L'ago di Clusane numero 9

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CIRCOLO CULTURALE CLUSANENSE L ’estate scorsa, durante una giornata soleggiata di fine agosto, mi trovavo a Riva di Solto, un bel borgo sulla sponda bergamasca del lago d’Iseo. Un paesino che val la pena visita- re, in quanto offre degli scorci e delle vedute sul lago e sulle montagne circostanti da cartoli- na. Riva di Solto propone, inol- tre, un itinerario storico cultu- rale che ripercorre, attraverso delle tappe segnate da cartelli con tanto di interessanti descri- zioni, le fasi storiche che hanno portato alla definizione del co- mune così come lo vediamo ai giorni nostri. Una delle tappe mi ha portato sul sagrato della chiesa, dove sono rimasto colpi- to da una serie di notizie affisse alla bacheca accanto al porto- ne della parrocchiale. Sembra, infatti, che siano in atto delle ricerche per dimostrare che Leonardo da Vinci abbia sostato per un periodo sul lago d’Iseo. Ma c’è di più. Leonardo rimase affascinato dal Sebino, tanto da utilizzare i nostri luoghi come sfondo per alcuni dei suoi qua- dri. E non quadri qualunque. Si tratterebbe della Vergine delle Rocce e della Gioconda. La bacheca riportava solo qual- che informazione frammentaria e la riproduzione dei due quadri con l’indicazione in rosso dei luoghi che corrisponderebbero al lago d’Iseo, o che quantome- no avrebbero dato l’ispirazione LA GIOCONDA? FORSE ERA DI CLUSANE Numero 9 Marzo 2014 scriveteci il blog online [email protected] facebook la redazione lagodiclusane.wordpress.com Qui potrai scaricare tutti giornalini precedenti, potrai anche interagire con noi commentando gli articoli del blog. Pagina ufficiale: L’Ago di Clusane Archetti Alessandra, Bertoletti Paola, Bianchi Paola, Bianchi Luigi, Cancelli Nicoletta, Colosio Laura, Ferrari Deborah, Lopizzo Nicola, Pedemonti Giovanni, Piccinelli Veronica, Treccani Carloalberto, Viti Benedetta. Grafica: Andrea Sabadini. di Luigi Bianchi ... continua a pag. 3

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L'ago di Clusane numero 9

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C I R C O L O C U LT U R A L E C L U S A N E N S E

L’estate scorsa, durante una giornata soleggiata di fine agosto, mi trovavo a Riva di

Solto, un bel borgo sulla sponda bergamasca del lago d’Iseo. Un paesino che val la pena visita-re, in quanto offre degli scorci e delle vedute sul lago e sulle montagne circostanti da cartoli-na. Riva di Solto propone, inol-tre, un itinerario storico cultu-rale che ripercorre, attraverso delle tappe segnate da cartelli con tanto di interessanti descri-zioni, le fasi storiche che hanno portato alla definizione del co-mune così come lo vediamo ai giorni nostri. Una delle tappe mi ha portato sul sagrato della chiesa, dove sono rimasto colpi-to da una serie di notizie affisse alla bacheca accanto al porto-ne della parrocchiale. Sembra,

infatti, che siano in atto delle ricerche per dimostrare che Leonardo da Vinci abbia sostato per un periodo sul lago d’Iseo. Ma c’è di più. Leonardo rimase affascinato dal Sebino, tanto da

utilizzare i nostri luoghi come sfondo per alcuni dei suoi qua-dri. E non quadri qualunque. Si tratterebbe della Vergine delle Rocce e della Gioconda.La bacheca riportava solo qual-che informazione frammentaria e la riproduzione dei due quadri con l’indicazione in rosso dei luoghi che corrisponderebbero al lago d’Iseo, o che quantome-no avrebbero dato l’ispirazione

LA GIOCONDA?FORSE ERA DI CLUSANE

numero 9 Marzo 2014

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lagodiclusane.wordpress.comQui potrai scaricare tutti giornaliniprecedenti, potrai anche interagire con noi commentando gli articoli del blog.

