’unica take. Il film tocca varie tematiche, fra cui l’ossessione per l’immagine e la viralità delle notizie nell’era dei social media (da ricordare la sce-na in cui Michael Keaton corre in mutande a Broadway, inseguito da una folla armata di smartphone); il tema principale è però il bisogno di essere amati, il bisogno di un amore “assoluto”, che il protagonista ten-de a confondere con l’ammirazione e fallisce sempre nell’ottenere.Sempre in bilico fra il tragico e il

Carla è un’annunciatrice radiofoni-ca che ama parlare. Utilizza la voce non soltanto per il suo lavoro, ma ne abusa anche per conversare con

chiunque. Dei noduli alle corde vo-cali la costringono ad un interven-to e a sei settimane di silenzio: un supplizio. «Mi stressa il silenzio, è il rumore che mi rilassa». Tra sms, e-mail, WhatsApp e persino, quando servono, i classici pizzini, impara prima a cavarsela e poi ad ascoltare. Soprattutto se stessa, ma anche la migliore amica, il miglior amico, la mamma, l’ex fidanzato, i colleghi. Nonostante tutto, Carla si renderà conto di riuscire a co-municare molto meglio in silenzio che attraverso la voce. Attraverso un’esperienza che le dona la consa-pevolezza di dover cambiare l’an-damento della propria vita, Carla riesce a mettersi in discussione e a guardare avanti con la giusta pro-

spettiva. Un romanzo che si divora perché impasta gioia e dolori, leg-gerezza e profondità, parole e silen-zio, un romanzo ironico sull’impor-tanza di trovare la vera voce dentro ognuno di noi.

di Simona Roccato

comico, fra l’apparente leggerezza e l’amaro in bocca, Birdman è ricco di poesia e bellezza. Il film uscirà nelle sale italiane il 5 febbraio.

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Insonnia Mensile di confronto e ironia Aut. Trib. Saluzzo n.07/09 del 08.10.2009Direttore responsabile Spessa AndreaRedazione e collaboratori Rodolfo Allasia, Umberto Allemani, Carla Burzio, Gabriele Caradonna, Giacomo Castagnotto, Giuseppe Cavaglieri, Marco Ferrara, Giancarlo Meinardi Mario Monasterolo Anna Maria Olivero, Bruna Paschetta, Guido Piovano, Dominikka Raso, Cecilia Siccardi, Anna Simonetti, Pino Tebano, Luciano Fico, Pier Paolo DelboscoSede P.zza Vittorio Emanuele II, n° 1 Contatti [email protected] Conto corrente postale n° 000003828255Stampa Tipolitografia BOSTON di Oitana Vittorio & C. s.n.c. - Racconigi Tiratura 2000 copie

Febbraio 2015

MusMusica

i marochin sono ladri e sporchi e di quelli più scuri non sappiamo nemmeno bene come si devono contraddistinguere, per noi è l’i-gnoto.Ma noi non siamo stati né i primi né gli unici a fare queste confu-sioni. Nel Far West per gli abitanti delle praterie gli stranieri erano tutti ″uomini bianchi″ e per questi gli indigeni erano tutti ″indiani″ o ″pellerossa″ e solo molto più tar-di scoprirono che esistevano gli Apaches, gli Arapaho, i Cheyen-nes, i Comances e così via per centinaia di diverse tribù distribu-ite nelle pianure, negli altopiani, o nelle foreste e via via, ognuna di loro con costumi diversi e diverse culture. E gli indigeni scoprirono che esistevano gli spagnoli, gli inglesi, i portoghesi, i francesi, anche questi gli uni diversi dagli altri.Le generalizzazioni sono frutto dell’ignoranza intesa come non conoscenza e ignoranza vuole dire superficialità, luogo comune. Poi si impara e si conoscono gli usi ed i costumi, altra cosa è ac-cettarli, conviverci.Chissà se fra diecimila anni gli uomini apprenderanno che la col-laborazione fra culture diverse porta dei vantaggi. Un antropolo-go americano ha studiato le diffe-renze tra le scimmie e gli uomini a livello di collaborazione.

