LaRuggiero,NickyNicolai,Cutugno&Minetti ... · unanime è «Renga». Ovvia-mente abbottonata la sua...

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Data e Ora: 06/03/05 01.07 - Pag: 42 - Pubb: 06/03/2005 - Composite LaRuggiero, Nicky Nicolai, Cutugno&Minetti, Laura Bono primi nelle altre categorie. Ad Arigliano il premio della critica Trionfa la voce dell’«Angelo» bresciano Francesco Renga vince a Sanremo, 16 anni dopo Fausto Leali: «Lo dedico a mio padre» Stop per la telecronaca dell’arrivo della salma di Calipari, poi un minuto di silenzio Il cordoglio dell’Ariston in piedi Sognando l’Oscar dopo il Paolino one man show «L’approvazione del pubblico è il regalo che mi porto a casa» Vasco:è scritto «nonrubare», non«non fumare» E nei negozi di dischi si scopre Nicky Nicolai «Ho un brutto vizio, quello di fumare. E come tutti i fumatori, vado fuori. Ricordo che nei Dieci comandamenti c’è scritto "non rubare", non: "non fumare"». Que- ste le parole di Vasco Rossi (det- te da lui, con i suoi trascorsi, a qualcuno il senso è parso quanto- meno ambiguo) negli ultimi minu- ti del suo storico ritorno all’Ari- ston, dopo 23 anni di assenza. Non ci si poteva aspettare nul- la di diverso, da un "radicale libe- ro" come lui. Che è annunciato da Bonolis, in apertura della finale, con un collegamento esterno che mostra il "komandante" in arrivo nel teatro, in un delirio di fans. Bonolis si dice «onorato» per il «grande ritorno» di Sua Maestà il Blasco. E racconta di aver incon- trato i suoi «occhi celestissimi». Vasco, 53 anni, si presenta (ber- retto grigioverde con visiera, giacca lunga di pelle nera) sul giro di note di «Vita spericolata» (Sanremo 1983, l’anno dopo «Va- do al massimo»), che esegue con una maturità e dolcezza tutte nuove. Vasco ora è un’altra per- sona. E mentre decolla «Un sen- so» (dall’album «Buoni o catti- vi», canzone scelta per il film «Non ti muovere») e luci e suoni si fondono nel carisma del gran- de rocker, ecco che Sanremo non è più Sanremo. I confini del teatro si dilatano, il "komandan- te" - col fido chitarrista Maurizio Solieri - guida sicuro la nave in mare aperto. Poi Bonolis lo ri- chiama in palcoscenico e gli ce- de il microfono. «Una volta scap- pavo sempre - esordisce Vasco - adesso ho smesso di scappare». Poi: «Ti voglio riconsegnare il microfono che ho portato via vent’anni fa» (il riferimento è all’incidente tecnico durante la prima esibizione di «Vita speri- colata»). Alcuni dei fans più ac- caniti non han gradito la decisio- ne di concedersi a Sanremo, e lui dà una motivazione: «Voglio ringraziare questo palco e que- sta manifestazione, da cui è par- tita la mia avventura, e che ha dato tanto alla musica italiana. Saluto quelli che guardano San- remo e che domani diranno che non l’hanno guardato». Poi co- me una meteora scompare e il Festival torna a essere solo un Festival. Poi in sala stampa un Vasco assediato da fotografi e giornalisti che sfiorano la rissa fra loro precisa: «Ho chiuso i conti con il Festival, adesso non tornerò più» (p. car.) Francesco Renga, naturalmen- te (ma i fans bresciani acquista- no il singolo «Angelo», non il cd rieditato con il brano sanreme- se) poi Meneguzzi, D’Alessio, Le Vibrazioni, Tozzi e Nicky Nico- lai. Il festival di Bonolis ottiene i primi riscontri di vendite, e dopo tanti anni anche la compilation vende. «Sarà per la migliore qua- lità dei brani - commenta Carlo Pinto, di Pinto Dischi - ma il prodotto va...». Tra i dischi dei cantanti, die- tro a Renga ci sono Paolo Mene- guzzi col nuovo album «Favola», Gigi D’Alessio con «Quanti amo- ri», uscito lo scorso ottobre in attesa del singolo sanremese «L’amore che non c’è», disponibi- le dall’11 marzo, poi «Le Vibrazio- ni» con il nuovo album «Le Vibra- zioni 2» che contiene la sanreme- se «Ovunque andrò» e il singolo «Raggio di sole» già in rotazione radio. Pinto aggiunge anche «Nicky Nicolai», vera sorpresa del festi- val 2005, con l’album «Tutto passa» uscito lo scorso anno e il singolo sanremese «Che miste- ro è l’amore», mentre da Me- diaworld di via Orzinuovi inseri- scono nella lista anche Umber- to Tozzi con l’album di inediti «Le parole», che prende il titolo dal pezzo portato in gara. Alla grande anche Michael Bublè con il nuovo «It’s time» che contiene la «Home» cantata all’Ariston. Tante richieste per «I bambini fanno Ooh» dell’out- sider Povia, sigla dell’operazio- ne benefica in Darfur: il disco - annunciano a Mediaworld - sa- rà in negozio da martedì. Sul fronte concerti, per ora gli unici in arrivo sono i Velvet, il 9 aprile al Buddha di Orzinuovi. Cipiesse porterà Renga in città il 12 luglio: «Per gli altri artisti - aggiunge Santo Bertocchi - biso- gnerà attendere i dati delle ven- dite dei dischi». (gio. ca.) Emanuela Castellini SANREMO Francesco Renga, acclamato come il nuovo re di Sanremo, ha trascorso la vigilia senza stress, mantenendo una tranquillità invidiabi- le. «Sono rimasto quasi tutto il giorno in albergo riuscendo a pranzare con Ambra e la nostra piccolina. Ho