Pagina ufficiale: L’Ago di Clusane

Archetti Alessandra, Bertoletti Paola, Bianchi Paola, Bianchi Luigi,Cancelli Nicoletta, Colosio Laura,Ferrari Deborah, Lopizzo Nicola,Pedemonti Giovanni, Piccinelli Veronica,Treccani Carloalberto, Viti Benedetta.

Grafica: Andrea Sabadini.

di Luigi Bianchi

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di deborah ferrari

BEN LUNGI DALL’ESSEREIL mIGLIORE DEI mONDI POSSIBILICari lettori, nel mio ultimo artico-

lo eravamo rimasti al tratto della linea ferroviaria ad Alta Velocità

che attraversa il territorio bresciano, urbano ed extra-urbano.L’attuale sindaco di Brescia Del Bono, come il suo predecessore, nonostante le promesse di maggior trasparenza e informazione dei cittadini sullo stato di avanzamento dei lavori, sulle tem-pistiche di esecuzione e sulle conse-guenze per i territori coinvolti, non ha saputo mantenere fede a tale in-tento.L’attenzione dei media sui lavori del tratto Torino-Lione (quello più noto della Linea ad Alta Velocità, che attraversa la Val Susa) è scemata notevolmente; in conseguenza di ciò, le informazioni riguardanti lo stato di avanzamento dei lavori sul ter-ritorio della nostra provincia sono pressoché assenti, la voce e le ragioni delle popolazioni residenti coin-volti, inascoltate.Attualmente i lavori proseguono, anche se a rilento, per il secondo lotto costruttivo.Dall’Alta Velocità al luogo per eccellenza dove il tem-po dell’infanzia pare fermarsi: il parco giochi.Un parco giochi in particolare, quello del quartie-re bresciano di Chiesanuova, è l’emblema di una realtà che pone la produttività economica al di sopra del benessere di una comunità.A 13 anni dalla scoperta del disastro ecologico della Società elettrica ed elettrochimica Caffaro, che ha inquinato la falda acquifera sottostante le zone adiacenti al sito, la questione è tutt’altro che risolta.Per 12 anni le amministrazioni comunali si sono limitate a vietare, mediante l’applicazione di semplici ordinanze, le attività ricreative nel par-co di Via Parenzo, adiacente alla scuola primaria Deledda, inquinato da policlorobifenili e diossi-ne presenti in quantità da considerare assoluta-mente pericolose e dannose per la salute (queste ultime ben 5 volte al di sopra dei limiti consen-titi dalla legge).I pochi cartelli di divieto, divelti in seguito ad

atti vandalici, non sono bastati a impedire che i piccoli del quartiere frequentassero il polmone verde di Via Parenzo, entrando in contatto, anche con le mani, con erba e terra (come dimostrano numerose foto scattate da reporter delle principa-li testate giornalistiche cittadine).Nessun vigile, nessun tecnico Arpa o dell’ASL a rinfrescare la memoria sui divieti vigenti agli “sbadati” genitori.I bambini frequentanti la scuola primaria del quartiere costretti a giocare sulla lastra di ce-mento del cortile, perché era loro tassativamente vietato mettere piede sull’erba.L’assessore bresciano all’ambiente del 2007 pro-mise una bonifica dell’area adiacente al sito Caf-faro, ma nulla è stato fatto.A chiedere che venisse fatta chiarezza sulle reali condizioni di inquinamento del parco e della zona fu un comitato di genitori dei bambini della scuo-la Deledda, che nel 2010 scrisse numerose lettere di protesta al Comune e di richiesta di dati chiari e precisi all’Arpa e all’Asl.I dati in seguito alle rilevazioni scientifiche fu-rono divulgati; la risposta del primo cittadino, tutt’oggi, si fa attendere.Gli studi scientifici in materia hanno confermato la pericolosità del contatto con erba e terra con-taminati come quelli del parco in questione, spe-cificando che, anche se le conseguenze più gravi riguardano l’ingerimento delle sostanze, anche il