Le grandi scimmie antropomorfe capiscono che gli altri individui possono avere prospettive e per-cezioni diverse ma tutto è sempre finalizzato al vantaggio individua-le. Durante la caccia ogni scim-panzé cerca di catturare la preda per conto proprio. L’uomo, già 400 mila (!) anni fa sviluppò una ricerca collaborati-va di cibo; cacciava avendo scopi congiunti, sia pure temporanea-mente, si coordinava indicando e mimando; il passo successivo avvenne 100 mila anni fa quando l’Homo Sapiens iniziò a collabo-rare con dei simili a lui sconosciu-ti e poté farlo creando un ambien-te culturale comune, stabile, fatto di convenzioni e norme Si era stabilita quella che l’antropologo Michael Tomasiello (americano o italiano?) definisce intenzionalità collettiva. Non si direbbe, eppure è così. Lo vediamo soprattutto nel bel mezzo delle catastrofi naturali, purtroppo molto meno nella quo-tidianità.Una voce da dietro sussurra: “Provaci tu a stare insieme con i mòro, te lo dico io che ne ho tre famiglie che vivono nelle mie stesse scale!”Ci voltiamo e sospirando: “Hai ragione ma bisogna cominciare adesso, anche se diecimila anni sono ancora lontani!”

Sei anni or sono siamo partiti con un progetto, per certi versi folle:quello di fondare un giornale da regalare a tutta

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Noi abbiamo realizzato il progetto ma voi che leggete il nostro mensile, che ne apprezzate i contenuti, voi fate vivere questo giornale con il vo-stro apprezzamento e con il contributo in denaro che ogni anno ci date.

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LE COSE VANNO USATE LE PERSO-NE VANNO AMATEdi Giuseppe Cavaglieri

“Le cose vanno usate le per-sone vanno amate”. Una cosa scontata, banale ma che spesso ci dimentichiamo di mettere in pratica. Oltre che un buon con-siglio, questo è il titolo del di-sco di Andrea Arnoldi, accom-pagnato qui da un ensemble di musicisti chiamati Il peso del corpo.Nutrendosi di pochi accordi de-

voti a una certa tradizione can-tautorale italiana ma sguscian-dovi via grazie ad arrangiamenti obliqui, nati dalla necessità di sperimentare un nuovo mondo dove fare abitare le parole. Un mondo in cui chitarra e archi, fra loro innamorati, cercano un’ar-monia in incontri clandestini al riparo dagli sguardi curiosi di fiati e percussioni. E conservano la loro passione come una rosa sotto una campana di vetro gra-zie alla complicità di un bosco di strumenti melodicamente inso-liti, fra piccole campane, vecchi tronchi di organetto e una nuvola di sitar che annuncia un tempo-rale di teremin da cui è meglio scappare, proprio come accade nelle code di cello in guizzante e vertiginosa fuga di certe tracce.Il disco, anche se a un primo ascolto distratto potrebbe non sembrare, ruota attorno al tema della morte, affrontato con una certa leggerezza velata di malin-conia, espressa alla perfezione dagli arrangiamenti misurati e privi di horror vacui che impre-ziosiscono i brani, con soluzioni molto riuscite che possono ri-

cordare, per esempio, i migliori Yo Yo Mundi. Le riflessioni di Andrea partono quasi sempre da citazioni e rielaborazioni di frasi legate al tema conduttore di gran-di autori del passato, soprattutto del Novecento, da Chlebnikov a Deleuze. Con la sua sensibilità e con un lavoro di cesello sulle parole da lui aggiunte Andrea riesce a fare suoi e a rielaborare quei pensieri, donandoceli e por-tandoci a riflettere su quello che è sempre stato e sempre sarà il più grande mistero su cui l’uomo può interrogarsi.

Senza dubbio questo album non è di facile digestione, complesso e stratificato - senza però strafa-re mai - com’è. Ha bisogno di vari ascolti per essere compreso, tempo per essere apprezzato e attenzione per essere accettato, un prodotto non per tutti i palati, bensì per quelli più fini che usu-fruiscono della musica a 360 gra-di, anche e, soprattutto, quando si tratta di dover spendere energie mentali per essa. Sicuramente da ammirare le capacità artistiche del cantautore e dell’ensemble,

percepibili in ogni sfaccettatu-ra di questo progetto.In definitiva l’album di Ar-noldi e il peso del corpo ha il merito di soddisfare in manie-ra esaustiva chi è disposto a prestare l’orecchio a tessiture parole-musica talvolta compli-cate ma di ottima fattura. Con l’indolenza e la leggerezza di una band pop, il duo bergama-sco riesce nell’intento di “con-segnare alla morte una goccia di splendore, di umanità, di verità” come in un’infinita ed ancora attuale “smisurata pre-ghiera”. Consigliato.