L'archeologia dei sistemi economici 1 M -...

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Particolare dell'intelaiatura di porta da Deir el Medineh, con l'intaglio nel quale si inseriva a incastro il pomello ligneo. Il telaio, esposto nel Museo egizio di Torino con il pomello inserito, ha fornito la prova che le cretule con impronte di pomelli erano poste a garanzia di chiusura delle porte. Le cretule trovate a Creta e negli scavi orientali avevano fornito la forma dei po- melli, ma non la loro posizione. Il telaio, che è intagliato e dipinto, reca i cartelli di Ramesse II. 'esigenza di tenere una contabilità sol- lecitò già in tempi antichissimi la formazione di elementi plastico- -volumetrici ai quali affidare la rappre- sentazione concreta e durevole delle ope- razioni contabili. La necessità di trasmet- tere anche a distanza i dati promosse la trasposizione grafica del loro valore e si- gnificato. Gli studi originali su questo argomento sono stati condotti da Denise Schmandt-Besserat dell'Università del Texas a Austin (si veda l'articolo Gli antecedenti della scrittura di Denise Schmandt-Besserat, in «Le Scienze», n. 120, agosto 1978) anche se, per il mo- mento, i suoi risultati non sono stati da tutti accettati. Al momento in cui si manifestò l'esi- genza di conservare, custodire e scambia- re beni. si evidenziò la responsabilità in- dividuale dei gestori nei confronti della comunità con l'invenzione del sigillo. L'u- so del sigillo come testimonianza e garan- zia di responsabilità personali in opera- zioni contabili soddisfece l'esigenza pri- maria del controllo e dell'inventario dei prodotti immagazzinati. I segni, prima plastici e poi grafici, di valore convenzio- nale, rappresentarono l'elemento indi- spensabile per la memorizzazione delle differenti operazioni contabili. A questo punto. forse ancora prima del IV millennio a.C., la struttura economica è già formata ed è completa nelle sue articolazioni funzionali. Anzi, la sua ma- turità fa supporre che nei millenni prece- denti, in parallelo con l'utilizzazione dei contatori plastici, si sia svolto un graduale processo di perfezionamento delle tecni- che amministrative. Il sistema di rappresentazione grafica si formò così sotto la spinta della necessità di registrare e numerare le merci, per un controllo amministrativo dei loro movi- menti, razionale e rigoroso. T a testimonianza archeologica dell'esi- stenza nelle antiche civiltà di organiz- zazioni economiche con registrazioni, controlli e inventari. ci viene da singolari oggetti denominati «cretule», nuclei di argilla pressati su oggetti e quindi bollati con sigilli. Questi nuclei di creta possono essere paragonati, né più né meno, ai nostri sigil- li di ceralacca. La loro funzione primaria di garanzia è del tutto analoga: erano usa- ti per sigillare contenitori, porte di ma- gazzino, tesori, depositi di merci e ogni altro oggetto o manufatto per il quale fos- se richiesta una garanzia contro l'infra- zione dolosa. Le cretule avevano poi una seconda funzione, altrettanto importante, di carattere contabile e amministrativo, che le trasforma in documenti veri e pro- pri, intesi anche in senso giuridico. Esse erano testimonianze dirette delle opera- zioni amministrative compiute dai titolari del sigillo e di conseguenza, dopo la rimo- zione dal supporto, venivano conservate in archivio come documenti contabili. La mia prima ricerca sistematica su questi argomenti ebbe inizio con il fortu- nato rinvenimento nel 1955 a Festòs (Creta) delle cretule appartenenti ai magazzini del primo palazzo nel periodo medio minoico IIb (intorno al 1700 a.C.). Lo scopritore Doro Levi, allora direttore della Scuola archeologica italiana di Ate- ne, si occupò in particolare delle raffigu- razioni delle impronte dei sigilli e affidò a me lo studio dell'utilizzazione pratica del- le cretule. Per lo stato di conservazione eccellente e per il loro numero (oltre 6500 pezzi), queste cretule offrirono un materiale di studio tanto esauriente da permettere di raggiungere conclusioni nuove e impre- vedibili. Mediante il calco del retro (che aveva conservato in negativo parte della forma dell'oggetto sigillato), fu possibile stabilire, con nostra grande sorpresa, che la maggioranza delle cretule di Festòs aveva sigillato soltanto 16 oggetti, mentre i sigilli impressi presentavano oltre 300 disegni diversi. In particolare fu subito chiaro che gli oggetti più frequentemente sigillati appartenevano a sistemi di chiu- sura: pomelli e chiavistelli, soprattutto, seguiti da recipienti di varia natura. La novità più interessante scaturita dal semplice procedimento tecnico del calco del retro delle cretule è stata la individua- zione delle forme di pomelli e cavicchi con spire di corda che, ripetutamente e successivamente, erano stati sigillati con nuclei d'argilla. La reiterazione del sigillo apposto sempre sugli stessi pomelli era un fatto curioso, e ci impegnammo a studiare più a fondo la cosa. Dall'aspetto delle cretule deformate durante la loro rimozione, mentre ancora si trovavano allo stato pla- stico, si poté dedurre che la loro applica- zione sullo stesso pomello si succedeva a brevissimi intervalli di tempo, cioè prima che il nucleo di argilla fosse essiccato. Il quadro che ci si presentava era quello di una intensa attività, con operazioni che si susseguivano entro le 24 ore (il tempo di essiccazione del nucleo di argilla varia in funzione sia del grado di umidità del ma- teriale, sia dei fattori climatici). Il passo successivo nella nostra ricerca, cioè l'in- dividuazione della funzione dei pomelli sigillati, fu agevolato dall'esistenza di oggetti egiziani giunti a noi in perfetto stato di conservazione, come cofani, cas- sette e soprattutto porte con pomelli. In particolare il telaio della porta di Deir el-Medineh, conservato al Museo egizio di Torino, ci ha indicato dove fosse situato il pomello: era infisso su uno stipite, di solito quello di sinistra, e non sul pannello della porta, quando questa aveva una sola anta. In altri casi, con porte a due ante, una coppia di pomelli era infissa al centro sui due battenti. L'uso del pomello era già stato rivelato dall'impronta conservata sul retro delle cretule, che presentava tracce, anche, del- le spire di una corda. In pratica il sigillo di garanzia sul pomello funzionava in questo modo: la corda (assicurata direttamente alla porta che si intendeva sigillare oppu- re al chiavistello che, con un semplice si- stema molto ingegnoso, si faceva scorrere a b cídiej !s'H I i imjniolpl q Ir Is i t 1u 745 705 _ 775 862 871 789 M 695 I 772 1 756 749 870 792 690 Il 809 734 795 E 851 flEl 796 813 748 I 759 774 —fili III 729 896 -E 769 816 881 758 845 a 798— I 995 E 987 I 791 a 782 I 781 111 722 E 875 925 723 / 874 I 865 776— I 741— li 725 _CI- - I 730 831 —___ 780 ii I 833— ' I 883 I 861_ E 765 iii 766 I _ 727 I 879 —1— 891 746 -- 713 — 983 I 942 _ a 771 i iii a 738 715 742 710 698 1 735 _ 788 719 835 _ 984 778 847 784 897 777 877 739 790 880 751 860 850 689 I I 692 ili 721 a L'ascissa del diagramma rappresenta gli og- getti sigillati dalle cretule di Festòs (Creta), l'ordinata i sigilli con differente disegno: la maggioranza dei sigilli ha bollato cretule poste su pomelli o cavicchi di porte e su chiavistelli. L'archeologia dei sistemi economici Già nel quarto millennio in Asia e in Africa le esigenze amministrative erano così avanzate da stimolare mezzi di espressione grafica e strumenti burocratici di controllo di Enrica Fiandra manovrando la corda dall'esterno) veniva ripetutamente avvolta sul pomello, infis- so nello stipite o direttamente nel muro a lato della porta. Non era necessario alcun nodo, poiché il nucleo d'argilla accurata- mente pressato sulle spire della corda impediva che questa si allentasse; la su- perficie esterna della cretula veniva poi bollata con il sigillo di chi si era assunto la responsabilità di aprire e richiudere la porta del vano sotto controllo. Il primo passo fu dunque quello di defi- nire il procedimento di applicazione delle cretule sui pomelli di porte o sui cavicchi infissi nel muro a lato di esse. Si accertò che il sistema di porre sotto sigillo deter- minati vani era tanto elementare da far supporre che la sua semplicità fosse legata all'esigenza di accelerare al massimo l'o- perazione di apertura e chiusura degli ambienti sigillati. Come si è visto, serrare il chiavistello dall'esterno, mediante il semplice avvolgimento sul pomello della corda tesa, e riaprirlo con l'operazione inversa erano atti immediati. Il sigillo, poi, era posto anche su ogni contenitore all'interno dei depositi sigilla- ti. In essi erano stivati merci e manufatti di diversa natura. A mano a mano che venivano tolte dai loro supporti, le cretule erano conservate, almeno per un deter- minato periodo: di conseguenza doveva- no rivestire un valore amministrativo di- verso dalla semplice garanzia contro le effrazioni. In conclusione le cretule di Festòs, per il loro numero e per la perfetta conserva- zione, offrirono una risposta a quasi tutti i quesiti: quelle deformate durante la loro rimozione confermarono che le opera- zioni di apertura e chiusura erano fre- quenti e si ripetevano più volte al giorno; le condizioni del loro ritrovamento dimo- strarono che esse erano state prima radu- nate e poi buttate tutte insieme tra i detriti in un vespaio di pavimento. 102 103

