l'Altracittà - Novembre 2008

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3 UN LIDO ALLE PIAGGE? Tanto cemento e qualche idee bizzarra nel Piano di riqualificazione del quartiere a pagina 4 S ettembre, suona la campanella nelle scuole e anche alle Piagge comincia un nuovo anno, il secondo, della scuola informale per adulti. è lunedì sera e al Centro sociale il Pozzo, tra i saluti di chi si ritrova dopo un po’ di tempo, si riuniscono intorno ad un tavolo, coperto da quaderni, vocabolari e testi della costituzione italiana, una dozzina di persone. Alunni ed insegnanti, gli uni a fianco agli altri, non svelano il proprio ruolo, perché proprio questo è lo spirito della scuola: mettere in comune delle conoscenze e trasmettere saperi in uno scambio orizzontale e reciproco. L’esperienza, che lo scorso anno ha riscosso un gran successo, riunendo circa venti persone, nasce proprio da un’esigenza partita dalla comunità delle Piagge. Tra le tante iniziative del centro veniva spesso ripetuta una domanda: “e per noi non fate nulla?”. Questo l’interrogativo di un gruppo di persone che, per diversi motivi, si sono trovate a dover inter- rompere gli studi abbastanza presto e che a distanza di anni sentivano l’esigenza di migliorare la propria cultura. Questo l’interrogativo che esce timido ma deciso dalla bocca di Maria, che per prima l’ha pronun- ciato e che ricorda: “Spesso non riesco a tirare fuori quello che ho dentro, soprattutto se devo parlare di me c’è qualcosa che mi blocca e ho sempre paura di non sapermi esprimere. Anche in classe spesso restavo in silen- zio, ma ora le cose stanno cominciando a cambiare” Intorno a quel tavolo è palpabile l’entusiasmo dei partecipanti. Stretti nei loro cappotti, non negano un sorriso, mentre si raccontano e spiega- no i motivi che li hanno spinti di nuovo “sui banchi”. “Sono cresciuta in mezzo a tanta gente e conoscere nuove persone e stare insieme mi fa stare bene” così Valeria sottolinea l’importanza della socializzazione, mentre Pina, sistemandosi gli occhiali, dice “davanti a una lettera ufficiale da scrivere ho sempre un po’ timore” e, d’accordo col marito, che ha dovuto lasciare la scuola bambino per lavorare, e altri, tra cui Filomena, che Le Piagge, Firenze - Anno XII - Seconda serie - Numero 7 - Novembre 2008 - www.altracitta.org Città 1 Editoriale 1 euro L a scuola italiana cambia, cambierà, è già cambiata. è difficile di- stricarsi tra le dichiarazioni e le ritrattazioni dei diversi esponen- ti del governo, l’unica cosa certa sono i provvedimenti: ci sono decre- ti che mirano a tagliare le spese fingendo di avere in mente un nuovo (anzi vecchio e perciò sicuro) modello di scuola, ma anche mozioni che fingono di affrontare realisticamente una realtà sociale comples- sa che la scuola riflette e riproduce al suo interno e invece mirano a usare la proporzione numerica degli stranieri per classe per garanti- re la loro subordinazione alla nostra cultura e delle nostre tradizioni. Quali? Quelle di una debole identità nazionale o quelle locali inventate di sana pianta a fini politici? I decreti ci parlano di classi separate per gli stranieri, di tagli al tempo pieno e di maestri unici nella scuola primaria, di tagli a tutti gli altri gradi di istruzione. La cosa più triste in questo settore come in altri di intervento sociale è la rincorsa di una parte dei dirigenti e funzionari a giustificare e conferma- re i provvedimenti del ministro Gelmini per accreditarsi presso i nuovi potenti e non perdere il proprio status e ruolo. Il nostro paese – come ogni altro nella situazione contempora- nea – può e deve basare la sua capacità di tenuta economica e so- ciale sulle conoscenze e competenze diffuse nella popolazione a tutti gli strati sociali e in tutte le fasi della vita: è necessario que- sto investimento per essere capaci di elaborare risposte adegua- te alle sfide di un mondo che cambia in fretta e in modo sempre più interconnesso. La scelta del governo di tagliare gli investimenti sull’istruzione, la cul- tura e la formazione è un segno preciso della sua idea classista della società italiana. La priorità è distruggere la scuola pubblica e con questa l’unica possibilità per tutti i cittadini di avere un’istruzione laica e de- mocratica secondo valori e principi socialmente condivisi. In seguito chi potrà si pagherà corsi e scuole private e gli altri avranno un’istruzione/ formazione dequalificata e quindi poco spendibile. La mancanza di un fermo dissenso e, anzi, l’accettazione supina annun- ciata dal Presidente della Repubblica Napolitano fanno capire che il problema sono i soldi, non il merito della questione. L’unica consolazione in questo scenario sono i moltissimi studen- ti genitori, dirigenti e insegnanti delle scuole di ogni ordine e gra- do che hanno fatto sentire la loro voce, manifestando, occupando scuole e università, discutendo come non è stato fatto in parlamento del significato della scuola e del suo valore. In questo numero presentiamo due esperienze di scuola diversa da quella istituzionale, che possono dare spunti di riflessione pedagogici, didattici e di utilizzo delle risorse. Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/C L. 662/96 (continua a pagina 4) All’orizzonte niente di nuovo Un altro centro commerciale nella Piana? Poca fantasia e molta faccia tosta nei progetti per Osmannoro sud CASE POPOLARI, C’è QUALCOSA CHE NON VA I più poveri restano fuori dalle graduatorie. In Regione allo studio una nuova legge a pagina 2 PERCHè LE OCCUPAZIONI Le ragioni di studenti e ricercatori in difesa del diritto allo studio e al lavoro a pagina 2 AFFUMICATI E IGNORATI Ancora proteste in via del Pesciolino per i vapori irritanti e nocivi, ma il Comune tace a pagina 4 PAROLE CHE ESCLUDONO Giuseppe Faso sul ‘razzismo democratico’ a pagina 3 Sotto il grembiule, tagli A LEZIONE DI LIBERTà Leggere e scrivere come strumenti di riscatto sociale: la scuola dei Sem Terra in Brasile a pagina 3 V i sentite stanchi, preoccupati, tristi? O magari arrabbiati, aggressivi, irrequieti? Forse il vostro problema è che non sapete dove andare a fare acquisti. Nei dintorni di Firenze sono così pochi i centri com- merciali, gli ipermercati, gli outlet… Per fortuna ci sono ancora degli spazi illogicamente vuoti dove poterne costruire di nuovi e meravigliosi, e soddi- sfare così un bisogno davvero sentito dalla cittadinanza. Dev’essere questo il ragionamento da cui è nata l’idea per l’ennesimo inse- diamento commercial-ricreativo nella piana dell’Osmannoro, per l’esattezza ad Osmannoro Sud, dove un tempo sorgeva lo stabilimento Longinotti e dove nell’estate 2007 si è svolta la rassegna musicale Italia Wave. Per l’ampia area, di proprietà del Gruppo Fratini, il regolamento urbanistico del Comune di Sesto Fiorentino prevede appunto una destinazione prevalen- temente commerciale, anche se tra gli intenti c’è anche quello di “realizzare ‘qualcosa che non c’è’ nel campo dell’intrattenimento”. Così veniva dichiara- to nel maggio scorso durante la firma di un protocollo di intesa fra proprietà e amministrazione che dava il via alla ‘procedura di valutazione degli effetti socio-economici’. Lo studio, condotto dal centro di ricerca Sociolab, si è con- cretizzato in alcuni incontri con cittadini e rappresentanti di associazioni varie e di categoria, “per mettere in luce qualità, criticità e bisogni della zona”. Era scritto sul volantino-invito per uno degli ultimi focus group, dove i presenti hanno potuto chiacchierare a ruota libera sull’Osmannoro, e persino dire cosa preferirebbero trovare in vendita nel futuro centro, ma mai per un attimo rimettere in discussione l’idea stessa di costruirlo! Per chiarire che si trattava di un incontro per consumatori, più che per cittadini, è anche stato elargito a ciascuno un buono spesa da 50 euro…. In realtà, la Regione ha posto un limite preciso per i nuovi spazi commerciali tra Firenze, Prato e Pistoia: non più di 30mila metri quadri fino al 2010. Praticamente l’estensione del solo progetto Fratini, a cui però dovrebbero sommarsi il centro di Novoli e l’ipermercato di San Bartolo a Cintoia, per restare nei dintorni. Staremo a vedere quale scappatoia sarà inventata per non rinunciare all’affare… “Gates of Florence”, questo il nome del progetto, è un altro classico esempio di ‘urbanistica contrattata’: le amministrazioni locali rinunciano a pianifica- re sulla base di necessità e obiettivi pubblici, mentre concedono ai privati il permesso di fare ciò che vogliono in cambio di vantaggi più o meno concreti. Nel caso dell’Osmannoro, nuova viabilità, parchi attrezzati, e altro ancora da definire. Il fatto che un intervento simile non solo non sia necessario, ma possa anche esser dannoso, producendo una saturazione insostenibile della zona, dove già esistono l’Ipercoop, la Carrefour, l’Ikea e i Gigli, con tutto il traffico annesso, diventa un dettaglio secondario. Per chi da tempo ha abbandonato i jeans per la speculazione immobiliare, come i Fratini, è ovvio che il vuoto abbia senso solo se riempito di cemento. è scandaloso però che l’orrore del vuoto sia condiviso anche dagli urbanisti stipendiati dai comuni, incapaci di capire il valore degli spazi non costruiti, che vuoti poi non sono. La Piana fiorentina infatti non è vuota, ma piena di vita e di natura da salva- guardare, anche oltre le aree protette già individuate. La città e l’area metro- politana hanno bisogno di ‘vuoti’, semplicemente per respirare, senza contare che anche il vuoto può essere progettato. Con più creatività ed intelligenza e meno cemento. Cecilia Stefani Altre scuole possibili La classe senza cattedra Secondo anno per la scuola informale per adulti delle Piagge: non lezioni ma scambi di conoscenza COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, ARTICOLO 34 La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

