Louis Godart-L'Invenzione Della Scrittura(1aparte)

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Louis Godart

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© '992 Giulio Einaudi editore s. p. a., Torino

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Indice

p. XIII Premessa

L'invenzione della scrittura

Introduzione. L'Egeo, crocevia di tre continenti

9 l. La scoperta del mondo egeo9 l. Schliemann

18 2. Evans30 3. Ventris

49 Il. I grandi vicini e le loro scritture49 l. L'Egitto e ]ean-François Champollion64 2. L'oriente cuneiforme78 3. L'Anatolia e gli ittiti

85 II!. L'origine della scrittura nell'Egeo86 l. I primi documenti amministrativi egei

112 2. La comparsa della scrittura in Mesopotamia e in Egitto

131 IV. La storia delle scritture egee133 l. La scrittura geroglifica147 2. La scrittura lineare A164 3. La lineare B195 4. Il disco di Festo203 5. Le scritture cipriote

211 v. L'Egeo e le civiltà del Mediterraneo

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222

226

l. Egei, siriani ed egiziani2. L'Egeo e l'occidente3. Le civiltà dell'Egeo e i loro modelli

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243 VI. Dai palazzi a Omero243 l. La fine dei regni micenei269 2. Il mondo delle tavolette e il mondo omerico

Elenco delle illustrazioni

VIII Indice

279 Bibliogra/ia

l. Vaso di Chamaizi proveniente dal Quartier Mu di Mallia con iscrizione in gero-glifico cretese, XVII! secolo a.c.Disegno di Godart.

II. Tavola per libagioni con scrittura lineare A proveniente dalla grotta del mon-te Diktè. .

IlI. Appunto di lavoro n. 15 di Michael Ventris.

rv. Griglia elaborata da Michael Ventris.

v. Tavoletta di Tirinto che registra corazze.

VI. Carta geografica del vicino oriente.

VII. Facsimile dell'iscrizione di Persepoli.

VIII. Carta geografica dell'Anatolia.

IX. I simboli sulle pintaderas neolitiche, IV e 111millennio a.c.

x. Cretule rinvenute nella Casa delle Tegole di Lerna, III millennio a.c.

Xl. Carta geografica dalla quale risulta l'estensione del sistema amministrativo ba-sato sull'utilizzo delle cretule d'argilla.

XII. Testo della tavoletta HT 117 di Haghia Triada, xv secolo a.c.Creta, Museo archeologico di Iraklion.

XIII. Carta geografica di Creta da cui risulta la diffusione dei vari tipi di documenti inlineare A.

XIV. Le iscrizioni vascolari di Cnosso e di Armenoi, XIII secolo a.c.Creta, Museo archeologico di Iraklion e Museo di Retimo.

XV. I 45 segni stampati nel disco di Festo.XVI. Facsimile della tavoletta scoperta da P. Dikaios a Enkomi nel 1955, risalente

al XVI secolo a.c.

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x Elenco delle illustrazioni

l. Disegno dei resti di Troia durante gli scavi di Schliemann.o. H. Schlicmann, llios, Leipzig 1881.

2. Sigillo in avorio nella scrittura detta di Arkhanès risalente al 2300 a.c. e rinvenu-to nella necropoli di Arkhanès,Creta, Museo archeologico di Iraklion,

3. La cittadella di Micene al bivio delle strade che portano verso Corinto.(Foto Godart).

4. Ingresso della cittadella di Micene con la porta detta dei leoni.(Foro Godart),

5. La tomba di Clitemnestra a Micene.

6. Il circolo delle tombe all'interno delle mura della cittadella di Micene.

7. Maschere d'oro dei re di Micene, XVI secolo a.c.Atene, Museo Nazionale.

8. Una delle stele funerarie di Micene con combattente sul carro, XVI secolo a.c.Atene, Museo Nazionale.

9. Diadema proveniente dalle tombe reali di Micene, XVI secolo a.c.Atene, Museo Nazionale.

io, Coppa d'oro proveniente dalle tombe reali di Micene, XVI secolo a.c.Atene, Museo Nazionale.

11. Entrata della cittadella di Tirinto.

12. Le casematte di Tirinto.

1J. Sigillo di presunta provenienza spartana portato da Greville Chester all'Ash-molean Museum di Oxford, xvru secolo a.c.O.(o,Ò, Ashmolean Museum. Disegno di A. J. Evans.

14. Sigillo a quattro facce con scrittura geroglifica cretese proveniente dall'isola diCreta.

L'. Ingresso sud del palazzo di Cnosso a Creta.

16. Due dei lati di una tavoletta in scrittura geroglifica rinvenuta nel palazzo diCnosso, XVlll secolo a.c.Creta, Museo archeologico di Iraklion. (Foro Judith Lange),

\7. Tavoletta in scrittura lineare A proveniente da Arkhanès, xv secolo a.c.Creta, Museo archeologico di Iraldion. (Foro judith Lange).

\8. Tavoletta in scrittura lineare B proveniente da Cnosso, XIV secolo a.c.Creta, Mu""o archeologico di lraklion.

19. Sala del trono del palazzo di Cnosso.

20. Focolare al centro della sala delle riunioni irnegaronì del palazzo di Nesrore aPUo.

21. Tavoletta Ca 895 di Cnosso, XIV secolo a.c.CRU. Mutco srcheologlco di Iruklion. Disegno di Godart,

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Elenco delle illustrazioni XI

22. Tavoletta Ag 88 di Cnosso, XIV secolo a.c.Creta, Museo archeologico di !raklion. Disegno di Godart.

23. La stele di Rosetta.

24. Cartiglio con il nome di Tolomeo sulla stele di Rosetta.

25. Cartiglio del faraone Tutankamon.26. L'insediamento protopalaziale di Apodoulou nella valle di Amari, XXI-XVlfl se-

colo a.c.

27. Magazzino del complesso protopalaziale di Apodoulou.

28. Il sito di Monastiraki, nella valle di Amari.

29. Sala d'archivio delle cretule di Monastiraki scoperta nel 1984.

30. Due esempi di cretule di Monastiraki, XVlll secolo a.c.Creta, Museo di Retimo.

31. Tavoletta PH u rinvenuta nello strato del primo palazzo di Festo, XVIII secoloa.c.Creta, Museo archeologico di lraklion. (Foto Judith Lange).

32. Tavoletta PH8, XVlIf secolo a.c.Creta. Museo archeologico di lraldion. (Foro Judith Lange).

33. Tavoletta PH7, XVIll secolo a.c.Creta, Museo archeologico di Iruklion. (roto J udith Lange),

34. Cretula d'argilla proveniente da Shahr-i Sokhtà, IV millennio a.c.

35. Tavoletta cunei forme a forma di cuscinetto proveniente dallo scavo di Ebla inSiria, III millennio a.c.Aleppo, Museo Nazionale.

36. La tavolozza di Narmer, 111 millennio a.c.Museo del Cairo.

37. Due sigilli orientali rinvenuti nel palazzo di Cadmo a Tebe, Il millennio a.c.Museo di Tebc.

38. Nodulo di Festo su cui è incisa l'iscrizione su-lei-ri-to, XVll secolo a.c.Creta, Museo archeologico di I rakJion.

39. Pithos di Haghia Triada con il derivato toponimico su-ki-ri-te-i-ja, xv secoloa.c.Creta, Museo archeologico di I raklion.

40. Tavoletta in lineare; B con il toponimo su-ki-ri-ta, XIV secolo a.c.Creta, Museo ar.cheologico di lraklion.

41. Nodulo in lineare A con contrassegni di scrittura e impronte di sigilli, xv secoloa.c.(1'1.:1<', Museo di L,I Cnncn.

42. Due dischetti in lineare A con gli ideogrammi del paniere e del tripode, xv seco-lo a.c.Creta. Museo di L~ Cunca.

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, In queste pagine tento di presentare e riassumere i principali pro-~lemi posti dalle scritture dell'antico Egeo. Poche materie sono sog-gette a revisioni e aggiornamenti continui come quelle legate alla let-tura e alla decifrazione delle scritture scomparse, perciò ho cercato diillustrare, con la maggiore chiarezza e prudenza possibili, gli orienta-menti effettivi della ricerca odierna in un campo che appare in co-stante evoluzione.

È per me un gradito dovere ringraziare quanti mi hanno aiutatonella redazione di queste pagine. Adele Franceschetti e Fabrizio Per-rone Capano hanno letto il manoscritto, criticandone la forma e ilcontenuto. Le osservazioni di questi due amici, eminenti cultori dellalingua italiana e ottimi conoscitori della storia dell' antico Egeo, mi so-no state preziosissime.

Jean -Pierre Olivier mi ha fornito i caratteri del geroglifico cretese,della lineare A e della lineare B riprodotti in queste pagine; inoltre,questo vecchio complice di tante battaglie, lettore di una prima stesu-ra in lingua francese, non mi ha risparmiato né critiche né apprezza-menti.

L'amico Gianni Cervetti ha recepito la mia proposta di consacrareun volume dei Saggi della Einaudi all'affascinante storia delle scrittu-re dell'antico Egeo. Infine, Paolo Fossati e Maria Perosino hanno cu-rato il volume per la stampa.

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XII Elenco delle illustrazioni

43. Tavoletta di La Canea con registrazioni di vino, olio (?) e bestiame, xv secoloa.c.Creta, Museo di La Canea.

44. Le case di Micene fuori dalle mura della cittadella.

45. Le case ai piedi dell'acropoli di Tirinto.

46. Tavolette in lineare B di Cnosso che registrano olio d'oliva, XIV secolo a.c.Creta, Museo di La Canea.

47. Tavoletta in lineare B proveniente da La Canea che registra offerte di miele de-stinate a Zeus e a Dioniso, XIII secolo a.c. .Creta, Museo di La Canea.

48. Tavolette di Cnosso, XIV secolo a.c.Creta, Museo archeologico di Irak.lion.

49. Tracce di cordicelle sul retro di alcune impronte di sigilli provenienti da La Ca-. nea, xv secolo a.c.Creta, Museo di La Canea.

50. Tavoletta C 902 di Cnosso.

51. Le due facce del disco di Festa e i relativi disegni.Creta, Museo archeologico di Irak.lion.

52. Il famoso rython di Cnosso in steatite e oro, xv secolo a.c.Creta, Museo archeologico di Iraklion.

53. Pomello di spada in oro proveniente da Mallia e raffigurante un acrobata.

54. Danzatrice dipinta in Egitto su un calcare risalente alla xvm dinastia.

55. Le paludi del Nilo e le oche selvatiche su un soffitto del palazzo reale di Akena-tono "\

56. La sfinge di MaIlia, XVIII secolo a.c.Creta, Museo archeologico di Iraklion.

57. Il tempietto rinvenuto a Monastiraki, XVIlI secolo a.c.Creta, Museo di Retimo.

Premessa

58. Il gatto di Monastiraki, XVIll secolo a.c.Creta, Museo di Rerirno.

59. Il gatta poggiato sulla testa della dea dei serpenti, XV! secolo a.c.Creta, Museo archeologico di Irak.lion.

60. Sigillo proveniente da Cnosso su cui è attestata l'associazione del gatto con i ser-penti, XVTII secolo a.c.Oxford, Ashmolean Museum.

61. I denyen sulla parete settentrionale del tempio di Ramsete III a Medinet Habou,inizio del XII secolo a.c.

62. Affreschi di Pila rappresentanti un combattimento tra soldati micenei e altripersonaggi che potrebbero essere invasori del regno di Nestore, XIII secolo a.c.Museo di Chora (Messenia),

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IntroduzioneL'Egeo, crocevia di fre continenti

In tutto 1'arco della storia, le civiltà la cui posizione geograficaapriva agli incontri con altri popoli hanno conosciuto un'evoluzioneRiti veloce di quelle condannate dalla natura a trovare solo in se stessele spinte e le ragioni del progresso e dello sviluppo.

Non è certo un caso se le prime città-stato nascono nella terra tra idue fiumi, la Mesopotamia. Il Tigri e 1'Eufrate costituivano le rotteideali e obbligate per chi dall' oriente e dal golfo Persico si spingevaverso occidente, nella speranza di scambiare materie prime con pro-90tti artigianali e beni di vario genere. Tanti popoli diversi hannopercorso le rive dei due fiumi scambiando idee ed esperienze e cosi leterre aperte e accoglienti della Mesopotamia sono diventate la culladella prima grande civiltà.

Un'altra civiltà, quella egiziana, nasceva e si sviluppava lungo le ri-ve di un altro fiume, il Nilo, che dal cuore dell' Africa porta al Medi-terraneo. Per migliaia di chilometri questa grande arteria consente al-le popolazioni pio diverse di mescolarsi, di allacciare alleanze e dicommerciare.

I fiumi della Mesopotamia e dell'Egitto, favorendo gli scambi e icontatti tra gli uomini, hanno consentito a queste due regioni di rag-giungere uno sviluppo avanzato mentre buona parte del resto delmondo viveva ancora ripiegata su se stessa.

L'Egeo, cosparso di innumerevoli isole e bagnato da un mare chetocca i lidi di tre continenti, ha, a sua volta? una posizione geograficainsostituibile.

Al posto dei fiumi, il mare e le isole, che accompagnano l'intrepi-do viaggiatore che si è lanciato sulle onde, rappresentano un perenneinvito all'avventura. Il marinaio non perde quasi mai di vista la terra

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L'Egeo, crocevia di tre continenti

re o eventualmente conquistare quello che la patria d'origine nonproduce. Non vi sono mai avventure senza ritorno nella mente deimarinai dell'Egeo. Colui che parte sa, o perlomeno spera, di tornare.

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~a storia d;Mci..gll..aSp.e!llll.oWadLch.e ritroviamo: a YQlte~HS2 ahti.nBRoJi. S929 @ss.enti,L'abitante dell'Egeo ha una base 7aquale parte e alla quale, sempre, vuole fare ritorno. I suoi viaggi versoil levante, l'Egitto o altri paesi sono tutti finalizzati agli scambi desti-nati a incrementare la qualità della vita nella madrepatria. Certo, perfacilitare il commercio si potrà favorire la nascita di colonie in terre,ontane, ma ueste ultime non saranno altro che scali commerciali de-stinati a accog iere le merci provenienti dalla metropoli e a favoritegli scambi con le popolazioni locali.

Nel I millennio a.c., ai tempi della colonizzazione greca, lo statod'animo di quelli che partivano era diverso. Il viaggio, allora, era con-siderato senza ritorno e il dramma dell'emigrante è stato ben riassun-to da Pitagora: «lasciando il tuo paese, distogli lo sguardo dai suoiconfini». Nell'Egeo del III e del II millennio a.C., nulla di tutto ciò: ilcontadino che s'imbarca su una nave non è povero; se parte è per di-ventare più ricco ancora e ha, comunque, l'intenzione di ritornare.

Il modo di vivere delle popolazioni dell'arcipelago, costituito daun perenne compromesso tra la vita del contadino e quella del mari-naio, spiega molto della cultura egea.

Nel loro peregrinare attraverso l'antico Mediterraneo, gli egeihanno imparato tecniche e arti nuove, si sono confrontati con culturee strutture politiche a loro estranee e inevitabilmente hanno adottato,in patria, usi e costumi visti e imparati dai loro interlocutori,.t!iaSfQ.&-

andoli tuttavia secondo la propria cultura e adattandoli ai I(ropritili e ~=Aasti un esempio: non v'è dubbio che l'arte della la-

vorazionecivasi di pietra sia stata insegnata agli egei da artisti e arti-giani egiziani. Infatti, alcuni tra i primi vasi di pietra cretesi che cono-sciamo, quelli rinvenuti nella necropoli di Mochlos, nella Creta orien-tale, sono chiaramente ispirati a vasi di pietra egiziani che provengo-no dal livello di fondazione del primo tempio di Biblo, sulla costa si-ro-palestinese. Tutto lascia supporre che alcuni marinai cretesi, fre-quentando Biblo, vi abbiano conosciuto degli artisti egizi ani e che daloro abbiano imparato a lavorare la pietra per fabbricare vasi. Or-

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4 Introduzione

ed è incoraggiato, dalla geografia stessa dell'Egeo, ad andare semprepiù lontano, verso orizzonti sempre nuovi.

All'interno dello stesso arcipelago, alcune isole pio di altre sonostate favorite dalla natura. Tra tutte Creta, con le sue pianure fertili, lesue montagne, il suo territorio esteso ricco d'acqua, vero e propriocrocevia tra l'Asia, l'Africa e l'Europa, era destinata a rivestire un ruo-lo da protagonista sulla scena del Mediterraneo orientale.

I popoli che si sono insediati nel corso dei millenni sulle rive del-l'Egeo e nelle isole dell' arcipelago, non appartengono tutti a una stes-sa matrice etnica, culturale o politica, come ad esempio gli egizi ani ogli assiri. Si tratta di popolazioni diverse che provengono da orizzontidiversi e parlano spesso lingue diverse.14~,aJLtçc,Q-lldizi9ll,a.e..alOOdn a:1.aPPa.ttenenza,auno~st~ienteJ!eg

- ~~_e,gna,.J)Lo.b.abi1m.en.t.e--'pjJLchealtrovecle.risnenize.civiltà.Jn[atti, chi vive sulle sponde dell'Egeo deve adottare lo stesso mo-

do di vivere, caratterizzato da un dwilice19pdamenta4Jegam.~ç.Ql.:amhieme

Il primo legame è con la terra ed è percettibile ancor oggi in alcuneisol~, come Creta. Il cretese è innanzi tutto un contadino. Ha la fortu-na di coltivare una terra fertile, di godere di un clima favorevole airaccolti dei cereali e delle olive e alla coltivazione della vigna.~c' ,

. , delle..comunità,.lJrjmitive-so~eu.ate.dal.la.v.!.yplza.aell~spe.cis_,l'abitante di Creta riesce facilmente ad assicurar-si la sussistenza e, appagato, può dedicarsi ad altre attività, tra cui i'commercio.

Il secondo legame che unisce gli egei all' ambiente è, ovviamente, ilmare. Le terre producono i beni necessari alla vita delle popolazioni ei raccolti superano i fabbisogni locali. Cosa fare con l'eccedenza digrano, olio, vino e spezie? Il mare fornisce la risposta: imbarcarsi perraggiungere altri paesi e proporvi i prodotti della madrepatria.

E cosi gli abitanti dell'Egeo, indipendentemente dalle loro origini,strutture sociali e politiche e credenze, hanno risposto in modo uni;voco alle sollecitazioni dell' ambiente, diventando contadini, allevato-ri e marinai.

Si tratta di persone ancorate a una terra da cui traggono la loro ric-chezza e che scelgono di avventurarsi sui mari per proporre, acquista-

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6 , IntroduzioneL'Egeo, crocevia di tre continenti 7

bene, dopo un avvio influenzato dall'insegnamento egiziano, l'artedella lavorazione della pietra si è sviluppata autonomamente in tuttala Creta minoica e le realizzazioni tecniche alle quali approdarono gliartisti minoici andarono ben oltre tutto quanto realizzato e inventatodai pur bravi maestri egiziani.

Gli egei hanno imparato molto dai contatti con gli altri popoli delMediterraneo, da quelli della costa siro-palestinese a quello egiziano,

~'l .. ,ma ikmp;tL .flJ.U]IUlls.eggamL:lltp c.stato..assfjdello.A.ofigi.ne..,Ad esempio, non è un caso che datanti anni si di-

scuta sull' ori ine dell' architetturà ulaziale cretese .er sa ere se lanianta delalazzo minoico sia is irata ad alcune realizzazioni de 'ar-chitettura alaziale orient e o sia, invece, una ura e sem lice inven-zione cretese. Se questo pro ema a suscitato e continua a suscitareaspri dibattiti, è senz' altro perché i modelli che possono aver ispiratoi cretesi sono talmente assorbiti e trasformati dalla loro cultura da ri-sultare di ben difficile individuazione.

Ipopoli dell'Egeo hanno quindi saputo, nell' arco dei millenni, farfruttare la loro terra e assicurarsi raccolti generosi, tali da consentire

.lo smercio, in tutto il Mediterraneo orientale, del surplus di una pro-duzione largamente eccedente rispetto ai fabbisogni locali. Cosi han-no potuto proporre ai loro interlocutori d'oltremare i cereali, l'olio, ilvino prodotti nella madrepatria e procurarsi le materie prime, soprat-tutto i metalli, di cui le terre dell'Egeo sono sempre' state parche.Viaggiando verso levante e verso l'Egitto, gli egei hanno potuto ac-quistare rame, stagno, oro, argento e altri beni preziosi come l'avorio

.o certe pietre pregiate destinate alla fabbricazione dei loro sigilli.Oltre al mare, che costituisce un perenne invito al viaggio, anche

la terra dell'Egeo, fertile ma povera in materie prime, spingeva i suoifigli verso lidi piu lontani. Non stupisce quindi che, sin dai tempi piuremoti, gli abitanti delle isole egee allacciassero rapporti commercialistretti con i popoli che si affacciano sul Mediterraneo, e questo spiegacome, sin dalr;i1ba della loro civiltà, abbiano accolto gli impulsi e isuggerimenti esterni per trasformarli e adattarli al proprio genio.

Questo volume vuol essere un invito a un viaggio tra le scritturedell' antico Egeo. L'intensità df:wpoottiJça.ip..oppJLtgci.e..le civiltÀ

diterramrimi strumenti amministrativi e i primi testi egei subi-

scono l'inTIUenzade1testi e ~gI1si:rumenti amministrativi utilizzatiprecedentemente dai popoli della Siria o dell'Egitto. -

Mi è parso perciò utile presentare, alla luce delle scoperte più re-centi..e in particolare di quelle fatte dalla missione archeologica chel'università di Napoli conduce in collaborazione con il ministero gre-co per i Beni culturali a Creta, una storia della comparsa e dello svi-luppo della scrittura nell'Egeo, confrontando i risultati dell' analisidel materiale cretese ed egeo con i dati che emergono dalle esperienzeorientali ed egiziane.

Certo. la como arsa deiEQitto e nell'E

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La storia di molte grandi scoperte archeologiche, nonché quella ditante decifrazioni di lingue antiche, si confonde con la storia di perso-naggi che, sin dall'infanzia, nutrivano una grande passione per i mi-steri del passato e gli enigmi posti dalle scritture scomparse.

La storia della scoperta del mondo egeo è segnata da tre grandi~olpi di scena provocati da tre uomini che rispondono certamente a

ueste caratteristiche. Percorrere le tappe delle vite di HeinrichSchliemann, lo scopritore di Troia, di Arthur Iohn Evans, il rivelatoredi Cnosso, e di Michael Ventris, il decifratore della lineare B, significaseguire delle piste segnate dalla passione e dall'entusiasmo.

1. Schliemann.

Le civiltà dell' antico Egeo erano scomparse senza lasciare tracciae l'unico indizio, per gli ellenisti e gli amanti delle cose del passatodella preistoria della Grecia e dell'Egeo era legato ai racconti degliautori antichi, in particolare al racconto omerico. Perciò, grande è ilmerito di chi, per primo, è riuscito a dischiudere le porte di questomondo misterioso e dimenticato.

L'artefice di questa impresa si chiamava Heinrich Schliemann.Nato il s gennaio ì822 a Neubukow nel Mecklembourg-Schwerin,

in Germania, Schliemann fu, sin dalla piu tenera età, attratto dalle fia-be e dai racconti leggendari che riguardavano la sua regione, come,ad esempio, la storia della bella fanciulla che a mezzanotte usciva dal-le profondità del vicino stagno con, nelle mani, una coppa d'oro; oancora quella del cavaliere maledetto che avrebbe sepolto la sua uni-

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I , rLa scoperta del mondo egeo10 Capitolo primo 11

mise a studiare il greco moderno. Dopo solo tre settimane, a quantonarra egli stesso, era in grado di capire e di parlare questa lingua tut-t'altro che facile. Dal greco moderno passò al greco antico e, sempre~econdo il suo racconto, dopo tre mesi erll in grado di tradurre gli au-tori antichi, in particolare Omero.

La descrizione del metodo seguito da Schliemann per imparare lelingue antiche e quelle moderne merita, a nostro parere, di essere me-ditata ancor oggi. Secondo le parole dello stesso Schliemann:

Studiai soltanto i verbi regolari e irregolari. Non persi un solo minuto del miotempo prezioso ad apprendere le regole grammaticali. Infatti, avevo notato chenessuno tra quei ragazzi torturati durante otto anni e forse più da professori di li-ceo, che tentano invano di inculcare nozioni grammaticali elementari, era in gra-do di scrivere un tema o una semplice lettera in greco senza cospargerla di errorimostruosi. ,Ne avevo guindi dedotto che il metodo seguito nelle scuole era total-mente sbagliato. L'unico metodo per imparare bene la grammatica è uno strettocontatto col testo attraverso la lettura attenta della prosa classica e l'imparare a,memoria i passi Riti significativi dei buoni autori.

Nel 1858Schliemann è ricco, comincia a pensare di ritirarsi dagliaffari per dedicarsi interamente alla realizzazione del suo vecchio so-gno e cercare di ritrovare le civiltà scomparse cantate da Omero. Civorranno dieci anni ancora prima del grande salto dal mondo degliaffari a quello dell'archeologia. Nel frattempo viaggia intorno al glo-bo e, sulla nave che lo porta dal Giappone a San Francisco, scrive ilsuo primo libro, La Cina e il Giappone. Finalmente, nell'aRrile del1868,sbarca a Corfu e Roi a Itaca per tentare di ritrovare i resti del pa-lazzo di Ùlisse.

Gli abitanti del luogo chiamavano Ida il luogo presunto dove sor-geva il palazzo. È li che Schliemann apre le sue prime trincee, nel pun-to dove Ulisse aveva probabilmente costruito il suo famoso letto, sot-to l'ulivo gigante. Invano. A una profondità di sessanta centimetri cir-ca trova la roccia. Nonostante la delusione, una sco erta lo rincuoraun po': a 'interno di un piccolo recinto funerario circolare SCORreuna ventina di vasi, che però si spezzano nel tentativo di strapRarli aun'ar~la molto compatta. Il loro colore è ben conservato e, sempre

o SchHemann, []Qu> asnctta-geueJ:ale.lascia •.pensat:e...che,.§i

ca figlia in una culla d'oro nascosta sotto un tumulo vicino alla casadegli Schliemann.

Per il Natale del 1829il padre di Schliemann, un pastore protestan-te, offre in regalo al figliolo un libro che ha per titolo Storia Universaleper bambini, di un certo Georg Ludwig Jerrer.