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Particolare dell'intelaiatura di porta da Deir el Medineh, con l'intaglio nel quale si inseriva aincastro il pomello ligneo. Il telaio, esposto nel Museo egizio di Torino con il pomello inserito,ha fornito la prova che le cretule con impronte di pomelli erano poste a garanzia di chiusuradelle porte. Le cretule trovate a Creta e negli scavi orientali avevano fornito la forma dei po-melli, ma non la loro posizione. Il telaio, che è intagliato e dipinto, reca i cartelli di Ramesse II.

'esigenza di tenere una contabilità sol-lecitò già in tempi antichissimi laformazione di elementi plastico-

-volumetrici ai quali affidare la rappre-sentazione concreta e durevole delle ope-razioni contabili. La necessità di trasmet-tere anche a distanza i dati promosse latrasposizione grafica del loro valore e si-gnificato. Gli studi originali su questoargomento sono stati condotti da DeniseSchmandt-Besserat dell'Università delTexas a Austin (si veda l'articolo Gliantecedenti della scrittura di DeniseSchmandt-Besserat, in «Le Scienze», n.120, agosto 1978) anche se, per il mo-mento, i suoi risultati non sono stati datutti accettati.

Al momento in cui si manifestò l'esi-genza di conservare, custodire e scambia-re beni. si evidenziò la responsabilità in-dividuale dei gestori nei confronti dellacomunità con l'invenzione del sigillo. L'u-so del sigillo come testimonianza e garan-zia di responsabilità personali in opera-zioni contabili soddisfece l'esigenza pri-maria del controllo e dell'inventario deiprodotti immagazzinati. I segni, primaplastici e poi grafici, di valore convenzio-nale, rappresentarono l'elemento indi-spensabile per la memorizzazione delledifferenti operazioni contabili.

A questo punto. forse ancora prima delIV millennio a.C., la struttura economicaè già formata ed è completa nelle suearticolazioni funzionali. Anzi, la sua ma-turità fa supporre che nei millenni prece-denti, in parallelo con l'utilizzazione deicontatori plastici, si sia svolto un gradualeprocesso di perfezionamento delle tecni-che amministrative.

Il sistema di rappresentazione grafica siformò così sotto la spinta della necessitàdi registrare e numerare le merci, per uncontrollo amministrativo dei loro movi-menti, razionale e rigoroso.

T a testimonianza archeologica dell'esi-stenza nelle antiche civiltà di organiz-

zazioni economiche con registrazioni,

controlli e inventari. ci viene da singolarioggetti denominati «cretule», nuclei diargilla pressati su oggetti e quindi bollaticon sigilli.

Questi nuclei di creta possono essereparagonati, né più né meno, ai nostri sigil-li di ceralacca. La loro funzione primariadi garanzia è del tutto analoga: erano usa-ti per sigillare contenitori, porte di ma-gazzino, tesori, depositi di merci e ognialtro oggetto o manufatto per il quale fos-se richiesta una garanzia contro l'infra-zione dolosa. Le cretule avevano poi unaseconda funzione, altrettanto importante,di carattere contabile e amministrativo,che le trasforma in documenti veri e pro-pri, intesi anche in senso giuridico. Esseerano testimonianze dirette delle opera-zioni amministrative compiute dai titolaridel sigillo e di conseguenza, dopo la rimo-zione dal supporto, venivano conservatein archivio come documenti contabili.

