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Anno XVII - n° 21/24 Settembre. 2008 2008- Spedizione in abbonamento postale Comm. 20 art. 2 -legge 662/96 -Filiale di Salerno - l’informatore l’informatore Autonomie locali Autonomie locali delle Rivista amministrativa, economica, finanziaria, legislativa e politico-culturale Paladino: a Padula positivo confronto sui siti Unesco pagina 38 Assini: la nuova disciplina europea sugli appalti pubblici pagina 14 Di Palma, protocollo d’intesa con la facoltà di Agrario pagine 41/43 D’Antonio : una nota Anci-Ifel, sulla Tarsu-Tia pagine 22/23 Iuliano: la complessità del bilancio degli Enti pagine 36/37 Fortunato: l’altra “Faccia” della Privacy pagine 13/14 Più sinergia tra Enti locali, Università e mondo del lavoro servizio a pagine 33/35 Federazione regionale delle Autonomie locali de Anci-Legautonomie -Aiccre-Uuncem - upi ANGELO RUGHETTI Segretario Generale Anci Finanza locale e Federalismo servizio pagine 16/17 Valiante: positiva conclusione del corso di formazione dei comandati della Polizia urbana servizio a pagina 31 Il Consiglio regionale approva il Piano Territoriale Regionale (Ptr) servizio a pagine 4/13 Cundari Sommese

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Anno XVII - n° 21/24 Settembre. 20082008- Spedizione in abbonamento postale Comm. 20 art. 2 -legge 662/96 -Filiale di Salerno -

l’informatorel’informatoreAutonomie localiAutonomie locali

delle

Rivista amministrativa, economica, finanziaria, legislativa e politico-culturale

Paladino: a Padula positivoconfronto sui siti Unesco

pagina 38

Assini: la nuova disciplinaeuropea sugli appalti pubblici

pagina 14

Di Palma, protocollo d’intesacon la facoltà di Agrario

pagine 41/43

D’Antonio : una notaAnci-Ifel, sulla Tarsu-Tia

pagine 22/23

Iuliano: la complessitàdel bilancio degli Enti

pagine 36/37

Fortunato: l’altra“Faccia” della

Privacy

pagine 13/14

Più sinergia tra Enti locali,Università e mondo del lavoro

servizio a pagine 33/35

Federazione regionale delle Autonomie loca

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ANGELO RUGHETTISegretario Generale Anci

Finanza locale e Federalismoservizio pagine 16/17

Valiante: positiva conclusione del corso diformazione dei comandati della Polizia urbana

servizio a pagina 31

Il Consiglio regionale approva ilPiano Territoriale Regionale (Ptr)

servizio a pagine 4/13 Cundari Sommese

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In copertina: “Luci d’Artista” Comune di Salerno (pagina 47 )

inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie locali

l’informatol’informatorereDirettore responsabile

Nicola Nigroe-mail: [email protected]

[email protected] web: www.linformatore.info

Sede operativa: Via S. D’Acquisto, 62

84040 Capaccio S. Paestum (SA)tel. 0828/724579 - fax. 0828/724203Periodico iscritto al registrostampa del Tribunale di Salerno al n° 780 in data 10 ottobre 1990

da Tele Radio Paestum

Organo dellaFederazioneFederazione

RegionaleRegionale

delledelle AssociazioniAssociazioniautonomisticheautonomistichedelladella CampaniaCampaniaAnci Anci

LegaLegautonomie utonomie

Aiccre Aiccre

Uncem Uncem

UpiUpiVia S. Lucia, 76 - Napoli

Hanno collaboratoall'elaborazione ed al desk di questo numero:Tommaso BiamonteFernando IulianoAngela NigroMaria Rosaria Santomauro

STAMPAArti Grafiche BocciaVia Tiberio Claudio Felice, 7Tel.089/303311-telefax 089/77101784131 Fuorni-Salerno

delle Autonomie locali

Editoriale 3Piano Territoriale Regionale della Campania

-La fine del Napolicentrismo- - Pasquale Sommese - 4

-Natura e compiti del Piano Territoriale-- Gabriella Cundari - 6

Appalti pubblici, la nuova disciplina comunitaria-Il dialogo competitivo e la flessibilità -di Nicola Assini 14Codice comportamento dipendente pubblicodi Alfonso De Stefano 21

LA SVOLTA 19

Anci 22Sspal Nazionale 26Asis 28Formez 29

Bollettini d’informazione:-Regione Campania 31-Provincia di Salerno 33-Provincia di Napoli 41-Provincia di Caserta 44-Comune di Salerno 46-Comune di Napoli 48-Comune di Bellizzi 51-Comune di Casapesenna 52

Comitati COORDINATORE

Silio Aedo VSilio Aedo ViolanteiolanteDocente di legislazione dei Beni Culturali ed Ambientali

2^Università di Napoli

Comitato ScientificoGiuseppe Abbamonte - Docente di Diritto Amministrativo - UniversitàFederico II Napoli - Andrea Abbamonte - Avvocato Amministrativista- Andrea Amatucci - Scienze delle Finanze - Università Federico IINapoli - Carlo Amirante - Dottrina dello Stato -Università Federico IINapoli - Anna Maria Armenante - Avvocato dello Stato- Nicola Assini - Diritto e Legislazione Urbanistica - Università di Fi-renze - Enrico Bonelli - Diritto regionale ed Enti locali - UniversitàFederico II Napoli - Antonio Brancaccio - Avvocato- Pietro Ciarlo - Diritto costituzionale - Università di Cagliari - PaoloCirillo - Consigliere di Stato -Vincenzo Cocozza - Diritto Costituzio-nale - Università Federico II Napoli - Giovanni Cordini - DirittoPubblico Comparato - Università di Pavia - Nicola Crisci - Diritto delLavoro - Università di Salerno - Federico d’Ippolito - Storia del dirit-to romano - 2° Università di Napoli - Francesco Forte - Docente di Ur-banistica - Università Federico II Napoli - Giuseppe Fortunato - Av-vocato - Componente Garante Privacy e Coordinatore Laboratorio Pri-vacy Sviluppo - Lucio Iannotta - Diritto Amministrativo - 2° Università- Napoli -Liborio Iudicello - Direttore Sspal - Segretario nazionale Un-scp -Antonio Lamberti - Diritto Amministrativo - Università FedericoII - Napoli - Giovanni Leone - Diritto Processuale Amministrativo -

Università Federico II Napoli -Amedeo Lepore - Storia Economi-ca delle relazioni internazionali - Università di Bari- Enzo Maria Marenghi - Diritto Amministrativo - Università di Saler-no - Vincenzo Maggioni - Economia e Gestione delle Imprese - 2° Università diNapoli -Giovanna Marini - Direttore Generale dell’Ages - RiccardoMarone - Avvocato - Deputato al Parlamento - Andrea Migliozzi - Magistrato Tar Toscana - Ruggero Musio - Avvocato in Salerno- Antonio Palma - Diritto Romano - Università Federico II Napoli -Giuseppe Palma - Diritto Amministrativo - Università Federico II Na-poli - Raimondo Pasquino - Rettore Università di Salerno - VincenzoPepe - Diritto dell’Ambiente - 2° Università di Napoli- Andrea Piraino - Diritto pubblico - Università di Palermo- Salvatore Prisco - Diritto pubblico - Università Federico II Napoli-Francesco Pizzetti - Diritto costituzionale all'Università di Torino -Presidente Garante Privacy - Nino Saija - Direttore responsabile di“Prime Note”- Michele Scudiero - Diritto costituzionale - Preside Fa-coltà di Giurisprudenza - Federico II Napoli - Vincenzo SpagnuoloVigorita - Diritto Amministrativo - Università Federico II Napoli -Sandro Staiano - Diritto costituzionale - Università Federico II Napoli- Paolo Tesauro - Diritto costituzionale - Università Federico II Napoli.

Comitato TecnicoCiro Centore - Avvocato in Caserta - Alfredo Contieri - Diritto Ammi-nistrativo - Università di Cassino - Alfonso De Stefano - SegretarioGenerale - Gherardo Marone - Avvocato in Napoli - Riccardo SattaFlores - Avvocato in Napoli - Antonio Scippa - Commercialista - Pre-sidente Ancrel Campania - Giancarlo Violante Ruggi d’Aragona -Avvocato in Napoli - Adriano Vitucci - Avvocato in Napoli.

Indice

NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

Avvertenza

Tutti coloro che vogliono prendere parte al dibattito, lo possono fare inviando testi dattiloscritti o e-mail attinenti ai temi della rivista, cioè alle problematiche sugli Enti locali. Gli articoli non pubblicati non si restituiscono. Eventuali fonti di acquisizione notizie: Gazzetta Ufficiale, BollettinoUfficiale della Regione, "Il Sole «24 Ore» " Italia Oggi" e cittadinolex, etc.

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inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie locali Bollettino di InforBollettino di Informazionemazione

Il vice sindaco di Bellizzi, consigliere pro-vinciale di Salerno, Domenico Volpe, hainviato una lettera ai rappresentanti delPartito Democratico nella CommissioneAffari Costituzionali, con all’oggetto:“Disegno di Legge n. 5945 recante riformadei servizi pubblici locali di rilevanza eco-nomica”.Scrive Volpe:Spettabili,abbiamo appreso della discussione pressola vostra Commissione del Disegno diLegge riportato in oggetto. Al comma 6 let-tera a), si legge quanto segue: “gli affida-menti diretti a società interamente pubbliche ocomunque assentiti con modalità diverse daquelle di cui al comma 2, comprese tutte lemodalità di gestione diretta dell'Ente Locale,cessano improrogabilmente e senza necessitàdi apposita deliberazione dell'Ente affidantealla data del 31 Dicembre 2009”.Aldilà di ogni valutazione nel merito delledirettive comunitarie in materia, taleDisegno di Legge, in particolare il comma6, avrebbe solo il merito di cancellare defi-nitivamente le esperienze delle SocietàPubbliche.La situazione di tanti Comuni allo statoattuale è la seguente: alcuni servizi fonda-mentali alla persona, quali: mense scolasti-che, assistenza agli anziani ed ai portatori

di Handicap, trasporto scolastico, oggi sonogarantiti a tutti i cittadini dagli Enti proprioattraverso le proprie Società Pubbliche concosti al di sotto della linea del mercato.Liberalizzare significherebbe innalzare icosti per generare l'indispensabile utile delprivato. Il riequilibrio passerebbe inesorabilmenteattraverso la compartecipazione ai costi daparte dei cittadini, concentrati nei settorimedio bassi della società italiana.L'esercizio da parte del Socio EntePubblico del Controllo analogo e l'obbligodella presenza del revisore dei Conti, difatto ha già limitato, se non cancellato,qualsiasi forma di aberrazione o di esagera-zione nella gestione. I vincoli sono inoltre già stati disposti dalprecedente governo in quanto, già i bilancidelle Società Pubbliche incidono sul Pattodi Stabilita dell'Ente locale. Pertanto lariforma, cosi come disposta, risulta esagera-ta. Inoltre una gestione di questo tipo è l'u-nica che possa garantire a decine di migliaiadi lavoratori in tutta Italia livelli contrat-tuali ed occupazionali degni di questonome oltre ad avere avuto il merito, solle-citati dal Legislatore, di stabilizzare decinedi lavoratori ex LSU. Tra le altre cose ilDisegno di Legge non prevede alcuna fasedi transizione per il passaggio alla gestioneprivata e le forme di garanzia per i lavora-tori. Pertanto con la presente nota si chiededi conoscere lo stato attuale dell'iter delpresente Disegno di Legge e nel caso stes-so assumendo carattere di concretezza diaprire immediatamente un tavolo di con-fronto con gli Enti locali, soprattutto delMezzogiorno, per accettare le nostre cor-trodeduzioni e le nostre riflessioni su unmodello che ancora consideriamo utile peri cittadini e per i bilanci degli Enti locali.

Il Sindaco, Bruno Dell’Angelo

Comune di Bellizzia cura dela cura del

Occorre correggere il Ddl 5945, per evitare il tracollo dei servizi pubblici locali

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Volpe

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inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie locali Bollettino di InforBollettino di Informazionemazione

Il Centro di Servizio Territoriale (Cst) Terra di Lavoro è statoinserito dal Ministero fra gli esempi di “buona amministrazione”:ciò dimostra che anche in un territorio difficile da governare, gliamministratori riescono a fare cose buone. Ma che cosa è il Cst?Ne parliamo con l’ Ing. Fortunato Zagaria, attuale vice Sindaco diCasapesenna, che, all’epoca della sua costituzione, era Sindaco,quindi, uno dei protagonisti di questa novità .

Ingegner Zagaria, come nasce il Cst? «Dopo che la Regione Campania, d'intesa con gli Enti locali, haavviato i Centri di Servizi Territoriali, per l'e-government nei pic-coli e medi Comuni, attraverso la costituzione di 7 Cst localizzatinei territori delle Province di Napoli, Salerno, Caserta,Benevento ed Avellino».

Quando nasce quello di Terra di Lavoro?«Il 25 giugno 2007, è stato costituito il Consorzio “CST - CentroServizi Territoriale per lo Sviluppo dell'AmministrazioneElettronica e della Società dell'informazione e della conoscenzanella provincia di Caserta”, in acronimo “CST Terra di Lavoro”».

Ma cosa sono questi centri?«I Centri Servizi Territoriali sono strutture di servizio sovra-comunali, partecipate e controllate da Province e Comuni, conparticolare riferimento ai piccoli Comuni, finalizzate all'avvio edall’ erogazione di servizi di natura gestionale, tecnologica ed ope-rativa, con l'obiettivo di rendere possibili:1- agli stessi piccoli Comuni, economie di gestione nel ricorso alleICT ed un miglioramento complessivo dei processi e dei servizidi supporto all'azione amministrativa (cosiddetto back-office);2- alle pubbliche amministrazioni, che interagiscono con i piccoliComuni, modalità di cooperazione amministrativa e di scambioinformativo più agevoli e affidabili , attraverso la intermediazio-ne del CST;3- ai territori amministrati dai piccoli Comuni, ai cittadini e alle

imprese residenti in essi, la fruizione di servizi , veicolati dai pic-coli Comuni».

In sintesi, quali sono le finalità?« Il Consorzio CST Terra di Lavoro persegue le finalità prece-dentemente descritte, attraverso un modello che risponde aiseguenti principi:- rappresentare un'espressione di autogoverno e di cooperazionetra piccoli Comuni coinvolti;- valorizzare i modelli di cooperazione istituzionale tra i livelli digoverno regionale, provinciale e comunale;- garantire l'inclusione “cooperativa” delle esperienze associativeintercomunali in essere che abbiano già sviluppato gestioni asso-ciate di funzioni e servizi di piccoli Comuni;- promuovere le realtà sociali economiche e culturali nei territoriamministrati dai piccoli Comuni;- essere funzionale al perseguimento degli obiettivi e degli inte-ressi dei piccoli Comuni».

Quali sono gli Enti ed i Comuni consorziati?«Gli Enti consorziati sono: Provincia di Caserta, Ailano,Alife, Alvignano, Caianello, Caiazzo, Calvi Risorta, Capua,Casagiove, Casapesenna, Caserta, Castel Campagnano,Castello del Matese, Cesa, Francolise, Gricignano diAversa, Raviscanina, Rocca d'Evandro, Roccamonfina, SanFelice a Cancello, San Nicola La Strada, Sant'Arpino, SanPietro Infine, San Tammaro, Tora e Piccilli,Villa di Briano».

Vice sindaco Zagaria, il Cst non è il solito carrozzone con tanto dipersonale?Assolutamente no. Tant’è che lo stesso Ministero lo ha inseritofra gli esempi di "buona amministrazione". La sua organizzazio-ne è molto snella: in parole povere, il CST - Terra di Lavoro è unConsorzio, ex art. 31 del TUEL, dotato di un proprio CdA, di unDirettore e del seguente personale:Area Amministrativa: 1 responsabile area controllo e qualità, 1responsabile area amministrativa, 1 coordinatore di progetto, 1responsabile area relazioni esterne, 1 esperto giuridico, 1 com-mercialista – economista aziendale, 1 esperto di marketing ecomunicazione, 5 coordinatori di zona,Area Tecnica: 1 responsabile Area ICT, 1 energy manager, 1sistemista Linux / Windows server, 2 esperti in Sviluppo Software,1 esperto in Sicurezza Informatica, 1 web designer, 1 sviluppato-re web, 1 esperto in interventi di e-governement, 5 esperti inInformatica. Come vede, l’apparato organizzativo è davvero limi-tato al minimo, con risultati più che soddisfacenti».

Il Vice Sindaco Fortunato Zagaria

Comune di Casapesennaa cura dela cura del

Il “Centro di Servizio Territoriale” di Terra di Lavoro inseritodal Ministero fra gli esempi di “buona amministrazione”

NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

Corso Europa 13a traversa –Tel: 081/8165611 –Fax: 081/ 8165640 [email protected] 81036 Casapesenna

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L’Italia dello sviluppo possibile ed il ruolo degli Enti localinella definizione delle regole della giustizia e della vivibilità

L’Italia, con il suo elevato debito pubblico,ha più problemi degli altri Paesi industrializzati,a far fronte alla crisi economica. Quello che, inparte, ha evitato una drammatica recessione, at-tenuando la crisi, è stato il meccanismo dei mu-tui e dei prestiti delle banche. Ovviamente, nontutte le banche sono perfettamente salve da que-sto terremoto finanziario.

Molto è dipeso, e dipende, dalla capacitàproduttiva o programmatoria di taluni istituti dicredito. In tutto ciò, il pericolo è che i furbi ed ifaccendieri facciano pagare alla collettività i loroimbrogli e le loro incapacità; ma questo dipendemolto dalla volontà del Governo nel definire re-gole certe e concrete. Il ministro alla Program-mazione Economica, Finanziaria e del Tesoro,on. Giulio Tremonti, ha dichiarato che i ban-chieri responsabili di disastri, non legati alla crisi,non vanno salvati, ma sbattutti in galera.

Una posizione corretta e giusta, nella direzio-ne di responsabilizzare fino in fondo chi agiscebene o scorrettamente, in un Paese dove succe-de tutto ed il contrario di tutto.Le cose non van-no in Italia, per una miriade di problemi chedanno vita a meccanismi diabolici, in cui - quasimai - la mano destra sa che cosa fa la mano sini-stra.

Nel nostro Paese, quello che più di tutto nonfunziona è la giustizia.

La Magistratura, più volte, accusa ai vari Go-verni che si investe poco sulla giustizia: mancanoi cancellieri, il personale amministrativo, le strut-ture, perfino la carta per le fotocopiatrici.

A ciò, va aggiunto il fatto che abbiamo diver-se polizie: Carabinieri, Guardia di Finanza,Guardia Forestale, Polizia di Stato, Polizia Pro-vinciale, Polizia Penitenziaria, Vigili Urbani. Secontinuiamo a scartabellare, qualche altro mec-canismo di controllo-repressivo salta fuori. Inquesto ginepraio di controlli e verifiche, si finisceper non controllare niente ed i furfanti la fannosempre franca.

Le cose non cambieranno mai, perchè si do-vrebbe mettere mano a tanti privilegi ormai con-solidati. Anche in presenza di tagli e contro tagli,quest’ultimi passano e i privilegi restano.

Con le leggi n. 142 e 241 del 2000, si pensavadi aver dato il via alla stagione della riforma del-la Pubblica Amministrazione, soprattutto a livel-lo locale (vedi legge 81/2003 - elezione direttadei Sindaci). Ma così non è stato perchè, spesso,i Sindaci, soprattutto quelli dei piccoli Comuni,non avendo un apparato burocratico all’altezza,

incappano in meccanismi di sperpero e di disa-stri economici; se ne rendono conto solo quandosono alla soglia del dissesto dell’Ente.

A ciò va aggiunto il fatto che, spesso, da par-te di questi stessi Amministratori, c’è un limiteprogrammatorio e democratico che presta ilfianco al Governo centrale e regionale. Insom-ma: è il cane che si vuole mordere la coda e nonci riesce mai per ovvi motivi. Si pensava che, conla legge costituzionale 3/2001 ( modifica del Ti-

tolo V della Costituzione), molte cose sarebberocambiate. Ma anche così non è stato, visto cheoggi, a distanza di circa otto anni, ancora siamoal palo, nonostante ci sia stata una legge “inter-pretativa” ( legge La Loggia del 2003), approva-ta all’unanimità dal Parlamento.

Di fronte ad un quadro così deprimente, cosasi può fare per cambiare davvero le cose? Gli ot-timisti continuano a parlare di riforme, i pessimi-sti, invece, dicono che nulla potrà mai cambiare,perchè le cose si fanno senza morale.

Quando ciò accade, significa che il governo, aqualsiasi livello, è condizionato da coloro che delcrimine ne fanno una ragione di vita. Eppure,basterebbe non molto per cambiare le cose e gliEnti locali potrebbero davvero dare una svolta.

Questa potrebbe arrivare, con la presa di co-scienza da parte di molti Amministratori che do-vrebbero adoperarsi nella definizioni di regolecerte che individuino, con esattezza, i reati non

solo penali ed amministrativi, ma soprattuttomorali di chi viene chiamato ad amministrare lacosa pubblica. Qualcuno potrebbe eccepire che,di fronte al “reato morale”, ben poco si può fare.Così non è, perchè non può esserci “reato mora-le” se non c’è stata una cattiva gestione della co-sa pubblica, quindi, al limite del penale. Maquante volte uno può fare il furbo? D’altra par-te, non è possibile continuare a mantenere il rea-to penale per ogni “stronzata” ed una marea dileggi e leggine, in modo da consentire a questisoggetti senz’ arte e mestiere di trovare -sempree comunque- una pezza alle proprie malefatte.

Succederà qualcosa, in questo stato diprofonda crisi? Forse sì, ma difficilmente siprende coscienza della “rivoluzione” che occor-rerebbe, perchè il meccanismo delle corporazio-ni non lo consente a nessuno. Il fascismo inventòle corporazioni, per meglio controllare ciò cheavrebbero potuto fare taluni professionisti, sen-za peraltro riuscirci. Adesso sono le corporazio-ni che controllano quello che questi possono fa-re, per limitare i danni ai privilegi. Questo lo fan-no, spesso, dai posti strategici dello Stato, dellaRegione o degli Enti locali.

La vera rivoluzione parte dalla giustizia edalla certezza della pena. Per esempio, un tifosova allo stadio, danneggiando qualcosa o rom-pendo la testa ad un altro tifoso o ad un poliziot-to; ebbene, nonostante ci siano le riprese televi-sive che lo inchiodano, con il bastone in mano,con qualche cavillo, ce lo ritroviamo per strada.Un automobilista ubriaco, non per qualche bic-chiere di vino di troppo, ma addirittura imbotti-to di droga, uccide una persona, facendola fran-ca anche lui.

In un piccolo Comune del Salernitano, Acer-no, capita che il Sindaco, attraverso i suoi soste-nitori, impedisca il regolare svolgimento di unamanifestazione pubblica, organizzata dai Consi-glieri di minoranza, richiamandosi ad un regiodecreto del 1931 (in pieno regime fascista), no-nostante l’intervento del Questore.

Tutto prosegue tranquillamente, come senulla fosse successo. C’è di più: un’ora primadella riunione, i Vigili Urbani avevano intimori-to il proprietario del locale, per vedere afferma-ta la loro prepotenza, in dispregio all’interventodel Questore. Ma davvero questi metodi posso-no rafforzare lo sviluppo o la democrazia in unasocietà? Cosa farà ora il Questore? Il Ministerodell’Interno, diretto dall’on. Roberto Maroni, èstato informato di un fatto così grave?

L’on. Roberto Maroni,ministro dell’Interno

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inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie localiL’editoriale

E’ necessario che governo, magistratura e forze dell’ordine si parlino davvero,per fare il punto su regole certe, per consolidare soprattutto la democrazia

di Nicola Nigro

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inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie locali

Intensificazione della lotta all’abusivismo, riqualifica-zione degli edifici già esistenti, salvaguardia del pae-saggio attraverso il decongestionamento dei centriaffollati, la crescita delle aree interne, il potenzia-mento della mobilità sul territorio, in vista della rea-lizzazione dei corridoi europei. E soprattutto, il passaggio da semplici indirizzi terri-toriali alla redazione di un piano vero e proprio, chedefinisca il quadro di riferimento unitario per tutti ilivelli della pianificazione campana, consentendofinalmente la redazione dei piani provinciali (Ptcp) edella rete dei piani regolatori comunali (oggi si chia-mano Puc, piani urbani comunali), di fatto bloccati dacirca quattro anni, e cioè dall’entrata in vigore dellalegge 16/04. Sono questi i punti cardine del Piano TerritorialeRegionale, la legge che contribuirà al rilancio dell’ur-banistica. Fissa criteri precisi per ogni livello di piani-ficazione e riscrive le regole del governo del territoriocampano. Una legge regionale approvata in aula a settembre,con un notevole anticipo sui tempi previsti, grazie allaregia politica del Presidente della commissioneUrbanistica, il Consigliere regionale PasqualeSommese, che parla senza mezzi termini di eventostorico per un provvedimento che il Consiglio regio-nale non riusciva a licenziare dall’istituzione dellaRegione Campania. Il Ptr - afferma Sommese - disegna gli indirizzi perbilanciare gli insediamenti e i collegamenti tra grandi,medi e piccoli, comuni. Mette fine a una visionenapolicentrica della Campania, traccia il recuperodella perifericità delle aree interne, detta un riequili-brio dei carichi urbanistici, produttivi e residenziali,interconnette le zone disagiate nel sistema metropo-

litano regionale ispirato ai principi della mobilitàsostenibile. Non solo: il Ptr segnerà un’inversio-ne di rotta anche nel campo dell’impiego deifondi comunitari, rendendo coerente la pianifica-zione urbanistica e paesaggistica con la pianifica-zione economica e finanziaria, realizzando la ter-ritorializzazione dei finanziamenti 2007/2013,avvicinando nella programmazione giunta regio-nale e consiglio regionale. Mai più progetti coi fondi già stanziati, ma noncantierabili perché in contrasto con le normeurbanistiche. Vicende che hanno causato enormiritardi allo sviluppo della Campania, che hannoriempito pagine e pagine di giornali, e che non siripeteranno grazie alla nascita della conferenzadi copianificazione permanente, una cabina diregia prevista all’articolo 5 del Ptr, dove si pro-

grammeranno e si concerteranno con trasparenza ein anticipo gli interventi strategici per lo sviluppo.Prima- ricorda il Presidente della commissioneUrbanistica- tutto veniva deciso nel chiuso di unastanza e le decisioni prese non sempre andavano abuon fine. Ora grazie all’istituzione della conferenza di copiani-ficazione, nella quale siederanno l’Assessore regiona-le all’Urbanistica, l’Assessore regionale al Bilancio, ilPresidente della commissione Urbanistica, membripermanenti, e le Province, viene creato un tavolo che,d’intesa con le amministrazioni provinciali e nelpieno coinvolgimento degli Enti interessati, daràrisposte certe sui progetti di interesse strategico regio-nale, riducendo i tempi e semplificando le procedure. Ed ora - conclude Sommese - per rendere completal’intera rete dei piani di governo del territorio, cosìcome stabilita dalla legge 16 del 2004, e mettere fineal caos urbanistico, dobbiamo subito metterci al lavo-ro con lo stesso entusiasmo e le stesse sinergie chehanno reso possibile l’approvazione del Ptr, a comin-ciare dall’elaborazione del piano paesaggistico che ildecreto Rutelli ha affidato alla Regione congiunta-mente con il Ministero. Spero che si arrivi al piano paesaggistico procedendocon lo stesso modello di lavoro sperimentato con suc-cesso con il Ptr: concertazione giunta-consiglio, ascol-to dei territori. Nello stesso tempo è obiettivo della commissione dame presieduta procedere anche alla redazione delPiano Strategico Operativo delle zone rosse e deipiani parchi del Vesuvio e del Cilento, per renderecompleta l’intera struttura pianificatoria dellaCampania: tutti piani decisivi per una corretta pro-grammazione dei fondi europei.

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Con il Piano Territoriale Regionale (Ptr) finalmente regolecerte per l’urbanistica e misure per superare il napolicentrismo

Pasquale Sommese

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inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie locali

Il Consiglio Regionale della Campania ha approvato il disegnodi legge "Approvazione e disciplina del Piano TerritorialeRegionale", con cui dovrebbe iniziare un nuovo percorsosocio-culturale e dello sviluppo della Regione. In genere, così sidice ogni qualvolta c’è una svolta che tocca direttamente latotalità dei cittadini. Una constatazione che, spesso, rattrista è il fatto che ad ignora-re le regole sono coloro che dovrebbero farle rispettare.Quando un amministratore locale realizza, in modo diretto oindiretto e con la compiacenza del controllato e del controllore,un abuso, si parla di fatto singolo o di meschinità individuale;invece così non è, perchè dietro al fatto del singolo si nascondeuna problematica di abusi edilizi diffusi che, nella realtà, ancheil nuovo strumento non cambia. Se si trova la soluzione (con il Puc) ad una casa agricola, conannesso fienile, che sono diventate due magnifiche ville, mentretante altre restano illegali, perchè esse non si prendono in con-siderazione con il nuovo strumento urbanistico, adesso, con ilPTR, cosa succederà? Ma davvero si può continuare a far fintadi niente su fatti individuali, e ben definiti, che riguardanoamministratori? Ed ecco che occorrono scelte coraggiose cheportano ad una svolta epocale, cercando di definire regole certee perentorie. Pare che l’assessore regionale all’Urbanistica -Politiche del Territorio - Edilizia, Gabriella Cundari, professo-re ordinario, titolare della cattedra di Politica dell'ambientepresso la Facoltà di Economia e Commercio dell'Universitàdegli studi "Federico II" di Napoli, sia fermamente intenziona-ta ad affermare con forza il rispetto delle regole, con il coinvol-gimento della collettività, attraverso un dibattito a 360 gradi.Sarà così? L’augurio è proprio questo, perchè la fiducia del cit-tadino verso le istituzioni parte dal rispetto delle regole innan-zitutto da chi deve farle rispettare. Il fatto che i cittadini inco-mincino a non credere nella democrazia elettiva deve preoccu-pare tutti, ma soprattutto le persone chiamate al governo dellacosa pubblica. Occorre non essere solidale con l’eletto o il buro-crate che aggira la legge, perchè davvero non si va da nessunaparte.

Dalla relazione dell’AssessoreGabriella Cundari emerge un quadroesauriente del Piano TerritorialeRegionale. Esso è composto dal proget-to di legge, dal documento di Piano (arti-colato in cinque quadri di riferimento: lereti; gli insediamenti abitativi; i sistemiterritoriali di sviluppo; i campi territoria-li complessi; gli indirizzi per le inteseintercomunali e buone pratiche di pianifi-cazione), dalle linee guida per il paesaggio e dalla cartografia,quadro di riferimento unitario per tutti i livelli della pianifica-zione territoriale regionale ed assunto quale documento di baseper la territorializzazione della programmazione socio econo-mica regionale. Il disegno di legge disciplina il procedimento dipianificazione paesaggistica e le attività di copianificazione, perattuare le quali viene istituita la Conferenza permanente di pia-nificazione, presieduta proprio dall'assessore GabriellaCundari. Il disegno di legge disciplina, altresì, i laboratori di pianificazio-ne partecipata, quale strumento operativo per la costruzionedel processo di copianificazione, e l'accordo di pianificazioneavente ad oggetto gli strumenti di pianificazione urbanisticagenerale e attuativa.La caratteristica fondamentale del Piano Territoriale Regionaleè che esso definisce, e mette a sistema, attraverso il documentodi Piano, gli interventi strategici integrati e da integrare per lariqualificazione, la tutela e la valorizzazione ambientale in ter-mini di sviluppo, gli obiettivi e le strategie della pianificazioneregionale dei trasporti e della rete delle interconnessioni, gliindirizzi strategici relativi agli insediamenti abitativi, ai campiterritoriali complessi, ovvero ambiti territoriali di interventointeressati da criticità. Nella definizione del PTR ha avuto unruolo importantissimo il Dipartimento del Governo delTerritorio, Tutela Beni Paesistico-Ambientali e Culturali che,attraverso un Settore ad hoc che si occupa del Monitoraggioe del Controllo degli Accordi di Programma, ha dato vita alServizio SIT (Sistema Informativo Territoriale) che consente aicittadini di essere informati costantamente.Ciò significa anche dare seguito alla normativa vigente, in par-ticolare l’attuazione di quanto previsto dall'intesaStato/Regioni, in materia di sistemi informativi geografici:• Rapporti con gli Enti locali in materia di applicazione dicomuni specifiche tecniche;• Rapporti con organismi statali e locali in materia di informa-zione geografica e interscambio dei dati;• Monitoraggio dei progetti di produzione cartografica di inte-resse regionale predisposti dagli Enti locali con finanziamentiregionali • Coordinamento degli interventi di produzione, aggiornamen-to e archiviazione della cartografia regionale;• Aggiornamento del sistema informativo territoriale per effet-to delle modifiche apportate dagli Accordi di Programma edagli atti di contrattazione programmata agli strumenti di pia-nificazione urbanistica e alla normativa vigente.Qui di seguitoriportiamo alcuni passi salienti della relazione dell’assessoreGabriella Cundari al Consiglio Regionale.

55NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

L’Assessore regionale,prof. Gabriella Cundari

Il Consiglio approva il Piano Territoriale Regionale

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Natura e compiti del Piano Territoriale RegionaleLa Regione ha inteso dare al Piano Territoriale Regionale(PTR) un carattere fortemente processuale e strategico, pro-muovendo ed accompagnando azioni e progetti locali inte-grati.Il carattere strategico del PTR va inteso:- come ricerca di generazione di immagini di cambiamento,piuttosto che come definizioni regolative del territorio;- di campi progettuali piuttosto che come insieme di obietti-vi;- di indirizzi per l’individuazione di opportunità utili alla strut-turazione di reti tra attori istituzionali e non, piuttosto checome tavoli strutturati di rappresentanza di interessi.Il presente documento ha elaborato cinque QuadriTerritoriali di Riferimento, utili ad attivare una pianificazio-ne d’area vasta, concertata con le Province. L’articolazionedel (PTR) è altresì coerente con quanto previsto agli articoli13, 14 e 15 del titolo II, capo I, della Legge Regionale n. 16del 22 dicembre 2004 “Norme sul Governo del Territorio”(pubblicata sul B.U.R.C. supplemento al n. 65 del 28 dicem-bre 2004).I cinque Quadri Territoriali di Riferimento sono i seguenti:- Il Quadro delle reti, la rete ecologica, la rete dell’intercon-nessione (mobilità e logistica) e la rete del rischio ambienta-le, che attraversano il territorio regionale.Dalla articolazione e sovrapposizione spaziale di queste retis’individuano, per i Quadri Territoriali di Riferimento suc-cessivi, i punti critici sui quali è opportuno concentrare l’at-tenzione e mirare gli interventi.- Il Quadro degli ambienti insediativi, individuati in numerodi nove in rapporto alle caratteristiche morfologico-ambien-tali e alla trama insediativa.Gli ambienti insediativi individuati contengono i “tratti dilunga durata”, gli elementi ai quali si connettono i grandiinvestimenti. Sono ambiti subregionali per i quali vengonocostruite delle “visioni” cui soprattutto i piani territoriali dicoordinamento provinciali, che agiscono all’interno di “rita-gli” territoriali definiti secondo logiche di tipo “amministrati-vo”, ritrovano utili elementi di connessione.- Il Quadro dei Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS).I Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS) sono individuati sullabase della geografia dei processi di auto-riconoscimento delleidentità locali e di auto-organizzazione nello sviluppo, con-frontando il “mosaico” dei patti territoriali, dei contratti d’a-rea, dei distretti industriali, dei parchi naturali, delle comunitàmontane, e privilegiando tale geografia in questa ricognizio-ne rispetto ad una geografia costruita sulla base di indicatoridelle dinamiche di sviluppo.Tali sistemi sono classificati in funzione di dominanti territo-

riali (naturalistica, rurale-culturale, rurale-industriale, urba-na, urbano-industriale, paesistico-culturale). Con tali defini-zioni si registra solo alcune dominanti, senza che queste si tra-ducono automaticamente in indirizzi preferenziali d’inter-vento. Questo procedimento è stato approfondito attraversouna verifica di coerenza con il POR 2000/2006, con l’insiemedei PIT, dei Prusst, dei Gal e delle indicazioni dei preliminaridi PTCP.Si sono individuati 45 sistemi con una definizione che sottoli-nea la componente di sviluppo strategico (Sistemi Territorialidi Sviluppo). Ciascuno di questi STS si colloca all’interno diuna matrice di indirizzi strategici specificata all’interno dellatipologia delle sei classi suddette. Attraverso adeguati proto-colli con le Province e con i soggetti istituzionali e gli attorilocali potranno definirsi gli impegni, le risorse e i tempi per larealizzazione dei relativi progetti locali.- Il Quadro dei campi territoriali complessi (CTC).- Nel territorio regionale vengono individuati alcuni “campiterritoriali” nei quali la sovrapposizione-intersezione dei pre-cedenti Quadri Territoriali di riferimento mette in evidenzadegli spazi di particolare criticità, dei veri “punti caldi” (rife-ribili soprattutto a infrastrutture di interconnessione di parti-colare rilevanza, oppure ad aree di intensa concentrazione difattori di rischio) dove si ritiene la Regione debba promuo-vere un’azione prioritaria di interventi particolarmente inte-grati. - Il Quadro delle modalità per la cooperazione istituzionale edelle raccomandazioni per lo svolgimento di “buone prati-che”.I processi di “Unione di Comuni” in Italia, che nel 2000ammontavano appena ad otto, sono diventati 202 nel 2003.In Campania, nel 2003, si registrano solo 5 Unioni che coin-volgono 27 Comuni. Il PTR ravvisa l’opportunità di concor-rere all’accelerazione di tale processo.In Campania la questione riguarda soprattutto i tre settoriterritoriali del quadrante settentrionale della provincia diBenevento, il quadrante orientale della provincia di Avellinoe il Vallo di Diano nella provincia di Salerno. In essi, gruppidi Comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti, carat-terizzati da contiguità e reciproca accessibilità, appartenentiallo stesso STS, possono essere incentivati alla collaborazio-ne. Parimenti, gruppi di Comuni anche con popolazionesuperiore a 5000 abitanti ed anche appartenenti a diversiSTS, possono essere incentivati alla collaborazione per quan-to attiene al miglioramento delle reti infrastrutturali e deisistemi di mobilità.I Quadri Territoriali di Riferimento proposti dal presentedocumento, delineano il carattere di copianificazione delPTR. L’intenzione è di poggiare il

66 NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

Il Presidente del Consiglio Lonardo

Il Presidente dellaRegione Bassolino

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successo del Piano non tanto sull’adeguamento conformativodegli altri piani, ma sui meccanismi di accordi e intese intornoalle grandi materie dello sviluppo sostenibile e delle grandidirettrici di interconnessione. Non si ricerca quindi una direttainterferenza con le previsioni d’uso del suolo, che rimangono dicompetenza dei piani urbanistici, in raccordo con le previsionidei Piani territoriali di coordinamento provinciali (PTCP).L’obiettivo è di contribuire all’ecosviluppo, secondo una visioneche attribuisce al territorio il compito di mediare cognitivamen-te ed operativamente tra la materia della pianificazione territo-riale (comprensiva delle componenti di natura paesistico-ambientale) e quella della promozione e della programmazionedello sviluppo.Questa funzione principale è sorretta da altre tre che concorro-no a sostenerla.- Una funzione di memoria dell’intenzionalità istituzionale nelgoverno del territorio regionale. - Una funzione di spinta e alimentazione di “emozioni sociali”,sorretta da una lettura processi che valorizza i fattori identitari ele forme tradizionali di uso del territorio da parte delle popola-zioni, incentivando la capacità autopropulsiva delle comunitàinsediate.- Una funzione di agevolazione dell’operatività dei diversi atto-ri territoriali, definendo prospettive di trasformazione da soste-nere attraverso un percorso di affinamento di regole istituzio-nali per una più certa “leale collaborazione”.Il PTR intende porre l’accento anche su iniziative di innovazio-ne istituzionale in direzione dell’aggregazione, almeno funzio-nale, di comuni per le articolazioni degli strumenti e delle poli-tiche di governo del territorio (quinto Quadro Territoriale diRiferimento per il PTR) anche in rapporto alle novità delle con-crete vicende dei partenariati locali e non più solo alle dibattutequestioni delle aree metropolitane.Nei confronti del livello regionaleUna svolta nei confronti della tradizione della pianificazioneterritoriale regionale campana può essere sorretta dalla pienaconsiderazione della variegata esperienza dei piani territorialiregionali, redatti nelle altre regioni italiane.Tra essi è possibile individuare alcuni tipi di piano.1) Un piano territoriale inteso come governo urbanistico del ter-ritorio, in cui viene conservata come rilevante una funzioneregolatrice, con l’individuazione di una serie di vincoli (che alcontrario sembrerebbe opportuno temperare in ottemperanzaal principio di sussidiarietà).2) Un piano come strumento d’indirizzo territoriale. Elementiprincipali sono una descrizione del territorio per grandi sistemi,suddivisa al suo interno in aree omogenee d’intervento, per lequali vengono indicate regole, indirizzi e strumenti operativi.Intorno al concetto innovativo di “statuto dei luoghi” vengonoindividuati, in consonanza con l’articolazione del Piano urbani-stico comunale, i due livelli di pianificazione strutturale e opera-tiva;3) Un piano come documento prevalentemente a carattere stra-tegico.4) Una piano latente, che si riferisce ad un modello di governodel territorio aperto, sorretto da una molteplicità di strategie set-toriali limitate e specifiche.Si tratta di un laboratorio sperimentale controverso nell’ambitodella riflessione disciplinare prevalente in Italia, il cui percorsomerita di non essere apoditticamente accantonato, ma piuttostoapprofondito come uno scenario possibile e ovviamente perfet-tibile anche in rapporto alla sintonia che esso ha acquistato conl’orientamento del governo nazionale. In esso la pianificazionepaesistica ha svolto un ruolo significativo di tutela e regolazione

del territorio.In riferimento alla Regione Campania, l’aspetto più rilevanteper il PTR del raccordo con la programmazione dei fondi strut-turali è stato quello di contribuire alla loro territorializzazione,in particolare dei PI al fine di evitare che essi compongano unpuzzle privo di rilevanza territoriale.La Campania, a differenza di altre regioni, dove erano stati spe-rimentati ambiti di programmazione (comprensori), che, purnon del tutto pertinenti, costituivano un elemento almeno ini-ziale di riferimento, si è trovata a dover impostare un lavoro nonsemplice di individuazione, nelle intenzioni innovativa, di areeproblema all’interno di una complessa sedimentazione di riferi-menti, tutti inadeguati, ma non per questo trascurabili.Il PTR, all’interno del terzo Quadro Territoriale di Riferimento,nell’ambito della definizione dei diversi STS, ha provveduto adun esame dei diversi PIT, comparandoli con gli altri ambiti ter-ritoriali, per individuare una griglia complessiva di riferimentosperimentale.La scelta di attivare la spesa del POR intorno a ProgettiIntegrati Territoriali, appare utile ad evitare dispersioni, proget-ti a pioggia, ecc. Il presupposto di questa scelta è stata l’attiva-zione di intrecci forti tra assi e misure del POR, in rapporto allarilevanza strategica delle operazioni di investimento e trasfor-mazione da realizzare nei singoli territorio. Scelta utile ancora dipiù perché applicata su territori con scarsa visione strategicasovracomunale. La nascita di PI e non più PIT rischia di noncogliere sovrapposizioni, anelli mancanti, priorità strategiche.La logica dei cosiddetti “progetti sponda”, che consentono dimodulare impegni di risorse su archi temporali più lunghi, potràessere utilmente indirizzata dal PTR, mediante i campi proget-tuali complessi e la matrice strategica del terzo QuadroTerritoriale di Riferimento approfondita attraverso la conferen-za di pianificazione ed i necessari confronti locali. La riorganiz-zazione territoriale basata sui diversi STS o sulle loro aggrega-zioni, può costituire un utile riferimento “ordinatore” per laverifica attuativa dei PIT e per la riprogrammazione dei fondidel POR.La convivenza col e la mitigazione del rischio ambientale comefattore strategico d’innovazione territoriale alla ricerca di unaconsiderazione integrata e ponderata costituisce un ulterioreimportante elemento del PTR. Si è operato uno sforzo di iden-tificazione di concetti e principi unificanti di discipline diversecui si rifanno le tematiche del rischio ambientale allo scopo didefinire un approccio innovativo, che richiede una valutazioneintegrata di rischi di natura diversa (naturali ed antropici), e cheè fortemente mirato ad una valutazione quantitativa. Ciò nellaconvinzione che solo la quantificazione del livello di rischiocomplessivo (cioè proveniente da sorgenti diverse) presente inuna certa area consenta poi di operare una

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pianificazione consapevole, che confronti sistematicamente lostato e l’evoluzione del sistema ambiente in esame con un pre-fissato obiettivo di riferimento, generalmente identificabile inaccettati criteri di rischio tollerabile. In altri termini, si mira a fardivenire la quantificazione del rischio ambientale complessivo,presente in una certa area, uno strumento di pianificazioneoggettivo, mirato a definire adeguate politiche preventive dimitigazione del rischio ma anche corrette destinazioni d’uso delterritorio ed opportune localizzazioni di infrastrutture strategi-che.Innovative anticipazioni di promozione di strategie integratespecificamente definite all’interno del PTR.Il PTR provvede significativamente a promuovere l’attivazionedi alcune strategie integrate. In particolare va segnalata quella relativa al “campo territorialecomplesso” relativo ai comuni della cosiddetta zona rossa indi-viduata dalla Protezione Civile in merito al rischio Vesuvio.Nei confronti del livello localeVa riscontrato il permanere diuna estensione ancora inadeguata della pianificazione urbanisti-ca comunale che in parte potrà trovare rimedio con l’indispen-sabile coordinamento intercomunale per i comuni minori ogget-to del quinto Quadro Territoriale di Riferimento del PTR.La nuova immagine del territorio regionale: una Campania pluraleLa Campania, che si propone di rafforzare la propria identitàpuntando su un territorio plurale, trova nel deciso potenzia-mento del policentrismo una delle strategie di fondo, sia per unpiù efficace bilanciamento nella distribuzione delle funzioni trai centri maggiori, quelli intermedi e quelli minori, sia per conse-guire una configurazione insediativa più giusta. Una Campania plurale è quindi anzitutto una regione policen-trica.Per concorrere a sostenere l’immagine della Campania plurale,il PTR punta sulla riduzione della sua relativa perifericità attra-verso una decisa strategia di potenziamento del sistema delleinterconnessioni a partire dalla piena valorizzazione del signifi-cato strategico della connessione decisa nell’ottobre del 2003con il Corridoio transeuropeo 1 prolungato da Verona a Napolie a Palermo, da un lato, che ci collega al cuore dell’Europa, e,dall’altro, con il Corridoio 8 verso Bari-Varna, ai paesi dell’areabalcanica del patto di stabilità, e con la prevedibile connessionecon il corridoio jonico al Mediterraneo. Con le significative ricadute per il sistema portuale, per la logi-stica e gli interporti di Nola e Marcianise, la Campania plurale sipone a pieno titolo come una regione fortemente interconnessache la propone come principale punto d’appoggio per i flussi nelMediterraneo.Questa prospettiva di regione plurale, policentrica e fortementeinterconnessa, è sostenuta da un sistema di principi e criterimolto rigorosi e definiti per conseguire, attraverso la governan-ce multilivello e la fondamentale sinergia con i PTCP, uno svi-

luppo sostenibile sorretto dal più basso consumo di suolo perse-guibile, attraverso la scelta decisiva di una pianificazione d’areavasta con valenza paesistica sostenuta da una rete ecologicacome trama estesa e vitale di tutela, di riqualificazione e con-nessione delle risorse paesistiche e ambientali: un territorio divivida reticolarità ecologica. Cui corrisponde un coerente siste-ma di criteri per guidare uno sviluppo locale tramite il sostegnoad un’agricoltura più sostenibile.Concorre a convalidare tutto ciò una scelta a favore della“messa a norma delle città” come criterio fondamentale perrispondere alla domanda di residenza, sviluppando lo specificoindirizzo strategico, e uno sviluppo degli insediamenti industria-li capace di tenere sotto controllo le logiche dispersive e di ridur-re il consumo del suolo.In rapporto a più indicatori, la Campania appare come territo-rio di forte spreco e degrado di risorse, unitamente alla pesanteincombenza del rischio ambientale cui il PTR ritiene di attribui-re particolare rilievo.Sono molti i dati che meritano particolare attenzione. Il territo-rio della Campania è, come e forse più di quello nazionale, fra-gile ed esposto ad una pluralità di rischi: alcuni molto diffusi,anche se talvolta poco conosciuti o comunque sottostimati(come quelli derivanti dalle contaminazioni indotte da smalti-menti illegali di rifiuti pericolosi); altri fortemente specifici, con-nessi cioè con i caratteri originari del territorio (come quelli dinatura sismica, vulcanica e idrogeologica). È peraltro frequente la situazione in cui sorgenti di rischi diver-si sono presenti contemporaneamente, potendo potenzialmen-te sviluppare fenomeni avversi che potrebbero agire anchesinergicamente (si pensi, ad es., ai rischi di incidenti rilevanti instabilimenti industriali in zona sismica).La situazione territoriale è molto articolata.Se ci riferiamo alla dotazione infrastrutturale emerge con evi-denza come essa sia più consistente nel quadrante occidentale(provincia di Napoli e di Caserta). Infatti, quella di Napoli14compare a livelli sicuramente rilevanti per la dotazione infra-strutturale complessiva15, anche se tali livelli risultano decre-scenti.A tale dotazione concorrono più le infrastrutture sociali che nonquelle economiche, entrambe comunque superiori alla medianazionale. Queste ultime conseguono livelli consistenti a livellomeridionale, specie nelle reti energetico-ambientali, in quelleper la telefonia e la telematica e delle reti di banche e servizivari. Segue la provincia di Caserta con un indice di 80,417 e laprovincia di Salerno con 78,318.La dotazione infrastrutturale di Avellino è di poco inferiore conun indice di 72,619. Infine quella di Benevento con 69,420.L’indice della dotazione delle infrastrutture sociali vede laCampania leggermente sopra la media nazionale (112,2), dimolto superiore a quello del Mezzogiorno che è appena di 77,3per effetto della forte concentrazione nella provincia di Napoli(163,4), cui corrisponde un dato sottostandard nelle altre pro-vince.Questo indice si articola:- in una dotazione delle strutture per l’istruzione piuttosto con-sistente (134,3), superiore sia al dato medio dell’Italia (100), eancor più di quello meridionale (93), fortemente squilibrato trale sue province, dal massimo di dotazione della provincia diNapoli (191,3)al minimo della provincia di Avellino (68,9);- in una dotazione delle strutture sanitarie standard (104,7),notevolmente superiore a quello del Mezzogiorno (81,9), pereffetto della concentrazione nella provincia di Napoli dove rag-giunge l’indice di 146,8, cui corrisponde

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all’estremo inferiore quello della provincia di Caserta con appe-na il 56;- in una dotazione delle strutture culturali e ricreative quasi stan-dard (97,5), superiore al dato del Mezzogiorno, che è appena 57,fortemente sperequato tra il dato della provincia di Napoli(152,1) e quello della provincia di Caserta (43,1).Nella concezione reticolare, il territorio regionale è assuntocome composizione e sintesi della molteplicità di immagini deri-vanti dall’azione strategica condotta dall’insieme degli attoriterritoriali che concretamente si attivano nella regione. Un piùforte ancoraggio ad essa, induce a fare riferimento non esclusi-vo ad una idea di sviluppo sorretta principalmente dalla infra-strutturazione del territorio o da politiche di sviluppo e di rie-quilibrio programmate dall’alto, ma ad una visione mista dovequesta logica s’incrocia con lo sviluppo di capacità endogenebasate anche sull’attivazione locale. O, in altri termini, secondouna visione in cui si operi per una combinazione tra componen-te “soggettiva”, determinata da visioni e pratiche di un determi-nato sistema di attori, e “oggettiva”, composta da strutture, perla determinazione di principi e regole di organizzazione insiemedi attori e di strutture.Puntare sulla pluralità delle parti, sulla diversità della realtà ter-ritoriale non significa ovviamente legittimare la frammentazio-ne. La frammentazione paesistica - che riguarda sia l’articola-zione degli ecosistemi naturali che il paesaggio visivo per l’infit-timento delle reti infrastrutturali e per l’accrescersi della disper-sione insediativa va invece controllata. Il PTR si propone di

farlo soprattutto fornendo ai PTCP gli indirizzi di pianificazionepaesistica e con i diversi Quadri Territoriali di Riferimento icomplessivi criteri di coerenza. In questa direzione va intesa lamessa a fuoco di cinque Quadri Territoriali di Riferimento,prima descritti, contemporaneamente cognitivi e propositivi. Per quanto riguarda il primo Quadro Territoriale diRiferimento, esso offre l’occasione per un primo sfondo fisicointerpretativo del territorio regionale.Rispetto a questo sfondo fisico, i dati definitivi sulla popolazio-ne dell’ultimo censimento rafforzano alcune linee di tendenzasignificative.L’immagine complessiva della (re)distribuzione della popola-zione sul territorio regionale vede un triplo movimento:- un incremento concentrato a nord ovest nel Casertano e adovest nel giuglianese verso il litorale domizio, lungo l’autostradaNapoli-Bari tra Napoli e Avellino e lungo la Napoli-Salerno adest;- di decremento nell’Alta Irpinia e a sud-est (Alburni, AltoCalore, Lambro e Mingardo,Bussento);- di incremento diffuso nel quadrante territoriale compreso tra iquattro sistemi urbani di Napoli, Caserta, Avellino e Salerno.

Nel processo di disurbanizzazione dell’area napoletana, cresco-no i sistemi urbani industriali intermedi lungo l’intero arco indirezione di Aversa, dei comuni settentrionali e verso Nola.Esclusa l’Alta Irpinia e il Fortore, che decrescono fortemente,crescono tutte le realtà insediative dove si combina la dominan-te rurale con quella industriale.I comuni dei sistemi dove si combina la componente rurale conquella industriale sono a crescita più intensa, pari a ben 62.000abitanti e nei vent’anni a quasi 190.000 abitanti. Più di quelliurbano-industriali che crescono rispettivamente di 45.000 e151.000.In una situazione di pressoché equilibrio si trovano i comuni deisistemi a dominante naturalistica, che si distaccano dal decre-mento diffuso (circa il 3%) delle zone rurali.Scomponendo la variazione di popolazione nel saldo naturale(nascite-morti) e nel saldo migratorio, all’interno della provinciadi Napoli, ci si accorge che i maggiori flussi migratori si verifica-no a partire dal capoluogo napoletano, da tutti i comuni costie-ri, da alcuni comuni della cintura settentrionale (Afragola,Frattamaggiore, Arzano) e da Pomigliano d’Arco e GrumoNevano. Al contrario il maggior flusso migratorio in entrata siverifica a Giugliano, a Quarto, a Melito, Villaricca, Calvizzano,Qualiano, a occidente, e a Casalnuovo e Cercola nel settorenord-orientale.Sinteticamente si può dire che emerge l’immagine di una regio-ne dove gli squilibri si vanno attenuando e dove le diversità ten-dono ad assumere una configurazione non di contrasto ma dipossibile armonizzazione.Ad essa si affianca una consistente diversificazione della distri-buzione delle attività industriali, in parte accompagnata dalladislocazione dei distretti industriali e delle aree ASI ed ex L. n.219/80 e dei servizi.Dal punto di vista della struttura economica e produttiva del ter-ritorio, i dati disaggregati per STS consentono di specificare leindicazioni contenute nel Rapporto 2003 dell’Unioncameresulle economie e sulle società locali. Questo rapporto individua 10 modelli di sviluppo locale delsistema Italia articolati per province. Le 5 province campane vengono inserite all’interno dei tremodelli che articolano la cosiddetta “potenzialità inespressa” eprecisamente quella di Napoli, Caserta e Salerno, come “areeurbane a modernità incompiuta”, quella di Avellino, come“area in cerca di vocazione” e quella di Benevento, come areacon “accenni di qualità”.Indubbiamente, nelle tre aree urbane di Napoli, Caserta eSalerno, s’incrociano elementi di sviluppo tra loro contrastanti.Qui è concentrata la gran parte dei Comuni oltre la sogliademografica dei 5000 ab, dove si manifesta la più estesa pro-pensione allo sviluppo delle attività terziarie, come dimostra ladistribuzione delle u.l. e degli addetti per i servizi e per il com-mercio, molto, ma non esclusivamente legato alla concentrazio-ne della Pubblica Amministrazione.Complessivamente, nella articolazione delle differenze territo-riali assume grande rilevanza un’adeguata considerazione dellarealtà espressa dai distretti industriali. Essi vanno legittimamente considerati come elementi di diver-sità dell’organizzazione del territorio da potenziare, non soloall’interno di una logica di sviluppo, ma anche come fattore stra-tegico per un uso del territorio maggiormente sostenibile, comeuna delle risposte da perseguire su base sovracomunale ai pro-cessi di disordine, prodotti principalmente dalle difficoltà dellapolitica urbanistica comunale, dall’abusivismo edilizio e dallaframmentazione comunale.Dal punto di vista territoriale, assume gran

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de rilevanza la valutazione della distribuzione del flusso turisticoper destinazione. Le Linee Guida per lo sviluppo turistico dellaCampania mettono in evidenza la loro elevata concentrazione:oltre il 50% del flusso turistico si indirizza verso le località turi-stiche della provincia di Napoli, che scende al 44,5% se invecedegli arrivi si considerano le presenze. Le tre province costiere (Caserta, Napoli e Salerno) accolgono laquasi totalità della domanda internazionale e appena il 3% deipernottamenti effettuati da turisti italiani riguarda le provinceinterne di Avellino e Benevento. In particolare, per le prospetti-ve di sviluppo e relative implicazioni territoriali, le Linee Guidamettono in evidenza che il Casertano, nonostante le sue consi-derevoli potenzialità, attrae soltanto poco più del 5% del flussoturistico interno e una quota ancora inferiore in termini di pre-senze.La fortissima concentrazione dei flussi turistici si rivolge alle loca-lità turistiche del golfo di Napoli che attraggono più del 40%; diquesto più del 20% si dirige nell’isola d’Ischia, segue ilcapoluogo regionale con l’8,5% e la terza destinazione è rappre-sentato dalla penisola sorrentina.Molto inferiore è il livello di concentrazione della provincia diSalerno: la costiera amalfitana supera il 4%, Paestum appena il2%. La maggiore concentrazione è lungo la fascia costiera traPaestum e Punta Licosa, e, piùa sud, tra Marina di Camerotae Sapri.In base al tasso di sviluppodella domanda è possibiledistinguere raggruppare learee turistiche della regione in:- sature (penisola sorrentina,costiera amalfitana, isole delgolfo);- mature (costa cilentana,Napoli);- in espansione (Cilento inter-no, Sannio beneventano, Matese);- potenziali (Irpinia, Alburni, Taburno, Camposauro);- da riqualificare (area flegrea, litorale domizio, area vesuvianacostiera, piana del Sele).Ma per sostenere adeguatamente l’irrobustimento dell’immagi-ne di una Campania plurale è indispensabile il forte impiego diuna moderna politica a favore dell’agricoltura. E questo va fattoanche in riferimento a quelle forme di “diffusa e crescentedomanda sociale di specificità” che si rivolgono verso le aree abassa intensità insediativa, da assumere non solo in chiave turi-stica, ma più ampiamente con il rafforzamento di modi di vitache possono concorrere a sostenere un assetto insediativi poli-centrico, puntando su sicurezza, qualità, ambiente e servizi. Non va dimenticato che l’agricoltura campana si pone tra i set-tori più importanti dell’economia regionale, partecipando alvalore aggiunto complessivo della regione28. Anche nel panora-ma agricolo nazionale essa si presenta in una posizione di rilievo. Dall’analisi del 5° censimento generale dell’agricoltura (2000) èpossibile riscontrare, in sintesi, la presenza complessiva di circa250.000 aziende agricole, zootecniche e forestali, con una super-ficie agricola utilizzata (SAU) di circa 599.900 ettari. Rispetto alCensimento del 1990, il numero delle aziende risulta diminuito di25.931 unità (9,4%), a fronte di una riduzione della superficietotale di 97.926 ettari (9,9%), di cui 62.255 ettari di SAU (9,4%).La riduzione del numero di aziende e la contrazione delle super-fici aziendali sono state tra loro proporzionali, cosicché le super-fici medie delle aziende localizzate in Campania sono rimastepraticamente invariate rispetto ai valori osservati dal precedente

censimento.Il valore medio della SAU resta di 2,4 ettari. Anche l’incidenzadella SAU sulla superficie totale delle aziende è variata di poco,aumentando dal 66,7 al 67,1%.Se ci riferiamo ai Sistemi Territoriali di Sviluppo individuati nelterzo QTR, possiamo riassumere alcuni elementi caratterizzantila diversità territoriale considerata dal punto di vista dell’agricol-tura.- A - Sistemi a dominante naturalistica.Il sistema a dominante naturalistica, seppur in presenza di anda-menti decrescenti, ha registrato livelli di riduzione sia del nume-ro di aziende (3,22%) sia della SAU (6,56%) a fronte di unasuperficie agricola territoriale che si è ridotta di 6.617 ettari(8,00%).Complessivamente, quindi, il sistema ha mostrato nel periodointercensuario segnali incoraggianti in termini di stabilità del set-tore agricolo.- B - Sistemi a dominante rurale-culturale.Il settore agricolo di questi sistemi è caratterizzato da andamen-ti decrescenti che si sono manifestati sia nella riduzione delnumero di aziende (3,91%) sia in quella della SAU (6,97%).Anche per questo sistema, tuttavia, i valori, seppur negativi,risultano certamente inferiori a quelli medi del sistema regiona-

le, prospettando, pertanto, unasituazione di lieve debolezza.- C - Sistemi a dominanterurale-manifatturiera.Il sistema ha risentito, a livelloregionale, della maggiore con-trazione di superficie agricolache dal 1990 al 2000 si è ridot-ta di 31.448 ettari (16,70%) eche si è tradotta inuna riduzione della SAU di19.831 ettari (13,51%); inoltre,essendo il sistema caratterizza-

to, al contempo, da un elevato numero di aziende, sebbene que-sto si sia ridotto (9,43%), la SAU media rimane a livelli estre-mamente bassi a testimonianza di una debolezza strutturale delcomparto agricolo caratterizzato da una marcata polverizzazioneaziendale.- D - Sistemi urbani.I sistemi urbani, insieme a quelli a dominante urbano-industria-le, sono quelli in cui, ovviamente, il settore agricolo mostra lamaggiore debolezza. Le cause sono riconducibili al carico demografico che grava sullezone più fertili e alle componenti che incidono sui valori dellarendita dei suoli. In particolare, è stata consistente sia la riduzio-ne della SAT (19,22) e della SAU (24,08), sia del numero diaziende agricole (20,99). I dati, che si attestano su valori doppirispetto alla media regionale, mostrano ampiamente la debolez-za del settore agricolo in questi sistemi.- E - Sistemi a dominante urbano-industriale.Il sistema si attesta su valori dai quali emerge il basso livello diruralità che, relativamente alla SAT, è pari al 2,4% rispetto alvalore regionale. In linea con la tendenza regionale, que-st’ambito ha registrato nel confronto intercensuario sia unariduzione delle aziende (22,40), sia della SAT (20,98%) edella SAU (23,86%). Poiché la contrazione della SAU è stataleggermente maggiore di quella delle aziende, si è ridotta lie-vemente anche la SAU media (1,88%). Molto significativa è,invece, è la riduzione delle giornate lavorative che, attestan-dosi a 61,78%, mostra la contrazione più forte a livello regio-nale.