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UN LIDO ALLE PIAGGE?Tanto cemento e qualche idee bizzarra nel Piano di riqualificazione del quartiere

a pagina 4

Settembre, suona la campanella nelle scuole e anche alle Piagge comincia un nuovo anno, il secondo, della scuola informale per adulti.

è lunedì sera e al Centro sociale il Pozzo, tra i saluti di chi si ritrova dopo un po’ di tempo, si riuniscono intorno ad un tavolo, coperto da quaderni, vocabolari e testi della costituzione italiana, una dozzina di persone. Alunni ed insegnanti, gli uni a fianco agli altri, non svelano il proprio ruolo, perché proprio questo è lo spirito della scuola: mettere in comune delle conoscenze e trasmettere saperi in uno scambio orizzontale e reciproco.L’esperienza, che lo scorso anno ha riscosso un gran successo, riunendo circa venti persone, nasce proprio da un’esigenza partita dalla comunità delle Piagge. Tra le tante iniziative del centro veniva spesso ripetuta una domanda: “e per noi non fate nulla?”. Questo l’interrogativo di un gruppo di persone che, per diversi motivi, si sono trovate a dover inter-rompere gli studi abbastanza presto e che a distanza di anni sentivano l’esigenza di migliorare la propria cultura. Questo l’interrogativo che esce timido ma deciso dalla bocca di Maria, che per prima l’ha pronun-ciato e che ricorda: “Spesso non riesco a tirare fuori quello che ho dentro, soprattutto se devo parlare di me c’è qualcosa che mi blocca e ho sempre paura di non sapermi esprimere. Anche in classe spesso restavo in silen-zio, ma ora le cose stanno cominciando a cambiare”Intorno a quel tavolo è palpabile l’entusiasmo dei partecipanti. Stretti nei loro cappotti, non negano un sorriso, mentre si raccontano e spiega-no i motivi che li hanno spinti di nuovo “sui banchi”. “Sono cresciuta in mezzo a tanta gente e conoscere nuove persone e stare insieme mi fa stare bene” così Valeria sottolinea l’importanza della socializzazione, mentre Pina, sistemandosi gli occhiali, dice “davanti a una lettera ufficiale da scrivere ho sempre un po’ timore” e, d’accordo col marito, che ha dovuto lasciare la scuola bambino per lavorare, e altri, tra cui Filomena, che

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Città

1

Editoriale

1 euro

La scuola italiana cambia, cambierà, è già cambiata. è difficile di-stricarsi tra le dichiarazioni e le ritrattazioni dei diversi esponen-

ti del governo, l’unica cosa certa sono i provvedimenti: ci sono decre-ti che mirano a tagliare le spese fingendo di avere in mente un nuovo (anzi vecchio e perciò sicuro) modello di scuola, ma anche mozioni che fingono di affrontare realisticamente una realtà sociale comples-sa che la scuola riflette e riproduce al suo interno e invece mirano a usare la proporzione numerica degli stranieri per classe per garanti-re la loro subordinazione alla nostra cultura e delle nostre tradizioni. Quali? Quelle di una debole identità nazionale o quelle locali inventate di sana pianta a fini politici?I decreti ci parlano di classi separate per gli stranieri, di tagli al tempo pieno e di maestri unici nella scuola primaria, di tagli a tutti gli altri gradi di istruzione.La cosa più triste in questo settore come in altri di intervento sociale è la rincorsa di una parte dei dirigenti e funzionari a giustificare e conferma-re i provvedimenti del ministro Gelmini per accreditarsi presso i nuovi potenti e non perdere il proprio status e ruolo.Il nostro paese – come ogni altro nella situazione contempora-nea – può e deve basare la sua capacità di tenuta economica e so-ciale sulle conoscenze e competenze diffuse nella popolazione a tutti gli strati sociali e in tutte le fasi della vita: è necessario que-sto investimento per essere capaci di elaborare risposte adegua-te alle sfide di un mondo che cambia in fretta e in modo sempre più interconnesso. La scelta del governo di tagliare gli investimenti sull’istruzione, la cul-tura e la formazione è un segno preciso della sua idea classista della società italiana. La priorità è distruggere la scuola pubblica e con questa l’unica possibilità per tutti i cittadini di avere un’istruzione laica e de-mocratica secondo valori e principi socialmente condivisi. In seguito chi potrà si pagherà corsi e scuole private e gli altri avranno un’istruzione/formazione dequalificata e quindi poco spendibile.La mancanza di un fermo dissenso e, anzi, l’accettazione supina annun-ciata dal Presidente della Repubblica Napolitano fanno capire che il problema sono i soldi, non il merito della questione.L’unica consolazione in questo scenario sono i moltissimi studen-ti genitori, dirigenti e insegnanti delle scuole di ogni ordine e gra-do che hanno fatto sentire la loro voce, manifestando, occupando scuole e università, discutendo come non è stato fatto in parlamento del significato della scuola e del suo valore. In questo numero presentiamo due esperienze di scuola diversa da quella istituzionale, che possono dare spunti di riflessione pedagogici, didattici e di utilizzo delle risorse.