Su una delle tavole del libro si può ammirare una scena che colpi-sce il piccolo lettore. Vi si vede la città di Troia in fiamme presa d'as-salto dai greci dopo dieci lunghi anni d'assedio. Il piccolo Schlie-mann chiede al adre dove si trovi uesta città favolosa e s'informa diquanto rimane dei suoi splendidi palazzi. Con un sorriso su e la raU padre risponde che si tratta di una leggenda inventata dai poeti eche Troia non è mai esistita. Il bambino è dispiaciuto e non vuole cre-dere alle parole del padre. Con tono deciso risponde: «Non è vero!Un giorno io ritroverò i resti della città di Priamo».

Gli anni passano. Il piccolo S~hliemann cresce e sviluppa un in-credibile senso degli affari. Nel 1847lo ritroviamo commerciante al-l'ingrosso, nel 1852a re a Mosca una succursale della sua im resa,specializzata nella vendita dell'indaco, un colorante b u estratto dallamacerazione delle foglie di alcune indigofere, che oggi si ottiene at-traverso sintesi chimica. Il4 ottobre del 1854scoppia la guerra di Cri-

~ La Russia si schiera contro una coalizione formata da Turchia,Gran Bretagna, Francia e Regno Sardo. I porti russi sono tutti sotto-posti a embargo e bloccati. Tutte le merci destinate a San Pietroburgovengono forzatamente deviate verso i porti prussiani di Kònigsberg edi Memel e di qui convogliate via terra verso la loro destinazione.Molte centinaia di 'casse di indaco, spedite da Amsterdam agli agentidiSchliemann a Memel, dovevano raggiungere San Pietroburgo. Unincendio terrificante devastò comRletamente Memel e, grazie a u~credibile fortuna, i soli magazzini di Sà liemann furono risparmiatidalla catastrofe. I prezzi dell'indaco salirono vertiginosamente eSchliemann si lanciò in una speculazione spregiudicata su tutti i ma-teriali e i prodotti di cui i belligeranti avevano urgente necessità. Casisi dedicò al traffico dell'indaco ma anche a quello del legname, dellearmi, dello zolfo e del piombo. In un anno riuscl a raddoppiare il suocapitale.

Non appena si cominciò a parlare di pace, nel 1856,Schliemann si

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12 Capitolo primo

In questo piccolo cimitero, oltre ai vasi, Schliemann rinviene alcu-ni frammenti di una spada di ferro, la lama piegata di un coltello sacri-ficale, un idolo d'argilla che raffigura una dea nell'atto di suonare ildoppio flauto, una zanna di cinghiale e un manico fatto di fili di bron-zo intrecciati.

Ci preme ricordare la frase di Schliemann contenuta in un volumesulla storia delle scritture egee: «Avrei dato cinque anni della mia vitaper trovare un'iscrizione ma, purtroppo, non vi era nulla di simile inquel recinto».

Dopo Itaca, Schliemann si reca a Micene e a Tirinto, ma ormai èTroia che l'interessa e, seguendo lf!Jr~~~i~ ~el suo sogno, s'imbarcaper la Turchia.

Molti allora pensavano che Troia sorgesse sull'altura che dominail viIlaggio di Pinarbasi. Arrivato sul posto, Schliemann scrive: «Poteiappena dominare la mia emozione di fronte all'immensa pianura diTroia, la cui immagine aveva popolato i sogni della mia infanzia~-tavia, a prima vista. mi parve troI2Bo lunga e Troia troggg.distante

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grazie in particolare all'intervento dell'ambasciata americana a Co-stantinopoli, Schliemann comincia la prima delle sue numerose cam-pagne di scavi a HissarIik. Tra il 1871 e il 1873 lavorerà per un totale diundici mesi sulla collina, aiutato dalla moglie Sofia, un' ateniese che èa sua volta appassionata lettrice di Omero, e da una squadra di cento-cento cinquanta operai diretti da tre capomastri. Sofia Schliemann in-vece dirige una squadra di una trentina di operai.

L'epilogo è noto: sulla collina di HissarIik Schliemann scopri i re-sti della città di Troia, le porte Scee e il tesoro di Priamo (fi .1). Il suoentuslasmo e a sua perseveranza aprivano un nuovo capitolo di sto-ria: era nata l'archeologia omerica.

Ma il mondo omerico non era limitato alla città di Priamo e di Et-tore, alla città dove Paride, salpando dalle rive della Laconia, avevaportato la bella Elena. No, il mondo omerico era anche rappresentatodalla terra dei vincitori, da Micene, la città di A amennone, e da Ti-rinto, su go o di Argolide. Dopo i successi ottenuti a Troia, su quelleterre Schliemann avrebbe concentrato i suoi sforzi.

All'estremità della pianura di Argolide, risalendo verso nord, lad-dove si biforcano le due strade che conducono a Corinto, sulla som-mità di un colle incastrato tra due alte montagne, giace la fortezza di~içf9>-(fig. 3).

I greci attribuivano la paternità della cittadella ai Ciclopi. Perseo ei suoi discendenti avevano regnato su questa imprendibile fortezzaprima che il loro scettro passasse a Pelope, che aveva dato il nome alPeloponneso, ad Atreo e ad Agamennone.

Micene era degna dello scopritore di Troia, e a Micene Schlie-mann avrebbe aperto nuove trincee (fig. 4).

Alla fine di febbraio del 1874 iniziano i lavori. Si comincia conl'acropoli. Il secondo giorno dello scavo Schliemann scopre una pic-cola testa di mucca in argilla. Perché non pensare alla famosa Era«dagli occhi di mucca»? L'andamento dei lavori lascia ben sperarecirca il felice esito degli scavi, ma il governo turco ha appena iniziatoun processo contro Schliemann per ottenere la restituzione della me-tà degli oggetti scoperti e portati via da Troia.

Nel cuore del tedesco la passione per Omero va condivisa con l'a-more per il denaro e le proteste di Schliemann si fanno aspre. La cau-

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14 Capitolo primo

sa si protrae per un anno ma, alla fine, Schliemann è condannato a pa-gare una somma di 10000 franchi aurei al governo turco come com-penso per il danno recato al patrimonio nazionale.

Le cose si presentano male, anche e soprattutto perché Schlie-mann ha in mente di proseguire gli scavi a Troia. Qualora si dovesse-ro rompere i rapporti con i turchi, l'antico sogno di cercare i tesori inmezzo ai resti della mitica città di Priamo si dissolverebbe. PerciòSchliemann valuta attentamente la situazione e fa i suoi calcoli, daabile diplomatico e astuto commerciante. Per riacguistare prestigio estima presso le autorità turche, occorre fare un gesto. È stato cond~nato a pagare 10000 franchi aurei come indennizzo per i tesori sottrattial paese, manderà in compenso 50000 franchi aurei al ministro dellapubblica Istruzione, che serviranno ad allestire il museo imperiale.

Il ministro si commuove e Schliemann riacquista la fiducia del go-verno turco. Alla fine di dicembre del 187510 ritroviamo a Costantino-poli, dove sollecita un nuovo permesso di scavo a Hissarlik. Gli sforzicompiuti per ottenere questo nuovo permesso sono notevoli e, alla fi-ne, hanno esito positivo: cosi, nell'aprile del 1876, Schliemann parteper i Dardanelli.

Il governatore locale, Ibrahim Pascià è meno sensibile del mini-stro della Pubblica Istruzione al bel gesto di Schliemann e si opponecon forza ai nuovi progetti del tedesco. La lite tra il governatore e l' ar-cheologo è vivacissima ma non c'è nulla da fare.

Ormai Schliemann è divorato dal demone dell'archeologia e, do-po i brillanti risultati conseguiti a Troia, non intende minimamentefermarsi nella sua ricerca .

.a6.~oU).~epnQne..sRLner,JlllZIarePausania affermava che le tombe a cu ola che si trovavano nei

pressi della cittadella di Micene contenevano i tesori dei fi li i Pe 0-

pe. I vece i e paese, a oro volta, raccontavano che un pascià turcoaveva scavato all'inizio del secolo nella cosiddetta tomba di Atreo escoperto quantità impressionanti di oggetti d'oro (fig. 5). Omero de-scriveva Micene come una città favolosamente ricca. Tutto quindi la-

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La scoperta del mondo egeo 1716 Capitolo primo

Per fortuna sua e nostra, Schliemann incontra Wilhelm Dorpfeld,che gli fornirà l'apporto scientifico di cui i suoi lavori hanno bisogno.

Purtroppo per l'archeologia, l'équipe dovrà affrontare mille diffi-coltà poste dalle autorità turche. Un militare bersaglia letteralmentela spedizione archeologica. Si tratta di un comandante d'artiglieria,convinto che i lavori intrapresi da SchIiemann e dai suoi collaboratorisiano soltanto un pretesto per fare il rilievo di alcune fortificazioni deltracciato dei Dardanelli. Perciò vieta assolutamente a Dòrpfeld e aisuoi assistenti di utilizzare qualsiasi strumento sugli scavi. Non solo:non potendo leggere e capire quello che si scrive sul cantiere, il co-mandante impedisce che si prenda la minima nota, che si faccia il piùinsignificante dei rilievi e minaccia persino di arresto immediatochiunque si azzardi a contravvenire ai suoi ordini.

Schliemann è scorato. Nel 1884 ritorna in Argolide. Dopo aver sca-vato con successo le tombe dei re di Micene, ecide di esumare i restidella fortezza di Tirinto. La campagna di scavo ne secon o grandePalazzo miceneo di Argolide si conclude nel 1885 (figg. 11 e 12).

Ormai al colmo della gloria e del prestigio, Schliemann pensa acoronare l'opera della sua vita con un'ultima memorabile impresa.Dopo aver esplorato la T roade e l'Argolide, dopo aver scoperto il te-soro di Priamo, le tombe dei re di Micene e la dimora dei principi diTirinto, il tedesco pensa a Creta, la leggendaria isola di Minosse cheoccupa un posto rilevante nell'epopea omerica. Accompagnato dalfedele Dorpfeld, sbarca nell'isola e va a visitare il sito di Cnosso.

Il luogo è pieno di promesse. In superficie si possono notare i restidi costruzioni che somigliano, secondo Schliemann stesso, ai resti delpalazzo di Tirinto. Decisamente vaIe la pena scavare questo sito chepuò, in definitiva, essere quello della dimora del primo imperatoredei mari.

Lo scavo di questo palazzo deve coronare le imprese archeologi-che di Schliemann, al punto che scrive: «Vorrei concludere l'operadella mia vita con una grande impresa: lo scavo del pili antico palazzopreistorico di Creta, quello di Minosse».

.Ma prima di scavare, bisogna acquistare i terreni. Sopra la collinadove presumibilmente sorgeva il palazzo di Cnosso è piantato un oli-veto. Cominciano le trattative tra SchIiemann e un bisbetico proprie-

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raffigurazioni di animali o di scene di vita quotidiana (fig. 9). Non sipotevano contare tutti i capolavori che uscivano da queste sepolture!

Oltre ai gioielli, vi era poi tutto il corredo funerario: vasi in argil-la, in oro, in bronzo, in argento, cofanetti, spade, cinturonie cosi via(fig. 10).

Il telegramma spedito al re di Grecia testimonia l'entusiasmotrionfante di Schliemann:

A Sua Maestà il Re Giorgio degli Elleni,

Con estrema gioia, annuncio a Sua Maestà che ho scoperto le tombe che latradizione, di cui Pausania si fa portavoce, indicava come le sepolture di Agamen-none, di Cassandra, di Eurimedone e dei loro compagni, tutti uccisi durante il pa-sto offerto da Clitemnestra e dal suo amante Egisto. Erano circondate da un dop-pio cerchio parallelo di lastre che può solo essere stato eretto in onore dei suddettipersonaggi. Ho trovato nelle sepolture tesori immensi fatti di oggetti arcaici inoro puro. Questi tesori bastano da soli a riempire un grande museo che sarà il piùbello del mondo e che, durante i secoli a venire, porterà in Grecia migliaia di stra-nieri provenienti da tutti i paesi del mondo. .

Poiché lavoro per puro amore della scienza, non ho naturalmente alcuna pre-tesa riguardo a questi tesori che do con vivo entusiasmo alla Grecia. Voglia Iddioche diventino la pietra angolare di una immensa ricchezza nazionale.

Micene, 16-28 novembre 1876.

Heinrich Schliemann.

Schliemann è ormai celeberrimo e niente e nessuno sembra più ingrado di opporglisi, neanche la burocrazia turca.

Sull' onda dei suoi strepitosi successi, sollecita un nuovo permessodi scavo a Troia e lo ottiene. Nel 187810 ritroviamo cosi nella Troadealla testa di un'équipe di centoses~ operai. -~ ~

SchIiemann è sostenuto nelle sue ricerche da Rudolf Virchow, ilpiù famoso degli specialisti di preistoria tedeschi. Oltre a Virchow, ilfrancese Emile Burnouf segue le nuove ricerche a Troia. La campa-gna durerà fino aI 1883.

Schliemann ha capito che scoprire tesori è importante, ma che ladisciplina archeologica richiede ben altro' bisogna poter disporre dipiante precise e aggiornate che consentano di collocare alloro puntoeffettivo di ritrovamento gli oggetti rinvenuti, di ripercorrere le tappedelle scoperte, di interpretare i resti recuperati. Bisogna quindi potercontare sulla presenza di architetti e disegnatori competenti.

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La scoperta del mondo egeo 1918 Capitolo primo

Tuttavia le difficoltà di tali ipotesi non sfuggivano al dotto conser-vatore delle antichità dell'Ashmolean Museum. Infatti, da un lato,

i) non si -'conoscevano sigilli identici in Anatolia, dall' altro, il carattereL) gelosamente indipendente della cultura micenea rendeva l'adozione

di un sistema di scrittura anatolico, da parte dell'Egeo, estremamentedifficile da sostenere.

Nella primavera del 1893 Evans si reca in Grecia. Ha la fortuna ditrovare ad Atene altri sigilli incisi simili a quello comprato nel 1889.

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Jario terriero cretese. Il prezzo proposto al tedesco in cambio del terre-no è esorbitante: 100 000 franchi aurei. Dopo discussioni interminabili,le due arti si mettono d'accordo er una somma di 40 000 franchi.

Rimane solo da firmare l'atto. Schliemann è e ice; ina mente po-trà realizzare il suo ultimo sogno. Il tedesco s'imbarca per Creta egiunge a Candia. Prima di apporre la firma in calce all' atto notarile,decide, da buon commerciante, di gettare uno sguardo alla sua futuraproprietà. Ed ecco la sorpresa: nel frattempo il cretese ha spostato iconfini del terreno e invece dei 2500 ulivi di cui parla l'atto di vendita,Schliemann riesce a contare soltanto 888 alberi sulla terra che si çtp-presta a pagare., Le cose non vanno. I due uomini litigano furiosamen-te, rompono le trattative e infine, disgustato, Schliemann abbandonal'idea di scavare il palazzo di Cnosso.

È quindi per soli 1612 ulivi che lo scopritore di Troia, di Micene edi Tirinto lascia ad altri l'onore e l'onere di riesumare i resti della reg-gia di Minosse.

2. Evans.

I sogni e le imprese di Schliemann erano destinati ad attrarre nel-l'Egeo numerosi ricercatori e archeologi. Così, all'entusiasmo roman-tico del commerciante tedesco si sostituiva il rigore diun universita-rio di formazione accadetpica: Arthur lohn Evans.

Evans nasce a Nash Mills nell'Hertfordshire 1'8 luglio del 1851, fi-glio di un eminente archeologo e numismatico,John Evans, autore diparecchi volumi di paletnologia e di archeologia, in particolare sull' e-tà della pietra in Inghilterra.

Studia storia moderna a Oxford e a Gòttingen, Partecipa anche adegli scavi in Finlandia, in Lapponia, in Dalmazia, nei Balcani e inSicilia. Nel 1884 è nominato direttore dell'Ashmolean Museum diOxford.

Evans ha quindi venticinque anni quando Schliemann scopre i te-sori di Micene. Il giovane gentleman pieno di interesse per le cose delpassato non poteva rimanere insensibile di fronte a uno dei più spet-tacolari ritrovamenti di tutta la storia dell' archeologia. Perciò cornin-

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20 Capitolo primo

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La scoperta del mondo egeo 21

Non vi sono più dubbi: un sistema grafico convenzionale era statocertamente utilizzato per questi documenti misteriosi. Occorreva oradeterminare il luogo di provenienza delle pietre incise. Quella vendu-ta da Chester al museo di Oxford sembrava provenire da Sparta. Co-sa emergeva dall'indagine sugli altri documenti del genere rinvenutinelle botteghe degli antiquari di Atene?

Inrcnoaandc.irizendircri, mwos nnré.sra

Le pietre incise avevano portato Evans a Creta e alla loro ricercal'inglese dedicò una parte importante del suo primo soggiornonell'isola. Fu aiutato nella caccia a questi piccoli monumenti da unastrana superstizione radicata sia a Creta sia in altre isole dell'Egeo. Ledonne infatti chiamavano queste pietre galopetres, «pietre del latte»,o anche qualche volta galouses, «produttrici di latte», e le portavanoappese al collo convinte che questi piccoli talismani favorissero l'al-lattamento. Percorrendo i villaggi e contattando i contadini cretesi,Evans fu presto in grado di mettere insieme una notevole collezionedi pietre incise e, nel 1895, pubblicò i risultati della sua prima campa-gna cretese nel «J ournal of Hellenic Studies», in un articolo intitolatoI pittogrammi cretesi e la scrittura prefenicia.

L'ipotesi avanzata da Evans circa l'esistenza di una scrittura a Cre-ta nel II millennio a.c. avrebbe ricevuto altre conferme.

Su un vaso scoperto a Prodromos Botsanou erano incisi segni chegià sembravano aver perso il loro aspetto. ideografico per evolvere

Tavola I

Vaso di Chamaizi proveniente dal Quartier Mu di Mallia con iscrizione in geroglifico cretese,XVIII secolo a, C. (Disegno di Godart).

~HHEQWSfate..p o~~vano.daltisola..dL.Gteta..sa12eva che ilmuseo di Berlino possedeva una collezione importante di gemme an-tiche, e cosi pregò il conservatore Furtwangler di fargli pervenire le~opie di tutti gli originali custoditi presso il museo.

Una volta in possesso di questi calchi, Evans notò due cose fonda-mentali: j caraueri. ch.e..hatlezzò..J!f:to.IDifu:Lincis· "spondwuo..a..quelli.presentl..sm.dOOlPlèìPti cgmpratbadAiffisJtre l'insieme dei segni sembrava costituire un sistema grafico coeren-te. Sulla base di queste constatazioni, il 27 novembre 1893, Evans an-Mnciò di aver scoperto, su una serie di circa sessanta sigilli di prove-nienza cretese, un sistema grafico originale corrispondente a unascrittura chiamata geroglifica, che, tuttavia, si distingueva dalle scrit-ture geroglifiche degli ittiti e degli egizi ani (fig. 14).

Era opportuno partire quanto prima per Creta ed esplorare siste-maticamente l' isola. '

Nel marzo del 1894 Evans sbarca a Candia. Comincia a percorrerela Creta centrale e la Creta orientale, lasciando stranamente da parteia oorzione occidentale e------

tGJiesse.,.da.l..p:untQ_dLv-ista..al;cheolos-ic.o,Nelle sue peregrinazioni, Evans esplora i siti di oltre venti città an-

tiche e, in poco tempo, riesce ad accumulare una massa di dati ed ele-menti che provano, in modo incontestabile, l'estrema antichità dellacultura dell'isola. La Creta che si apre a Evans è la Creta dalle centocittà celebrata da Omero, quella di re Minosse. Le fasi ulteriori dellosviluppo e della storia dell'isola, i periodi dorico, romano, bizantino,arabo e veneziano, avevano lasciato infinitamente meno tracce diquelle impresse ai paesaggi e al passato dalla cultura minoica.

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La scoperta del mondo egeo 23

versoun tipo di scrittura che Evans non esitava a considerare alfabeti-ca. Più tardi, Stefano Xanthoudidis scopriva sul pavimento di una ca-sa di Chamaizi, nella Creta orientale, vasi simili a quello rinvenuto aProdromos Botsanou (tav. I). Gli oggetti stavano accanto a figurineumane in argilla e appartenevano a un deposito votivo simile a quelloritrovato nel santuario di Petsophas, sempre nella Creta orientale, adue passi da Palaikastro.

Altrove ancora, nelle montagne del Lasiti, sopra il villaggio di Psi-chro, a circa quattro ore di mulo dall' antica città di Litto, vi era unavasta grotta usata come luogo di culto sin dalla più remota epoca prei-storica. Si trattava del famoso antro del monte Diktè,laddove, secon-do la le enda, si sarebbe rifu iata Rea per partorire Zeus, lontanodalla ericolosa e minacciosa presenza paterna. E ene, ne 'apri edel 1896, una tavola per libagioni in steatite nera u rinvenuta ne os,trato preistorico di quella grotta (tav. II). L'oggetto era in parte in-completo, ma sugli orli del vaso, intorno alle svasature destinate a ri-

Tavola II

Tavola per libagioni con scrittura lineare A proveniente dalla grotta del monte Diktè.

wa,sioisrra zersc.destra, Il vaso trovato nella caver-na del monte Diktè presentava otto segni e due interpunzioni. Erapoca cosa, ma tuttavia sufficiente per poter affermare che ci si trovavadi fronte alla testimonianza di una scrittura monumentale, utilizzatadagli abitanti di Creta in un periodo fino ad allora considerato comepreistorico.

Nel 1896 scoppia la rivoluzione cretese contro l'occupazione tur-ca, ma Evans non interrompe le ricerche e gli studi. L'isola è postasotto un protettorato militare internazionale nella speranza di ripor-tare la pace. Ma non è facile, tanto implacabili sono gli odi e scatenatele passioni belliche fra i due contendenti.

Malgrado i disordini Evans riparte per la Creta orientale nel 1898.Si mette sotto la protezione dei comandi militari francesi e italiani distanza nell'est dell'isola. A Candia (la moderna Iraklion) viene peròcoinvolto nella tragedia che si abbatte sulla città: prima che Creta ot-tenga l'indipendenza, si scatena una violenta battaglia. La zona cri-stiana viene incendiata e le case distrutte: con esse scompaiono anchetanti resti provenienti dal palazzo di Minosse, tra cui un frammentodi iscrizione. Tutti questi oggetti, asportati dalla collina di Kephala,dove Schliemann e altri avevano individuato il presunto palazzo delsignore dei mari, da un antiquario chiamato Minos Kalocherinos, so-no preda delle fiamme. Il figlio stesso dell' antiquario è bruciato vivodai turchi mentre i resti archeologici in mano al fratello Lisimaco spa-riscono per sempre e quest'ultimo viene massacrato.

Finalmente Creta conguistal'indipendenza e un governo autono-mo prende in mano le sorti dell'isola ..È il momento buono per Evans,il quale vanta 1'amicizia del principe Giorgio di Grecia. E venuta 1'oradi intra rendere de li scavi in rande stile e di a rire le rime trinceesu iti romettente dei siti cretesi, uello di Cnosso, situato su a col-lina di Kephala, qualche chilometro a sud-est di Can ia.

Ma quali erano i motivi che facevano ritenere questo sito ricco disperanze per l'archeologo?

Durante le prime ricognizioni effettuate sulla collina di Kephala,

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La scoperta del mondo egeo 2524 Capitolo primo

di un grande popolo (fig. 15). Dopo le imprese di Schliemann, con unaltro colpo di bacchetta magica, Evans restituiva una parte dell' anti-co passato della Grecia alla storia.

I documenti scritti emersi dalle rovine del palazzo di Minosse era-}lo centinaia e centinaia. 19 realtà tre scrjttpt;,si ex.ap.g..sg.vap.!?GSh

soglistrati..che risal4;,ano..a1 TI mille.onio..a..Cp

11- La piti antica era una ssrium:a di aspeu.o.pitt9l.Wlfic<$oche Evansaveva già individuata sulle famose pietre del latte scoperte nelle cam-pagne cretesi. Tuttavia dai resti del palazzo di Cnosso non emergeva-no soltanto pietre incise, ma anche tavolette, medaglioni d'argrlla eim ronte di sigilli, sem re d'ar illa (fi . 16). I se ni di uesta rimascrittura ricor avano vagamente i geroglifici egiziani, perciò Evans labattezzò scrittura geroglifica.

l- La seconda scrittura fu chiamata lineare A perché gli scribi che l' a-vevano utilizzata ne avevano ordinato il testo,ggl.lhAG.a"PQ2 Jillea..ef-

. . .. .,. . '(fig. 17).

Evans aveva notato in superficie dei frammenti di stucchi e di vasi cheparevano molto antichi. Aveva anche raccolto un anello d'oro e unframmento di vaso in steatite. Inoltre si potevano scorgere resti dimuri affioranti dal suolo, nonché una stanza scavata da Minos Kalo-cherinos, nella quale erano stati scoperti dei grandi vasi che l'antiqua-rio aveva portato con sé. Infine, su alcuni blocchi di pietra, lungo ifianchi della collina, si potevano distinguere dei segni profondamen-te incisi, probabilmente dai costruttori dell' edificio.

Ma c'era di più. Alcuni contadini avevano raccolto due pietre inci-se nei pressi della collina e un certo Zachirakis aveva mostrato aEvans, nel 1895, un frammento d'argilla bruciata recante un'iscrizionecom osta da alcuni se ni che arevano essere elementi di scrittura.I erto, questo reperto era stato trovato in superficie e non poteva

uindi essere datato. Tuttavia il fatto che provenisse, secondo lo stes-so Zachirakis, dai resti sepolti sulla collina di Kephala, lasciava bensperare. Per Evans non vi erano dubbi: degli scavi sistematici avreb-bero consentito di scoprire i famosi documenti scritti che stava cer-cando con tanta ostinazione. Il frammento scoperto da Zachirakis eraproprio quello scomparso nell'incendio del quartiere cristiano diCandia.

Sin dal 1895, dimostrandosi piti paziente e piti abile di Schliemann,Evans aveva allacciato rapporti con i proprietari della collina e, grazieall' aiuto del dottor Hazzidakis, un medico attento amatore di antichi-tà e presidente del Circolo culturale di Candia, riusci laddove il tede-sco aveva fallito, portando a termine la non facile impresa di acguista-re tutti i terreni sotto i guaIi si presumeva fossero sepolti i resti del w-lazzo di Minosse.

Siamo all'inizio della primavera del 1900. Tutto ormai è pronto, ilavori possono incominciare. 1130 marzo, dopo una sola settimana discavo, Evans scopre la prima tavoletta. La scrittura che contiene èidentica a quella attestata sul frammento mostrato da Zachirakis.

Aiutato da Duncan Mackenzie e dall'architetto della Scuola bri-tannica di archeologia di Atene, Theodor Fyfe, Evans, nel corso disette campagne molto intense, scavò il palazzo di Minosse. La tanadel Minotauro, il labirinto della leggenda, il capolavoro di Dedalonon erano creazioni di un'immaginazione fantasiosa, ma opere reali

3 - Infin~, la stragrande maggioranza dei documenti iscritti prove-nienti da Cnosso erano redatti in una scrittura che Evans chiamò li-neare B (fig. 18), e che fu usata durante l'ultima fase della costruzione.