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a Leonardo da Vinci. Tornato a casa, mi sono fiondato al compu-ter per approfondire la cosa. Da una prima googleata, apprendo che le ricerche sono iniziate nel 2009, quando il parroco di Riva di Solto ha co-minciato ad interessarsi all’argomento con costan-za e dedizione. Appena la notizia si diffonde, fanno la loro comparsa a Riva di Solto esperti, giornali-sti e curiosi che vogliono carpire qualche informa-zione in più e vogliono arrivare ad una conferma o a una smentita della notizia stessa. All’interno del paesino di 800 anime si alimenta una certa cu-riosità e cresce l’interes-se intorno all’argomento, che diventa l’ultima news del gossip paesano. Sta a vedere che il più grande scienziato di tutti i tem-pi è davvero rimasto af-

fascinato dai nostri luoghi e che magari Monna Lisa era una ra-gazza del posto che aveva fatto compagnia al genio universale durante la sua permanenza sul lago d’Iseo. Il parroco inizial-mente preferisce mantenere una

certa riservatezza e vorrebbe comunicare la notizia solo sulla base di fatti certi o comunque di riferimenti storici confermati da fonti autorevoli. La tenacia del parroco viene premiata da uno studio che proverebbe, sulla

base di documenti storici, la presenza di Leonardo da Vinci sul Lago d’Iseo nei primi anni del 1500. Dopo quasi cinque anni di ricer-che, ecco che si arriva alle prime conferme che con-sentono di asserire con una certa sicurezza che alle spalle della Giocon-da si erge il Trenta Passi e che lo specchio d’acqua che si intravvede è ispira-to al lago d’Iseo.Nulla vieta di pensare (o di fantasticare) che la Giocon-da fosse proprio di Clusane e che, se Leonardo da Vinci avesse conosciuto il nostro giornalino, sarebbe certa-mente entrato a far parte del Circolo Culturale Clusa-nense Cinquecentesco.

contatto con l’epidermide e l’inalazione risultano dannosi per la salute di adulti e bambini.Di recente il parco è stato posto sotto sequestro secondo un’ordinanza della Procura della Repubbli-ca e la scuola Deledda è divenuta il simbolo citta-dino della lotta all’inquinamento ambientale.Questa storia alimenta in me la rassegnazione e il cinismo, atteggiamenti tipici dell’età adulta.Quando penso a un parco giochi, invece, sono la spensieratezza dell’età infantile e il richiamo an-cestrale verso la natura e il gioco a prendere po-sto nella mia mente, scansando tutto il resto.Non voglio accanirmi contro questa o quell’Isti-tuzione pubblica o attribuire un nome soltanto al “cattivo” di questa storia. Ritengo solo che Istituzioni, Imprese, aziende e organismi di tu-tela coinvolti siano le singole parti di un sistema malfunzionante in cui non si garantiscono pro-

tezione e benessere agli abitanti di una Comuni-tà, né sufficienti trasparenza e correttezza nella trasmissione delle informazioni (atteggiamento, quest’ultimo, a servizio di un potere, economico o politico).E’ DIRITTO E DOVERE di ciascuno ascoltare, legge-re e reperire informazioni. E’ DIRITTO E DOVERE di ciascuno AGIRE ( nell’era del prolisso commento su facebook è una vera sfida).Possiamo dunque ritenerci BUONI CITTADINI se non siamo in grado di garantire ai più piccoli le condizioni di base per una crescita sana e serena nel contesto pubblico? Cosa racconteremmo a uno di loro se ci ponesse la domanda: “Perché?”“Noi italiani siamo buoni RELIGIOSI; sciagurata-mente siamo ben lungi dall’essere BUONI CITTADI-NI” (cit. di una giovane del comitato di protesta contro l’inquinamento dell’Ilva di Taranto).