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- F -Sistemi costieri a dominantepaesistico ambientale culturale.Osservando i dati territoriali,emerge che il sistema è statocaratterizzato da una riduzionedel numero di aziende (9,81%)certamente inferiore alla mediaregionale, a cui è corrispostauna lievissima contrazione dellaSAU (0,12%). Come conse-guenza di tali tendenze si è veri-ficata una crescita della SAUmedia (+10,74%). Il sistema, pertanto, seppur in presenza dialcune tendenze negative generalizzate per la RegioneCampania, ha mostrato una certa stabilità. Rispetto alla mediaregionale il sistema sembra essere quello più forte in relazioneal settore agricolo.La complessiva diversificazione territoriale incrocia un ambitodi forte tensione nell’uso del suolo, connessa sia all’urbanizza-zione che all’uso agricolo, che è reso evidente nel trapezio terri-toriale (sorta di vera e propria “pattumiera” o “cuore infetto”della Campania) a nord tra il Volturno, fino al confine della pro-vincia di Benevento e la fascia settentrionale della provincia diNapoli, dove è massima la concentrazione di siti potenzialmen-te contaminati.Il territorio della Campania partecipa pienamente a quel carat-tere di eccezionale concentrazione di beni storico-artistici e pae-saggistici di grande valore che caratterizza l’Italia. In particola-re, di quella vasta diffusione di centri urbani minori e più com-plessivamente del patrimonio edilizio storico (se ci riferiamoall’edilizia costruita prima del 1919), il patrimonio residenzialestorico in Italia raggiunge i 2,1 milioni di abitazioni ed è concen-trato in quattro regioni (Lombardia, Piemonte, Toscana eCampania) con il 45% del dato complessivo, superiore al corri-spondente dato dello stock residenziale complessivo che nellestesse regioni è del 37,5%.In questo quadro la Campania raggiungeva al 1991 un numerodi abitazioni costruite prima del 1919 di 363.525 pari al 19,34%del totale delle abitazioni. Tale patrimonio si distribuisce nellecinque province da un massimo del 22,79 % della provincia diBenevento ad un minimo del 15,31% di quella di Avellino, dovepesano le distruzioni del terremoto del 1980. In termini assolutila quota più rilevante è ovviamente concentrata nella provinciadi Napoli con 173.729 abitazioni.Per contribuire a orientare una corretta politica abitativa, vatenuta nella debita considerazione l’entità del patrimonio “sto-rico” non occupato, che in Campania è di ben 68.105 abitazionisu un totale di abitazioni non occupate che è di 320.020, cioè benil 17,05% dell’intero patrimonio residenziale. Si tratta di gran-dezze così rilevanti da suggerire una grande attenzione da partedi tutti gli enti locali per una mirata politica di recupero.È evidente che la valorizzazione del patrimonio residenziale sto-rico, che costituisce una delle risorse rilevanti della Campaniaplurale, non può essere disgiunta da una più ampia considera-zione dell’attività di costruzione dell’edilizia residenziale.Per quanto riguarda la distribuzione territoriale delle concessio-ni ritirate per abitazione di nuova costruzione negli ultimi anni(1998-2000) emerge che la loro consistenza, valutata in rappor-to alla popolazione residente, colloca la Campania con le 7.001al ’98, 7.440 al ’99 e 6.856 al 2000, ai livelli più modesti rispetto aquello nazionale e delle altre regioni meridionali.Infine, osservando le diversità territoriali dal punto di vista inse-diativo, nella prospettiva di un assetto policentrico, è possibileindividuare tre ambiti territoriali dove risultano assenti centri di

dimensione demografica (>5000ab.) idonei ad una suffi-ciente polarizzazione insediati-va:- il settore settentrionale dellaprovincia di Benevento (in par-ticolare Alto Tammaro eMonte Maggiore);- il settore orientale della pro-vincia di Avellino (Alta Irpiniae Valle dell’Ufita);

- il Vallo di Diano (Alburni, AltoCalore, Gelbison Cervati, Lambro e Mingardo, Bussento).Per la coerenza di azioni, piani e progettiAttraverso gli elementi di interpretazione della realtà regionale,delle sue dinamiche e delle sue prospettive, restituiti nei cinqueQuadri Territoriali di riferimento, emergono ipotesi e suggeri-menti per il futuro, prevalentemente presentati già negli avviatiprocessi di copianificazione come temi di strategie complesse daprecisare e implementare nel contesto della pianificazione pro-vinciale e/o dei programmi per lo sviluppo locale.Questa logica “di accompagnamento” non implica, tuttavia, innessun senso neutralità o disimpegno rispetto agli obiettiviassunti ed alle scelte compiute.Ed è a chiarimento di ciò che questa introduzione si concludequi, con il richiamo dei principali lineamenti di proposta su cuivale la pena di ricondurre l’attenzione degli interlocutori, anchefacendo emergere i termini essenziali di talune priorità impostedal livello di allarme (si pensi, ad esempio, alla numerosità e allaconcentrazione territoriale dei siti contaminati) o dal caratterestrutturale e fondativo delle opzioni (si pensi alla interconnes-sione delle reti, sempre per esemplificare) in un contesto resopiù dinamico dalle iniziative per la mobilità (su tutte la “metro-politana regionale”) e dalle aspettative collegate con nuove arti-colazioni territoriali delle politiche economiche (dai “distrettiindustriali” ai progetti del POR).Le reti, e in primo luogo la rete ecologica regionale (RER),costituiscono il riferimento per l’integrazione delle politichelocali e di quelle settoriali nel contesto più ampio delle politicheregionali.In particolare attraverso la costruzione della rete ecologica aidiversi livelli (regionale, provinciale e locale) si manifesta la con-creta possibilità di sviluppare politiche attive di tutela dell’am-biente e del paesaggio, coinvolgendo in ciò anche la pianifica-zione di settore. La rete ecologica si configura così come uno strumento pro-grammatico che consente di pervenire ad una gestione integra-ta delle risorse e dello spazio fisico-territoriale regionale, ivicompreso il paesaggio. Inoltre, estendendo all’intero territorioregionale gli obiettivi del miglioramento della qualità ambienta-le, della conservazione e dell’incremento della biodiversità elegandoli agli obiettivi di qualità paesistica, la RER diventa lostrumento attraverso cui le politiche di sviluppo sostenibile siavvalgono concretamente del contributo di più soggetti che,partendo dalle realtà locali e settoriali, cooperano al consegui-mento di quegli obiettivi. La costruzione della rete ecologica si avvale di indirizzi che distri-buiscono gli interventi sull’intero territorio regionale in manieracapillare, anche se sono privilegiate quelle direttrici che costitui-scono gli elementi di collegamento con le realtà extraregionali,sia lungo l’asse longitudinale della penisola italiana (dorsaleappenninica e corridoio costiero), sia lungo gli assi trasversali(collegamento Tirreno-Adriatico), coinvolgendo, dunque, sia i“territori della congestione e della

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frammentazione”, concentratiprevalentemente nelle pianecostiere, sia quelli spopolatidelle montagne calcaree, e perquesto più ricchi di qualitàambientale”, sia infine quellidella dorsale appenninica arena-ceo-argillosa, più desolati manon per questomeno ricchi di valori paesistici.In tutti e tre questi “insiemi” ipaesaggi naturali e i paesaggiculturali sono integrati alle retidei trasporti e a quelle dei rischi. Nel primo caso contenendo ifenomeni di frammentazione indotti le grandi infrastrutture stra-dali e ferroviarie e, se possibile integrandole nella rete. Nel secondo caso agendo principalmente attraverso il recuperodei fenomeni di degrado rilevati, evitando di accentuare il duali-smo fra territori della conservazione e territori della trasforma-zione. I settori coinvolti sono molteplici. Le politiche residenziali, attraverso la forma degli insediamenti,possono contribuire sia al conseguimento di più elevati livelli diqualità paesistica, sia a contenere i fenomeni di frammentazioneambientale particolarmente intensi nelle aree più densamenteabitate. Le politiche agricole, attraverso il mantenimento o l’in-cremento della biodiversità, nonché attraverso la conservazionedelle pratiche agricole all’interno delle aree intercluse negli inse-diamenti, possono svolgere anch’esse le stesse funzioni attribui-te alle politiche residenzialiAnche le politiche industriali posso-no contribuire agli stessi obiettivi sopra enunciati, sciogliendo ilnodo della separatezza fra processi produttivi e territori conter-mini, integrando gli stabilimenti e le infrastrutture connesse nel-l’ambiente e nel paesaggio circostanti, sviluppando la costruzio-ne di paesaggi industriali consapevolmente progettati e noncasualmente depositati sui territori che li ospitano.La riflessione sugli ambienti insediativi, sviluppata nel secondoQuadro Territoriale di Riferimento, ha evidenziato le possibilitàdifferenti ed articolate di dare in tutta la regione risposte ade-guate alla esigenza di perseguire prospettive di riassetto policen-trico in una logica di valorizzazione reticolare delle complemen-tarità fra identità locali.Nella grande area di concentrazione insediativa della pianura frail Massico e la piana del Sarno ciò si traduce nella necessità diimpegnativi programmi di riqualificazione urbanometropolitanache si dimostrino capaci di coniugare le localizzazioni delle fun-zioni rare e lo sviluppo dell’intermodalità reticolare con il rias-setto dei pesi insediativi connesso con la riduzione dei rischi, daun lato, e con la tutela/valorizzazione integrata della rete ecolo-gica, dall’altro. Indirizzi non dissimili vanno seguiti negli altriambienti di pianura costiera, dalla valle del Liri-Garigliano allapiana del Sarno e a quella del Sele, con le cautele richieste dallespecifiche qualità ambientali (nel senso integrato fra natura ecultura che il termine obbligatoriamente comporta, in particola-re in Campania) e/o dalle peculiari connotazioni morfologico-insediative.Ed anche nell’“ambiente” straordinario costituito dall’area sor-rentino-amalfitana (al quale sono in tutto assimilabili le isole delGolfo di Napoli) - esclusa per esso ogni possibilità di incremen-to insediativo da ridistribuzione metropolitana - si fanno certopiù stringenti i criteri della tutela, ma non perdono di rilevanzagli indirizzi del riequilibrio policentrico e della reticolarità inter-modale.Nei grandi “ambienti” interni, infine, dall’alto Casertano al

Sannio, dall’Irpinia al Cilento,ancora i medesimi indirizzi delriassetto policentrico e dellareticolarità intermodale accol-gono le specifiche prospettiveinnovative della costruzione dimicro-sistemi urbani (nel Vallodi Diano come nella ValleCaudina, nel Medio Volturnocome nel Telesino o nellaBaronia) quali componentiinsediative di riequilibrio in ter-

ritori talora fortemente polariz-zati da centri dominanti (i capoluoghi provinciali) e comunquecon armatura insediativa tradizionalmente debole.Quanto emerge dal terzo Quadro Territoriale di Riferimento,riguarda fondamentalmente due aspetti della politica territoria-le della Regione. Il primo si riferisce alla definizione e delimita-zione dei Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS); per la loro defi-nizione si è guardato ai processi in atto di auto-identificazione diterritori in rapporto a strategie più o meno settoriali di sviluppo. I 45 STS identificati, rappresentano (anche contemplando loroaggregazioni e suddivisioni) un quadro di riferimento per le poli-tiche di sviluppo locale che investono diverse azioni settorialid’intervento della Regione (agricoltura, industria, turismo, tra-sporti, ecc.). Si propone quindi di innescare un processo pro-gressivo di verifica e di riunificazione delle diverse suddivisionidel territorio regionale basate sulle aggregazioni dei territori dipiù comuni.Il secondo aspetto si lega strettamente alla dimensione strategi-ca e co-pianificatrice del PTR.Si è avanzata un ipotesi di “territorializzazione” di alcuni indi-rizzi strategici, identificando la loro rilevanza in rapporto aidiversi STS. La matrice strategica così ottenuta diventa la basedi riferimento per tre ordini di azioni:- verso la Regione consente di leggere le necessarie integrazionidelle politiche settoriali nei confronti dei diversi territori;- verso le Province si configura come un indirizzo strategico daconsiderare nella redazione dei PTCP;- verso i Sistemi Territoriali di Sviluppo rappresenta una primabase di riferimenti strategici da condividere, precisare ed arric-chire per l’avvio di un processo di pianificazione dello sviluppolocale basato su tre fasi (redazione del documento strategico,messa a punto di elementi progettuali e coinvolgimento di atto-ri locali e non, gestione degli interventi e del marketing territo-riale anche attraverso agenzie di sviluppo locale). In alcuni puntidel territorio questi indirizzi sono in parte anticipati (talvoltacontraddetti) da processi in atto o in previsione, quali lacostruzione di grandi infrastrutture o azioni complesse dimitigazione dei rischi ambientali e antropici. La presenza di queste azioni - spesso programmate in auto-nomia e in una logica settoriale - mette in evidenza un rap-porto conflittuale tra i progetti ed una debole coerenza coni diversi assetti territoriali: in questi casi, il PTR definisce“ambiti di attenzione” dove si rende necessaria da parte delpianificatore un’azione di coordinamento tra i progetti e diarmonizzazione dei relativi effetti con le diverse dimensioniterritoriali già individuate e definite dagli altri QTR.Nel quadro del nuovo ruolo assunto recentemente dal terri-torio nelle dinamiche economicosociali, e segnatamente neiprocessi programmati per lo sviluppo economico, torna ademergere con forza il problema della dimensione interme-dia di Piano Territoriale Regionale

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pianificazione/programma-zione.È evidente la maggior libertàofferta alle regioni a frontedell’attuale ordinamento chenon solo prevede la copertu-ra completa dell’intero terri-torio con piani urbanistici epiani territoriali di coordina-mento, ma intesta anche –salvo i casi eccezionali dellearee metropolitane – gli uniai comuni e gli altri alle pro-vince.Tale maggior libertà cercaevidentemente la sua giustifi-cazione nella straordinaria varietà di situazioni e problematicheoggi riconoscibili nelle concrete vicende di promozione dellosviluppo locale segnate dalle specificità dei territori, sì da farritenere – in una prospettiva in cui si privilegino in assoluto leragioni dell’economia – che sia opportuno ritagliare ambiti, stru-menti e soggetti di pianificazione su misura delle specifiche stra-tegie di sviluppo e del partenariato che le anima.In Campania, il complesso degli orientamenti politici assumonouno scenario di riferimento che, considerando le ragioni dellosviluppo economico accanto e in relazione a quelle della tuteladell’ambiente, prevedono l'ordinaria corrispondenza fra stru-menti di pianificazione e livelli istituzionali e quindi la copertu-ra dell’intero territorio da piani urbanistici e piani territoriali. E tuttavia non si intende restare chiusi rispetto alle esigenze diiniziativa, specificità e flessibilità poste dalle energie impegnateoggi nelle strategie per lo sviluppo locale. In tale direzione, il PTR ha proposto alcune linee di riflessione,concretate in tre dei cinque “quadri territoriali di riferimento”per il PTR: una linea volta alla esplorazione degli AmbientiInsediativi, cioè degli ambiti delle scelte strategiche con tratti dilunga durata (e dei conseguenti interventi “strutturanti”, iviinclusi quelli connessi con le necessità di coordinamento inter-provinciale), in coerenza con il carattere dominante a tale scaladelle componenti ambientali e delle trame insediative; l’altralinea di riflessione tesa all’accompagnamento delle iniziativestrategiche dal basso con esplicito raccordo con i SistemiTerritoriali di Sviluppo; infine i Campi Territoriali Complessi.La definizione del quadro dei campi territoriali complessi haindividuato ambiti dove la criticità delle situazioni in essere opreviste, per l’evidenza di incroci “critici” tra i valori definitidagli altri QTR, sollecita la promozione da parte della Regionedi azioni particolarmente delicate e prioritarie improntate ad ungoverno integrato e intersettoriale delle trasformazioni, basatosulla cooperazione interistituzionale tra Enti e soggetti locali. Inquesti ambiti è necessario che la Regione operi un’azione diindirizzo attraverso azioni specifiche, che abbiano un respiroterritoriale ed una dimensione strategica.È possibile porre l’accento anche su iniziative di innovazioneistituzionale in direzione dell’aggregazione, almeno funzionale,di comuni per le articolazioni degli strumenti e delle politiche digoverno del territorio (quinto Quadro Territoriale diRiferimento per il PTR) anche in rapporto alle novità delle con-crete vicende dei partenariati locali e non più solo alle dibattutequestioni delle aree metropolitane. In questa logica, è possibile ipotizzare che in alcuni ambiti spe-cifici – ed in particolare nei campi territoriali complessi – le atti-vità di pianificazione siano interamente a carico dell'IstituzioneRegionale, sia pure in una pratica di concertazione interistitu-

zionale, che assume il compi-to di programmare le azionidi trasformazione territoria-le, e di coordinare le strate-gie di sviluppo economico edi regolare l'interazione con-certata tra i diversi soggettiistituzionali, pubblici e priva-ti. Il caso paradigmatico cheesplicita il senso e la funzio-ne dei CTC, è il “Rischio-Vesuvio” dove, attraversoun quadro di delibere diGiunta Regionale e la L.R.n. 21/2003, è stata varata una

manovra di pianificazione territoriale basata sul dialogo istitu-zionale, che agisce direttamente sulla trasformazione insediati-va. Infatti, la prospettiva della decompressione insediativa e dellariqualificazione strutturale della “zona rossa” non risultanoessere pratiche episodiche o frammentate, quanto azioni coe-renti ad una finalità perseguita attraverso una programmazionerigorosa, con una precisa corrispondenza istituzionale ed uninquadramento territoriale coerente con gli indirizzi del PTR.Potrebbe delinearsi una chiara impostazione del processo dipianificazione nell’ambito delle articolazioni del governo delterritorio, capace di coniugarsi con l'attenzione alle innovazioniper il sostegno delle dinamiche sociali ed economiche bottomup. Analogo discorso vale per la mitigazione del rischio dovutoai siti potenzialmente contaminati, la cui urgenza è aggravatadal fatto che, in alcune aree, questi pericolosi detrattori ambien-tali si incrociano con zone interessate da densi programmi diimplementazione di reti infrastrutturali (per esempio nella pro-vincia casertana tra la fascia litoranea e le aree più interne) o dadelicati valori della rete ecologica. Per gestire la presenza di questi rischi, nella definizione deiCTC, viene proposto un modello di valutazione dei relativieffetti territoriali come strumento indispensabile per modularnele relazioni con le diverse dimensioni del territorio regionale.Infine, in un auspicabile processo di polarizzazione e riequilibriodel territorio regionale, la previsione del nuovo aeroporto diGrazianise pone all’evidenza del pianificatore gli effetti di agglo-merazione che la attrattività territoriale di questa funzioneandrà a determinare, ed al contempo le potenzialità che ilnecessario incremento delle infrastrutture che interesseran-no questo nodo dispiegano rafforzando il criterio dell’inter-connessione con potenziali effetti di razionalizzazione e dipotenziamento delle connessioni infrastrutturali che potran-no verificarsi nell’alto Casertano, e più in generale in rela-zione all’accessibilità dell’area metropolitana di Napoli.Dunque la definizione dei CTC, come ambito di operativitàintermedia della pianificazione regionale, si basa sulla valu-tazione degli effetti territoriali delle trasformazioni, perdeterminare ambiti di attenzione in cui la trasformazione inatto possa essere valorizzata in coerenza con le forme di svi-luppo in progress e con le diverse attitudini o domande di tra-sformazione che emergono dai processi di sviluppo locale. La finalità di questi ambiti è quella di favorire la compa-tibilità tra le azioni previste o in fase di programmazionecon il territorio e di definire criteri ed obiettivi perché taliazioni siano, per quanto possibile, coerenti e radicate allanatura degli “ambienti insediativi” interessati, in mododa orientare ed indirizzare la progettualità locale.

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Come già evidenziato, la Direttiva2004/18/CE è orientata a una maggiore flessi-

bilità delle procedure per l'aggiudicazione degliappalti. Il capo V del titolo II, dedicato alle proce-dure di aggiudicazione, insieme a quelle tradiziona-li (le procedure aperte, ristrette e negoziate)(50), neprevede di nuove(51).L'articolo 29, in particolare, dispone che "nel caso

di appalti particolarmente complessi gli Stati mem-bri possono prevedere che l'amministrazione aggiu-dicatrice, qualora ritenga che il ricorso alla proce-dura aperta o ristretta non permetta l'aggiudicazio-ne dell'appalto, possa avvalersi del dialogo compe-titivo".L'istituto deriva da un procedimento già esistente inalcuni Stati membri, nel quale l’ amministrazioneaggiudicatrice chiedeva la collaborazione al privatoin studi progettuali particolarmente complessi(52).Per il ricorso a tale procedura, la normativa richie-de la presenza di due requisiti: la complessità del-l'appalto da aggiudicare e l'inidoneità delle norma-li procedure di gara.Per questo motivo, la direttiva prevede una proce-dura in cui le imprese interessate siano coinvoltenella stesura del capitolato tecnico di gara, in quan-to le amministrazioni non sono in grado di fissarecon precisione i termini dell'appalto(53), né diconoscere le soluzioni tecniche, giuridiche e finan-ziarie che il mercato é potenzialmente in grado dìoffrire in settori caratterizzati da una particolarecomplessità tecnologica. Il considerando n. 31, in

via esplicativa, afferma che "tale situazione può inparticolare verificarsi per l'esecuzione di importan-ti progetti di infrastruttura di, trasporti integrati, digrandi reti informatiche, di progetti che comporta-no un finanziamento complesso e strutturato, di cuinon è possibile stabilire in anticipo l’impostazionefinanziaria e giuridica".Nel caso in cui ricorrere a procedure aperte oristrette non consenta di aggiudicare questa partico-lare tipologia di appalti, occorre prevedere una pro-cedura flessibile che salvaguardi sia la concorrenzatra operatori economici sia la necessità delle ammi-nistrazioni aggiudicatrici di discutere con ciascuncandidato tutti gli aspetti dell'appalto.La procedura si apre con la pubblicazione di unbando di gara, con cui l'amministrazione rende notele sue necessità ed esigenze. Da qui si avvia con icandidati selezionati (conformemente alle disposi-zioni degli articoli 44-52) un dialogo finalizzatoall'individuazione e alla definizione dei mezzi piùidonei a soddisfare le necessità della stazione appal-tante.Nella fase del dialogo, l'amministrazione aggiudica-trice può discutere con i candidati selezionati tuttigli aspetti dell'appalto, ma non può rivelare agli altripartecipanti le soluzioni proposte, né altre informa-zioni riservate del candidato partecipante al dialo-go, senza l'accordo di quest'ultimo. Garantendocosì la parità di trattamento di tutti gli offerenti.L'amministrazione aggiudicatrice prosegue il dialo-go finché non è in grado di individuare la o le solu-zioni che possano soddisfare le sue necessità. Dopoaver dichiarato concluso il dialogo, le amministra-zioni invitano i candidati a presentare le loro offer-te finali (in base alla soluzione presentata nella fasedel dialogo). Le offerte ricevute sono valutate sullabase dei criteri di aggiudicazione fissati nel bando digara, e, come indicato dalla direttiva, “l’unico crite-rio per l’aggiudicazione dell’appalto pubblico èquello dell’offerta economicamente più vantaggio-sa”.Emerge, quindi, una distinzione tra una prima fasenegoziale ed una successiva, in cui le offerte defini-tive vengono valutate sulla base dei criteri fissati nelbando di gara. La flessibilità di tale procedura sicaratterizza nel trasferimento dall'amministrazioneal concorrente dell'onere dell'individuazione degliaspetti essenziali dell’appalto, nonché nella forma-zione in progress delle offerte.

NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 20081414

di Nicola Assini*

Il dialogo competitivo e la flessibilità delle procedure

APPALTI PUBBLICI: LA NUOVA DISCIPLINA COMUNITARIA, LO SCENARIO EUROPEO E LE

FINALITÀ DELLA DIRETTIVA 2004/18/CE. GLI APPALTI PUBBLICI RAPPRESENTANO IL

16% DEL PIL DELL'UNIONE EUROPEA PER UN VALORE PARI A 1.429 MILIARDI DI

EURO E COSTITUISCONO, PERTANTO, UNO DEI SETTORI STRATEGICI DEL MERCATO

UNICO.

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I limiti introdotti dalla normativa per l’utilizzo di questo isti-tuto trovano giustificazione nel fatto che risultano in parteattenuate le garanzie di imparzialità e trasparenza chesovrintendono le procedure ordinarie.

L'accordo quadroGià nel 1998(54), la Commissione Europea aveva affermatocome, in presenza di appalti in costante evoluzione, comequelli aventi ad oggetto prodotti e servizi nel settore delletecnologie e dell'informazione, risultasse difficilmente giusti-ficabile sotto il profilo economico la possibilità di vincolare icommittenti pubblici a prezzi standard e a condizioni fisse.Occorreva, dunque uno strumento in grado di consentire, daun lato, il perseguimento di tali finalità e, dall'altro, la gestio-ne delle commesse sul lungo periodo da parte dei commit-tenti pubblici.Gli accordi quadro rispondono a tale esigenza.L’istituto dell’accordo quadro non è nuovo all'interno delladisciplina comunitaria degli appalti pubblici. L'articolo 1,par. 5, della Direttiva 93/38/CE(55), relativa alle proceduredi aggiudicazione degli appalti nei settori cosiddetti speciali,definiva, infatti, l'accordo quadro come l’accordo tra unodegli enti aggiudicatori ed uno o più fornitori, imprenditorio prestatori di servizi, che è inteso a fissare le condizioni,soprattutto per quanto riguarda i prezzi ed eventualmente iquantitativi previsti, degli appalti da aggiudicare nel corso diun determinato periodo. Il successivo articolo 5 ne indicavala relativa disciplina specificando che gli enti aggiudicatori,qualora avessero stipulato un accordo quadro conforme-mente alle disposizioni della direttiva, potevano ricorrerealla procedura negoziata all’atto di aggiudicare gli appaltibasati su tale accordo.Secondo alcuni, l’accordo quadro è un istituto che trae origi-ne dalla prassi commerciale internazionale(56)(contractcadre o framework agreernent)(57). Secondo altri, l'accordoquadro è una nuova tipologia di contratto sul modello difigure contrattuali preesistenti e proprie degli ordinamentiinterni di alcuni Paesi membri(58).L'estensione di questo istituto ai settori cosiddetti classicirisponde alle esigenze di semplificazione e flessibilità delleprocedure in relazione all'evoluzione del mercato.L'introduzione dell'accordo quadro deriva dalla necessità diaccorpare acquisti ripetitivi e omogenei (per esempio can-celleria per uffici, biglietti da viaggio, prestazioni professio-nali tipizzabili e caratterizzate da una certa periodicità, ecc.),consentendo così alle amministrazioni aggiudicatrici diacquisire tali beni, attraverso un unico appello alla concor-renza, evitando così lunghe e dispendiose ripetizioni di gare.Tale accorpamento, oltre a determinare condizioni di acqui-

sto più favorevoli per l'amministrazio-ne in ragione delle economie di scalache si produrrebbero, dovrebbeperaltro consentire di ricondurre aregole di concorrenza una serie diacquisti ripetitivi e di piccola entità,che oggi sfuggono all'ambito di appli-cazione della direttiva.Lo scopo di tale istituto è duplice. Daun lato è quello di consentire ai com-mittenti pubblici di gestire le propriecommesse sul lungo periodo, avvan-taggiandosi della possibile evoluzionedei prodotti e dei prezzi, soprattuttoper gli appalti relativi a beni e servizi

oggetto di un rinnovamento continuoe di permettere alle imprese partecipanti all'accordo dimeglio programmare la loro attività. Dall'altro lato, ha lafinalità di semplificare e di rendere più flessibile lo svolgi-mento delle procedure di aggiudicazione, consentendo alleamministrazioni committenti, qualora abbiano conclusol'accordo quadro in conformità alle procedure previste dalladirettiva, di concludere i contratti applicativi semplicementemettendo in competizione gli operatori economici parti del-l'accordo(59). La direttiva, nell'undicesimo considerando,evidenzia la necessità di prevedere una definizione comuni-taria degli accordi quadro, nonché delle norme specificheper la loro attuazione.L'accordo quadro è definito dall'articolo 1, par. 5, della diret-tiva 2004/18/CE, come “accordo concluso tra una o piùamministrazioni aggiudicatrici e uno o più operatori econo-mici e il cui scopo è quello di stabilire le clausole relative agliappalti da aggiudicare durante un dato periodo, in partico-lare per quanto riguarda i prezzi e, se del caso, le quantitàpreviste”. La disciplina dell'istituto é contenuta nell'articolo32 della direttiva. L'articolo dispone che spetta agli statimembri prevedere la possibilità per le amministrazioniaggiudicatrici di concludere accordi quadro.Per evitare che l'istituto possa limitare le dinamiche di mer-cato, la normativa indica una limitazione temporale delladurata dell'accordo quadro, il quale non può eccedere iquattro anni, salvo in casi eccezionali debitamente motivati,in particolare dall'oggetto dell'accordo. Inoltre "le ammini-strazioni aggiudicatrici non possono ricorrere agli accordiquadro in modo abusivo o in modo da ostacolare, limitare odistorcere la concorrenza".Ai fini della conclusione di un accordo quadro, le ammini-strazioni aggiudicatrici seguono le regole di procedura pre-viste dalla direttiva in tutte le fasi fino all'aggiudicazionedegli appalti basati su tale accordo. La scelta dei contraentideve avvenire secondo i criteri di aggiudicazione dettati dal-l'articolo 53 della direttiva, ovvero il prezzo più basso o l'of-ferta economicamente più vantaggiosa.Dal punto di vista procedimentale, la normativa distingue laprocedura finalizzata ad individuare le parti di un accordoquadro da quella finalizzata all'aggiudicazione dei singoliappalti basati su un accordo quadro già formalizzato.Per quanto riguarda il metodo di calcolo del valore stimatodi un accordo quadro(60), analogamente a quanto previstoper i sistemi dinamici di acquisizione, si prende in considera-zione il valore massimo stimato, al netto dell'Iva, del com-plesso degli appalti previsti durante l'intera duratadell'accordo quadro(61).

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L'articolo 32 distingue tra accordi conclusi con un solo opera-tore economico e accordi conclusi con più operatori economi-ci.In sede di aggiudicazione degli appalti pubblici basati su unaccordo quadro, le parti non possono in nessun caso apportaremodifiche sostanziali alle condizioni fissate in tale accordo, inparticolare nel caso di accordo concluso con un solo operatoreeconomico.In dettaglio, nel caso di un unico operatore, gli appalti sonoaggiudicati nel rispetto dei limiti e delle condizioni fissate nel-l'accordo stesso. In questa ipotesi, è consentito alle ammini-strazioni aggiudicatrici di procedere a consultare in forma scrit-ta l'operatore parte dell'accordo quadro, per richiedere dicompletare, se necessario, la sua offerta. La norma trova giu-stificazione nel fatto che il completamento dell'offerta non è diper sé in grado di alterare la concorrenza(62).Nella seconda ipotesi, la norma richiede un numero minimo dioperatori economici con cui concludere l'accordo, numero chedeve essere almeno pari a tre. Tale soglia è idonea nel caso in

cui esista, in concreto, un numero sufficiente di operatori eco-nomici in grado di soddisfare i criteri di selezione e/o di pre-sentare offerte accettabili sulla base dei criteri di aggiudicazio-ne prefissati.Per l'aggiudicazione degli appalti, compresi in un accordo qua-dro concluso con più operatori economici, la direttiva presentadue ipotesi operative. L'aggiudicazione dei contratti può, dun-que, avvenire senza avviare un nuovo confronto competitivo e,quindi, con applicazione delle condizioni stabilite nell'accordoquadro, oppure, attraverso un nuovo confronto competitivotra le parti. Tale ultima procedura è applicabile, nel caso in cuil'accordo quadro non provveda a fissare tutte le condizioni,dando modo alle parti stesse di rilanciare l'offerta sugli ele-menti, già oggetto della procedura competitiva, ovvero su altrielementi, a condizione che questi ultimi siano comunque indi-cati nel capitolato d'oneri dell'accordo quadro. Il rilancio delconfronto competitivo deve rispettare alcune regole che garan-tiscano la flessibilità richiesta e l'osservanza dei principi gene-rali, ivi compreso il principio della parità di trattamento(63).Nel caso in cui le specifiche tecniche lo consentano, il rilanciocompetitivo può avvenire con il sistema dell'asta elettroni-ca(64).Nel caso di rilancio competitivo, la direttiva prevede una pro-cedura articolata nel seguente modo. In una prima fase, perogni appalto da aggiudicare, le amministrazioni aggiudicatriciconsultano per iscritto gli operatori economici che sono ingrado di realizzare l'oggetto dell'appalto. Successivamente, le

amministrazioni indicano un termine per la presentazionedelle offerte, necessariamente congruo in relazione ad elemen-ti quali la complessità dell'appalto e il tempo di preparazionedelle offerte. Le offerte sono presentate in forma scritta e illoro contenuto deve restare riservato fino alla scadenza del ter-mine previsto per la loro presentazione. Infine, la norma pre-vede che l'aggiudicazione avvenga nei confronti dell'offertamigliore sulla base dei criteri di aggiudicazione fissati nel capi-tolato d'oneri dell'accordo quadro(65).Da notare che, relativamente all'istituto dell'accordo quadro,la Direttiva 2004/17/CE che coordina le procedure di appaltodegli enti erogatori di acqua, energia, degli enti che fornisconoservizi di trasporto e servizi postali presenta, invece, analogiecon la disciplina già contenuta nella Direttiva 93/38/CE, dalmomento che l'articolo 5 di questa ultima ha una formulazio-ne analoga all'articolo 14 del nuovo testo della direttiva.L'istituto dell'accordo quadro, introdotto dall'art. 32 dellaDirettiva 2004/18, è stato recepito dall'articolo 59 del CodiceDe Lise, il quale ha introdotto due novità.

Innanzitutto, la Camera ed il Senato, nel parere espressosul Testo unico degli appalti, hanno ritenuto necessarioprecisare che gli accordi quadro non debbano essereammessi in relazione ai servizi non connotati da seria-lità o da caratteristiche esecutive standardizzate.Pertanto, il comma l dell'articolo 59 prevede che "peri lavori, gli accordi quadro sono ammessi in relazioneai lavori di manutenzione e negli altri casi, da preve-dersi nel regolamento, in cui i lavori sono connotati daserialità e caratteristiche esecutive standardizzate".Inoltre, l'istituto non è ammesso "per la progettazionee per altri servizi di natura intellettuale, salvo che sianoconnotati da serialità e caratteristiche esecutive stan-dardizzate, da individuarsi nel regolamento".L'accordo quadro viene così circoscritto, per quanto

riguarda i lavori, a quelli standardizzati e ripetitivi, qualila manutenzione e altre ipotesi da prevedersi nel regolamento.La seconda particolarità, nel recepimento della norma comu-nitaria, è costituita dall'obbligo di indicare i criteri di affida-mento dei singoli appalti nel caso di un accordo quadro con piùfornitori, mediante applicazione delle condizioni stabilite nel-l'accordo stesso, senza un nuovo confronto competitivo tra gliaggiudicatari (comma 6), se l'accordo stesso fissa tutte le con-dizioni (comma 8). A tale proposito, il comma 7 prevede chel'aggiudicazione dell'accordo quadro contenga l'ordine di prio-rità, privilegiando il criterio della rotazione, per la scelta dell'o-peratore economico cui affidare il singolo appalto.Il comma 7 ha cercato di colmare la lacuna normativa, lasciatadal comma 4 dell'articolo 32 della direttiva, che non prevedealcuna indicazione su come si debba procedere alla scelta del-l'operatore economico a cui affidare la singola fornitura. Afronte di tale problema, è opportuno che il bando ed il capito-lato d'oneri offrano indicazioni assai esaustive, anche per pre-venire forme di contenzioso. L'aggiudicazione dell'accordoquadro si fonda sui consueti criteri, quali quello del prezzo piùbasso e dell'offerta economicamente più vantaggiosa(66), epertanto, si baserà su una graduatoria di merito relativa alleofferte tecniche ed economiche. Nell'ambito di tale graduatoria, il ricorso ai concorrenti classi-ficatisi in posizione deteriore al primo deve innanzitutto trova-re adeguato fondamento(67). E' evidente che nessun motivo potrebbe legittimare l'affidamen-to della fornitura o del servizio a condizioni particolarmente

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deteriori (soprattutto sui piano del prezzo) rispetto a quellemigliori selezionate in esito alla procedura di aggiudicazione.Tuttavia, può anche darsi che le stesse non siano ancora prati-cabili: può accadere, ad esempio, che il primo fornitore, al supe-ramento di un dato quantitativo, abbia costi aggiuntivi, per cuiincrementerebbe il prezzo, in tal caso può essere giustificatorivolgersi al secondo. Appare difficilmente giustificabile che siproceda allo scorrimento della graduatoria, tra due offerte conmedesima valutazione qualitativa e che si sono differenziate, insede di aggiudicazione, esclusivamente sul prezzo.Alla luce di questa analisi, l'indicazione del criterio di rotazionenel Codice De Lise appare ambigua. Questa espressione nonchiarisce né le modalità ed i criteri in base ai quali si deve ruo-tare tra i vari fornitori, né quale deve essere il primo fornitore acui la pubblica amministrazione debba rivolgersi. Inoltre, risul-ta ambiguo anche il ruolo che verrebbe ad avere la graduatoriadi merito, relativa alle offerte tecniche ed economiche, previstadall'articolo 81 del codice dei contratti pubblici. Su tale argo-mento, si attendono maggiori indicazioni e chiarimenti dalregolamento di attuazione.A fronte di tale lacuna normativa, la Commissione Europea haritenuto necessario fornire alcune indicazioni chiarificatricinella "Explanatory Note - Framework Agreements - ClassicDirective".Innanzitutto, il criterio della scelta tra i vari operatori economi-ci deve seguire i principi di base per l'aggiudicazione degliappalti enunciati nell'articolo 2 della direttiva: "le amministra-zioni aggiudicatrici trattano gli operatori economici su un pianodi parità, in modo non discriminatorio e agiscono con traspa-renza". A tal proposito, la Commissione ha fornito l'esempio diun criterio che soddisfacesse tali principi: il metodo "a cascata".In primo luogo, bisogna contattare l'operatore economico la cuiofferta, nella graduatoria per l'aggiudicazione dell'accordo qua-dro, è considerata la migliore. Nel caso in cui il primo fornitorenon sia capace o non sia interessato a fornire i beni, i servizi o ilavori in questione, ci si può rivolgere al secondo in graduatoriae così di seguito. Il documento della Commissione precisa, inoltre, che possonoessere scelti anche altri criteri, purché siano obiettivi, trasparen-ti e non discriminatori.

