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I dipinti che raffigurano la vita nei caffè della Parigi di fine seco- lo mostrano spesso l'assenzio come parte della scena. Un bicchie- re di assenzio è ben visibile in questo particolare di un quadro dipin- to nel 1893 da Henri Toulouse-Lautrec, Monsieur Boileau al caffè. V incent van Gogh si sparò un col- po d'arma da fuoco nel pome- riggio del 27 luglio 1890 ad Au- vers-sur-Oise , in Francia; morì due gior- ni dopo, all'alba. Paul F. Gachet, il me- dico che si era preso cura di van Gogh durante gli ultimi due mesi, piantò un alberello di tuia sulla tomba dell'artista. Il gesto fu probabilmente ispirato dal- l'ammirazione di van Gogh per gli alberi della famiglia delle cupressacee e dal fat- to che immagini di cipressi, simili a fiam- me, comparivano in alcuni dei suoi lavo- ri del periodo di Auvers. . La scelta di quell'ornamento tombale fu inconsapevolmente patetica. La tuia è la classica fonte del tuione , un costitu- ente della bevanda alcolica nota come «assenzio» (e di fatto il responsabile del- la sua tossicità). Ci sono valide ragioni per ritenere che van Gogh fosse dedito all'assenzio, che le sue psicosi fossero esacerbate dal tuione e che le crisi allu- cinatorie l'avessero portato al suicidio. Nella sua passione per l'assenzio van Gogh non era certamente solo. Questa bevanda era assai popolare alla fine del XIX secolo, particolarmente in Francia. I soldati francesi che avevano combattu- to nelle guerre in Algeria intorno al 1840 avevano iniziato ad aggiungere al vino l'estratto di assenzio maggiore (con il pretesto di prevenire le febbri) e al loro ritorno in Francia poterono mantenere questa abitudine bevendo assenzio, un liquore che conteneva parecchi oli essen- ziali, tra i quali appunto quello di assen- zio maggiore. La popolarità dell'assen- zio si diffuse molto rapidamente in tutti i ceti sociali; alcune delle figure più crea- tive dell'epoca ne facevano largo consu- mo. Si diceva che l'assenzio evocasse nuove immagini, esperienze diverse e sensazioni uniche. Tuttavia esso poteva anche sconvolge- re la mente dei consumatori. L'absinti- smo fu descritto per la prima volta intor- no al 1850; coloro che ne erano colpiti manifestavano uno stato di stordimento e di esaurimento intellettuale ed erano vittime di allucinazioni spaventose. I sin- tomi e l'entità dei danni derivanti dall'a- buso di assenzio non potevano essere at- tribuiti solamente all'alcool. Erano sen- za dubbio implicati altri composti che derivavano dalle foglie e dai fiori usati nella preparazione della bevanda. Ma i produttori, le autorità e i consumatori, attirati rispettivamente dai profitti, dagli introiti derivanti dalla tassazione e dalla curiosità, non riconobbero immediata- mente i segnali di pericolo. L'assenzio quindi fu proibito solo nel XX secolo. Vi era forse una motivazione più pro- fonda della riluttanza ad abbandonare questo popolare liquore. Alcune delle piante che davano all'assenzio il suo gu- sto caratteristico erano rimedi comuni nella tradizione erboristica; erano state usate per migliaia di anni con risultati spesso meritori, talvolta innocui e solo raramente funesti. Anche dopo che il li- quore fu caduto in disgrazia, le ricerche sulle proprietà chimiche e sugli effetti fisiologici dei suoi costituenti e di analo- ghi derivati hanno dato un contributo al- la pratica medica e allo sviluppo di far- maci efficaci. jl tuione è contenuto in un gran numero di piante, tra cui il tanaceto (Tanace- tum vulgare) e la salvia (Salvia offici- nalis), e in tutte le piante del genere Thuja, una delle quali è la Thuja occi- dentalis o albero della vita americano. Questo composto è caratteristico anche della maggior parte delle specie di Arte- misia, un genere della famiglia delle composite. L'assenzio maggiore o roma- no (Artemisia absinthium) e l'assenzio pontico o gentile (Artemisia pontica) co- stituivano le principali fonti del tuione contenuto nel liquore. L'assenzio maggiore (in francese ab- sinthe e in tedesco Wermut) è un'erba con sistema radicale perenne da cui cre- scono fusti ramificati, solidi e ricchi di foglie, che sono quasi legnosi alla base e raggiungono l'altezza di poco meno di un metro. I fiori sono piccoli, giallo-ver- dognoli e di forma globosa e le foglie dentellate hanno una lucentezza grigio- -argentea (si veda l'illustrazione a pagina 76). La specie fu coltivata a partire dal Medioevo e fino ai primi anni del XX secolo. L'indicazione più antica dell'uso del- l'assenzio maggiore viene dal papiro Ebers; alcune copie di questo documen- to sono databili intorno al 1550 a.C., ma incorporano scritti risalenti al 3550 a.C. Per gli egizi, l'assenzio maggiore, o una specie assai simile, assumeva significati religiosi oltre all'uso terapeutico. L'as- senzio che viene citato sette volte nella versione della Bibbia di re Giacomo non è probabilmente Artemisia absinthium, bensì Artemisia judaica. L' Historia Na- turalis di Plinio, scritta nel I secolo d.C., afferma che gli estratti d'assenzio erano noti fin dalla antichità (anche allora!) e avevano un'efficacia riconosciuta contro i parassiti gastrointestinali. Il tuione in- fatti intorpidisce i nematelminti, che vengono quindi eliminati attraverso la normale peristalsi intestinale. L'assenzio maggiore fu descritto det- tagliatamente nel De Materia Medica di Dioscoride , un testo fondamentale che fu completato intorno al 65 d.C. e fu considerato la fonte più autorevole in campo farmacologico nei 1500 anni suc- cessivi. Sia Plinio sia Dioscoride indica- vano diversi utilizzi dell'assenzio mag- giore, oltre alle sue proprietà antielmin- tiche: ungere le braccia e le gambe con il succo della pianta era utile per allon- tanare zanzare e pidocchi, mentre le fo- glie avevano l'effetto di proteggere gli abiti dalle tarme. Queste «virtù» sono state confermate, ma gli autori ne elen- cavano altre meno fondate. Plinio menzionava anche un vino co- nosciuto come absinthites, che era rin- forzato con estratto di assenzio. Dal I al XV secolo, tuttavia, la scelta dell'assen- zio, del tanaceto e di altre piante come additivi per cibi e bevande fu presumi- bilmente dovuta al loro gusto caratteri- stico più che alle loro proprietà inebrian- L' assenzio Questo liquore, apprezzato dagli artisti di fine Ottocento per i suoi effetti inebrianti e utilizzato in precedenza in erboristeria, si dimostrò molto tossico per il sistema nervoso e ai primi del secolo ne fu proibita la vendita di Wilfred Niels Arnold 74 75