La mia prima ricerca sistematica suquesti argomenti ebbe inizio con il fortu-nato rinvenimento nel 1955 a Festòs(Creta) delle cretule appartenenti aimagazzini del primo palazzo nel periodomedio minoico IIb (intorno al 1700 a.C.).Lo scopritore Doro Levi, allora direttoredella Scuola archeologica italiana di Ate-ne, si occupò in particolare delle raffigu-razioni delle impronte dei sigilli e affidò ame lo studio dell'utilizzazione pratica del-le cretule.

Per lo stato di conservazione eccellentee per il loro numero (oltre 6500 pezzi),queste cretule offrirono un materiale distudio tanto esauriente da permettere diraggiungere conclusioni nuove e impre-vedibili. Mediante il calco del retro (cheaveva conservato in negativo parte dellaforma dell'oggetto sigillato), fu possibilestabilire, con nostra grande sorpresa, chela maggioranza delle cretule di Festòsaveva sigillato soltanto 16 oggetti, mentrei sigilli impressi presentavano oltre 300disegni diversi. In particolare fu subitochiaro che gli oggetti più frequentementesigillati appartenevano a sistemi di chiu-

sura: pomelli e chiavistelli, soprattutto,seguiti da recipienti di varia natura.

La novità più interessante scaturita dalsemplice procedimento tecnico del calcodel retro delle cretule è stata la individua-zione delle forme di pomelli e cavicchicon spire di corda che, ripetutamente esuccessivamente, erano stati sigillati connuclei d'argilla.

La reiterazione del sigillo appostosempre sugli stessi pomelli era un fattocurioso, e ci impegnammo a studiare più afondo la cosa. Dall'aspetto delle cretuledeformate durante la loro rimozione,mentre ancora si trovavano allo stato pla-stico, si poté dedurre che la loro applica-zione sullo stesso pomello si succedeva abrevissimi intervalli di tempo, cioè primache il nucleo di argilla fosse essiccato. Ilquadro che ci si presentava era quello diuna intensa attività, con operazioni che sisusseguivano entro le 24 ore (il tempo diessiccazione del nucleo di argilla varia infunzione sia del grado di umidità del ma-teriale, sia dei fattori climatici). Il passosuccessivo nella nostra ricerca, cioè l'in-dividuazione della funzione dei pomellisigillati, fu agevolato dall'esistenza dioggetti egiziani giunti a noi in perfettostato di conservazione, come cofani, cas-sette e soprattutto porte con pomelli. Inparticolare il telaio della porta di Deirel-Medineh, conservato al Museo egiziodi Torino, ci ha indicato dove fosse situatoil pomello: era infisso su uno stipite, disolito quello di sinistra, e non sul pannellodella porta, quando questa aveva una solaanta. In altri casi, con porte a due ante,una coppia di pomelli era infissa al centrosui due battenti.

L'uso del pomello era già stato rivelatodall'impronta conservata sul retro dellecretule, che presentava tracce, anche, del-le spire di una corda. In pratica il sigillo digaranzia sul pomello funzionava in questomodo: la corda (assicurata direttamentealla porta che si intendeva sigillare oppu-re al chiavistello che, con un semplice si-stema molto ingegnoso, si faceva scorrere

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L'ascissa del diagramma rappresenta gli og-getti sigillati dalle cretule di Festòs (Creta),l'ordinata i sigilli con differente disegno: lamaggioranza dei sigilli ha bollato cretule postesu pomelli o cavicchi di porte e su chiavistelli.

L'archeologiadei sistemi economici

Già nel quarto millennio in Asia e in Africa le esigenzeamministrative erano così avanzate da stimolare mezzi diespressione grafica e strumenti burocratici di controllo

di Enrica Fiandra

manovrando la corda dall'esterno) venivaripetutamente avvolta sul pomello, infis-so nello stipite o direttamente nel muro alato della porta. Non era necessario alcunnodo, poiché il nucleo d'argilla accurata-mente pressato sulle spire della cordaimpediva che questa si allentasse; la su-perficie esterna della cretula veniva poibollata con il sigillo di chi si era assunto laresponsabilità di aprire e richiudere laporta del vano sotto controllo.

Il primo passo fu dunque quello di defi-nire il procedimento di applicazione dellecretule sui pomelli di porte o sui cavicchiinfissi nel muro a lato di esse. Si accertòche il sistema di porre sotto sigillo deter-minati vani era tanto elementare da farsupporre che la sua semplicità fosse legataall'esigenza di accelerare al massimo l'o-perazione di apertura e chiusura degliambienti sigillati. Come si è visto, serrareil chiavistello dall'esterno, mediante ilsemplice avvolgimento sul pomello della

corda tesa, e riaprirlo con l'operazioneinversa erano atti immediati.

Il sigillo, poi, era posto anche su ognicontenitore all'interno dei depositi sigilla-ti. In essi erano stivati merci e manufattidi diversa natura. A mano a mano chevenivano tolte dai loro supporti, le cretuleerano conservate, almeno per un deter-minato periodo: di conseguenza doveva-no rivestire un valore amministrativo di-verso dalla semplice garanzia contro leeffrazioni.

In conclusione le cretule di Festòs, peril loro numero e per la perfetta conserva-zione, offrirono una risposta a quasi tutti iquesiti: quelle deformate durante la lororimozione confermarono che le opera-zioni di apertura e chiusura erano fre-quenti e si ripetevano più volte al giorno;le condizioni del loro ritrovamento dimo-strarono che esse erano state prima radu-nate e poi buttate tutte insieme tra i detritiin un vespaio di pavimento.

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A mio avviso, a giudicare dal numero diquelle deformate, pari a oltre la metà deltotale rinvenuto, il loro impiego si esaurìnel termine massimo di un anno.

La quantità e la varietà dei sigilli impiega-ti per sigillare ripetutamente un esiguonumero di vani e di contenitori sono unindice dell'intensa attività di carattere bu-rocratico-amministrativo svolta nei ma-

gazzini all'interno del palazzo. Il numerodei sigilli poteva corrispondere ad altret-tanti funzionari, ma può darsi che alcuniavessero un diverso valore e fossero legatia differenti tipologie merceologiche.

Aquisite le prime importanti conclu-sioni, era indispensabile procedere a

una verifica per constatare se la evolu-

ta e complessa organizzazione burocrati-ca, che le cretule di Festòs lasciavano in-travedere, fosse un fatto isolato oppurefosse presente anche in altre contempo-ranee civiltà del Mediterraneo orientale.

Si ampliò così lo studio in collaborazio-ne con Piera Ferioli, archeologa dell'Uffi-cio centrale per i beni ambientali, archi-tettonici, archeologici, artistici e storici di

Roma, e la ricerca si estese ai complessi dicretule provenienti da scavi orientali siaremoti sia recenti. Iniziò così la cataloga-zione delle cretule conservate nei museieuropei, asiatici, e americani.