Spedizione in abbonamento postale ar t . 2 comma 20/C L. 662/96

(continua a pagina 4)

All’orizzonte niente di nuovoUn altro centro commerciale nella Piana? Poca fantasia e molta faccia tosta nei progetti per Osmannoro sud

CASE POPOLARI, C’èQUALCOSA CHE NON VA I più poveri restano fuori dalle graduatorie. In Regione allo studio una nuova legge

a pagina 2

PERCHè LE OCCUPAZIONI Le ragioni di studenti e ricercatori in difesa del diritto allo studio e al lavoro

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AFFUMICATI E IGNORATI Ancora proteste in via del Pesciolino per i vapori irritanti e nocivi, ma il Comune tace

a pagina 4

PAROLE CHE ESCLUDONO Giuseppe Faso sul ‘razzismo democratico’

a pagina 3

Sotto il grembiule, tagli

A LEZIONE DI LIBERTà Leggere e scrivere come strumenti di riscatto sociale: la scuola dei Sem Terra in Brasile

a pagina 3

Vi sentite stanchi, preoccupati, tristi? O magari arrabbiati, aggressivi, irrequieti? Forse il vostro problema è che non sapete dove andare a fare acquisti. Nei dintorni di Firenze sono così pochi i centri com-

merciali, gli ipermercati, gli outlet… Per fortuna ci sono ancora degli spazi illogicamente vuoti dove poterne costruire di nuovi e meravigliosi, e soddi-sfare così un bisogno davvero sentito dalla cittadinanza.Dev’essere questo il ragionamento da cui è nata l’idea per l’ennesimo inse-diamento commercial-ricreativo nella piana dell’Osmannoro, per l’esattezza ad Osmannoro Sud, dove un tempo sorgeva lo stabilimento Longinotti e dove nell’estate 2007 si è svolta la rassegna musicale Italia Wave. Per l’ampia area, di proprietà del Gruppo Fratini, il regolamento urbanistico del Comune di Sesto Fiorentino prevede appunto una destinazione prevalen-temente commerciale, anche se tra gli intenti c’è anche quello di “realizzare ‘qualcosa che non c’è’ nel campo dell’intrattenimento”. Così veniva dichiara-to nel maggio scorso durante la firma di un protocollo di intesa fra proprietà e amministrazione che dava il via alla ‘procedura di valutazione degli effetti socio-economici’. Lo studio, condotto dal centro di ricerca Sociolab, si è con-cretizzato in alcuni incontri con cittadini e rappresentanti di associazioni varie e di categoria, “per mettere in luce qualità, criticità e bisogni della zona”. Era scritto sul volantino-invito per uno degli ultimi focus group, dove i presenti hanno potuto chiacchierare a ruota libera sull’Osmannoro, e persino dire cosa preferirebbero trovare in vendita nel futuro centro, ma mai per un attimo rimettere in discussione l’idea stessa di costruirlo! Per chiarire che si trattava di un incontro per consumatori, più che per cittadini, è anche stato elargito a ciascuno un buono spesa da 50 euro….In realtà, la Regione ha posto un limite preciso per i nuovi spazi commerciali tra Firenze, Prato e Pistoia: non più di 30mila metri quadri fino al 2010. Praticamente l’estensione del solo progetto Fratini, a cui però dovrebbero sommarsi il centro di Novoli e l’ipermercato di San Bartolo a Cintoia, per restare nei dintorni. Staremo a vedere quale scappatoia sarà inventata per non rinunciare all’affare… “Gates of Florence”, questo il nome del progetto, è un altro classico esempio di ‘urbanistica contrattata’: le amministrazioni locali rinunciano a pianifica-re sulla base di necessità e obiettivi pubblici, mentre concedono ai privati il permesso di fare ciò che vogliono in cambio di vantaggi più o meno concreti. Nel caso dell’Osmannoro, nuova viabilità, parchi attrezzati, e altro ancora da definire. Il fatto che un intervento simile non solo non sia necessario, ma possa anche esser dannoso, producendo una saturazione insostenibile della zona, dove già esistono l’Ipercoop, la Carrefour, l’Ikea e i Gigli, con tutto il traffico annesso, diventa un dettaglio secondario. Per chi da tempo ha abbandonato i jeans per la speculazione immobiliare, come i Fratini, è ovvio che il vuoto abbia senso solo se riempito di cemento. è scandaloso però che l’orrore del vuoto sia condiviso anche dagli urbanisti stipendiati dai comuni, incapaci di capire il valore degli spazi non costruiti, che vuoti poi non sono. La Piana fiorentina infatti non è vuota, ma piena di vita e di natura da salva-guardare, anche oltre le aree protette già individuate. La città e l’area metro-politana hanno bisogno di ‘vuoti’, semplicemente per respirare, senza contare che anche il vuoto può essere progettato. Con più creatività ed intelligenza e meno cemento. Cecilia Stefani

Altre scuole possibili

La classesenzacattedraSecondo anno per la scuola informale per adulti delle Piagge: non lezioni ma scambi di conoscenza

COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, ARTICOLO 34

La scuola è aperta a tutti.L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

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UNIVERSITà 1

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UNIVERSITà 2

Case popolari, in Toscana sono i più poveri che restano fuori Ancora in lavorazione la nuova legge regionale, mentre la politica dei comuni sembra più incline a favorire i costruttori

Anche i cani sotto sgomberoIl canile di via del Termine dovrà essere demolito. Il Tribunale amministrativo regionale della Toscana ha respinto i ricorsi contro l’ordinanza del Comune di Sesto, sentenziando che i rifugi costruiti per gli animali ospiti sono “illegittimi e abusivi” e quindi vanno buttati giù. Inoltre l’Unione Amici del Cane e del Gatto e gli altri proprietari dei terreni sono stati condannati al pagamento delle spese di giudizio. Il sindaco di Sesto Gianni Gianassi si è detto soddisfatto. Assai meno contenti saranno i 300 cani e 100 gatti ospitati finora nel canile, finiti adesso in balìa di un destino nient’affatto chiaro. Per la realizzazione del nuovo canile ad Ugnano ci vorrà infatti ancora almeno un anno.