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I dipinti che raffigurano la vita nei caffè della Parigi di fine seco-lo mostrano spesso l'assenzio come parte della scena. Un bicchie-

re di assenzio è ben visibile in questo particolare di un quadro dipin-to nel 1893 da Henri Toulouse-Lautrec, Monsieur Boileau al caffè.

V

incent van Gogh si sparò un col-po d'arma da fuoco nel pome-riggio del 27 luglio 1890 ad Au-

vers-sur-Oise , in Francia; morì due gior-ni dopo, all'alba. Paul F. Gachet, il me-dico che si era preso cura di van Goghdurante gli ultimi due mesi, piantò unalberello di tuia sulla tomba dell'artista.Il gesto fu probabilmente ispirato dal-l'ammirazione di van Gogh per gli alberidella famiglia delle cupressacee e dal fat-to che immagini di cipressi, simili a fiam-me, comparivano in alcuni dei suoi lavo-ri del periodo di Auvers. .

La scelta di quell'ornamento tombalefu inconsapevolmente patetica. La tuiaè la classica fonte del tuione , un costitu-ente della bevanda alcolica nota come«assenzio» (e di fatto il responsabile del-la sua tossicità). Ci sono valide ragioniper ritenere che van Gogh fosse deditoall'assenzio, che le sue psicosi fosseroesacerbate dal tuione e che le crisi allu-cinatorie l'avessero portato al suicidio.

Nella sua passione per l'assenzio vanGogh non era certamente solo. Questabevanda era assai popolare alla fine delXIX secolo, particolarmente in Francia.I soldati francesi che avevano combattu-to nelle guerre in Algeria intorno al 1840avevano iniziato ad aggiungere al vinol'estratto di assenzio maggiore (con ilpretesto di prevenire le febbri) e al lororitorno in Francia poterono mantenerequesta abitudine bevendo assenzio, unliquore che conteneva parecchi oli essen-ziali, tra i quali appunto quello di assen-zio maggiore. La popolarità dell'assen-zio si diffuse molto rapidamente in tuttii ceti sociali; alcune delle figure più crea-tive dell'epoca ne facevano largo consu-mo. Si diceva che l'assenzio evocassenuove immagini, esperienze diverse esensazioni uniche.

Tuttavia esso poteva anche sconvolge-re la mente dei consumatori. L'absinti-smo fu descritto per la prima volta intor-no al 1850; coloro che ne erano colpitimanifestavano uno stato di stordimentoe di esaurimento intellettuale ed erano

vittime di allucinazioni spaventose. I sin-tomi e l'entità dei danni derivanti dall'a-buso di assenzio non potevano essere at-tribuiti solamente all'alcool. Erano sen-za dubbio implicati altri composti chederivavano dalle foglie e dai fiori usatinella preparazione della bevanda. Ma iproduttori, le autorità e i consumatori,attirati rispettivamente dai profitti, dagliintroiti derivanti dalla tassazione e dallacuriosità, non riconobbero immediata-mente i segnali di pericolo. L'assenzioquindi fu proibito solo nel XX secolo.