Pierre Amiet del Museo del Louvredimostrò tanto interesse per questa ricer-ca da permettere la catalogazione com-pleta e lo studio dell'uso di tutte le cretule

conservate nel Dipartimento delle anti-chità orientali da lui diretto. Nel 1971Giuseppe Tucci, presidente dell'IsMEO,affidava a me e a Piera Ferioli lo studiodelle cretule trovate a Shahr-i Sokhta nelSistan iraniano da Maurizio Tosi dell'Isti-tuto universitario orientale di Napoli.

La compilazione sistematica del cata-logo continuò per il gruppo di cretule rin-

venute negli scavi di Fara (Shuruppak) inIraq, conservate al museo di Istanbul, incollaborazione con Edibe Uzunoglu, con-servatore del Dipartimento orientale delMuseo archeologico di Istanbul.

Tra gli altri numerosi gruppi di cretulestudiate e catalogate in precedenza percampioni, si sono rivelate di particolareinteresse quelle scoperte nei forti nubiani.

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Un campione di disegni dei sigilli impressi sulle cretule di Festòs,suddivisi in base agli oggetti sigillati. I sigilli sono a stampo di tipo

geometrico e con figure umane o animali; i disegni non sembrano inrapporto diretto con l'oggetto sigillato. Vi è una stretta analogia stili-

stica con le impronte di sigillo coeve rinvenute da Sedat Alp dell'U- dei rapporti culturali tra Creta e l'Anatolia, conseguenza del fiorenteniversità di Ankara a Karah(iyiik (Konya) in Turchia: una conferma commercio Ira la Creta dei palazzi medio-minoici e il Vicino Oriente.

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Calchi del retro di cretule di Festòs poste su oggetti sigillati di vario tipo:pomelli e cavicchi infissi in telai o nel muro a lato delle porte (in basso a

sinistra; in alto a sinistra, prima fila), contenitori e imballaggi di mer-ci sotto controllo (in alto a sinistra, seconda e terza fila; a destra).

I disegni a sinistra e al centro rappresentano il medesimo pomello li-gneo inserito su una base d'appoggio sagomata, dello stesso materiale.!calchi appartengono a due delle 35 cretule di Festòs che erano statepressate sullo stesso pomello. Si è potuto così restituire l'immagine delpomello e della cornice lignea sulla quale era infisso. Sono molto evi-denti le tracce delle tarlature che avevano intaccato la superficie. Lacorda illustra invece come fosse attuata la chiusura di garanzia. Per

facilitare l'operazione di apertura e di chiusura, spesso ripetuta più di unavolta al giorno, non si facevano nodi, bensì si avvolgeva la corda in piùspire intorno al pomello e, al più, si fermava il capo terminale passandolosotto il tratto proveniente dalla porta. Il disegno a destra rappresenta ilcalco di una cretula piccolissima posta tra il coperchio di erbe intrec-ciate e l'orlo di una giara. Nonostante le dimensioni minuscole si puòavere un'idea della circonferenza del vaso e della natura del coperchio.

Le cretule del forte di Uronarti, scavatedalla Harvard-Boston Expedition tra il1928 e il 1930, appartengono tutte a unbreve periodo della XIII dinastia e sonoora conservate presso il Museum of FineArts di Boston. La lettura dell'improntadei sigilli ufficiali, recanti la scritta del ma-gazzino di appartenenza o del tesoro, fornìla prova certa del fatto che le cretule erano

state utilizzate per sigillare i pomelli delleporte dei magazzini e del tesoro del forte.

Fra gli altri gruppi di cretule via viaesaminati, vi furono, in Grecia, quelledi Lerna nel Peloponneso, di Mallia, diCnosso, di Myrtos a Creta; in Iran quelledi Susa e di Haft Teppeh; nei musei statalidi Berlino Est quelle di Uruk e Fara inIraq; nei musei di Londra e di Oxford

quelle di Ur, di Kish e di Brak in Iraq; inTurchia quelle di Konya, di Karahoyiik edi Bogazkoy, e molte altre ancora. Conimpronte di grandi pomelli e cavicchi diogni tipo, queste cretule illustrano am-piamente quanto fosse diffuso e comune illoro uso nell'ambito di movimenti di cari-co e scarico dei magazzini.

Passando in rassegna il materiale ar-

cheologico rinvenuto negli scavi di sitiremoti tra loro, da Creta e dal Peloponne-so in occidente, a Mundigak in Afghani-stan e a Lothal in India a oriente, a Togo-lok alla foce del Murgab nel deserto delKarakum in URSS a settentrione e allaNubia a meridione, si vede che le cretulesono presenti ovunque e che, di conse-guenza, l'uso dei sigilli in funzione ammi-nistrativa era largamente diffuso.

Le cretule adoperate sui pomelli hannofatto pensare alla possibilità di localizzarein pianta le porte chiuse .con sigillo e conesse gli ambienti che potevano essere si-gillati nell'ambito delle strutture architet-toniche coeve. In effetti è stato possibilestabilire quali fossero le destinazioni deinuclei sotto controllo: archivi, depositi,magazzini, tesori e quartieri riservati.

Si può così dedurre che il tipo di con-trollo economico prescelto era adeguato astrutture tendenti alla centralizzazioneper un più razionale controllo dei benianche in termini di ripartizione planime-trica delle aree. Questa corrispondenzatra funzioni centralizzate e distribuzionespaziale raggiungerà un perfetto equili-brio nella società palaziale del secondomillennio.

In precedenza i differenti nuclei dei

complessi architettonici di Shahr-i Sokh-ta, di Vasiliki e di Mirtos sembrano averavuto destinazioni e funzioni analoghe aquelle che in seguito si ritroveranno neidiversi settori destinati al medesimo usoamministrativo all'interno dei palazziorientali e minoici. Il passaggio dai nucleiisolati prepalaziali alla compatta strutturapalaziale è consistito nel coordinamento enell'unificazione funzionale in un unitarioorganismo architettonico dei vani desti-nati prevalentemente a usi amministrativie di deposito, nell'intento di migliorare lafunzionalità e l'utilizzazione degli spazi.