Lo studio stratigrafico del palazzo di Cnosso rivelava che due ';;èpalazi~li ~istinte si sovrapponevano l'una all'altra e che sul versanteest della collina sussistevano i resti di una costruzione ancora piti anti-ca. Inoltre, sotto gli strati palaziaH si potevano individuare tracce d~costruzioni risalenti alle piti alte epoche neolitiche. Gli scavi di Cnos-so consentivano quindi di riandare molto indietro nel tempo. Meglioche in qualunque altro sito, si poteva seguire l'evoluzione della scrit-tura attraverso la nascita, lo sviluppo e il declino delle scuole che ave-vano redatto i documenti in geroglifico, in lineare A e in lineare B.

Il mondo nuovo che sorgeva dalle trincee aperte sulla collina diKephala costringeva gli studiosi a rivedere l'intera preistoria dellaçrecia. Infatti la civiltà cretese era molto piu antica della civiltà mice-nea scoperta da Schliemann. La leggenda raccontava che Atene erastata sottoposta a Creta ai tempi eroici e costretta a versare un pesantetributo di sette ragazzi e sette ragazze da offrire in sacrificio al Mino-tauro. La.Grecia.contìnentale era stata Quindi sottomess

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r r26 Capitolo primo La scoperta del mondo egeo 27

·entare.,..e.ta..,Stata...wla..!?f~cia-cldla-Ctet~:éP ipoi,;Sume ';I:&;'Tale era la conclusione che Evans ricavava dal suo scavodi Cnosso.

A partire dal 1905, Evans comincia a distinguere tre periodi princi-ali nell' età del bronzo: il bronzo antico, il bronzo medio e il bronzo

tardo. In onore delle scoperte di Cnosso, l'archeologo sostituisce •~e bronzo il vocabolo minoico, proponendo cosi di scindere intre grandi periodi la protostoria cretese: l'antico minoico, il mediominoico e il tardo minoicq. Il periodo cosiddetto del tardo minoico,largamente documentato sul continente greco, sarebbe stato segnatodalla conquista cretese e dalla colonizzazione _ura e semplice delcontinente greco a parte eg' uomini i Minosse.

Ma sin dal 1920 alcuni archeologi, come il tedesco Georg Karo,avanzarono l'ipotesi che ~T!Jm rg.ntinenWeJ1enché:posta...so.tt<- etese.fosse largamente autooQ1llib.Perciò orooosero di

erano meno belli, meno ricchi e meno armoniosi. Tutto lasciava Ren-sare che il continente avesse surclassato Creta in uesto cam o.

I vasi c e Evans aveva chiamati alabastra sono attestati durantetuttoil periodo del bronzo tardo ma sono molto meglio rageresentatisul còntinente che a Creta. Evans aveva trovato vasi in alabastro dellostesso tipo e delle stesse forme nella sala del trono del palazzo diCnosso e, sulla base di questo ritrovamento, aveva affermato che glialabastra rinvenuti sul continente erano di origine e ispirazione crete-se. Ma Tsountas, in alcune tombe a camera scavate a Micene, avevatrovato due vasi del enere che erano indubbiamente di fattura conti-nent e: veniva cosi a mancare un'altra filiazione cretese.

Ancora: alcune grandi anfore, tipiche del cosiddetto «Stile del Pa-lazzo» e scoperte per la prima volta da Evans a Cnosso, erano staterinvenute anche a Kakovatos nell' ovest del Pelo onneso. Secondo

ar .. erk9,uesti vasi non erano importazioni cretesi ma, al contra-rio, prodotti dell' artigianato continentale.

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chiamare antico elladico, medio elladlco e tardo elladico le tre fasidella cultura continentale corrispondenti ai tre periodi coevi dellastoria cretese.

La rabbia di Evans non conobbe limiti ed egli defini perversi quel-li che si opponevano alla sua teoria. Per il nuovo signore di Cnosso,Creta era stata decisamente la grande dominatrice del bacino egeo edella Grecia tra il 1600 e il 1200 a.c.

Tuttavia, iJ Het9çeptrismo..diEwnsdWpJffi~nrQ di !!na.senSr. . ult ... . ... - _. .. -_. ..

oQui fu rinvenuta una ceramica chiamata efirea che risale al tardo

elladico II. I vasi efirei sono molto caratteristici per i loro bei disegni, learmoniose proporzioni, l'argilla fine con la decorazione a motivi flo-reali e marini. Alcuni vasi del genere erano stati rinvenuti a Cnosso nel1920 e appartenevano allo stesso periodo; tuttavia gli esemplari cretes~

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28 Capitolo primo La scoperta del mondo egeo 29

In tale contesto storico nasce la scoperta di un altro grande sitoomerico, quello di Pilo. Non si può parlare della protostoria cretese edella storia delle scritture egee senza evocare lo scavo del palazzo diNestore e le ripercussioni che ebbe sul seguito della nostra storia.

Se la modesta città di Micene, che aveva mandato ottanta uomini acombattere i persiani alle Termopili nel 480 a.c., era stata la capitaledi un grande impero mille anni prima, perché non immaginare che al-tre città famose ai tempi omerici potessero giacere sotto uno strato diterra, cenere e detriti?

È la domanda che si pose Cari W. Blegen, professore all'universitàdi Cincinnati, uno dei più eminenti specialisti della preistoria greca, icui lavori a Troia erano stati particolarmente brillanti e convincenti.Cosi, a sua volta, Ble en si mise alla ricerca del alazzo dis erso diuno dei re che avevano combattuto sotto le mura di roia. E decise ì'cercare il palazzo del vecchio Nestore, il re della Pilo delle sabbie.

il<Ù..ln..Mes~epia;lh'Jem ktW.'ìf sLcJ.Ui9n.kaque-stione era già stata affrontata dai commentatori alessandrini nel IIIse-colo a.c. ed era sempre oggetto di accesi dibattiti.

Il eo rafo Strabone aveva discusso a lun o il problema, prenden-do in considerazione tre i otesi: Pilo oteva trovarsi in E i e, nelpor -ovest del Pe oponnesoj in Trifilia, sUlla costa occi enta e e a

enisola' o ure anche in Messenia. Il eo rafo scelse la Trifilia: se-condo lui era in quella zona che sorgeva il palazzo i Nestore. -

Dorpfeld, l'architetto collaboratore di Schliemann, intrapresedelle ricerche in quella regione. Riuscf a localizzare un certo numerodi tombe micenee nei pressi di Kakovatos, senza peraltro poter indi-

.viduare alcuna struttura palaziale o un qualche abitato.Blegen decise di non tener conto delle deduzioni di Strabone e di

ignorare le considerazioni di Dorpfeld. Come Schliemann, scelse diaffidarsi a Omero e di cercare la Pilo di Nestore in Messenia.

In questa provincia del sud-ovest del Pelop<:mneso esiste una-città«moderna» chiamata Pilo: si trova a sud della baia di Navarino, dovei~glesi, francesi, italiani e r{i";sihanno distrutto la flotta turco-egizia-na nel 1827, favorendo cosi in modo decisivo l'indipendenza dellaGrecia.

Secondo Strabone, questa Pilo «moderna» non era la città del

vecchio Nestore, ma un paese dove gli abitanti si erano insediati dopoaver abbandonato un'altra Pila più antica, situata ai piedi del monteAigaleon.

Purtroppo non si sapeva nulla di questo monte Aigaleon né, a[or-tiori, cosa intendesse Strabone con l'espressione «ai piedi del monteAigaleon».

A ogni modo, Blegen intraprese una ricognizione sistematica dellaregione di Epano Englianos, a nord della baia di Navarino. Individuòuna collina cos arsa di cocci micenei e di resti antichi e nel 1939 ot-tenne governo greco il permesso di iniziare gli scavi.

La scelta era stata estremamente oculata e i risultati non si feceroattendere. La mattina del primo giorno di scavo il piccone degli ope-rai ortava alla luce delle tavolette in lineare B simili a uelle sco erte

a Evans a Cnosso. Per un incre ibile casp, Blegen aveva aperto lasua prima trincea sopra i resti della sala d'archivio di re Nestor~. Lacampagna del 1939 restituiva ben seicento tavolette d'argilla (fig. 20).

Questa scoperta sconvolgeva letteralmente la visione storica che ilavori e le teorie di Evans avevano accreditata. ~ r .., ••

.era.o.O-clllaramente..s.critti.n.ella..stess

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JO Capitolo primo La scoperta del mondo egeo 31

Per far vacillare l'edificio costruito dal maestro, ci vorrà il rigore,l'entusiasmo e l'anticonformismo di un giovane estraneo al mondoaccademico: Michael Ventris.

3. Ventris.

Siamo a Londra nel 1936. A Burlington House è stata allestita unamostra per la celebrazione del cinquantesimo anniversario dellaScuola britannica di archeologia. Il padre dell' archeologia cretese, sirArthur Evans, è stato invitato a tenere una conferenza.

il maestro parla delle sue scoperte, dell'isola di Creta, della civiltàminoica che il suo entusiasmo e la sua perseveranza hanno restituitoalla storia. Parla soprattutto delle scritture utilizzate da questo popo-lo scomparso e narra dei misteri nei quali sono avvolti i testi scoperti aCnosso. I documenti venuti alla luce a migliaia nelle rovine del palaz-zo di Minosse sono sempre muti, malgrado gli sforzi com iuti er de-ci rarli.

Tra ilpubblico vi è un giovane di quattordici anni che ascolta conestrema attenzione. È un ragazzo appassionato delle scritture antichee degli enigmi che pongono; già all'età di sette anni ha comperato estudiato un libro in tedesco consacrato ai geroglifici egiziani. Le paro-le di Evans lo commuovono e il giovane, Michael Ventris, promette ase stesso di diventare un giorno il decifratore dei testi cretesi.

Il ragazzo che ascolta Evans e decide di dedicarsi allo studio deitesti cretesi ci ricorda il piccolo Schliemann che scopre, in un libro il-lustrato, il racconto omerico e decide di ritrovare i resti della città diPriamo. Non credo vi siano, nella storia dell' archeologia, altri esempidi civiltà del passato salvate dall' oblio grazie alla determinazione didue bambini.

L'esito della decifrazione di una scrittura scomparsa -lo vedremotrattando dei testi orientali e dei gero,,&lificiegiziani - dipende in larg~parte dal materiale di cui si dispone e dalle possibilità di interpreta-zione che questo fornisce .. uu _

L'ideale, naturalmente, è poter lavorare su una bilingue, e si saquanto l'iscrizione di Rosetta sia stata determinante nella messa a

punto della teoria di]ean-François Champollion che analizzeremo inseguito.

Se non si dispone di un documento bilingue! bisogna almeno lavo-rare su un numero abbastanza consistente di testi.in modo da poter-ne trarre conclusioni suscettibili di facilitare un' eventuale decifrazio-ne. Infine, i testi sui quali riflettere debbono anche essere abbastanzadiversificati per poter dare una visione d'insieme coerente della lin-gua che contengono e nascondono. Il cas'o dell' etrusco è, da questopunto di vista, emblematico: gli epigrafisti dispongono di migliaia diiscrizioni etrusche scritte in caratteri greci che non pongono il mini-mo problema di lettura ma, nella stragrande maggioranza dei casi, sitratta di iscrizioni funerarie simili tra loro e in grado di fornirei soltan-to una conoscenza estremamente limitata della lingua etrusca cometale. Per questo motivo, e malgrado l'abbondanza del materiale a di-sposizione, l'etrusco è rimasto, fino ad oggi, indecifrato.

Ma qual era la conoscenza delle scritture cretesi prima che Ventrissi confrontasse con la loro decifrazione?

Evans fu il primo a capire fin dall'inizio che le scritture cretesi era-no composte da tre elementi orincioali: .

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La scoperta del mondo egeo 3332 Capitolo primo

elencare tutti i tentativi abortiti che furono proposti da ricercatori piùo meno illustri. È sufficiente rimandare a John Chadwick, che trattaqueste questioni, con chiarezza e rigore, nel volume Lineare B. L'enig-ma della scrittura micenea dedicato alla memoria di Ventris. Ricorde-remo tuttavia che uno studioso come il ceco Hrozny, il decifratoredella scrittura ittita, paragonando ogni segno delle scritture cretesi al-le scritture più disparate come l'egiziano, il cipriota, il geroglifico itti-ta, il protoindiano, il cuneiforme, il fenicio e altre ancora, arrivava allaconclusione che la lineare B era probabilmente una lingua indoeuro-pea apparentata all'ittita.

Un altro studioso, F. G. Gordon, tentava di leggere il minoicodando ai segni delle lineari A e B i valori fonetici del basco. Egli parti-va dal presupposto di aver a che fare con lingue estranee alla famigliaindoeuropea. Il metodo seguito da Gordon era estremamente ele-mentare: ogni segno era identificato con l'oggetto che teoricamentedoveva rappresentare, dopodiché riceveva il nome che di solito gli ve-niva attribuito nella lingua che si postulava.

F. Melian Stawell, in un volume pubblicato nel 1931, seguiva lostesso principio, ma considerava che il valore fonetico da attribuire aogni segno corrispondesse alla prima lettera o alla prima parte del no-me dell'oggetto rappresentato dal segno in questione. Melian Stawellapplicava cosi il principio acrofonico che molti sfortunati decifratorihanno utilizzato nelle loro fatiche.

Vladimir Georgiev, nel 1953, pensava che il minoico fosse un dia-letto pre-ellenico largamente diffuso in Grecia prima dell' arrivo deigreci e legato all'ittita e ad altre lingue arcaiche dell' Anatolia.

Ernst Sittig, partendo dalle affinità esistenti tra le iscrizioni ciprio-te non greche (le famose iscrizioni eteo-cipriote) e la lineare B e dalprincipio che le lingue nascoste in questi testi erano probabilmenteapparentate, analizzò la frequenza dei segni più o meno omomorfi at-testati in lineare B e in eteo-cipriota. Fu in grado cosi di identificare ilvalore fonetico di quattordici segni comuni ai due sistemi grafici. Iltentativo naufragò per il semplice motivo che il materiale preso inconsiderazione era troppo limitato per fornire conclusioni affidabili.Occorre tuttavia riconoscere che l'ipotesi e il metodo di lavoro eranoingegnosi.

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34 Capitolo primo l La scoperta del mondo egeo 35

Forma semplice Forme complesse

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Questi terzetti costituivano la prova che la lingua della ljneare,J?era flessa. La loro esistenza, lo vedremo più avanti, avrà un ruolo fon-damentale nella decifrazione di Ventris.

Tra i lavori che furono utili a Ventris nell'elaborazione della suateoria, merita uno spazio del tutto particolare quello di un altro stu-dioso americano, Emmett L. Bennett.

All'indomani della seconda guerra mondiale, Blegen aveva affida-to a Bennett la pubblicazione delle tavolette in lineare B provenientidal palazzo di Nestore a Pilo. Questo lavoro, eseguito sulla base dellefotografie scattate nel 1939, viene pubblicato nel 1951. Bennett non siaccontenta di pubblicare le tavolette seguendo il numero d'inventa,;;rio dei musei: studia attentamente il sillabario miceneo, distinguen-done tutti i segni ed enucleandoli l'uno do o l'altro; ordina uestoimmenso materia e, stu ian o e varianti dei segni per stabilire guan-to era dovuto all'incuria, alla fretta o alla fantasia degli scribi e, infine,classifica i testi in serie, raggruppando le tavolette che trattavano dIuno stesso argomento .••

Chiunque intenda intraprendere una decifrazione può, sulla car-ta, trovarsi di fronte a un numero di situazioni che, tutto sommato, èrelativamente semplice riassum%• 1. Può dover affrontare una lingua conosciuta, in tutto o in parte,

ma nascosta dietro a una scrittura sconosciuta. Questo, come~edremo piu avanti, è stato il caso dell'antico persiano, che erauna lingua str~tamente affine alla lingua dell'Avesta e al san-scrito e quindi ~nosciuta, ma tramandata attraverso unascrittura sconosciuta qual era la scrittura cuneiforme .

• 2. Può anche dover affrontare una lin ua sconosciuta es ressa at-traverso una scrittura conosciuta. E il caso dell'etrusco, c epossiamo leggere senza difficoltà poiché è notato attraverso

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36 Capitolo primo 37La scoperta del mondo egeo

una forma modificata dell' alfabeto greco, ma che è stato finoraimpossibile decifrare.

• J. Infine, può avere a che fare con una scrittura sconosciuta cheserve a notare una lingua sconosciuta. Fino ai lavori di Ventris:era questo il caso della lineare B.

La prima cosa da determinare con assoluta precisione era il tipo di". .., reoricamen te, vi sono tre sistemi

assurdo, poiché esiste una teoria secondo la quale gli etruschi sareb-bero approdati in Italia provenendo dall'Egeo .

Benché più tardi Ventris giudicasse questo articolo puerile, restòa lungo affascinato dall'i otesi etrusca, oiché forte era la sua c~zione, egata a e eduzioni di Evans, che i cretesi non avessero nulla ache fare con i greci.

Quando scoppia la seconda guerra mondiale, Ventris, come lamaggior parte dei suoi coetanei, è arruolato nell'esercito. Lo ritrovia-mo nella Royal Air Force come navigatore in unasquadriglia di bom-bardieri.

All'indomani del conflitto riprende gli studi di architettura inter-rotti all'inizio delle ostilità e, nel 1948, ottiene il diploma di architetto.

Contemporaneamente continua a interessarsi alle scritture sco-perte da Evans a Cnosso e da Blegen a Pilo. Nel 1950 decide di far cir-colare, in seno a un gruppo ristretto di dodici specialisti, un formula-rio contenente un certo numero di quesiti. Dieci dei dodici specialistirispondono alle domande poste: Bennett, Bossert, Grumach, Scha-chermeyr, Pugliese Carratelli, Peruzzi, Georgiev, Ktistopoulos,Sundwall e Myres. Non rispondono invece due destinatari del que-stionario, Hrozny e Kober.

Ventris mette in ordine le risposte che gli sono pervenute e fa cir-colare un dattiloscritto con un suo parere personale sulla questione.Il titolo del lavoro era Le lingue e le civiltà minoiche e micenee. Cin-quant'anni dopo la scoperta della prima tavoletta da parte di Evans,questa celebre relazione fu ribattezzata il Mid-Century Report.

Veptris insiste sul fatto chdl primo RassOynsg HO' rYhPlnal.e..deci.frazione della lineare B è le ato all'identificazione delle alternanze tra

in inen entemente

~rafici nelle scritture del mondo ..np,rimo, e in un certo senso il piu semplice, è il sistema ideografl-

co. _. res ° Sicapisce acilmente che un tale sistema grafico deve utilizzare migliaiae mi liaia di caratteri er ra resentare la amma di tutto ueUo che·una lingua esprime. Non basta infatti proporre l'ideogramma de :l'uomo per esaurire la miriade di azioni che un essere umano è capacedi compiere. Vi saranno quindi tante forme grafiche quante sono leazioni che possono essere compiute. Una scrittura ideografica parti-colarmente famosa è quella cinese.

n secondo è il sistema sillabico. O ni se no corris onde a una vo-cale o a una consonante piu vocale. Una scrittura sillabica uti izzataancor oggi è la kana giapponese. Le scritture sillabiche necessitano diun numero globale di segni nell' ordine di varie decine (grosso modotra sessanta e novanta segni).

Il to/zo sistema è guello alfabetico, legato a un numero relativa:mente ristretto di segni (ventisei per l'inglese e il francese, ventunoper !'italiano, trentadue per il russo).

ctitturaJineare.B.co.mpo,ttavcric

ucAbbiamo lasciato il giovane Ventris mentre sog;;"di poter un

giorno decifrare la scrittura utilizzata dagli scribi di re Minosse.Nel 1940, all'età di diciott'anni, Ventris pubblica un articolo

nell' «American Journal of Archaeology» intitolato Avviamento allalingua minoica. L'idea di base di guesto articolo era di cercare una lin-ua a arentata al minoico. L'etrusco, agli occhi di Ventris, era un

candi ato v i o e 'ipotesi, in sé, non aveva nulla di particolarmente i\

netico da attribuire a uest{tiIumi. Secondo la confessione dello stes-so Ventris in ca ce a testo istribuito, il suo compito sulle scrittureminai che si sarebbe fermato li. Numerosi impegni si facevano pres-santi nel campo dell'architettura e altrove, e il giovane inglese formu-lava l'augurio che altri ricercatori s'impegnassero a trovare la chiavedell'enigma posto dalle tavolette di Cnosso e di Pilo.

L'inchiostro di questo addio allo studio della lineare B non era

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38 Capitolo primo La scoperta del mondo egeo 39

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Sulla base di queste constatazioni, Ventris ha potuto determinareche esisteva una parentela tra i segni:

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f r r40 Capitolo primo La scoperta del mondo egeo 41

La presenza di fenomeni di sostituzione di questo genere può, teo-ricamente, essere legata a due fattori: o all'aggiunta di suffissi indi-pendenti come le postposizioni del giappones~per esempio, in giap.-ponese, troviamo parole associate alle postposizioni come bito-ba alnominativo, bito-no al genitivo, hito-wo all'accusativo) "oppure a veree ro rie flessioni simili a uelle che ritroviamo nel latino dominus,omini, ominum, ornino, e cosi via.

Il fatto di ritrovare nel1a lineare B vari tipi di flessioni, come nel la-tino, testimoniava a favore del1a seconda ipotesi piuttosto che del1aprima, erché infatti in ia onese tutti i nomi dis on ono di una se-rie estremamente imitata. i su issi. ~

Maschile Femminile

02 + 60 ~12 11 31 ~36 "f 57 ~42 ~ 54 ITl

Partendo dal principio che il femminile derivasse dal maschile co-me nel latino domin-us, domin-a; seru-us, serv-a; bon-us, bon-a, si pote-va supporre che ognuno dei segni di queste ultime due colonne aves-se la stessa vocale. Cosi, da una parte 02, 12,36 e 42, dall' altra 60, 31,57 e54 costituivano serie di segni che presentavano, ognuna, una vocaleidentica,

Nel suo Appunto di lavoro n, 15, Ventris compila un prospetto chetiene conto di tutti questi dati: i segni vi sono disposti in colonne a se-conda della funzione presunta attribuita al suffisso per potere, con unsemplice colpo d'occhio a una colonna, capire immediatamente leparentele vocaliche o consonantiche tra i segni attestati nella colonnain questione (tav, nr).

Per esempio, si.pllò,&onsideratJ.'_chl

aschili.nresentinc.la.sressa.zocal

ente.-Ootev:ano..av:er-e.la..stessa-consonante...m.a...v.ocalLdiv-eJ:S.....Nell'agosto del 1951, sulla base dei testi di Pilo, Ventris elencò cen-

tocinquantanove parole che presentavano delle varianti flessionali.Forte di questo elenco, e di altri redatti a partire dai testi di Cnosso,riuscf a identificare un numero considerevole di alternanze tra segniche presentavano probabilmente la stessa consonante ma vocali di-verse.

Questi risultati dovevano essere valutati con prudenza, ma quan-do si trovavano esempi ripetuti di alternanze identiche si poteva esclu-dere l'intervento del caso e considerare le alternanze come pertinenti.Disponendo queste alternanze su una decina di righi, Ventris era ingrado di proporre un prospetto abbastanza ricco che consentiva di av-vicinare tra loro un numero già cospicuo di segni della lineare B:

+ ~T tf\i r l\!I,F J,. t ITl 211 ~ lA O.."f XA 'f1: 'V~ 55

@tì.W.lJ.UfQ....auegru..p.L.es,enti..Jjtcl1!t.C.Q)ppna.de.i1gnminili.Ov-viamente questi ultimi, pur avendo la stessa consonante dei segni pa-ralleli associati ai maschili, presentano una vocale differente. A parti-re da tale lavoro, si potrà estrarre una griglia che rappresenterà unavera e propria intelaiatura dei valori fonetici da attribuire ai sillabo-grammi della lineare B. Cosi fece Ventris, riservandosi di correggerela griglia sulla base delle informazioni che gli sarebbero pervenute inseguito alla pubblicazione dei testi di Cnosso ad opera di Myres.

Ventris propose guindi un nuovo prospetto contenente cinquecolonne, che corrispondevano alle cingue vocali da lui postulate per

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Appunto di lavoro Il. lJ di Michael Ventris.

SUSPECTED CONSONANT EQUATIONSIN PYLOS INFLEXIONAL MATERIAL

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Tavola IV

Griglia elaborata da Michael Ventris.

L1NEAR SCRIPT B SYLLABIC GRID(2NOSTATE)

DIAGHOSIS Of COHSONANT AHO VO'iEL EQUATlOHS'IH THE IHfLEXIOHAL HATERIAL raOH PYLOS:

liORK NOTE 15

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44 Capitolo primo 45La scoperta del mondo egeo

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46 Capitolo primo 47La scoperta del mondo egeo

se ni 70 e 52 si trovano nella colonna II, uindi la loro vocale è -o. Il se-gno 52, d'altra parte, ha la stessa consonante n- riconosciuta per i se-gno 06. Possiamo quindi leggere il gruppo 70-52-12 .o-no-so, e diventalo ico ro orre un valore consonantico k- er la parte consonanticadd sillabogramma 70 leggen o 'intero gruppo 70-52-12 o-no-so.

A questo punto si susseguono le reazioni a catena. Esistè un altrogruppo di tre sillabogrammi con finale -so:è il gruppo 62-53-12. Il silla-bogramma 53 si trova nella colofii'i"acon la vocale -i. Ora è logico pen-sare che esistessero atte stazioni nella lineare B di Cnosso del toponi-mo Tilisso; ilgruppo 62-53-12 finisce in -i-so. Non sembra troppo az-zardato considerare che si tratti del nome miceneo della famosa loca-lità cretese e proporre rispettivamente, per i sillabogrammi 62 e 53, deivalori fonetici tu e li o, eventualmente, ri.

Dopo l'identificazione di questi nomi di località, Ventris passa al-l'analisi di un nome che serve verosimilmente a indicare un prodottoagricolo, trascritto con i sillabogrammi 70-53-57-14-52 a Cnosso, e 70-

53-25-01-06 nei testi di Pilo. I due ultimi sillabogrammi nelle due va-rianti hanno lo stesso timbro vocalico. Infatti 14 e 52 si trovano nellacolonna II, mentre 01 e 06 sono nella colonna v. L'identità tra le dueparole è sicura poiché i primi due segni sono gli stessi, con un valorefonetico ko-li o ko-ri, e gli ultimi due segni, 14 e 52 da una parte, 01 e 06

dall' altra, hanno lo stesso valore consonantico e si scostano soltantoper il loro valore vocalico: 14 e 52 hanno una vocale o mentre 01 e 06

presentano una vocale a. L'inizio di questa lunga parola si legge ko-lio ko-ri e laIinale -to-no o ta-na. Ùna parola deI genere può solo corri-spondere al nome greco del coriandolo, che si legge koriannon o ko-riandron.