La casa in Toscana è sempre più un’emergenza. La re-sponsabilità è da addossare

principalmente ai comuni, trop-po sovente tendenti a favorire gli interessi dei costruttori, piutto-sto che le famiglie bisognose. Ma i dati mostrano anche una forte ingiustizia nei criteri di assegna-zione delle case popolari. Ecco perché è la Regione – competen-te in materia – a dover approvare una nuova legge. Sta provando a promuoverla da tempo l’assessore alla casa Euge-nio Baronti. “Ci stiamo lavoran-do – spiega – una normativa che dopo 4 anni che se ne discute, in cui è cresciuta l’ingiustizia so-ciale ed è aumentato lo spreco di risorse, è diventata ormai impro-rogabile”. Ma il tema è delicato e lo stesso assessore fa intendere che le resistenze non sono facili da vincere. Una recente ricerca dell’Irpet ci dice che oggi in Toscana le fasce più povere e disagiate ri-mangono fuori dalla possibilità di accedere alle case popolari. Il reddito familiare medio di chi ha accesso all’edilizia sovven-zionata – a totale carico dello Stato e destinata alle famiglie più disagiate – è infatti di 17.506 euro. Il reddito medio di chi accede al contributo per l’affitto – che dovrebbe allegge-rire la situazione delle famiglie mediamente disagiate – è inve-ce di 11.304 euro. Balza subito all’occhio che i più poveri si trovano non nella fascia di maggiore protezione, ma nella seconda fascia. Su 20.000 fami-glie che fanno domanda per avere il canone di mercato alleggerito,

La casa agli italiani? è già cosìChi sono i beneficiari delle case in affitto nella nostra regione? La recente indagine dell’Irpet ci offre una fotografia piuttosto chiara. Le case popolari sono assegnate per il 61,1% a toscani, per il 31,3% a persone provenienti dal resto d’Italia, solo per il 7,6% a persone che vengono dall’estero. Anche per il contributo sull’affitto si rileva che il 70,5% è assegnato a toscani e italiani e il 29,5% a chi viene dall’estero. Sull’edilizia agevolata invece, abbiamo ancora la maggioranza pari al 75% delle risorse destinate a toscani, 22,5% a persone provenienti dal resto d’Italia e solo il 2,5% a chi viene dall’estero. Dati che mettono in luce come “falso” il luogo comune secondo cui le case popolari sarebbero ormai ad esclusivo appannaggio degli “extracomunitari”. Tutto questo mentre a Firenze l’emergenza abitativa rende sempre più difficile la situazione anche degli stranieri. Il comune e la polizia, come già annunciato nel numero scorso dell’Altracittà, hanno sgomberato i cittadini somali che avevano occupato lo stabile di via Pergolesi. Qui, in assenza di una moderna legge sull’asilo nel nostro paese, i somali avevano trovato un tetto sotto cui ripararsi. “Le precarie condizioni igienico-sanitarie” il motivo ufficiale dello sgombero. Una parte di loro ha occupato gli ex magazzini del Meyer in via Luca Giordano. Altri sono stati sistemati in residenze cittadine, mentre i rimanenti si sono uniti alle altre occupazioni in atto in città.

Autorecupero, finalmente si può Dopo anni di trattative, sgomberi, impiego della forza pubblica, processi, due strutture fiorentine abbandonate da decenni - l’ex ospedale Bice Cammeo di via Aldini e l’ex asilo Ritter di via Reginaldo Giuliani - saranno recuperate da chi già le occupa. Settanta persone potranno avere finalmente una casa, in cambio del lavoro necessario a ristrutturarla. Le famiglie, organizzate in due cooperative, pagheranno i lavori attraverso mutui aperti grazie alla copertura finanziaria della Regione. Il lavoro di recupero porterà a vantaggio di tutti anche 12 appartamenti per l’edilizia popolare. è l’autorecupero: un modo intelligente per risolvere due problemi in un colpo solo. L’Altracittà ne parlava più di dieci anni fa…

L’autunno caldo degli studenti... Sotto un sole quasi primaverile, i ragazzi discutono in assemblea, la decisione è presa: occupazione! La protesta nasce dal rischio che l’Università venga privatizzata, come prevede la legge 133 che au-torizza, ma di fatto obbliga, visti i tagli, le Università a trasformarsi in Fondazioni di diritto privato.La situazione dell’Ateneo fiorentino sembra segnata, visto il buco nel bilancio di oltre 30 milioni di euro. Questa disastrosa situazione economica è stata creata, in gran parte, da una politica che ha pre-ferito privilegiare i professori già titolari della cattedra rispetto alle nuove assunzioni, creando tra l’altro un enorme numero di precari. I ragazzi evidenziano il fatto che con la privatizzazione l’Università non sarebbe più libera: la ricerca scientifica sarebbe decisa dagli enti privati che la finanziano, quella dell’area umanistica sparirebbe. I gruppi studenteschi, che hanno attuato un blocco di esami e lezioni, rivendicano il diritto agli studi universitari garantita a chiunque, cercando l’appoggio di genitori, commercianti (che rispondono posi-tivamente, essendo la presenza di universitari motore dell’economia fiorentina) e professori. Questi ultimi hanno appoggiato la protesta concretamente con iniziative come lezioni in piazza, seminari sul problema, o la “24 ore no-stop” promossa dal Collettivo di matema-tica, cui hanno aderito 24 insegnanti che a ruota hanno fatto lezione dalle 8 del lunedì alle 7 del giorno dopo. Qualcuno poi fa anche un passo in più come, per esempio, a Giurisprudenza dove si elabora una proposta di legge alternativa o a Scienze della Formazione dove si studiano alternative pedagogiche a questa legge e alla 137, che ha colpito la scuola primaria, difendendo così una professionalità che rischia di diventare inutile.

Valentina Bernardini

solo il 50% viene soddisfatto. è la richiesta delle famiglie meno disagiate infine, che dovrebbe es-sere soddisfatta dall’edilizia age-volata. Secondo la ricerca poi, il 5% circa dei 24.600 assegnata-ri ha un reddito che supera i 50 mila euro, dove il reddito medio regionale toscano è di 32.000 euro. A fronte di questo, oltre 20.000 famiglie con reddito me-dio di 11.000 euro, sono costret-te fuori dal sistema e solo il 50% di loro ottengono un contributo affitto estremamente modesto ri-spetto al costo reale di un affitto di mercato. I dati dell’indagine mettono in rilievo anche la lunga perma-nenza delle famiglie assegnatarie negli alloggi Erp. Ciò significa che appartamenti grandi sono

usati da famiglie piccole, spesso addirittura da single, mentre si assiste al sovraffollamento di fa-miglie numerose in appartamen-ti troppo piccoli. Ma le anomalie non finiscono qui: vi sono persone che vivono in bilocali e pagano un cano-ne mensile, a parità di reddito, uguale a chi vive in alloggi di grande dimensioni. Oppure c’è chi paga lo stesso canone men-sile nonostante una differenza di reddito che qualche volta arriva addirittura alla metà. Per tutte queste ragioni, fra le linee guida necessarie per la nuo-va legge, deve esserci anzitutto l’incremento del patrimonio Erp e di edilizia agevolata in affitto. In sostanza: investire maggior-mente sulle case popolari. E poi

rivedere e calibrare i criteri di selezione dei singoli interventi, anche superando la suddivisione classica fra edilizia sovvenzionata o agevolata e favorire così pro-getti integrati. Certamente poi serve la colla-borazione dei comuni. Proprio quello che non sta facendo Fi-renze, favorendo i costruttori rispetto all’edilizia pubblica. E’ successo così per il piano 20.000 alloggi in affitto, che maschera il regalo fatto ai palazzinari. Ce-mentificazioni autorizzate con varianti al piano regolatore su aree precedentemente destinate a servizi pubblici, verde pubbli-co o agricolo. Solo una parte di queste case è destinata ad edilizia agevolata.