Più tardi, come ci attestano le tavoletted'archivio dei palazzi, questo tipo diamministrazione si evolve, si amplia, di-venta capillare per la trasformazione e lamoltiplicazione dei controlli e del numerodi funzionari; la contabilità è più metico-losa nel tentativo di contrastare il più pos-sibile gli abusi e le irregolarità ammini-strative. L'architettura si adegua a questaevoluzione amministrativa: nella compo-sizione distributiva si riflettono le esigen-ze di queste funzioni. Abbiamo così legrandi organizzazioni palaziali con carat-teristiche planimetriche analoghe in loca-lità anche molto distanti. Soltanto l'aspet-to architettonico formale muta in rappor-

to ai materiali costruttivi reperibili inloco. I più noti che hanno tra loro affinitàdistributive sono i palazzi di Mari, Ugarit,Hattusa e i palazzi minoici di Creta; traquesti in particolare il primo palazzo diFestòs, al cui archivio di cretule si deve lospunto per l'avvio della lunga ricerca sul-l'uso amministrativo di questi oggetti.

Questo tipo di organizzazione econo-mica legata a criteri di controllo, come giàsi è detto, non poteva prescindere da unsistema contabile espresso graficamente.L'esigenza della registrazione è all'origi-ne della rappresentazione convenzionalee simbolica incisa sull'argilla o su altrimateriali deperibili, pelli o legno, che sitrasforma man mano in una scrittura perla comunicazione attraverso segni di unnumero sempre maggiore di concetti. Lospirito del sistema è analogo all'artificiomesso in atto dagli incas con il complessodi elementi o nodi interdipendenti, de-nominato quipu, per i calcoli matematici eforse anche per narrazioni di avvenimen-ti. Nel nostro caso, in luogo di nodi e dicordicelle vi sono oggetti e tavolette consegni impressi di valore contabile conven-zionale ai quali a mano a mano si associa-no termini di utilità pratica: si tratta già di«scrittura».

Cretule provenienti da Lagash e da Kish, in Iraq, conservate al Museodel Louv re a Parigi. Recano tutte l'impronta del mercante Ur-Emush,vero ministro del commercio con l'estero, secondo l'interpretazione

di M. Lambert. Le cretule hanno permesso di dimostrare archeologi-camente come questo mercante avesse i suoi magazzini a Lagash einviasse le sue mercanzie, forse profumi e unguenti pregiati. a Kish.

Una cretula da Shahr-i Sokhtà. Nonostante l'apparente simmetria, il di-segno del sigillo è formato da un complesso di segni diversi, che si ritro-vano in altri sigilli, a formare nuovi disegni: è già una forma di scrittura.

Calco di cretula da Haft Teppeh in Iran, che rivela la forma di unpiccolo pomello probabilmente di pietra (in analogia con i pomellirinvenuti nello stesso scavo) sul quale è avvolta una stringa di cuoio.

106 107

Cofanetto appartenente al corredo della tomba di Kha, custodita nel Museo egizio di Torino, data-to al periodo dei regni di Amenophis II - Thutmosis IV - Amenophis III (1438-1370 a.C. circa).Un ingegnoso sistema di fori consente la chiusura con l'applicazione di un unico sigillo con carti-glio reale posto sulla corda avvolta intorno a due pomelli, uno sul coperchio e l'altro sulla parete.

Un naos dileguo stuccato da Deir el Medineh, conservato al Museo egizio di Torino, con por-ta a due ante su cui sono visibili i due pomelli che servivano a trattenere la corda a cui era appli-cata la cretula che garantiva la chiusura. La porta dei tabernacoli era aperta e risigillata ognigiorno, per lo svolgersi delle funzioni, che riguardavano tra l'altro l'abbigliamento delle statue.Controllo periodico per

confronto e inventario tracretule e testi a intervalliamministrativi

ARCHIVIO

Cretule eliminate

Chiusura del magazzino conapposizione di una nuovacretula sul pomello o cavicchiodopo la chiusura della porta

Le tavolette di Lagash (Telo) relative ai magazzini di orzo amministratida Addamu. funzionario dell'epoca della terza dinastia di Ur (2112-

-2004), hanno permesso di comprendere il funzionamento delle conse-gne di orzo e di ricostruire il meccanismo dell'operazione contabile.

TO studio diretto delle cretule ci ha per-messo di comprendere chiaramente

quale fosse il loro impiego pratico, ma daquesti oggetti non si ricavano informazio-ni sufficienti per precisare la responsabili-

Cretula sigillatatolta dal pomellodella porta

tà e i compiti di quanti usavano i sigilli, néper appurare il significato amministrativodei diversi disegni e motivi incisi sui sigillistessi. Per far luce su questi problemi, chevanno a toccare da vicino il tipo di società.

Tavoletta con la parola“ubati- (ha ricevuto) nel testodella registrazionedell'operazione.

con le sue caratteristiche consuetudinicommerciali e amministrative, si può ri-correre alle tavolette rinvenute nei diversiarchivi, a volte posteriori alle cretule piùantiche, ma non per questo meno utili:queste tavolette rispecchiano un sistemache si può considerare già completo ematuro nel IV millennio; anche se saràpoi perfezionato e a volte verrà burocrati-camente complicato con il trascorrere deltempo e con il mutare delle esigenzeamministrative.

Si presume che procedure degli atticontabili descritti nelle tavolette dei pa-lazzi veri e propri del II millennio sianosostanzialmente identiche a quelle pre-senti in strutture centralizzate del III mil-lennio e forse ancora precedenti. La pre-senza delle cretule in insediamenti del IVmillennio rivela infatti, già in epoca cosìantica, l'esistenza di attività e di movi-menti merceologici controllati.

È difficile ammettere l'esistenza di or-ganizzazioni burocratiche tanto comples-se da comportare l'uso compulsorio e ri-petitivo di sigilli e cretule, operazioni diversamenti e prelievi. impiego di funzio-nari di ogni livello, senza il supporto di unsistema anche elementare di registrazio-ne. Si deve pensare, per necessario effet-to, che fin dalle epoche più antiche, inpresenza di cretule di magazzino, esistes-se il modo di prendere indispensabiliannotazioni relative ai movimenti dellemerci e vi fosse anche la possibilità ditrasmettere a distanza queste informa-zioni. La risposta è stata data dagli studirisolutivi e convincenti della Schmandt--Besserat. Tenendo presenti questi risul-tati si deduce che negli esempi più antichi

Involucro con testo uguale aquello della tavoletta con laparola “kiib- (sigillo, cretula) alposto di ‹,àuba(i».

l'uso del sigillo in funzione amministrati-va è già legato a un sistema manifesto dicontabilità associata a concetti, anche senon ancora alla scrittura intesa nel suo piùcompleto significato di rappresentazionevisiva di suoni o idee.

per meglio indagare sugli elementi chehanno contribuito alla nascita della

scrittura in funzione contabile, senza fer-marci a lungo sui difficili problemi relativialle precise vie percorse durante la suaevoluzione, abbiamo ritenuto necessarioesaminare l'area geografica interessata inantico da uguale metodo di controllo eregistrazione dei beni convenientementeimmagazzinati per la loro conservazione eutilizzazione, in accordo con un tipo dieconomia centralizzata. Si ha così unacostante conferma che questo sistema eraadottato in presenza di un supporto mate-riale, plastico o grafico, che riproduce leoperazioni contabili eseguite da funzio-nari e mercanti.