Vi era forse una motivazione più pro-fonda della riluttanza ad abbandonarequesto popolare liquore. Alcune dellepiante che davano all'assenzio il suo gu-sto caratteristico erano rimedi comuninella tradizione erboristica; erano stateusate per migliaia di anni con risultatispesso meritori, talvolta innocui e soloraramente funesti. Anche dopo che il li-quore fu caduto in disgrazia, le ricerchesulle proprietà chimiche e sugli effettifisiologici dei suoi costituenti e di analo-ghi derivati hanno dato un contributo al-la pratica medica e allo sviluppo di far-maci efficaci.

jl tuione è contenuto in un gran numerodi piante, tra cui il tanaceto (Tanace-

tum vulgare) e la salvia (Salvia offici-nalis), e in tutte le piante del genereThuja, una delle quali è la Thuja occi-dentalis o albero della vita americano.Questo composto è caratteristico anchedella maggior parte delle specie di Arte-misia, un genere della famiglia dellecomposite. L'assenzio maggiore o roma-no (Artemisia absinthium) e l'assenziopontico o gentile (Artemisia pontica) co-stituivano le principali fonti del tuionecontenuto nel liquore.

L'assenzio maggiore (in francese ab-sinthe e in tedesco Wermut) è un'erbacon sistema radicale perenne da cui cre-scono fusti ramificati, solidi e ricchi difoglie, che sono quasi legnosi alla base eraggiungono l'altezza di poco meno diun metro. I fiori sono piccoli, giallo-ver-

dognoli e di forma globosa e le fogliedentellate hanno una lucentezza grigio--argentea (si veda l'illustrazione a pagina76). La specie fu coltivata a partire dalMedioevo e fino ai primi anni del XXsecolo.

L'indicazione più antica dell'uso del-l'assenzio maggiore viene dal papiroEbers; alcune copie di questo documen-to sono databili intorno al 1550 a.C., maincorporano scritti risalenti al 3550 a.C.Per gli egizi, l'assenzio maggiore, o unaspecie assai simile, assumeva significatireligiosi oltre all'uso terapeutico. L'as-senzio che viene citato sette volte nellaversione della Bibbia di re Giacomo nonè probabilmente Artemisia absinthium,bensì Artemisia judaica. L' Historia Na-turalis di Plinio, scritta nel I secolo d.C.,afferma che gli estratti d'assenzio eranonoti fin dalla antichità (anche allora!) eavevano un'efficacia riconosciuta controi parassiti gastrointestinali. Il tuione in-fatti intorpidisce i nematelminti, chevengono quindi eliminati attraverso lanormale peristalsi intestinale.

L'assenzio maggiore fu descritto det-tagliatamente nel De Materia Medica diDioscoride , un testo fondamentale chefu completato intorno al 65 d.C. e fuconsiderato la fonte più autorevole incampo farmacologico nei 1500 anni suc-cessivi. Sia Plinio sia Dioscoride indica-vano diversi utilizzi dell'assenzio mag-giore, oltre alle sue proprietà antielmin-tiche: ungere le braccia e le gambe conil succo della pianta era utile per allon-tanare zanzare e pidocchi, mentre le fo-glie avevano l'effetto di proteggere gliabiti dalle tarme. Queste «virtù» sonostate confermate, ma gli autori ne elen-cavano altre meno fondate.

Plinio menzionava anche un vino co-nosciuto come absinthites, che era rin-forzato con estratto di assenzio. Dal I alXV secolo, tuttavia, la scelta dell'assen-zio, del tanaceto e di altre piante comeadditivi per cibi e bevande fu presumi-bilmente dovuta al loro gusto caratteri-stico più che alle loro proprietà inebrian-

L' assenzioQuesto liquore, apprezzato dagli artisti di fine Ottocento per i suoi effettiinebrianti e utilizzato in precedenza in erboristeria, si dimostrò moltotossico per il sistema nervoso e ai primi del secolo ne fu proibita la vendita

di Wilfred Niels Arnold

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Durante la seconda metà del XIX secolo venivano usati per lapreparazione dell'assenzio grossi alambicchi riscaldati a vapo-re come quelli qui illustrati. Una ricetta del 1855 da Pontarlier,in Francia, dà per la preparazione dell'assenzio le seguentiistruzioni: macerare in 95 litri di etanolo all'85 per cento in volu-me due chilogrammi e mezzo di assenzio maggiore essiccato,cinque chilogrammi di anice e cinque chilogrammi di finocchio.Lasciare riposare il miscuglio per almeno 12 ore all'interno diun bollitore. Aggiungere 45 litri d'acqua e riscaldare; raccoglie-re 95 litri di distillato. A 40 litri di distillato unire un chilogram-mo di assenzio pontico, un chilogrammo di issopo e 500 gram-mi di erba limoncina, che devono essere stati essiccati e fine-mente tritati. Estrarre a temperatura moderata, poi sifonare illiquore, filtrarlo e riunirlo ai restanti 55 litri di distillato. Diluirecon acqua per produrre circa 100 litri di assenzio con una con-centrazione alcolica finale del 74 per cento in volume.