Tale parola è greca, ma potrebbe benissimo essere uno dei tantinomi stranieri di spezie introdotti nel greco. L'identificazione di 70-

53-57-14-52 con koriandron non significa necessariamente che la lin-gua della lineare B possa avere qualcosa a che fare col greco.

Ventris prosegue nelle sue ricerche. I nomi costruiti sui famosi to-onimi appaiono ora sotto la du lice forma del maschile e del femmi-

n' e, a-mi-ni-si-jo e a-mi-ni-si-ja, e sem rano corrispondere alle formegreche amnisioi e amnisiai. Inoltre, il genitivo in -36-36 deve, per forza

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Capitolo secondoLgrandi vicini e le loro scritture

1. L'Egitto e [ean-Francois Cbampollion.

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aese.La civiltà dell'Egitto è una delle più antiche del mondo, ma soltan-

to durante il XVIII secolo la storia di questo paese iniziò, lentamente, aesercitare un grande fascino sulla mente dei dotti. Infatti, ancora nel1764, il tedesco Winckelmann pubblicava la Storia dell' arte antica, checonsacrava l'egemonia assoluta della civiltà ellenica su tutte le altre.,,!!,grande studioso tedesco non ignorava l'Egitto, ma questo paese, lasua civiltà, tutte le realizzazioni compiute durante i millenni della suastoria erano soltanto tappe nella storia dell'umanità, una specie di

refigurazione delle culture a venire. La,società,egizianaice.socieràìnfcrmazìcne. L'interesse per quel paese e le sue antichi-

48 Capitolo primo

Tavola v

Tavoletta di Tirinto che registra corazze.

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tà non poteva essere che di carattere antropologico. L'arte stessa del-

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I grandi vicini e le loro scritture 51'0 Capitolo secondo

l'Egitto non costituiva un capitolo della storia dell'arte se è vero chel'unica arte degna di questo nome era quella greca.

Gli enciclo edisti hanno cominciato a scuotere una società sclero-dzzata e uno dei oro discepoli, Constandn de Chasseboeuf - grandelettore di Voltaire, al punto di scegliere lo pseudonimo di Volney, daVol-, prime tre lettere del cognome Voltaire, e -ney, ultime tre letteredel nome della residenza del filosofo a Ferney - si reca in Oriente. Nel1787 pubblica Viaggio in Egitto e in Siria. Descrivendo le popolazionilocali, copri e mamelucchi, interrogando si sui motivi che possono su-scitare l'entusiasmo di alcuni viaggiatori per l'Egitto, criticando lepersone che incontra, Volney scrive pagine che avranno effetti decisi-vi sui suoi lettori, per esempio su Bonaparte e Champollion. Infatti,

er Volne l'interesse is irato dal o 010 dell'E irto iil che dai suoimonumenti deve gen rare l'al.lgurio che questo paese cambi prestoçlirigenti:

N,el1789 scoppia la rivoluzione. Il vecchio mondo si sgretola e n~-sce un nuovo universo nel quale storia e leggenda si confondono. E,come scriveva Malraux nella prefazione al libro di A. Ollivier suSaint-Just, «il tempo ove tutto diventa possibile, ove nascono i figli dilocandieri che diventano re, i figli di piccoli gentiluomini che divente-

. ranno imperatori». È il tempo in cui, accanto alle battaglie, alle di-sfatte e alle vittorie, un iovane enerale di incredibile in e no daràall'egittologia uno slancio ecisivo, ancian o a o e spe izioneq'Egitto.

Perché tale spedizione, quando la Francia ha ben altro a cui pen-sare?

Da parecchio tempo illustri pensatori francesi hanno rivolto losguardo verso l'Egitto. Nel suo Discorso sulla storia universale, Bos-suet sostiene che la riscoperta delle meraviglie dell' antica Tebe sareb-be un'impresa degna del Grande Re. Choiseul diventa il fautore del-

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I grandi vicini e le loro scritture 53

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forse consentirà di svelarne l'enigma. Il cittadino Bouchard che conduceva i lavo-ri è stato incaricato di far trasportare questa pietra al Cairo.

Gli scopritori di tale meraviglia hanno fatto quello che tanti ar-cheologi di professione, a volte invecchiati sugli scavi, troppo spessonon riescono a fare: si sono resi subito conto dell'importanza dellostraordinario ritrovamento e hanno capito quanto linguisti e speciali-sti delle scritture antiche avrebbero potuto ricavare dallo studio diquesto monumento (fig. 23). Il fatto è abbastanza rilevante e merita diessere sottolineato.

Ma gli operai del forte di Rachid non sono stati gli unici a capirel'im ortanza del ritrovamento di Rosetta, al unto che la ietra di-venne una delle c~use ondamentali di liti io tra francesi e in esi.

uesti u timi, opo aver costretto il enerale Menou, successore_diBonaparte e i e er, a una semica itolazione nell'a~el1801,pretesero a ietra i Rosetta come bottino di uerra. Malgrado leproteste i Menou e eg i uomini e 'Accademia ancora presenti inEgitto, si fecero consegnare la pietra e la trasportarono in Inghilterra,dove fu collocata al posto d'onore nel British Museum. È guindi sol-tanto sucopie molto imperfette che dovranno lavorare tutti gli stu-çliosi che non potranno recarsi in Inghilterra. Tra essi l'uomo che sarà9 geniale decifratore della scrittura dei faraoni: Jean -F rançois Cham-

ollion.Cha~pollion nasce il 23 dicembre del 1790a Figeac. Ilpadre era li-

braio e la madre massaia. Contrariamente a quanto molti credono,Champollion non ha avuto quindi nulla a che fare con la spedizioned'Egitto, dal momento che aveva appena sette anni e cinque mesiquando Bonaparte vi sbarcò.

Molto presto il giovane Champollion viene affidato alle cure delfratello e questi diventerà per lui un maestro e un padre. Infatti, ilruolo di] acques-]oseph Champollion, amante dei libri, bibliofilo in-trepido, uomo di spirito e d'ambizione, sarà determinante per il gio-vane Jean-François, anche perché il padre rinuncerà presto al suoruolo di capo famiglia.

Alla fine del marzo 1801il giovane]ean-François va a vivere a Gre-noble presso il fratello. Quest'ultimo ha deciso che occorre dare al ra-

52 Capitolo secondo

brillanti del tempo: con lui si imbarcano centosessantasette uomini discienza tra ricercatori, tecnici, artisti, antiquari (cosi allora eranochiamati gli archeologi), economisti, medici, fisici, geografi. Vi è traloro un disegnatore di incredibile bravura, Vivant Denon, che diven-terà il vero e proprio memorialista della spedizione.

L'attività di guesti studiosi si sarebbe svolta in tre direzioni. Primadi tutto avrebbe puntato a risolvere i problemi piti immediati: curare isanali, creare delle manifatture per ri~Eondere alle necessità logisti.;Che e tecniche dell'esercito e anche del paese, contribuire allo svilue-QO dell' agricoltura; in secondo luogo, avrebbe avuto lo scopo di for-nire una valutazione scientifica dell'Egitto contemporaneo e, infine,~~b&OOWAAbV-m~Reè dIlI',-gitto4,......,... .

setta di «iscrizIonI che areniln

settem re, poco p1eno di due mesi dopo, il giornale «Courrierd'Egypte» pubblicava nel numero 37 un dispaccio datato 19 agostoche riempi di gioia tutti quanti si interessavano all' egittologia. Vale lapena riprodurne il testo:

Rosetta, 2 fructidoro dell'anno VII.

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~4 Capitolo secondo I grandi vicini e le loro scritture 55

gazzo tutte le possibilità per riuscire nella vita, opportunità che certa-mente Figeac non gli può dare.]ean-François andrà a studiare pressol'abate Dussert dal 1802 al 1804. In una lettera del 6 agosto 1803, alla fi-ne del primo anno di studio, 1'abate scrive a] acques-] oseph di essere«molto soddisfatto del signor Champollion minor». Perciò lo auto-rizza « a studiare non soltanto 1'ebraico ma anche altr·e tre lingue se-mitiche, l'arabo, il siriaco e il caldeo (o aramaico, la lingua parlata daCriMo)>>.

questo il punto di partenza dell'itinerario linguistico che porte-rà]ean-François al copto e all'Egitto. Egli giungerà al copto leggendola Bibbia nella lingua originale e all'Egitto tramite la conoscenza diautori greci come Erodoto, Strabone, Plutarco, e di Orapollo e Cle-mente di Alessandria, specialisti dei geroglifici.

li termine ero lifico usato er desi nare la scrittura dell' anticoEgitto è stato u!' 'zzato per la prima volta da Clemente di Al<:!ssan-dria·.TaIe tipo di scrittura_ è attestato principalmente sui monumentiL

onì.con»

rseptitgBaciareipcasad~~ c~pml"sii m~l-ece.sM-\W>B'!1 wll\! ~hi abitami~- n personaggio singolare, una specie di genio dai molte-

plici interessi. Vive a Roma, nel collegio centrale dei gesuiti. Studia gliobelischi della città eterna, scende nel cratere del Vesuvio per esami-nare da vicino un'eruzione vulcanica, è in corrispondenza con Leib-nitz, insegna la prospettiva a Nicolas Poussin, restaura la chiesa delGesù, si definisce il primo musicologo della storia e, infine, inventauna tromba che gli consente di chiamare i fedeli da una distanza di ol-tre cinque chilometri. L'identificazione del copto con l'antica linguadei faraoni avrà un ruolo determinante. sulle scelte scientifiche diChampollion e sulla decifrazione della scrittura egiziana.

Torniamo a Champollion, che intanto continuava le sue ricerche.Nel 1806 interviene in pubblico davanti al prefetto dell'Isère e, il 31

agosto 1806, il giornale locale ricorda:Alcuni allievi, nei loro momenti di riposo, si sono dedicati a studi che non

fanno parte dell'insegnamento dei nostri licei. L'altro giorno, abbiamo ascoltatoil giovane Champollion spiegare una parte di un capitolo della Genesi in ebraico,dopo aver risposto ad alcune domande che gli sono state poste sulle lingue orien-tali in generale.!l' 5dtfewFe §in.alk wime giputie,deV'avVco ~EgWo-r wsta IPJlSo,

rjw-&l!Miaz-delN~•.•. • 1 t .• _,.-

Ai genitori ]ean-François scriveva:Voglio fare uno studio'approfondito e continuo di questa antica nazione

[l'Egitto]. L'entusiasmo di cui mi riempie la descrizione dei suoi enormi monu-menti e 1'ammirazione che nutro per la loro potenza cresceranno grazie alle nuovenozioni che riuscirò ad acquisire. Di tutti i popoli che amo, vi confesso che nessu-no ha, nel mio cuore, un posto simile a quello preso dall'Egitto.

lifratello maggiore è felice dei successi di]ean-François e vorreb-be che andasse a studiare a Parigi in una delle grandi scuole specializ-zate nello studio delle lingue orientali, possibilmente alla BibliotecaImperiale. La cosa non è facile, ma finalmente, nel 1809, i due fratellipartono per Parigi e]ean-François diventa alunno di Isaac Sylvestre,barone di Sacy, massima autorità negli studi orientalistici francesi.

Champollion studia a fondo il copto, impegnandosi a ricopiare si-stematicamente i manoscritti della Biblioteca Nazionale. La mentedel ragazzo, concentrata sull'Egitto e sulle sue scritture, è convinta

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'6 Capitolo secondo I grandi vicini e le loro scritture 57

della validità della teoria di Kircher e considera il copto come unadelle possibili chiavi d'interpretazione dei geroglifici. egiziani.

NeI marzo deI 1810 Jacques-Joseph riceve una lettera da Sylvestrede Sacy:

Sono sensibile al lavoro di suo fratello, ma non credo che egli debba impe-gnarsi nella decifrazione della pietra di Rosetta. Il successo che si può conseguirein questo tipo di ricerche è più la conseguenza di una felice combinazione di cir-costanze che il risultato di un lavoro impegnativo, il quale, a volte, porta a far con-fondere le proprie illusioni con la realtà.

È un avvertimento che tuttavia non scoraggia il giovane Champol-lion, il quale continua i suoi studi sul copto e legge tutto guanto è sta-to pubblicato sulla scrittura dei faraoni, com resi i lavori di un altropersonaggio singo are: Iean-Iacgues Barthélemy. La personalità diquest'uomo ricorda quella di Kircher di cui abbiamo già parlato. Bar-thélemy si fa chiamare abate ma, in realtà, non è mai stato ordinatoprete. Ciò nonostante, è capace di predicare in un numero impressio-nante di lingue, compreso l'arabo. È autore di vari volumi, tra cui unbestseller curiosamente intitolato Viaggio del giovane Anacarsis in

. Grecia verso la metà del IV secolo avanti l'era volgare. È anche appas-sionato di e ittolo ia ed è fautore di un'i otesi tra le ili innovatrici

ella ricerca egitto ogica a guan o Kirc er aveva assimilato il coptoa lingua faraonica. Barthélemy, infatti,

" . .terno_deLc. tkliiIl di,eSentano,a9mLdLfe..p~inità. (Hg.-25). Infine, sottolinea la pa-

rentela esistente tra la scrittura geroglifica e le forme di scrittura cor-sive, rispettivamente la scrittura ieratica e quella demotica.

Ma se Champollion studiava, leggeva, si documentava e lavoravanella speranza di scoprire i misteri della scrittura geroglifica, altrove iricercatori non rimanevano passivi. In Inghilterra, Thomas Young,medico e fisico di fama, noto per le sue scoperte sulle proprietà delcristallino e suITenomeno delle interferenze luminose, che gli consen-tirono di spiegare la formazione degli anelli di Newton, affrontava asua volta i misteri della pietra di Rosetta.

Young rileva il numero dei gruppi isolati in ognuna delle tre grafiedella pietra e liparagona tra loro, tenendo conto, come suggeriva Bar-

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r'8 Capitolo secondo I grandi vicini e le loro scritture 59

un'idea abbastanza recisa del sistema di scrittura usato e infine, oc-corre - isporre i un elemento in grado di suggerire un'ipotesi di par-tenza. Se ritorniamo un istante alla decifrazione della lineare B, ci ri-corderemo che Ventris disponeva di questi tre elementi. Infatti, sape-va che i testi micenei erano dei documenti contabili, che la scritturaera sillabica, e che vi era una parentela tra i segni del sillabario ciprio-ta classico e i sillabogrammi della lineare B.

Per quanto concerne i primi due, Champollion disponeva di buo.;ni elementi di base. Il contenuto dell'iscrizione era noto dalla versio-ne reca e dalla decifrazione arziale del testo demotico effettuata daSacy, er a e, soprattutto, Youngj inoltre, il punto di partenza erarappresentato dall'identificazione, sempre da parte di Young, del no::-me «Ptolemaios» in quattro dei cartigli del testo geroglifico. Eh[

v,a..ils~oo~~-kcostaQzeerano.m~Q ..

'mIn'i-

_ .... a scrittura geroglifica non "poteva quindi essere népuramente ideografica, né puramente alfabetica e i suoi segni do,Y,f:-vano avere un valore fonetico.

Abbiamo visto quali erano rvalori attribuiti da Young ai caratteriche compongono il nome del faraone Ptolemaios; ,seguendo questeipotesi, la scrittura geroglifica egiziana sarebbe stata una specie di cal-derone nel quale si sarebbero mescolati consonanti, vocali, segni silla-bici e segni sprowisti di ogni significato. A proposito di questi ultimi,Champollion comincia a rivedere l'insieme dei valori proposti daYoung per i segni del cartiglio di Tolomeo. Dopo un lungo lavoro,considerava sicuri solo i valori P, T, L, M e S.

Nel1822 iun e all' enenista Letronne, autore della mi liore analisidel testo greco inciso sulla pietra i Rosetta, una itogra ia rapprese~-t.ante un piccolo obelisco eretto nell'isola di Philae e dedicato alla re-gina Cleopatra. Il testo è bilingue e il nome di Cleopatra è chiarame~te leggibile. Champollion paragona i due cartigli, quello di Ptole-

uello di Cleooatra. e . '" .. . ,1 - - - - -

se-sregliere-t-fa~g-ni ..ge-roglitiGi-p:r..eptare..lIDo..stesso..suQnQuesta soluzione, naturalmente, complica il compito del decifratorc.Le figure gemelle, che servono a indicare segni con uno stesso valorefonetico, vengono chiamate omofoni dallo stesso Champollion.

Ora il francese prende in esame tutti i nomi di sovrani di cui 1'aba-te Barthélemy ha scoperto l'esistenza nei famosi cartigli. Cos1, lenta-mente, cominciano a emergere i nomi di Cesare, Tiberio, Alessandroe Germanico. Sulla base di questo studio! Champollion ottiene un in-sieme di dodici segni che possono dirsi letti e decifrati: sono i segni lè.T, L, M, S, K N, R, A, AI, E, O.

Cosa nensare dei segni ai qualiYoung attribuiva valore zero? Stu-

Scrive oersino che il nome' «Ptolemaios»,identificato da Young, deriva dal greco Polem()s~«guerra», perché icartiglio che indica il nome del sovrano reca una bella raffigurazionedi leone che esprime il valore militare.

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Il segno è simile a quello attestato nel cartiglio di Ptolemaios e al qua-'e è stato riconosciuto valore fònetico S.

Questo cartiglio è sorprendente poiché non contieoejlnome dt~o dei tanti sovrani di età ellenistjco-romapil poti il Cbilmpo!ljoo ••Chi è questo faraone?

Cham ollion attribuisce il valore fonetico S o SS o ure ancoraSES oppio segno a estra. Il disco solare rosso a sinistra potrebbeessere una raffi urazione del sole: in co to sole si dice RA. Tentaquin i i attri uire il va ore RA a questo segno. Il se1l!noin mezzo,quello tripodico, potrebbe avere valore M e il nome di questo sovra-no ancora sconosciuto non potrebbe essere Ramesse?

Champollion è eccitatissimo. Lo studio che, fino ad allora, ritene-va valido per i nomi dei sovrani del periodo ellenistico-romano po-trebbe anche riguardare i nomi dei periodi precedenti, delle grandidinastie dell'antico Egitto? Bisogna andare avanti.

Prende in mano un altro foglio mandato da Huyot. Vi si legge unaltro cartiglio, anch'esso sconosciuto. A sinistra è disegnato un ibis,

ai lo stesso tri ode raffi urato nel carti lio del res_un!o Ramesse einfine, il segno che già si leggeva S nei cartigli éi sovrani ellenistici eromani.

L'ibis è Thot, il dio Thot inventore dei geroglifici, il famoso diodella scrittura. ualora si dovesse attribuire uesto valore fonetico arse no dell'ibis e ualora il secondo se no uello del tri o e, si 0-

vesse leggere M e l'ultimo segno S, allora ci si troverebbe di ronte alnome del faraone Tutmes.

Il miracolo è compiuto. Interpretando questi due nomi, Cham-pollion penetra nel cuore del sistema geroglifico.

Jean-François corre dal fratello, grida «Ci sono! », poi perde i sen-si. Rimane svenuto per un tempo imprecisato: alcuni dicono varieore, altri parecchi giorni; fatto sta che la prima stesura delle osserva-zioni fatte da Champollion fu probabilmente redatta dal fratello. Èinfatti Jacgues-Joseph a scrivere la prima bozza della Lettre à M. Da-ciertra il 14 e il 22 settembre del 1822. Il testo della comunicazione saràletto davanti all' Accademia il 27 settembre 1822.

Di fronte all'illustre assemblea, Champollion, che avrebbe festeg-giato i suoi trentadue anni tre mesi dopo, legge le otto pagine della

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60 Capitolo secondo

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I grandi vicini e le loro scritture 6362 Capitolo secondo

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nota. Il testo sarà pubblicato tale e quale nel numero di ottobre del«journal des Savants». L'egittologia entra solennemente nella storiae i geroglifici del più antico impero della terra sono stati finalmentedecifrati.

Riassumiamo alcune delle caratteristiche della scrittura decifratada Jean-François Champollion.

Si.tratta.di

Isegni veibalr(oideo~rammi o logogrammi) sono quelli che ser-vono a tradurre l'idea di un essere vivente o di un oggetto inanimato.Attraverso tali segni, l'essere vivente o l'oggetto sono rappresentati inmodo percet:tibile ai sensi, indipendentemente da come dovevano es-sere pronunciati. Abbiamo visto che una scrittura composta da segnidel genere viene definita ideografica e abbiamo portato l'esempiodella scrittura cinese. Dal punto di vista teorico, una scrittura compo-sta unicamente da logogrammi dovrebbe essere capita da chiunque,quale che sia la sua madrelingua, poiché una tale scrittura esprimeidee e non suoni. . . . .. .

Ma, oltre alle cose e agli esseri viventi, bisogna poter esprimere an-che le azioni e le idee percettibili ai sensi. Per esprimere queste azionie queste idee, si possono utilizzare dei semplici logogrammi senza in-dicazioni fonetiche. Per esempio, «regnare» può essere reso dalloscettro, «dirigere» dal bastone, il «sud» da un giglio, fiore estrema-mente frequente nell' alto Egitto, la «vecchiaia» da un uomo che cam-mina col bastone, e cosi via.

Attraverso uesti se ni ra resentativi dell'imma ine si può quin-di esprimere l'idea ma non il suono. Tuttavia, spesso conviene c eilsuono sia asua volta precisato. E per questo motivo che m9lte mesto,, d2iall9fiuscia~r.im.piazzaJ;e.k~j-PPl'!§RtaziQ

cihìliirummaainicondellefi~yanQ9talm~e-div.er-S!i?, esattamente ·comese volessimo,

in francese ad esempio~ere puits con puis, [ait con fatte, p&h;con pècbe, eccetera. Allo stesso modo l'egiziano disegnerà una

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r r r rI grandi vicini e le loro scritture 65

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poletano e parla di tale scrittura. Aggiunge persino un breve disegnodi un'iscrizione contenente cinque gruppi di segni incisi con questicaratteri misteriosi.

Nel 1674il francese Chardin visita le Indie e la Persia. Soggiornaper alcuni anni a Isfahan e pubblica la prima copia integrale di un'i-scrizione persiana. Ma sarà Engelbert Kampfer a utilizzare per pri-mo, alla fine del settecento, il termine cuneiforme per designare l' an~tica sc~OtTentale.

Nel corso del settece~to, altri viaggiatori avevano dato notizie diiscrizioni di re persiani, tra cui Carsten Niebuhr, che, nel 1765,duran-te un soggiorno a Persepoli, fece delle trascrizioni estremamente ac-curate di iscrizioni trilingue che furono pubblicate nel 1788.Niebuhrriconosceva tre scritture in quei documenti: l'antico persiano, certa-mente il più semplice dei tre sistemi grafici poiché comportava sol-tanto quarantadue segni; un sistema alquanto più complicato, l'ela-mitico; e, infine, un tipo di scrittura con sovrabbondanza di caratteri,il babilonese.

All'inizio dell'ottocento, tutto uanto si conosceva,sulla storia de-gli assiri era ovuto a racconto biblico. Il più importante monumen-to mesopotamico era il cosiddetto «caillou Michaux», riportato dal-l'oriente dal botanico Michaux e depositato al Cabinet des Médaillesdi Parigi. Non si sapeva nulla dei sumeri, degli accadi e degli ittitiJ2itutte le lin ue d'oriente, solo il fenicio era stato decifrato nel 1764dal-'abate Barthé emy, grazie a un testo bilin erto nell'isola di

a ta.NeTi842, per la prima volta, si intraprende uno scavo su una delle

colline artificiali che caratterizzano il deserto, costituite dall'accumu-lo e dalla sovrapposizione dei resti del passato, chiamate tell. È il pe-riodo dei diplomatici archeologi. P. E. Botta, console di Francia aMossul, scava Ninive e Khorsabad. DallR45 al 1847l'inglese Layardintraprende l'esplorazione di tre città assire: Ninive, Nimrud e Assur.Le prime collezioni di antichità orientali giungono al Louvre nel mag;-gio del 1847e al British Museum nell' ottobre del 1848:_

L'interesse degli scavatori si sposta verso il sud della Mesopota-mia: per Fresnel, console di Francia a Bagdad, sul sito di Babilonianel 1852;per l'inglese Loftus a Uruk e a Susa dal 1854al 1855.E. de Sar-

64 Capitolo secondo

e che erano l2iazzati alla fine d&ìll~parola W cgpsep,tire di disJ:in~llerele parole omomorfe o omograf, Questi segnL di cui Champollionaveva capito la funzione studiando l'iscrizione dello zodiaco. son,2.chiamati determinativi. Li ritroviamo associati 'alla maggior parte del-le parole egiziane.

La triade di logogrammi, segni fonetici e determinativi diede agliegizi la possibilità di esprimere senza alcun equivoco, attraverso lostrumento della scrittura, la lingua parlata. Il fatto che non abbianomai abbandonato questa scrittura non è dovuto soltanto al carattereconservatore della scrittura stessa, ma a un altro motivo molto preci-so: senza tutti gli elementi di guesto complicato sistellla, la scritt~diventa un veicolo ambiguo per il pensiero" uno strumento di difficileill.terpretazione._Non è più il mezzo capace di trasmettere, nel tempoe nello spazio, un messaggio univoco e universale, ma un labirinto chesi presta a mille confusioni. Per evitare queste confusioni, l'egizianofu costretto a mantenere, nel loro insieme, tutte le componenti cheabbiamo tentato di descrivere.

2. L'oriente cuneiforme.

.Mentre la scrittura geroglifica egiziana non mancava di stupire idotti d'occidente, a causa soprattutto dello 'splendore dei monumenticoperti di iscrizioni che sorgevano dalle sabbie del deserto o che or-navano le piazze di alcune capitali d'Europa, la scrittura cuneiformegiaceva dimenticata sotto le colline (i famosi tell) d'oriente.

Già nell' antichità le conoscenze del mondo classico sulla [email protected] popoÌi orientali erano estremamente scarse. L'unico autore checiti la scrittura cuneiforme è Erodoto, il quale parla degli Assiriasrammata senza affermare nulla di specifico sulla loro natura o sul lo-ro contenuto.ie<±E •••• soltanto a-partire dal XVII secolo che ci pervengono le prime in-formazioni su questa scrittura «a forma di chiodi», in seguito a variescopelte fatte da alcuni viaggiatori europei. La prima notizia che laconcerne è in una lettera del 1621a firma di Pietro della Valle. Il viag-giatore veneziano, dalla città di Shiras in Persia, scrive a un amico na-

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I grandi vicini e le loro scritture 6766 Capitolo secondo

La diffusione della scrittura cuneiforme.