Tra i gruppi di cretule di più recentescoperta che ci confermano come fosse invigore il controllo dei magazzini per mez-zo dei sigilli, si possono collocare quelle diShahr-i Sokhta. E qui nell'ottobre del1975 Maurizio Tosi ha trovato nella fase10 una tavoletta d'archivio con un'im-pressione di sigillo e ideogrammi proto--elamici, secondo l'interpretazione diPiero Meriggi dell'Università di Pavia. Lostesso contesto stratigrafico restituì unaventina di cretule con impronte di sigillo.

Così nella stessa epoca a Tepe Yaya inIran, nel periodo IV C (3400-3000 a.C.),è ancora più evidente l'uso del sigillo sucretule rinvenute da C.C. Lamberg-Kar-lovsky del Peabody Museum, in identicocontesto insieme con tavolette proto--elamiche che chiaramente sono di tipocontabile. Questi e molti altri esempi piùantichi, come a Susa, Uruk e Syalk, evi-denziano come il significato delle cretulenon possa essere completo senza l'inter-vento di un accorgimento mnemonico chepermetta di conservare e richiamare leoperazioni contabili.

La conservazione, per un periodo ditempo definito e limitato, delle cretuletolte dal loro supporto si deve attribuirealla necessità di effettuare operazioni dicontrollo, di verifica e di inventario cherichiedevano appunto il riscontro tra leregistrazioni scritte su tavolette e le cretu-le con l'impressione del sigillo, ripostecome vere e proprie ricevute firmate. Ecome tali, dopo i confronti periodici con idocumenti contabili definitivi, convalida-ta la loro autenticità ed esattezza, si ren-devano inutili e potevano essere gettate.Per questo spesso vengono ritrovate tra irifiuti in notevoli quantità, radunate perintervalli di tempo amministrativamentecorrispondenti.

La relazione tra le cretule e le registra-zioni d'archivio è dimostrata da alcunitesti amministrativi di Lagash (Tello) inIraq, dell'epoca della terza dinastia di Ur(2112-2004), ora conservati al Museoarcheologico di Istanbul, translitterati daGiovanni Pettinato dell'Università diRoma e tradotti dalla sua allieva Marina

Fransos. Si tratta di documenti che de-scrivono i prelievi di orzo dai magazziniaffidati a un alto funzionario, Addamu.Per le loro caratteristiche possono essereparagonati a documenti notarili e consi-stono in una tavoletta, contenente la de-scrizione essenziale di un prelievo con inominativi dei funzionari presenti, rac-chiusa in un involucro, del tutto simile auna busta, sul quale è descritta la stessaoperazione.

L'unica differenza nella stesura del te-sto, ed è questo che ci interessa, è rappre-sentata dalla parola «ricevuto» che vieneespressa in termini sumerici con.ubati neldocumento interno e con kis'ib in quelloesterno. Letteralmente le due parolehanno significati diversi: .tubati significa«ha ricevuto» e kikb significa «sigillo»,«impronta di sigillo». Nell'uso contempo-raneo e corrispondente dei due termini sinota che questa seconda parola viene usa-

Apertura del magazzino per prelievi o depositi

108

109

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LAGASHURUKLARSA

TELL EL OBEID

NA ADAABIDOS

DEIR EL MEDINA •

BUCHEN

URONARTI

SEMNA • KUMMA

KERMA

MAGAZZINO GA-NUN-SID A LAGASH PRELIEVI MENSILI DI ORZO

III MESEMAIALI

IV MESEOPERAI

V MESEOPERAI

VI MESEOPERAI

VII MESEMAIALI

VIII MESEOPERAI

X MESEOPERAI

1 1 1151 1/5

2 3/30115 3/30

1 1/52 2/5 3/30

11 215 3/30

415 3/30

2 215 3/30 2/5 3/30 2

1 2 2/5 3/30 3 215 3/30

2 215 6 3/30 3 2/5 2/5 3/30 2 14 2/5

TOTALE GUR 17 415 3/30

kg 172 kg 344 kg 516

kg 454,68 kg 1155,645 kg 644,13 kg 94,725 kg 378,90 kg 2728

TOTALE (CHILOGRAMMI) 3244

VOLUME (METRI CUBI) 4,29

ta con il significato indiretto legato all'a-zione di ritirare la merce: la persona cheha ritirato l'orzo ha anche apposto simul-taneamente il proprio sigillo sulla cretula.

Questo caso evidenzia l'uso della cretu-la in concomitanza con le operazioni diprelievo o versamento, che viene richia-mata nel testo come prova dell'avvenutaoperazione. Il documento redatto e fir-mato dallo scriba in veste di «notaio»poteva anche essere falsificato, sostituitoo erratamente redatto, ma l'autenticitàdella cretula apposta da chi aveva effet-tuato il prelievo era garantita dall'impres-sione del sigillo e soprattutto comprovaval'avvenuto prelievo anche in caso di con-testazioni o di richieste reiterate per unaoperazione già avvenuta.

Dal testo degli involucri e delle tavolet-te concernenti registrazioni di pre-

lievi, con particolare riguardo al gruppodel funzionario Addamu, si possono trar-re informazioni sul numero di personecoinvolte nell'estrazione di merci daimagazzini, sulle diverse funzioni e carichedei partecipanti all'operazione di prelie-vo, sul grado di responsabilità ammini-strativa, sulla frequenza dei movimenti esui quantitativi di merce prelevata.

I due magazzini nominati nelle tavolet-te contengono orzo per l'alimentazione eper mangime, ma anche cuoio e tessili. Imagazzini sono utilizzati in comune e con-tengono diverse qualità di prodotti e

manufatti e i diversi funzionari responsa-bili delle merci hanno accesso a essi,ognuno per quanto riguarda il propriosettore mercantile. I funzionari che hannoin carico le merci immagminate sonocertamente di grado elevato nella scalagerarchica e hanno in consegna soltantouno o pochi generi di merci; il settore dicompetenza è perciò limitato, non nellaquantità, ma nel genere.