Duccio Tronci

Le Ferrovie ringrazianoAltri 135.000 mq, pari a 25 campi da calcio, verranno edificati a Firenze grazie al protocollo d’intesa sottoscritto da Regione, Provincia e Comune che concede alle Ferrovie dello Stato di poter costruire in alcune delle zone più prestigiose della città: Porta al Prato, viale Belfiore, Centrale del latte, Campo di Marte e Romito. Una pura speculazione immobiliare denunciata dal gruppo consiliare Unaltracittà. Alcune aree addirittura cambiano destinazione urbanistica con il semplice accoglimento di una osservazione delle FS. E in cambio? Niente. Anzi, le Ferrovie tagliano 20 Eurostar al giorno a partire da dicembre, e rispetto al servizio pendolari dicono: «Il servizio costa e senza risorse non può essere migliorato».

...e quello dei precariInvestimenti adeguati e interventi innovativi per l’Università: que-sto chiede il Coordinamento dei ricercatori precari del Polo delle Scienze Sociali di Firenze, in un documento condiviso da tutti gli Atenei d’Italia e anche dall’estero.La 133, dicono, non è una riforma, ma una legge di bilancio, per cui propone dei tagli ma non soluzioni alternative. In Italia la spesa per Università e ricerca è già tra le più basse d’Eu-ropa, non è accettabile tagliare ancora. Secondo la legge, i professori ordinari che andranno in pensione saranno rimpiazzati in numero molto minore e da precari, negando così ogni possibilità di carriera ai ricercatori, che svolgono gran parte del lavoro, spesso ricoprendo mansioni non comprese nei loro contratti e non retribuite. Altro punto chiave è la trasparenza dei metodi di reclutamento. I tagli, infatti, colpiscono tutti gli Atenei senza guardare alla qualità. La proposta è di introdurre un organo di controllo sugli Atenei e nuovi metodi nei concorsi. Al momento infatti non si guarda al cur-riculum , ma a prove scritte e orali, facilmente pilotabili. Infine la 133, autorizzando la privatizzazione delle Università, ri-schia di creare una situazione con pochi poli nazionali, dove si conti-nueranno solo studi in settori specifici, già finanziati con successo da anni dalle grandi industrie, trascurandone del tutto altri.Rispetto alla protesta, la posizione dei docenti a Firenze è varia: a Scienze Matematiche sono compatti nell’approvare il blocco delle lezioni, altrove più ambigui. I ricercatori vorrebbero chiedere loro una presa di posizione ufficiale, convocandoli in Consiglio di Facol-tà, dove però i precari non sono rappresentati affatto!

V.B.

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Due donne a lezione. Sulle magliette, in portoghese, una frase di Che Guevara - “la cosa più importante è che tutti i compagni che non sanno leggere e scrivere siano alfabetizzati” - e lo slogan “Tutti e tutte i senza terra studiano”

La scuola dei Sem Terra Grazie ad un metodo cubano, in cinquemila hanno imparato a leggere e scrivere: un passo fondamentale verso la libertà

RAZZISMO

L e P i a g g e , F i r e n z e - A n n o X I I - S e c o n d a s e r i e - N u m e r o 7 - N o v e m b r e 2 0 0 8 w w w . a l t r a c i t t a . o r g

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Le parole che escludono Intervistiamo Giuseppe Faso autore del libro “Lessico del razzismo democratico. Le parole che escludono” (Derive e approdi, 10 euro). Giuseppe Faso è un esperto d’intercultura e formatore, coordinatore del Centro interculturale dell’Empolese Valdelsa. Il libro raccoglie articoli e interventi dell’autore che analizzano parole come ‘extra-comunitario’ usate comunemente dai giornalisti, gli intellettuali, i politici e dalla massa dei cittadini senza riflettere sul razzismo che contengono queste espressioni. “Lessico del razzismo democratico” è un libro intelligente e utile perché, come dice lo scrittore Paolo Nori nella sua introduzione “questo libro, se uno lo legge, cambia il suo modo di parlare.” Riflettere sulle parole non è un aspetto secondario di questi tem-pi? “è necessario capire gli effetti che le parole hanno sulle cose, i sentimenti, le esistenze delle persone. Lo strapotere dei media ci ricorda che oggi più che mai il dire ha a che fare col fare. Le parole e le strategie retoriche praticate da politici e intellettuali predeter-minano schemi cognitivi e slogan con cui poi l’opinione pubblica si preclude la comprensione della realtà, e la sostituisce con fantasmi razzisti”. Un esempio recente (e quindi non incluso nel libro) di parole che escludono, apparentemente non razziste? “Non si lascia passare occasione per richiamare gli immigrati al ri-spetto delle ‘regole’. E, a volte, si tratta di regole presunte,inventate là per là, non scritte, che contraddicono regole scritte nella Costi-tuzione o altrove. Poi c’è il ‘sentimento popolare’, usato da molti (e dal corsivista ‘spiritoso’ di Repubblica Michele Serra) come alibi per legittimare la mobilitazione anti-immigrati, senza indagarne le cause (come se i sentimenti popolari nascessero da meccaniche divine, direbbe Battiato): e tra le cause principali ci sono i discor-si di quindici anni di spiritosi a buon mercato, come Serra, che hanno accesso ai media, e costruiscono l’immagine negativa degli stranieri”. Chi dovrebbe leggere questo libro? “Le persone che credono di stare dalla parte giusta (la democra-zia, la legalità) e che cadono nelle trappole della xenofobia eretta a sistema e così contribuiscono a rafforzarla. Chi proclama di essere ‘contro ogni razzismo’: l’autopresentazione positiva che copre un razzismo inconsapevole o funge da alibi per evitare di intervenire quotidianamente su piccoli episodi di razzismo, piccoli e grandi diritti vilipesi”.