fatto alcune interviste, servizi fotografici ma il sabato è trascorso senza particolari angosce. Dopo il tour de force di questi giorni ho cercato di ritagliar- mi qualche ora per coccolare Jolanda» rac- conta papà Francesco, sfoggiando un sorriso che incanta. «Certo, quando si arriva alla serata finale c’è sempre un pizzico di ansia in più. Ma ho mantenuto i piedi per terra. E con grande sincerità posso dire che l’ipotesi di una mia vittoria non ha condizionato la serenità delle mie ultime ore a Sanremo perché il calore, l’approvazione del pubblico per questa mia nuova canzone è davvero il regalo più bello che possa portarmi a casa». Un distacco dalla competizione che il can- tante bresciano ha ribadito anche all’agenzia Ansa. «Ho già detto che la vittoria finale non mi interessa e che avevo intenzione di scom- mettere sulla vittoria finale di Gigi D’Ales- sio» ha dichiarato Renga. Curiosamente, pro- prio le società di scommesse l’avevano dato quasi subito per favorito: le ultime quotazioni davano la vittoria di Renga a 2,00 sia per Match-point, sia per Snai e al 2,25 per Totosì, a fronte di D’Alessio quotato 3,50 per Totosì, 3,75 per Match-point e 5 per Sna. «’’Angelo’’ - ha aggiunto il cantante - è un pezzo del quale in principio non avevo colto le potenzialità popolari, anzi confesso che mi sembrava anche un po’ troppo sofisticato. Le cose sono andate al di là di ogni previsione e il fatto che in veste di opinionista sul palco ci sia Ambra, non fa che rendere ancora più bella questa mia avventura». Che non si ferma qui: dopo i festeggiamenti d’obbligo a Brescia con la famiglia, gli amici e i fans, il cantante ripartirà subito per il tour sospeso proprio per permettere la partecipa- zione al Festival (è saltata anche la data bresciana del 26 febbraio, che sarà recuperata il 12 luglio in piazza Duomo). Già l’8 marzo Francesco sarà in concerto a Borgo Valsuga- na (in provincia di Trento), per poi prosegui- re per l’Italia. Il tour porta in scena i brani di «Camere con vista», l’album uscito il 30 aprile scorso, che verrà ora rieditato con il pezzo sanreme- se. «Angelo» è già intanto uscito come singo- lo: il cd contiene il brano portato in gara, più «Angelo (...vorrei avere i tuoi angeli)» e il riarrangiamento per pianoforte e orchestra di «Nel nome del padre». Come si legge sulla copertina, i proventi della vendita del singolo saranno devoluti all’Associazione italiana con- tro le leucemie, linfomi e mieloma di Roma. Marco Bertoldi La crudele realtà irrompe nell’atmosfera frivola di San- remo che sospende il festival per collegarsi in diretta con l’arrivo del feretro di Nicola Calipari, l’agente del Sismi morto dopo la liberazione di Giuliana Sgrena. E quando tornano le immagini dell’Ari- ston il pubblico in piedi pro- rompe in un lungo, sentito applauso, interrotto da un commosso Bonolis che chie- de e ottiene un significativo minuto di silenzio. Ma è Sanremo, con la sua gara e se ne deve parlare. Bonolis entrando in scena, da narcisista, sollecita l’ap- plauso con un «Non so se in sala ci sono sagome nere o esseri viventi». Gli è (alla to- scana) che c’era ancora chi dormiva per aver atteso l’al- tra sera (anzi, l’altra notte) l’esibizione dei Giovani. Musica, e alla grandissima, è quella di Vasco Rossi, fuori gara ovvio. Quando gareggiò, la giuria, di competenti e con- sumatori di dischi ecc., gli attribuì l’ultimo posto (con «Vado al massimo», ’82) e il penultimo (25mo con «Vita spericolata», ’83). Calcolando un gradino virtuale l’anno, l’ascesa iniziata allora è finita ieri e stavolta è stato il pri- mo... E tanto accorto da evita- re le interviste di Bonolis. Che però non demorde e continua le sue scaramucce poco signorili con Antonella Clerici («Bella ciaciona di pa- pà») e i suoi abiti, cosa che fa inebriare (nel senso alcolico) la signora dei fornelli di mez- zodì che si crede addirittura Marilyn. Sono scherzi, però a Bonolis la gaffe scappa per davvero: «Entra la bellezza» dice chiamando la Felini e subito si corregge: «Un’altra bellezza...». Sarà, ma poi ahi- mè, parafrasando Manzoni, «la sventurata parlò». Alfine è gara. I tre concor- renti rimasti per ognuna del- le cinque categorie. Stavolta però alle Donne il Comune di Sanremo regala una composi- zione di rose. Ad Alexia la porta Bonolis (il suo vizio di strafare...) che fa il verso, can- zone compresa, a Wanda Osi- ris con esiti che dir goliardici è offesa alla tradizione. Però fa ancora peggio quando invi- ta il maestro Serio sul palco a presentare al posto suo così come giovedì egli si era sosti- tuito a lui nel guidare l’orche- stra. Per fortuna, Serio con- ferma che «nomina sunt omi- na», ossia rimane... serio. Sempre smanioso di essere al centro dell’attenzione, Bo- nolis si dice stanco per i cin- que giorni di festival e chiede supporto alla Clerici, però il supporto è il seno, su cui lui appoggia il braccio. Il condut- tore è romano, vuoi vedere che se si va a rovistare nel suo passato si scopre che ha militato anche nelle fila