Addamu era un funzionario che si oc-cupava dell'orzo, sia come alimento uma-no sia come mangime, ed era sempre pre-sente alle consegne di orzo prelevato daidiversi magazzini di Lagash sotto la suaresponsabilità. Altri suoi colleghi eranoAkalla, che si occupava della distribuzio-ne della birra. Diku che si occupava dellefarine. LuigiAa- ga e Ur-d galima, che sioccupavano di orzo e foraggi. Questi fun-zionari potevano disporre, in tutti i depo-siti o magazzini di Lagash, di un propriosettore per lo stoccaggio e il movimentodel tipo di prodotto da loro gestito. I con-trollori avevano invece incarichi fissipresso un unico magazzino ed erano aloro volta addetti a un settore di mercinell'ambito del magazzino stesso.

La carica di controllore era in ogni casoimportante e implicava una professionali-tà tale da essere valutata anche sul pianodella fiducia. Infatti il funzionario Adda-mu, che per due volte non è presente allaconsegna dell'orzo, si fa sostituire dalcontrollore Urbaba.

Il sorvegliante era un funzionarioesterno al magazzino ed era responsabiledegli operai che lavoravano sotto la suasorveglianza non solo sul luogo stesso dellavoro, ma anche per quanto attiene alprelievo e alla distribuzione della loropaga. In alcuni documenti, in luogo delladizione «ha ritirato» oppure «sigillo», sitrova «il sorvegliante è...». Ciò significache il sorvegliante ritirava la merce per ipropri operai e si rendeva garante sia del-le quantità prelevate, con l'apposizionedel proprio sigillo, sia ovviamente delladistribuzione delle razioni.

In genere chi ritirava l'orzo era il sorve-gliante che spesso fungeva anche da scri-ba; di conseguenza metteva il sigillo siasui contenitori sigillati sia sulla tavoletta osull'involucro. Dal contenuto di un testosi può dedurre che, quando un funziona-rio ritirava l'orzo per conto di un'altrapersona. ad apporre il sigillo sul conteni-tore era lo scriba, che così diventava ga-rante dell'operazione reale di prelievooltre che della fedele trascrizione dell'o-perazione stessa sulla tavoletta. I docu-menti ci segnalano anche l'esistenza diuna carica di «portiere» per ogni magaz-zino. Certamente anche questi funzionarierano presenti all'apertura e chiusura deidepositi sotto sigillo per il movimento del-le merci. Anche l'intendente era un fun-zionario spesso presente ai prelievi, ma lasua precisa funzione è meno definibile.

Una particolare attenzione deve essere

volta alla figura dello scriba. Come si è giàvisto si tratta di un funzionario che puòrivestire diverse cariche di responsabilità:nel momento in cui compie l'atto ufficialedell'avvenuta operazione di consegna chesarà depositato in archivio, non si confi-gura soltanto e semplicemente come loscrivano redattore del testo, ma soprat-tutto come segretario-notaio responsabi-le della regolarità dell'operazione checonferisce all'atto pubblica fede.

Ilato più avvincente e anche più sor-

-1 prendente dell'indagine sull'uso dellecretule è rappresentato dal fatto chel'immagine di un oggetto scomparso, con-servata sul retro delle cretule in negativoe solo parzialmente, per la limitata super-ficie coperta dall'argilla, abbia permessodi indagare sui sistemi amministrativi econtabili dell'antichità e anche di colle-garli con le planimetrie dei palazzi e deicomplessi architettonici che riproduconoe materializzano, nel carattere distributi-vo degli ambienti, le esigenze amministra-tive per le quali sono stati progettati.

La distribuzione geografica su un'areavastissima e la durata nel tempo, dal IV alI millennio, di questo rigoroso sistema dicontabilità, di controllo e di garanzia, cifanno pensare che in tutti i paesi compresinell'area di diffusione esso potesse ade-guarsi a ogni tipo di amministrazione cen-tralizzata, in armonia con le diverse orga-nizzazioni politiche presenti.

L'ampliamento della ricerca in connes-sione con il contenuto dei testi economicid'archivio permetterà indagini sul condi-zionamento dei criteri di distribuzione incampo architettonico, sul suo riflesso nelterritorio di produzione, sulle relazionicommerciali, sul numero e sulle mansionidei funzionari titolari dei sigilli e respon-sabili dei diversi settori, sugli scambi e suicommerci nell'antichità con l'ausilio dielementi anche marginali quali l'esame eil confronto delle impronte digitali sul-l'argilla per stabilire quali cretule sianostate apposte dalla stessa persona indi-pendentemente dal disegno del sigillo, o ilriconoscimento delle materie impiegatecome contenitori, di notevole interessemerceologico (filati, tessuti, pellame efibre vegetali) attraverso il loro aspettoimpresso sul retro delle cretule.

L'importanza delle fragili e indistrutti-bili cretule, un tempo apprezzate e studia-te prevalentemente con finalità di ricercastorico-artistica sulla glittica e per l'ico-nografia delle impronte dei sigilli che esserecavano, ha reso gli archeologi più atten-ti e interessati nel cogliere il loro significa-to più vasto nel campo dell'economia an-tica. Ciò ha fruttato importanti conside-razioni sulle cretule rinvenute recente-mente in contesti di valore eccezionaleper l'epoca e per la posizione geografica,tra i quali Arslantepe (Malatya) in Tur-chia, ove con le strutture palaziali più an-tiche sono state rinvenute nel corso delle

campagne di scavo del 1979 e 1980 daSalvatore Puglisi e da Alba Palmieri del-l'Università di Roma oltre 5000 cretule eNaqada in Egitto con esemplari prove-nienti da contenitori e cavicchi, trovatenel 1979 dalla Missione archeologica ita-liana dell'Istituto universitario orientaledi Napoli.

A queste si devono aggiungere le cretu-le di Ebla, che permetteranno sviluppiconsistenti per una più approfonditacomprensione delle funzioni di questioggetti, anche alla luce dei testi trovati neiricchissimi archivi del palazzo. Le cretuledi Ebla, per la posizione geografica delrinvenimento, saranno preziose per stabi-lire quali contatti e quali influenze abbia-no potuto filtrare nei rapporti tra l'areaorientale mesopotamica e quella occiden-tale del Peloponneso e di Creta. Le cretu-le dell'altopiano anatolico, tra le quali ilgruppo più importante è rappresentato daquelle di Arslantepe, manifestano il pun-to di incontro tra le civiltà occidentali equelle orientali di pari livello alla fine delIV millennio.