Maurizio Sarcoli

Maria Creuza, occhi neri da indio, è una donna silenziosa e riservata:

36 anni, 7 figli. La più grande, 18 anni, vive a San Luis, la capitale del Maranhão, Nord Est del Bra-sile. L’ultima arrivata ha appena due mesi. Maria, con il marito e i figli, abita a Irma Dorothy, ac-campamento non troppo distante da Nina Rodrigues, municipio di 9.675 abitanti nello Stato del Maranhão. Sono circa sessanta le famiglie qui accampate. Proven-gono da quattro diverse comunità e da anni risiedono nella zona. La prima occupazione risale al 1999 ma è soltanto nel 2007, gra-zie all’intervento del Movimento Dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (MST), che nasce l’accam-pamento vero e proprio. La terra, circa 42.000 ettari di proprietà di un unico fazenderos, produce fondamentalmente mais, manio-ca, riso e fagioli, tutti ingredien-ti tipici della dieta quotidiana di queste famiglie. è qui che, ospite della famiglia di Maria Creuza, trascorro i primi cinque giorni del viaggio di conoscenza at-traverso gli accampamenti e gli insediamenti dei Sem Terra del Maranhão organizzato dall’AR-CS, la Ong del sistema Arci. La sera Maria va a scuola, la stessa che, la mattina, frequentano i suoi figli; insieme a lei, altri uomini e donne che vanno a scuola per im-parare a leggere e scrivere. Uno dei problemi maggiori, qui come in tutto il Nord Est brasiliano, è infatti l’analfabetismo. Circa il 70% della popolazione dell’intero municipio, quasi 12.000 abitanti, non sa né leggere né scrivere.L’analfabetismo riguarda i giovani come gli adulti. Dati dell’Istituto Brasiliano di Geografica e Stati-stica del 2006 registrano che la popolazione brasiliana per l’11% è analfabeta, il che corrisponde a più di 14 milioni di persone di età non superiore ai 15 anni. Ma gli analfabeti effettivi sono molti di più; si stimano quasi 20 milioni di persone in tutto il Brasile. Ed è proprio il Nord Est a possedere il maggior indice di analfabetismo del paese, 21% della popolazione.

Solo nel Maranhão, sono circa un milione di persone. Un problema serio e grave. Nel giugno del 2007, il Movimento dei Sem Terra insieme al Governo del Maranhão e all’AESCA (Asso-ciazione Statale della Cooperazio-ne Agricola) ha inaugurato una campagna nazionale di alfabetiz-zazione, basata sul metodo cuba-no chiamato “Sim, eu posso” (Sì, io posso). L’obiettivo è il supera-mento dell’analfabetismo nelle aree rurali del paese, tanto negli accampamenti che negli insedia-menti dei Sem Terra. A fronte di politiche pubbliche sull’educazione ritenute spesso insufficienti, il Movimento è riu-scito grazie all’iniziativa popolare

e alla forza dei suoi militanti, ad alfabetizzare circa 1.500 studenti solo nel Maranhão e quasi 5.000 Sem Terra in tutto il Brasile. Il metodo cubano “Sim, eu posso” è ritenuto il migliore, anche se non rappresenta l’unico metodo edu-cativo utilizzato. I risultati rag-giunti a Cuba come nel Venezuela sono, infatti, ritenuti ottimi. “Sim, eu posso” è un metodo sem-plice: lezioni video registrate, pochi alunni, un educatore, un manuale e contenuti presentati in modo facilmente intuibile. La pa-rola viene scomposta in sillabe, si analizza la sillaba e si costruiscono frasi utilizzando la stessa sillaba. Ad ogni vocale si associa un nu-mero da 1 a 5 e ad ogni consonan-te un numero da 6 a 30. Il metodo può inoltre adattarsi a situazioni diversificate. Molti accampamenti e insediamenti dei Sem Terra si trovano in aree rurali spesso molto distanti dal più vicino municipio e dunque non facilmente raggiungibili. Questo significa che non sempre è possibile disporre di una scuo-la con degli insegnanti. A par-tire dalla lezione, si affrontano temi importanti legati alle ne-cessità comuni: dalla salute, alle

relazioni familiari, alla storia, al-l’ambiente. “Nessuno educa nessuno, nessu-no si educa da solo, gli uomini si educano insieme, con la media-zione del mondo”. Così scriveva Paulo Freire, famoso pedagogo brasiliano morto nel maggio del 1997; parole che sintetizzano al meglio il pensiero dell’MST che, proprio sulla “Pedagogia dell’Op-presso” di Freire, ha costruito la propria pratica educativa. Il tema dell’educazione è dunque fonda-mentale. Per il movimento, l’edu-cazione deve essere vincolata alle necessità e alle sfide della lotta per la riforma agraria. è parte a tutti gli effetti del progetto di trasfor-mazione politica della società. Non è facile imparare a leggere e scrivere per chi, come Maria Creu-za, una penna in mano non l’ha mai tenuta. Ma la soddisfazione di quanti, a fine corso, sono riusciti a scrivere anche soltanto il proprio nome, è forte e l’emozione tanta. “Sim, eu posso!”; un piccolo gran-de passo verso il superamento del-la schiavitù dell’analfabetismo, male che tiene soggiogate ancora oggi intere popolazioni in tutto il mondo.

Floriana Pagano

Il Movimento dei lavoratori rurali senza terra

L’ MST è uno dei partner storici dell’Arci con il quale si sviluppano azioni e attività sia a livello nazionale che territoriale. Con l’MST Arci realizza campi di lavoro e conoscenza (in particolare nello stato del Maranhao), scambi culturali e formativi e piccoli progetti di cooperazione decentrata, promossi dai territoriali Arci in collegamento con Mst statuali, impegnati soprattutto su tematiche come la cultura, l’acqua, l’agricoltura bioecologica e i risvolti sociali che questa ha nei confronti dei contadini circondati dalle monocolture, dai pesticidi e dalle multinazionali. Info: www.attivarci.it

Irma Dorothy

Irma Dorothy era una anziana suora cattolica statunitense. è morta ammazzata sabato 12 febbraio 2005 in un insediamento di 60 famiglie di contadini senza terra, a 30 miglia dalla città di Anapu nello Stato di Rio de Janeiro. Una presenza scomoda e quindi da eliminare: Irma Dorothy ha dedicato tutta la vita a lottare per la causa dei senza terra brasiliani, a combattere per i diritti di milioni di famiglie che ogni giorno lottano per la giustizia sociale. Una giustizia che in Brasile non può esistere senza riforma agraria, abolizione del latifondo e ridistribuzione della terra.

Caro bollette, la Regione indagaNessuna speciale procedura d’in-chiesta. Sarà la stessa commis-sione Territorio e Ambiente del Consiglio regionale toscano ad ef-fettuare un’indagine conoscitiva sul caro bollette emerso dal caso Publiacqua - Co.Vi.Ri. (vedi Al-tracittà n. 6). Sessanta giorni per schiarirsi le idee e decidere cosa fare. Si sono fatti comunque sen-tire in audizione i movimenti per la ripubblicizzazione del bene idrico: “Tutta colpa della gestione privatistica del servizio”. Ma sono molte le questioni sul piatto. “Alla Commissione regio-nale – dice Luciano D’Antonio del Coordinamento unitario acqua pubblica Firenze – abbiamo chiesto quanto incidano sui bilanci gli oneri di rappresentanza”. Sotto accusa sono anche stipendi e premi per i dirigenti. A concorrere al calcolo del costo al metro cubo poi, c’è la quantità di acqua sfruttata. I contatori per il calcolo sono però in mano alla stessa Publiacqua, che riscuote le bollette. Ma chi garantisce che la quantità sia quella reale? Altro capitolo è quello del depuratore, per cui i fiorentini pagano in bolletta. Ma il depuratore non c’è. Una situazione dichiarata illegittima persino dalla Corte Costituzionale. Intanto, la situazione per i dipendenti di Publiacqua è sempre più pesante: qui l’Inail ha concesso una pensione di invalidità per mob-bing (persecuzioni e umiliazioni nell’ambiente di lavoro, n.d.r.) con in-dennizzo per danno permanente. Si tratta di uno dei primi casi in Italia. è per questo che lo stesso Inail sarebbe intenzionato a chiede-re i danni alla S.p.a. del servizio idrico fiorentino.