ti. Con lo sviluppo della distillazione avapore nel XVI secolo (descritta nelleopere di Hieronymus Brunschwig pub-blicate nel 1500 e nel 1512), le precedentipreparazioni relativamente innocue fu-rono sostituite da essenze concentrateche derivavano dalle stesse piante. NelXVII secolo il tanaceto divenne popola-re come aggiunta a un piatto che portavalo stesso nome, preparato con uova e

L'assenzio maggiore o romano, Artemisiaabsinthium, è mostrato in questa incisionecolorata a mano eseguita nel 1803 da JamesSowerby. L'olio di assenzio, estratto dallefoglie, dai fiori e dagli steli della pianta, da-va all'omonimo liquore il caratteristico sa-pore amaro. L'olio di assenzio contiene tu-ione, che provoca allucinazioni, convulsio-ni e danni permanenti al sistema nervoso.

panna. Artemisia maritima era usata perpreparare il puri, una birra rinforzatapopolare in Irlanda e in Inghilterra neisecoli XVII e XVIII. Il purl viene men-zionato in Le allegre comari di Windsore l'assenzio è citato in altre tre opere diShakespeare.

La produzione di alcool di grano me-diante distillazione di cereali fermentatipose le basi per l'invenzione dei liquorie verso la fine del XVIII secolo la for-mula dell'assenzio fu sviluppata in Sviz-zera. La ricetta venne appresa da Hen-ri-Louis Pernod, che all'inizio dell'Otto-cento aprì una fabbrica a Pontarlier, inFrancia. Furono in seguito fondate varieditte concorrenti in Francia e in Svizze-ra, e per i 100 anni successivi la produ-zione dell'assenzio costituì un'importan-te attività industriale.

qi dice che la ruta sia la pianta più ama-ra che si conosca, ma l'assenzio la

segue da vicino. Il sapore amaro è dovu-to all'absintina (C30I-14006), un compo-sto la cui complessa struttura è stataidentificata soltanto negli anni cinquan-ta. Il livello di soglia per riconoscere ilsapore amaro dell'absintina pura è diuna parte su 70 000: un grammo può es-sere individuato in 70 litri d'acqua.

Per ovviare al gusto amaro dell'assen-zio era consuetudine aggiungere un dol-cificante. Il modo più raffinato per farloconsisteva nel collocare una zolletta dizucchero in un colino d'argento (dettocucchiaio per l'assenzio) posto sopra unbicchiere contenente una piccola quan-tità di liquore. Quindi si versava acquafredda sullo zucchero e dentro il bicchie-re la diluizione faceva variare il coloredel liquido dal verde pallido del liquorepuro a un giallo opalescente. Uomini edonne erano tanto affascinati da questorituale di presentazione quanto dall'a-spetto e dal gusto del liquore e dall'eb-brezza da esso provocata.

Il lato estetizzante del «bere assenzio»può in parte spiegare l'alone mitico checircondò rapidamente questa pratica.Nella vivace atmosfera di ripresa che se-guì la guerra franco-prussiana (1870--1871), l'heure verte (1'«ora verde») di-venne un'abitudine quotidiana consoli-data; alcuni club e caffè parigini serviva-no esclusivamente il liquore. Immaginidell'assenzio sono immortalate in alcunidipinti quali II bevitore d'assenzio diEdouard Manet (1859), L'assenzio diEdgar Degas (1876) e il pastello di HenriToulouse-Lautrec raffigurante van Go-gh con un bicchiere di assenzio, comple-tato nel 1887. È dello stesso anno la na-tura morta di van Gogh, con un bicchie-re d'assenzio e una caraffa.

Le incisive opere grafiche di HonoréDaumier univano alla trattazione delsoggetto commenti sociali, come nellelitografie intitolate «Birra mai... ci vuolel'assenzio per risvegliare un uomo» e«Assenzio... il primo bicchiere... il sestobicchiere», che furono pubblicate in «LeCharivari» nel 1863. I bevitori di assen-

zio, una tela del 1881 di Jean-FrainoisRaffaelli, mostra personaggi più sereniche depressi e i due bicchieri appaionorealmente opalescenti. Pablo Picassoeseguì li bevitore di assenzio nel 1901 eIl poeta Cornuty - Assenzio nel 1903.Undici anni più tardi egli costruì sei bic-chieri astratti di metallo e ceramica sor-montati da cucchiai per l'assenzio, unarisposta artistica ai sempre più numerositentativi legislativi di proibire l'assenzioin Francia.