Quali sono le regioni del mondo in cui si diffuse il sistema graficoche chiamiamo cuneiforme?'

A est, sin dalla metà del 11[ millennio a.c., lo ritroviamo nel!'Elam,la regione del sud-est iranico che aveva rapporti e relazioni commer-'çiali con le cultùre sumeriche e babilonesi. Questo sistema serviva;notare 1'accadico

zec comincia l'esplorazione delle colline di Tello a partire dal 1877 escopre i primi resti della civiltà sumerica. Gli americani scavano Nip-pur e scoprono un archivio con migliaia di documenti in argilla coniscrizioni.

Da allora, le spedizioni archeologiche di tutti i paesi sono impe-gnate nella riscoperta di questa terra dove è nata la storia, e migliaia dispecialisti sono alle prese con i problemi posti dai documenti cheriempiono i depositi dei musei del vicino oriente e di altre parti delmondo.

La civiltà egiziana deve tutto a un fiume, il Nilo, e le civiltà dell'o-riente antico, a loro volta, sono nate nelle vicinanze e sulle sponde di

Tavola VI

Carta geografica del vicino oriente.

CAUCASO

ThiJisi.

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Nel I millennio a.c.; dopoi medi, i ~siani emigrarono dal l' .6.!::menia in Iran e conservarono, insieme all' amministrazione, la lingua ela scrittura elamitiche. --A ovest, ITn'fluenza della civiltà mesopotamica si fece sentire an-cora ma iormente. Gli uniti adottarono la scrittura cuneiformc Cf

notare a loro lingua che non era né semitica, né indoeuropea. Attra-verso gli uniti, la scrittura cuneiforme si diffuse tra i popoli del!' AsiaMinore, soprattutto presso gli ittiti che erano, com'è noto. indoeu-rope!.

ç;li ittiti utilizzarono il cunei forme non soltanto per scrivere i testi

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f f r-.68 Capitolo secondo

ristico,Le tavolette d'ar illa molle do o esser state incise erano a volte

cotte nei forni e, comunque, epositate all'interno delle sale d'archi-vio. Questo supporto e questo modo di scrivere si sono diffusi in tuttama anteriore, la Siria e l'Anatolia.

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I grandi vicini e le loro scritture 69

All'inizio, il sistema grafico cuneiforme era costituito da disegniche rappresentavano le cose o gli esseri viventi. Ogni segno aveva unsenso fondamentale al quale si potevano aggiungere alcuni significatiapparentati.

d, .ci! ,cl,

'ì'iWdP'=y.alsu:pJ;fNWJ;i€A.capacedi astrarre dal significato in quanto ta-,e. Per esempio: una testa di bovino può rappresentare la testa del bo-vino e indicare cosi che il documento tratta di bovini. In questo caso,la testa di bovino è un ideogramma o un logogramma che rappresental'animale. Ma lo stesso segno può anche acquistare un valore foneticoed esprimere un suono. La testa di bue, allora, diventa un segno fone-tico che può aiutare a esprimere l'apparato grammaticale della frase,traducendo i suoni della lingua utilizzata dallo scriba autore del do-cumento.

Il sistema rafico che utilizza se ni che sono a volte lo o rammi ea vo te se ni onetici è un sistema misto nel uale, a seconda della suaposizione ne discorso, un medesimo segno può esprimere realtà dif-ferenti. Di fatto nella scrittura cuneiforme ritroviamo i tre ti i di se~ni, cioè i'se ni verbali o iaeo rammi o o o rammi, i se ni fonetici e

i segni determiriativi c e incontriamo nella scrittura egiziana. ~" .

r4-ttut.e..CleLvar.J.-o .0 ss Jerprendere un esempio concreto, l'immagine ella steI a, in tutte le lin-gue espresse dalla scrittura Icuneiforme, è illogogramma del cielo.Questo logogramma si pronuncia an in sumerico, samù in accadico,nepis in ittita, e COS\ via. Ma il medesimo segno è anche illogogrammadel dio: si pronuncia allora dingir in sumerico, ilu in accadico, siuni-in ittita, eni in urritico. Altro esempio: illogogramma del re si pro-nuncia fuga! in sumerico, sarru in accadico, bassu- in ittita, iwri- in ur-ritico, ereli- in urarteo.

Tutte queste parole possono, a loro volta, essere rese da segni fo-netici o, anche, associate a un tema verbale ideografico.

I segni fonetici delle scritture cuneiformi sono vere e or$composte da consonanti e vocali del tipo ba, mi, ru, come nella

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70 Capitolo secondo I grandi vicini e le loro scritture 71

~ che si legge, invece di bar, ba-ar; invece di kid, ki-id; invecedi lum, lu-um.

I determinativi, che non si pronunCiano! sono particolarmenteimportanti nelle scritture cuneiformi: la ma~gior parte di essi vienecollocata prima delle parole] e solo raramente dopo.

Davanti ai nomi di persona maschili si usa un deterrninativo, unaspecie di cuneo verticale. Uri altro determinativo identico a quelloutilizzato davanti ai nomi di persona maschili è attestato davanti ainomi di professione; un terzo determinativo che rappresenta un uovoo una vagina è inciso davanti ai nomi femminili o che designano me-stieri femminili. L'ideogramma del dio è utilizzato come determinati-vo davanti ai nomi di divinità, e via dicendo. Questi determinativi, co-me del resto tutti gli ideo grammi o logogrammi, sono identici in tutte!e scritture cuneiformi, il che significa che se si scopre un testo cunei-forme babilonese, e quindi perfettamente leggibile] che serve a notars,una lingua, ~conosciuta, si riesce immediatamente a isolare] in seno aiStuppi di segni di quella lingua sconosduta] gli antroponimi maschili

, o femminili, i nomi di luoShi, i teonimi, eccetera, grazie appunto aideterminativi, che si possono riconoscere anche se la lingua alla qualesono associati è sconosciuta.

Per illustrare questo fenomeno, è sufficiente ricordare un esempiomolto recente degli studi orientalistici: la lingua delle migliaia di tavo-lette cuneiformi trovate da P. Matthiae a Ebla, nella Siria settentrio-nale, era sconosciuta poiché si trattava di un dialetto semitico delnord-est, di cui non si avevano altre testimonianze. Ciò nonostante, ladecifrazione dei testi eblaiti non ha posto problemi particolari ai filo-logi e agli epigrafisti, in quanto la scrittura utilizzata dagli scribi diEbla era simile a ciò che si conosceva dallo studio degli altri testi cu-neiformi dell'Asia anteriore. Individuare le parole del lessico di Eblae distinguere tra le categorie semantiche riconosciute negli archivi èstata dunque impresa di routine.

Abbiamo insistito sulle difficoltà poste dalla scrittura egiziana.

Potremmo dire lo stesso della scrittura cuneiforme e domandarci ilmotivo per cui tutti i letterati del vicino oriente hanno continuato ausare questo sistema di scrittura per secoli e secoli. Le ragioni del suosuccesso duraturo ed esteso risiedono probabilmente nel fatto che lascrittura 'cùnèiforme consentiva a tanti popoli diversi di notare linguecome il sumerico, l'accadicoll'ittita o le altre lingue dell' Asia anterio-r ,.

Inoltre, il fatto che sia stata utilizzata fuori dalla sua terra d'origine,contrariamente alla scrittura egiziana, ne dimostra la grande duttilità.Alla corte del faraone Akenaton, a Tell el Amarna, sono state ritro-vate tavolette cuneiformi che servivano alla cancelleria del palazzoreale.

Le decifrazioni nell' Asia anteriore.

I testi cuneiformi, a lungo dimenticati, hanno suscitato, appena ri-scoperti, l'interesse dei decifratori. Abbiamo lasciato Carsten Nie-buhr nel 1788;al momento in cui aveva appena pubblicato le iscrizionitrilingue in antico persiano, in elamitico e in babilonese trovate a Per-sepoli.

Nel 1798Olav Gerhard Tvchsen scoore che. in antico oersiano. unliGuG-ha]-r-uG

sione che le tre scritture scopeiìeaa Niebuhr corrispondono proba-bilmente a tre lingue diverse.

Nel 1802Friedrich Munter concorda con Tychsen sull'interpreta-zione del ruolo dell'interpunzione e afferma] sulla base di argomentid'ordine storico] che le iscrizioni degli antichi re di Persia appartene-vano probabilmente alla dinastia degli achemenidi. Questi sovraniavevano regnato sulla Persia dalla seconda metà def VI secolo a.c. fi-no alla conquista di Alessandro Magno nel332~ IprO 1jpgua401t&V&

, l l' l Il'1 l l" l' . Miinter azziun-e inoltre che le rime iscrizioni in antico ersiano erano alfabetiche,

mentre uelle in elamitico e in bab' onese erano ris ettivamente silla-bic e e ideografiche. Il loro contenuto era verosimilmente identic02

cosa abbastanza frequente nei testi antichi. A prova di questa impor-

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72 Capitolo secondo I grandi vicini e le loro scritture 73

tante affermazione, notava che Jç; ripetiziOni ~a prima.wcrizione si pO'eyano rilevare and~a secgn~a terza.jpfi-ne, Miinrer avanza un'ultima ipotesi, che, seppure ardita, si rivelaesatta: immagina che tra le sequenze di segni che aeparivano in modoricorrente nei testi ci si dovesse aspettare di trovare l'espressione «re.,È.eire», poiché tale era il titolo che si attribuivano i re di Persia .•

Ma l'uomo che riusci a penetrare i misteri dell'antico persiano fuun dilettante, una persona che non era un orientalista di professionema un giovane professore di liceo: Georg Friedrich Grotefend diGottingen. Visse tra il 1775 e il 1853.

Grotefend, come Ventris, Champollion e Schliemann, era un en-tusiasta. Non aveva alcuna specifica conoscenza delle lingue orientalie non disponeva di nessuna iscrizione bilingue del tipo della pietra diRosetta. Malgrado ciò, dopo poche settimane di lavoro, riusci a otte-nere dei risultati davvero sorprendenti.

Grotefend tuttavia non partiva dal nulla, il suo lavoro era basato. - - - - --su alcuni dati precisi:

1. il cuneo obliqUO attestato nelle iscrizioni di Persepoli era effet-tivamente un'interpunzionej

2. '!;iscrizione in antico persiano era probabilmente alfabetica. In-fatti tra due intere,unzioni si potevano, in alcuni casi, contare fi-no a dieci segni. Orbene, se non vi sono problemi per trovareparole di dieci segni nelle scritture alfabeti che, ,

.iGll~G0Iltr-af'

3. erano certamente i re achemenidi ad aver ordinato le iscrizioni_di Persepoli;

4 le iscrizioni del primo gruppo erano redatte nella lingua di que-sti sovrani che doveva essere 1'antico persiano;

5. ultimo e importante punto, ~wçptr mpsifttqr ip gene;al98ie"esattamente come le iscrizioniiraniche dei re dell'ultima dinastia sassanide nel VII secolo d.C.

Esaminiamo ora le due iscrizioni sulle quali Grotefend costruiscela sua interpretazione (tav, VII).

Nella prima iscrizione, Grotefend tenta di identificare la parola«re» in uno dei vocaboli segnati con i numeri 2,4,5 e 6, mentre nella

Grotefend esaminò la enealo ia dei nomi di re ersiani traman-data da Ero oto e cercò i nomi che potevano meglio corrispondere ai

a1j;~~I~it~:;~;::e:~;cè1.!Jlpgbrzza,prsssoShédHWJL Ora, i nomi Ciro e Cambise hanno lastessa iniziale e sono di lunghezza diversa.

A questo punto, Grotefend notò qualcosa che risulterà decisivo: il

Tavola VII

Facsimile dell'iscrizione di Perscpoli,

'n nT ~T y,""" .~ (Tl« ,1. «Tf « m Y<-" «s " K-' .il: t-l !f ,::","«n « m Tf TQ '" ,(or ~ «TT « m~ l<T IT ~ rn =< m --l" ~<{n \< m y~ K' , f *""'1n ~<K-- (n ~ m ~T,Y ,8 II H « ~'" m p. ,~«*"' ~ fi <Tifi ,,'0 <F< «Jl m ·f,l ::< n « Ti l~ ,11 <==(*" "\tlif •.T,l .'" "'-7.3 :hT n.. ~, •.M ~'1nT <, (fy =< (ii «,

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74 Capitolo secondo I grandi vicini e le loro scritture 75

affrontare le altre due versioni, quella in cuneiforme elamitico e quel-la in cuneiforme babilonese.

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se e j1 siQSsritg ea'mlla base dei paragone tra queste lmgue, mterpret~le parole e le forme grammaticali dell' antico persiano. •

Ma le iscrizioni dei re achemenidi erano trilingue. Una volta deci-frata la versione in antico persiano, sarebbe stato molto pio semplic~

çh' Gwrwndr'W HP t9~j rjrça q;PWHpdisi seggi diversi· L_'as-senza di interpunzione rappresentava un ostacolo notevole per il la-voro dei decifratori. Ciò malgrado, si poterono paragonare gli antro-ponimi attestati nella versione in antico ersiano con uelli resenti!ie1a versione e ami tic a in modo da proporre dei valori fonetici per isegni della seconda iscrizione. Grotefend si era già applicato in talsenso nel 1837 e, in particolare, aveva potuto rilevare che gli antropo-.nimi maschili erano preceduti da un cuneo verticale, corrispondenteal determinativo del maschile.

Nel 1853 l'inglese Norris pubblicava la versione elamitica dell'i-scrizione di Behistun. Il totale dei nomi propri conosciuti saliva daquaranta a una novantina circa e permetteva, grazie a un paragonecon l'antico persiano, di attribuire valori fonetici alla maggior partedei segni sillabici della versione elamitica. Inoltre, con l'aiuto dellaversione in antico persiano, si poteva sconfinare dal campo flstrettodell'onomastica per investire guello del vocabolario corrente e in~pretare la sintassi e la grammatica elamitica.

Restava il problema della terza redazione: quella assiro-babi-lonese.

Ormai risultava chiaro che lo stesso genere di scrittura era attesta-to su monumenti e tavolette d'argilla che venivano alla luce da tutti gliscavi d'oriente. Non vi erano quindi dubbi che, a differenza dell'anti-co persiano o dell'elamitico, la scrittura acca dica fosse servita ad ali-mentare una letteratura particolarmente ricca ed estesa.

Per decifrare questi testi, era di nuovo necessario partire dall'iscri-zione in antico persiano e dagli antroponimi in essa contenuti e para-gonare i gruppi di segni con quanto attestato nell'iscrizione accadica.L'impresa non era semplice perché questa scrittura contava pio di

jrecento segni diversi e non esistevano interl2:!!,nzioniche aiutassero adistinguere i vari gruppi.

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76 Capitolo secondo I grandi vicini e le loro scritture 77

rono a questi testi nulla sapevano di un simile modo di esprimere ilpensiero, perciò questo tipo di scrittura li disorientò profondamente.

Rawlinson, nel 1850, dopo aver studiato e approfondito attenta-mente un'iscrizione storica, scriveva:

Confesso francamente che dopo aver approfondito ogni segno e ogni gruppodi segni della scrittura babilonese, grazie in particolare al paragone con i testi inantico persiano, sono stato spesso tentato di lasciar perdere tutto, avendo consta-tato che le mie ipotesi di lettura dei testi assiri non davano alcun esito soddisfa-cente.

Ma quali furono le tappe più significative che portarono alla lettu-ra e alla decifrazione della scrittura accadica?

1. Grotefend riuscl a isolare le grafie accadiche delle parole corri-spondenti ai nomi di Dario~erse e Istaspe,s)noltre avanzò l'i-potesi, senza peraltro poterla dimostrare, che il nome del re Ne-bukadnezar fosse attestato su alcuni mattoni trovati a Babi-lonia.

2. Lo svedese Isidor Lowenstern fu il primo a sostenere che la lin-gua accadica era semitica e ad avanzare l'ipotesi che i segni fo-netici dell' accadico fossero delle semplici consonanti, poiché lescritture semitiche piti recenti. come l'ebraico o l'arabo, omet-tono di notare le vocali. Infine, Lowenstern fece notare chec:Sj-stevano vari segni div~rsi",p~r..,flotar_eogni consonante.

3. Edward Hincks, nel 1850, constatò chea.della.scrinuraaccadìc

4. Botta, lo scavatore del palazzo di Khorsabad, scopri che unaparola poteva essere resa o da un ideogramma o da un gruQpodi segni sillabici.

5. Rawlinson, infine, che disponeva di un enorme patrimonio epi-grafico, dimostrò come, per esempio, un segno che ha il valoreud può anche essere letto tam, par, lah, bis, eccetera. Nella pub-blicazione della versione accadica dell'iscrizione di Behistun,scriveva: «~hi9 cbe Bna graD rntr dei,srggj assjri èJ~Jj.fa.pisa»Iv margine a questa edizione, fece un elenco diduecentoquarantasei segni, che è ancor oggi largamente validoe costituisce la base delle tavole di segni che vengono propostinelle più recenti ricerche in assiriologia.

Con l'accadico si chiude il caeitolo delle scritture cuneiformi chedo,-:evano essere interamente decifrate. T ,. • 1 1 •

nessunaè scomparsa come lingua

vivente poco tempo dOpo il regno di Harnmurabi. Da quel momentofu utilizzata unicamente per motivi religiosi dai sacerdoti babiloncsi.La lingua sumerica è stata 9uindi insegnata come una sorta di linguamorta nelle scuole sacerdotali ed è diventata la lingua sacra dell'o-riente antico. Da questo punto di vista è paragonabile al latino eccle-siastico.

X babilonesi hanno tentato in ogni modo di imparare la linguamorta dei sacerdotÌ. Cosi, ad esempio, hanno r-edatto elenchi dei piùrari valori fonetici del sumerico, hanno radunato esempi grammatica-li, elenchi di vocaboli e, soprattutto, hanno conservato numerosi testi!!llgiosi sumerisi, in~particolare inni alle divinità e formule magiche,con la traduzi .. .

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I grandi vicini e le loro scritture 7978 Capitélo secondo

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3. L'anatolia e gli iI/ili.

Tavola VIII

Carta geografica deIl'Anatolia_

Sivas~l1k

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MEDITERRANEO

Siti antichi;

I Gavurkalesi2 Gordion3 Yagri4 Midasviile

~ Beykiiy6 Yumruktepe7 Kòylùtolu8 Iflatunpinar

9 FasilarIO Akpinar[I Karabel

I nomi moderni sono sottolineati- - - Linea di confine tra l'irrito e il luvio?

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80 Capitolo secondo I grandi vicini e le loro scritture 81

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state le relazioni tra le terre dell' ovest anatolico e l'impero degli ittiti ein che misura si è fatta sentire la presenza egea in queste regioni?

I limiti occidentali del territorio ittita non sembrano estendersi 01-~re la linea che congiunge il mar Nero al Mediterraneo passando perZonguldak, Ankara, Konya e Silifke. A ovest di questa liri'ea, come èstato chiaramente dimostrato da E. Laroche, vi sono dei siti antichidove è attestata una certa presenza ittita, ma tali siti sono poco nume-rosi e la presenza ittita che vi si manifesta ha un carattere assoluta-mente sporadico.

Se facciamo un elenco delle località a ovest dei confini del territo-rio degli ittiti (Gavur Kalesi a 80 km a sud-ovest di Ankara, GordonYagru a sud di Gordion, Midasville, Beykòy sulla strada da Afyon aIzmir, Yumruktepe, Kòyliitolu, Ifiatunpinar, Fasilar, Ilgin, Gulnar),constatiamo che ci si avvicina all'Egeo senza arrivare fino alle suesponde, e si ottiene una linea che congiunge la Lidia orientale allaPanfilia passando per l'alto Meandro. A nord e a ovest di questa linea,le lingue anatoliche contemporanee del mondo miceneo sono scono-sciute.

""Li sono i confini dell'impero, le regioni che gli ittiti comprendeva-no sotto il termine etnopolitico di Arzawa. ,La ,zona è stata militar-mente controllata er tre o uattro secoli, dai re di Hattusa, i uaH vi:nantenevano, secondo guanto traspare dai loro racconti ann istici,dei contingenti. I principi di Arzllwa b2Drro oomU!!yj ",possibi~9,uindi immaginare che illuvio si estendesse a ovest della regione deilaghi (Isparta, Burdur) fino ai confini della Licia-Pisidia. Ig 9'!e~• , 11). .•.• • • ,.

tita, un certo Piyamaradu, minacciava le imbarcazioni lungo le costedella Licia e i suoi attacchi partivano da Millawanda, che si trovavasotto la zona di influenza degli ahhiyawa.

Sappiamo anche che il re degli ahhiyawa era un personaggio im-portante perché, sotto Tudhaliya IV, veniva considerato un pari delsovrano ittita, accanto ai re d'Egitto, di Babilonia e d'Assiria.

Inoltre il aese di Ahhi awa comme_rciava con la Siria erchénel trattato sti ulato tra Tudha i a IV e Shansh amuwa di Amurru, ilre ittita vietava i transito delle merci di Ah iyawa in direzionedell' Assiria.

.__ _ __ m c9I1,.quantg,sagW2we dal versante egeg. I mi-s:enei hanno dominato la regione di Mileto. Oltre ai numerosi repertiarcheologi ci rinvenuti a Mileto, sappiamo, dai testi in lineare B di Pi-lo, che delle donne di Mileto (mi-ra-ti-ja) erano impiegate dall'ammi-nistrazione micenea nelle officine della Messenia dove si lavorava lalanache proveniva dalle greggi. Inoltre, la presenza micenea sulle co-ste del versante anatolico dell'Egeo è documentata in altre tavolette~ll'arcFiivio ai Pilo, che ci rivelano come anche altre donne, prove-

nienti da Alicarnasso, da Cnido, da Lemno, fossero presenti in Mes-senia alla fine del XIII secolo a.c. L'intensità dei rapporti tra il conti-;ente greco e la parte orientale dell'Egeo, che possiamo ricavare an-che da questi testi, era reale e le amministrazioni palaziali facevanocertamente sentire la loro presenza-sulle coste anatoliche. D'altra par-te i micenei, come i loro predecessori minoici, commerciavano inten-samente con la Siria, e la rivalità commerciale che traspare nel trattatofirmato da Tudhaliya IV non contraddice la normale e implacabile lo-gica dei mercati. ~ . ,.. ,r'" ".

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Dove collocare allora il regno degli ahhiyawa? Possiamo concor-dare con V. R. d'A. Desborough quando avanza l'ipotesi che il re de-gli ahhiyawa fosse in realtà il re dell'impero miceneo e, in particolare,il re di Micene?

Sulla base dei testi ittiti una sola cosa è sicura: verso la metà del II •

millennio a.c., gli ittiti hanno conosciuto degli achei in qualche paesedel sud-ovest o dell' ovest anatolico, anche se il luogo preciso di questi5 .. . . 5

ontaug çog SU awey.wunncinLdeLp8ese..di.Abbifivpit che hanno già fatto molto parlare,. ,

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Page 48: Louis Godart-L'Invenzione Della Scrittura(1aparte)

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I grandi vicini e le loro scritture 8382 Capitolo secondo

Un testo ittita contiene quindi sempre degli elementi che appar-tengono a tre lingue: logogrammi sumerici, parole e frasi accadiche ç,infine, parole ittite . .-

Molti testi ittiti, come per esempio le leggi, sono ripetitivi, ed èquesto che aiutÒil.decifratore . .Egli trovò, infatti, a varie r~prese, una

arola che era trascritta con un ideo ramma e uindi erfettamentele ibile, mentre altre volte la stessa arola era trascritta onetica-mente. A gue punto era molto piÙ. ac' e interpretarla_ poiché il suosenso era ormai noto)n questo modo, Hrozny riusci a penetrare il si-gnificato di un numero considerevole di parole e anche la loro posi-zione grammaticale in seno alla frase.

Questo approccio all'ittita basato su un metodo puramente com-binatorio ha dunque aperto la porta alla decifrazione di quella linguae condotto a risultati decisivi. Tuttavia, Hrozny non si è accontentatodi seguire il solo metodo combinatorioj ha voluto applicare allo stu-dio dell'ittita anche~aiirt-te#&iweiQvise=Egli parti dal-l'indoeuropeo per tentare di spiegare le parole ittite che resistevanoall'interpretazione combinatoria. Ma l'etimologia è una tigre difficileda cavalcare: può far ottenere ottimi risultati ma anche incappare inerrori madornali per il semplice motivo che è pericoloso isolare unaparola dal suo contesto per interpretarla sotto questo profilo.

A volte, i risultati sono buoni. Prendiamo una frase ittita: nu NIN-

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contatti rimane estremamente controverso. Èprobabile che la città diMileto sia stata al centro dei dissidi tra ittiti e achei, ma è difficile diredi piti.l 'ideptificaziope del 'Uno diilLahhjà6iW? Gr HP? fW@y,

Per il resto, la presenza micenea è incontestabile lungo le rive del-l'Anatolia, poiché è documentata sia dal punto di vista archeologicoche da quello filologico (ricordiamo l'esistenza degli etnici ra-mi-ni-ja= le donne di Lemno, mi-ra-ti-ja == le donne di Mileto, ki-ni-di-ja = ledonne di Cnido, a-si-wi-ja = la donna d'Asia, ze-ptc-ra, = le donne diAlicarnasso nei testi di Pilo), ma ciò nulla prova circa l'intensità deicontatti tra micenei e ittiti,_poiché guesti ultimi non sono molto pre-sen!i nell'Eg,72;,...

Il fatto è che piti si approfondisce la conoscenza della civiltà ittita,iu si ha l'impressione che gli ittiti siano stati, da sempre, grandemen-

te attratti aal sud-est siro-mesopotamico. Era l'oriente che li interes-~a, nonJ'Egeq. Certamente la comunità di lingua e civiltà costringe-va i re ittiti a esercitare sui aesi luvi una s ecie di rotettorato e, in ta-i occasioni, alcuni ittiti avranno potuto r~~ere l'Egeo, ma gue-

. sto non implica una presenza ittito-luvia in qualcne settore del mon-do miceneo insulare o continentale.

La storia della riscoperta del mondo ittita è tutta legata al nostrosecolo. Nel 1906 Hu o Winckler sco re nelle rovine de' 'as-ko' 1 O c i o etri a est di Ank a'archhd.o_deLLe ittiti. I documentierano scritti su tavoletteCl' argilla em scrittura cuneiforme babi one-se. Solo una piccola parte risultava redatta in accadicoj per la maggiorparte, erano in ittita cuneiforme. 5; Haw,è regishyttWSf50 Hpasc~ittura ormai çonosciuta. potayapo uRa ~ora scopO-

All'inizio della prima guerra mondiale, lo studioso ceco FriedrichHrozny riesce a decifrare questi testi che risuitano; con generale sor-presa, Ufarteng% a lIPO lipgua jpdpellfQpea.