Duccio Tronci

Ventottomila senza motoreVentottomila biciclette al giorno entrano ed escono dal centro storico di Firenze. Sono i numeri rilevati il 2 ottobre nel corso dell’iniziativa Contabici, promossa dall’assessorato all’ambiente insieme alle associazioni FirenzeinBici e Città Ciclabile. Malgrado l’accanimento della Polizia Municipale, lo stato delle strade e i pericoli del traffico, gli affezionati del mezzo di trasporto più ecologico ed efficiente sembrano non demordere. I numeri sono infatti analoghi a quelli dell’anno precedente. Purtroppo molto simili sono anche le lamentele dei ciclisti, raccolte dall’Ufficio Bici del Comune: oltre il 40% riguardano la carenza delle rastrelliere, quasi altrettante i problemi sulle piste, mentre il 16% segnala rastrelliere occupate da rottami di bici. Per le segnalazioni, potete usare la cartolina telematica che trovate all’indirizzo http://agenda21areafiorentina.comune.fi.it/cartolina/

Più pedali, più guadagniVenti dollari in più in busta paga a chi prende la bicicletta per andare al lavoro. è questo il succo della legge firmata da George W. Bush nei suoi ultimi giorni da Presidente degli Stati Uniti. Il Bicycle Commuter Act entrerà in vigore da gennaio 2009 e premierà con questo bonus, esente da tasse, tutti i lavoratori che lasceranno l’auto a casa. Non solo, anche i ciclisti per passione possono aspirare all’incentivo, a patto di dimostrare che in bicicletta ci vanno davvero. Così si punta non soltanto a ridurre l’inquinamento ma anche a stimolare i cittadini a fare più moto, nel paese dove una persona su quattro è obesa. Solo per questa volta, non potremmo copiare gli americani?

BENI COMUNI

Page 4: l'Altracittà - Novembre 2008

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w w w . a l t r a c i t t a . o r g L e P i a g g e , F i r e n z e - A n n o X I I - S e c o n d a s e r i e - N u m e r o 7 - N o v e m b r e 2 0 0 8

Studiare per scelta e per riscatto

L’Altracittà, giornale della periferia è nato nel 1995 per rac-contare le dinamiche locali e internazionali della globaliz-zazione economica e le esperienze di chi resiste e lotta per un sistema alternativo, più equo e rispettoso della persona e degli equilibri Nord/Sud del mondo.Viene pubblicato dalla Comunità delle Piagge, una realtà di base fondata sulla prassi del coinvolgimento e sulla logica dell’autodeterminazione sociale.

Internet: http://www.altracitta.orgE-mail: [email protected] responsabile: Cecilia StefaniProgetto grafico: Antonio De Chiara Registrato al Tribunale di Firenze con il n. 4599 del 11/7/1996Stampato da Litografia IP con il contributo di ECR FIRENZERedazione: Via Barellai, 44 | 50137 Firenze | Tel. 055/601790

Il progetto Altracittà

Storie diverse nel gruppo degli adulti, ma in comune una forte esigenza: sentirsi più sicuri per muoversi nel mondo

Affumicati! Vapori irritanti e nocivi: in via del Pesciolino la tosse continua

Vi ricordate il Piano De Carlo? Era il 2004 quando il famoso ar-chitetto venne incaricato dal Comune di fare un Piano Guida per la riqualificazione delle Piagge. Oggi siamo agli studi di fat-

tibilità per quel piano, o per ciò che questo è diventato nel frattempo... Quello che giorni fa è stato illustrato ai cittadini del quartiere è infatti cosa un po’ diversa, che dell’originale mantiene solo alcuni tratti. I quattro temi trainanti di questo nuovo piano sono: la musica, la ricet-tività, il lido e la residenza innovativa (cioè ecologica).I primi due temi, musica e ricettività, sono scaturiti dall’ipotesi della permanenza a Firenze dell’Italia Love Festival (ex Arezzo Wave) che l’an-no scorso si svolse a Campi, ma adesso si è ‘trasferito’ a Livorno. Si tratta quindi di punti non più di forza ma di debolezza, visto che è svanita la loro ragion d’essere.La parte del cosiddetto “Lido” (la riva dell’Arno) è un accumulo di in-terventi cementificatori, con evidenti e altissimi costi di bonifica. Sulla riva del fiume secondo il Comune nasceranno un disco-pub notturno, un ristorante e altre attività economiche.Tutti gli interventi progettati, pensati per attrarre gli investimenti dei privati, con i quali pagare ad esempio le bonifiche necessarie, presup-

I divieti ci sono, ma le sostanze pericolose

si continuano a respira-re. Sembrano non avere pace gli abitanti di via del Pesciolino: 11 palaz-zi a Quaracchi che ospi-tano 122 famiglie impe-gnate ormai da due anni in una battaglia per la salute. Hanno deciso di farsi nuovamente senti-re scrivendo a Comune, Provincia, Asl e Arpat. C’è odore di catrame, ma soprattutto ci sono irritazioni, agli occhi e alle vie respiratorie. Una ditta che produce asfalto, distante 500 metri da qui, non rispetta le regole già imposte dalle autorità. Le pressioni degli abitanti sembravano aver prodotto risultati tranquil-lizzanti. La ditta avrebbe chiuso l’impianto di recupero, responsabile dei fumi. Ma non è stato così. Proprio l’Arpat aveva sollecitato per la ditta, la revisione delle procedure di autorizzazione. I vapori di emissione – se-condo una ricerca dell’Inail - contengono infatti agenti chimici poten-zialmente cancerogeni. Che arrivano anche di notte, nonostante l’im-pianto debba rimanere chiuso. Sostanze che inalano anche i bambini di due asili nido comunali che sorgono nei pressi, oltre a numerose altre abitazioni civili. Intanto, numerose altre forme di degrado sono segnalate nella zona. Container e letti a cielo aperto in riva all’Arno, ma soprattutto la fab-brica ex-Gover, da tempo abbandonata. Amianto a cielo aperto vicino a decine di abitazioni e ai due asili di cui sopra. Si tratta di una delle zone previste nei piani di bonifica dell’Arpat, di cui l’Altracittà si è già occupata. Per informazioni e aggiornamenti, si può leggere il blog messo on line da alcuni abitanti di via del Pesciolino: http://pesciolino.wordpress.com