Le centrali di committenzaL'elemento innovativo della nuova direttiva appalti è rappre-sentato dalla regolamentazione delle centrali di committenza,un fenomeno ormai diffuso in molti Stati dell'Unione euro-pea(68), che richiedeva pertanto una definizione comunitaria.L'introduzione di una disciplina comunitaria delle centrali dicommittenza deriva dal presupposto, condiviso in sede diapprovazione della direttiva, che, a differenza dei modellidecentrati di gestione degli appalti pubblici, la centralizzazionecomporti una significativa riduzione dei costi di gestione, attra-verso la concentrazione della domanda e una maggiore possibi-lità di controllo e coordinamento delle politiche d'acquisto(69).Le tecniche di centralizzazione delle committenze consentonoun aumento della concorrenza e dell'efficacia della commessapubblica(70).In base all'articolo 1, par. 10, la direttiva definisce la "centrale dicommittenza come un'amministrazione aggiudicatrice che:— acquista forniture e/o servizi destinati ad amministrazioniaggiudicatrici, o— aggiudica appalti pubblici o conclude accordi quadro di lavo-ri, forniture o servizi destinati ad amministrazioni aggiudicatri-ci. L'ambito di applicazione della disciplina delle centrali d'ac-

quisto, rispetto alle passate esperienze, soprattutto quella italia-na, viene estesa anche ai lavori pubblici(71).Sul piano procedurale, l'articolo 11 precisa che le amministra-zioni aggiudicatrici che ricorrono alle centrali di committenzaper gli acquisti sono considerate in linea con la direttiva, a con-dizione che la centrale l'abbia rispettata(72). Nel tentativo dievitare possibili distorsioni della concorrenza, la compatibilitàdella disciplina in materia di centralizzazione degli acquisti conla normativa comunitaria va verificata "a monte", e non succes-sivamente quando alla centrale di committenza ricorre l'ammi-nistrazione aggiudicatrice(73).

II caso italiano: la Consip S.p.A.A partire dagli anni '90, il processo di rinnovamento e di moder-nizzazione, che ha caratterizzato le riforme amministrative inItalia, ha coinvolto anche il settore degli appalti e, in particolare,le procedure di acquisto di beni e servizi nella pubblica ammini-strazione. Si ricercavano soluzioni razionali che coniugasserol'efficienza dell'agire amministrativo con l'obiettivo di riduzionedei costi del settore pubblico. La tendenza in atto è quella del-l'esternalizzazione(74), ossia dell'affidamento all'esterno di ser-vizi ed attività in precedenza svolti dall'amministrazione(75).Alla base di tale teoria(76) (New Public Management), svilup-patasi inizialmente in ambito anglosassone e diffusasi in moltipaesi europei, vi è la convinzione che la modernizzazione nelsettore pubblico può attuarsi utilizzando modelli e procedureorganizzative sperimentate con successo nell'impresa privata,nel tentativo di improntare l'azione amministrativa a criteri diefficacia, efficienza ed economicità.Con riferimento al fenomeno dell'esternalizzazione, ilLegislatore è intervenuto delineando una disciplina centralizza-ta degli acquisti di beni e servizi, necessari per soddisfare le esi-genze operative ed organizzative della pubblica amministrazio-ne; disciplina che è stata più volte modificata(77). L'esternalizzazione è avvenuta, prevalentemente, tramite laprevisione di un'unica centrale di committenza, la ConsipS.p.A.(Concessionaria Servizi Informatici Pubblici), società dicapitali interamente posseduta dal Ministero dell'Economia edelle Finanze, che già si occupava dell'informatizzazione delMinistero(78).Per effetto della Legge finanziaria del 2000 (23 dicembre 1999,n. 488) e del successivo D.M. del 24 febbraio 2000, la Consipdiventa titolare dei compiti in materia di acquisti di beni e ser-vizi.

1717NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

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In particolare, l'articolo 26 della Legge finanziaria 2000 ha attri-buito al Ministero del Tesoro la competenza a stipulare conven-zioni, in base alle quali le imprese fornitrici prescelte si impe-gnano ad accettare, alle condizioni ed ai prezzi ivi stabiliti, ordi-nativi di forniture deliberate dalle amministrazioni statali, sinoad un quantitativo complessivamente predeterminato(79).L'obiettivo delle convenzioni è quello di fornire alle pubblicheamministrazioni sia gli strumenti per l'approvvigionamento, chela riduzione dei costi e un miglioramento generale del livelloqualitativo dei beni e servizi. Inoltre, la centrale di committenzasi pone come interlocutore unico per il coordinamento e la pia-nificazione degli interventi di supporto, consentendo in talmodo alle amministrazioni di potersi concentrare maggiormen-te sulle attività a cui sono funzionalmente preposte(80).Attualmente, è previsto l'obbligo per le amministrazioni statali ela facoltà per tutte le altre (tra cui gli Enti locali) di ricorrere alleconvenzioni Consip, oppure di adottarne i parametri in terminidi qualità e di prezzo, con l'obbligo di motivare le scelte difformie di trasmettere le relative deliberazioni all'organo preposto al

controllo di gestione. In particolare, l'articolo l, comma 22, dellaLegge finanziaria 2006 prevede per le amministrazioni statalil'obbligo di aderire alle convenzioni, stipulate ai sensi dell'arti-colo 26 della Legge n. 488/1999, ovvero di utilizzare i relativiparametri, prezzo-qualità ridotti del 20% per l'acquisto di beni eservizi comparabili. Tuttora si registra, però, la diffidenza dimolti Enti locali ad avvalersi delle procedure centralizzate diacquisto, congiuntamente agli strumenti elettronici. Tale diffi-denza è dovuta essenzialmente, da un lato, al timore delle ammi-nistrazioni di perdere parte della propria autonomia delegandol'intera funzione acquisti; dall'altro lato, alla "spersonalizzazio-ne" delle procedure dovuta agli strumenti telematici che nonconsentirebbero un'adeguata valutazione della qualità dei pro-dotti(81). Inoltre, il ridotto utilizzo delle innovative procedure diacquisto sarebbe dovuto anche alla tradizionale cultura burocra-tica dell'amministrazione italiana, la quale tende ad aprirsi alcambiamento con tempi molto lunghi(82).

*Docente di Diritto UrbanisticoUniversità di Firenze

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Note(50)Le "procedure aperte" sono le procedure in cuiogni operatore economico interessato può presentareun'offerta. Le "procedure ristrette" sono le procedurealle quali ogni operatore economico può chiedere dipartecipare e in cui soltanto gli operatori economiciinvitati dalle amministrazioni aggiudicatrici possonopresentare un'offerta. Le "procedure negoziate" sonole procedure in cui le amministrazioni aggiudicatriciconsultano gli operatori economici da loro scelti e nego-ziano con uno o più di essi le condizioni dell'appalto (exart. 1 par.11, lett. a), b) e d)).(51) A questa mancanza di flessibilità le amministrazio-ni hanno a lungo ovviato aggiudicando un appalto diservizi e successivamente un appalto di forniture, o indi-cendo un concorso di concezione cui far seguire l’aggiu-dicazione di un appalto di servizi, di forniture o di lavo-ri, ovvero instaurando un "dialogo tecnico" cui seguivauna normale procedura d'aggiudicazione. A questo ulti-mo meccanismo fa espresso riferimento il considerandon. 8 della Direttiva 2004/18/CE. (52)Si veda in proposito R. Garofoli, Il nuovo testounico europeo degli appalti pubblici (direttiva2004/18/CE del 31 marzo 2004). Le principali novità e lepersistenti lacune regolamentari, in Servizi pubblici eappalti, 2004, pp. 665-666.(53)Un'ipotesi anloga era già contenuta nell'articolo 7della Direttiva 93/37/CEE che prevedeva il ricorso allaprocedura negoziata nel caso di "lavori la cui natura o icui imprevisti non consentano una fissazione prelimina-re e globale dei prezzi".(54)Cfr. Commissione Europea Gli appalti pubblicinell'Unione Europea - Comunicazione 11 marzo 1998-COM (98) 143, 8.(55) Tale disposizione é ripresa nell'articolo 16 del d. lgs.17 marzo 1995, n. 158 in base al quale "l'accordo quadroe il contratto tra uno dei soggetti aggiudicatori di cui alpresente decreto ed uno o più imprenditori, fornitori oprestatori di servizi, mediante il quale le parti, nel casodi pluralità di prestazioni protratte per un tempo deter-minato o in relazione a uno specifico programma di ese-cuzione di lavori, di forniture o di prestazioni di servizi,fissano le condizioni generali di realizzazione del pro-gramma e le modalità di determinazione di successivirapporti negoziali, soprattutto in riferimento ai prezzied eventualmente alle quantità".(56)Cosi G. Morbidelli, L'appalto comunitario nel set-tore dell'energia, in Rivista Trimestrale Diritto Pubblicocomunitario, 1993, p. 784(57)Nella terminologia anglosassone "A frameworkagreement is an agreement under which a purchasersets terms for future contracts with a provider under theagreement itself a commitment will arise only if specificorders are later placed under the terms of the fra-mework", S. Arrowsmith, Future Prospects for theEuropean Community's Regime on Public

Procurement, in L. Gormley, Gordian Knots EuropeanPublic Procurement Low, Publications by the Academyof European Law in Trier, vol. 24, Koln, 1997, 91.(58)Così A. Nobile, Gli appalti pubblici nei settori spe-ciali, Roma, 2001, p. 206.(59)Sul tema cfr. Dallari, in Rivista Diritto PubblicoComunitario, 2003, p. 1342.(60) Si veda in merito l'articolo 9, par. 9, della Direttiva2004/18/CE.(61)Ai fini della pubblicazione dell'avviso di preinfor-mazione, l'articolo 35, par. 1, della Direttiva 2004/18/CEdistingue le soglie per gli accordi quadro in materia diservizi e forniture (importo pari o superiore a 750.000euro nei dodici mesi successivi) e in materia di lavori(importo pari o superiore alla soglia indicata dall'artico-lo 7 della direttiva stessa).(62) Cfr. articolo 32, par. 3, della direttiva 2004/18/CE.(63)Cfr. considerando n. 11 della direttiva 2004/18/CE.(64)Cfr. articolo 54, par. 2, della direttiva 2004/18/CE.(65)Cfr. articolo 32, par. 4, della Direttiva 2004/18/CE.(66)Si veda a proposito il comma 2 dell'art. 59, che rin-via all'art. 81, il quale afferma che "nei contratti pubbli-ci, fatte salve le disposizioni legislative, regolamentari oamministrative relative alla remunerazione di servizispecifici, la migliore offerta è selezionata con il criteriodel prezzo più basso o con il criterio dell'offerta econo-micamente più vantaggiosa. Le stazioni appaltanti scel-gono, tra i criteri di cui al comma 1, quello più adegua-to in relazione alle caratteristiche dell'oggetto del con-tratto, e indicano nel bando di gara quale dei due crite-ri di cui al comma 1 sarà applicato per selezionare lamigliore offerta".(67)Ad esempio, può trattarsi di una valutazione circal'opportunità, nel caso specifico, di suddividere la com-messa su più imprese, per ragioni di efficienza della stes-sa o anche per altre considerazioni di tipo "esogeno" alcontratto e pure ugualmente apprezzabili su un piano diinteresse generale o sociale. In secondo luogo, lo scorri-mento della graduatoria deve comunque garantire chela seconda, terza offerta ecc.. risultino accettabili in baseai criteri di aggiudicazione. Si veda a proposito M.Greco sul sito www.appaltiecontratti.it inProblematiche applicative collegate alla stipulazione diaccordi quadro con più operatori economici: i confinicon il divieto di rinegoziazione.(68)Alcuni esempi di centrali di coniatine:mi sorte inEuropa nell'ultimo decennio sono: OGC nel RegnoUnito, Hansel in Finlandia, Consip in Italia, SKI inDanimarca, Staskontoret in Svezia e BBG in Austria. (69) Si veda a riguardo L. Fiorentino, Le centrali dicommittenza, in Giornale di Diritto Amministrativo,2004, pp. 65-70.(70)Cfr. il considerando n. 15.(71) Cosi come si evince dall'articolo 11, parr. 1-2.(72)Questa norma è stata introdotta in risposta al con-siderando n. 15: "Occorre altresì fissare le condizioni inbase alle quali, nel rispetto dei principi di non discrimi-

nazione e di parità di trattamento, le amministrazioniaggiudicatrici che acquistano lavori, forniture e/o servi-zi facendo ricorso ad una centrale di committenza pos-sono essere considerate come aventi rispettato le dispo-sizioni della presente direttiva".(73)Si veda C. Vitale, La nuova disciplina comunitariadegli appalti pubblici, in Rivista Trimestrale degliAppalti, 2004, fase. 4, pp. 1144-1145.(74)Si veda a proposito E. Del Mastro, ConvenzioniConsip ed aste elettroniche: ipotesi di esternalizzazionia confronto, in Rivista trimestrale degli appalti, fase, 3,anno 2004, pp. 1041-1047.(75)Recentemente il Dipartimento della funzione pub-blica ha predisposto una "Guida all'esternalizzazione diservizi ed attività strumentali nella pubblica ammini-strazione", disponibile nel relativo sito: www. funzionepubblica.it.(76) Si veda S. Cassese, Modernizzarel'Amministrazione pubblica. Il libro bianco del RegnoUnito, Bologna, 2000, p. 7.(77) Articolo 26, l. n. 488 del 1999 (legge finanziaria2000); articoli 58-62, l. n. 388 del 2000 (legge finanziaria2001); articolo 32, l. n. 488 del 2001 (legge finanziaria2002); articolo 24, l. n. 289 del 2002 (legge finanziaria2003); articolo 3, commi 166 ss., l. n. 350 del 2003 (leggefinanziaria 2004); articolo 1, commi 22-158-159-160, l. n.266 del 2005 (legge finanziaria 2006).(78)La Consip, istituita per occuparsi dell'esercizio diattività informatiche per conto delle amministrazionistatali, è divenuta attraverso il d.lgs. n. 414 del 1997 affi-dataria dei servizi informatici necessari allo svolgimen-to di attività istituzionali in materia finanziaria e conta-bile. Poi, in base al d.m. 24/02/2000, è divenuta il gesto-re delle procedure ex articolo 26 della legge finanziaria2000, assumendo espressamente la funzione di ammini-strazione aggiudicatrice ai sensi della normativa vigen-te.(79)Si veda L. Fiorentino, La riforma delle procedured'acquisto della pubblica amministrazione, in Giornaledi Diritto Amministrativo, 2001, n. 1, pp. 82 ss.(80)Si veda in proposito la relazione in merito alla ridu-zione di spesa dell'anno 2002 conseguite in relazionealle convenzioni Consip per l'acquisto di beni e servizidel 30 ottobre 2003, in Guida agli enti locali - Il Sole 24ore, 27/12/2003, n. 50, p. 40.(81)Risultati di una ricerca svolta dall’OSPAdell'Università L. Bocconi su un campione di comuni,riportata in Il Sole 24 ore, 02/06/2003, articolo di M. DiFonzo. Lo studio rileva da un lato l'effettiva convenien-za nell'utilizzo degli strumenti di e-procurement in ter-mini di riduzione di tempi e di costi delle procedure; tut-tavia, si riscontra un notevole divario fra il Nord ed ilSud d'Italia nell'utilizzo di tale forma d'acquisto.(82)Risultati di un'indagine compiuta dal Formez nel-l'ambito del "Laboratorio sui nuovi modelli di gestionedegli acquisti delle pubbliche amministrazioni", riporta-ti sul sito www.forumpa.it

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NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008 1919

La tutela della privacy ha progressivamente conosciuto un’e-spansione ed un rilievo prima d’ora nemmeno immaginabili.Sono lontani i tempi in cui per la prima volta il nostro legisla-tore decideva di regolamentare con la legge 675 del 1996 latutela della riservatezza, sino ad allora affidata alla sola elabo-razione giurisprudenziale. A partire da questa disciplina si èrealizzata una crescita esponenziale dell’attenzione rivolta allamateria, crescita cui ha fatto da contrappunto una serie diimportanti novità politico-istituzionali e normative: è stato isti-tuito il Garante per la tutela e la protezione dei dati persona-li, è stato emanato il D.Lgs 196/2003 cd Codice della Privacy. La tutela della privacy ha così acquisito un rilievo assorbenteed assolutamente pervasivo in tutti i settori della vita sociale.La globalizzazione e le crescenti possibilità di comunicazionemultimediale hanno poi reso ancor più imprescindibile lanecessità di tutelare la propria privacy da una serie di attacchi:dalla pubblicità inserita nelle cassette della posta, alle telefo-nate ed agli sms promozionali, alla posta elettronica indeside-rata (cd spamming). Tuttavia, si è tradizionalmente prestata poca attenzione ad unaspetto della privacy non meno importante, anzi, di quelloattinente alla tutela della riservatezza: ovverossia il diritto allamigliore costruzione possibile della propria vita privata, dellapropria sfera relazionale. Il Giudice delle leggi con sentenza n 13/1994 riconoscevaespressamente la privacy ed il correlato diritto all’identità per-sonale fra i “diritti inviolabili” di cui all’art 2 della CartaFondamentale.E proprio il riferimento alla suddetta disposizione ci permette

di approfondire, precisandola, l’e-satta perimetrazione del dirittoalla privacy, espansivamente inte-so come rivolto alla adeguatacostruzione della propria vita pri-vata: tanto attraverso “il ricono-scimento da parte dellaRepubblica dei diritti inviolabilidell’uomo, sia come singolo sianelle formazioni sociali ove sisvolge la sua personalità” (art 2Cost) e la rimozione di tutti gli“ostacoli… che impediscono ilpieno sviluppo della personaumana” (art 3 Cost).Già nella prima Relazione del

Garante per la protezione dei dati

personali questo aspettoveniva rimarcato attra-verso la solenne afferma-zione del principio“Privacy è il diritto dicostruire la propria sferaprivata”.La stessa Costituzioneeuropea per la salvaguar-dia dei diritti dell’uomo edelle libertà fondamenta-li afferma solennemente“Ogni persona ha dirittoal rispetto della vita pri-vata (art 8).Tale aspetto è stato spes-so sottovalutato in termi-ni di attenzione preferen-do focalizzarsi su di unalettura solo recessiva enegativa della privacy; un orientamento volto a considerare laprivacy soltanto come qualcosa da difendere e non invece, piùcorrettamente, come un valore da promuovere in tutte le sueforme. Difesa della propria sfera relazionale e promozionedella stessa sono insomma due facce della stessa medaglia, dipari importanza. Una lettura, questa, “espansiva” della privacy, ma non perquesto meno corretta di quella più tradizionale e restrittiva. Per converso può affermarsi che proprio la lettura più classicadella privacy si riveli per molti aspetti recessiva.Come indicato emblematicamente nella Carta delLaboratorio Privacy Sviluppo operante all’interno dell’omo-nimo Garante, “proteggere la privacy è favorirne lo sviluppo,non soltanto trattare delle sue violazioni” (analogamentecome proteggere l’infanzia è aiutarla a crescere felice, non sol-tanto trattare delle sue violazioni).Come affermato nella medesima Carta una privacy intesa nonsolo come “libertà da” ma anche come “libertà per”. Uno sguardo dunque non rivolto solo alla “privacy violata”, equindi alle patologie, le interferenze ed i possibili rimedi, maaltresì e soprattutto al pieno ed armonico sviluppo della stes-sa e in definitiva al pieno sviluppo della persona umana costi-tuzionalmente sancito.

Giuseppe De LucaCultore di Diritto Pubblico

all‘Università L. Bocconi di Milano

informatorinformatore e l’l’delle Autonomie localiollettino di informazioneollettino di informazioneLaboratorio Privacy SviluppoBB

presso il Garante per la protezione dei dati personali

L’altra “Faccia” della Privacy

L’avv. Giuseppe Fortunato,Coordinatore del “Laboratorio Privacy

Sviluppo” e componente delGarante per la Protezione

dei Dati Personali

Piazza Monte Citorio, 121 - 00186 Roma -06/69677424/3/7- fax 06/69677425 - e mail: [email protected] - www. laboratorioprivacysviluppo.it

Il dott. De Luca

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2020 NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

informatorinformatore e l’l’delle Autonomie localiollettino di informazioneollettino di informazioneLaboratorio Privacy SviluppoBB

presso il Garante per la protezione dei dati personali

Dopo la sottoscrizione delle Convenzioni del Laboratorio Privacy Sviluppocon la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione Locale (Sspal),l’Ordine nazionale dei Giornalisti, l’Agenzia nazionale dei SegretariComunali e Provinciale, adesso è la volta dell’Ordine nazionale degliPsicologi. Il discorso avviato qualche anno fa dall’Avv. Giuseppe Fortunato,coordinatore del Laboratorio, ha trovato grande disponibilità anche nelmondo delle professioni. Qui di seguito pubblichiamo la convenzione sotto-scritta dall’avv. Giuseppe Fortunato e dal dott. Giuseppe Luigi Palma.L’anno 2008 (duemilaotto), il giorno 02 del mese di dicembre nella sededel Garante per la protezione dei dati personali, in Piazza Montecitorio121, viene redatta la seguente convenzione TRA• Il Laboratorio Privacy Sviluppo presso il Garante per la protezionedei dati personali con sede in Roma, Piazza Montecitorio 121, rappre-sentato dall’Avv. Giuseppe Fortunato, in qualità di Coordinatore, ividomiciliato per la carica,• il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, con sede in Roma– Piazzale di Porta Pia, 121 - 00198 rappresentato dal dott. GiuseppeLuigi Palma, in qualità di Presidente, ivi domiciliato per la carica,PREMESSO CHE- Il Laboratorio ha il compito di sviluppare il tema centrale della liberacostruzione della sfera privata ed il pieno esercizio della “sovranità sudi sé”, favorendo il completo sviluppo delle aspirazioni dei cittadini inambito personale, sociale e istituzionale;- il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi coordina e pro-muove le attività degli Psicologi intese al miglioramento ed al perfezio-namento professionale in funzione anche dell’osservanza della deonto-logia e delle norme dettate a tutela della personalità;SI CONVIENE E SI STIPULA QUANTO SEGUE:Art. 1 - FinalitàLe premesse fanno parte integrante della presente Convenzione.Art. 2 - OggettoLa presente Convenzione ha ad oggetto la collaborazione tra ilLaboratorio e il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi perrafforzare la conoscenza dell’aspetto positivo del tema della privacycosì come studiata dal Laboratorio che promuove il messaggio “LASVOLTA. Dal desiderio alla realtà”, in ambito personale, sociale e isti-tuzionale e ai fini del cittadino protagonista nelle istituzioni pubbliche.Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi può indicarePsicologi qualificati sul territorio che possono essere nominatiResponsabili territoriali del Laboratorio e impegnati nelle attività delLaboratorio, specialmente per relazioni e comunicazioni istituzionalicon soggetti rappresentativi della collettività e per finalità di pubblicointeresse, con particolare riferimento alla diffusione della Civicrazia.Art. 3 - DurataLa presente Convenzione ha durata di 48 mesi, a decorrere dalla datadi sottoscrizione della medesima, ed è rinnovata automaticamente perpari periodo salvo disdetta scritta, entro due mesi prima della data discadenza.Art. 4 – Responsabili delle attivitàIl Laboratorio designa quale responsabile dell’attività organizzativaoggetto della presente convenzione, la dott.ssa Donatella Mereu. Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi designa qualeresponsabile delle attività organizzative, oggetto della presenteConvenzione, il dott. Antonio Telesca. Al fine di coordinare e stimolare le attività è costituito un comitato dicoordinamento composto per il Consiglio Nazionale dell’Ordine degliPsicologi dal dott. Giuseppe Luigi Palma e dal responsabile delLaboratorio sulle tematiche dal dott. Raffaele Felaco. Art. 5 - Indirizzo dell’attivitàLe attività di studio e ricerca sono rivolte ad approfondire il tema inoggetto nell’ambito delle pubbliche istituzioni, nella convinzione checiascun cittadino debba saper essere primo Garante di se stesso e nel-l’auspicio che le intime aspirazioni di ciascuno sempre più coincidano

con la propria realtà. Le attività comunicative e di relazioni sono rivol-te a realizzare migliori Istituti di partecipazione e di tutela del cittadi-no.Art. 6 Accordi attuativi Le parti concorderanno ogni aspetto attuativo congiuntamente.In particolare sono avviati:• attività di alta specializzazione per gli Psicologi con elevate compe-tenze• attività di tirocinio e learning action per giovani Psicologi e laureati inPsicologia;• attività di psicologia sociale e organizzativa per il Laboratorio e lacomunità civicratica• approfondimenti teorici e pratici del messaggio LA SVOLTA.Art. 7 – Modalità di esecuzioneIl Consiglio nell’ambito della presente convenzione, per esigenze spe-cifiche potrà avvalersi di consulenze esterne. In tal caso il Laboratoriorimarrà estraneo ai rapporti intercorrenti tra le parti.Art. 8 - Riservatezza delle informazioni e tutela della privacyIl Laboratorio e il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi siobbligano a non divulgare informazioni a terzi, in tutto o in parte, ed anon usarle per scopi diversi da quelli previsti nella presente convenzio-ne, senza il preventivo consenso scritto dall’altra parte .Art. 9 – Diritti di utilizzazioneI risultati della ricerca oggetto della presente convenzione potrannoessere liberamente utilizzati, per fini didattici con l’obbligo di citare,nelle eventuali pubblicazioni, che essi sono scaturiti dalla collaborazio-ne fra i due Enti. Art. 10 – Spese e registrazioneIl presente atto, con i limiti previsti dalla legislazione vigente, è ogget-to a registrazione in caso d’uso ai sensi degli artt. 5, 6, 39 e 40 del DPR131 del 26.4.86.Le spese di bollo ed eventuale registrazione sono a carico della parterichiedente.Art. 11 - ControversieIn caso di controversia dell’interpretazione o esecuzione della presen-te convenzione, è competente il foro di Roma.Art. 12 – Norme di rinvioPer quanto non espressamente previsto dalla presente convenzione, ilrapporto fra le parti è disciplinato dalle vigenti disposizioni legislative eregolamenti e, in particolare, dal codice civile.Il presente atto viene firmato dalle parti contraenti.Letto, approvato e sottoscritto.PER IL LABORATORIO IL COORDINATORE (AVV. GIUSEPPE FORTUNATO)IL CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ORDINE DEGLI PSICOLOGIIL PRESIDENTE (DOTT. GIUSEPPE LUIGI PALMA)

Sottoscritta la convenzione tra il Laboratorio Privacy Sviluppo e l’Ordine dei Psicologi

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inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie locali

Di portata certamente condivisibile è il secondo comma del-l'articolo 4, per il quale il dipendente non deve costringere altridipendenti ad aderire ad associazioni ed organizzazioni, indur-li a farlo promettendo vantaggi di carriera. Tale articolo, infat-ti, afferma il diritto di associazione negativo, per cui nessunopuò essere costretto ad associarsi contro il suo volere.L'art. 5 è rubricato "trasparenza negli interessi finanziari". Inbase ad esso, il dipendente è tenuto ad informare, per iscritto, ildirigente dell'ufficio di tutti i rapporti di collaborazione, in qua-lunque modo retribuiti che egli abbia avuto nell'ultimo quin-quennio, precisando se egli, o suoi parenti entro il quarto gradoo conviventi, abbiano ancora rapporti finanziari con il soggettocon cui ha avuto i predetti rapporti di collaborazione e se talirapporti siano intercorsi o intercorrano con soggetti che abbia-no interessi in attività o decisioni inerenti all'ufficio, limitata-mente alle pratiche a luiaffidate. L'obbligo si fa partico-larmente stringente peril dirigente, il quale, aisensi del comma 2 del-l'art. 5, prima di assume-re le sue funzioni, comu-nica all'amministrazionele partecipazioni aziona-rie e gli altri interessifinanziari che possanoporlo in conflitto di inte-ressi con la funzionepubblica che svolge edichiara se ha parentientro il quarto grado oaffini entro il secondo, o conviventi che esercitano attività poli-tiche, professionali o economiche che li pongano in contatti fre-quenti con l'ufficio che egli dovrà dirigere o che siano coinvol-te nelle decisioni o nelle attività inerenti all'ufficio. Su motivatarichiesta del dirigente competente in materia di affari generalie personale, egli fornisce ulteriori informazioni sulla propriasituazione patrimoniale e tributaria.Particolarmente interessante è la prescrizione dell'art.6, rubri-cato "obbligo di astensione". Esso, infatti, prescrive un genera-le obbligo di astensione per il dipendente dal partecipare all'a-dozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere inte-ressi propri ovvero: di suoi parenti entro il quarto grado o con-viventi; di individui od organizzazioni con cui egli stesso o ilconiuge abbia causa pendente o grave inimicizia o rapporti dicredito o debito; di individui od organizzazioni di cui egli siatutore, curatore, procuratore o agente; di enti, associazionianche non riconosciute, comitati, società o stabilimenti di cuiegli sia amministratore o gerente o dirigente. Il dipendente siastiene in ogni altro caso in cui esistano gravi ragioni di conve-nienza. Sull'astensione decide il dirigente dell'ufficio. La norma si segnala in quanto, nel nostro ordinamento, essarappresenta l'unico caso - insieme ai codici disciplinari recepiti

nei contratti collettivi -, di previsione espressa dell'obbligo diastensione. Nella misura in cui l'attuale art. 323 c.p., nel testo introdottodalla L. 16 luglio 1997 n° 234, prevede che l'omissione dell'a-stensione "in presenza di un interesse proprio o di un prossimocongiunto o negli altri casi prescritti" possa - unita ad altre cir-costanze, determinare la configurazione dell'abuso di ufficio, sicapisce che tale disposizione potrebbe integrare il contenutonormativo della fattispecie penale. Se nonché, dubbi sussistonoal riguardo, poiché una simile impostazione violerebbe grave-mente la riserva di legge assoluta in materia penale, sancita dal-l'art. 25 Cost.("nullun crimen sine previa lego penale").L'art. 7 disciplina lo svolgimento delle "attività collaterali". Inbase ad esso il dipendente non può accettare da soggetti diver-si dall'amministrazione retribuzioni o altre utilità per prestazio-

ni alle quali è tenuto per losvolgimento dei propricompiti d'ufficio. Eglinon può accettare incari-chi di collaborazione conindividui od organizza-zioni che abbiano, oabbiano avuto nel bien-nio precedente, un inte-resse economico in deci-sioni o attività inerentiall'ufficio, né deve solle-citare ai propri superioriil conferimento di incari-chi remunerati.La disposizione è chia-

ramente applicativa delprincipio costituzionale di imparzialità, che permea di sé parterilevante del codice di condotta, ma in ballo è anche il valorefondamentale dell'immagine della pubblica amministrazione edella sua efficienza.L'art. 8, invece, si riferisce direttamente al principio di "impar-zialità". In base ad esso, il dipendente, nell'adempimento dellaprestazione lavorativa, assicura la parità di trattamento tra i cit-tadini che vengono in contatto con l'amministrazione da cuidipende. A tal fine, egli non rifiuta né accorda ad alcuno pre-stazioni che siano normalmente accordate o rifiutate ad altri.Inoltre, il dipendente si attiene a corrette modalità di svolgi-mento dell'attività amministrativa di sua competenza, respin-gendo in particolare ogni illegittima pressione, ancorché eserci-tata dai suoi superiori.L'accezione di imparzialità assunta in questo articolo è chiara-mente quella dell'imparzialità c.d. “personale”, per cui si devo-no evitare pressioni indebite, anche da parte dei superiori. Inesso, però, si fa anche coincidere l'imparzialità con la parità ditrattamento, che è, invece, direttamente deducibile da un altroprincipio costituzionale, quello di eguaglianza (art. 3 Cost.).