Come si è detto l'uso del sigillo ha inizioin epoche molto antiche e forse i ri-

trovamenti futuri, e soprattutto l'attentoesame dei reperti già noti, ma non ancoracollocati nella loro corretta funzione, fa-ranno estendere nel tempo questo mododi dare espressione formale e tangibile auna responsabilità civile e sociale. Sarà

Le tavolette dell'archivio di Addamu ci informano che i magazzinicomprendevano diversi settori merceologici. Addamu era uno dei fun-zionari responsabili della distribuzione dell'orzo e si serviva di alcunisettori compresi nei magazzini di Lagash. Nella tabella è illustrata

l'attività di prelievo di orzo per operai e maiali, dal magazzino de-nominato ga-nun-SID. L'unità di misura, il gur, era divisa in 300 sila;un gur corrispondeva a circa 189,450 chilogrammi di orzo per ali-mentazione umana e a circa 172 chilogrammi di orzo per animali.

La distribuzione geografica del sistema amministrativo centralizzato inuso a partire dal IV millennio si estende dall'Unione Sovietica meridio-nale a nord alle regioni nubiane a sud, dalla valle dell'Indo a estall'Egeo a ovest. I confini non sono definitivi: nella cartina sono indica-

te le località finora esaminate, dove gli scavi hanno rivelato la presenzadi cretule con impronta di sigillo, usate in funzione amministrativa eaventi valore di «scritture concomitanti», secondo la definizione degliomologhi documenti di rilevazione adottati nella ragioneria odierna.

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Uso e impiego delle cretuleDistribuzione geografica dellecretule e dei sigilli, viaggie rapporti commerciali

Individuazione dei periodi diarchiviazione a scopo contabiledocumentario e significato delsigillo in rapporto all'oggettosigillato

Individuazione delle classi dicontenitori utilizzati

Documentazionescritta:archivistica

Tipologie merceologiche

Merci in deposito,merci in movimento

Individuazione delle diversefunzioni, responsabilità,classi burocratichee tipologie di controlli.Analisi dei quadri funzionali

Ubicazione dei depositi dei benipermanenti, temporanei,di consumo e di ridistribuzione

Analisi di ogni ritrovamento di cretule

Governo dei beni e loro utilizzazione; riflessi sullastoria economica antica nelle diverse località edepoche con particolare riferimento agli strumentiutilizzati di cui esiste la concreta testimonianza:ragioneria. contabilità, archiviazione

Alla Sixth International Conference of South Asian Archaeologists,tenutasi a Cambridge nel 1981, è stata presentata una proposta, quischematizzata, di ricerca sistematica sull'uso delle cretule in funzioneamministrativa che è ora in corso di espletamento. Partendo da unaanalisi bibliografica e da una ricognizione diretta di ogni ritro3, amen-

to di cretule si giunge alla definizione delle strutture burocratiche eamministrative che hanno sorretto l'economia antica. Successivamen-te si procede allo studio dell'influenza che hanno esercitato in gene-rale sulla civiltà e, in particolare. sulle manifestazioni architettonichecoeve, le quali rappresentano la loro trasposizione in forme concrete.

poi possibile, su un altro piano, verificarecome attraverso le epoche è variato il va-lore del sigillo, pur nella coscienza del suosignificato di garanzia, che è rimasto finoai nostri giorni.

Erodoto ci informa che ogni babilonesedella sua epoca portava un anello con si-gillo. Non ci deve affatto stupire che l'usodel sigillo nel paese dove fu inventato fos-se ancora così diffuso nel corso del V seco-lo a.C. L'uso amministrativo del sigillo èdel resto tuttora presente in molti paesi edè abbastanza sorprendente assistere, fa-cendo la fila allo sportello di una banca inLibia, all'apposizione di un sigillo ad anel-lo, ufficialmente riconosciuto e accettato,su un moderno assegno bancario. Né sideve considerare questo atto come unsegno di arretratezza, tutt'altro: l'assegnoè stato bollato come lo furono i documen-ti d'argilla negli archivi orientali. È il se-gno civile del permanere di una consue-tudine amministrativa praticata ininter-rottamente per millenni e legata al valoregiuridico insito nel sigillo personale rego-larmente registrato.

Il diritto al sigillo era regolato in anticoda precise e severe norme che ne decreta-

vano l'attribuzione. Del resto le leggi ita-liane per essere inserite nella raccolta uf-ficiale dello Stato devono recare il vistodel ministro Guardasigilli a garanzia del-l'autenticità del testo e del sigillo delloStato apposto dal ministro proponente.Un altro esempio del perdurare immutatoai giorni nostri dell'uso del sigillo e dellaconsuetudine all'apposizione quotidianadelle cretule ci è proposto dai nuclei diplastilina sigillati dai funzionari respon-sabili dell'apertura e della chiusura dellesale del moderno Museo archeologico diAdana in Turchia. Al momento dell'aper-tura viene controllata l'integrità del sigilloufficiale apposto sulla plastilina dopo lachiusura del giorno precedente. L'opera-zione richiama quella adottata in epocaittita per le porte della città di Hattusa.Tale procedura era affidata, con istruzio-ni reali che descrivevano meticolosamen-te le norme di sicurezza da seguire. a fun-zionari di rango elevato, denominati inneoittita HAZAN(N)U, secondo l'inter-pretazione di F. Daddi Pecchioli dell'U-niversità di Firenze.

Anche l'uso della chiusura dei vasi conle cretule è ancora diffuso in molti paesi:

ad Aslantepe in Turchia i contenitori tra-dizionali di terracotta e altri di plasticacon la stessa forma sono sigillati come inantico, con una stoffa tesa sull'orlo deivasi, poi ricoperta da un grosso nucleo diargilla fresca. In tal modo nei recipientiimmersi in acqua corrente si conservano ilburro, il formaggio bianco fresco e altriprodotti altrimenti deperibili.

Atermine delle argomentazioni finoraesposte. appare non del tutto illogico

che anche nell'antichità il «progresso».manifestatosi con l'invenzione delle regi-strazioni scritte a supporto di operazionidi movimento di merci e con la distribu-zione dei livelli di responsabilità dellafunzione, espressa con marchi personalicome i sigilli, sia stato sollecitato e spintodall'interesse economico che, per il suoorganico sviluppo, richiedeva espressionigrafiche di contabilità. Forse, anche perquesto, l'argomento incuriosirà gli stu-diosi di problemi economici che vorrannoconoscere dove affondi le sue radici lastessa economia moderna nelle sue mani-festazioni burocratiche di contabilità e diragioneria.

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