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di Paola Bertoletti

CAmPEGGI Sì, CAmPEGGI NO…LA TERRA DEI CAChI

LA SITUAZIONE ODIERNA CLUSANESE

In vacanza, si sa, c’è chi non rinuncia alle co-modità anche se sceglie strutture ricettive en plain air come i campeggi. In questi luoghi,

però, certi comfort creati dai villeggianti sono spesso sfuggiti al controllo e alla gestione dei complessi non solo nel territorio bresciano. Per capire di cosa si tratta, è utile comprendere le dinamiche nei campeggi di Clusane, ma anche di Iseo e di diverse altre realtà presenti sia sul Sebino, sia sugli altri laghi lombardi.La maggior parte dei campeggiatori è “stanziale”: ovvero non passa da Clusane per pochi giorni, ma parcheggia la roulotte per l’intera stagione esti-va, spesso utilizzando il punto d’appoggio come luogo di villeggiatura anche solo nei fine setti-mana.Ciò ha portato a conseguenze del tutto singolari: i campeggiatori, anche grazie ai nuovi “prodotti” studiati dalle aziende che si occupano di campeg-gio, hanno col tempo aggiunto alla roulotte una tenda ed un tendalino, e cioè delle coperture, che possono essere smontate, ma che hanno la finali-tà di proteggere la roulotte e quanto si trovi nelle immediate vicinanze.Al tempo stesso, alcuni campeggiatori hanno “personalizzato” la piazzola assegnata arrivan-do addirittura a posare una pavimentazione nelle immediate vicinanze dei caravan, per evitare di trovarsi sull’erba e sulla terra durante i giorni di pioggia.L’uso del tutto proprio dello spazio concesso ha spesso portato a degli abusi, con tendalini un po’ troppo “arrangiati” e, in alcuni casi, anche con la comparsa di strutture che non devono stare in un campeggio. Nel Comune di Iseo è attualmente pendente un’or-dinanza che, potenzialmente, potrà costringere già prima della prossima primavera la chiusura di tutti i campeggi presenti nel territorio di Clusa-ne.Nel giugno del 2013, quando la Soprintendenza ai Beni Culturali e Paesaggistici – un ente statale, che ha sede, per la provincia, a Brescia – segna-lava al Comune di Iseo che avrebbe dovuto esserci una maggiore vigilanza sulle costruzioni presenti nei campeggi del territorio comunale.

Dopo un’estate in cui regnava tra i campeggia-tori il vago timore di chissà quali provvedimenti, in cui molti clusanesi sono stati “buttati giù dal letto” dalle manifestazioni seguite dal suono di trombette e campanacci (come ad anticipare una insolita e precoce transumanza), lo scorso dicem-bre veniva emesso e notificato un provvedimento con cui il Comune di Iseo ordinava a tutti i cam-peggi la demolizione di qualsiasi struttura che si trovasse nei complessi turistici: la rimozione di tutte le roulottes e di ogni ulteriore materiale presente nei campeggi, tende, tendalini, pavi-mentazioni, etc.Il provvedimento è, come si può facilmen-te comprendere, potenzialmente mortale per i campeggi: dovranno, infatti, non solo rimuove-re tutto quello che oggi c’è nelle strutture, ma, di fatto, saranno costretti a congedare tutti i clienti, sino a riportare il campeggio ad una distesa di prato.La chiusura dei campeggi comporterà una flessio-ne per l’economia di Clusane: con l’inizio di ogni stagione turistica, infatti, centinaia di turisti fre-quentano il paese, con risvolti positivi nell’eco-nomia del borgo.Basti considerare che, complessivamente, i cinque campeggi di Clusane accolgono circa 600 roulot-te, e ciascuna roulotte mediamente ospita 3 o 4 turisti: oltre duemila turisti che, tutte le estati, bazzicano in paese e usufruiscono dei servizi di Clusane.In tutto questo il Comune di Iseo, con intelligen-za, ha evitato di spargere informazioni drammati-che fino alla notifica conclusiva in cui si chiede alle strutture la presentazione di “autorizzazione paesaggistica”. Tale richiesta, obbligatoria, sarà da presentarsi al Comune e dovrà essere fatta in-dipendentemente dalla natura delle unità abita-tive presenti all’interno del campeggio o del vil-laggio turistico, sia se si tratti di strutture fisse, mobili o piazzole libere. Secondo il sindaco, Riccardo Venchiarutti, è stato fatto tutto il possibile per trovare un accordo tra le parti, ed aggiunge: “Siamo chiamati a tutelare le coste, preservando quanto ancora c’è di intatto sul territorio”. Parole sacrosante!