del Bagaglino? È trash lui, ma ancor più trash è la tv che gli consente simili «pierinate». Però Bonolis ha anche il lato serio e umano nel citare il dramma dei bambini del Sudan e l’iniziativa della Rai. L’appello per il Darfour si conclude sul palco con la can- zone «I bambini fanno oh» di Povia dal ritornello già entra- to nella mente (e nel cuore) degli italiani. Veniamo agli opinionisti. A strapparli dalla loro atarassi- ca imparzialità (da loro si sono sentiti elogi e consensi, mai critiche se non per qual- che eliminato, ma senza con- troproposte) provvede Bono- lis domandando quale can- tante tra gli Uomini indichi- no vincitore: la risposta quasi unanime è «Renga». Ovvia- mente abbottonata la sua compagna Ambra che offre un quasi shakespeariano «Fa- rò parlare il mio silenzio». La previsione, quando Bo- nolis rivela il verdetto delle giurie demoscopiche per gli Uomini si rivela vincente (di- ciamolo, non era difficile). Nelle altre categorie si impon- gono: Laura Bono per i Giova- ni («Non credo nei miracoli» la canzone dal titolo non pro- fetico); Nicky Nicolai e Stefa- no Di Battista jazz quartet («Che mistero è l’amore») per i Gruppi; Toto Cutugno e Annalisa Minetti («Come noi nessuno al mondo») per i Classic; Antonella Ruggiero («Echi d’infinito») per le Don- ne. Cronaca rosa: finalmente c’è l’abbraccio della commos- sa Ambra al suo Francesco. Poi la commozione per Cali- pari e la proclamazione del vincitore con Bonolis che, contravvenendo alla volontà di Cattaneo che non voleva l’esecuzione della canzone vincente (ma in platea Del Noce capisce e accetta), fa eseguire «Angelo» per la pro- fondità del tema: una nasci- ta per onorare una morte. Francesco Renga in un’immagine d’archivio Vasco Rossi a Sanremo La cantante jazz Nicky Nicolai Maurizio Matteotti E così, Papà Renga ha battuto Papa D’Alessio. Il Francesco che - per far levare in volo «Angelo» - s’è ispirato nel testo alla figlia Jolanda ha sconfitto il Gigi entrato in con- clave già con l’abito bianco, per poi uscirne da cardinale. Conclusione non solo giusta, ma anche «salvafestival» sotto vari pro- fili. A cominciare dalla distanza, negli esiti, da una rassegna defini- ta eterodiretta politicamente e dunque già decisa. Corrette o me- no che fossero queste valutazioni, sono state smentite dalla vittoria di un cantante non targato, la cui forza davanti all’Italia è la voce. Renga - che ha dedicato il suc- cesso al padre ed alla famiglia - ha anche riscattato, con la centralità della sua dignità artistica, la margi- nalità dei concorrenti nel contesto di questa manifestazione, visto che da anni ormai Sanremo, nono- stante le affermazioni di segno op- posto, è contenitore televisivo nel quale i cantanti debbono sopporta- re ogni tipo di (mal)trattamento di collocazione (anche se, vien detto loro, quale altra trasmissione ga- rantirebbe numeri Auditel così?). Schema, quest’anno, diventato quasi grottesco con le Nuove pro- poste, le quali, peraltro, hanno su- bìto la stessa condizione che, in generale, viene riservata ai giovani nel nostro Paese: omaggiati con grandi affermazioni di principio per poi essere poco rispettati in concreto. Va anche detto, comun- que, che il lotto delle novità era abbastanza modesto. Ed il solo che sembra poter aspirare ad un futuro - Max De Angelis - non è neppure approdato alla serata de- cisiva (anche per colpa di una canzone non efficace come i suoi primi singoli). La prima classifica- ta, Laura Bono, aveva piegato la sua anima rock alle ambizioni di vittoria: le è andata bene e si spera, se non altro, che usi bene questo trampolino. Renga avrebbe meritato pure il Premio della critica, attribuito in- vece a Nicola Arigliano (forse in termini di compensazione per la frettolosa eliminazione del «gran- de vecchio» del Festival). Può an- che darsi che abbia penalizzato il cantante bresciano l’ascolto (che alcuni giornalisti avevano compiu- to prima della rassegna) della ver- sione da sala di registrazione di «Angelo», meno caratteristica e co- raggiosa di quella portata all’Ari- ston. Francesco si è, comunque, rifatto con il riconoscimento asse- gnatogli (ex aequo con i Negrama- ro) dagli inviati delle radio e tv private. Il che significa che il suo motivo è già pronto, anche, per un air-playing massiccio: proprio quel- lo che, alla fin fine, conta di più. E se l’Associazione fonografici italiani ha scelto «Dov’è la terra capitano» di Enrico Boccadoro - sul tema dell’immigrazione - quale brano da premiare come migliore canzone d’autore, c’è da dire che proprio questa indicazione dimo- stra come il materiale nel quale pescare non fosse abbondante. Le giurie demoscopiche si sono, stavolta, comportate molto bene. Non solo perché hanno spinto in alto Renga sin dall’inizio, ma an- che perché sono riuscite a sottoli- neare, con le loro indicazioni, le uniche altre proposte realmente di qualità: quella di Nicky Nicolai (con band annessa) e quella di Antonella Ruggiero. La prima - nonostante non si possa gridare al prodigio - è un’altra vincitrice vera del Festival, avendo ottenuto quel- l’attenzione sinora riservatale da- gli addetti ai lavori. La seconda non aveva un brano indimenticabi- le, ma è apparsa pienamente recu- perata per tranquillità e maturità. L’aver superato, nella finale a 5, sfidanti così fa brillare ancora di più l’astro del Trionfatore. LE CLASSIFICHE Francesco Renga ha vinto il 55.mo Festival di Sanre- mo con «Angelo». Dietro di lui: Cutugno, Ruggiero, Nicolai e Bono.A Nicola Arigliano il Premio della critica. A Negramaro e Renga ex-aequo il Premio delle radio e tv private. Sotto, i vincitori di categoria. UOMINI 1) FRANCESCO RENGA 2) Gigi D’Alessio 3) Marco Masini DONNE 1) ANTONELLA RUGGIERO 2) Alexia 3) Anna Tatangelo GRUPPI 1) NICKY NICOLAI 2) Le Vibrazioni 3) Matia Bazar CLASSIC 1) CUTUGNO E MINETTI 2) Marcella Bella 3) Peppino Di Capri GIOVANI 1) LAURA BONO 2) La Differenza 3) Veronica Ventavoli Ci vorrebbe un Festival model- lo Oscar, che offrisse cioè il me- glio della musica e della tv italia- ne e non dovesse puntare sul- l’ospitata «no performance» (cioè facendo poco o nulla) di personaggi stranieri per far noti- zia. Un Sanremo appuntamento finale di selezioni, non di discuti- bili inviti; a cui giungere per meriti dimostrati (che so?: le vendite di cd, un tour di succes- so..., i parametri adottabili sono tanti) e a coronamento d’un per- corso indiscutibile. Allora sì che il Festival diventerebbe musical- mente credibile. E televisivamen- te appetibile nel segno non di passiva inerzia da telecomando, bensì di scelta del teleutente. Ne trarrebbe vantaggio innan- zitutto il suo specifico da alme- no 20 anni più significativo: quel- lo televisivo. Alla Notte degli Oscar non si arriva perchè invita- ti: un Festival preceduto da no- mination (s’inventino gli organiz- zatori come...) sarebbe il corona- mento di un percorso e la ribalta per incoronare il migliore fra pretendenti già riconosciuti de- gni. Il video proporrebbe così il meglio del meglio e non il meno peggio. Va detto questo perchè i nume- ri, non la qualità, dicono che questo Festival è stato premiato dagli ascolti: share del 54,76% nella prima serata; e poi via via 51,12%; 51,05%; 50,1%. E può van- tare confronti spesso vincenti con le precedenti edizioni. Vuol dire qualcosa, anche se va fatta la tara dell’espediente di prolun- gare nella notte la trasmissione in modo da incamerare share (se ci sono 10 persone alla visione e 6 mi guardano, ho fatto il 60%...) che poi alza la media di quello complessivo. Nè va dimenticato che le altre reti non hanno con- troprogrammato. I dati Auditel però, paradossal- mente, dimostrano ancora che la musica influisce poco. Niente di nuovo: in passato si è accertato che quando in onda ci sono le canzoni, spesso la gente fa zap- ping; quest’anno, secondo la Rai, il fenomeno si è verificato meno, e addirittura il pubblico giovane è aumentato. Ma la spiegazione sta nel fatto che qualunque cast canoro si metta insieme, il «pro- dotto» Festival, televisivamente parlando, tira. Anche quest’an- no, nonostante una scenografia discutibile (l’orchestra tolta dal palco è nonsense televisivo) e una regia infelice (eppure nel 2004 la stessa mano l’aveva ben guidata a ritmi da videoclip). Ma il ruolo chiave l’ha avuto Bonolis. Il Paolino Nazionale, benchè eversore del parlar nor- male e doppiosensista incallito, è stato un mattatore capace di passare dall’aplomb di entertai- ner serioso allo sbraco da battu- taro romanesco. Sempre in sce- na, servitissimo da inquadrature che ne esaltavano la comunicati- va autocompiaciuta, è stato in- contenibile e cinico quanto ba- sta: ha inventato le eliminazioni e poi s’è finto indignato quando hanno prodotto effetti; ha invita- to Tyson e ha tentato di beatifi- carlo: a proposito, qualcuno gli dica d’abbandonare quel pater- nalismo involontariamente comi- co che gli fa dare patente di «bella persona» a chicchessia...). Incontenibile, ha occupato an- che lo spazio comico - salvo la breve apparizione di Ale&Franz - rinunciando ad apporti che nel- la storia del Festival vantano luminosi precedenti di gradimen- to (Benigni, Teocoli, Littizzet- to...). Da solo (la Clerici e la Felini poco più che comparse), s’è costruito uno one man show su misura. Che ha funzionato, grazie anche ad astute iniezioni emotive tra cinismo e buonismo. Ha avuto ragione, meglio, ha avuto le sue ragioni, anche se è difficile condividerne alcune. Ma, sotto il profilo della qualità, il suo Festival è stato l’ennesimo ridondante incompiuto. Francesco Fredi STORICO RITORNO DEL GRANDE ROCKER SUL PALCO : DUE CANZONI E UNA PROVOCAZIONE I PIU’ RICHIESTI: RENGA, D’ALESSIO, MENEGUZZI, LE VIBRAZIONI, BUBLE’ E LA COMPILATION Renga vincitore del Festival. In alto, Cutugno&Minetti Antonella Ruggiero, prima classificata tra le donne Povia: sua «Quandoi bambini fanno ooh» sigla dell’iniziativa pro-Darfur KERMESSE VINCENTE NEI FATTI , DISCUTIBILE NEI MODI FESTIV A L DI S A NREMO 42 DOMENICA 6 MARZO 2005 Giornale di Brescia