Charles Baudelaire , poeta e amico in-timo di Manet, includeva l'assenzio nellasua lista dei vizi; egli consigliava: «Siiubriaco, sempre», ma proseguiva dicen-do, alcune righe più avanti: «di vino,poesia o virtù, come più ti piace», il chepermette una scelta più salutare di quelleattribuite solitamente al poeta. PaulVerlaine attendeva spesso l'ispirazionein compagnia di un bicchiere e quindiscriveva mescolando nel medesimo ver-so toni violenti, volgari e sensuali. Ar-thur Rimbaud, la cui brillante carrierapoetica terminò ad appena vent'anni,era ubriaco per la maggior parte deltempo.

Il poeta inglese Ernest Dowson realiz-zò un gioco di parole alludendo a un pre-sunto effetto afrodisiaco dell'assenzio:«...1' assenzio rende più dolce la torta.»[Il gioco di parole è purtroppo intradu-cibile ; in inglese tart significa «torta difrutta», ma anche «donna di facili costu-mi».] L'enigmatico commediografo sur-realista Alfred Jarry affermava che l'in-telligenza razionale era inferiore alle al-lucinazioni e si affidava all'assenzio pergarantirsi un sicuro rifornimento di que-ste ultime. Nei bistrot della rue de Seine,Guillaume Apollinaire , poeta e amico diPicasso e Gertrude Stein, cadde sottol'influenza sia di Jarry, sia dell'onnipre-sente assenzio.

Nonostante la venerazione per l'as-senzio che pervase tutta quest'epoca ar-tistica, ci si chiede di quanto le «portedella percezione» (per citare il saggio diAldous L. Huxley pubblicato nel 1954)potessero aprirsi per queste menti crea-tive. Gli artisti non erano costantemen-te intossicati e, in effetti, vi sono validielementi che indicano come le opere ri-tenute più importanti fossero per lo piùeseguite in momenti di lucidità. D'altrocanto le nuove esperienze di dimensioni,forme e colori percepiti sotto l'effettodell'assenzio potrebbero essere state ri-cordate in seguito per essere inserite inuna nuova fonte di ispirazione, tavoloz-za o composizione.

J;olio di assenzio e l'alcool erano gliingredienti basilari della bevanda. Il

profumo e il colore erano accentuati conl'aggiunta di estratti di varie piante: ani-ce, finocchio, issopo, melissa (erba li-moncina) e, in proporzione minore, an-gelica, dittamo di Creta, ginepro, nocemoscata, anice stellato e veronica, percitarne solo alcuni. Le ricette variavanoa seconda della regione e del fabbrican-

te. Il procedimento generale per la pro-duzione dell'assenzio prevedeva la ma-cerazione del miscuglio di erbe in unasoluzione ad alto tenore alcolico, e quin-di la distillazione dell'alcool insieme aicostituenti volatili (si veda il riquadro inquesta pagina). L'assenzio veniva pro-dotto anche con l'aggiunta dei singoli oliessenziali all'alcool di grano, metodo piùconveniente per preparazioni su richie-sta. George Saintsbury, critico letterarioinglese della fine del secolo e commen-tatore di argomenti riguardanti l'alcool,scriveva: «... quasi tutti i farmacisti fran-cesi in ogni cittadina hanno una loro ri-cetta personale del liquore, rimedio in-fallibile per la cattiva digestione e peraltri disturbi».

L'elevato contenuto di etanolo del-l'assenzio non costituiva il principale pe-ricolo per la salute, in quanto la bevandaveniva diluita con acqua; la concentra-zione di alcool nell'assenzio diluito nonera certamente più elevata di quella ri-scontrabile in bevande come brandy,whisky, gin o rum. La funzione princi-pale dell'elevata concentrazione alcolicaera quella di mantenere gli oli essenzialiin soluzione. La buche, o torbidità, con-seguente alla diluizione era causata daiterpeni presenti nell'assenzio, che nonrimanevano in soluzione quando la con-centrazione dell'alcool si abbassava e da-vano luogo a una sospensione colloidale.Tra questi terpeni citiamo il tuione, ilfencone, il pinocanfone e il citrale (siveda l'illustrazione nella pagina seguen-te). I metodi analitici moderni, che fan-no ricorso alla gascromatografia associa-ta alla spettrometria di massa, hannoidentificato diversi altri terpeni e ulterio-ri composti negli oli essenziali che veni-vano incorporati nell'assenzio.