*Segretario ComunalePresidente Commissione Studi e Ricerche UNSCP

2121NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

Il Codice di comportamento del pubblico dipendente

LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE CHE CAMBIA!Note e commenti suiNote e commenti suiprocessi di innovazioneprocessi di innovazioneamministrativaamministrativa

a cura di ALFONSO DE STEFANO*

Segue nel prossimonumero

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Alcuni Comuni ci hanno chiesto chiarimenti sulla Tarsu, qui diseguito pubblichiamo una nota interpretativa dell’ANCI-IFEL suTARSU-TIA per le istituzioni scolastiche, dove si forniscono elemen-ti utili per prendere una decisione in merito.Prot.n.143/DS/SS/FP - Novembre 2008Nota di chiarimento Tarsu o TIA per le istituzioni scolastiche stataliAd integrazione di quanto già inoltrato da ANCI in data 25 agosto 2008 atutti i Comuni italiani in ordine alle modalità per il pagamento ai Comunidegli oneri TARSU/TIA delle scuole statali da parte del Ministerodell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, si forniscono di seguito ulte-riori elementi di chiarimento, anche alla luce delle richieste effettuate dadiversi Comuni.PremessaCome ormai noto, l’articolo 33 bis del decreto legge n.248/20071, convertitonella legge n. 31 del 28.02.2008 si pone l’obiettivo di trovare soluzione allaquestione attinente il pagamento sia della TARSU che della TIA per le isti-tuzioni scolastiche statali. In particolare, la disposizione in questione prevedeche a decorrere dall’anno 2008, il Ministero della Pubblica Istruzione prov-veda a corrispondere direttamente ai Comuni la somma valutata in 38,734milioni di Euro, quale importo forfettario complessivo per lo svolgimento delservizio di raccolta, recupero e smaltimento dei rifiuti solidi urbani.La norma in esame è stata poi integrata dall’atto convenzionale (Accordo del20 marzo 2008) con il quale – nell’ambito della Conferenza Stato – città edautonomie locali – sono stati stabiliti i criteri ed i parametri per la correspon-sione delle somme dovute ai singoli Comuni e le modalità per definire lesituazioni pregresse.Tutto ciò premesso, continuano a sussistere diverse problematiche, di varianatura che questa nota si propone di esaminare.Estensione della norma alla TARSU ed alla TIAIn primo luogo, si ritiene che sull’estensione della disciplina alla TARSU nonci siano dubbi in considerazione del fatto che l’accordo siglato nell’ambitodella Conferenza Stato- Città (allegato alla presente) del 20 marzo 2008,

riguarda gli oneri delle istituzioni scolastiche statali relativi al servizio di rac-colta e smaltimento dei rifiuti con riferimento anche alle situazioni debitoriepregresse, rientrando pertanto tra gli oneri anche la TARSU. A sostegno ditale assunto, si sottolinea che la ripartizione degli oneri 2008 effettuata dalMinistero dell’Istruzione riguarda anche i Comuni che si trovano attualmen-te in regime di TARSU. Inoltre, per tutto l’anno 2008, in base alla Legge n.244/2007 (Legge finanziaria 2008) vige il blocco della possibilità per i Comunidi passare alla Tariffa prevista dal cosiddetto Decreto ambientale (Decretolegislativo n.152/2006), in attesa dell’emanazione dei decreti attuativi. Stesseconsiderazioni vanno fatte in merito all’applicabilità della norma alla TIAadottata ai sensi del Decreto legislativo n.22/97 (cosiddetto Decreto Ronchi).Presupposti TARSU e TIAMuta, tuttavia, con la disposizione in questione, sia il presupposto dellaTARSU e sia della TIA che diviene il numero degli alunni dell’anno scolasti-co conclusosi nell’anno solare di riferimento. Si deroga pertanto, solo in que-sta specifica situazione, tanto al presupposto impositivo della TARSU, che èla superficie occupata quanto a quello della TIA che sarà la stessa su tutto ilterritorio nazionale.È altrettanto pacifico che la norma in questione riguarda solo ed esclusiva-mente le scuole statali.Natura giuridica del pagamentoPer quanto attiene alla natura giuridica del pagamento effettuato da partedello Stato, previsto dall’articolo 33bis della legge n. 31 del 28.02.2008, si ritie-ne che lo stesso debba essere configurato come un corrispettivo o tassa per ilservizio reso e pertanto, in caso di tariffa, debba essere emessa una fattura perl’importo riconosciuto dallo Stato comprensivo dell’IVA dovuta.I tre casi di gestione del servizioAppurato che si tratta di servizio a pagamento, si possono nel concreto con-figurare tre casi di interrelazione tra diversi soggetti a secondo che i Comuniin piena autonomia, decidano di gestire in proprio tale servizio, appaltarlo aterzi ovvero cederne la titolarità attraverso la concessione:- la gestione diretta del servizio da parte del Comune a mezzo TARSU;- la gestione diretta del servizio da parte del Comune a mezzo TIA;- la gestione del servizio da parte di un terzo gestore affidatario del servizio inregime di TIA.Nei primi due casi l’unica innovazione rispetto all’assetto attuale riguarda laquantificazione dei costi; il Comune continua dunque ad addebitare laTARSU (a mezzo ruolo) o la TIA (a mezzo fattura) in misura pari agli impor-ti ricevuti dallo Stato. Nel terzo caso il Comune viene ad assumere il ruolo dimandatario, chiamato a (ri)trasferire al gestore del servizio le somme asse-gnategli dallo Stato. Trattandosi di mandato con rappresentanza, il gestoreaddebiterà la TIA allo Stato, mentre il Comune rileverà i flussi finanziari inentrata e in uscita tra le partite di giro. Tenuto peraltro conto che la TIA vaassoggettata ad Iva con aliquota al 10%, e considerato che le somme messe adisposizione dello Stato sono fisse e definitive, resta evidente che gli importiricevuti dai Comuni o dai concessionari a fronte del servizio reso in regimeTIA sono comprensivi dell’IVA.Riflessi sul Patto di stabilità internoDal punto di vista del rispetto del Patto di stabilità interno si ritiene che intutti e tre i casi le somme trasferite siano ininfluenti; infatti nei primi due casile somme iscritte a bilancio vengono gestite nella stessa maniera in cui lo sonoattualmente. Nel terzo caso, la neutralità dell’operazione di ritrasferimento

2222 NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

Anci CampaniaAnci CampaniaAA ss ss oo cc ii aa zz ii oo nn ee NN aa zz ii oo nn aa ll ee CC oo mm uu nn ii II tt aa ll ii aa nn iiAA ss ss oo cc ii aa zz ii oo nn ee NN aa zz ii oo nn aa ll ee CC oo mm uu nn ii II tt aa ll ii aa nn iiIl Presidente, Bartolo D’Antonio

Con una nota interpretativa Anci-Ifel, vengono esplicitatii dovuti chiarimenti sul pagamento della Tarsu-Tia

inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie locali

Da sinistra: Bartolo D’Antonio, Nicola Cirimele e Saverio Tamontano

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delle somme al gestore da parte del Comune non ha riflessi dal punto di vistadegli equilibri di bilancio perché la somma non è registrata nella parte cor-rente del bilancio e può qualificarsi come un servizio per conto dei terzi ecome tale, non rientra tra le voci che vanno conteggiate ai fini del rispetto delPatto di stabilità.Soggetto tenuto al pagamentoIn base alla norma in questione, altro punto fondamentale è che il soggettotenuto al pagamento dell’imposta non sono più le istituzioni scolastiche, ma ilMinistero dell’Istruzione, rimanendo tuttavia i Comuni gli unici soggetti desti-natari del versamento in quanto, in ogni caso, restano i titolari del servizio.Destinatari della fatturazioneAlla luce degli accordi presi nelle due sessioni della Conferenza Stato-Città edautonomie locali citate dall’art. 33-bis, è lecito ipotizzare che, quantomenosotto il profilo strettamente giuridico, il rapporto di servizio venga d’ora in poiad avere quale controparte lo Stato, e non più le singole istituzioni scolastiche.Pertanto, la fatturazione deve essere rivolta allo Stato, anziché alle scuole; ciòsicuramente vale per l’anno 2008.In sintesi conclusiva e premesso che a partire dall’anno 2008, l’entità del paga-mento da parte dello Stato dipende dal numero degli alunni dell’anno solaredi riferimento si ritiene che :Nel caso di regime TARSU il Comune riceve il corrispettivo dallo Stato e netiene conto nella determinazione della copertura del costo del servizio ed eli-mina la superficie delle scuole statali dall’utenza ai fini del calcolo degli impor-ti dovuti.Nel caso di regime TIA, gestito dal Comune, il Comune stesso emette fattu-ra a carico dello Stato pari alla somma ricevuta dallo Stato stesso, quale cor-rispettivo al lordo dell’IVA.Nel caso di regime TIA, gestito da Azienda esterna, l’Azienda stessa provve-de a fatturare allo Stato la somma che lo stesso ha conferito al Comune, e ilComune in qualità di mandatario, provvederà al pagamento della fattura.Residui attiviGli importi che saranno erogati dal Ministero dell’Istruzione andranno con-tabilizzati in conto residui attivi dei bilanci comunali.Annualità pregressePer quanto concerne gli oneri scaturenti dalla gestione del servizio per gli anniprecedenti il 2008, l’accordo di Conferenza Stato – Città ed Autonomie loca-li del 20 marzo 2008 prevede che il Ministero della Pubblica Istruzione corri-sponda ai Comuni una somma, fino a concorrenza di 58 milioni di Euro, perla definizione della situazione finanziaria, fino all’esercizio 2006 compreso. A tal fine, l’ANCI appronterà un’apposita procedura informatica da diffon-dere presso tutti i Comuni, al fine di acquisire più informazioni possibili inordine a quanto sia stato già corrisposto ai Comuni e quanto invece ancoradovuto.I risultati dell’indagine di cui sopra saranno poi presi a riferimento per defini-re, insieme al Ministero della Pubblica Istruzione, le situazioni debitorie finoal 2007.Anci- ASSOCIAZIONE NAZIONALE COMUNI ITALIANIIL SEGRETARIO GENERALEProt. 33/W/IS/SG/08Roma, 25 Agosto 2008Alla cortese attenzione del SindacoEgregio Signor Sindaco,come certamente saprà la legge n. 31/08, ha stabilito all’art. 33 bis che: “Adecorrere dall’anno 2008, il Ministero della Pubblica Istruzione provvede acorrispondere direttamente ai Comuni la somma concordata in ConferenzaStato-Città, valutata in euro 38,734 milioni, quale importo forfetario comples-sivo per lo svolgimento, nei confronti delle istituzioni scolastiche statali, delservizio di raccolta, recupero e smaltimento dei rifiuti solidi urbani…”.Il successivo Accordo, sancito in Conferenza Stato-Città e Autonomie localiil 20 Marzo 2008, ha stabilito i criteri e i parametri per la corresponsione dellesomme dovute ai Comuni da parte del MIUR.Per la situazione debitoria pregressa fino all’esercizio finanziario 2006,l’Accordo ha previsto che il MIUR contribuisca alla definizione della mede-sima sino alla concorrenza di 58 milioni di euro. Per poter ripartire tale somma, ANCI e MIUR stanno predisponendo le pro-cedure informatiche necessarie per la raccolta dei dati.Con questi due provvedimenti - che giungono al termine di un lungo ed impe-gnativo lavoro perseguito dall’ANCI – si è conclusa una vicenda che duravaormai da diversi anni e che è stata spesso causa di spiacevoli contenziosi traComuni e scuole.L’ANCI e il MIUR hanno lavorato per individuare procedure quanto più age-

voli per dare corretta applicazione alle norme sopra richiamate, predisponen-do una nota informativa che Le allego.Restando a disposizione per ogni ulteriore eventuale informazione, Le invio ipiù cordiali saluti.All.cit.

f.to Angelo RughettiNota ANCI 25 agosto 2008TARSU/TIA-SCUOLESi riportano di seguito alcune utili indicazioni relative alle modalità per ilpagamento degli oneri TARSU/TIA delle scuole statali ai Comuni da partedel Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca per gli anni 2008 esuccessivi.Si danno, inoltre, indicazioni in merito a quanto previsto dall’accordo del 20marzo 2008 in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie locali sulla que-stione dei debiti pregressi.Annualità 2008 e successiveCome è noto l’art.33 bis del decreto legge 248/2007, convertito nella legge31/2008, dispone che a decorrere dall’anno 2008 il Ministero dell’istruzione,dell’università e della ricerca (MIUR) provveda «a corrispondere diretta-mente ai Comuni la somma concordata in sede di Conferenza Stato-città edautonomie locali nelle sedute del 22 marzo 2001 e del 6 settembre 2001, valu-tata in euro 38,734 milioni, quale importo forfetario complessivo per lo svol-gimento, nei confronti delle istituzioni scolastiche statali, del servizio di rac-colta, recupero e smaltimento dei rifiuti solidi urbani […] I criteri e le modalità di corresponsione delle somme dovute ai singoli comu-ni, in proporzione alla consistenza della popolazione scolastica, sono concor-dati nell'ambito della predetta Conferenza […] A decorrere dal medesimoanno 2008, le scuole statali non sono più tenute a corrispondere ai Comuni ilcorrispettivo del servizio».Per l’esecuzione di quanto stabilito dalla norma, il 20 marzo 2008 in sede diConferenza Stato-Città e Autonomie locali è stato sancito un Accordo cheprevede che la popolazione scolastica del singolo Comune venga determina-ta con riferimento agli alunni dell’anno scolastico conclusosi nell’anno solaredi riferimento, secondo le risultanze del sistema informativo del MIUR.Pertanto, a decorrere dall’anno 2008, il MIUR corrisponderà, direttamente adogni Comune ed entro il mese di novembre di ciascun anno, la somma otte-nuta, suddividendo l’importo complessivo di euro 38,734 milioni in propor-zione al numero degli alunni di pertinenza del Comune, determinato comesopra specificato. E’ disponibile sui siti internet del MIUR e dell’ANCI, una tabella che riportail numero di alunni delle scuole statali nei singoli Comuni e l’importo cheverrà trasferito ai Comuni medesimi, con riferimento al corrente anno 2008. I Comuni che avessero esentato le scuole dal pagamento della TARSU/TIAriceveranno comunque una somma determinata come sopra, di cui potrannodecidere la finalizzazione.Si evidenzia, inoltre, che la disposizione del citato articolo 33bis pur facendoriferimento al Decreto Ambientale, i cui effetti sono sospesi, deve natural-mente intendersi riferita sia alla TARSU che alla TIA.Si rende noto che le procedure da seguire per l’implementazione dell’accordoin Conferenza Stato-Città sono state elaborate in concorso tra il Ministerodell’istruzione, dell’università e della ricerca e l’ANCI, che continueranno lacollaborazione per garantire un rapido esame di tutte le eventuali problema-tiche che dovessero sorgere nell’attuazione.Dalla normativa di che trattasi sono escluse le scuole private e quelle gestiteda un soggetto diverso dallo Stato, anche se pubblico.Annualità pregresseL’accordo sottoscritto nella Conferenza Stato-Città ed Autonomie locali del20 marzo 2008 ha affrontato anche la situazione debitoria pregressa. Al riguardo, si prevede che il MIUR corrisponda a ciascun Comune unasomma, sino alla concorrenza del limite complessivo di euro 58 milioni, qualecorrispettivo per la definizione della predetta situazione, fino all’eserciziofinanziario 2006 compreso.Per poter ripartire tale somma tra i Comuni interessati, è indispensabile acqui-sire le informazioni relative a quanto ogni Comune abbia richiesto alle scuo-le statali di pertinenza per gli anni 2006 e precedenti, e quanto sia già statoeventualmente saldato dalle singole scuole.A tal fine, il MIUR, in collaborazione con l’ANCI, sta approntando la proce-dura informatica idonea ad effettuare una apposita rilevazione tenuto contodella complessità posta dall’elevato numero di Comuni e scuole interessati.Il MIUR e l’ANCI diffonderanno informazioni ed istruzioni più dettagliatenon appena tale procedura informatica sarà compiutamente definita.

2323NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

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In sede di Conferenza unificata, il Governo harecepito molte delle proposte dell’ANCI utili amigliorare il testo approdato in Senato che èsicuramente un testo migliore, rispetto a quelloapprovato in via preliminare in Consiglio deiministri. Tuttavia, a nostro avviso, permaneancora un impianto non equilibrato nei rappor-ti fra i livelli di governo del Paese, di cui all’arti-colo 114 della Costituzione, un testo che tende adare ad essi un ruolo non sempre paritetico. Vorrei soffermarmi sugli aspetti a mio avvisofondamentali: “cosa” dobbiamo finanziare conil disegno di legge e quali funzioni; “come” dob-biamo finanziare i compiti e chi le finanzia edinfine il federalismo contrattuale. Le funzioni da finanziare, purtroppo, non sonostate indicate, come dall’ANCI più volte richie-sto, né è stata presentata una proposta di attua-zione della lettera p) dell’art.117. Questo complica molto il lavoro, perché ci risul-ta difficile immaginare un programma di finan-ziamento teorico e che non trovi nelle singolefunzioni amministrative la delimitazione con-creta. L’art. 9 del disegno di legge distingue in dueparti le funzioni dei Comuni stabilendo che soloper le funzioni fondamentali ci sarà il finanzia-mento totale anche attraverso il fondo perequa-tivo. Noi abbiamo presentato solo due propostedi modifica che tendono a precisare più il

“come” si finanziano che il “cosa” finanziamo.Questo perché, in fase di concertazione con ilGoverno, è stata introdotta una modifica all’art.18 che stabilisce che almeno l’80% delle funzio-ni dei Comuni e, quindi, la relativa spesa, sonoda considerare come funzioni fondamentali.Questa disposizione (che va integrata ancheincludendo i finanziamenti regionali) contieneuna presunzione legale che può essere disappli-cata solo con l’elencazione e l’allocazione dellefunzioni fondamentali che, a questo punto,avverrà con un provvedimento separato. Le funzioni fondamentali non sono soltantomaterie e singole funzioni amministrative. Le funzioni fondamentali sono anche dei valori dispesa e poichè la Costituzione prevede che l’indi-viduazione delle stesse sia riservata al Legislatorenazionale, noi riteniamo che anche il modo difinanziamento delle stesse vada ricondotto allacompetenza legislativa statale. In una recenteaudizione di Bankitalia in Senato, a Commissioniriunite, è stato presentato uno studio che eviden-zia come la spesa pro capite degli enti decentratiabbia differenze significative tra le aree del Paese(Nord, Centro e Mezzogiorno), così come all'in-terno di ciascuna area. Gli esborsi nelle regionimeridionali, sempre secondo Bankitalia, sonoinferiori a quelli delle altre aree del Paese. Le dif-ferenze sono particolarmente ampie per alcunevoci di spesa; ad esempio, gli esborsi pro capite

per i servizi sociali dei Comuni nelMezzogiorno sono poco piùdella metà di quelli erogati alNord, riflettendo un'offertapiù limitata.Nelle Regioni a statuto spe-ciale, invece, la spesa decen-trata pro capite e' in mediasuperiore a quella erogatanelle regioni a statuto ordina-rio, anche in connessione conle maggiori competenze attri-buite agli enti. L’ANCIsostiene, invece, che il dise-gno di legge debba garantireche l’80% della spesa stan-dard dei Comuni vada consi-derata fondamentale e chetale 80% deve essere garanti-to con una

2424 NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

di Angelo Rughetti*

Le tre “gambe” della Finanza locale: autonomia in positivo,reddito prodotto sul territorio comunale e perequazione

IL FEDERALISMO FISCALE E LA COMPARTECIPAZIONE

ALL’IRPEF PROPOSTA DAI SINDACI VENETI

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Da sinistra: Leonardo Domenici ed Angelo Rughetti

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copertura totale di fiscalità nazionale e di fondo perequati-vo. In poche parole, non è consentito al Legislatore regio-nale di intervenire nell’80% della spesa comunale e dimodificare i valori di spesa standard che saranno determi-nati a regime. Le Regioni potranno intervenire nella spesae nelle entrate relative alle funzioni fondamentali solo inmodo aggiuntivo. Nei fatti, per l’ANCI il percorso cronolo-gico-normativo dovrebbe essere il seguente: 1) individuazione dei livelli delle prestazioni; 2) individuazione della spesa standard; 3) individuazione dei compiti fondamentali dei Comuni edelle Città metropolitane; 4) individuazione delle modalità di entrata standard edeterminazione eventuale della quota di fondo perequati-vo. Questo percorso non prevede, come si vede, un ruolo dellaRegione che potrà subentrare solo se vorrà elevare i livellidelle prestazioni o attribuire ulteriori funzioni ai Comuniaumentando anche il livello delle entrate. In ANCI, con la Fondazione IFEL, abbiamo costituito ungruppo di lavoro sulla spesa standard e spero presto dipoter mettere a disposizione del Parlamento e del Governoi primi risultati. Per quanto concerne invece le entrate, neldisegno di legge ci sono delle indicazioni generiche e non viè una graduatoria di valore fra compartecipazioni ed entra-te proprie. L’ANCI sostiene che le “gambe” della finanzalocale debbano essere tre. La prima legata all’autonomiaimpositiva che, a nostro avviso, andrebbe collegata alle fun-zioni tipiche esercitate dai Comuni. In passato, il disegno dilegge conteneva una indicazione esplicita poi eliminata.Credo ci sia lo spazio per semplificare il sistema delle entra-te proprie garantendo ai Comuni un’ampia autonomia. Laseconda gamba deve essere data dal reddito prodotto sulterritorio comunale e garantita attraverso la compartecipa-zione all’IRPEF. Su questo, come sapete, i Sindaci venetihanno avviato una proposta che potrà essere affinata con lascrittura del decreto delegato. Al fianco di queste duegambe, ve ne è una terza che è data dalla perequazione.L’articolo 11 del disegno di legge è stato molto migliorato

rispetto alla versione iniziale. Resta apertoperò ancora un problema. Nella versioneapprodata in Senato, si prevede che la pere-quazione è determinata su valori e parame-tri nazionali che possono essere modificatisolo attraverso un’intesa fra Enti locali eregione. Bene.

Tuttavia si prevede la regola generale,secondo la quale i fondi perequativi passanosempre per il bilancio regionale. SecondoANCI questo è un errore grave. Noi pensia-mo che i fondi debbano passare per il bilan-cio regionale solo quando si raggiunga l’in-tesa, altrimenti gli stessi fondi devono esse-re attribuiti direttamente dal Governo aiComuni. Nulla dice invece il disegno dilegge dei rapporti fra Regioni e Comuni.ANCI propone, infatti, l’aggiunta di un arti-colo il 10 bis che tenda proprio a disciplina-re questo tema. Sarebbe auspicabile, infatti,

che il Legislatore nazionale desse un’indicazione in questosenso e prevedesse che le Regioni trasformino gli attualitrasferimenti in quote di compartecipazione a tributi regio-nali o attraverso l’attribuzione ai comuni della possibilità diistituire tributi propri derivati regionali. Concludo con il federalismo contrattuale. Le politiche rela-tive alla spesa per il personale, alla gestione dell’organizza-zione devono essere oggetto di condivisione fra i vari livel-li di governo del Paese. Nella fase attuale, purtroppo, vi èuno scollamento fra quanto fa il governo con i sindacati equanto fanno gli altri livelli territoriali.Noi abbiamo chiesto, invece, che il datore di lavoro pub-

blico si presenti compatto nella fase di definizione dellepolitiche retributive e di gestione, lasciando, poi, libertà unavolta stabiliti gli obiettivi nella fase di contrattazione diprimo e secondo livello. Ci aspettiamo che il Parlamento recepisca le nostre propo-ste di modifica dell’art.4 del disegno di legge e le propostedi revisione del sistema di contrattazione, che abbiamopresentato anche agli altri disegni di legge che si occupanodi questo tema.Infine, non è meno importante la richiesta avanzata daANCI, con UPI, a tutte le forze politiche che il confrontoparlamentare assicuri la realizzazione del più ampio con-senso, considerato il carattere costituzionale dei provvedi-menti normativi relativi alle riforme istituzionali, attraversoun confronto aperto ed approfondito all’interno delParlamento e con uno scambio costante con le istituzioniterritoriali, apportando le giuste modifiche integrando laCommissione parlamentare per le questioni regionali con irappresentanti delle Autonomie territoriali. Nell’attesa del-l’auspicabile riforma del Senato, in senso federale, cheoggettivamente necessita di un arco temporale lungo, que-sta rappresenta la soluzione più corretta per garantire che ilconfronto sull’attuazione del federalismo istituzionale efiscale abbia il pieno e indispensabile coinvolgimento delParlamento, con un costante dialogo fra questo e leAutonomie territoriali.

*Segretario generale dell’ANCI

2525NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

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Il nuovo sito della SSPAL è finalmente in linea. Un sitoche si pone come obiettivo quello di fornire supporto eaccompagnamento alle Amministrazioni locali, in unaprospettiva di scambio continuo di informazioni e prati-che. L'ottica del servizio è quella che ci ha guidato e ciguiderà d'ora in avanti: un servizio rivolto alla nostrautenza primaria, i segretari comunali e provinciali, maanche ai dirigenti e agli Amministratori delle PubblicheAmministrazioni Locali; un servizio che è alla base diogni possibile azione permanente di formazione.L'esperienza che la Scuola ha svolto negli anni, attraver-so il proprio sistema istituzionale di formazione, hadimostrato che oggi la richiesta si orienta verso due lineespecifiche: da un lato l'aggiornamento sulle questioni“calde”, sui provvedimenti legislativi in corso, sulla loroapplicabilità, sulle modalità interpretative; dall'altro unafortissima domanda di cultura "manageriale" e organiz-zativa.Tutto questo, è ovvio, non può avere risposta efficaceattraverso metodologie tradizionali (conferenza a unavia, classi riunite episodicamente in corsi residenziali ...).Bisogna attrezzarsi anche sotto il profilo metodologicoutilizzando il più possibile i sistemi di e-learning e tuttociò che la Rete mette a disposizione in termini di comu-nità e network tematici. Per dirla in modo schematico, sec'è una cosa che oggi può permettere di rendere la for-

mazione un servizio permanente, è proprio la caratteri-stica "always on" del web 2.0, in cui ognuno al tempostesso è ricettore e produttore di contenuti. Questo è l'in-tento del nuovo sito e questo è lo sforzo che tutti insie-me, la SSPAL da una parte, i suoi utenti dall'altra dovre-mo svolgere per far progredire la cultura della classe diri-gente locale del Paese.Da oggi, sarà dunque possibile fruire di molti nuovi ser-vizi, dalla nuova piattaforma di e-learning, alla newslet-ter (che fra qualche giorno sarà disponibile nel suonumero di partenza), all'archivio documentale che è unodi più ricchi della Pubblica Amministrazione. Molti altriservizi sono in via di attivazione e contiamo che, nel girodi poche settimane, potranno essere fruibili. Grandeattenzione sarà dato allo sviluppo delle sedi territorialiche, anche in termini di strategia internet, avranno unruolo centrale. Il nostro obiettivo, dunque, è quello di aprire la Scuola alcontributo di tutti, far in modo che dallo scambio possasvilupparsi un processo di crescita comune, generareentusiasmo nella condivisione, accompagnare, anchesotto il profilo tecnico, la grande stagione di riforme cheil nostro Paese ha vissuto e sta vivendo. Per questo c'èbisogno del contributo di tutti.Questo nuovo sito costituisce un primo piccolo apportoche la SSPAL intende mettere a disposizione, consape-vole del fatto che solo facendo un passo alla volta, tuttiinsieme possiamo raggiungere grandi mete.

Osservatorio euro-mediterraneo per la goverance amministrativa territoriale La SSPAL ha partecipato alla prima riunione, per lacostituzione dell'Osservatorio Euro-Mediterraneo per laGovernance Amministrativa Territoriale, tenutasi aBastia, il 14 novembre 2008. L'idea dell'Osservatorionasce dalla Conferenza svoltasi a Bastia il 20 giugno 2008su: “Buone pratiche di amministrazione territoriale elocale dei paesi appartenenti al bacino Euro-Mediterraneo”. La creazione dell'Osservatorio ha comeobiettivi, innanzitutto, l'osservazione costante dellagovernance amministrativa dei paesi Euro-mediterranei,l'analisi delle interazioni esistenti tra

2626 NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

Sede centrale - Piazza Cavour, 25 - 00193 Roma .:. www.sspal.itTel. 06 32884209 - 32884210 - 32884201 .:. Fax 06 32884778 e-mail: [email protected]

A cura dell’Ufficio comunicazione Sspal

Le pagine della Scuola Superiore dellaPubblica Amministrazione Locale

Nuovo sito web per la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione Locale

Segue a pagina 27

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le prassi amministrative e le politiche pubbliche,la promozione della Conoscenza e l'analisi ditali prassi, in un contesto di comparazione tra ivari paesi. Tutto ciò, al fine di supportare e svi-luppare una cooperazione amministrativa checontribuisca ad un processo di professionalizza-zione dei funzionari amministrativi. La SSPALè componente del Comitato di Pilotaggio per lacreazione dell'Osservatorio, insieme allaFrancia, Spagna, Algeria, Cipro, Grecia,Libano, Malta, Marocco, Portogallo, Siria,Tunisia, Turchia e altre Istituzioni Europee :Comitato delle Regioni, Commissione Europea,IEAP (Institut Europèen d'AdministrationPublique) e OCDE (Organisation de Cooperation et deDeveloppement Economiques).

Incontro tra la SSPAL e le organizzazioni della Sardegna di AGES, ANCI e UPI Giovedì 6 novembre, si è tenuto a Cagliari un incontro frala SSPAL nazionale e le organizzazioni regionali dellaSardegna dell'AGES, dell'ANCI e dell'UPI.La riunione si è tenuta presso la sede dell'AGES ed è stataaperta dal Presidente, Emilio Floris, Sindaco di Cagliari, ilquale ha sottolineato in apertura l'essenzialità delle attivitàformative per il sistema delle Autonomie in Sardegna, ed hachiesto alla SSPAL di impegnarsi con proposte e program-mi. Per la SSPAL sono intervenuti Walter Anello, responsa-bile del Dipartimento Ricerca, e Antonella Vozzolo, respon-sabile dell'ufficio di coordinamento delle attività didattichedelle Regioni Sardegna, Lazio, Abruzzo, Molise. I rappresentanti della SSPAL hanno illustrato la strategiadella Scuola, a seguito della nuova missione delineata dal dpr27/08 e la proposta di programma delle attività da realizzarein Sardegna nell'anno 2009, sottolineando l'esigenza di unacollaborazione comune di tutto il sistema delle Autonomie.Per l'AGES erano presenti, oltre al Presidente Floris, il VicePresidente Dina Usai, e i componenti Antonello Figus,Maria Manuela Saba, Sandro Masala, Maria Paola Fenu,Aldo Porcu. Si è discusso, tra l'altro, sulla direttivadell'AGES nazionale che prevede lo spostamento degli uffi-ci della SSPAL, nelle Regioni che non sono sede delle cinquestrutture territoriali, presso le sedi regionali dell'Agenzia. Il Direttore ANCI Sardegna, Umberto Oppus, ha ribaditol'esigenza di un rafforzamento delle attività della SSPAL inSardegna, anche con la previsione di individuare nellaRegione una persona come “referente” che possa esprimerele specifiche esigenze del territorio, tenendo conto della“specialità” della Regione e del suo ordinamento. L'ANCIsi è dichiarata disponibile, a questo proposito, alla predispo-sizione di un protocollo d'intesa ANCI, UPI, AGES con laSSPAL. Il Vice Presidente UPI, Ignazio Congiu, e ilDirettore Francesco Putzu hanno anch'essi ribadito le pecu-liarità normative e territoriali della Sardegna, sottolineandol'esigenza di non trascurare la Provincia di Nuoro, propo-nendo che l'ufficio della SSPAL di Nuoro possa rimanere inaggiunta del previsto ufficio da spostare a Cagliari, tenuto

conto anche della gratuità dei locali.La riunione si è conclusa con l'impegno dei partecipanti dilavorare assieme, in tempi stretti, per integrare il programmadi attività, rafforzando gli interventi per la dirigenza e per gliamministratori locali; per studiare progetti specifici, anche“sperimentali”, che siano incardinati nella “specialità” dellaRegione, per mettere a punto il Protocollo d'intesa. Nell'occasione, i rappresentanti della SSPAL nazionale sisono incontrati con i Rappresentanti delle organizzazioniSindacali dei Segretari, Rosa Anna Derudas e TomasinaManconi, ed hanno partecipato ad un Seminario dellaScuola ad Elmas, discutendo con i numerosi partecipanti lelinee del programma di attività in Sardegna per il 2009.

“Opere prime di giovani storici”: presentazione all'Università della Tuscia L'11 novembre 2008, si è svolta a Viterbo, presso la Saladella Fondazione Carivit, la presentazione del volume dellacollana Saggi. Autonomie della SSPAL, edito da Donzellinel 2008 Le elezioni amministrative della prima repubblica.Politica e propaganda locale nell'Italia del secondo dopo-guerra, 1946-1956, di Rosario Forlenza. La presentazione è avvenuta nell'ambito dell'iniziativaOpere prime di giovani storici, nel corso della quale sonostati illustrati i volumi pubblicati da giovani studiosidell'Università della Tuscia, a conclusione del percorso dot-torale in “Storia d'Europa: società, politica, istituzioni (XIX-XX secolo)”.Hanno presenziato Marco Mancini, Magnifico Rettoredell'Università della Tuscia, Aldo Perugi, Presidente dellaFondazione Carivit e Gabriella Ciampi, Coordinatore delcorso di dottorato. La presentazione di ben sei libri testimo-nia l'ottima preparazione degli studenti e, quindi, il successodel corso di Dottorato. Il volume di Forlenza della collana SSPAL è stato introdot-to da Pier Luigi Ballini, massimo esperto italiano di storiadella legislazione elettorale, il quale ne ha sottolineato lanovità dell'approccio storico multidisciplinare. Studio della propaganda, dei linguaggi e della comunicazio-ne, ha affermato Ballini, mettono in evidenza nel libro i nodiessenziali della costruzione della democrazia, della parteci-pazione politica e del processo di trasformazione che ha resomoderna la Nazione, perché è a livello locale che i cittadiniitaliani hanno imparato la vita politica e a conoscere lademocrazia.

2727NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie localiagine della Sspal agine della Sspal Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione LocalePP

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Come già ho avuto modo di evidenziare in altre occasioni,non sempre si è coscienti del fatto che l'acqua è un bene inesaurimento e, quindi, occorre un maggiore equilibrio nelsuo uso, evitando in modo assoluto gli sprechi.Un fattore, non secondario, da valutare è quello di capirecome razionalizzare, anche in agricoltura, il meccanismodei non sprechi, non a caso nei Paesi a basso reddito l'ac-qua viene utilizzata per 90% in agricoltura, mentre neglialtri Paese è solo il 39%.Creare una cultura sin da quando si è bambini del rispar-mio dell'acqua è sicuramente una buona cosa. Nelmomento in cui i ragazzi - ovviamente non solo - cercanodi essere cittadini-utenti significache qualcosa di positivo si puòfare ad esempio quando si vedeuna fontanella sempre aperta,una tubatura che perde, sidovrebbe chiedere all'aziendacompetente, o direttamente alComune, d'intervenire.Segnalare tempestivamente leperdite della rete idrica e lecarenze delle strutture del servi-zio idrico ogni volta che ci capitadi riscontrarle, significa assicurarel'acqua non solo a noi stessi, ma atanti cittadini.Ricordiamoci che un rubinettoche perde 30 gocce al minutospreca circa 200 litri d'acqua almese e 24.000 all'anno;che uno sciacquone che perdeacqua nel water, anche in modoimpercettibile, scarica oltre 2.000litri di acqua in un giorno.Ogni volta che è possibile, al posto del bagno scegliamo difare la doccia. Con una sola doccia risparmiamo tra i 120 e i 150 litri.Laviamo frutta e verdura in appositi contenitori, senzausare l'acqua corrente; ricicliamo l'acqua del contenitoreper innaffiare le nostre piante.Usiamo la lavatrice e la lavastoviglie solo a pieno carico. Una famiglia media può risparmiare così tra gli 8.000 e gli11.000 litri di acqua potabile all'anno.Installiamo impianti idrici duali: quando si costruisce o siristruttura, cerchiamo di dotare la casa di impianti idrici adue tubi, così da poter distinguere l'acqua potabile da

quella non potabile. Avviene già in molti paesi europei,non richiede delle grosse spese e permette di tagliare iconsumi idrici. Inoltre, è opportuno isolare termicamentele condutture, così da ottenere in minor tempo la tempe-ratura desiderata di acqua calda e ridurre gli sprechi.Installiamo semplici riduttori/regolatori di flusso, ciò per-mette un risparmio del 50% sul consumo abituale.La necessità di essere più attenti nell'uso dell'acqua scatu-risce da studi ad hoc e molto oculati.Per esempio dai dati dell'Unep - United nations environ-mental programme - risulta che dei circa 5 miliardi di etta-ri utilizzati in agricoltura in aree semi aride o prospicienti

ai deserti, ben il 70% circa di que-sti è già degradato e gran partesoggetta a desertificazione o è aforte rischio. L'Organizzazione delle NazioniUnite per l'Alimentazione el'Agricoltura (Food andAgriculture Organization of theUnited Nations - FAO) rilevache, negli ultimi 50 anni, le regio-ni aride o semi-aride dei paesi invia di sviluppo, approssimativa-mente per un'area pari per esten-sione alle dimensioni di Cina edIndia messe assieme - 1,2 miliardidi ettari - hanno subito un dete-rioramento delle condizioni delsuolo da moderato ad estremo. Prevede, inoltre, che per tenere ilpasso con la crescita demografi-ca, la produzione alimentaremondiale, nei prossimi venti anni,

dovrà crescere di oltre il 75%.Per una valutazione economica delle perdite dovute alladesertificazione, si dispone di pochi dati, fatta eccezione diuno studio inedito della Banca mondiale che prevede,nelle zone direttamente toccate dal fenomeno, perditeeconomiche globali per circa 42 miliardi di dollari Usaannui, di cui 9 miliardi nella sola Africa.Queste cifre comprendono unicamente i costi diretti e nonconsiderano quelli indiretti, quali ad esempio quelli deri-vanti dallo spostamento di persone verso terre menodegradate e dalle perdite di produzione alimentare nazio-nale che eleverebbero i valori totali.