All'inizio, le speranze sono concentrate sui frammenti di un voca-bolario che presenta elenchi di parole in sumerico e in accadico, alle

uali li ittiti avevano a iunto una colonna contenente le arote cor-rispondenti nella loro lingua. Sfortunatamente l'attesa u e usa, poi-

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r r r r r84 Capitolo secondo

DA-an e-iz-za-at-te-ni tua-a-tar-ma e-leu-ut-te-ni, che significa «oramangiate pane ma bevete aC,qua». Hrozny notò che qui era messo inrilievo 1'ideogramma del pane. L'interpretazione «mangiare» per ilverbo associato all'ideogramma del pane era d'obbligo e, in questocaso, l'etimologia indoeuropea forniva un aiuto valido per il confron-to tra l'alto-tedesco essen, il latino edere e la parola e-iz-za-at-te-ni. Laseconda parte della frase contiene la parola toa-a-tar, che Hrozny hatradotto «acqua» sulla base del confronto con l'alto-tedesco uiatar e,di nuovo, questa interpretazione è in armonia con il contesto globale.Ma insistere sempre su questi tipi di avvicinamenti, al di fuori delcontesto, può indurre a errori gravi. Hrozny ne è stato vittima moltevolte. Per esempio, studiando la radice da, egli affermò, sulla base delparagone con il latino dare, che il suo significato era «dare», mentreuno studio combinatorio dei testi dimostra che la radice da attestatanei documenti ittiti ha il significato opposto di «prendere». Questierrori metodologici sono stati corretti da F. Sommer che, in un libropubblicato nel 1920, ha insistito sulla necessità del buon uso dell'eti-mologia nell'esegesi dei testi ittiti (e non solo di questi).

Capitolo terzo

L'origine della scrittura nell'Egeo

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r r86 Capitolo terzo L'origine della scrittura nell'Egeo 87

U) I primi documenti amministrativi egei.tt . . I

La civiltà dell'isola di Creta, che ha dominato tutto il bacino del-l'Egeo e più di qualunque altra condizionato la sua cultura, occupaun posto privilegiato nella storia del Mediterraneo orientale. Iniziere-mo quindida Creta la nostra ricerca, studiando, insieme alla compar-sa della scrittura nell'isola dI Minosse, anche le circostanze che l'han-no favorita.

1·'eriviprdd1a ssrittJlm e crera fip grgeml~'EgtR 4Mtcisak.jj PE'iOAA jmlilii9 a12§99 a•• ip lui iwiw-i wleni Rff?'wsiwvi cM.

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-~~Un inscal'àmentò""còffieqUellC) JiiiSSììJ1; a reta onenta e, presenta una giustapposizione di stan-

ze regolari che sembrano corrispondere a una pianta originale strut-turata.( Questo periodo della storia dell'Egeo, che va dal 3000 al 2300 a.c.,tJede quindi svilupparsi notevolmente 1'agricoltura e il commercio,isoprattutto nell'Egeo meridionale (Creta). La costruzione di com-Iplessi architettonici come quello di Vassiliki dimostra che vi sono del-

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88 Capitolo terzo

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le diversità tra le classi della società minoica. Colui che abita a Vassili.:,ki gode di privilegi che non sono di tutti. A giudicare poi dalle diff~renze di qualità tra i corredi che accompagnano le sepolture e che di-stinguono le tombe l'una dall' altra, vi è già una stratificazione delleclassi sociali che, immancabilmente, porterà la classe dominante a in-ventare nuove forme di potere per incrementare il suo ascendente

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sulle classi subalterne .•I;W))ntei$§§utd2feeja~. §VPcWm TQ-~8JJJH9 gWAw9kWilPtl fraSSia,~H dWijBJSmj fRw<AAfh-R!cr91~mig~gWuljr

Ovviamente i viaggi verso il levante e verso l'Egitto hanno messo iminoici a contatto con popoli che conoscevapo arti e tecniche per lo-ro nuove, come ad esem io l'arte della-lavorazione della ietra era bricare vasi dalle forme armoniose, o anche l'arte della scrittura.

Presto i minoici assimileranno l'arte della lavorazione della pietra, se-'guendo, all'inizio, i modelli e i precetti degli artisti egiziani, ma rimar-ranno, per un lungo periodo ancora, passivi di fronte alle testimo-nianze scritte attestare presso i loro interlocutori del vicino oriente edella valle del Nilo.

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L'origine della scrittura nell'Egeo 89

~Tavola IX

I simboli sulle pintaderas neolitiche, IV e 111 millennio a. C.

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r r r90 Capitolo terzo 91L'origine della scrittura nell'Egeo

tere in relazione uno qualsiasi di questi documenti con una qualun-que forma di scrittura.

Il continente .•••••••• ••••••I sigilli hanno, naturalmente, funzioni diverse: alcuni servono a

stampare decorazioni sulla ceramica e, eventualmente, anche su altrioggetti; altri sono usati per imprimere marche sui vasi appena model-lati; infine, *unt-a1rCiwpmnnrpgs(mtitir stam'faHt;i~;ilòlì,*§si@9j Sll"

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92 Capitolo terzo '13L'origine della scrittura nell'Egeo

sono grandi e quasi quadrate, mentre le altre due sono piti piccole erettangolari. Tutti i muri esterni sono doppi, ad eccezione del piccololato occidentale della costruzione e di una parte del lato meridionale.Esiste un sistema di comunicazione tra questi vari ambienti che con-sente di accedere - raticamente a tutti i unti. Alcune parti dell'edifi-cio sono a i ite a scale, altre a magazzini.,La presenza di.scale èfon-~am~ntale perché pçesuppone l'esistenza di \In piano superiore ..

. .s~o..,.AIrlè!a • •• • r • ~ ,

a-ini dello stabilimento.

Sappiamo poco delle funzioni che le erano proprie dal punto di vistaeconomico e politico, a parte il fatto, come abbiamo appena accenna-to, che si trattava di un luogo dove venivano immagazzinati i prodottie le derrate provenienti dalle campagne circostanti e dalle varie attivi-tà dei responsabili dell'insediamento, per essere, in una seconda fase,ridistribuiti ai lavoratori impegnati sulle terre e nelle officine alle di-pendenze del signore di Lerna. pal punto di vista architettonico,Treuil vi ha riconosciuto.uno,deiprimiin§içwi.ffionumentali dellabì.teda., sebbene le sue dimensioni siano appena maggiori di quelledelle case neolitiche di Cnosso.

..•. • "- •. '1 1 1Dal punto di vista architettonico, la costruzione è notevole (25 me-tri di lunghezza per 12 metri di larghezza) ed è composta da una,.§etis...~r? stanz<;5.Pl'iu.cipalidisposte l'una dopo l'filtra. Due di queste

on ci meraviglieremo quindi di trova-'re, accanto ana Casa delle Tegole di Lerna, costruzioni, magari piùmodeste, che ricordano per la loro superficie questo primo grande in-sediamento dell' Argolide: le case neolitiche di Cnosso, sorte nel cuo-re di una zona di straordinaria fertilità - come del resto lo era l' Argoli-de - possono benissimo ricordare l'insediamento di Lerna. Inoltre,tali costruzioni dovevano l per forza di cose, essere sottoposte a un •controllo per evitare che i raccolti ammassati nei magazzini fosserosoggetti a furti di vario genere. In questo senso,.ilsistemadi controllo~tiliz.z.atp a,.Lerna si colloca nel p.rocesso, obbligato dell: evoluzione,dsU'.ecollomia neolitica.

Come i megaron di Troia I sulla sommità della collina, la Casa del-le Tegole è isolata e circondata da un muro di cinta. Questa costruzio-ne deve quindi essere considerata e valutata nel quadro generale del-l'agglomerato che la circonda. In ogni mo~rese9za di mllfa e d~

Tavola x

Cretule rinvenute nella Casa delle Tegole di Lerna, IIT millennio a. C.

Page 54: Louis Godart-L'Invenzione Della Scrittura(1aparte)

94 Capitolo terzo L'origine della scrittura nell'Egeo 95

t}~:tfflt';ò*;;ffs:;tE;§~:=;:~n(~mEcile immaginare che il proprietario della costruzione non abbia eser-citato un'influenza e un controllo sugli abitanti del vicino territorio diLerna.

È in questo contesto che appare, per la prima volta in Grecia, unembrione di sistema amministrativo.

lVrOW riten ono che uesti cambiamenti abbiano so rattutto inte-ressato a Creta centrale, essendosi verificati intorno a Cnosso, e laCreta orientale. L'ovest cretese sarebbe rimasto estraneo a questo svi-luppo della fine del III e dell'inizio del II millennio a.c.

In realtà le cose sono diverse, come è dimostrato dalle ultime ri-cerche compiute nella Creta occidentale.

Non vi sono dubbi a proposito dello sviluppo delle piccole comu-nità rurali intorno a Cnosso,./nella regione del golfo di Mirabello e al-t'estremità est di Creta, sviluppo che coincide anche coh l'apparizio-nedi vere e[roprie città .•Le città palaziali di Cnosso e di Mallia rag-Igiungono, a a fine del medio minoico l (1800 a.C}, dimensioni che so-no abbastanza vicine alle loro dimensioni massime nel tardo minoico

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IB (periodo dei secondi palazzi). Ma, contrariamente a guanto si pen-sava finora, la Creta occidentale non è rimasta tagliata fuori dallo svi-luppo dell'isola a artire dal medio minoico: a La Canea, un abitatoimportante risa e a questo perio o; cosi anche in alcuni siti moltoestesi, come~stiraki o A.Qodoul0.!1 nella valle di Amari, per nonparlare di vari insediamenti sorti nella provincia di La Canea. Questiesempi dimostrano che tutta la Creta occidentale è stata coinvoltanello stesso processo evolutivo che ha caratterizzato la Creta orienta-le (fig. 26). Inoltre, le testimonianze archeologiche provenienti dai 9l-versi scavi mostrano ià, er uesto eriodo molto antico che una~raer .in aria koinè coinvolgeva tutta l'isola di Creta all'inizio deLu.tllillennio a:c. ~ m arrrialsrigyep!!w in ya~à a 9ye~monte Wa è assai simile a audIo proyegiente dai siti ~ qetese

In uesto contesto, contraddistinto da un incremento demo rafi-co indiscutibile e da una migliore occupazione e territorio, nasconoi cosiddetti primi palazzi.

Sulle ragionLdi tale innovazione esiste un .ampio·dibatt:ito. Alcuni;.hanno"pensato, che fosse dovuta allo sviluppo dei contatti con le,civil-tà..\ri,Gin~tLviGiQ.o oriente infatti le strutture-, ,ala-zialùisal ono a\,Inpeno- Ja.;t::gamenteanteriore alla fine. del III o all'inizio del Il mil-lennio a.C; e non si può escludere che i minoici siano stati influenza-ti, nelle loro scelte di un sistema politico nuovo e di strutture architet-toniche fino ad allora sconosciute sul territorio cretese, dall'esempiodi questi popoli, con i quali avevano allacciato contatti che diventava-no sempre più stretti, Molti hanno, per esempio, avanzato l'ipotesiche l'architettura di un centro palaziale monumentale come Mari,sull'alto Eufrate, )otesse aver influenzato l'architettura dei centri pa-laziali cretesi~ Vediamo quin i qua i sono e caratteristic e iquesticentri palaziali, le loro funzioni e i contesti nei quali nascono, per ten-tare di ricavarne elementi riguardanti le loro origini.

, l. I •• sii . I •

Ma cosa succede allora a Creta? Prima di iniziare questo discorso,mi pare opportuno ricordare che il periodo della civiltà cretese corri-spondente al bronzo medio è stato definito da Evans medio minoico.All'interno del mediominoico, si possono oggi distinguere le fasi se-guenti con le relative datazioni:

medio rninoico lA

medio minoico IB

medio minoico II

medio minoico III

2100-1900-1900-1800

1800-1700

1700-1600-L'inizio del bronzo medio a Creta sembra sia stato segnato da un

incremento demografico. I siti dei periodi precedenti si estendono ene appaiono di nuovi.l!ltto q~~&v.aloJ;izzazi9nede.tori

rie di ambienti con finalità

ddo.\1.c;'..5l.e.taUo..orga.o.izzate.le.prime..cO!i ta.lA 91ecedentì ..cioè nella zona di Cnosso, di Mallia. di Festo. nel

tuore della pianura della Messara, a) piedi delfianchi occidentali del

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r I rL'origine della scrittura nell'Egeo 9796 Capitolo terzo

le necessità primordiali degli uomini per poterli controllare e coman-dare, bisogna anche regnare sulle loro anime. I padroni dei grandicomplessi architettonici nascenti del medio minoico lo avevano ca i-'to per ettamente, poic é avevano a ibito alcuni ambienti delle loroçostruzioni a santuari e a luoghi di CUltO.1

lcomplessi che sorgono a Creta all'inizio del II millennio a.c., lecui funzioni economiche, politiche e cultuaH sono vicine a quelle dialtri complessi del genere costruiti in tutta l'Asia anteriore, sono chia-

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JDatbs;;!::)J:n;,s:nlionalm~ntel(alazzi. Altrettanto convenzionalmente, il-iignoreAd galazzo viene chitamato re o principe. Ignoriamo il titolo"C~J;njya..dato_::L.uesto,.~~sona iO_Qflgl(stessi minoi6, 'rpa ,,§ulla:base della testimonianza della scrittura ineare B decifrata da Ventris, z:! ,- ~'-né b - t-t'-"· ,", f-'c-e-- t « li","àf-l!!i 'dò'"

;ynniewp chfstwivprj ~bj2m2Y2D9rWtknq~ka,.J.lnax., lprimi palazzi sembrano esser stati costruiti nel corso del mediominoico IB; in ogni modo, esistono all'inizio del medio minoico IIB. ACnosso, pavimenti e fondazioni del primo palazzo poggiano su coccidel medio minoico lA; a Festo, la prima fase protopalaziale (fase la)sembra corrispondere al medio minoico IB. La situazione è meno net-ta a Mallia dove, per molto. tempo, l'esistenza di un vero e proprio pri-mo palazzo è stata messa in dubbio. L'esistenza di una struttura pala-ziale è ormai certa a Mallia nel medio minoico Il, anche se la cronolo-gia e la natura delle fasi precedenti rimangono incerte. Tuttavia, undeposito di fondazione, costituito da una teiera antico minoico IIl-:

medio minoico lA depositata in un involucro di pietra, dimostra che ilprimo palazzo è stato costruito al più tardi nel medio minoico lA.;

Dal 1985 abbiamo intrapreso lo scavo del vasto insediamento pro-topalaziale di Apodoulou, nella valle di Amari, lungo le pendici occi-dentali del monte Ida. Apodoulou si trovava sulla strada che dallapianura della Messarà portava alla costa settentrionale di Creta, ed ècertamente lungo questa strada che transitava tutto il commercio in-terno ed esterno che, dalla Messara, doveva raggiungere i siti della co-sta settentrionale dell'isola.

Sulla collina di Gournes a sud-ovest del villag io di A odouloua,bbiamo dunque iniziato l'esplorazione di un gran. e complesso di-strutto alla fine del medio minoico I1B. Le costruzioni sono state uti-1izzate durante un periodo abbastanza lungo e non vi sono dubbi cir-

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monte Ida, intorno a La Canea e altrove ancora. Queste costruzionirispondono a un disegno architettonico coerente e nascono dalla vo-lontà di un individuo o di un gruppo. Yi §j Qo§SJ2llQ-ciJJ.ttacci@teJte

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.. :is.e:una f1!nzion~conomica.J.W.a..iunziolle_IJoliticlL.e.lPzlOpe rellg1QSa.

La funzione economie; è la prima e certamente lapiti important~~elle caratteristiche dei grandi complessi architettonici dell'inizio delII millennio a.c. É documentata dall' ampiezza e dalla consistenza deimagazzini che gravitano intorno ai quartieri d'abitazione o che sonosistemati nei piani interrati di questi ultimi (fig. 27)~

HS i rSS§9P§èiYi mB çQ§trmiOPi e~hiarp suOn ~JJ3j9pr, ,Jsris~; v~~re~igpe e Fs l'olio, il vino, i cereali, i fichi pro,dotti: ten 2\ ezzo al quale sorgevano siano affluiti verso i Imagazzini appena edificati. I

La funzione olitica è la diretta conse uenza della nuova situazio-ne che si manifesta':Coluiche riesce a contro are un'intera porzionedi territorio è chiamato a esercitare un t'0tere effettivo sulle ersone5he abitano la regione e ne lavorano e campagne. Gli agricoltori, che'lavorano i campi e i possedimenti di un individuo capace di imporre:la sua autorità sulla regione, si aspettano dal nuovo potere protezione;e com ensi in cambio del lavoro effettuato. Lo stesso vale per gli arti - igiani e gli operai che co aborano alla vita economica e allo sviluppo ldi quel medesimo nuovo potere. t

La funzione religiosa è un'altra conseguenza di guanto abbiamo T

a ena sottolineato. L'ambito cultuale avvol e i cam i dell'i noto eael mistero. Colui cne sa par are con g i èi, interrogarli, intet:pellarlL ••

. interpretare i loro segni, chiedere loro as§istenza, ha, agli occhi deL.suoi simili, un indiscusso ascendente. Non v~èdubbio che esistesserosacerdoti e stregoni in grado di intercedere tra gli uomini e gli dèi nelperiodo neolitico o nel minoico antico, ed è certo che questi individuiabbiano goduto di una considerazione particolare da parte della po-polazione. È lo stesso in tutte le civiltà; le comunità primitive nonsfuggivano a questa legge. La funzione del prete di oggi non somigliaforse, per molti versi, a quella dello stregone. di una volta?,n nuovo potere che nasce a Creta per soprf!&Yiveff...!l9!L!2lID.k-

. J.,dut,eAu'p-arteJa_sfera,cultuale e religiOSi!Non è sufficiente dominare

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Si è pensato che i palazzi fossero stati inseriti in un tessuto urbanore;sistente: il alazzo sarebbe stato im osto alla città e la comunitàr

urbana avre e accettato un' autorità centrale, magari esterna, in gra-do di assicurare a tutti benessere e protezione. In realtà, come abbia-mo potuto vedere ad Apodoulou e come ricerche parallele hanno fatto intuire sia successo a Mallia, i palazzi nascono sui resti di edifici chrI risaI ono all'antico minoico. Le città si svilu ano uindi insieme ,i

alazzi e i due elementi a aiono com lementari nella Creta del m -dio minoico.

Sulla base delle ricerche più recenti nel campo dell' archeologiacretese, siamo perciò in grado di concludere che la struttura palaziale,con le sue componenti economiche, politiche e cultuali, è, sin daitempi più remoti del minoico antico, inserita nel tessuto urbano dellecomunità minoiche. D.Jl Q.lJ.ntodLvista s,torico,-9uesta conclusione èimooJ'tante poiché ci consente di affermare che'

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98 Capitolo terzo L'origine della scrittura nell'Egeo 99

mico sia stata favorita, a Creta e prima ancora in oriente, da fattoristorici e ambientali sui quali vale la pena soffermarsi.

In realtà, le cause che hanno consentito a qualche membro dellacomunità di imporsi sugli altri sono probabilmente da ricercare neimotivi, ricorrenti nel corso della storia, che hanno ovunque permessoa~ alcuni di sopraffare gli altri: ffietiNir~sanuj@,eçQ

_ JJi<f,ar,çhiteuof14;b&glçl"i.uwgrtanti ffRW WSfRss.degne didiventare dimora di quelli che avevano assunto un ruolo di primo pia-no nella comunità.,ì La costruzione dei palazzi modifica notevolmente i fondamentidelTa società minoica. Esiste ormai un sovrano che comanda su unterritorio determinato, che controlla i beni e Ìe "risorse prodotte inquell'area, che ha alle sue dipendenze agricoltori, artigiani e anchej

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100 Capitolo terzo 101L'origine della scrittura nell'Egeo

soldati. A poco a poco, ci troviamo di fronte a persone che sono allatesta di uno stato e che hanno, ovviamente, esigenze ben diverse daquelle dei contadini delle epoche precedenti.

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alamerco.ci~ eR1i.am minisrrarori.Jn dfelti>,-Lbt!Iti •.da.gestire ~.,le ersone da controllare sono tanti~ Qccorre dis 0,rK9i uno $tru- !

. ..U;ent9 preciso che, cons~nta, in ogQi momento, i sapere"qJ,lanti sono ikbcmLinviati al palazzo dalle comunità contadine e quante razioni!~ttl-ri ~QnQ"stal~.,di~b~ujt~dpa.ga?liiDLpalati11.4!g1,i;WdividYlIilJlQ,egnati-od~iY2_.aello sta,to. Il potere centrale ha quindi biso-/gno di uno strumento che sia in grado di supplire alle inevitabili la,cune della memoria e di fornire nello stesso tempo garanzie reciprojche sia alle autorità palatine sia ai lavoratori utilizzati sul territoriostatale. I

.u..palazzol1.a.hisogno-di una s1JuJtull!l;mrqcratkaj12.Rt:,a,9g difor-m,re_tutte queste informazioni.mJJli%WWY,haUngeryUe,.tre prec~ ,Mpalazzo diventa quin-di un centro economico, politico, cultuale e amministrativo, attraver-so il quale un individuo, che chiamiamo sovrano, gestisce un interoterritorio che chiamiamo stato.

Quali sono i primi strumenti amministrativi di cui si ha notizia aCreta nel periodo protopalaziale?

Nel corso degli_scavi che l'università degli studi di Napoli, in col-laborazione co~ il..m.!:nistero greco per,i B~LCultur.ali>-~onduce aCreta sin dal 1982, sono venuti alla luce documenti amministrativi di~rande importanza ~ica ';Questi documenti sono stati ritrovatillel-le rovine di un insediamento protopalaziale distrutto intorno al 1700a.c., a Monastirah lungo la strada che costeggiava il versante occi-dentale dello Psiloritis e conduceva dalla pianura della Messarà allacosta settentrionale di Creta (fig. 28).

L'insediamento sorgeva sulla collina di Karakes, a ovest della stra-da, e dominava tutta la valle. Li, durante la seconda guerra mondiale,le truppe di occupazione tedesche, sotto la direzione di Kirsten, ave-vano intrapreso, naturalmente senza alcun permesso da parte delle

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102 Capitolo terzo 103L'origine della scrittura nell'Egeo

palatini della Creta del medio minoico, le étagères e il loro contenutosi sono sparpagliati al suolo, si è scatenato un incendio di straordina-ria violenza (non dobbiamo dimenticare che i minoici utilizzavanolampade a olio e che i piani superiori delle loro costruzioni erano inargilla cruda e in legno) e ha cotto, consentendone cosi la conserva-zione, le cretule d'argilla cheabbiamo ritrovato sul pavimento del 10-~a1einsieme alle ceneri degli scaffali e agli stucchi che ricoprivano lepareti della stanza.

Vi era quindi una classificazione di questi strumenti amministratijvi in un locale ben preciso adibito a tale scopo . .Marl2erFhé apJ2uJl~!]fWgliel:~e..,çr$1J;Ùe_alJdm;Ql.o~.diJJilll~sala_<4JçpiviojJ,,~~PQ~tl!,.~~vidente: ••pg..§ogsenti;e..1n.!iWalUllSE~$~i~-AAeSiaQ8AahilLd~Wa;gazzjpj dd.,pa!wo,dj. ripefcprrete"çmmmlhu;dSp-p·erazioni.efa

costituitad.illa_cre.tula..nell

Chi prelevava due. cinque. dieci razioni alimentari di grano o diolio in un magazzino, lasciava al funzionario preposto al locale unaFetula che, fino alla prossima operazione di prelievo, veniva appli-cata sul coperchio del vaso e la cretula conteneva, quindi, due, cin-Que o dieci impronte di sigilli. In questo modo il funzionario palazia-le sapeva, attraverso l'identificazione dell'impronta del sigillo, chiera l'ultima persona che aveva ritirato le razioni alimentari poiché il§igjllg aveva nella società minoiCfl e flpdWdQ mgl~e altre sgg.gtà an.t~&;be la stessa funziope delle nostre 'tarte d'idemjdp dei nostri passa-porti. Inoltre, srazie al numero di impronte stampate nell' argilla,Jostesso funzionario sapeva quante razioni alimentari erano state pre-levate da 'chi 'aveva effettuato l'ultima operazione di prelievo.

Qualche tempo dopo, quando un'altra persona si presentavapressò il funzionario preposto al magazzino per prelevare altre razio-ni alimentari, quest'ultimo faceva saltare la cretula che sigillava il vasoo il locale nel quale erano conservati i beni da prelevare, consegnavale nuove razioni o i nuovi beni richiesti, quindi pregava il suo nuovointerlocutore di confezionare una cretula e di stamparvi, con il pro-prio sigillo, un numero di impronte corrispondente al numero di ra-zioni alimentari sottratte al magazzino.

Per avere un'idea precisa del numero delle persone che avevanoprelevato beni, razioni alimentari conservate nei vasi, o prodotti del-l'artigianato come tessuti, arnesi o armi conservati in stanze ad hoe,era sufficiente consultare le impronte di sigilli raccolte nella sala d'ar-chivio e, grazie all'identificazione dell'impronta, risalire agli individuiche si erano presentati ai custodi dei magazzini per prelevare i beni aiquali avevano diritto.

Per conoscere poi il numero dei prodotti sottratti ai magazzini pa-laziali, bastava calcolare le impronte impresse sulle varie cretule de-positate nella sala d'archivio.

Questo sistema di contabilità era estremamente empirico, maconsentiva comunque di tenere una documentazione rigorosa di tuttii movimenti legati all'attività dei magazzini palaziali.

Nello scavo di Monastiraki abbiamo trovato le cretule con le loro

~nwtsce..cli.cui le cre!ule rendevano conto.Quali operazioni? E abbastanza facile, sulla base della testimo-

nianza delle cretule e delle impronte di sigilli che contengono, rico-struire una parte della vita amministrativa delle prime residenze pala-ziali cretesi del medio bronzo. ;

Il sovrano ha fatto sistemare nelle riserve e nei magazzini del §JJ.OE!!azzo i prodotti agricolLcom~ l'olio, il grano, l'orzo, il vino, i legu-mi, i fichi che provengono dalle campagne del suo regno.pra sirrazra

ti..beni.e...traralu:o ..dLdist-ri-hui.re.alJepe.t:..'i0ue.craQo..:.lle~onto_ddlostata.k.razionialimentari, ccevìsre com~eqs.~ia del lavoro effettuato sia di qualunque altra-prestazione le-gata a 'organizzazione del regno . .. . . .-

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, I r l I I !