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di nicoletta Cancelli

L’amore va con l’amore, dicono. E c’è un’eleganza che richiede cura in questa frase. Trovate?

Potremmo inventare un sacco di sto-rie attorno ad essa. Storie che par-lano degli altri, che parlano di noi o che semplicemente parlano. Storie. Ma non abbiamo bisogno di inven-tarcele, le storie, perché sono sotto i nostri occhi. Sono davanti a noi. Alle volte non le vogliamo sentire, vorremmo ascoltare solamente quel-le che ci piacciono, quelle che co-nosciamo e di cui sappiamo il lieto fine; perché è proprio l’idea del lieto fine ad affascinarci, a rapirci, a do-narci un delicato benessere.Esistono storie, tuttavia, che rac-contano di amori come altri, ma i cui protagonisti hanno lo stesso sesso. Ed è qui che molti di noi decidono di interrompere quella storia. Non vogliono conoscerla, sapere come si sviluppa e come va a finire.Il finale è molto semplice, ve lo dico io: due persone dello stesso sesso condividono un amore. La parola omosessualità spaventa tanto le persone al pari della parola crimine.

A me spaventa di più la parola “omo-fobia”, che è figlia dell’ignoranza. E se la parola “gay” non è un crimi-ne, perché negare a queste coppie la possibilità di scelta, che viene rico-nosciuta a chi è eterosessuale?Che problema può creare una cop-pia gay che vuole sposarsi, per esempio? È pur vero che ancora molta gente punta il dito verso le “coppie di fat-to”, gay o meno, ma in uno Stato dove vige la Democrazia, il minimo della civiltà è riconoscerle. Ogni persona dovrebbe avere il di-ritto di scegliere liberamente della propria vita, nel rispetto altrui, sen-za discriminazioni circa l’orienta-mento sessuale. Qualcuno sostiene che l’omosessua-lità sia una malattia da curare. Ma curare cosa? Chi? Non provate vergogna, voi, che dav-vero pensate questo? Avete una co-scienza a cui rispondere del vostro credo? Sarebbe bello se per ogni storia ci fossero più persone disposte ad ascoltare fino in fondo, in silenzio. In assenza di giudizio. E poi, di nuovo, ancora ed ancora, Silenzio.

Queste storie sono le più nobili poi-ché raccontano la verità. E la loro verità è un verbo: ESSERE. L’amore va con l’amore. Dicono…

Papa Francesco, ad una domanda della giornalista di Rete Globo Ilze Scampa-rini sulle lobby gay, ha risposto:“Se una persona è gay e cerca il Si-gnore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che queste persone non devono essere discriminate ma accolte.Il problema non è avere queste ten-denze, sono fratelli, il problema è fare lobby.È questo il problema più grave” .

Devo dire che questo articolo rispec-chia un mio pensiero. Ricordando la risposta di Papa Francesco non ho voluto rafforzare la mia tesi, non è così. Sono convinta che chi vuol ca-pire, capisca. Credo quindi che chi leggerà saprà da sè che il nostro Papa non ha manifestato un’accettazione dell’omosessualità, ma, come per chi cerca di vivere secondo il Vangelo, invita a non emarginare il gay poichè è anche lui un fratello.