Alcune partite di assenzio conteneva-no ingredienti di origine assai discutibi-le. Mentre la colorazione verde dell'as-senzio preparato correttamente deriva-va dalla clorofilla, vennero segnalate ag-giunte di sali di rame a partite di qualitàinferiore per migliorare il colore. Per co-lore e solubilità l'adulterante più usatoera il comune acetato di rame. Altre se-gnalazioni indicavano occasionali conta-minazioni con metanolo e con alcoli dipeso molecolare più elevato dell'etanolo(ma questo fatto era comune anche peraltri liquori). Una segnalazione dellapresenza di antimonio in alcune parti-te provocò l'immediata comparsa, nel1873, di una nota di carattere medico sul«Lancet» in cui si sollevava, con buoneintenzioni più che con saggezza, la pos-sibilità che alla bevanda fosse stato ag-giunto anche tartaro emetico (tartrato diantimonio e potassio) nel tentativo direnderla meno tossica. Tuttavia questosale è solo leggermente solubile in al-cool; più probabile era la presenza deltricloruro di antimonio, che è velenoso.Si tratta di un composto solubile in al-cool, che produce un precipitato cremo-so quando la soluzione è diluita con ac-qua; probabilmente veniva aggiunto per

La diluizione dell'alcool contenuto nell'assenzio faceva precipitare una sospensione colloi-dale di terpeni, fra cui il tuione. Il rituale di presentazione prevedeva che si versasse acquafredda su una zolletta di zucchero posta sopra un cucchiaio forato. (Lo zucchero mitigavail sapore amaro del liquore.) Si può ottenere lo stesso effetto visivo diluendo il pastis, l'at-tuale sostituto non tossico dell'assenzio; per questa prova l'autore ha utilizzato il Pernod.

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Fra i composti contenuti nell'assenzio vi sono diversi terpeni: iltuione (dall'assenzio maggiore), il pinocanfone (dall'issopo) e ilfencone (dal finocchio). Questi composti sono chetoni e isomeristrutturali della canfora (C1011160). Un altro terpene, il citrale, che

è un'aldeide affatica (C 1011 160), deriva dalla melissa. Il finocchioe l'anice danno anche un etere aromatico, l'anetolo (C10/1120). Inquesta illustrazione gli atomi di carbonio sono raffigurati in nero,quelli di ossigeno in rosso; gli atomi di idrogeno non sono mostrati.

CANFORAPINOCANFONE FENCONE

TUIONE CITRALEANETOLO

La concentrazione di etanolo nelle bevande vienegeneralmente espressa come percentuale, o gra-dazione alcolica. Una soluzione al 70 per cento involume è costituita da 70 volumi di etanolo puroportati a 100 volumi di soluzione per aggiunta diacqua; per l'interazione fra le molecole di etanolo equelle d'acqua è necessario aggiungere 33,4 volu-mi di acqua e non 30. Il metodo più pratico perdeterminare la concentrazione di alcool nei liquoriin commercio fa uso dell'alcolometro qui illustrato,uno strumento messo a punto nel 1824 da Joseph-Louis Gay-Lussac. L'alcolometro misura il pesospecifico di un distillato; viene immerso in un cam-pione a una temperatura prescritta e la profonditàalla quale affonda nel liquido indica la percentualedi alcool nella soluzione. La percentuale, o grada-zione alcolica, può essere letta direttamente sullascala graduata sul fusto dello strumento. All'epocain cui l'assenzio era popolare, la concentrazionealcolica era espressa con il vecchio sistema fran-cese dei gradi, che erano numericamente equiva-lenti alle percentuali in volume. Il termine gradazio-ne venne coniato in Inghilterra; qui l'alcool a gra-dazione regolamentare, che corrispondeva a unapercentuale di etanolo del 57,27 per cento in volu-me, era definito in termini pratici come quello conla più alta concentrazione d'acqua di cui era anco-ra possibile l'ignizione dopo miscelazione con pol-vere da sparo. Negli Stati Uniti il termine è statomodificato; la gradazione alcolica corrispondeesattamente al doppio della percentuale in volume,cosicché un liquore con una percentuale di etano-lo del 50 per cento in volume è definito di gradazio-ne alcolica 100.

ottenere un effetto di buche migliore.Queste abitudini sconsiderate erano

certamente rischiose per i bevitori di as-senzio, ma anche il «miglior» assenzioera abbastanza tossico. Molti dei più an-tichi erbari mettono in guardia dagli ec-cessi, ma è il De Venenis di Johan Lin-destolophe , pubblicato nel 1708, ad af-fermare chiaramente per la prima voltache l'uso continuato di Artemisia absin-thium provoca «un grave danno al siste-ma nervoso». L'autore e il suo commen-tatore Christianus Stenzelius avevanopersonalmente verificato gli effetti nar-cotici e debilitanti dell'erba.