*Presidente Asis

2828 NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

Avv. Aniello Fiore *

La crescita della coscienza civica del risparmio dell’acquaparte dalla capacità della società di coinvolgere i bambini

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inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie locali

2929NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

Accesso all’informazione ambientale e partecipazione deicittadini: conoscere per valutare la sostenibilità dellosviluppo - La “Convenzione internazionale di Aarhus”

FFoorrmmeezzFFoorrmmeezz Viale Marx,Viale Marx, 15 - 00137 Roma - www15 - 00137 Roma - www.formez.it.formez.it

CARLO FLAMMENTPresidente FormezPresidente Formez

di Cinzia Di Fenza - Informazione ambientale e diffusione risultati -Area Strumenti e politiche per la Sosteniblità Ambientale -FormezAccedere alle informazioni ambientali e partecipare alle deci-sioni pubbliche è per i cittadini un serio problema. Per miglio-rare la capacity building pubblica e promuovere la“Convenzione di Aarhus” (e relativa normativa di recepimen-to), il Formez – Area Strumenti e Politiche per la SostenibilitàAmbientale - ha realizzato nel 2007-08, nell’ambito del PONATAS - Progetto Ambiente - Formazione delle PP. AA. eaggiornamento della task force, nato dalla Convenzione tra ilMinistero dell’Ambiente e Tutela del Territorio ed ilDipartimento della Funzione Pubblica , un percorso formativorivolto alla task force del MATTM, alle P.A. delle Regioni exOb.1. Al percorso, svolto in collaborazione con il CoordinamentoAgende 21 Locali Italiane e la Provincia di Salerno, hannopartecipato decine di amministrazioni interessate a conoscerela normativa, all’analisi di modalità e strumenti e alla condivi-sione di esperienze per migliorare i processi e le azioni sul-l’informazione ambientale. L’approccio formativo attivo ha previsto il coinvolgimento,quale testimonial e destinatario dell’informazione ambientalediffusa, di una cittadina comune. In questi anni il tema dell’informazione ambientale e dellapartecipazione dei cittadini ha assunto rilevanza centrale nel

dibattito e nelle strategie comunitarie sullo sviluppo sostenibi-le e sulla governance.A partire dalla necessità di integrare ambiente e sviluppo nellepolitiche, è maturata, almeno sul piano istituzionale, l’idea chela conoscenza e la possibilità per chiunque di avere accessoall’informazione sulle questioni ambientali sia essenziale perun cambiamento di rotta verso la sostenibilità dello sviluppo eper migliorare la trasparenza e la produzione di politicheinclusive. La nuova Strategia UE per lo Sviluppo Sostenibile,lo strumento quadro di riferimento delle politiche degli Statimembri, sottolinea il ruolo della chiave della conoscenza. Ilprincipale accordo sottoscritto in materia è la ConvenzioneUNECE sull’accesso all’informazione ambientale, la parteci-pazione ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in mate-ria ambientale”, del 25 giugno 1998 (“Convenzione diAarhus”). L’Italia l’ha recepita con la L.108/2001 e con il D.Lgs.195/2005ha dato attuazione alla Direttiva 2003/4/Ce. Tuttavia, la suaattuazione (e molto spesso la sua conoscenza) è ancora disat-tesa da larga parte delle amministrazioni. Ma cosa si intendeper informazione ambientale e quale è il ruolo delle autoritàpubbliche?Essa include quindi, oltre ai dati strettamente ambientali, inpossesso delle autorità pubbliche, le informazioni sui processidecisionali dell’Ente, ponendosi come uno strumento legislati-vo potenzialmente in grado di imprimere una grossa spinta

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all’apertura dei processi decisionali. Le “autorità pubbliche”devono promuovere l’accesso all’informazione ambientale e lapartecipazione alle decisioni in materia. Promuovere l’informa-zione significa innanzitutto renderla accessibile. Accessibilitàsignifica disponibilità materiale, reperibilità, leggibilità, compara-bilità.La questione riguarda sia il processo di accountability pubblico,cioè una capacità di governo, che si fondi anche sul render contoai cittadini e sull’innovare la formazione delle decisioni, impron-tandole alla trasparenza, alla partecipazione, alla codecisione ealla misurazione delle performance, sia la possibilità per i cittadi-ni di essere messi in grado di conoscere, partecipare e valutare.In uno scenario caratterizzato da questioni globali, quali la scar-sità delle risorse naturali, il cambiamento climatico, la crisi ali-mentare, avere le conoscenze necessarie a capire e valutare ciòche accade è indispensabile, per orientare le politiche e modi diprodurre, vivere, muoversi, consumare.Ma i cittadini hanno informazioni e strumenti per comprendere emodificare abitudini e per valutare le politiche? I cittadini (e idecisori) conoscono l’impatto delle loro scelte quotidiane sullaqualità della vita, l’ambiente, le interrelazioni tra attuale sviluppoeconomico e degrado ambientale, tra stili di vita ed esaurimentodelle risorse? Sono messe in campo azioni sistematiche per met-tere a conoscenza i cittadini del diritto di accesso all’informazioneambientale, previsto dalla Convenzione di Aarhus? I problemi diaccesso e diffusione riguardano gli assetti organizzativo/gestiona-li o sono di tipo culturale? Qual è il contributo degli strumenti diaccountability (Bilanci ambientali, di sostenibilità)?L’accesso all’informazione ambientale costituisce il fondamentoper promuovere il cambiamento e la partecipazione e aumentarela consapevolezza della titolarità di diritti in tal senso. Il dirittoall’accesso è inoltre uno strumento potente di promozione deidiritti umani e di cittadinanza.L’informazione ambientale diffusa normalmente (anche dai massmedia) non è esaustiva e non riesce a divenire conoscenza utile adagire, sulla base della comprensione dei problemi. La non cono-scenza e comprensione delle connessioni, delle possibili opzioni,limita le possibilità per i cittadini, ma anche per i decisori, di com-

piere scelte verso la sostenibilità. Solo quando l’informazione ètrasformata in consapevolezza del significato delle cose, e puòessere veicolata attraverso network integrati, può divenire unarisorsa. Cittadini e consumatori consapevoli e attivi possono con-tribuire alla sostenibilità dello sviluppo. E’ essenziale, allora, produrre conoscenze utili all’azione e formesistematiche di coinvolgimento e innestarle nei processi politici,per stimolare la partecipazione responsabile e motivata e raffor-zare la coesione sociale.Sul versante delle esperienze, prime azioni significative sono staterealizzate in varia misura da alcune amministrazioni regionali,quali la Toscana e l’Arpa Toscana, l’Emilia-Romagna e, più direcente, la Puglia, ma il percorso, in chiave di trasparenza e inno-vazione dei processi decisionali, è ancora lungo.

La Convenzione di Aarhus (Art. 2) e il suo recepimento nazio-nale, precisa che l’informazione ambientale comprende qualsia-si informazione, disponibile in qualunque forma o formato (visi-va, cartacea, sonora), riguardante:a) lo stato degli elementi dell’ambiente, quali l’aria e l’atmosfe-ra, l’acqua, il suolo, il territorio, il paesaggio e i siti naturali, com-presi gli igrotopi, le zone costiere e marine, la diversità biologi-ca e i suoi elementi costitutivi, compresi gli organismi genetica-mente modificati, nonché le interazioni tra questi elementi;b) fattori quali le sostanze, l’energia, il rumore, le radiazioni o irifiuti, compresi quelli radioattivi, le emissioni, gli scarichi e altririlasci nell’ambiente, che incidono o possono incidere sugli ele-menti dell’ambiente di cui alla lettera a);c) atti legislativi e amministrativi, piani, programmi, accordiambientali e ogni altra misura o attività, che incide o può incide-re sugli elementi dell’ambiente e sui fattori di cui alle lettere a)e b), nonché le misure o le attività intese a proteggere gli ele-menti dell’ambiente;d) le relazioni sull’attuazione della legislazione ambientale;e) le analisi costi-benefici e altre analisi e ipotesi economicheusate nell’ambito delle misure e attività di cui alla lettera c);f) lo stato della salute e della sicurezza umana, compresa la con-taminazione della catena alimentare, le condizioni della vitaumana, i siti e gli edifici di interesse culturale, nella misura in cuisono o possono essere influenzati dallo stato degli elementi del-l’ambiente di cui alla lettera a) o, attraverso tali elementi, daqualsiasi fattore di cui alle lettere b) e c).

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3030 NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

Pagine elaborate con il contributo di Tiziana Sforza,

Ufficio stampa ed editoria del Formez

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Un nuovo ruolo per la polizia locale nelle politicheintegrate di sicurezza. E’ questo lo spirito che haanimato il corso di formazione per Comandanti eUfficiali delle Polizie Locali di 200 comuni dellaCampania, finanziato dal Pon Sicurezza e organiz-zato dall’Assessorato regionale alla Sicurezza dellecittà nell’ambito del progetto Pol.i.s. Il corso, che ha visto coinvolti 330 partecipanti, dicui circa 100 comandanti, si è svolto nei mesi di set-

tembre e ottobre, nel giro di5 settimane con 32 seminari,nelle cinque province dellaCampania. I risultati delprogetto di sensibilizzazio-ne e qualificazione dellePolizie Locali sono stati resinoti lo scorso novembre, nelcorso di un convegno daltitolo “Nuove Polizie loca-li”, tenutosi in PalazzoArmieri a Napoli. “Il nuovo ruolo dellePolizie Locali – commentail Vicepresidente della

Regione con dele-ga alla Sicurezza, Antonio Valiante - èstrategico nel determinare la percezionedella sicurezza sul territorio, poiché sonogli agenti che il cittadino trova quotidia-namente per strada”. Per questo motivo, dopo questo corso diaggiornamento professionale che con-clude un ciclo finanziato con i fondieuropei 2000/207, ce ne saranno altrianche con la prossima programmazione2007/2013. Lo assicura, infatti, Nicola Izzo, vicecapo della Polizia di Stato e a capo del-l’autorità di gestione dei fondi Pon. “Perrealizzare politiche integrate di sicurezza– afferma – non basta solo la tolleranzazero, ma occorre anche una capacità dimantenere l’armonia sociale di un terri-torio dove sono presenti conflitti e degra-do”. Questa notizia conferma la buona collabora-

zione tra Santa Lucia e Stato centrale, come confer-ma Enrico Tedesco, dirigente del settore EntiLocali e sicurezza: “con la conclusione di questocorso – dichiara – si chiude un ciclo ma ne inizia cer-tamente un altro, grazie all'interazione tra laCampania e il Ministero dell’Interno”. Tedesco annuncia la preparazione un disegno diriforma della normativa regionale in materia, pro-prio per evidenziare il ruolo delle Polizie Locali.Claudio Giardullo, dirigente della Polizia di Stato,aggiunge che “il ruolo della Polizia Locale puòdiventare ancora più importante se anche in Italia sifarà strada la figura del poliziotto di prossimità, cherisponde, talvolta meglio della politica della tolle-ranza zero, alle politiche di sicurezza basate sullavicinanza ai cittadini e alla risoluzione dei conflitticome strumento di prevenzione”. In Campania, sono 7000 le unità di Polizia Locale.Di questi, solo 800 sono donne e solo 400 hanno unalaurea. Come conferma Emilia Zarrilli, responsabi-le della misura 2.3 del Pon Sicurezza, “la formazio-ne diventa un momento in cui gli stessi partecipantisentono con entusiasmo di poter diventare stru-mento di lotta all’illegalità”.

3131NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

Positiva conclusione del corso per Comandanti ed Ufficiali dellaPolizia locale: la Regione sempre più impegnata nella formazione

Antonio Valiante- Vice Presidente -

Regione CampaniaRegione CampaniaDELLDELL’A’A SSESSORASSESSORATOTO CONCON DELEGADELEGA AGLIAGLI EE NTINTI LOCALILOCALI

Bollettino diBollettino diInforInformazionemazione a curaa cura

Servizio elaborato con il contributo di Marianna Ferridell’Assessorato regionale con delega agli Enti locali

Izzo

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inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie localiollettino di inforollettino di informazionemazionedell’Assessorato regionale agli Enti localiBB

3232 NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

Lo scaffale normativo della sicurezza in CampaniaLa sicurezza del territorio, ed in particolar modo diun territorio come quello della RegioneCampania, non può essere meramente affidata apolitiche di ordine pubblico e ad interventi repres-sivi, ma va costruita come politica complessiva diazioni di prevenzione del disagio e della delin-quenza, soffermandosi sui concetti di qualità dellavita e vivibilità dei territori. Le politiche di sicurezza urbana integrata sonoinfatti politiche complesse, che vedono coinvoltidiversi attori istituzionali, i quali, contemperandole rispettive competenze, devono operare in stret-ta sinergia, in vista della realizzazione di un unicoprogetto. Da questo presupposto è nata la neces-sità della Regione Campania di dotarsi di un arti-colato sistema normativo che supporti gli interven-ti in materia di sicurezza.Sono tre le leggi regionali attraverso le quali laRegione Campania promuove e sostiene la costru-zione di un sistema integrato di sicurezza dellecittà. La Legge n. 12 del 13 giugno 2003, sulla sicurezzaurbana e riforma della Polizia locale, la Legge n. 23del 12 dicembre 2003, sul riutilizzo dei beni confi-scati alla camorra e la Legge n. 11 del 09 dicembre2004, per l’aiuto alle vittime di criminalità e la pre-venzione dell’usura e del racket.La legge regionale n. 12 del 13 giugno 2003, appro-vata all’unanimità dal Consiglio Regionale, rap-presenta la legge quadro regionale in materia disicurezza. In linea con il mandato costituzionale, spetta allaRegione, attraverso un’azione di raccordo istitu-zionale con il governo centrale, sostenere in diver-se forme gli Enti locali, assumendo, dunque, ilcompito di coordinatrice e promotrice delle politi-che di sicurezza del territorio. Tale legge rappresenta uno strumento normativo

in base al quale la Regione è in grado di regolare ecoordinare il lavoro intorno ai temi della sicurezzadelle città, della legalità e della Polizia locale.Prevede una variegata serie di azioni ed attività incapo ai diversi attori istituzionali, tutte riconduci-bili, al proprio specifico ruolo. La legge prevede, poi, strumenti di concertazionee coordinamento, quali la Conferenza regionaleper la promozione delle politiche integrate di sicu-rezza delle città ed il Comitato tecnico consultivoper la Polizia Locale. La Legge Regionale n. 11, approvata dallaRegione Campania il 09 dicembre 2004, prevedemisure di solidarietà a favore delle vittime dellacriminalità ed una serie di interventi volti a preve-nire la diffusione dei fenomeni criminali, quali l’e-storsione e l’usura. È questa una legge che, nonsolo prevede servizi, ma è orientata a costruire unasolida rete di protezione sociale, attenta com’è allaprevenzione dei fenomeni di vittimizzazione, piut-tosto che al mero intervento sui loro effetti.Infine, la Legge Regionale n. 23 del 12 dicembre2003, sostiene il recupero dei beni confiscati allacamorra ed affidati alle amministrazioni pubbli-che. Sottratti alle organizzazioni criminali perchépossano realizzare un fine virtuoso, questi benidiventano oggetto di riuso a fini sociali che laRegione sostiene e finanzia a beneficio dei cittadi-ni e della collettività.“In tutte e tre le leggi – spiega il Vicepresidentedella Regione Campania Antonio Valiante condelega alla Sicurezza delle città - è rintracciabileuna comune idea di fondo: per fare sicurezza,occorre progettare, fare sistema e bandire l’im-provvisazione. Esse, infatti, intendono invertire lacomune tendenza all’erogazione di finanziamentia pioggia, vincolando i soggetti beneficiari ad unaforte idea progettuale, un’idea che sia sostenuta daun’approfondita analisi del territorio e sia rispon-dente alla domanda di sicurezza dei cittadini”.

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inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie locali Bollettino di InforBollettino di Informazionemazione

La Provincia di Salerno, nel contesto di un’economia in dif-ficoltà, può avere un ruolo determinante, per avviare unaspinta propulsiva per il mondo imprenditoriale.Tra gli obiettivi da perseguire vi è, senz’altro, quello diavviare linee di azione volte ad un ammodernamento delleimprese esistenti che, da decenni, operano in manierasilenziosa e laboriosa sul territorio.Non occorre riprendere le considerazioni sul rapporto traricerca, innovazione e sviluppo, si tratta di capire comeportare avanti un progetto che lanci questo modello. La Provincia si sta impegnando alla realizzazione di unprogetto in una realtà la cui storia industriale è, oramai,legata al passato. Ma proprio di questa storia si può pro-vare a recuperare qualche elemento che può andare nelladirezione dell’innovazione, come il rapporto tra agricoltu-ra e manifattura o la tradizione nel campo della ceramicaed altro. Il dialogo tra il mondo della ricerca, a partiredall’Università, e quello dell’impresa è il fulcro dell’azioneche si intende portare avanti. E tra questi due mondi chec’è la necessità di costruire una serie di relazioni con il coin-volgimento del settore finanziario. Questa è la filosofia chela Provincia ha voluto indicare, sin dall’inizio della sua atti-vità amministrativa, come dimostra la presenza di unaassessore con delega all’Innovazione e alla RicercaScientifica, per la prima volta nella storia di Salerno. L’ideache la più grande e ricca risorsa che il territorio possiede, ilgiacimento dei saperi, non venga utilizzata al meglio è ilpunto focale su cui le attività della Provincia di Salerno, perle sue pur limitate competenze nel settore, ha concentrato.Si tratta ti attività volte ad una forte collaborazione con ilmondo dei saperi e con quello delle imprese; mettere asistema l’offerta con la domanda, la ricerca e l’innovazionecon le reali esigenze delle aziende locali.Svolgere, quindi, un ruolo di animatore del territorio e diun acceleratore culturale, con uno spiccato taglio verso l’in-novazione dei prodotti ma anche dei processi.Già da alcuni anni, si sta lavorando verso una forte e stret-ta collaborazione con l’Università di Salerno spingendo,attraverso finanziamenti mirati, alla emersione di quellericerche che trovandosi già ad uno stato maturo necessita-no di poco per divenire di interesse imprenditoriale; tuttociò attraverso il coinvolgimento delle imprese locali al finedi fare ricadere l’economia nella stessa provincia diSalerno. L’innovazione, la ricerca scientifica, il trasferimen-to tecnologico e la internazionalizzazione sono i punti diforza dell’idea di ammodernamento che la Provincia haattivato attraverso misure, uffici e risorse umane internenell’intendo di ricollocare il proprio territorio sullo scena-

rio nazionale ed internazionale; in un contesto economicoche lancia drammatici messaggi negativi, pensiamo che l’u-tilizzo dei saperi e la condivisione di linee di sviluppo tra gliattori protagonisti dello sviluppo locale possa essere unasoluzione vincente, una reale attività di cooperazione e diprogrammazione dell’utilizzo delle risorse del territorio.Occorre ipotizzare per Salerno un modello di sviluppobasato sulla presenza di imprese che lavorano sulle frontie-re delle nuove tecnologie e del terziario innovativo chepossa avere come riferimento un territorio molto piùampio ed un coinvolgimento intersettoriale proprio percreare quelle condizioni che per la loro natura e la loroapplicazione non hanno confini.A Salerno potrebbe, quindi, identificarsi una sorta di puntodi osservazione del panorama innovativo che è presente eche possa indirizzarne le scelte e gli obiettivi sulla scorta diuna forte e continua interazione tra l’Università e le impre-se. Proprio l’Università di Salerno, tra le prime in Italia nelsettore dell’ICT, rappresenta un punto di eccellenza chenon può essere avulso dal sistema produttivo e dalla con-divisione delle linee strategiche che la politica locale mettein campo, una forte contaminazione di idee, uomini e risor-se devono rappresentare la sintesi della filosofia dell’inno-vazione in Campania.Bisogna lavorare, da oggi ed in maniera celere, per struttu-rare l’intera organizzazione in materia di interscambio diinformazioni e di messa in campo di attività attraverso unaistituzionalizzazione del ruolo della Provincia stessa, dellaUniversità e di Confindustria in rappresentanza del tessu-to imprenditoriale.È questo il prossimo impegno che la Provincia di Salernomette in campo sin da oggi.

Angelo VillaniPresidente della Provincia

Il Presidente Angelo Villani

Provincia di Salernoa cura dellaa cura della

Le sinergie possibili tra l’Università egli Enti locali nel mondo delle imprese

3333NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

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La Provincia di Salerno ha avviato, dal 2005, una seriedi attività con l’Università di Salerno, coinvolgendoalcune imprese locali, per lo sviluppo e la realizzazionedi progetti di ricerca, le cui applicazioni hanno comefinalità l’industrializzazione e la realizzazione di pro-dotti innovativi da collocare sul mercato nazionale e dinternazionale.Sono nati, così, due prototipi nei laboratori del DIA edel DIMA, denominati SPEECH (sistemi crittograficiper le trasmissioni foniche di cellulari) e FARO (con-trollo biometrico delle identità in ambiti di sicurezza).In questo modo, anticipando il Documento Strategicodella Regione Campania sulla ricerca scientifica e l’in-novazione, abbiamo prodotto una forte integrazionetra Ente Locale, Università e imprese; abbiamo messoin pratica, dunque, quello che è alla base delle politichedi settore della Regione Campania: “favorire azioni perlo sviluppo ed il trasferimento di tecnologie fra i variattori del sistema della ricerca e del sistema dell’inno-vazione, realizzando flussi di informazioni e coordina-mento di attività tra le Università, i Centri Pubblici diRicerca, i Centri di Servizi Territoriali, le organizzazio-ni intermedie di trasferimento di tecnologia e la mag-gioranza delle imprese locali, anche quelle di micro epiccola dimensione”.Oggi ci troviamo di fronte ad una novità, e precisa-mente, possiamo leggere a chiare lettere quelli chesono gli obiettivi del Governo regionale in materia. Sono così definite le priorità degli interventi e degliinvestimenti della Regione Campania sul territorio,queste si articolano in due sezioni di cui una dedicataalla ricerca, l’altra alla diffusione della societàdell’Informazione.La sezione Ricerca Scientifica individua i seguentiobiettivi:- Potenziamento del sistema della ricerca, promozionedel trasferimento tecnologico, valorizzazione dell’inno-vazione per la competitività del sistema produttivo;- Promozione dell’integrazione e del trasferimento tec-nologico;- Promozione dell’innovazione del sistema produttivofavorendo l’aggregazione delle piccole e medie impre-se, la collaborazione delle stesse con la grande impresae la concentrazione tra i sistemi della conoscenza e isistemi territoriali, affermando la pratica della condivi-sione e della concertazione.

La sezione Società dell’Informazione individua nellaimplementazione e diffusione di un sistema a rete ilconseguimento dei seguenti obiettivi:- Diffusione e implementazione delle pratiche collega-te all’ e-government- Governo e promozione del territorio- Sanità elettronica- Inclusione e coesione sociale- Sviluppo locale e competitivitàAltro aspetto innovativo è che la linea di azione che simetterà in campo si ispira all’idea che la ricerca e l’in-novazione sono beni del territorio e, in quanto tali, ibenefici di ogni investimento devono ritornare al terri-torio in termini di creazione di valore. Tutto ciò implica la consapevolezza che gli attori del-l’intero processo devono essere anche nuovi soggetticome i sindacati e gli Enti locali che sono chiamati acondividere gli obiettivi della nuova programmazionema anche ad organizzare la domanda sociale conresponsabilità ed efficacia, affinchè la creazione dinuova occupazione e la qualificazione dell’occupazioneesistente diventano in tal senso i presupposti e gli obiet-tivi degli interventi strategici, orientati alla sostenibilitàed allo sviluppo locale.Ci siamo immaginati, allora, una nuova struttura orga-nizzativa per lo sviluppo territoriale, che deve sì tenereconto delle tradizionali azioni per il sostegno economi-co e di sviluppo, ma anche delle “novità” in campo di

3434 NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie localiollettino di inforollettino di informazionemazionedella Provincia di SalernoBB

Alfonso Buonaiuto

Lo sviluppo possibile parte dalla realizzazione diprodotti innovativi da collocare sul mercato

di Alfonso Buonaiuto*

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3535NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie localiollettino di inforollettino di informazionemazionedella Provincia di SalernoBB

organizzazione e di aggregazione tra soggettipreposti. Una struttura, quindi, dove“l’Università e i Centri di Ricerca attivi sul terri-torio rimangano elementi centrali della strategiaregionale, e, al tempo stesso, siano collegati –anche attraverso organizzazioni intermedie –con il sistema produttivo locale”.È pienamente condivisibile, in questa ottica, lavolontà indicata dall’Assessorato regionale com-petente e cioè che “è necessario che le strutture diricerca di interesse regionale ed i Centri Regionalidi Competenza si impegnino in modo significativoin progetti che rispondano alle esigenze del sistemadella domanda sia pubblica, sia privata, in ottica dipiena utilità ed efficienza”.In questo contesto, proprio il modello dellaProvincia di Salerno, che ha avviato solo alcunianni fa, va nella direzione di coinvolgimento delleistituzioni locali, del settore produttivo e degli entidi ricerca pubblica e privati, nonché degli attori deltrasferimento di tecnologie, in processi collaborati-vi, al fine di incrementare il livello di competitivitàcomplessivo del territorio e delle sue componenti.Ancora una volta, si fa riferimento alle linee deli-berate dalla Regione Campania, individuate come il modello Triple Elix.Bisogna, quindi, lavorare oggi, per creare le con-dizioni per lo sviluppo di progetti pilota che peròsiano generati da una domanda di sviluppoimprenditoriale, e per promuovere la costituzionedi laboratori di innovazione finalizzati alla valoriz-zazione delle tecnologie per realizzare innovazio-ne, attraverso la collaborazione tra strutture diricerca e sistema delle imprese.Occorre creare le condizioni per avviare un dialo-go che porti alla condivisione di strategie; favorireazioni dirette ad incoraggiare la partecipazione deiprivati nel settore della ricerca, rafforzando le retidi cooperazione tra il sistema di ricerca e le impre-se con l’obiettivo di favorire lo sviluppo territoria-le.Ed è proprio questo obiettivo il vero risultato cheun ente come la Provincia di Salerno vuole rag-giungere, sapendo anche che bisogna coinvolgere

un soggetto fondamentale in tutta la riorganizza-zione del settore e precisamente il soggetto “finan-ziario”. Si deve creare e rafforzare, ove già vi siauna sensibilità in materia, il rapporto tra gli inter-mediari finanziari, gli attori del sistema della ricer-ca e il sistema imprenditoriale al fine di promuove-re soluzioni ed opportunità di finanziamento, asupporto dei processi di sviluppo e di innovazione.Ed infine il ruolo centrale dell’Università, in que-sto contesto vista come un grande amplificatore diopportunità e di sviluppo di attività di ricerca. Unenorme giacimento delle competenze capace diaffrontare sfide innovative in svariati settori dellasocietà e dell’economia del nostro Paese.L’Università vista non solo come Campus conmigliaia di potenziali risorse umane di alto profiloscientifico e culturale, ma l’Università vista comequel soggetto in grado di favorire attività volte allacreazione di nuove imprese privilegiando i settoriad alto contenuto tecnologico e sostenendo lospin-off delle aziende.In questo contesto, si può immaginare che questeattività possano favorire anche azioni di venture-capital, a sostegno delle nuove idee imprenditoria-li attratte dalla capacità di produzione di un model-lo che si basa fondamentalmente sulla promozionedella capacità di individuare la domanda e sostan-ziare l’offerta di ricerca, al fine di attrarre ulterioriiniziative imprenditoriali, a carattere nazionale edinternazionale.

* Consigliere Provinciale

Documento Strategico Regionale per la politica dicoesione 2007-2013”, adottato con delibera n. 1042del 1 agosto 2006, adottato a sua volta dallaCommissione Europea, con proprie decisioni.n. C(2007) 4265 dell’ 11 settembre 2007 PORCampania FESR 2007-2013n. C(2007)5478 del 7 novembre 2007 PORCampania FSE 2007-2013n. C(3229) 13/07/2007 Quadro StrategicoNazionale 2007-2013n. C(2007) 6882 del 21.12.07 PON Ricerca eCompetitività

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Si è riaperto il confronto, sull'utilità o meno delleProvince nel mondo delle Autonomie locali. Sonoin molti a ricordare che le Province dovevanoscomparire quando furono create le Regioni. Nelfrattempo, con la modifica del Titolo V dellaCostituzione, quest’ Ente è stato confermato ed èstato inserito al secondo posto nella scaletta costi-tuzionale: Comuni, Province, Città metropolita-ne, Regioni e Stato: insomma, la piramide nonsolo è stata cambiata, ma è stata anche capovolta.Intanto, le Province, in questi anni, si sono fattecarico di moltissime esigenze dei cittadini, conuna discreta programmazione dello sviluppo delterritorio. I bilanci delle Province italiane supe-rano abbondantemente 100 miliardi di euro. Essisono spesi per lo più per servizi di manutenzionedelle strade, delle scuole, stipendi, etc.Per quanto riguarda la Provincia di Salerno,anche quest’anno il bilancio preventivo 2009, cosìcome prevede la legge, sarà approvato entro il 31dicembre 2008.Come si sa, il Bilancio preventivo è un documen-to contabile che contiene le previsioni di entrata edi spesa, relative all'esercizio cui il Bilancio si rife-risce. Per i Comuni e le Province, deve essere redattoosservando i principi contabili e rispettando lastruttura fissata dalla legge. Il BilancioFinanziario è definito autorizzatorio o vincolante,

perché gli stanziamenti di spesa costituisconolimite agli impegni, fatta eccezione per i servizi inconto terzi, mentre gli stanziamenti in entrataautorizzano il reperimento delle relative forme difinanziamento. Le parti essenziali del bilancio sono:a) - Il Peg (piano esecutivo di gestione) è un docu-mento approvato dalla Giunta dell’Ente, all’iniziodell’Esercizio, che individua per ciascun Eserciziogli obiettivi da raggiungere, le dotazioni ed i rela-tivi responsabili. Rispetto al Bilancio diPrevisione, il P.E.G. contempla un'ulteriore sud-divisione delle Risorse dell'Entrata in Capitoli,dei Servizi in Centri di Costo e degli Interventidella Spesa in Capitoli. Pur riferendosi allo stessoperiodo di analisi, il PEG si differenzia dalBilancio di Previsione, perché non è solo unostrumento di programmazione finanziaria, macontiene anche una serie di dati quali-quantitativiinerenti alla gestione dei singoli servizi. Il PEGdetermina, inoltre, gli Obiettivi di gestione deisingoli servizi, sulla base delle risorse disponibili erappresenta, pertanto, lo strumento principaleattraverso il quale si contribuisce a separare fun-zioni di direzione e controllo, da un lato, e com-petenze della gestione, dall'altro, attuando negliEnti Locali la riforma del pubblico impiego di cuial D.Lgs. 29/1993.b) - Il Bilancio Pluriennale dei Comuni e delleProvince è elaborato in termini di competenza ecopre un periodo, da tre a cinque anni, pari aquello della Regione di appartenenza. E' unostrumento di programmazione a medio termine.Gli stanziamenti previsti nel Bilancio pluriennaleper il primo esercizio corrispondono a quelli delBilancio di Previsione; per questo è definito“scorrevole” ossia è aggiornato annualmente. IlBilancio Pluriennale deve osservare gli stessiprincipi di quello di Previsione, tranne quellodell'Annualità. c) - La Relazione Previsionale e Programmaticaillustra le caratteristiche generali della popolazio-ne, del territorio, delle attività economiche, i biso-gni dei cittadini, i servizi erogati, precisandonerisorse umane, strumentali e tecnologiche.Comprende per la parte Entrata una valutazionesui mezzi finanziari, individuando le fonti di

3636 NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie localiollettino di inforollettino di informazionemazionedella Provincia di SalernoBB

Gianni Iuliano*

Le Province, volano dello svilupposocio-economico del territorio

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3737NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie localiollettino di inforollettino di informazionemazionedella Provincia di SalernoBB

finanziamento ed evidenziando l'andamentostorico degli stessi ed i relativi vincoli. Per laparte Spesa è redatta per Programmi ed even-tuali Progetti, rilevando l'entità e l'incidenzapercentuale della Previsione con riferimentoalla spesa corrente consolidata, a quella di svi-luppo ed a quella di investimento.Ovviamente, tutto ciò va inquadrato nell'acce-lerazione delle dinamiche economiche e socia-li, nei mutamenti di geopolitica, nella continuaevoluzione dei sistemi di comunicazione, l'im-porsi dei temi dell'ambiente e della sicurezza,mentre inducono una crescente domanda diidonee sedi di governo democratico ai varilivelli, allo stesso tempo, determinano nei cit-tadini una maggiore attenzione, una domandanuova di partecipazione verso le istituzionilocali, soprattutto verso Comuni e Province.Non a caso, il ruolo delle Province è messo, difatto, sempre più in crisi. I provvedimenti chene colpiscono l'autonomia finanziaria e fun-zionale diminuiscono oggettivamente le possi-bilità di azione delle Province, in rapporto aduno sviluppo di qualità, alla possibilità diinnovare ed accrescere l'offerta di servizi, agliinterventi di tutela ambientale e sociale.E' chiaro che, anche così, e cioè colpendo ilruolo degli Enti locali, si colpiscono i cittadini,la qualità della loro vita. Il cittadino chiedesempre di più una Pubblica Amministrazionediversa, nell'immagine e nella sostanza, daquella di un passato anche recente. UnaPubblica Amministrazione sempre più traspa-rente e dialogante, sempre più integrata alproprio interno e sempre più aperta a rappor-ti innovativi con la società e le sue diversecomponenti. Insomma, una PubblicaAmministrazione che sappia valorizzare edarricchire costantemente le proprie compe-tenze e professionalità, per essere sempre dipiù attenta ai cittadini, alle imprese, alle asso-ciazioni, ai bisogni ed alle potenzialità del ter-ritorio: volano dello sviluppo, accessibile stru-mento di partecipazione democratica e nonentità lontana.In questo senso, è prevista, all'interno del pro-gramma relativo al Sistema InformativoProvinciale, la promozione di un progetto diInfrastruttura Tecnologica Provinciale, qualestrumento per accrescere la diffusione dei ser-vizi on-line, per migliorare la conoscenza e lacapacità di intervento sul territorio, per ren-dere sempre più fruibile il patrimonio infor-mativo dell'Ente, rendendolo fattore di inno-vazione e di competitività per il territorio.L'idea generale, quindi, è quella di favorireuna crescita armonica delle varie attività, dal-l'industria al turismo, dall'agricoltura ai servi-

zi, una crescita che si basi sulla capacità diinnovazione e sul gran patrimonio umano eprofessionale, di cui il nostro territorio dispo-ne; questo credo possa costituire, insieme allacapacità e volontà di attivare le giuste siner-gie, una parte decisiva della risposta che dob-biamo saper dare ai gravi elementi di disagioeconomico e sociale che sempre colpisconoanche le famiglie salernitane.Naturalmente, in linea con l'attività svolta inquesti anni, proseguiranno all'internodell'Ente i programmi formativi volti a valo-rizzare ed innovare le competenze del perso-nale ai vari livelli.Rispetto alle risorse finanziarie, il costantemiglioramento dell'efficienza interna, nonchél'attenta gestione delle varie voci di bilancioportate avanti in questi anni, consentonoall'Ente di non incrementare il prelievo fisca-le sui cittadini, prevedendo, anzi, alcune age-volazioni per le società, al fine di favorire losviluppo territoriale.