LA CONSAPEVOLEZZADELL’ESSERE

L’azione di tutela del territorio e delle sue bellez-ze è un bene imprescindibile di cui si è iniziato a comprendere l’importanza già negli anni Trenta con la legge 1497/39 per la tutela del paesaggio, ma da qui a chiedere il ripristino ad antico Eden in tempi, forse per una volta, tutt’altro che bi-blici, non è di certo un bene per le strutture, il paese, il Comune.Bisogna trovare una strada, una nuova strada, ri-spetto a quella sino ad ora percorsa dall’ammi-

nistrazione di Iseo per impedire questa conse-guenza: la salvaguardia della sopravvivenza delle strutture turistiche presenti a Clusane deve essere una priorità, anche nel doveroso ed, anzi, auspi-cato rispetto delle regole a cui i campeggiatori devono attenersi nel godere delle sponde del lago d’Iseo.D’altra parte, non si ricorda un solo caso in cui, sparando ad una mosca con un cannone, non sia-no stati compiuti più danni che benefici.

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di Paola Bianchi

Scrittori, scultori, filosofi, po-eti, pittori, cantanti... Tutti hanno cercato di esprimere e

definire l’amore. Da Platone ai poeti del Dolce Stil Novo, da San Paolo agli hippies … ogni epoca, ogni uomo, ha cerca-to di dare una propria definizione dell’amore.Ma ... cos’è l’amore al giorno d’oggi?Difficile provare a spiegare a paro-le un sentimento così nobile e su-blime: si rischia di sminuire il suo vero valore, ma provarci, al giorno d’oggi, mi sembra un dovere, un diritto, quasi una missione.Il mondo contemporaneo ci ha

portato a diventare una socie-tà consumistica; il termine “usa e getta” è diventato il cavallo di battaglia dei commercianti che, forti di questo, si sono arricchiti. Le generazioni moderne ormai non sanno cosa significhi “recuperare”, “riutilizzare”, “aggiustare”: quan-do un qualcosa è rotto, vecchio o semplicemente non ci occorre più, viene eliminato e sostituito con qualcosa che il mercato ci fa credere sia “perfetto per le nostre esigenze”, “indispensabile”, “uni-co nel suo genere”.Quante volte le pubblicità ci sbat-tono davanti questi slogan per at-tirare la nostra attenzione!?

Non sta forse succedendo così per i sentimen-ti, in particola-re per l’amore?Il sociologo Zygmunt Bau-man definisce questo proces-so con l’agget-tivo “liquido”.Sì, concordo ap-pieno: l’amore, che per me è una cosa solida, sacra, che deve tendere il più possibile all’eter-no, sta diventan-do liquido, insta-bile, poco saldo.Un amore usa e getta. Quando si è stanchi, si cambia e si cer-ca in qualcun altro una nuova emozione, con-tinuando così all’infinito, sen-

za mettere radici in un rapporto, senza provare a sistemare ciò che non va. Si è sempre in cerca di un innamoramento nuovo, ma mai di un amore profondo e duraturo.Sia ben chiaro: non è facile da vivere, comporta impegno e sa-crificio e a volte non ha un lieto fine come nei film. Eppure tutti sentono il bisogno di amare ed essere amati. Ma che amore si cerca oggi? Un amore facile, un amore che ci appaga momenta-neamente, un amore fatto di ec-cessi, un amore che segue le pas-sioni indistintamente, che siano sane o malate.L’amore è bistrattato, lo si sban-diera per cercare di giustificare delle tendenze, degli atteggia-menti ambigui che poco hanno del nobile sentimento con la “A” maiuscola.L’amore è qualcosa di naturale, è un seme che va coltivato e cura-to in ogni parte della sua cresci-ta; in un terreno arido raramente fiorirà. L’amore è la complicità, e la complementarietà di un uomo e una donna, è la pari dignità che hanno nella coppia, è l’apprezza-re le caratteristiche dell’uno e dell’altra nella bellezza della loro diversità.Questo è per me l’amore: la cop-pia che si fa cellula fondamenta-le della società, che genera nuo-va vita! È tanto difficile provare ad impe-gnarsi in un rapporto duraturo e fecondo?Se mettiamo sui piatti della bi-lancia la fatica e l’impegno con le soddisfazioni e le gioie, penso che pesino di più quest’ultime; siamo disposti a correre il rischio e ad andare controtendenza a questa società liquida?