Duccio Tronci

Heidemarie ScHwermer, ViVere senza soldiAlla piccola baita delle Piagge, la bottega di EquAzione, sono finalmente arrivati, dopo la rivista omonima, i libri di Aam terranuova.Per far conoscere e dare un po’ l’idea del tipo di volumi che fanno parte di questo catalogo abbiamo scelto il libro, da poco uscito, “Vivere senza soldi”, libro che a noi sembra molto adatto ai tempi che ci circondano.L’agile racconto narra l’incredibile storia di una donna tede-sca, l’autrice Heidemarie Schwermer, che da undici anni ha eliminato del tutto il denaro dalla propria vita.La prima impressione è quella di star leggendo un libro di fantascienza ma continuando e facendosi coinvolgere dalle sue parole si scopre un mondo che è molto reale e addirittu-ra possibile.Fulminata da un’intuizione la signora ha deciso di “ impie-gare il suo tempo libero per fondare un circolo di scambio in cui capacità, servizi e oggetti utili possano essere condi-visi e scambiati senza che il denaro vi giochi un ruolo. In questo modo tutti potrebbero permettersi tutto”.A questo circolo darà il nome di “Centrale dai e prendi” e da qui avrà inizio l’ avventura di una vita possibile senza denaro. Una lucida e critica analisi a quelli che sono i valori della società del consumo viene espressa lungo tutto il libro, talmente profonda da far concludere l’autrice con le parole “non avere niente ma essere molto”.Questa frase a molti potrà sembrare retorica ma l’autrice è l’esempio vivente di quanto in realtà non sia una vuota banalità.Potete trovare il volume “Vive-re senza soldi”, ma anche altri titoli di Aam terranuova, alla bottega di EquAzione in via Lombardia 1/p alle Piagge, ov-viamente con il nostro consueto sconto del 10%.Buona lettura!i l

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Un caffè e un bigliettoIn seguito ad un accordo tra Unicoop e Trenitalia, sarà possibile entro la fine del mese acquistare i biglietti del treno presso il bar del Centro commerciale Coop delle Piagge. è già qualcosa, ma non basta. Per garantire una reale possibilità di utilizzo della stazione delle Piagge, e demolire gli alibi dei tanti che si ostinano a prendere l’auto, gli utenti tornano a chiedere l’installazione di una biglietteria automatica, che permetta l’acquisto dei titoli di viaggio ad ogni ora del giorno e della notte.

pongono la presenza di nuove costruzioni, e tradiscono a nostro parere lo spirito del Piano De Carlo, che era centrato sulla riorganizzazione dello spazio e la valorizzazione delle risorse locali. Il nuovo piano invece si fonda sulla consueta colata di cemento, nel to-tale disinteresse per le risorse già presenti nella zona, o per i bisogni dei cittadini residenti: prevale ancora una volta l’idea di rendere le Piagge polo di attrazione e consumo da parte del resto della città (come col Vi-per), mentre chi vive qui da Peretola a Campi non trova un cinema né una libreria!Intanto sono già stati realizzati o sono in progetto interventi del tutto incoerenti con le linee guida del Piano originale, ad esempio le residenze al posto dell’ex oleificio, o il nuovo distributore della Shell in via Nave di Brozzi, che diventerà un formidabile attrattore di traffico da via Pi-stoiese fin dentro le Piagge, laddove De Carlo prevedeva solo strade di collegamento interno...Da segnalare che un gruppo di “reduci” del progetto LUDA si stanno ri-trovando per studiare il nuovo piano e il precedente studio di fattibilità, per elaborare eventuali proposte migliorative.

M.S. e C.S.

Piano De Carlo, prima e dopoDisco-pub, ristoranti, case e cemento per attrarre i privati

A sinistra, il nuovo distributore di carburante, in via di ultimazione, posto all’incrocio tra via Nave di Brozzi e via San Donnino. Precisamente di fronte al cartello del leggendario ‘Parco fluviale dell’Arno’, vedi foto a destra, ancora da immaginare, e a due passi dalla famigerata ‘Palude’ delle Piagge, che, nonostante numerosi appelli e richiami, è tuttora lasciata al suo destino di discarica abusiva e rifugio di fortuna per i senza tetto. Proprio in questa zona il nuovo piano prevede numerose costruzioni.

(segue dalla prima) ha un pessimo ricordo della pluriclasse frequen-tata nell’infanzia, afferma il piace-re di potersi finalmente concedere di coltivare una passione per lo studio, cui si era stati costretti a rinunciare. Gianna, invece, riven-

dica ad alta voce l’utilità di ac-quisire conoscenze importanti per difendere i propri diritti.Forte è il risvolto umano di questa esperienza, in cui la caratteristica è ascoltare gli altri, arricchirsi re-ciprocamente dei bagagli di vita

che ciascuno porta con sé e sentir-si forti del parere e dell’appoggio di un gruppo di fronte ai proble-mi quotidiani, che spesso diven-tano argomento di discussione e dialogo nella “classe”. Infatti, anche i temi affrontati,

che vanno dall’etimologia delle parole all’approccio con l’infor-mazione, sono proposti e ap-provati di volta in volta dagli studenti stessi. Così Beppina, in-segnante di professione, con una grande dolcezza, dice: “Sto im-parando pian piano a decostruir-mi, a cambiare il mio modo di pensare, e ad aprirmi all’ascolto degli altri del gruppo”. Gruppo affiatato quanto ete-rogeneo, legato, oltre che dalla curiosità che anima gli occhi di tutti, dall’appartenenza alla co-munità delle Piagge, formato da persone provenienti da diverse realtà, per lo più dal sud d’Ita-lia, ma spesso con esperienze di spostamenti, anche all’estero, alle spalle.Proseguono altri progetti simila-ri al Centro sociale Il Pozzo, come la scuola di alfabetizzazione di base per adulti e quella di italia-no per stranieri, oltre alla scuola informale, che niente meglio del-le parole di Gianni, coordinatore che gli altri scherzosamente chia-mano “rettore”, può descrivere, quando, pieno di entusiasmo, ci tiene a sottolineare come fonda-mento di queste riunioni setti-manali sia il fatto che “ciascuno, nessuno escluso, porta il suo!”

Valentina Bernardini

La Bottega delle meraviglieRicordiamo che alla Bottega di EquAzione potete trovare prodotti del commercio equo e solidale (alimentari, artigianato, abbigliamento), la pasta e il vino di Libera, cosmetici naturali, detersivi alla spina, libri, cd, riviste (fra cui Carta, Aam Terranuova, Altreconomia, A rivista anarchica e chiaramente l’Altracittà) e molto altro ancora. La Bottega è aperta in via Lombardia 1p, con i seguenti orari: lunedì dalle 16 alle 19.30; dal martedì al sabato, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.30; domenica dalle 10 alle 13.

La ‘bonifica’ degli stranieriAlba del 27 ottobre, Osmannoro: 50 persone fra cui donne e bambini vengono cacciate dalle loro misere abitazioni, poi distrutte. Il Comune di Sesto Fiorentino definisce l’operazione una ‘bonifica ambientale’. Noi la definiamo un atto di razzismo, semplicemente perché ha colpito delle persone straniere, indifese, a cui non è stata offerta nessuna sistemazione alternativa. Il sindaco ‘democratico’ di Sesto continua così la sua azione persecutoria nei confronti degli immigrati presenti sul territorio comunale.