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Data e Ora: 06/03/05 01.07 - Pag: 42 - Pubb: 06/03/2005 - Composite

La Ruggiero, Nicky Nicolai, Cutugno&Minetti, Laura Bono primi nelle altre categorie. Ad Arigliano il premio della critica

Trionfa la voce dell’«Angelo» brescianoFrancesco Renga vince a Sanremo, 16 anni dopo Fausto Leali: «Lo dedico a mio padre»

Stop per la telecronaca dell’arrivo della salma di Calipari, poi unminuto di silenzio

Il cordogliodell’Ariston inpiedi

Sognando l’Oscar dopo il Paolino one man show

«L’approvazionedelpubblicoè il regalochemiportoacasa»

Vasco: è scritto «non rubare», non «non fumare» E nei negozi di dischi si scopre Nicky Nicolai«Ho un brutto vizio, quello di

fumare. E come tutti i fumatori,vado fuori. Ricordo che nei Diecicomandamenti c’è scritto "nonrubare", non: "non fumare"». Que-ste le parole di Vasco Rossi (det-te da lui, con i suoi trascorsi, aqualcuno il senso è parso quanto-meno ambiguo) negli ultimiminu-ti del suo storico ritorno all’Ari-ston, dopo 23 anni di assenza.Non ci si poteva aspettare nul-

la di diverso, da un "radicale libe-ro" come lui. Che è annunciato daBonolis, in apertura della finale,con un collegamento esterno chemostra il "komandante" in arrivonel teatro, in un delirio di fans.Bonolis si dice «onorato» per il«grande ritorno» di Sua Maestà ilBlasco. E racconta di aver incon-trato i suoi «occhi celestissimi».Vasco, 53 anni, si presenta (ber-

retto grigioverde con visiera,giacca lunga di pelle nera) sulgiro di note di «Vita spericolata»(Sanremo 1983, l’anno dopo «Va-do al massimo»), che esegue conuna maturità e dolcezza tuttenuove. Vasco ora è un’altra per-sona. E mentre decolla «Un sen-so» (dall’album «Buoni o catti-vi», canzone scelta per il film«Non ti muovere») e luci e suonisi fondono nel carisma del gran-de rocker, ecco che Sanremonon è più Sanremo. I confini delteatro si dilatano, il "komandan-te" - col fido chitarrista MaurizioSolieri - guida sicuro la nave inmare aperto. Poi Bonolis lo ri-chiama in palcoscenico e gli ce-de il microfono. «Una volta scap-pavo sempre - esordisce Vasco -adesso ho smesso di scappare».Poi: «Ti voglio riconsegnare il

microfono che ho portato viavent’anni fa» (il riferimento èall’incidente tecnico durante laprima esibizione di «Vita speri-colata»). Alcuni dei fans più ac-caniti non han gradito la decisio-ne di concedersi a Sanremo, elui dà una motivazione: «Voglioringraziare questo palco e que-sta manifestazione, da cui è par-tita la mia avventura, e che hadato tanto alla musica italiana.Saluto quelli che guardano San-remo e che domani diranno chenon l’hanno guardato». Poi co-me una meteora scompare e ilFestival torna a essere solo unFestival. Poi in sala stampa unVasco assediato da fotografi egiornalisti che sfiorano la rissafra loro precisa: «Ho chiuso iconti con il Festival, adesso nontornerò più» (p. car.)

FrancescoRenga, naturalmen-te (ma i fans bresciani acquista-no il singolo «Angelo», non il cdrieditato con il brano sanreme-se) poi Meneguzzi, D’Alessio, LeVibrazioni, Tozzi e Nicky Nico-lai. Il festival di Bonolis ottiene iprimi riscontri di vendite, e dopotanti anni anche la compilationvende. «Sarà per la migliore qua-lità dei brani - commenta CarloPinto, di Pinto Dischi - ma ilprodotto va...».Tra i dischi dei cantanti, die-

tro a Renga ci sono Paolo Mene-guzzi col nuovo album «Favola»,Gigi D’Alessio con «Quanti amo-ri», uscito lo scorso ottobre inattesa del singolo sanremese«L’amore che non c’è», disponibi-le dall’11marzo, poi «Le Vibrazio-ni» con il nuovo album «LeVibra-zioni 2» che contiene la sanreme-

se «Ovunque andrò» e il singolo«Raggio di sole» già in rotazioneradio.Pinto aggiunge anche «Nicky

Nicolai», vera sorpresa del festi-val 2005, con l’album «Tuttopassa» uscito lo scorso anno e ilsingolo sanremese «Che miste-ro è l’amore», mentre da Me-diaworld di viaOrzinuovi inseri-scono nella lista anche Umber-to Tozzi con l’album di inediti«Le parole», che prende il titolodal pezzo portato in gara.Alla grande anche Michael

Bublè con il nuovo «It’s time»che contiene la «Home» cantataall’Ariston. Tante richieste per«I bambini fanno Ooh» dell’out-sider Povia, sigla dell’operazio-ne benefica in Darfur: il disco -annunciano a Mediaworld - sa-rà in negozio da martedì.

Sul fronte concerti, per ora gliunici in arrivo sono i Velvet, il 9aprile al Buddha di Orzinuovi.Cipiesse porterà Renga in cittàil 12 luglio: «Per gli altri artisti -aggiunge Santo Bertocchi - biso-gnerà attendere i dati delle ven-dite dei dischi». (gio. ca.)

Emanuela CastelliniSANREMO

FrancescoRenga, acclamato come il nuovore di Sanremo, ha trascorso la vigilia senzastress,mantenendo una tranquillità invidiabi-le. «Sono rimasto quasi tutto il giorno inalbergo riuscendo a pranzare con Ambra e lanostra piccolina. Ho fatto alcune interviste,servizi fotografici ma il sabato è trascorsosenza particolari angosce. Dopo il tour deforce di questi giorni ho cercato di ritagliar-mi qualche ora per coccolare Jolanda» rac-conta papà Francesco, sfoggiando un sorrisoche incanta.