M el 1859 Auguste Motet portò a ter-mine la sua tesi di laurea in medici-

na Sull'alcolismo egli effetti venefici pro-dotti nell'uomo dal liquore assenzio. Iltitolo era profetico ma, dato il mezzo didiffusione, il rapporto probabilmentenon raggiunse la notorietà che meritava.Nel 1864, tuttavia, uno dei più importan-ti giornali dell'epoca pubblicò una brevenota nella quale Louis Marcé del Bicé-tre, il famoso ospedale parigino, descri-veva esperimenti eseguiti su cani e coni-gli cui era stato somministrato estratto diassenzio. Gli animali così trattati aveva-no sofferto di convulsioni, evacuazio-ni involontarie, respirazione anomala eformazione di schiuma alla bocca. Mar-cé mise a confronto questi sintomi conquelli osservati nei bevitori di assenzio.Egli comprese chiaramente la «doppiaazione» dell'intossicazione da assenzio,vale a dire gli effetti separati dell'alcoole del tuione.

Uno degli studenti e collaboratori diMarcé, Valentin Magnan, approfondìquesti studi presso l'ospizio Saint-Anne,concentrando la propria attenzione suglieffetti provocati dall'assenzio in con-trapposizione a quelli prodotti dal soloalcool. Magnan e colleghi osservaronoche l'assenzio poteva provocare alluci-nazioni (sia uditive sia visive) nell'uomo,e ne indussero la comparsa in animali da

esperimento. Per esempio, i cani a cuiera stato somministrato assenzio si po-nevano di fronte a un muro bianco comese stessero affrontando un nemico im-maginario. Un'unica dose, per quantoabbastanza cospicua, provocava convul-sioni simili a quelle osservabili nell'epi-lessia. L'olio di assenzio provocava tuttii fenomeni caratteristici dell'absintismoed esperimenti controllati escludevanola tossicità delle altre sostanze contenutenel liquore.

L'edizione del 1865 del Dictionnairede Médecine di M. P. Emile Littré eCharles P. Robin elencava l'absintismofra le varie forme di alcolismo, ma evi-denziava il fatto che i particolari sintomineurologici dovevano essere attribuiti aqualcosa di diverso dall'alcool. Nel 1868Robert Amory, uno degli studenti diMagnan, preparò un resoconto sull'ab-sintismo per il «Boston Medical and Sur-gical Journal», l'attuale «New EnglandJournal of Medicine». Nel 1874 Magnanriconsiderò i suoi scritti sull'argomentosul «Lancet».

Gli avvertimenti scientifici raggiunse-ro finalmente la stampa popolare, mafurono ostacolati dall'opposizione di chiaveva interessi economici nella produ-zione del liquore. Uomini e donne cat-turati nella spirale della Rivoluzione in-dustriale erano attratti dal sollievo datodall'assenzio e cercavano di convincersiche i rischi erano limitati. La reazionedei consumatori al volgere del secolo an-dava da una certa moderazione nel bereil liquore a un completo disinteresse perle asserzioni mediche che si erano levatecontro di esso.

Nel periodo che va dal 1875 al 1913 inFrancia il consumo annuo di assenzioper abitante aumentò di 15 volte. Nel1913 si bevvero in questo paese circa 40milioni di litri di assenzio. C'erano dif-ferenze da regione a regione: ad Arles edintorni, per esempio, la media era quat-tro volte più elevata di quella nazionale.Le statistiche mostravano chiare corre-

lazioni positive tra il consumo pro capitedi assenzio in una data regione e l'inci-denza di disturbi neurologici, il numerodi bambini nati morti e quello di riformedi soldati di leva a causa di psicosi. Atro-ci crimini furono attribuiti all'intossica-zione da assenzio.

Parecchi tentativi di ridurre il consu-mo di assenzio aumentando la tassazio-ne su di esso non furono di alcuna utilità,cosicché nel 1912 il governo francese im-pose che la concentrazione di alcool e dioli essenziali fosse ridotta. I consumatorisi limitarono a modificare il rapporto fraacqua e assenzio. La vendita senza re-strizioni di essenza e polvere di assenziomaggiore sotto etichette commerciali ela reperibilità di alcool a basso prezzo (eprobabilmente adulterato) vanificaronolo sforzo legislativo. La proibizione dellavendita e della fabbricazione di assenzioin Francia fu formalizzata nel 1915, mavi furono alcune esitazioni e il divieto fufatto osservare efficacemente solo alcunianni più tardi. Il Belgio, la Svizzera, gliStati Uniti e l'Italia presero provvedi-menti simili tra il 1905 e il 1913.

M el 1901 Raoul Ponchon, bon vivant-L I e commentatore di tutti gli aspettidella vita parigina, scrisse una poesia in-titolata L'assenzio e la cavia dopo avereappreso la notizia che il vicedirettore dellaboratorio municipale aveva iniettatoin un animale da esperimento 10 millili-tri di assenzio per dimostrare i letali ef-fetti tossici della bevanda preferita dalpoeta. La dimostrazione «scientifica»era stata organizzata più a scopo dram-matico che non per simulare fedelmentegli effetti del consumo di assenzio nel-l'uomo, ma il poeta contestò il dosaggio,rimarcando che si sarebbe dovuto berein una sola volta un litro di liquore persubire effetti paragonabili alla «sbornia»della cavia.