COS’è L’AmORE?

L’ANEDDOTOa cura di Andrea Sabadini

“Come fa l’amorea riorganizzare il cervello?”Quando conosciamo una persona interessante, questa invade le nostre sinapsi come un virus, attivando neutrotrasmettitori che innescano l’attrazione, l’eccitazione ... anche l’ossessione.Così ci distraiamo e cominciamo a pensare a quella persona tutto il tempo. Ma mentre pen-siamo a quella persona, costruiamo dentro di noi un modello, una simulazione che ci aiuta a pre-dire: “che cosa penserà?”, “che cosa proverà?”.Certo sorgono problemi quando la simulazione incontra la realtà.Da qui la domanda: in realtà, noi di chi ci in-namoriamo? di un’altra persona? o soltanto dell’idea che abbiamo di essa?

(cit. Dr. Daniel Pears)

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di nicola Lopizzo

Quando leggerete questo ar-ticolo, molto probabilmen-te si saprà già se il film La

grande bellezza, di Paolo Sorren-tino, sarà riuscito nell’impresa di riportare in Italia la statuetta come miglior film straniero, con-segnata durante la cerimonia de-gli Oscar che si terrà in quel del Dolby Theatre di Los Angeles, la notte del 2 marzo. Il film è già ri-uscito a portarsi a casa il Golden Globe come miglior film straniero (impresa che ad un film italia-no non riusciva dal 1990 con un pezzo grosso del calibro di Nuovo Cinema Paradiso, di Giuseppe Tor-natore). Riuscire a descrivere in poche righe i 142 minuti del film non è impresa semplice, perchè denso di personaggi complessi e figure simboliche con diversi li-velli di lettura possibili.È inutile soffermarmi a descrivere la trama o i personaggi, poichè non voglio rovinare la scoperta a chi ancora non ha visto il film, oppure rimarcare scene già note a

chi il film è già anda-to a vederlo in sala o lo ha recupera-to a casa.Il motivo che mi ha spinto a scrivere que-

sto articolo non è infatti didasca-lico, ma è una rapida riflessione sul cinema e sulla mancanza di coraggio che riscontro nei film italiani di questi ultimi anni.Non è un mistero che l’Italia stia attraversando da tempo una si-tuazione sempre più difficile di crisi economica, crisi di valori e di identità. Proprio in periodi storici importanti e delicati come questo, dovrebbero essere parto-rite quasi spontaneamente ope-re cinematografiche memorabili in grado di cogliere l’essenza di questa situazione; invece, sono stati pochissimi i film italiani che in questi ultimi anni sono riusciti a farmi realmente riflet-tere e provare qualcosa durante e soprattutto dopo la visione e La grande bellezza è sicuramen-te una notevole eccezione. Perso nei meandri di una marea di com-medie innocue e annacquate, con protagonisti come Zalone, Bisio, Bova, Pieraccioni, De sica e via dicendo, per dire i primi nomi

che mi vengono in men-te, si è appiattito tutto il prodotto italiano che ar-riva nelle sale cinemato-grafiche verso una deriva semplicistica e buonista, perdendo pian piano la grande tradizione della

commedia italiana che ha reso grande il cinema italia-

no nel mondo durante il suo pe-riodo migliore.La grande bellezza è un film che si odia e si ama allo stesso tem-po, proprio come il suo protago-nista, la magnifica maschera di Jep Gambardella, interpretata alla perfezione da Toni Servil-lo, toccando temi difficili come il potere dell’estetica, il vuoto della mondanità, il nichilismo, la perdita di valori della religio-ne, la vacuità dell’arte moderna, la superficialità di un certo tipo di turismo, il vuoto che circon-da l’esistenza umana, la bellezza dolorosa e complessa di Roma e dell’Italia e molti molti altri. Ovviamente questi sono i temi su cui ho riflettuto io durante e dopo la visione del film, men-tre un altro spettatore potrebbe averne trovati diversi o nessuno e credo che la magia del cinema stia tutta qui o meglio la sua grande bellezza sia proprio quel-la di essere profondamente diffe-rente per ognuno di noi, in base alle sue esperienze personali ed al suo vissuto.In bocca al lupo Paolo Sorrentino!