«Certo, quando si arriva alla serata finalec’è sempre un pizzico di ansia in più. Ma homantenuto i piedi per terra. E con grandesincerità posso dire che l’ipotesi di una miavittoria non ha condizionato la serenità dellemie ultime ore a Sanremo perché il calore,l’approvazione del pubblico per questa mianuova canzone è davvero il regalo più belloche possa portarmi a casa».Un distacco dalla competizione che il can-

tante bresciano ha ribadito anche all’agenziaAnsa. «Ho già detto che la vittoria finale nonmi interessa e che avevo intenzione di scom-mettere sulla vittoria finale di Gigi D’Ales-sio» ha dichiarato Renga. Curiosamente, pro-prio le società di scommesse l’avevano datoquasi subito per favorito: le ultime quotazionidavano la vittoria di Renga a 2,00 sia perMatch-point, sia per Snai e al 2,25 per Totosì,a fronte di D’Alessio quotato 3,50 per Totosì,3,75 per Match-point e 5 per Sna. «’’Angelo’’ -ha aggiunto il cantante - è un pezzo del qualein principio non avevo colto le potenzialitàpopolari, anzi confesso che mi sembravaanche un po’ troppo sofisticato. Le cose sonoandate al di là di ogni previsione e il fattoche in veste di opinionista sul palco ci siaAmbra, non fa che rendere ancora più bellaquesta mia avventura».Che non si ferma qui: dopo i festeggiamenti

d’obbligo a Brescia con la famiglia, gli amici ei fans, il cantante ripartirà subito per il tour

sospeso proprio per permettere la partecipa-zione al Festival (è saltata anche la databresciana del 26 febbraio, che sarà recuperatail 12 luglio in piazza Duomo). Già l’8 marzoFrancesco sarà in concerto a Borgo Valsuga-na (in provincia di Trento), per poi prosegui-re per l’Italia.Il tour porta in scena i brani di «Camere

con vista», l’album uscito il 30 aprile scorso,che verrà ora rieditato con il pezzo sanreme-se. «Angelo» è già intanto uscito come singo-lo: il cd contiene il brano portato in gara, più«Angelo (...vorrei avere i tuoi angeli)» e ilriarrangiamento per pianoforte e orchestra di«Nel nome del padre». Come si legge sullacopertina, i proventi della vendita del singolosaranno devoluti all’Associazione italiana con-tro le leucemie, linfomi e mieloma di Roma.

Marco Bertoldi

La crudele realtà irrompenell’atmosfera frivola di San-remo che sospende il festivalper collegarsi in diretta conl’arrivo del feretro di NicolaCalipari, l’agente del Sismimorto dopo la liberazione diGiuliana Sgrena. E quandotornano le immagini dell’Ari-ston il pubblico in piedi pro-rompe in un lungo, sentitoapplauso, interrotto da uncommosso Bonolis che chie-de e ottiene un significativominuto di silenzio.Ma è Sanremo, con la sua

gara e se ne deve parlare.Bonolis entrando in scena,da narcisista, sollecita l’ap-plauso con un «Non so se insala ci sono sagome nere oesseri viventi». Gli è (alla to-scana) che c’era ancora chidormiva per aver atteso l’al-tra sera (anzi, l’altra notte)l’esibizione dei Giovani.Musica, e alla grandissima,

è quella di Vasco Rossi, fuorigara ovvio. Quando gareggiò,la giuria, di competenti e con-sumatori di dischi ecc., gliattribuì l’ultimo posto (con«Vado al massimo», ’82) e ilpenultimo (25mo con «Vitaspericolata», ’83). Calcolandoun gradino virtuale l’anno,l’ascesa iniziata allora è finitaieri e stavolta è stato il pri-mo... E tanto accorto da evita-re le interviste di Bonolis.Che però non demorde e

continua le sue scaramuccepoco signorili con AntonellaClerici («Bella ciaciona di pa-pà») e i suoi abiti, cosa che fa

inebriare (nel senso alcolico)la signora dei fornelli di mez-zodì che si crede addiritturaMarilyn. Sono scherzi, però aBonolis la gaffe scappa perdavvero: «Entra la bellezza»dice chiamando la Felini esubito si corregge: «Un’altrabellezza...». Sarà, ma poi ahi-mè, parafrasando Manzoni,«la sventurata parlò».Alfine è gara. I tre concor-

renti rimasti per ognuna del-le cinque categorie. Stavoltaperò alle Donne il Comune diSanremo regala una composi-zione di rose. Ad Alexia laporta Bonolis (il suo vizio distrafare...) che fa il verso, can-zone compresa, aWandaOsi-ris con esiti che dir goliardiciè offesa alla tradizione. Peròfa ancora peggio quando invi-ta il maestro Serio sul palco apresentare al posto suo cosìcome giovedì egli si era sosti-

tuito a lui nel guidare l’orche-stra. Per fortuna, Serio con-ferma che «nomina sunt omi-na», ossia rimane... serio.Sempre smanioso di essere

al centro dell’attenzione, Bo-nolis si dice stanco per i cin-que giorni di festival e chiedesupporto alla Clerici, però ilsupporto è il seno, su cui luiappoggia il braccio. Il condut-tore è romano, vuoi vedereche se si va a rovistare nelsuo passato si scopre che hamilitato anche nelle fila delBagaglino? È trash lui, maancor più trash è la tv che gliconsente simili «pierinate».Però Bonolis ha anche il