*Vice Presidente Programmazione Finanziaria

Bilancio - Innovazione TecnologicaRicerca Scientifica - Risorsa Mare

Politiche del Mediterraneo

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La Provincia di Salerno ha promosso il Forum dei SitiUnesco del Mezzogiorno, per fare il punto complessivosul loro stato, soprattutto di conservazione.In occasione delle “Giornate Europee del Patrimonio”,,svoltesi a Padula nell’ambito delle iniziative delleAgende 21 locali, e successivamente a Torino in occa-sione dell’Assemblea Nazionale delle Province Italiane,l’Osservatorio Europeo del Paesaggio di Arco Latinosostenuto dall’Assessorato alle Politiche Ambientalidella Provincia di Salerno, ha promosso la nascita di unForum dei siti Unesco del Mezzogiorno con l’obiettivo di“promuovere e sostenere lo sviluppo socio economicodelle province del sud attraverso la valorizzazione, ilrafforzamento e l’integrazione su scala interregionaledel patrimonio culturale, naturale e paesaggistico”mediante l’individuazione di Reti interregionali di offer-ta turistica integrata. All’iniziativa ha assicurato il proprio sostegno l’UfficioPatrimonio Mondiale Unesco del Ministero per i Beni ele Attività Culturali. Nella sede nazionale dell’Unionedelle Province Italiane le Province di Agrigento, Bari,Benevento, Caserta, Catania, Enna, Matera, MedioCampidano, Messina, Napoli, Ragusa, Salerno, Siracusache detengono sui propri territori i siti inseriti nella listadel Patrimonio Mondiale dell’Unesco del Mezzogiorno,hanno istituito ufficialmente il Forum dei siti Unesco delMezzogiorno.Il Forum, oltre ad accompagnare ed assistere leProvince, nella individuazione, programmazione e ade-sione a programmi e progetti nazionali ed internaziona-

li, ha il compito di candidare alle Regioni di competenzaun apposito programma integrato per la individuazionedi una Rete interregionale di offerta di turismo culturalesui programmi Poin e Pain per i siti Unesco delMezzogiorno. Il Forum godrà dell’assistenza tecnico-scientificadell’Osservatorio Europeo del Paesaggio, Padula dove èistituito apposito Segretariato, ed organizzativa di Upi –Tecla, che cureranno per conto delle Province gli aspettitecnico operativi e le diverse attività procedurali edorganizzative richieste dalla stesse Province.Il programma in stretta cooperazione con le DirezioniRegionali del Ministero per i Beni e le Attività Culturali,individua nei soggetti gestori dei siti Unesco il compitodi raccordare le esigenze e le aspettative locali rispettoall’ambizioso riconoscimento in termini di opportunitàoccupazionali ed operative strettamente legate alla frui-zione degli attrattori culturali.Ambiziosa la proposta del progetto interregionale chevede il sud Italia finalmente unito e protagonista del suodestino su una delle più importanti risorse del sud, la cul-tura e il territorio. Viva soddisfazione espressa dall’Assessore alle PoliticheAmbientali della Provincia di Salerno Avv. AngeloPaladino, attualmente Presidente dell’OsservatorioEuropeo del Paesaggio e Vice Presidente delCoordinamento delle Agende 21 locali, che hanno datovita al Forum, sia per la portata internazionale dell’ini-ziativa che apre ad una proposta di sud d’eccellenza peri nuovi mercati del turismo culturale, che per la piena

operatività del Forum che a Paestum inoccasione della Borsa del TurismoArcheologico si è dato gli organismioperativi e gestionali.Una svolta nelle politiche di coesio-ne del sud italia che viene dal basso,riunendo gli organismi territoriali diarea vasta, che possono essere ilgiusto tramite per politiche integra-te ed innovative proprio nel ricono-scimenti delle vocazioni e delleidentità del sud.

Domenico NicolettiSegretario dell’Osservatorio

Europeo del Paesaggio

3838 NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie localiollettino di inforollettino di informazionemazionedella Provincia di SalernoBB

L’assessore Angelo Paladino

Padula, forum dei siti Unesco per le Giornate europeedel patrimonio culturale, naturale e paesaggistico

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L’Amministrazione Provinciale di Salerno ha inteso,innanzitutto, sensibilizzare ed educare al rispetto del-l’ambiente le nuove generazioni, essendo questo l’obiet-tivo fondamentale posto alla base della continuità politi-ca di sostenibilità ambientale avviata in questi ultimianni. Ciò è avvenuto attraverso monografie organizzatesoprattutto con i giovani. In sintonia con questo é stato ilconvegno tenutosi a Postiglione, presso il ristorante “IlRistoro”, sul tema “Gestione della Fauna ittica e regola-mentazione della pesca nelle acque interne” voluto pro-prio dall’Assessorato Provinciale alla Caccia e Pesca.L’evento nasce dalla necessità di interessare un’utenzapoco attenta verso questi settori, fondamentali per l’eco-nomia del nostro territorio, e rappresenta un efficacemezzo di comprensione delle dinamiche fluviali e dellafauna ittica. La finalità dell’Amministrazione è stata, pertanto, quelladi fare acquisire, attraverso la conoscenza scientifica deifenomeni naturali, una rinnovata sensibilità nei confrontidegli ambienti acquatici provinciali.Alla tavola rotonda erano presenti: il Sindaco diPostiglione, Mario Pepe, il Presidente del ConsiglioRegionale, Sandra Lonardo, il Vice Presidente dellaProvincia, Gianni Iuliano, l’Assessore provinciale allaCaccia e Pesca, Carmine Cennamo, il Presidente dellaComunità Montana Alburni, Ezio Russo, il prof. di

Economia e Politica Agraria dell’Università dellaBasilicata, Giovanni Quaranta, il Ministro ombraall’Agricoltura, Alfonso Andria, l’Assessore Regionaleall’Agricoltura, Andrea Cozzolino, il ConsigliereRegionale, Ugo Carpinelli, l’Assessore provincialeall’Agricoltura, Corrado Martinangelo, il dirigente delsettore caccia e pesca della provincia di Salerno,Domenico Ranesi, in qualità di moderatore.Il convegno è stato un momento di confronto tra i sog-getti istituzionali e le associazioni di categoria, perché hatrattato e discusso problematiche su di un tema che sta acuore anche a migliaia di cittadini salernitani e campani;la Fauna ittica costituisce una delle principali fonti di red-dito (tra economia diretta ed indiretta) dei lavoratoricampani. Poiché il momento storico, nazionale ed inter-nazionale, è particolarmente delicato, è importante che icittadini sappiano che gli enti a loro più vicini stannosvolgendo, in sinergia, quelle attività istituzionali che pos-sano sostenere il comparto pesca e tutelare il lavoro dimigliaia di persone. In merito ho ritenuto utile, costrutti-vo e propositivo dare il via ad un confronto dinamico suquanto fatto e quanto ancora è possibile fare, rimarcandocome la Provincia di Salerno abbia sposato questa tema-tica, facendone un vero e proprio cavallo di battaglia dapromuovere sia commercialmente (si veda Borsaverde)che amministrativamente.Il sistema idrografico italiano è particolare e variegato,ciò comporta una biodiversità molto sentita: la fauna itti-ca italiana annovera 580 specie di pesci la cui presenza èaccertata. Tra i paesi mediterranei, poi, l'Italia è la sola apresentare ambienti alpini e ambienti mediterranei quasidesertici. Come si sa per biodiversità si intende l'insiemedi tutte le forme, animali o vegetali, geneticamente dissi-mili presenti sulla terra e degli ecosistemi ad essi correla-ti. Quindi la biodiversità implica tutta la variabilità gene-tica ed ecosistemica.La convivenza tra la fauna selvatica e l'uomo può com-portare alcuni problemi, soprattutto nelle aree della pro-vincia più antropizzate o in cui è molto sviluppata l'agri-coltura. Infatti i maggiori problemi sorgono quando glianimali selvatici, in particolare gli ungulati, interagisconocon le attività umane pascolando in terreni adibiti a colti-vazione o allevamento del bestiame oppure nei loro spo-stamenti attraversano le arterie stradali. *Assessore Protezione Civile, Fauna, Pescae Venatoria

3939 NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie localiollettino di inforollettino di informazionemazionedella Provincia di SalernoBB

Carmine Cennamo*

Ambiente, fauna e pesca: un’opportunitàdi occupazione e sviluppo del territorio

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Il Consigliere Delegato ai “Rapporti con la Regione per le PoliticheComunitarie” della Provincia di Salerno, Vincenzo Botta, ha invia-to una lettera ai Rappresentanti a Bruxelles della Regione Campania edell’Unioncamere, che qui di seguito pubblichiamo.Già in occasione di un incontro a livello regionale, il Consigliereprovinciale Botta aveva avuto modo di evidenziare chel’Amministrazione Provinciale di Salerno aveva già presentato iprimi bandi del Programma di Sviluppo Rurale 2007 – 2013.

4040 NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie localiollettino di inforollettino di informazionemazionedella Provincia di SalernoBB

Il Consigliere provinciale, Vincenzo Botta

Occorre remare dalla stessa parte, a partire dai rappresentantidell’Unione Europea, per rilanciare l’economia della nostra provincia

EECCOCCO LALA LLETTERAETTERA INVIAINVIATTAA AIAI RRAPPRESENTAPPRESENTANTIANTI AA BBRUXELLESRUXELLES

DELLADELLA RREGIONEEGIONE CCAMPAMPANIAANIA EE DELLDELL’’ UUNIONCAMERENIONCAMERE..

Al Dott. Dario GargiuloRappresentanza di Bruxelles

della Regione CampaniaAvenue De Cortenbergh,60

Al Dott. Simone SparanoUfficio di Bruxelles

Unioncamere CampaniaRue dell’Industrie,22 – B

Sostenere il “Made in Salerno”: nessuna opportunità offerta dall’Unione Europea alle imprese salernitane vada persa.Come mio primo atto ufficiale in qualità di Consigliere Delegatodella Provincia di Salerno alle Politiche Comunitarie mi premesollecitarVi un’azione sempre più incisiva di rappresentanza degliinteressi degli imprenditori di Salerno e della sua provincia pressogli Organi Comunitari.In questo difficile momento di crisi economica e sociale, che coin-volge anche il nostro comprensorio, è indispensabile che si rafforziil ruolo rilevante di raccordo delle Vostre organizzazioni tra le ini-ziative UE e la nostra provincia.L’incremento dell’utilizzo delle risorse comunitarie sia dirette cheindirette rappresenta per la nostra realtà provinciale e per il poten-ziale produttivo del “Made in Salerno” un’opportunità di rilancio edi crescita dell’occupazione e del tenore di vita.L’Amministrazione Provinciale diretta dal Presidente dott. AngeloVillani ha individuato questo elemento come caratterizzante peruna politica di sviluppo e sostegno all’apparato produttivo.E’ indispensabile un monitoraggio continuo su ogni iniziativa dinostro interesse con azioni sempre piu’ rapide su programmi eopportunità di finanziamento a sostegno delle imprese.Promuovere presso l’Unione Europea le aspirazioni, le difficoltà ele problematiche delle imprese dei nostri territori è per noi e per Voicompito prioritario. La sollecita approvazione del Programma Operativo FESR per laCampania dell’ 11 settembre 2007, con lo stanziamento di 6 miliar-di e 860 milioni di euro, ha rappresentato un segnale di attenzionee di considerazione per le nostre realtà : interesse rafforzato dall’i-niziativa comunitaria attraverso i fondi per la formazione (FSE) eper lo sviluppo rurale (PSR) destinati alla Campania.Urge, quindi, da parte Vostra un rafforzamento del ruolo di colla-borazione con la nostra Amministrazione Provinciale per un

aggiornamento sui programmi UE, un’assistenza tecnica ai proget-ti, un’ aiuto alle imprese per la ricerca di partners europei, un sup-porto incisivo a favore delle azioni degli Enti Locali.Il futuro della nostra provincia passa attraverso il rilancio del turi-smo e della competitività delle imprese, infrastrutture e trasportipiù moderni, reti dell’informazione rinnovate, qualità dello svilup-po anche rurale compatibile con l’ambiente, sviluppo di nuove fontienergetiche: obiettivi che senza l’aiuto finanziario e progettualedell’Unione Europea non sarà possibile raggiungere.L’ Amministrazione Villani, come ha dimostrato anche in questigiorni, con la presentazione sollecita dei primi Bandi PSR dei fondieuropei 2007-2013 è in prima fila in questa difficile “mission”.E’, pertanto, necessario rafforzare i legami tra la nostraAmministrazione Provinciale e le Vostre Sedi di Rappresentanzaper collaborazioni sempre più produttive nella promozione dell’im-magine e dei prodotti salernitani sul mercato europeo.Certo di interpretare fin in fondo anche il pensiero del PresidenteAngelo Villani, mi preme sottolineare che il “Made in Salerno”,forte della qualità e della tipicità, ha bisogno solo di essere promo-zionato e valorizzato con determinazione e fiducia in un Europasempre più vicina e raggiungibile. Fiducioso nella Vostra attenzione.Salerno 27 ottobre 2008

Vincenzo BottaConsigliere Delegato ai “Rapporti

con la Regione per le Politiche Comunitarie”

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inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie locali Bollettino di InforBollettino di Informazionemazione

L’Assessorato alle Risorse Umane, nell’ambi-to delle funzioni della Provincia di Napoli dicoordinamento e di assistenza tecnico ammi-nistrativa agli Enti locali, ha cofinanziato unprogetto realizzato dal Polo delle ScienzeUmane e Sociali dell’Università Federico II,per la promozione dell’innovazione ammini-strativa nelle forme di comunicazione traorgani politici e dirigenza e sull’individuazio-ne dei modelli più innovativi nella valutazionedella dirigenza presso alcune strutture diamministrazioni comunali del territorio dellaprovincia di Napoli. Destinatari dell’interven-to sono stati, il Comune di Marano e quello diPortici, individuati dal Comitato Guida.

Tra le motivazioni che hanno indotto a questa scelta vi èla necessità di implementare le azioni di supporto all’in-novazione amministrativa, al miglioramento organizzati-vo, all’adeguamento delle competenze e dei sistemigestionali attraverso le quali la Provincia può assumere ilruolo di agente dell’innovazione e dello sviluppo, nonchéquello di coordinatore e facilitatore dei processi di gover-nante del territorio. La conclusione del progetto è stata presentata in un con-vegno che si è tenuto presso la Facoltà di Giurisprudenzadell’Università Federico II a cui hanno preso parte oltreai docenti che hanno lavorato al progetto ed ai rappre-sentanti dei Comuni, il Presidente della Provincia diNapoli Riccardo Di Palma, l’Assessore alle RisorseUmane Giuseppe Capasso, il Preside della Facoltà diGiurisprudenza Lucio De Giovanni, il Presidente delPolo delle Scienze Umane e Sociali Massimo Marrelli, iprofessori Mario Rusciano e Riccardo Mercurio, hamoderato il dibattito il Direttore del Corriere delMezzogiorno Marco Demarco.

Presentato il “Museo diffuso” “Museo Diffuso”, un viaggio virtuale tra i beni culturali enaturalistici del territorio della provincia di Napoli, è statopresentato, nella sala Cirillo di Palazzo Matteotti dalPresidente della Provincia di Napoli, Dino Di Palma,dall'Assessore all'Urbanistica e al Sistema InformativoTerritoriale, Domenico Moccia.

“Il territorio della provincia di Napoli - ha detto il presi-dente Di Palma - rappresenta, fin dall'antichità, un'areadi grande attrazione sia per i suoi valori ambientali e natu-rali che per la presenza di uno dei sistemi più importantie stratificati dal punto di vista archeologico, caratterizza-ta da insediamenti greci, etruschi, sanniti e romani”. “L'assommarsi di beni naturalistici a presenze storicomonumentali - ha aggiunto Di Palma - fanno di questoterritorio una inesauribile fonte di ricchezza e un insiemeunico, capace di richiamare, se inserito in un sistema coor-dinato di valorizzazione e di fruizione, un notevole afflus-so turistico idoneo, a sua volta, a creare le condizioni disviluppo per innescare una crescita socio-economica edoccupazionale. “Il progetto del Museo Diffuso - ha affer-mato l'assessore Domenico Moccia nel suo intervento -nasce dalla volontà dell'Amministrazione provinciale direalizzare un moderno strumento volto alla valorizzazio-ne e promozione del territorio nei suoi elementi di pregio,sia di origine antropica che naturale, ancorché abbando-nati, o in fase di estremo degrado, consentendo in talmodo lo sviluppo più attento e sensibile, in uno con lavalorizzazione culturale e scientifica di tale immensopatrimonio”. Il Museo Diffuso, utilizzando le tecnologieproprie di internet e dei sistemi geografici territoriali, rea-lizza un sistema che costituisce una mappa interattiva deibeni culturali e naturalistici della Provincia di Napoli. Attraverso il portale istituzionale dell'Ente (www.provin-cia.napoli.it) si accede adun vasto e articolatoarchivio informatizzatodi oltre 1400 beni, ricco diimmagini e disegni, oltreche di accurate descrizio-ni ed informazioni prati-che e scientifiche.L'utilizzo di strumentipropri delle tecnologieGIS consentono di loca-lizzare sul territorio ilbene prescelto, conte-stualizzandolo rispettoalla cartografia di base

Il Presidente Dino Di Palma

Provincia di Napolia cura dellaa cura della

Parte il progetto con nuovi modelli e forme dicomunicazione tra organi politici e dirigenza

4141NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

Capasso

Moccia

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del territorio e ad immagini satellitari aggiornate.Le informazioni puntuali sui singoli beni sono arricchite dalla pro-posta di otto itinerari che guidano il visitatore del Museo Diffusofra “Castelli e Fortezze”, “i laghi e le riserve naturali dei CampiFlegrei”, “le bellezze di Baia”, “i luoghi di culto oggetto di devo-zione e pellegrinaggi”, “il sistema difensivo costiero in epoca vice-reale: le Torri”, “l'architettura rurale: le masserie”, “le grandiopere del periodo borbonico”. La particolare cura impiegata nelrendere disponibili informazioni complete, aggiornate e significa-tive dal punto di vista scientifico estendono la valenza del proget-to oltre l'ambito strettamente turistico. Anche il semplice cittadi-no, lo studente, lo studioso in genere, potranno trovare nel MuseoDiffuso un utile ausilio per il proprio lavoro, nella certezza diattingere ad un patrimonio di informazioni “certificate” resodisponibile da un Ente pubblico per il pubblico, al di fuori di qual-sivoglia logica di tipo commerciale o promozionale.

Firmato un protocollo d’intesa sullarete informatica tra la Provincia e leProcure di Torre Annunziata e Nola Un protocollo d'intesa tra Provincia di Napoli e le Procure diTorre Annunziata e Nola per ammodernare la rete informaticafornendo sostegno finanziario alle iniziative ministeriali e per con-sentire la fruizione di banche dati anagrafiche e cartografiche deicomuni attraverso il Centro servizi territoriali (CST) dellaProvincia è stato siglato, nella sala Mariella Cirillo di PalazzoMatteotti, alla presenza del sottosegretario alla Giustizia,Giacomo Caliendo.Erano presenti il presidente della Provincia di Napoli, Dino DiPalma, gli assessori provinciali all'innovazione tecnologica,Giuseppe Capasso, e all'ambiente Giuliana Di Fiore, i procurato-ri Raffeale Marino e Paolo Mancuso, il sindaco di Nola, FeliceNapolitano, l'assessore del comune di Torre Annunziata,Giuseppe Auricchio, il direttore amministrativo del CST, AlfonsoSetaro.Il protocollo tra il Cst e le procure di Nola e Torre Annunziatapropone un modello sperimentale di operatività sui temi specificidella interoperabilità e della cooperazione applicativa, con parti-colare riferimento alla condivisione delle banche dati relativeall'anagrafe della popolazione. L'obiettivo dell'accordo, infatti, èquello di giungere all'attuazione di uno schema operativo ingrado di garantire il colloquio applicativo tra organi giurisdizio-nali, amministrazioni periferiche dello Stato ed Enti locali, attra-verso la condivisione di metodi, regole e sistemi di gestione delleinformazioni, dei dati e dei flussi documentali, mediante i qualisviluppare in maniera unitaria taluni dei processi di competenzadegli enti coinvolti. Per l'attuazione del protocollo, è prevista l'i-stituzione di un tavolo tecnico, i cui compiti principali saranno ilcoordinamento ed il monitoraggio delle attività previste, con par-ticolare riguardo alla condivisione delle banche dati della popola-zione, e l'elaborazione di eventuali progetti aggiuntivi. Per assicu-rare maggiore forza all'accordo, nella concertazione sono statecoinvolte l'amministrazione comunale di Nola, quella di Torre

Annunziata, e l'agenzia area nolana, che del progetto Cst è sog-getto attuatore.

Intervento straordinario di pulizia, rac-colta, trasporto dei rifiuti abbandonatisulle stradeLa Provincia di Napoli si impegna ad effettuare un interventostraordinario di pulizia, raccolta, trasporto e conferimento deirifiuti abbandonati sulle strade a scorrimento veloce e relativepertinenze, gestite dall'Ente di Piazza Matteotti attraverso la“Società Castaldo s.r.l.” di Acerra aggiudicataria della gara, laquale provvederà alla cernita dei rifiuti abbandonati e al traspor-to e smaltimento degli stessi ad eccezione dei rifiuti solidi urbaniindifferenziati. La Struttura del Sottosegretario di Stato effettueràil trasporto e lo smaltimento dei rifiu-ti solidi urbani indifferenziati resi-duati dalla cernita effettuata dallaSocietà aggiudicataria. L'interventoavrà la durata di novanta giorni ed uncosto a carico della Provincia diNapoli di 191.600,00 oltre IVA al20%.Sono queste le linee essenziali dell'in-tesa siglata oggi a Palazzo Matteottidal presidente Dino Di Palma in rap-presentanza della Provincia di Napolie dal Generale di Divisione, FrancoGiannini, per il Sottosegretariato diStato Emergenza Rifiuti. Presente,inoltre, il Brigadier Generale, SandroMariantoni, Capo Missione Tecnico-operativa.“Riteniamo sia nostro compito collaborare in modo fattivo perrestituire ai cittadini strade provinciali pulite e superare definiti-vamente questa la fase di emergenza che ha interessato il nostroterritorio”, ha detto il Presidente della Provincia di Napoli, DinoDi Palma, aprendo la conferenza stampa nel corso della qualesono stati illustrati gli interventi che l'Amministrazione provin-ciale porrà in essere in sinergia con il Commissariato.“L'intervento di rimozione dei rifiuti urbani e speciali dalle stra-de provinciali, - ha sottolineato l'assessore all'Ambiente GiulianaDi Fiore - benché eccezionale in quanto è un'attività propria deicomuni, si innesta nell'ambito della collaborazione fra Provinciae Sottosegretariato all'emergenza rifiuti in ausilio agli enti localiper fronteggiare questo periodo di emergenza e costituisce uncontributo concreto al miglioramento della qualità dell'ambienteurbano e quindi della vita dei cittadini”.Le strade provinciali oggetto dell'intervento:- SP 1, Circumvallazione esterna (Comuni attraversati: Giugliano,Cercola, Volla, Casoria, Napoli, Casavatore, Arzano, Casandrino,Melito, Mugnano, Villaricca e Qualiano);- SP 500, perimetrale di Melito (Comuni attraversati: Melito eCasandrino);- ex SS 162 nc, asse mediano (Comuni attraversati: Giugliano,Qualiano, Melito, S. Antimo, Casandrino, Grumo Nevano,Frattamaggiore, Cardito, Afragola ed Acerra);- ex SS 162 dir, dal centro direzionale di Napoli a PomiglianoD'Arco (Comuni attraversati: Napoli, Cercola, Pollena Trocchia,S. Anastasia, Pomigliano d'Arco, Castello di Cisterna, Acerra);- ex SS 162 raccordo con Cercola della SS 268 del Vesuvio(Comuni attraversati: Cercola e Pollena Trocchia);

4242 NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie localiollettino di inforollettino di informazionemazionedella Provincia di NapoliBB

Di Fiore

Pagine elaborate con il contributo dell’AGENZIA STAMPA“La Provincia di Napoli”Direzione e Redazione:

PiazzaMatteotti, 1 - Napoli - Tel. 0815512010e-mail: [email protected]

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- ex SS 87 nc, sannitica: asse di collegamento tra rotonda diArzano, Asse mediano e Caivano (Comuni attraversati: Arzano,Casoria, Casavatore, Frattamaggiore, Frattaminore, Crispano,Orta di Atella (CE), Caivano).

Realizzazione di un protocollo d'intesacon la Facoltà Agraria di Portici per unCampus universitarioUn protocollo d'intesa per la realizzazione all'interno dellaFacoltà di Agraria di Portici di un Campus universitario in gradodi ospitare 74 posti letto e 180 punti ristoro, aperto anche agli stu-denti che frequentano altre facoltà dell'Università Federico II, èstato siglato, a Palazzo Matteotti, dal Presidente della Provincia di

Napoli, Dino Di Palma, dall'assessoreprovinciale al Patrimonio, AntonioPugliese, dall'assessore regionaleall'Università e Ricerca, NicolaMazzocca, dal Preside della Facoltàdi Agraria, Paolo Masi e dal presi-dente dell’Adisu, Giuseppe Gentile.“I lavori per ristrutturare e rinnova-re il Campus intitolato a GiuseppeMedici - ha affermato il presidenteDi Palma - rappresentano un ulte-riore passo in avanti verso il comple-to recupero di quell'autentico gioiel-lo della nostra architettura che è laReggia di Portici, bene di proprietà

dell'Amministrazione Provinciale diNapoli dal 1871, ma al tempo stesso un'occasione concreta dimiglioramento per la vita degli studenti sul nostro territorio”. “Fino a pochi giorni fa - ha sottolineato l'assessore regionaleMazzocca - il numero di posti letto per studenti universitari inCampania era di circa 300, oggi sono 600 grazie alla recente inau-gurazione presso il Campus di Fisciano. Entro gennaio inaugure-remo la residenza di Pozzuoli arrivando a 1000 posti letto”.“Inoltre con le prossime inaugurazioni a Pozzuoli, Aversa,Baronissi e le nuove sedi di Università Parthenope ed Orientale -ha aggiunto Mazzocca - arriveremo tra la fine del 2009 e gli inizidel 2010 a 1800 posti letto da destinare agli studenti universitarifuori sede ed a quelli del programma Erasmus. Il protocollo cheè stato firmato è esempio di un sistema in cui le amministrazionicollaborano in maniera premiante”.“L'intesa siglata è il frutto del lavoro sinergico che ha visto coin-volti l'assessorato al Patrimonio e l'assessorato ai Beni Culturali -ha sostenuto nel suo intervento Antonio Pugliese - un lavorolungo e meticoloso attraverso il quale si è voluta dare una rispo-sta concreta alla domanda di residenzialità degli studenti 'fuorisede' che frequentano la Facoltà di Agraria, rendendo funziona-le uno spazio vitale per una Facoltà in costante crescita che, inquest'anno, ha incrementato del 30 % il numero degli iscritti”.

Presentata “Campagna del FioccoBianco” in occasione della Giornatainternazionale contro la violenza alle donne E’ stata presentata, nella sala Mariella Cirillo di PalazzoMatteotti, l'adesione della Provincia di Napoli alla “Campagnadel Fiocco Bianco” deliberata dalla giunta provinciale.

L'iniziativa ha voluto lanciare unsegnale forte di una scelta istituziona-le sul territorio, e l'impegno a sensibi-lizzare tutti gli uomini, soprattutto ipiù giovani, ad un'autentica volontàdi cambiamento. Sono intervenuti ilPresidente della Provincia di Napoli,Dino Di Palma, e l'assessore provin-ciale alle pari opportunità, AngelaCortese. “La Campagna del Fioccobianco - ha affermato l'assessoreCortese - nata per dare spazio e visi-bilità alla scelta degli uomini cheintendono esprimere il proprio impe-gno personale a non commettere enon tollerare mai alcun gesto di violenza contro le donne, è infat-ti il canale simbolico di un impegno concreto”.“In occasione della Giornata Internazionale per l'eliminazionedella violenza contro le donne, abbiamo inteso testimoniare ilnostro impegno personale, di amministratori e amministratrici,per infrangere il muro del silenzio e di complicità che circonda laviolenza, soprattutto quella domestica che provoca, in Italia, lamorte di una donna ogni tre giorni, uccisa per mano del propriopartner attuale o ex” - ha concluso la Cortese.

Consiglio Provinciale: approvata all'u-nanimità la manovra di applicazionedell'avanzo di amministrazione Il Consiglio Provinciale di Napoli, presieduto da Enrico Pennella,ha approvato all'unanimità la manovra di applicazione dell'avan-zo di amministrazione 2007 all'esercizio finanziario in corso, rife-rito a varie opere e progetti finanziati con lo stanziamento com-plessivo di 96 milioni e mezzo di euro.42 milioni sono stati destinati ad inter-venti di edilizia scolastica, 35 milionialla gestione, al potenziamento ed allamanutenzione della rete stradale dicompetenza dell'AmministrazioneProvinciale, 5 milioni andranno allepolitiche per la sicurezza ed allavideosorveglianza, altri 5 milioni siaggiungeranno a quanto già stanziatoper l'ambiente ed i rifiuti, mentre 1milione e 700mila euro contribuiran-no alla realizzazione della nuova reteintegrata dei servizi sociali. Sempre all'unanimità l'Assemblea haapprovato la delibera con cui vengonodestinati 150mila euro alla costituzione della Società di gestionedel ciclo integrato dei rifiuti, in applicazione della Legge regiona-le n. 4 del 28 marzo 2007.È stato respinto, inoltre, con 20 voti contrari e 13 favorevoli, l'or-dine del giorno presentato dal PdL, dall'UdC, da un Consiglieredel Pd e da alcuni del Gruppo Misto con cui si esprimeva “sfidu-cia nei confronti dell'Assessore al Personale, Giuseppe Capasso,e si chiedeva al Presidente della Provincia, Dino Di Palma, di riti-rargli le deleghe”.L'Assemblea ha concluso i lavori procedendo al riconoscimentodella legittimità di diversi debiti fuori bilancio.