LA GRANDE BELLEZZA

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di Alessandra Archetti e Matteo Sarnico

PILLOLE DI PUBBLICITÀIN PERIODO DI INFLUENZA

Già da alcune settimane, gli schermi dei nostri televisori mostrano immagini di persone raf-freddate, bambini a letto con borsa dell’acqua

calda-anti febbre e mariti distrutti dai primi sintomi influenzali.Alla televisione piace giocare su questi schemi, piace l’idea che il marito in realtà sia sempre pronto ad aiu-tare la moglie indaffarata, piace l’idea che l’inverno sia la stagione preferita per sintomi influenzali di svariati tipi, piace l’idea di “informare” il proprio pubblico su quali prodotti utilizzare, quali compresse sciogliere in acqua la sera prima di coricarsi, oppure con quale sci-roppo contrastare la tosse.È capitato a tutti di assistere a questi spot pubblicita-ri, velocissimi tanto da riuscire a captare correttamen-te solo il nome del farmaco e non le controindicazioni scritte con caratteri tanto piccoli da far perdere una diottria a chiunque.Spot pubblicitari che, se ci pensate, vengono tra-smessi solo per qualche mese all’anno, ma in realtà raffreddori e bronchiti possono essere in agguato più volte nell’arco dei dodici mesi.

Anche questo è un caso su cui bisognerebbe riflettere: è una comunicazione corretta quella fornita dagli spot pubblicitari? È mai capitato anche a voi di affidarvi ai tanto reclamizzati prodotti di automedicazione, desi-derosi di ottenere gli stessi benefici mostrati in tv?In realtà, di informazione vera e propria non si trat-ta, è una comunicazione mediata dagli interessi della casa farmaceutica diretta a precise fette di telespetta-tori e a coloro che desiderano curarsi in maniera molto “ sprint”.Occorre però sottolineare che sono vietate dalla Legge Gasparri “ le comunicazioni commerciali audiovisive dei medicinali e delle cure mediche che si possono ottenere esclusivamente su prescrizione medica”.Per concludere questa riflessione inerente un partico-lare tipo di spot pubblicitari, ho pensato anch’io di diffondere alcuni consigli per prevenire e rimediare ai malanni di stagione di cui tutti siamo vittime ultima-mente ( io per prima mentre scrivo) con l’aiuto di uno specchietto curato da Matteo, ottimo dietista.Buona guarigione o buona prevenzione a tutti!

A.A.

Ecco un breve vademecum che ci aiuterà a prevenire e a curare gli antipatici malanni di stagione con i giusti rimedi naturali:

• ProPoLi: questo meraviglioso regalo delle api ha un’ottima azione antivirale e antibatterica. Un cucchiaino di miele con qualche goccia di propoli pura è efficace per mal di gola e tosse persistente.

• TiSAnE E infuSi: un bel bicchiere caldo di tisane e infusi prima di coricarsi, abbinato alla sopracitata propoli, aiuta a prevenire i fastidiosi malanni di stagione e favorisce e migliora il riposo notturno.

• SPrEMuTE E fruLLATi di fruTTA: d’inverno un sempre efficace rimedio naturale rimane la vitamina C, che aiuta a combattere le infezioni e rafforza il sistema immunitario.Frutta e verdura fresca sono da preferire agli integratori artificiali, due arance o due kiwi sod-disfano perfettamente il nostro fabbisogno della preziosa vitamina, ma, come dice un antico detto latino, “melius est abundare quam deficere”!

M.S.