lato serio e umano nel citareil dramma dei bambini delSudan e l’iniziativa della Rai.L’appello per il Darfour siconclude sul palco con la can-zone «I bambini fanno oh» diPovia dal ritornello già entra-

to nella mente (e nel cuore)degli italiani.Veniamo agli opinionisti. A

strapparli dalla loro atarassi-ca imparzialità (da loro sisono sentiti elogi e consensi,mai critiche se non per qual-che eliminato, ma senza con-troproposte) provvedeBono-lis domandando quale can-tante tra gli Uomini indichi-no vincitore: la risposta quasiunanime è «Renga». Ovvia-mente abbottonata la suacompagna Ambra che offreun quasi shakespeariano «Fa-rò parlare il mio silenzio».La previsione, quando Bo-

nolis rivela il verdetto dellegiurie demoscopiche per gliUomini si rivela vincente (di-ciamolo, non era difficile).Nelle altre categorie si impon-gono: LauraBono per iGiova-ni («Non credo nei miracoli»la canzone dal titolo non pro-fetico); Nicky Nicolai e Stefa-no Di Battista jazz quartet(«Che mistero è l’amore»)per i Gruppi; Toto Cutugno eAnnalisa Minetti («Come noinessuno al mondo») per iClassic; Antonella Ruggiero(«Echi d’infinito») per le Don-ne. Cronaca rosa: finalmentec’è l’abbraccio della commos-sa Ambra al suo Francesco.Poi la commozione perCali-

pari e la proclamazione delvincitore con Bonolis che,contravvenendo alla volontàdi Cattaneo che non voleval’esecuzione della canzonevincente (ma in platea DelNoce capisce e accetta), faeseguire «Angelo» per la pro-fondità del tema: una nasci-ta per onorare una morte.

Francesco Renga in un’immagine d’archivio

Vasco Rossi a Sanremo

La cantante jazz Nicky Nicolai

Maurizio Matteotti

E così, Papà Renga ha battutoPapa D’Alessio. Il Francesco che -per far levare in volo «Angelo» - s’èispirato nel testo alla figlia Jolandaha sconfitto il Gigi entrato in con-clave già con l’abito bianco, perpoi uscirne da cardinale.Conclusione non solo giusta, ma

anche «salvafestival» sotto vari pro-fili. A cominciare dalla distanza,negli esiti, da una rassegna defini-ta eterodiretta politicamente edunque già decisa. Corrette o me-no che fossero queste valutazioni,sono state smentite dalla vittoriadi un cantante non targato, la cuiforza davanti all’Italia è la voce.Renga - che ha dedicato il suc-

cesso al padre ed alla famiglia - haanche riscattato, con la centralitàdella sua dignità artistica, lamargi-nalità dei concorrenti nel contestodi questa manifestazione, vistoche da anni ormai Sanremo, nono-stante le affermazioni di segno op-posto, è contenitore televisivo nelquale i cantanti debbono sopporta-re ogni tipo di (mal)trattamento dicollocazione (anche se, vien dettoloro, quale altra trasmissione ga-rantirebbe numeri Auditel così?).Schema, quest’anno, diventato

quasi grottesco con le Nuove pro-poste, le quali, peraltro, hanno su-bìto la stessa condizione che, ingenerale, viene riservata ai giovaninel nostro Paese: omaggiati congrandi affermazioni di principioper poi essere poco rispettati inconcreto. Va anche detto, comun-que, che il lotto delle novità eraabbastanza modesto. Ed il soloche sembra poter aspirare ad unfuturo - Max De Angelis - non èneppure approdato alla serata de-cisiva (anche per colpa di unacanzone non efficace come i suoiprimi singoli). La prima classifica-ta, Laura Bono, aveva piegato lasua anima rock alle ambizioni divittoria: le è andata bene e sispera, se non altro, che usi benequesto trampolino.Renga avrebbe meritato pure il

Premio della critica, attribuito in-vece a Nicola Arigliano (forse intermini di compensazione per lafrettolosa eliminazione del «gran-de vecchio» del Festival). Può an-che darsi che abbia penalizzato ilcantante bresciano l’ascolto (chealcuni giornalisti avevano compiu-to prima della rassegna) della ver-sione da sala di registrazione di«Angelo»,meno caratteristica e co-raggiosa di quella portata all’Ari-ston. Francesco si è, comunque,rifatto con il riconoscimento asse-

gnatogli (ex aequo con i Negrama-ro) dagli inviati delle radio e tvprivate. Il che significa che il suomotivo è già pronto, anche, per unair-playingmassiccio: proprio quel-lo che, alla fin fine, conta di più.E se l’Associazione fonografici

italiani ha scelto «Dov’è la terracapitano» di Enrico Boccadoro -sul tema dell’immigrazione - qualebrano da premiare come migliorecanzone d’autore, c’è da dire che

proprio questa indicazione dimo-stra come il materiale nel qualepescare non fosse abbondante.Le giurie demoscopiche si sono,

stavolta, comportate molto bene.Non solo perché hanno spinto inalto Renga sin dall’inizio, ma an-che perché sono riuscite a sottoli-neare, con le loro indicazioni, leuniche altre proposte realmente diqualità: quella di Nicky Nicolai(con band annessa) e quella di

Antonella Ruggiero. La prima -nonostante non si possa gridare alprodigio - è un’altra vincitrice veradel Festival, avendo ottenuto quel-l’attenzione sinora riservatale da-gli addetti ai lavori. La secondanon aveva un brano indimenticabi-le, ma è apparsa pienamente recu-perata per tranquillità e maturità.L’aver superato, nella finale a 5,

sfidanti così fa brillare ancora dipiù l’astro del Trionfatore.