LOrigine della scrittura nell'Egeo 105104 Capitolo terzo

impronte di sigilli all'interno di una sala d'archivio. fA Festo, invece, lecretule sono state rinvenute in una discarica del primo palazzo. Sitrattava guindi di documenti utilizzati~r la c~ntabilità palaziale escartati in una seconda fase da li amministratori 10cali.:É,. tohahile..-o e:,nu.cosLei sueriscono ,lf!.o-eircostanzedel ritrovamento.. delle l

impl'.QIH.e...di ~igillidLEesJa,- che-alla Jitl.e...diggni es.erçizjg pmmjni- I

.strati VO-9tlesli~ggettH(')sseroT-t0lti •.dAlk;;[ale~' archivio ed elimj.parjiL<;lliu:.p.QSlQ..allenuQ:ie cretule che,mrrisQondevano al nuoyo ciclQ djÌ#srrjhvziunrinaugurato dall' amministrazione delle residenze pala-ziali minoiche al momento della consegna dei nuovi raccolti.r-r+->

Sulla base delle testimonianze archeologiche cretesi, siamo quindiin grado di seguire il cammino di questi documenti d'archivio, di tipomolto particolare, lungo tre tappe ben distinte.

In primo luogo, avveniva la fase di prelievo, da parte dell'autore,!della cretula, delle razioni alimentari spettanti. Questa operazione si'svolgeva sotto il controllo del responsabile del magazzino.

In secondo luogo, l'amministratore locale classificava le cretule ri-mosse dai vari ~ontenitori in un'apposita sala d'archivio. Questa ope-razione avveniva ogni volta che si effettuavano nuove operazioni diprelievo di beni, cioè certamente parecchie volte al giorno.

Infine, al termine dell'anno amministrativo, dopo i dovuti con-trolli, gli amministratori dei magazzini eliminavano tutte le cretuleconservate nelle sale d'archivio e facevano osto, sugli scaffali, aglistrumenti amministrativi destinati a rendere conto de nuovo cic ostagionale.

Dopo la nostra scoperta del 1984, l'università di Creta, che ha ri-preso gli scavi a Monastiraki, ha scoperto nuovi depositi di cretule inaltri punti dell'insediamento protopalaziale. Questo significa che"a1..l'interno di ogni complesso vi erano diverse sale d'archivio contenen-ti le cretule di cui abbiamo parlato. E abbastanza logico se si pensa al-

Ja quantità di movimenti che si registravano nei vari magazzini e, diconseguenza, alla quantità di cretule che venivano prodotte ognigiorno. Per facilitare le operazioni di controllo è altamente probabileche vi fosse una sala d'archivio nei pressi di ogni magazzino di unacerta importanza, e che ogni amministratore rispondesse di un locale

nel quale erano conservate le tracce dei movimenti di beni che era sta-to chiamato a registrare e a controllare.

Prima di affrontare le questioni relative alla nascita della scritturanell'Egeo, aggiungeremo, a proposito delle cretule d'argilla, due pun-ti che ci s~M!ltio'rmporfiiiih. • - - ••• ••••.--_ .••

f- fflllamassà'de1ie'ct'étule rinvenute a Monastiraki, abbiamo po-tuto notare, a piÙ riprese, che !ln'impronta impressa jn Ilon 701-l.a..d'argilla era stata obliterata deljberatamente. Casi, accanto aparecchie impronte chiarissime, si nota, a volte, che altre im-pronte simili alle precedenti sono state cancellate. Questo, anostro parere, può significare una sola cosa: il totale delle razio-ni distribuite non corrispondeva, per difetto" al totale delle im-.pronte lasciate nell' argilla dal possessore del sigillo. Di conse-guenza, le impressioni eccedenti erano state cancellate affinchéil totale delle impronte corrispondesse al totale delle razioniprelevate nei magazzini.

2. Si può notare che spessgle stessejgmronte si ritroxang slIi xaridoC1!mentj Ad esempio, sono state rinvenute solo cinque o seir;;;pronte di sigilli diversi sulle centinaia di documenti prove-nienti dalla sala d'archivio scoperta nel 1984. La spiegazione diquesto fenomeno è una sola: poiché è chiaro che tutto il perso-nale che lavorava per conto del palazzo non poteva, a turnorussare alle porte dei magazzini palaziali per prelevare le ra-zioni alimentari (un tale movimento di gente era materialmen-te impossibile), ,iJ.sovJ;aBR..aV.eMgjnca!ic-atg.,aJ,çynieinWj:mWka,ti. ...,. ,S-M1' l~i 'iel'l1e>'Elel <,r.·o.pi,·d '·t .. -- ' , '\

~(vi erano regioni lontane dal centro palaziale che ave-vano, per forza di cose, essere gestite da figure intermedie tra ilpotere centrale e le popolazioni locali) o a un determinatogruppo di lavoratori (esistevano delle categorie professionali,come ad esempio i lavoratori dell'industria tessile, che dove-vano essere gestite e controllate da amministratori a ciò

/ preposti),I Il ruolo di intermediazione tra il palazzo e i villaggi, tra colui che

teneva le redini dell'amministrazione e coloro che erano im e nati afar funzionare l'economia dello stato, era assunto, verosimilmente, a

----------------------------~~

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r106 Capitolo terzo L'origine della scrittura nell'Egeo 107

individui di cui ossiamo erce ire l'identità e rilevare le tracce attra-~rso le cretule d'argil a c e ci sono st~tetramandate.

Questi personaggi facevano da tramite tra il palazzo e gli impiegatidello stato (artigiani, operai, pastori, agricoltori). Er_ano certamenteincaricati dall' amministrazione centrale di vigilare sull' esecuzione,degli ordini del galazzo, sul mantenimento,dei tassi di produzione fis-sati per le greggi affidate ai pastori o per kofficine in cui lavoravanopperai e operaie dell'industria tessile. Dovevano anche, secondo ogniprobabilità, assicurarsi del pagamento da parte delle comunità conta-dine dei compensi in natura previsti dal pOlere centrale. Così si pre-sentavano ai preposti alla custodia dei magazzini palaziali per ritirarele razioni alimentari da distribuire alloro personale. Trattandosi di

ersone che godevano di un certo resti io nell' economia e nella vita.e a socleta, erano in possesso di documenti d'identità personali,

rappresentati dai sigilli, che servivano ad autenticare i documenticontabili, ovvero le cretule, lasciate nelle sale d'archivio dei palazzi.

Non vi sono molte impronte di sigilli diverse nelle cretule scoper-te a Monastiraki per la semplice ragione che le persone che facevanoda tramite tra il palazzo e il mondo del lavoro non erano molto nu-

.merose e questo offre tra l'altro un'ulteriore conferma della loro im-portanza.

Il ruolo e la funzione dei proprietari di sigilli, che hanno impressoil loro documento di riconoscimento sulle cretule rinvenute nella salad'archivio di Monastiraki o su cretule provenienti da altri centri pala-tini come Festo, ricorrano il ruolo e la funzione di altrj grandi funzio-r:arLd~lJ.owstatomi~~neo sui quali ;itorne~.Thttavia~siamo sin

. d'ora insistere su un fatto importante: la burocrazia delle residenzeprincipesche minoiche del periodo dei primi palazzi presenta moltipunti in comune con le strutture amministrative palaziali che si sonosuccedute a Creta e nell'Egeo nel corso del II millennio a.c., a sottolj-near_eJa_continllità_ttale_huLO.crazie_deLmondo...minoicOJ " •

.cOnll2licato.perché ogni cretula corrisponde a una,sola.opera-.zLgne.•co tabiLe e. inoltre non ci informa affatto sulla natura dei ro-dotti prelevati nei magazzini pa aziali. E probabile che....sulla..basedel-~Iass'ificazioni_:effetluate dagli amministratori 10çalLsifsia potutodeterminare che le razioni distribuite erano razioni d;orzo1 di frta-mento, d'olioço di fic9L ~ possibile: ad esempio, che le operazionicollegate con le distribuzioni d'olio d'oliva fossero state classificatetutte in un determinato punto della sala d'archivio, mentre quelle re-lative alle distribuzioni di cereali fossero depositate in un altro puntodella stessa sala oppure ancora in un' altra sala (abbiam.o visto che !.esale d'archivio dove erano conservate le cretule di Monastiraki era-no i6 d'una, e nulla ci vieta di imma inare che vi fossero sale d'archi-vio co egate con magazzini destinati alla conservazione di tale o tal~tro prodotto); tuttavia, la consultazione di un singolo documentonon consentiva certamente di specificare la natura del bene al quale siriferiva.

Oltre a essere complicato, questo sistema era incompleto. Nullainf;tti traspare del contesto pai"ticolare in cui s1svolgeva ogni distri-buzione di prodotti. La cgmultazigne di lI'la [[etnia ppR ci du.),yt&iQniRer cuLunjudiyjdUQ.pptep metepd"e lm~ d~Sì9 g~ti raziOni

~ime!1tari",Si ig.J:loratutto del settore dell'economia palaziale a cui af-ferisce e non si ha alcuna idea del ruolo svolto daì personaggi trai quali, in un'ulteriore fase, questi beni avrebbero dovuto essere ri-partiti .ì Durante il medio minoico, ha fatto la sua apparizione a Creta

iin'econcmia di tipo palaziale, caratterizzata dallo stoccaggio e dallaiidistribuzi~n.e dei. beni dello stato. Questo segna la nasci~a ~i un si-~tema ammimstranvo che consente di registrare le operazrom conta-bili dei magazzini palaziali. Lo strumento sul quale poggia questo pri-mo sistema amministrativo è la cretula d'argilla con le impronte di si-gilli lasciate da tutti coloro che hanno prelevato dei beni dal palazzo.Gli amministratori minoici dovranno tuttavia perfezionare tale stru-mento per far franteallo sviluppo crescente dell'economia e alle sueesigenze, soprattuttg 911elle.coppes§P all'jgteQ§jfiqrsj dell, r,!azigni

micepep. e a dimostrazione dell'importanza e validità delle struttureamministrative inventate dai minoici nella Creta protopalaziale, non-ché della continuità nel modo di gestire lo stato tra minoici e micenei.

Ma torniamo alla storia della scrittura. Jj sistema. burocratico in~v.en.talo."dag!i amministratori dei primi palazzi minoici per controllare

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r ~I108 Capitolo terzo L'origine della scrittura nell'Egeo

ferisca a registrazioni di grano, il secondo, dove si possono contarenove trattini verticali, a registrazioni d'olio, e via dicendo.

In definitiva, 1'operazione contabile raffigurata in questa tavolettapresenta molti punti in comune con i conti che gli amministratori pa-laziali facevano elencando le im ronte di si illi sulle cretule di Mona-stira i o di Festo. Tuttavial~UI~pletta raCDAte_sJabjL~~S-BeJj:Q---a

ento d'arcivLQsQJ)QJ_accD1l~neTanti, in effetti, sono i trattini incisi su PH 11.

In realtà, l'autore della tavoletta PH Il ha inventato qualcosa cheavrà un ruolo fondamentale nell'evoluzione della scrittura: le cifre.Vale a dire: ogni trattino verticale corrisponde a un'operazione con-tabile, guindi un trattino rappresenta la cifra 1, due trattini la cifra 2 ecosivia.~0iehé.~~DGSSeAAflnD:di.eci.d·' -r .

TB plJwepm dWm.a.lel~a.sl-%çol??,.~tsaJ tanto che già Joritrovia-mo in questo stessopert;nprotopa\lZiale: ognigualvolta sarannostate effettuate dieci o erazioni contabili, si abbandoneranno i tratti-ni verticali per incidere un trattino orizzontale, il quale, a so o, rias-~umerà e sintetizzerà un numero di operazioni diverse uguale alle die-ci dita delle mani.

L'invenzione delle cifre rappresenta un progresso notevole, manon tale da consentire alle tavolette cosparse di annotazioni numeri-che, come PH Il, di essere del tutto trasparenti; ad esempio, nulla sisa circa la natura dei beni contabilizzati nei testi.

Gli amministratori palatini dovranno perciò inventare gualcosa~he"possa informare i lettori dei loro archivi sui beni enuckati e con-tabilizzati nelle tavolette, e che sia in grado di indicare se le cifre si ri-feriscono a quantità di grano, d'orzo, d'olio, di vino, di vasi, eccetera.

Fanrre-eaindi la loro aooarizione Q:liideoardi cui abbIiùnogi~l parlato a propositodella scrittura egiziana e dellescritture cuneiformi. Si tratta di segni la cui interpretazione è relativa-mente facile. Infatti, con un briciolo di immaginazione e un minimodi pratica, se si trovano segni come ';;F",a oppure (j~,si capisce imme-diatarnentedi aver a che fare con registrazioni relative a vasi oppure acavalli.

La presenza di questi segni ideografici, comuni a tutte le scritture

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110 Capitolo terzo L'origine della scrittura nell'Egeo 111

quanto concerne l'invenzione e la comparsa della scrittura a Creta ei nell'Egeo. Per la prima volta nascono sistemi amministrativi legati al-

i l'organizzazione dell' economia statale, il cui scopo è informare il pa-

"

lazzo sui movimenti legati ai magazzini. Tali sistemi, all'inizio moltoempirici e rudimentali, si perfezionano nello spazio di poche genera-

Izioni; nello ~tesso periodo p.rot~p~laziale, al.l'inte:-no d~lle stesse. re_sLIdenze, appaiono documenti scritti corredati da Cifre prima, da Cifre er

\ ideogrammi poi, e, infine, da cifre, ideogrammi e segni di scritturai\ con valori fonetici veri e propri. l,a scrjttura pasce quindj rei perioddi ,dei primi p.alazzi cretesi e la sua pascita ~ ~Q~~Jtaa.~siaepz, di ç~~

:ir ecqQQQJ!W acriaÙ: dalle Q!JQ\le~12Ql DP!JtJche dpw:~~'~r~tIMJ!~§ocietà mlEslca all'inizio del iIìPinnio a·C e d~l!'aaert?a;;dll Ijn sIStema palazJals;)asatg s]]ll61e,sugnE glgo:ale, a lIvello di conse:l goa E di ridistribllZigne dei bepi dellg statg-"-'"- Dobbiamo riflettere a questo punto su quanto abbiamo già detto aproposito del continente gn;cp e della famosa Casa delle Tegole diLerna. I documenti amministrativi rinvenuti nei resti della Casa delleTegole sono identici alle cretule d'argilla scoperte a Monastiraki o aFesto. L'architettura della casa di Lerna presenta caratteristiche pe-culiari che ne fanno un edificio «pubblico», un punto di riferimentoper tutto il territorio circostante, e un centro capace di organizzare ladifesa e la sopravvivenza delle popolazioni che vivevano nelle vici-nanze ..ti.Lerna si trovavano quindi riunite le condizioni che avrebbe-ro consentito ai primi strumenti amministrativi - di cui si è conservata.traccia, grazie tra l'altro a un incendio simile a quello che distrusse iÉE,imipalazzi cretesi - di evolve re verso forme piti strutturate di scrit-tura. Invece nulla di tutto ciò è accaduto e l'invenzione delle cretuleji Lerna è rimasta un fatto a se stant~ p primo strumento amministra-'

tivo apparso suf continente non si è trasformato in un sistema graficoparagonabile a quello che i minoici hanno inventato nella loro isola.Perché? L'unica risposta è che l'insediamenJo di Lema è rimasto unacattedrale nel deserto.

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L'origine della scrittura nell'Egeo I 13

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112 Capitolo terzo

2. I,.(J,.C01(lP,fJLS[l dej!...a"m;,ilJJ!tE in~Mfs9PjJlamia e in~Egitto. ~I

L'oriente mesopotamico.

Igrandi complessi architettonici e le grandi organizzazioni stataliche accompagnano l'inizio della prima urbanizzazione nel vicinooriente hanno caratteristiche molto simili a quelle dei complessi ar-chitettonici palaziali che abbiamo descritto per l'Egeo.

Quando nasce la struttura palaziale in oriente e quali sono le suefunzioni? J. Margueron ha tentato di rispondere a questi quesiti e i ri-sultati dei suoi studi sulle strutture economiche, politiche e architet-toniche dei primi palazzi d' orientga.meptj?~rapdKiptwres§e·'"QQ.p)a·s1t]laz:[email protected] '

Sulla base dei dati archeologici che emergono dagli scavi relativi alIII e all'inizio del Il millennio a.c., un periodo durante il quale la fun-zione palaziale era già all'apice dello sviluppo nell'oriente mesopota-

[

mico, .glj..s.tudi.o.s~JlDsenliJi.JLlJ,tQrizzati a definire.il.sistema pala-ziak.-c"Q!J:)"e .re pOl1tICOcon quellO ecoUOJlliCD1che..si...apnoggiavaa una burocraziaspeSSQpotente e di tendenza cent!ializzatric:e."Questo sistema è natodallo sviluppo di un' economia essenzialmente agricola legata alle pic-cole comunità urbane che occupavano i villaggi.

Ma in mano a chi era questa economia? S'ono stati proposti deglischemi per spiegare l'evoluzione dei sistemi palatini nell'oriente me-sopotamico e, tra questi, merita di essere ri data la tesi di uno stu-dioso come Th. Jacobsen. Per acobse..n ~- p.Plw,o_saqo:rdQtedel-~Q.ca gredinastice:'finne-dehv,jnizio de _IlI miU~PIlio a.C,), satebbç

§tato incaric.ato..dall~di.0Rità di raccogliere e distribuire il cibo PLQ-,dotto ,dalla comunità, L'economia.cosiddelliLfidisfrihutiYJl..Sfireh',stata GOBE@sigl:l.fl;t!l.J.l:a:mhit<MreligiOSfle posta sotto il controllo cesommo sacerdote, l'EN, appunto. Si trattava quindi di un'economiafondamentalmente legata al tempio. La scrittura, come strumento dicontrollo dei beni da gestire e anche come mezzo di espressione dellaclasse sacerdotale, sarebbe nata in seno alla struttura templare. [a-d Z

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114 Capitolo terzo

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L'origine della scrittura nell'Egeo 115

le all'antico elladico Il, ovvero al 2500 circa a.c., e di cui abbiamo giàampiamente parlato. Qwiament.e...Apn vi sQn.QçontIltti possibili.!!]tAr:gQlide dellII millennio a..c., in C,!lj, ~ sorta la Cas~ delle Tegole diLerna.,e la Meso ot"atnia della fase di. Obeid (v,e LV millennio a.ç).~a crono ogia e la geografia ci impediscono categoricamente di avan-zare un'ipotesi del genere. Wempanu1Fnfws'Fh;djfici i&varifyQunj

~,.1,:::. ~",n·u·~T'rr~nnta_r-~.lA.•1Ar-t.:'t'.,..t""ln?1.t:\n1l'. __1!\C\n_~t::\An' rtt:\'-1Jlt~...a

-1~;::J;1<.'

Nel periodo di Uruk vediamo apparire, con relativa costanza, az-rezazioni che attuano la

.•.•."-'C:•.",, tT\" "11,, cptT\nl;,.p p,~1117;t:\ne.deU<LGO-l'~-::'Tl'-, l_JJ

•.••.•.• .co.c>t-.co. •. 1· ~ 1 ~ ••ha ~a.C'''''''hl'''\ Òr» 1"'\1'"'101() f·"r .

prosegue la situazione del periodo di Obeid~con un salto di gualitànotevole nella raffinatezza. Va sottolineataJ' assrou ~27i90 i&tipo sasro' il focolare, in particolare, non può essere considerato co-me un elemento tipico del culto.

blla fine del periodo di Obeid, il tipo di pianta a spazio centralenon aveva, nei vari siti individuati, alcun carattere cultuale."Tutto la-scia supporre che l'Eanna di Uruk e i siti dell' alto Eufrate di cui ab-biamo parlato continuino in certo modo una situazione molto più an-tica, che risale appunto al periodo di Obeid ...Quindi le costJ;uzion!_ lkEa.nl)a dLUruk e le alu; costruzi.QJ)i,pLuaromeno simili e parallele~el mondo sumerico altro 1}QP,s,01)OcheJ:l!Il).or~,çlrçapi,,.caSédipreSti-gio le cui funzioni sono di natura economica e politica. M@ §i è "ççifi-

[

,9t9 ip eciepte.l@sifej'g@FQfe§ìì9;fibeahhiamP-ft1za1izzatgperipalazzi:2?Wsi, eh §"nte Qclfìi11r sj t ergil1w-~-~110-f", .. •.a-~1'"'Io.~'A"""'~"~ ('t"1"••' ..'f"'\ ••••• n'l"T.co._~ __ •••...•."~_...1f.l~-..,

Il «capo» che viveva sull'Eanna di Uruk non disdegnava di svol-gere occasionalmente delle mansioni religiose, perché, come abbia-mo già detto, un potere che si sta costituendo e che mira al dominio,deve occuparsi, oltre che dei corpi, anche delle anime, e non può ri-nunciare al privilegio di trattare la sfera religiosa.

Il alazzo orientale sembra uindi nascere dal tessuto urbano ca~ratteristico el periodo neolitico ed emergere dalle trasformazioniJ2rovocate dalla concentrazione nelle mani di un primus inter pares djrisorse essenzialmente legate all' agricoltura. La dimora di questo per-sonaggio si estende, diventa un centro economico, politico e cultualc.J?Qiché il « capo» è chiama to a gestire i beni attrayeHQ.léIl s.4;t~ll1ari.J i,-~t-r4b,utivG-che,prevede la consegna dei raccolti e iLlm:osmistamentoaquant!1avoraQ9.le cam a ne o roducono er conto del alazzo la,çJuaf-ta--tH1ZiGfie,.qUea amministratiVa~ che già avevamo individuat~pella storia dei. palazzi cretesi, si aggiunge anche in oriente alle trefl:lfl~()nt.@rimarie dei centri che appaiono, sulla scia delle esperienzedella cultura di Obeid, tra la fine del v e l'inizio del IV millennio a.c.

Il processo che favorisce la nascita dei palazzi orientali è quindiidentico a quello che abbiamo riscontrato a Creta. Indipendenternen-

,.,.",L~ ,,1' . -..~ . "'l.o:lic,..9,ltr.i.

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( ( r f1116 Capitolo terzo

. .document:Lamministràt1~LchejncoIltriamQ risalgono at ,-

_untQ alla fase di Qb~esono,.co§!itiilti da sigilli e ilIlRrònte~çli sigillidel tImo simili aguelli rinYenu;iJ)..dmgI1.ç}.Q$g~. Si tratta di sigilli dirorma rotonda o quadrangolare con decorazioni geometriche o rap-presentazioni di animali. Il proprietario del sigillo può essere identifi-cato attraverso l'impronta. Le impronte stampate nell' argilla serviva-no a chiudere contenitori di tutti i tipi, dai vasi ai panieri, alle portedei locali, esattamente come nel mondo egeo, a Lerna o a Creta, e, sul-la base di queste testimonianze archeologiche, possiamo affermareche i primi strumenti di controllo inventati dalle burocrazie palaziali,in una vastissima area che va dal golfo Persico al Mediterraneo, eranoappunto queste impronte di sigilli grazie a cui si rendeva conto deimovimenti che avvenivano nei magazzini palaziali (fig. 34). Che uomi-ni provenienti da orizzonti' diversi abbiano inventato sistemi burocra-tici assolutamente identici, senza aver mai potuto avere il minimocontatto tra loro, costituisce un fatto storico di indiscussa importan-za, che si collega con i fenomeni legati alla nascita e all' organizzazionedelle funzioni palaziali di cui abbiamo già riferito.

Infatti ora possiamo affermare che non solo i palazzi del mondoegeo e quelli dell'oriente mesopotamico nascono in circostanze e confunzioni identiche, ma anche che la prima burocrazia, inventata daifunzionari di queste residenze in cui si praticava un' economia di ridi-stribuzione, si avvaleva degli stessi documenti per gestire i magazzinidove erano concentrate le ricchezze dello stato .

.MtiLparagone non si limita al mondo mesopotamico e all'Egeo;lavori recenti, in particolare di E. Fiandra e P. Ferioli, hanno dimo-

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L'origine della scrittura nell'Egeo 117

strato che/ruso delle cretule da parte dei primi amministratori dellerime residenze alaziali era attestato su un'area infinitamente pili

vasta ancora i que a che dal 01 o Persico si estende fino al Me iter-raneo. In atti, in siti cOSIdiversi come Arslantepe in Turchia, Shar-i-Shokta e Tepe Yaya in Iran, Naqada in Egitto, Fara e Uruk in Irak,Ebla e Mari in Siria, per non parlare di località della valle dell'Indo edi regioni della lontana Cina, appaiono, prima dell'invenzione dellascrittura vera e propria, le cretule d'argilla, sulle quali i benefici aridelle razioni alimentari o degli altri prodotti conservati nelle riservedei palazzi hanno impresso tante impronte di sigilli quante erano lequantità di beni sottratti al centro palatino·~9P r§jl:E9KWPJO Disrp-~SQ!ìIifaJrg9~pa Donata li O jvysw!e-ltav. Xl),

Gli uomini che avevano il compito di annotare le quantità di pro-dotti distribuiti dal centro economico cui le popolazioni facevano ca-

Tavola Xl

Carta geografica dalla quale risulta l'estensione del sistema amministrativo basato sull'utilizzodelle cretule d'argilla.

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118 Capitolo terzo 119L'origine della scrittura nell'Egeo

senta il grano, l'orzo oppure altri prodotti alimentari, insieme allequantità di prodotti necessarie a soddisfare le esigenze del luogo.

Il responsabile del magazzino palaziale, che riceve il messaggio,non ha alcuna difficoltà a decodificarlo. Consegnerà al portatore lequantità di razioni alimentari richieste e conserverà, per consegnarloall' archivio, l'involucro d'argilla con le impronte di sigilli. Questo do-cumento avrà valore di una ricevuta e renderà conto della distribuzio-ne delle razioni richieste.

Ma presto tale g,llit.$maçH c~Q..l)tal:illlllJ..y,e.Lt~-::u,1té;••r;jprP1ep.ts::pqfezio-nato.