4343 NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie localiollettino di inforollettino di informazionemazionedella Provincia di NapoliBB

Pugliese

Cortese

Pennella

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inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie locali Bollettino di InforBollettino di Informazionemazione

Si è insediata a Roma la “Consulta per ilMezzogiorno”, istituita all'interno del ConsiglioNazionale dell'Economia e del Lavoro (Cnel), di cui èmembro l'assessore allo Sviluppo economico dellaProvincia di Caserta, Franco Capobianco, in rappre-sentanza dell'Unione delle Province Italiane.Nel corso della cerimonia, il presidente Marzano haricordato che lo scopo della Consulta è di contribuiread elaborare nuove linee di sviluppo economico esociale per le aree del Mezzogiorno, con l'obiettivo difavorirne la piena integrazione con il Paese e con il con-testo europeo. L'organismo dovrà individuare quali eccellenze pro-

duttive del Sud vanno pro-mosse in un contesto, comequello attuale, di pienaemergenza delMezzogiorno, in ritardorispetto alle economie dialtre aree del Paese.“La Consulta dovrà con-frontarsi sui nodi e sulleopportunità dello sviluppodel Mezzogiorno - dichiaral'assessore Capobianco - edovrà individuare le attivitàdi sostegno e di accompa-gnamento allo sviluppo delSud, promuovendo iniziativeche vadano nella direzione di

favorire convergenze, accordi e progetti per dareimpulso all'economia e alla società meridionale”. -Capobianco ricorda - “il momento delicatissimo per losviluppo del Mezzogiorno, vista anche la grave crisi del-l'economia globale” - e aggiunge: - “Incombe, inoltre, ilfederalismo fiscale, teso a rafforzare la competitivitàdel sistema Paese, qualificando l'uso delle risorse pub-bliche attraverso impegni più produttivi. Questo com-porta - conclude Capobianco - il rischio di accrescere ildivario tra il Mezzogiorno ed il resto del Paese.Pertanto l'obiettivo del federalismo va raggiunto conuna forte assunzione di responsabilità, congiunta adun'irrinunciabile dimensione solidale”.Il Consiglio approva l’assestamento diBilancio.Ambiente, Scuola e Cultura le priorità individuateIl Consiglio provinciale ha approvato l'assestamento

del Bilancio 2008. Ambiente, edilizia scolastica, culturae urbanistica sono le priorità individuate dal documen-to contabile. Nella sua relazione, l'assessore al ramo,Franco Capobianco, ha sottolineato che le variazioniapportate sono scaturite “sia da sistemazioni di poste inEntrata ed Uscita relativamente a finanziamenti regio-nali confermati nel corso dell'esercizio, successivamen-te alla data di approvazione del Bilancio; sia per asse-stare stanziamenti risultati insufficienti a far fronte alnormale funzionamento dei servizi”. Per quanto riguarda gli investimenti, con una manovrada 270 mila euro provenienti dall'avanzo di ammini-strazione, la Provincia finanzia il Piano Provinciale deiRifiuti e la Costituzione della Società per la Gestionedel Ciclo Integrato dei rifiuti: “Questi interventi - haevidenziato Capobianco - rappresentano solo un impe-gno iniziale e minimo, cui dovrà seguire, all'interno delBilancio 2009, una programmazione economica con-grua a sostenere la fine della lunga stagione di commis-sariamento e il ritorno alle ordinarie competenze dellaProvincia in materia”. Previsti inoltre 350 mila euro perla manutenzione straordinaria degli istituti scolastici.Sicurezza nelle scuole, approvati nuovi inter-venti. L'assessore Ucciero: “Confermato l'im-pegno della Provincia”La Giunta provinciale di Caserta ha approvato alcuniprovvedimenti in tema di edilizia scolastica. Su propo-sta dell'assessore alla PubblicaIstruzione, Nicola Ucciero, l'e-secutivo ha infatti deliberatolavori di messa in sicurezza(Legge 23/96) al Liceo scienti-fico “Galilei” di Mondragone eall'Isis “Novelli” di Marcianiseper un totale di poco più di unmilione di euro, e lavori dimanutenzione all'Ipia di SessaAurunca e al Liceo scientifico“Amaldi” di Santa MariaCapua Vetere, per altri 542mila euro complessivamen-te. “Si tratta di interventi che confermano ancora una volta che per questaAmministrazione la sicurezza non rappresenta unaemergenza ma una priorità, anzi la priorità”, argomen-ta l'assessore Ucciero.

Il Presidente Sandro De Franciscis

Provincia di Casertaa cura dellaa cura della

“Mezzogiorno al centro di nuove intese per lo sviluppo” è quanto si proponela Consulta per il Sud di cui fa parte Franco Capobianco, per l’Upi

4444 NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

L'Assessore Franco Capobianco

L’Assessore Nicola Ucciero

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“L'attenzione costante che, come Provincia, poniamo verso iltema della qualità della nostra scuola - precisa ancora l'espo-nente della Giunta Ucciero - nasce dalla consapevolezza che unambiente sicuro e ospitale è un luogo in cui la capacità e l'intel-ligenza delle nostre ragazze e ragazzi possono esprimersi neimodi più adeguati. Per questo - conclude Ucciero - siamo con-vinti che il tema della sicurezza non deve essere consideratocome un punto di arrivo quanto piuttosto come una continua eattenta ricerca di un adeguamento a standard sempre più ele-vati”.Giornata contro la violenza sulle donne. La Commissione rilancia il progetto:“Libere, liberi dalla violenza”In occasione della Giornata internazionale contro la violenzasulle donne, la Commissione Pari Opportunità della Provinciadi Caserta si è riunita nell'aula consiliare per discutere delDisegno di Legge del ministro Carfagna sulle misure per con-

trastare la prostituzione e l'introduzionedi un nuovo reato: lo stalking. Hannopartecipato all'incontro la docentedella Sun, Annamaria Rufino, e l'as-sessore alle Pari Opportunità, LuciaEsposito. Hanno coordinato l'incon-tro le vicepresidenti Adele Grassito eFrancesca Sapone. “La violenza sulledonne - sottolineano le componentidella Commissione - è un fenomenoin gran parte ancora nascosto, chelede nel profondo dignità e diritti, ecostituisce certamente una sconfittaper una società civile degna di tale

nome”.La Commissione Pari Opportunità ha ritenuto doveroso con-frontarsi su un tema sempre più emergente, ritenendo che nonbasta il ddl, ma occorre attivarsi nella ricerca di strategie ade-guate ad affrontare e contrastare questo fenomeno che negaalle donne una partecipazione attiva alla vita democratica. Non a caso, la Commissione ha rilanciato il concorso “Libere,liberi dalla violenza” che lo scorso anno premiò gli spot piùsignificativi tra gli studenti delle scuole superiori della provinciae che il prossimo anno allargherà la partecipazione anche alleassociazioni. Piano Territoriale: continua il ciclo di incontri.A Villa Vitrone convocate le Autorità di BacinoSi è tenuto a Villa Vitrone il terzo tavolo di lavoro sul PianoTerritoriale di Coordinamento provinciale (Ptcp), promossodall'assessore all'Urbanistica, Massimiliano Rendina. Al con-

fronto hanno partecipato le dueAutorità di Bacino presenti sul terri-torio regionale, l'Autorità NazionaleLiri-Garigliano-Volturno (rappre-sentata dagli architetti RaffaellaNappi e Maria Pagliaro, e dal geolo-go Gennaro Capasso) e quellaRegionale Nord occidentale, conl'architetto Paolo Tolentino. “Il calendario di incontri con tutti gliEnti preposti alla gestione e alla tute-la del territorio - spiega Rendina - ha

l'obiettivo di realizzare le intesenecessarie per ancorare il Piano Territoriale alla concreta realtà

e attivare le opportune forme di collaborazione e co-pianifica-zione con i soggetti interessati. Così potremo definire uno stru-mento che sia il risultato di una pianificazione condivisa e par-tecipata, uniformandolo ai criteri e indirizzi del PianoTerritoriale Regionale, di recente approvato”. I primi dueincontri hanno visto protagonisti prima le Soprintendenze, epoi, venerdì scorso, i Parchi del Matese, del Partenio e diRoccamonfina. “Come Provincia - sottolinea l'assessore Rendina - siamo for-temente impegnati a condurre a conclusione l'elaborazione delPtcp, la cui redazione è stata affidata allo staff coordinato dal-l'architetto Vezio De Lucia. Siamo convinti che, con tale Piano,il nostro territorio avrà finalmente un valido strumento chepotrà fornire regole certe per Enti e cittadini e semplificare l'ap-provazione degli strumenti urbanistici, garantendo uno svilup-po sostenibile. La legge regionale urbanistica - aggiunge - attri-buisce un ruolo incisivo e centrale alla Provincia nella pianifica-zione territoriale, e il Ptcp ha infatti portata di piano paesistico,piano di tutela dell'ambiente, piano delle acque, del suolo, oltreche piano di bacino, dei parchi e delle aree industriali”.Rifiuti, le proposte del Forum provinciale.Esposito: “Ridurre gli impianti, via alle bonifiche”L'esigenza di una rivisitazione sostan-ziale delle “Linee programmatiche2008-2013 per la gestione dei rifiutiurbani” approvate dalla Giuntaregionale della Campania, è emersadalla riunione del Forum Rifiuti dellaProvincia di Caserta, svoltasiall'Auditorium di via Ceccano.Indicazioni utili a individuare strate-gie e scelte condivise sono state forni-te dai tanti amministratori, rappre-sentanti dei comitati e delle associa-zioni presenti all'iniziativa.“Come Provincia - annuncia l'assessore all'Ambiente LuciaEsposito - presenteremo una serie di osservazioni alle Linee,partendo da una constatazione: sul nostro territorio è previstaun'eccessiva concentrazione di impianti”. L'assessore Esposito entra nel merito: “Nonostante la provin-cia di Caserta risulti, in base ai criteri di legge, inidonea ad ospi-tare discariche, nell'ottica della provincializzazione del ciclo deirifiuti noi siamo a buon punto nel lavoro di individuazione di unsito provinciale, ma non possiamo non sollevare perplessità sultema dell'impiantistica”. Le Linee programmatiche prospettano la realizzazione di untermovalorizzatore a Santa Maria la Fossa e di un gassificatorea Villa Literno, “ma si tratta di due impianti - fa notare Esposito- che distano pochissimi chilometri in linea d'aria ed entrambirisultano sovradimensionati rispetto alle esigenze di smaltimen-to del solo territorio casertano. Siamo disponibili alla discussionesu un'unica struttura, mentre siamo nettamente contrari alla pre-vista trasformazione dei cementifici di Caserta in inceneritori”. Ulteriori approfondimenti vengono chiesti anche sui temi delcompostaggio, sulla situazione di grave inadeguatezza tecnologi-ca del Cdr di Santa Maria Capua Vetere, nonché sui sistemi dismaltimento dei rifiuti speciali. “Ma l'emergenza numero uno inprovincia di Caserta - incalza Esposito - resta l'avvio delle boni-fiche. Il nostro territorio è disseminato di rifiuti di qualunquetipologia: di fronte a questo dramma occorre voltare pagina”.Tutte le proposte saranno contenute negli emendamenti chesaranno poi portati al vaglio del Consiglio regionale.

4545NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie localiollettino di inforollettino di informazionemazionedella Provincia di CasertaBB

Carfagna

Rendina

Esposito

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inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie locali Bollettino di InforBollettino di Informazionemazione

L'istituzione dell'Autorità Portuale di Salerno èavvenuta quasi in contemporanea con la defini-tiva stesura della legge 84/94. Le problematiche,a partire dalle questioni del lavoro, erano criti-che e di notevole importanza.

Terminato il monopolio delleCompagnie Portuali, ci si avvia-va alla definitiva liberalizzazio-ne del mercato del lavoro oltreai problemi legati alle infra-strutture e all'organizzazionedelle attività che venivanoaffrontati e gestiti soprattuttodal grande equilibrio e senso diresponsabilità di tutta laComunità Portuale.

Si guardava con diffidenzaall'Autorità, anche se i numeri ele attività la "imponevano". E con altrettanta diffidenza eraguardato l'allora propostoPresidente Fulvio Bonavitacola. La principale preoccupazione

era l'ingresso della politica inPorto che poteva interrompere

fragili equilibri, una visione della portualitàdiversa da quella consolidata, progetti di svilup-po diversi da quelli condivisi. Al neo Presidente dell'Autorità Portuale diSalerno spetta oggi il compito non certo facile,anche a fronte di una crisi internazionale checoinvolge il settore, di affrontare con determina-zione e rapidità le questioni che sicuramente aiu-teranno il Porto a stabilizzare gli attuali flussi:dall'approfondimento dei fondali, al consolida-mento e all'ampliamento delle banchine. Inoltreè prioritario procedere alla rapida attuazionedella variante al piano regolatore portuale,approvata in Consiglio comunale all'unanimitàche darà maggior impulso e ancor più lustro alla

nostra città. Le istituzioni locali sono direttamente coinvolteda questo strumento programmatorio dei porti eSalerno è stata esempio di sinergia istituzionale,rispetto delle norme, rispetto per chi vi opera. E'inoltre in linea con un disegno di legge pre-sentato alla Camera dei Deputati dal Sen. Grilloche, pur non essendo della nostra stessa partepolitica, prevede a mio giudizio correttamente,procedure più snelle fino alla separazione dell'a-rea portuale suddivisa in due ambiti. Il primo più strettamente funzionale alle atti-vità economico-marittime del porto, il secondodi interazione con il territorio retrostante lestrutture propriamente portuali e lasciando, masolo in questo caso, il parere vincolante delComune.Si è anticipato di parecchio quello che sicura-mente, e necessariamente, la legge dovrà preve-dere al fine di evitare, come sta avvenendo inaltre realtà, prevaricazioni e interferenze chestanno ingessando e penalizzando sia le attivitàportuali che quelle delle Amministrazioni locali.Inoltre, ciò contribuirà a migliorare uno scalo didimensioni modeste per dotazione infrastruttu-rale ma che si colloca ai primi posti nel panora-ma della portualità nazionale per efficienza ecompetitività.A distanza di otto anni io credo che il lavorosvolto dall'on. Bonavitacola ha, per usare un lin-guaggio marinaresco, seguito la rotta auspicatadalla comunità portuale e dell'AmministrazioneComunale. Vi è sempre stato un confronto dia-lettico, a volte anche aspro, ma sempre miratoalla tutela degli interessi del lavoro delleImprese e dei lavoratori.Il nostro augurio al suo successore è, per rima-nere in tema marinaresco, di non perdere mai labussola.*Consigliere Comunale Gruppo Progressisti

Il Sindaco Vincenzo De Luca

Comune di Salernoa cura dela cura del

Sicurezza e stabilizzazione dei flussi commerciali, sono le prioritàportuali per far fronte alla crisi soprattutto internazionale

4646 NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

Gaetano Criscuolo

di Gaetano Criscuolo*

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4747NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie localiollettino di inforollettino di informazionemazionedel Comune di SalernoBB

Si rinnova l’appuntamento con “Lucid’Artista a Salerno” la spettacolare mani-festazione, organizzata dal Comune diSalerno, che prevede la realizzazione e l’in-stallazione nelle strade e nelle piazze della città di decine di opere d’arte luminose.L’edizione 2008 è ricca di novità e sorprese che sono state svelate ed “accese” dalSindaco di Salerno Vincenzo De Luca nella serata inaugurale di giovedì 6 novembrescorso. Prima edizione 2006/2007 Il progetto “Luci d’Artista a Salerno”, è iniziato in occasione delle festività natalizie2006 con l’allestimento di due opere d’arte luminose provenienti dalla collezione“Luci d’artista” del Comune di Torino, manifestazione che, da oltre un decennio, sisvolge nel capoluogo piemontese. Seconda edizione “2007/2008 L’iniziativa ha riscosso notevole successo da parte della cittadinanza, per cui, graziealla collaborazione con l’Assessorato alla Cultura della Città di Torino, l’evento deno-minato “Luci d’artista” Salerno -8 novembre 2007/31 gennaio 2008- si è arricchito conil trasferimento temporaneo di quattro opere della collezione “Luci d’artista” (“Veledi Natale” di Vasco Are, “Vento Solare” di Luigi Nervo, “Palomar” di Giulio Paolini,“Noi” di Luigi Stoisa) che sono state installate in alcune zone tra le più prestigiose esignificative della Città. Il Comune di Salerno ha , inoltre, commissionato un’opera originale “Mosaico” nellaquale l’artista Enrica Borghi sintetizza ed esalta la bellezza del centro storico.L’evento è stato completato da fantasmagorici addobbi luminosi installati sia nelleprincipali strade di collegamento della città che nelle zone collinari. Terza edizione “2008/2009 L’Amministrazione Comunale prosegue con le installazioni artistiche da collocarenella città di Salerno nell’ambito degli eventi artistico-culturali in programmazioneper il periodo novembre 2008/gennaio 2009, al fine di rilanciare il turismo e le attivitàeconomiche. Il Comune di Torino ed il Comune di Salerno, proseguono il gemellaggio artistico-luminoso fortemente voluto dai rispettivi Sindaci Sergio Chiamparino e Vincenzo DeLuca, con il trasferimento di altre due opere d’arte della collezione “Luci d’artista”:“Volo su” di Casorati e “L’amore non fa rumore” di Luca Pannoli. L’opera artistica “Mosaico” di Enrica Borghi, già installata nel centro storico allaseconda edizione 2007/2008, è stata integrata con ulteriori elementi ed un sistemadiverso di illuminazione per l’utilizzo di led. Al fine di contenere il consumo energetico, laddove è possibile, sono utilizzati ledluminosi per l’installazione degli addobbi artistici. Per l’attuazione dell’evento culturale programmato, il Comune ha chiesto la fattivacollaborazione dei docenti e degli studenti degli istituti d’arte cittadini, allo scopo diproporre progetti di opere artistiche luminose da realizzare anche con l’ausilio diindustrie locali di materiali plastici. Il Liceo Artistico “A. Sabatini” e l’Istituto Stataled’Arte “ F. Menna” hanno risposto con entusiasmo proponendo progetti, che saran-no illustrati in una mostra dedicata . La fase di analisi progettuale e di verifica dei materiali plastici forniti gratuitamentedalle aziende locali, ha offerto l’opportunità agli studenti di confrontarsi con le pro-blematiche relative al design industriale ed illuminotecnico e quindi con la realizza-zione ed installazione delle opere artistiche luminose progettate. “MOSAICO” di Enrica Borghi, CENTRO STORICOE’ nata nel 1966 a Premosello Chiovenda (Novara).Nei suoi primi lavori ironizza sullostereotipo consumista della bellezza femminile, utilizzando materiali come bigodini,unghie finte, piume, bottoni, per costruire ironiche sculture neo-kitsch. Nella sua pro-duzione più recente utilizza scarti di plastica, soprattutto bottiglie, per assemblareinstallazioni concettualmente e ideologicamente ecologiste: anche i più banali avanzidella nostra società del benessere possono così diventare elementi costitutivi di un'o-pera d'arte, esteticamente bella e seducente. Opera originale commissionata dal Comune di Salerno nel corso della seconda edi-zione dell’evento 2007/2008. Nasce dal profondo legame subito nato tra l’artista e laparte più antica della città. Enrica Borghi, percorrendo le strette vie del centro stori-co cittadino, è rimasta colpita dalla particolare architettura dei fabbricati che propon-gono lo sviluppo verticale dello sguardo. <<… dopo aver visionato la via storica di Salerno e alcune architetture che ne rap-presentano simbolicamente la città, ho individuato, nell’idea del mosaico, il tema nar-rativo della mia proposta installativa. Alcuni spunti di ricerche storiche mi hanno par-ticolarmente entusiasmata ed è proprio la storia architettonica della città a fare dariferimento per la mia opera….un altro elemento importante nella definizione pro-gettuale è stata l’altezza dei palazzi situati in via dei Mercanti e prorio per questo hoinnalzato il punto prospettico, invitando ad un percorso che porta lo sguardo versol’alto… l’installazione modulare di pannelli con una forma quadrata si rifanno alledecorazioni pavimentali e del loggiato del Duomo,…. realizzati con bottiglie colora-te, abitualmente contenitori di bibite ed acqua minerale…..>>. Per la terza edizione 2008/2009 l’opera si è arricchita di nuovi elementi a bandiera, cheintegrano i 150 pannelli già installati nella edizione precedente ed un nuovo sistemadi illuminazione con impianto a led luminoso che consente un ridotto consumo ener-getico.( KW 10). “ACQUARIUM ” realizzata da “UP LIGHT” s.r.l., c.so V.Emanuele e P.zza FlavioGioiaOpera realizzata su specifica richiesta dell’Amministrazione e di concerto con essa,ideata, progettata e sviluppata da Pietro Appendino della ditta “UP LIGHT” specia-

lizzata nella realizzazione ed installazionedi opere artistiche luminose, avente ad

oggetto il tema del mare composta da 450gruppi/figure luminose ed impianti tecnologici

riproducenti video e suoni. L’opera sarà noleggiata per due anni. “L’AMORE NON FA RUMORE” di Domenico Luca Pannoli (via Porto-MoloManfredi) E’ nato a Torino nel 1967. Si è laureato nel '92 alla Facoltà di Architettura delPolitecnico di Torino. Nel '94 ha fondato lo studio di Ondesign occupandosi di pro-gettazione e ricerca nel campo dell'architettura, del design e della comunicazione. Tutta l'abituale segnaletica urbana viene modificata dall'intervento dell'artista chesospende nell'aria le sue insegne vivacemente neo-pop che inneggiano all'amore ealla solidarietà. Così l'insegna di un "Tabacchi. Valori bollati." Diventa l'insegna della"Tolleranza. Valore universale." “VOLO SU…” di Francesco Casorati , via Diaz, via G.V.Quaranta, via ManzoE’ nato nel 1934 a Torino, dove vive e lavora. Nei suoi dipinti prevale una figurazio-ne metafisica e fiabesca, con elementi neosimbolisti di riferimento spesso autobiogra-fico. In questa dimensione magica l'artista ci introduce in uno "spazio" mitico e, come tale,poetico. In “Volo su…” uno stormo di uccelli si libra in volo sopra la via. Raffiguratiad ali spiegate in forme stilizzate, i volatili sorreggono con il becco un lungo filo rossofluorescente, un sottile tubo al neon che, dipanandosi, segna da un capo all'altro il tra-gitto. “LE LAMPE” o “VELE DI FUOCO” degli studenti del Liceo Artistico“A.Sabatini”, Lungomare Trieste- Poste Centrali L’opera riproducente lingue stilizzate di fuoco è il risultato della collaborazione tra lafabbrica PAIF di Battipaglia, che ha fornito i materiali, e gli allievi della quinta C delLiceo Artistico che hanno progettato e realizzato parte dell’opera. L’opera si compone di 5 strutture di forma triangolare o poligonale in profilati di allu-minio, di altezza variabile ml.5,00/8,00, corredati da cavi di acciaio, realizzati edinstallati dalla ditta “Lucifesta Group” ; n. 4.200 ciotole in plastica colorate fornite gratuitamente dalla ditta PAIF diBattipaglia, forate ed incollate con Kg.7 di Bostik supertrasparente adesivo a presarapida. n.18 allievi hanno lavorato complessivamente per 370 ore circa con squadre di 4/5allievi per la foratura, l’incollaggio ed il montaggio delle ciotole. Altre luminarie presenti in città: Tratto Piazza M.Grasso/Piazza Cavour su palo circa 450 Tratto Piazza Sinno/ c.so Garibaldi su tesata 150 Via S.Baratta – via S. Mobilio 100 Via Volpe – Piazza Cacciatore su pali “ 40 Nei vari quartieri e nelle strade limitrofe agli assi viari principali saranno installatialtre 300 figure e addobbi luminosi. CORDONIERE LUMINOSE SU ALBERATURE N. 300 kit da 270 lampade cadauno per un totale di 81.000 lampade installate in diver-se zone della città. ALBERI DI NATALE n. 5 ALBERI LUMINOSI stilizzati di circa 15mt. di altezza nei seguenti quartieri: --) Mercatello- Piazza M. Grasso --) Pastena – Piazza Caduti di Brescia --) Torrione – Piazza G.C.Gloriosi --) Mariconda --) S.Eustachio n. 1 Albero luminoso di mt.18 di altezza a Piazza Portanova ZONA DUOMO - n.80 SFERE LUMINOSE DI DIAMETRO VARIO cm.100/60 - n.3 ANGELI di h. mt. 3,50 - n.2 ALBERI luminosi di h. m.4,00 Sono state attivate circa 70 forniture straordinarie con l’ENEL per un totale di KW775. Sono stati installati circa 30 Km. di cavo elettrico per l’energizzazione di tutte le operee le figure luminose. Imprese realizzatrici e installatrici - IRIDE- SERVIZI di Torino : installazione, montaggio, smontaggio e manutenzio-ne, opere artistiche : “MOSAICO” di Enrica Borghi , “ACQUARIUM ” realizzatada “UP LIGHT” s.r.l. , “ L’AMORE NON FA RUMORE” di Domenico LucaPannoli, “ VOLO SU… “ di Francesco Casorati. - UP- LIGHT di Torino: realizzazione cordoniere luminose su alberature; progetta-zione e realizzazione opera “Acquarium”. - LUCIFESTA GROUP di Pomigliano d’Arco: realizzazione, installazione, montag-gio, smontaggio e manutenzione alberi luminosi ed opera artistica “LE LAMPE”;installazione, montaggio, smontaggio e manutenzione figure luminose della dittaBLACHERE Illumination di APT (Francia); - BLACHERE Illumination di APT (Francia): Fornitura di figure luminose di note-vole pregio artistico installate a via Duomo e lungo le principali strade cittadine. - PAIF di Battipaglia : ha fornito gratuitamente circa 5000 ciotole per la realizzazionedell’opera “LE LAMPE “ o “VELE DI FUOCO” . Coordinamento artistico, progettazione ed allestimento a cura dei tecnici del SettoreTrasporti, Viabilità, Impianti e Manutenzioni del Comune di Salerno. Installazione e manutenzione a cura del personale dell’U.O.P.I. - Unità OperativaPubblica Illuminazione - del Comune di Salerno.

Luci d’artista a Salerno

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LA NUOVA RETE DEGLI URP – CPDAA(Uffici per le Relazioni con il Pubblico – Centri di AccessoAssistito) - Il Comune di Napoli si avvicina ai cittadini.Napoli città normale? Sarà forse difficile per una cittàche da sempre si mostra “sopra le righe”, eccessiva intante sue manifestazione, sempre un po’ “troppo” o“troppo poco”.Ma se della normalità fa parte il diritto di chiedere e rice-vere informazioni dagli enti pubblici, e di avere un luogoconcreto dove possiamo conoscere i nostri diritti e trova-re gli strumenti per farli valere, allora si, da oggi Napoliè un poco più “normale”.I luoghi e gli strumenti sono i nuovi uffici URP-CPDAA,che si aprono in questi giorni e che, prima ancora di esse-re presentati dal Sindaco Rosa Iervolino Russo in confe-renza stampa, sono stati illustrati a una platea più ampiae qualificata, riscuotendo notevole interesse, all’internodel COMPA, il Salone Europeo della ComunicazionePubblica, che si è tenuto a ottobre a Milano.Ma in che cosa consiste questo nuovo progetto delComune di Napoli? Gli Uffici per le Relazioni con ilPubblico (U.R.P) si moltiplicano sul territorio per esserepiù vicini ai cittadini. Così dall’unico URP di piazzaMunicipio si passa ai nuovi dieci uffici uno in ogniMunicipalità, dove si possono chiedere informazioni edocumenti, presentare istanze, esporre critiche sullematerie di competenza del Comune. Inoltre, i nuovi URPsono anche “Centri Pubblici di Accesso Assistito” allarete informatica e telematica, vere e proprie “Case della

cittadinanza informatica” nelle quali i cittadini possonoaccedere, con l’aiuto di operatori, ai contenuti e servizidella rete e familiarizzare con gli strumenti telematici. I nuovi URP-CPDAA sono dunque le porte e le finestredel Comune di Napoli, ma anche uno strumento innova-tivo attraverso il quale si avvia un’ azione ambiziosa percontrastare il digital divide ed estendere i diritti di citta-dinanza.Delle due caratteristiche principali dei nuovi uffici, l’am-pliamento del servizio URP e la creazione dei CentriPubblici di Accesso Assistito, quest’ultima è la parte piùinnovativa del progetto, perché prevede che tutti i citta-dini possano avere l’opportunità di accedere agli stru-menti informatici ed alla rete internet, utilizzando stru-menti e connessioni posti a loro disposizione dalComune, con la guida del personale dell’Ufficio. La utilizzazione degli strumenti informatici e l’accesso ainternet sono diventati oggi nuovi elementi di distinzionee anche di discriminazione tra le persone. L’esclusione diuna parte della popolazione dall’uso dei nuovi strumen-ti della comunicazione (digital divide) è una nuova fron-tiera su cui si combatte la discriminazione, la disugua-glianza, l’emarginazione.Dunque i destinatari del nuovo progetto sono prevalen-temente, oltre che i più giovani, coloro che patiscono ildigital divide, i quali, per ragioni differenti, economi-che,culturali o di età, hanno bisogno di trovare opportu-nità e assistenza per avviarsi all’uso delle nuove tecnolo-gie.

Il Sindaco Rosa Iervolino Russo

Comune di Napolia cura dela cura del

Con la nuova rete degli Urp, ilComune si avvicina ai cittadini

4848 NovembrNovembre/dic. 2008 e/dic. 2008

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Un altro obiettivo del progetto URP-CPDAA è pro-muovere l’utilizzazione dei servizi forniti dal Comunedi Napoli attraverso il sito internet (www.comune.napo-li.it) e attraverso il PMM, Portale MetropolitanoMulticanale, il portale cittadino dei servizi online. Neinuovi uffici si offrono agli utenti informazioni, spiega-zioni, occasioni per accostarsi a questi strumenti, perpoterli utilizzare, successivamente, anche direttamenteda casa propria. La rete degli URP-CPDAA non soltanto rappresentaun nuovo servizio per i cittadini ma è anche una novitàimportante e un impegno significativo dell’ Ammi-nistrazione comunale. Essa è innanzitutto una nuovastruttura permanente che sostituisce integralmente ilvecchio Ufficio URP, ampliandone le competenze emoltiplicando il personale. Costruita su un progetto del DipartimentoComunicazione Istituzionale, diretto da VincenzoLipardi, ha coinvolto fin dall’inizio anche la DirezioneFunzione Pubblica, attraverso le Reti TecnologicheInterne e il Personale ed inoltre le singole Direzionidelle Municipalità.Ed anche fuori di Palazzo San Giacomo vi sono statealmeno due partecipazioni decisive: quella dellaRegione Campania, che ha finanziato il progetto con laMisura 6.2 del POR Campania 2000-2006, fornendo alComune buona parte delle risorse finanziarie indispen-sabili alla sua realizzazione, e quella di Stoà – Istituto diStudi per la Direzione e Gestione d’Impresa, la presti-giosa business school di cui il Comune detiene la quotaazionaria di maggioranza, che ha curato la formazionedel personale.Più soggetti che hanno lavorato insieme dalla elabora-zione del progetto alla ricerca dei finanziamenti, allaindividuazione delle sedi, fino alla selezione e forma-zione del personale. Un percorso, inoltre, incredibil-mente breve, per chi conosce i tempi della pubblicaamministrazione: tra l’avvio del progetto, il 30 aprile2008 e l’apertura delle sedi sono passati solo pochissimi

mesi.Ritornando sul tema delle risorse umane, va ricordato(in tempi di polemiche sui fannulloni nella pubblicaamministrazione) che il bando presentato ai dipendentidel Comune per individuare i 39 da avviare al corso diaddestramento ha avuto una ottima accoglienza. E’stata una occasione per candidarsi a compiti diversi, adassumere nuove responsabilità ed arricchire la propriaprofessionalità ed anche un passo in direzione di unaflessibilità, intesa nel senso positivo della parola comevalorizzazione delle risorse ed ottimizzazione della loroutilizzazione.Nel progetto vanno sottolineate anche due forti inno-vazioni nel funzionamento della “macchina comunale”. La prima è nella scelta del decentramento: costruire lanuova città della Municipalità dotandosi di strutture ingrado di valorizzare il rapporto tra i cittadini e ilComune.La seconda novità sta nel fatto che i nuovi uffici rap-presentano un segmento importante del progetto diriorganizzazione interna del Comune di Napoli, delquale il “Piano industriale di rilancio” della macchinacomunale rappresenta l’ordito principale. Con decisio-ne il Comune sta avviando un percorso di innovazionenel rapporto tra gli uffici e i cittadini, in direzione dellasemplificazione e della trasparenza e che individuanella dematerializzazione dei servizi uno strumentofondamentale.E’ un terreno nuovo di lavoro per le pubbliche ammini-strazioni, ma è un terreno ineludibile. Su di esso il lavo-ro dei nuovi URP-CPDAA del Comune di Napoli siincontra con quello già avviato con la costruzione delsito web comunale, della nuova intranet e del PMM. Si tratta di un percorso al cui interno, come dicono congiustificato orgoglio a Palazzo San Giacomo, si eviden-zia il nesso indissolubile tra trasparenza e legalità, comeassi portanti del progetto di un rapporto nuovo e diver-so tra i cittadini e le pubbliche amministrazioni.

Pasquale Borghese

4949NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

inforinformatormatore e l’l’delle Autonomie localiollettino di inforollettino di informazionemazionedel Comune di NapoliBB

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5050 NovembrNovembre/dic. 2008e/dic. 2008

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I nuovi Centri URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico) CPDAA (Centro Pubblico DiAccesso Assistito) Gli Uffici per le Relazioni con il Pubblico (U.R.P.) si moltiplicano e si radicano nelleMunicipalità, per essere più diffusi sul territorio e più vicini ai cittadini.Presso gli U.R.P. è inoltre possibile ricevere tutte le informazioni utili sui servizi delComune, chiedere copie di atti e/o documenti, presentare istanze, reclami, proposte.E non solo: i nuovi URP sono anche “Centri Pubblici di Accesso Assistito” luoghi dove icittadini possono accedere, con l'aiuto di operatori, ai contenuti e servizi della rete efamiliarizzare con gli strumenti telematici.Dove e quandoUrp Centrale: Piazza Municipio, 23/24 • Palazzo S. Giacomo (piano terra esterno palaz-zo)tel. (+39) 081 7955000 / 5016 / 5017 / 5018 • fax (+39) 081 7955002 • [email protected]

dal lunedì al venerdì orario di apertura: 09,00/15,30

Municipalità 1 - San Ferdinando, Chiaia, Posillipo/presso I'URP centraleMunicipalità 2 - San Giuseppe, Montecalvario, Awocata, Mercato Pendino, Porto/cso Garibaldi 394Municipalità 3 - Stella, San Carlo Arena/via Lieti, 91Municipalità 4 - Vicaria, San Lorenzo, Poggioreale, Zona Industriale/via Tribunali 227,

ex Ospedale Pace, sala S. Pertini Municipalità 5 - Vomero, Arenella/via G. Gigante 242 (locali ex Parlamentino)Municipalità 6 - Ponticelli, Barra, San Giovanni a Teduccio/cso Sirena 305, p.tMunicipalità 7 - Miano, Secondigliano, San Pietro a Patierno/piazz.ta del Casale 6/7, p.tMunicipalità 8 - Chiaiano, Piscinola-Marianella, Scampia/via Napoli 40, ptMunicipalità 9 - Soccavo, Pianura/via Parroco Simeoli 6, 2° pMunicipalità 10 - Bagnoli, Fuorigrotta/via Acate 65, 1° p.