LECLASSIFICHEFrancesco Renga ha vinto il 55.mo Festival di Sanre-mo con «Angelo». Dietro di lui: Cutugno, Ruggiero,Nicolai e Bono. A Nicola Arigliano il Premio dellacritica. A Negramaro e Renga ex-aequo il Premiodelle radio e tv private. Sotto, i vincitori di categoria.

�UOMINI1) FRANCESCORENGA2) Gigi D’Alessio

3) Marco Masini

�DONNE1) ANTONELLARUGGIERO2) Alexia

3) Anna Tatangelo

�GRUPPI1) NICKYNICOLAI2) Le Vibrazioni

3) Matia Bazar

�CLASSIC1) CUTUGNOEMINETTI2) Marcella Bella

3) Peppino Di Capri

�GIOVANI1) LAURABONO2) La Differenza

3) Veronica Ventavoli

Ci vorrebbe unFestivalmodel-lo Oscar, che offrisse cioè il me-glio della musica e della tv italia-ne e non dovesse puntare sul-l’ospitata «no performance»(cioè facendo poco o nulla) dipersonaggi stranieri per far noti-zia. Un Sanremo appuntamentofinale di selezioni, non di discuti-bili inviti; a cui giungere permeriti dimostrati (che so?: levendite di cd, un tour di succes-so..., i parametri adottabili sonotanti) e a coronamento d’un per-corso indiscutibile. Allora sì cheil Festival diventerebbe musical-mente credibile. E televisivamen-te appetibile nel segno non dipassiva inerzia da telecomando,bensì di scelta del teleutente.Ne trarrebbe vantaggio innan-

zitutto il suo specifico da alme-no 20 anni più significativo: quel-lo televisivo. Alla Notte degliOscar non si arriva perchè invita-ti: un Festival preceduto da no-mination (s’inventino gli organiz-zatori come...) sarebbe il corona-mento di un percorso e la ribaltaper incoronare il migliore frapretendenti già riconosciuti de-gni. Il video proporrebbe così ilmeglio del meglio e non il menopeggio.Vadetto questo perchè i nume-

ri, non la qualità, dicono chequesto Festival è stato premiatodagli ascolti: share del 54,76%nella prima serata; e poi via via51,12%; 51,05%; 50,1%. E può van-tare confronti spesso vincenticon le precedenti edizioni. Vuoldire qualcosa, anche se va fatta

la tara dell’espediente di prolun-gare nella notte la trasmissioneinmodo da incamerare share (seci sono 10 persone alla visione e6 mi guardano, ho fatto il 60%...)che poi alza la media di quellocomplessivo. Nè va dimenticatoche le altre reti non hanno con-troprogrammato.I dati Auditel però, paradossal-

mente, dimostrano ancora che lamusica influisce poco. Niente dinuovo: in passato si è accertatoche quando in onda ci sono lecanzoni, spesso la gente fa zap-ping; quest’anno, secondo la Rai,il fenomeno si è verificato meno,e addirittura il pubblico giovaneè aumentato. Ma la spiegazionesta nel fatto che qualunque castcanoro si metta insieme, il «pro-dotto» Festival, televisivamenteparlando, tira. Anche quest’an-no, nonostante una scenografiadiscutibile (l’orchestra tolta dal

palco è nonsense televisivo) euna regia infelice (eppure nel2004 la stessa mano l’aveva benguidata a ritmi da videoclip).Ma il ruolo chiave l’ha avuto

Bonolis. Il Paolino Nazionale,benchè eversore del parlar nor-male e doppiosensista incallito,è stato un mattatore capace dipassare dall’aplomb di entertai-ner serioso allo sbraco da battu-taro romanesco. Sempre in sce-na, servitissimo da inquadratureche ne esaltavano la comunicati-va autocompiaciuta, è stato in-contenibile e cinico quanto ba-sta: ha inventato le eliminazionie poi s’è finto indignato quandohanno prodotto effetti; ha invita-to Tyson e ha tentato di beatifi-carlo: a proposito, qualcuno glidica d’abbandonare quel pater-nalismo involontariamente comi-co che gli fa dare patente di«bella persona» a chicchessia...).Incontenibile, ha occupato an-che lo spazio comico - salvo labreve apparizione di Ale&Franz- rinunciando ad apporti che nel-la storia del Festival vantanoluminosi precedenti di gradimen-to (Benigni, Teocoli, Littizzet-to...). Da solo (la Clerici e laFelini poco più che comparse),s’è costruito uno one man showsu misura. Che ha funzionato,grazie anche ad astute iniezioniemotive tra cinismo e buonismo.Ha avuto ragione, meglio, ha

avuto le sue ragioni, anche se èdifficile condividerne alcune.Ma, sotto il profilo della qualità,il suo Festival è stato l’ennesimoridondante incompiuto.

Francesco Fredi

STORICO RITORNO DEL GRANDE ROCKER SUL PALCO : DUE CANZONI E UNA PROVOCAZIONE I PIU’ RICHIESTI: RENGA, D’ALESSIO, MENEGUZZI, LE VIBRAZIONI, BUBLE’ E LA COMPILATION

Renga vincitore del Festival. In alto, Cutugno&Minetti Antonella Ruggiero, prima classificata tra le donne

Povia: sua «Quando i bambini fanno ooh» sigla dell’iniziativa pro-Darfur

KERMESSEVINCENTENEIFATTI ,DISCUTIBILENEIMODI

FESTIVAL DI SANREMO42 DOMENICA 6 MARZO 2005 Giornale di Brescia