J;.rima di tutto, er oter identificare il contenuto di un involucrosenza over o rom ere,§i ri ro _urranno _ a liQ&getti registrati'-zallo scopo -lo ripetiamo - di rappresentare le der-rate richieste al palazzo. Ci si renderà cosi rapidamente conto che leannotazioni, riportate sulla superficie esterna dell'involucro e auten-ticate dall'impronta di sigillo del funzionario per attribuire un carat-!ere ufficiale al documento, rendono ormai inutile la presenza deisimboli che rappresentano prodotti e cifre all'interno dell'involucro.Si tralascerà quindi di inserireall'interno della guaina d'argilla i sim-boli oer il grano, l'orzo, le cifre, eccetera e o·

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120 Capitolo terzo L'origine della scrittura nell'Egeo 121

A questo punto il processo di sviluppo della scrittura si acceleraancora e segue, grosso modo, le stesse tappe già riscontrate nell'Egeo.Cosi, un segno che rappresenta un oggetto sarà utilizzato sia per evo-care 1'oggetto in questione, sia per rappresentare una parola che hapiù o meno lo stesso suono. L'esempio della freccia è significativo.Questo segno può sia rappresentare la freccia sia indicare la vita, per-ché le due realtà corrispondono al segno ti in sumerico. Il disegno diuna canna può significare sia la canna che la parola «restituire», per-ché, di nuovo, i due vocaboli corrispondono al suono gi, e cosi via.

Gli esempi riportati ci permettono di capire che la lingua che sinasconde dietro a tali segni è la lingua sumerica, perché tali giochi diparole hanno senso soltanto in sumerico. Questo sistema di scritturaconsente, soprattutto agli scribi, di esprimere concetti astratti, verbi,in poche parole tutto quello che non può essere rappresentato grafi-camente attraverso la stilizzazione di un oggetto, e consente quindianche di comporre vere e proprie frasi, mettendo gli scribi nella con-dizione di rispondere a tutte le necessità amministrative della conta-bilità palaziale.

b'amministrazione, che controlla questi strumenti, diventa u~campo estremamente specializzato, erobabilmente il più specializza-to ai tutti quelli che compongono la struttura statale. Il funzionariodell' amministrazione è uno scriba capace di dominare la tecnica delkscrittura e del calcolo, nonché le tecniche e le procedure amministra-tive, e necessita dunque di un apprendimento molto specifico. Si di-.;Lentascriba imparando il mestiere in vere e proprie scuole, dove deimaestri insegnano agli allievi a gestire un patrimonio di segni costitui-to da varie centinaia di elementi, ad assimilare le tecniche di ammini-strazione e un vocabolario che servirà alla redazione delle tavolette.Da tali scuole usciranno i membri dell' élite culturale e politica dellostato, gli amministratori che, domani, saranno sistemati nei postichiave e dovranno assicurare la prosperità del paese. Infatti gli scribisaranno chiamati a gestire, per conto del sovrano, interi settori dell'e-conomia palaziale: dal loro modo di gestire i beni dipenderà, in granparte, la prosperità dello stato.

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L'Egitto.

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er i auali la.scrirtura è-.Silla_c..9,Itc_e.olta..surozanc

€AA:l#lAAàu§ §§€AA4ma«le-f-l@eti-e;ab1-a:s-ffll:tHra:swn~Òc~~e tuttavia insistere sul fatto che documenti amministrativi inti-

/nitamente piu antichi, quelle cretule d-'argilla di cui abbiamo già ab-bondantemente parlato, sono attestati in Egitto, come del resto anchejp MesQPotamia, sin dalla fine del v millennio a.e.

Questi sistemi amministrativi, come in oriente e nell'E eo, ap-paiono strettamente connessi con o SVI uppo e 'agricoltura e le ne-cessità che ne derivano di controllare i movimenti legati ai magazzinidove vengono consegnati e conservati i raccolti.

LyivohlZione agrkola_è5tata_piÙ tarda inEgitto,che-inM~~~Q,;:tamia (v millennjp.f.1,.e.),main.s_e.g1!itQlEgittQba recllR~1].tP)1§LlorL-!J&dQ.M terre lungo il Nilo sono estremamente fertili (non per nullaalcuni millenni più tardi Erodoto, parlando dell'Egitto, definirà ilpaese «un dono del Nilo») e vi sorgono piccole comunità (alcuni par-lano di piccoli stati) sotto l'egida delle potenze totemiche che doveva-no più tardi popolare il pantheon faraonico sulle sponde del fiume sa-cro. All'interno di queste piccole comunità, definite come «democra-zie militari» da K. Michalowski, e che sono simili alle comunità ur-bane della prima urbanizzazione della Mesopotamia o alle prime co-munità sorte nel cuore delle ricche e fertili pianure di Creta, apparel,Insistema di valorizzazione del suolo, e di concentrazione in deter-minati ambienti delle risorse agricole, analogo a quello delle sitJ]azio-ni che abbiamo incontrato in Egeoe in Mesopotamia. Un'autorità

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122 Capitolo terzo L'origine della scrittura nell'Egeo 123

L'unificazione awenne molto presto, verso il3150 a.C, sotto il faraoneNarmer.

Ma non si oteva gestire un aese esteso su migliaia di chilometrisenza l'aiuto i uno strumento come a scrittura, c e, o tre a assicu-'~are la contabilità dello stato, consentiva di trasmettere, a dlstan*molto grandi, gli ordini e gli editti del faraone. A differenza che nel-l'Egeo o in Mesopotamia, i contatti tra le varie zone del territorio egi-ziano awen ono su enormj ercorsi; il contatt; tra il palazzo, centrodi residenza del araone, e le province dello stato è, per la natura stes-sa delle comunicazioni del regno, meno permanente e stretto di quan-to potesse essere tra le zone periferiche dello stato minoico o sumeri-co e il palazzo dove soggiornava il sovrano. Una scrittura adatta a tra-smettere ordini, leggi, disposizioni, lettere circostanziate, oltre che atradurre conti, è indispensabile alla soprawivenza di uno stato che siestende da Assuan al Mediterraneo. Occorre quindi perfezionare alpiù presto gli strumenti amministrativi del periodo predinastico perconsentire all'Egitto unificato di diventare un grande impero.

QQo dei piti antichi documenti in cui si trovano caratteri egizianiè \lna avo za che risaI l eriodo di Narmer al m;ni~n"to dell'uni-,ig,ziqne.traj regni de 'a to e e asso E itto, owero al 3150 a. r.

ig. 36 .

Su una faccia, Narmer porta l'alta acconciatura che più tardi saràl'emblema del dominio dei faraoni sull'Egitto del sud e impugna unamazza su un nemico che costringe in ginocchio; al suo fianco un falco,il dio Horus, immerge la testa di un altro nemico in un simbolico ac-quitrino rappresentato da un gruppo di canne. Nella parte inferiore,due awersari abbattuti, presso i quali si trovano dei segni che servonoa identificarli. Sull' altra faccia della tavolozza, due mostri dalla testadifelino, i cui colli s'incrociano, sono tenuti all'estremità di una cordada due uomini; senza dubbio questi personaggi incarnano dei perico-li cui si è fatto fronte. Nella parte superiore, Narmer porta questa vol-ta la corona dei paesi del delta e avanza, accompagnato da dignitari epreceduto da quattro portatori d'insegne che raffigurano teste di ani-mali, di fronte a nemici decapitati. Nella parte inferiore, infine, un to-

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124 Capitolo terzo L'origine della scrittura nell'Egeo 125

ro, incarnazione della forza reale, calpesta un nemico e distrugge unafortezza.

Siamo dinanzi a un'enorme medaglia commemorativa, le cui con-venzioni grafiche e la cui schematizzazione attestano un simbolismosociale già molto avanzato, e che comporta soprattutto delle didasca-

.lie scritte: ai due lati della parte superiore della tavolozza, all'internodi un palazzo reale rappresentato con tratti convenzionali, si vedonodue segni, un pesce e uno scalpello da scultore, che hanno entrambi ilvalore fonetico na, ossia lo schema consonantico del sovrano celebra-to. Del pari, un gruppo di geroglifici, dove ritroviamo gli stessi segniraggruppati sopra un personaggio del corteo reale, c'informa che co-stui èl' addetto a portare le calzature di Narmer.

'rnbra auindi.che.zli.eziziani ..abbimO-mesSo...a-DWltQ~in

e cacciatori, tanto che molti storici e sociologi hanno potuto conside-rare t cambiamenti dell' epoca neolitica di gran lunga i piu importanti.tra quelli registrati dalla storia dell'umanità ..

Tuttavia, a ben riflettere, potremmo dire che la rivoluzione neoli-tica presuppone altre trasformazioni che si verificheranno nel corsodei secoli immediatamente seguenti.

Nell'e oca neolitica l'uomo diventa a ricoItore e astore. Lavo-rando la terra per ricavarne a propria sussistenza, que a e a sua fa-miglia e della sua tribù, è in balla dei capricci delle stagioni. Vi sonoanni in cui la produzione è appena sufficiente alla sopravvivenza dellacomunità e altri anni in cui la stessa produzione eccede i fabbisognidel gruppo. Cosi,J.:yQPl.P.neoJitlco ha cominciatç>_amettere da artec~Q_ceè9on~era stflto.consurpato e a irpmagazziRare-Qll~llQ-che p0teyaswir.ç.4~i .l2eripdt di, magra.

fmmagazzmare significa programmare su vasta scala, acquisirestrumenti e mezzi che permettano la conservazione dei prodotti ali-mentari provenienti dai raccolti in eccedenza. Occorrerà quindi di-sporre di grandi vasi ove versare tali derrate, costruire depositi oveconservare questi vasi, provvedere che siano al sicuro e che i prodotti,cosi conservati, siano distribuiti solo nei casi contemplati dalla logicao dalla legge di colui o coloro che hanno inteso salvaguardare le riser-ve alimentari.

È facile ca ire come il sistema che trae origine dallo stoccaggio deiprodotti provochi pro on e tras ormazioni socia i. Co oro c e sono.in grado di gestire le operazioni di immagazzinamento sono precisa-mente gli stessi che riusciranno a imporsi in seno alla comunità? e chele popolazioni considereranno inevitabilmente leaders del gruppo egaranti della loro sopravvivenza. Saranno ancora le stesse persone ainventare il sistema alaziale basato appunto sullo stoccaggio e la ri-

istri uzione dei beni e sull'organizzazione del lavoro e dell'econo-mia nella regione sottoposta all'influenza del centro appena creato.

Tale sistema è senza dubbio piramidale: le attribuzioni e il potere~rescono man mano che si sal ono i radini della iramide ~ chi neoccupa a sommità etiene i potere asso uto.

Ma, per esistere, questo sistema necessita di una struttura stabile,di una costruzione nella quale siano riuniti gli attributi della nuova

~IPoiiliijiWu!Ld4c.ritt!lta...che:.-utilizzagWo,netisrn9,. Questo inclu-derà dei segni che consentano di rappresentare le consonanti, tantoisolatamente, come a gruppi di due o di tre. ~)]99ue temjse-,msgFF 2Yrs~he jm~i creare un a~betg cogsggaqtj-.=am;:a;=%~~=a:='

Il sistema grafico inventato dagli scribi dell'antico Egitto alla finedel IV millennio a.c. rimarrà immutato per millenni e, come abbiamovisto in precedenza raccontando la decifrazione di ]ean-FrançoisChampollion, fornirà l'ossatura intellettuale a uno dei più antichi im-peri della storia.

È ora di concludere questo capitolo sulla nascita della scrittura,che dalle rive dell'Egeo ci ha portato a quelle del golfo Persico e allavalle del Nilo. Abbiamo interrogato le testimonianze archeologicheed epigrafiche dei vari popoli che si sono succeduti sulle terre di que-ste diverse regioni e abbiamo visto che risposte identiche sono statedate, dalle genti dell'Egeo, della Mesopotamia e dell'Egitto, ai pro-blemi posti dall'emergere dello sviluppo agricolo e dalle esigenze dicontabilità che tale sviluppo comporta.

La rivoluzione neolitica, con la com arsa dell'allevamento e del-l'agricoltura, provoca una formidabile tras ormazione ne mo o iyita dei nostri antenati che, fino ad allora, erano stati solo raccoglitori

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126 Capitolo terzo L'origine della scrittura nell'Egeo 127

priamente detta. j: gllig~entbsh'Jlre9Ccunazioni.e&on9mi&b>anno portato gli.wm:UpM.m.\fEntar.eJa.ssrittw&il cui possesso con-

sente di accrescere l'autorità e il prestigio sui propri simili.È bene ricordare, a questo proposito, quello che Levi-Strauss ha'

potuto constatare durante uno dei suoi soggiorni in Amazzonia.Il grande etnologo si trovava alle prese con la tribù amazzonica dei

Narribikwara. Questa-popolazione non sapeva scrivere e, quanto arappresentazioni grafiche, si accontentava di disegnare puntini o zig-zag su alcuni vasi.

Levi-Strauss distribuì agli indigeni fogli di carta e matite con lequali, all'inizio, non fecero assolutamente nulla. Un giorno, tuttavia,cominciarono a tracciare sulla carta delle linee orizzontali ondulate:in realtà, tentavano di imitare quello che l'esploratore stava facendocon una matita e niente di più.

Ma il capo della tribù vedeva più lontano. Era probabilmente l'u-nico del gruppo ad aver capito l'importanza e la funzione della scrit-tura. Perciò, a un certo momento, chiese un bloc-notes in modo dapoter essere equipaggiato come l'esploratore, cominciò a tracciaresulla carta delle linee curve e le presentò a Levi-Strauss senza aggiun-gere alcun commento, come se fosse possibile leggere in quelle lineela risposta alle domande che gli erano state poste.

A un certo punto, il capo radunò la tribù e tirò fuori da un cestinoappeso al collo una carta coperta di linee. Fece finta di leggere questodocumento enucleando, con intonazioni ed esitazioni da grandecommediografo, la lista degli oggetti che l'esploratore avrebbe dovu-to dare in cambio dei regali che gli erano stati offerti: al tale, in cam-bio di un arco e di frecce, una spada; al tal altro, delle perle, e cosi via.La scena si prolungò per ben due ore.

Cosa voleva il capo? Illudersi? È possibile, ma voleva soprattutto,meravigliare i suoi compagni, persuaderli che gli scambi con l'!!omobianco dovevano passare attraverso la sua mediazione, poiché avevaottenuto l'alleanza dell'esploratore e partecipava dei suoi segretL

,Il capo di questa piccola tribu çleiNambikwara aveva capito che ilprestigio e la potenza della conoscenza gli avrebbero permesso di af-fermare maggiormente la sua autorità sul gru12J20che guidava. E que-

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r~,128 Capitolo terzo L'origine della scrittura nell'Egeo 129

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storia dell'umanità, abbiamo già insistito su questo punto, si verificadurante il neolitico, periodo che vede nascere l'agricoltura, l'addo-mesticamento degli animali e altre arti ancora. Per accedere a questostadio dell'evoluzione, è stato necessario che, per millenni, piccolecomunità di uomini osservassero, sperimentassero e trasmettessero,di generazione in generazione, il frutto delle loro riflessioni e delle lo-ro esperienze. Questa immensa impresa si è svolta con rigore e conti-nuità - e i suoi successi, ripetuti in varie parti del mondo, ne sono latestimonianza tangibile - mentre la scrittura era ancora sconosciuta.

In verità, la scrittura, apparsa tra il IV e il III millennio a.eri si pre-senta come,un risultato della rivoluzione neolitica e non come una suacondizione. Pensiamo di aver insistito abbastanza su questo punto.

A quale innovazione è legata? Sul piano della tecnica, si può citaresoltanto l'architettura, ma quella dei sumeri, degli egiziani, dei rninoi-ci non era superiore alle opere di certi americani che ignoravano lascrittura al momento della scoperta del nuovo mondo. Inoltre biso-gna riconoscere che, tra il momento in cui è stata inventata la scritturain Mesopotamia, in Egitto e a Creta e la nascita della scienza moder-na, il mondo occidentale ha vissuto circa cinquemila anni di storia,durante i quali le sue conoscenze non si sono accresciute di molto; è

. stato giustamente fatto notare che tra il genere di vita di un cittadinogreco o romano e quello di un borghese del settecento non vi eranograndi differenze.

In breve,J'umanità ha compiuto passi da gigante wima dellm-venzione della scrittura mentre do o le civiltà dell'occidente hanconosciuto un ungo peri o i stagnl!Z,Lò

Conviene tornare a questo punto all'analisi delle circostanze chehanno favorito la comparsa della scrittura nelle civiltà di Creta, dellaMesopotamia e dell'Egitto. T '!lpjm fepmuea9 56eJa3 cgstgntembPte@çcgmgagpatolijJ1asçit~Wcrittyra è lafo[1uazjoH&da1a3Zi eJLnascita degli imperi, vale a dire l'integrazione in un sistema politico diun numero considerevole di individui e la loro gerarchizzazione in ca-ste o in classi.

La scrittura nasce come strumento atto a favorire lo sfruttamento~egli uomini piuttosto che la loro crescita conoscitiva. Per questo ab-biamo notato, ripercorrendo le circostanze legate alIa sua nascita, che

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130 Capitolo terzo

i primi documenti amministrativi e i primi documenti scritti non ave-vano altro scopo se non quello di informare i signori dei palazzi sullostato della loro ricchezza e sui movimenti dei loro sudditi.

La funzione primaria della comunicazione scritta è quindi quelladi facilitare l'asservimento. L'uso della Scrittura a fini disinteressati .•~alida offrire soddisfazioni intellettuali ed estetiche~ è un risultato se-~irittuJj,..m9!t9 sqesso. si riduce a n mezzo ner dA:f{)f3}lfhrgiMstifu 1" 1'1 •• 1 •:are.o-glSslJllltia.quello dell' assoggettamento del più debole.

Naturalmente, una volta inventata, la scrittura non rimarrà ap-pannaggio esclusivo del mondo palaziale e della cerchia ristretta deifunzionari palatini. A Creta, ad esempio, sin dal periodo dei secondipalazzi, vedremo la scrittura lineare A'attestata 'su oggetti che, pur no-tando un messaggio che ancora ci sfugge perché la scrittura è rimastaa tutt' oggi indecifrata, non sono certamente documenti d'archivio.Infatti le tavole iscritte per le libagioni, ritrovate nei santuari e nellegrotte disseminate sul territorio cretese, sono oggetti votivi usati daiministri del culto. Le formule incise sono formule rituali e la loro pre-senza su oggetti estranei almondo della contabilità palaziale dimostrache, a un certo punto, la classe sacerdotale ha assimilato la tecnicadella scrittura ér esercitare un otere d'altro enere sulle o olazio-ni e a Creta minoica,

NeI periodo dei secondi palazzi, la'presenza di testi in luoghi cosidifferenti come le sale d'archivio, i santuari o le tombe, dimostra chel'invenzione della scrittura, frutto del lavoro e dell'immaginazionedei contabili delle residenze protopalaziali del medio minoico, haraggiunto altre categorie di individui e ha oltrepassato i confini dellecancellerie palaziali. La scrittura rimane, ovviamente, un'arma e unostrumento nelle mani di una classe di privilegiati, ma ha iniziato tutta-via un cammino che, attraverso alti e bassi, è irreversibile.

Questo cammino è perfettamente percettibile nella storia delle so-cietà nelle quali la scrittura ha avuto un ruolo, ma non dobbiamo di-menticare che prima di diventare uno strumento di liberazione -libe-razione dalla servitù dei potenti e liberazione dello spirito -la scrittu-ra è stata, per millenni, uno strumento di costrizione per le masse chenon avevano accesso alla conoscenza.

I. Disegno dei resti di Troia durante gli scavi di Schliemann.

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2. Sigillo in avorio nella scrittura detta di Arkhanès risalente al 2300 a. C. e rinvenuto nellanecropoli di Arkhanès. Creta, Museo archeologico di Iraklion.

3· La cittadella di Micene al bivio delle strade che portano verso Corinto.

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I4. Ingresso della cittadella di Micene con la porta detta dei leoni.

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5: La tomba di Clitemnestra a Micene.6. Il circolo delle tombe all'interno delle mura della cittadella di Micene.

7. Maschere d'oro dei re di Micene,XVI secolo a. C. Atene, Museo Na-zionale.

8. Una delle stele funerarie eliMicenecon combattente sul carro, XVI se-colo a. C. Atene, Museo Nazio-nale.

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9. Diadema proveniente dalle tombe reali di Micene, XVI secolo a. C. Atene, Museo Na-zionale.

t o. Coppa d'oro proveniente dalle tombe reali di Micene, XVI secolo a. C. Atene, MuseoNazionale.

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Il. Entrata della cittadella di Tirinto.12. Le casematte di Tirinto.

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13. Sigillo di presunta provenienza spartana portato da Greville Chester all'Ashmolean• Museum di Oxford, XVIII secolo a. C. Oxford, Ashmolean Museum. 14. Sigillo a quattro facce con scrittura geroglifica cretese proveniente dall'isola di Creta.

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16, Due dei lati di una tavoletta in scrittura geroglifica rinvenuta nel palazzo di Cnosso,XVIII secolo a, C. Creta, Museo archeologico di Iraklion,

17, Tavoletta in scrittura lineare A proveniente da Arkhanès, xv secolo a, C. Creta, Museoarcheologico di Iraklion.

18, Tavoletta in scrittura lineare B proveniente da Cnosso, XIV secolo a, C. Creta, Museoarcheologico di Iraklion,,15, Ingresso sud del palazzo di Cnosso a Creta,

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19. Saladel trono del palazzo di Cnosso.20. Focolare al centro della sala delle riunioni (megaron) del palazzo di Nestore a Pilo.

2 I. Tavoletta Ca 895 di Cnosso, XIV secolo a, C. Creta, Museo archeologico di Iraklion.22. Tavoletta Ag 88 di Cnosso con l'ideograrnrna della donna seguito dai gruppi di segni per

indicare ragazzi e ragazze, XIV secolo a, C. Creta, Museo archeologico di Iraklion

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24. Cartiglio con il nome di Tolo-meo sulla stele di Rosetta.

25. Cartiglio del faraone Tutan-karnon .

•23. La stele di Rosetta.

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26. L'insediamento protopalaziale di Apodoulou nella valle di Amari, XXI-XVIII secolo a. C.27. Magazzino del complesso protopalaziale di Apodoulou.I

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28. Il sito di Monastiraki, nella valledi Amari, che domina la stradache conduce dalla pianura dellaMessara alla costa settentrionaledi Creta.Sala d'archivio delle cretule diMonastiraki scoperta nel 1984.

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Tavoletta PH 8 con ideogrammi di recipienti chiaramente identificabili, XVIlI secoloa. C. Creta, Museo archeologico di Iraklion.Tavoletta PI-] 7 che contiene gruppi di segni composti da sillabogrammi, ognuno deiquali ha un suo valore fonetico, XVIll secolo a. C. Creta, Museo archeologico di Iraklion.Cretula d'argilla proveniente da Shahr-i Sokhtà, IV millennio a. C. La somiglianza traquesto documento e le cretule di Lerna è davvero sorprendente.

30. Due esempi di cretule di Monastira-ki, xvm secolo a. C. Creta, Museo diRetimo.

3 I. Tavoletta PH I I rinvenuta nello stra-to del primo palazzo di Festo, XVIIIsecolo a. C. Creta, Museo archeologi-co di Iraklion.

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35· Tavoletta cuneiforme a forma di cusci-netto proveniente dallo scavo di Eblain Siria. Si tratta di un testo Iessicale,un vocabolario sumerico-eblaita consi-stente in 58 lessemi sumerici tradottiin eblaita, III millennio a. C. Aleppo,Museo Nazionale.La tavolozza di Narmer, III millennioa. C. Museo del Cairo.Due sigilli orientali rinvenuti nel pa-lazzo di Cadmo a Tebe, Il millennioa. ç. Museo di Tebe.

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38. Nodulo di Festo su cui è incisa l'iscrizione su-hi-ri-ta, xvu secolo a. C. Creta, Museo ar-cheologico di Iraklion.Pithos di Haghia Triada con il derivato toponimico su-ki-ri-te-i-ja, xv secolo a. C. Creta,Museo archeologico di Iraklion.Tavoletta in lineare B con il toponimo su-ki-ri-ta, XIV secolo a. C. Creta, Museo archeo-logico di Iraklion.

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40.

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4 I. Nodulo in lineare A con contrassegnidi scrittura e impronte di sigilli, xvsecolo a. C. Creta, Museo di LaCanea.

42. Due dischetti in lineare A con gliideogrammi del paniere e del tripode,xv secolo a. C. Creta, Museo di LaCanea.

43. Tavoletta di LaCanea con registra-zioni di vino, olio (?) e bestiame, xvsecolo a. C. Creta, Museo di LaCanea.

44· Le case di Micene fuori dalle mura della cittadella dalle quali proviene la maggior partedelle iscrizioni in lineare B rinvenute sul sito del più importante palazzo miceneo.Le case ai piedi dell'acropoli di Tirinto dove sono state rinvenute alcune tavolette in li-neare B.

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46, Tavolette in lineare B di Cnosso che registrano olio d'oliva, XIV secolo a, C. Creta, Mu-seo di La Canea,Tavoletta in lineare B proveniente da La Canea che registra offerte di miele destinatea Zeus e a Dioniso, XIII secolo a, C. Creta, Museo di La Canea.Tavolette di Cnosso, XIV secolo a. C. Creta, Museo archeologico di Iraklion. Sul primodocumento, che registra un gregge di 42 montoni e 28 pecore, il pastore è chiamato

, «Egiziano»,

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49· Tracce di cordicelle sul retro di alcu-ne impronte di sigilli provenienti daLa Canea, xv secolo a, C. Creta, Mu-seo di La Canea.Tavoletta C 902 di Cnosso che regi-stra le circoscrizioni amministrativedell'intero territorio cretese sotto-messe al palazzo di Cnosso.

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rl'1" 5 I. Le due facce del disco di Festo e i relativi disegni. Creta, Museo archeologico di Iraklion.

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52. Il famoso rytbon di Cnosso in steatite e oro: un vaso del genere è offerto dai tributarikeftiu rappresentati sulle pareti della tomba di Rekhmarè, xv secolo a. C. Creta, Museoarcheologico di Iraklion,

53. Pomello di spada in oro proveniente da Mallia e raffigurante un acrobata.54. Danzatrice dipinta in Egitto su un calcare risalente alla XVIII dinastia.-55. Le paludi del Nilo e le oche selvatiche su un soffitto del palazzo reale di Akenaton.

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Page 87: Louis Godart-L'Invenzione Della Scrittura(1aparte)

56. La sfinge di Mallia, XVIII secoloa. C. Creta, Museo archeologicodi Iraklion.Il tempietto rinvenuto a Monasti-raki. Si notano le corna di consa-crazione lungo la rampa che con-duceva al portico d'ingresso dellacostruzione, XVIII secolo a. C.Creta, Museo di Retimo.

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Il gatto di Monastiraki, XVIII secolo a. C. Creta, Museo di Retimo.Il gatto poggiato sulla testa della dea dei serpenti, XVI secolo a. C. Creta, Museo archeo-logico di lraklion.Sigillo proveniente da Cnosso su cui è attestata l'associazione del gatto con i serpenti,XVIII secolo a. C. Oxford, Ashmolean Museum.

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