Sebbene le argomentazioni scettichedi Ponchon divenissero meno coerentinel prosieguo della poesia, il suo punto

di partenza era ben scelto. Di fatto nonè ancora chiaro quale sia la quantità diassenzio da ritenersi eccessiva. Il rappor-to dose-risposta nell'uomo è difficile dastabilire in base ai dati disponibili. Il be-vitore in stato di ebbrezza era colto daallucinazioni a causa dell'intossicazioneacuta; il bevitore cronico subiva dannicerebrali irreversibili di gravità dipen-dente dalla quantità di assenzio e dallafrequenza di consumo, ma anche dall'e-tà, dalla qualità dell'alimentazione e dal-lo stato generale di salute. Disturbi distomaco erano comuni nei bevitori abi-tuali, ma specialmente in quelli dal regi-me alimentare inadeguato.

La struttura chimica esatta del tuionefu pubblicata nel 1900 dal chimico tede-sco Friedrich W. Semmler ed entro il1916 scienziati europei e americani neavevano chiarito la farmacodinamica. Ilcomposto provoca una violenta eccita-zione del sistema nervoso autonomo, se-guita da perdita di coscienza e convulsio-ni. Le contrazioni muscolari involonta-rie e violente sono dapprima cloniche(rapide e ripetute con intervalli di rilas-samento) e quindi toniche (continue eininterrotte). Gli effetti del tuione sonopraticamente identici a quelli della can-fora. Le convulsioni indotte dalla canfo-ra e dal tuione sono state studiate comemodello dell'epilessia; un gran numerodi resoconti che descrivevano questi stu-di apparve sulle riviste di neurologia e dipsichiatria nel corso degli anni venti etrenta.

La canfora fu usata in seguito daLàszló J. von Meduna e colleghi dell'O-spedale di Stato per le malattie nervosee mentali di Budapest nella terapia con-vulsiva per alcuni casi di schizofrenia. Leiniziali difficoltà nella regolazione deldosaggio e gli effetti collaterali delleiniezioni intramuscolari di canfora furo-no eliminati introducendo in un primotempo la somministrazione endovenosadi pentilentetrazolo e quindi inalazionidi esafluorodietiletere. Sebbene la tera-pia elettroconvulsiva abbia sostituito l'u-so di questi farmaci, è tuttavia importan-te notare che l'effetto benefico delle te-rapie di questo tipo è dovuto alle convul-sioni stesse più che al composto sommi-nistrato o al flusso di corrente elettri-ca. In questo campo il tuione e la canforahanno svolto un ruolo fondamentale nel-l'evoluzione di una pratica medica digrande importanza.

Dal I al XVIII secolo gli studiosi cinesiavevano esaltato le virtù della pian-

ta di qing-hao (Artemisia annua) nellacura della malaria. L'efficacia delle pre-parazioni ottenute da questa specie furiconfermata nel 1971 e il principio atti-vo fu identificato l'anno seguente: si trat-ta di un insolito lattoperossido sesquiter-penico , chiamato qing-haosu. Da allorasono stati sintetizzati derivati di questocomposto che si sono dimostrati più ef-ficaci della sostanza naturale; la loro at-tività contro ceppi genetici del plasmo-

dio della malaria resistenti ad altri far-maci costituisce uno sviluppo denso diprospettive. La malaria era comune nelbacino del Mediterraneo durante il XIXsecolo, e per un certo tempo mi sonochiesto se i soldati francesi, nel 1840, nonavessero casualmente scoperto un far-maco preventivo correggendo con l'as-senzio la loro razione giornaliera di vi-no. Ma in realtà Artemisia absinthiumnon contiene una quantità sufficiente diqing-haosu per costituire una fonte signi-ficativa del composto.

Le varie specie di Artemisia sono statetenute in considerazione nel corso deltempo quali fonti di sostanze repellentiper gli insetti, di antielmintici e di anti-malarici. Il tuione e la canfora, due com-posti simili dal punto di vista chimico,hanno avuto un ruolo di primo pianonella ricerca di base sull'epilessia e nellaterapia convulsiva. L'abitudine di bereassenzio, d'altro canto, produceva gravidanni cronici e a un esame retrospettivola sua proibizione, benché tardiva, fu si-curamente giustificata. Negli ultimi 20anni sono state espresse opinioni contra-rie, che sembrano però basate su moti-

vazioni romantiche o sul rimpianto. Do-po la proibizione dell'assenzio, in Fran-cia venne prodotto un sostituto privo diassenzio, ma con una maggiore quantitàdi anice: due dei nomi commerciali diquesto prodotto sono Ricard e Pernod.

BIBLIOGRAFIA

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