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Page 1: lae4a.files.   Web viewLe premesse ci sono tutte, il calcio - in Italia, come in gran parte del mondo ... Qui era necessario citare Pasolini (con una breve digressione)

Calcio e società.

Appunti:

Documento 1: spettacolarizzazione del calcio, straniamento da sé stessi, calciatori come divinità, calcio fenomeno di massa planetario anche per i paesi più poveri, fenomeno di integrazione.

Documento 2: calcio come rito, rappresentazione sacra con un suo rituale.

Documento 3: calcio come metafora della vita, epica del calcio.

Documento 4: idolatria, contratti faraonici e stridenti, calcioscommesse, criminalità organizzata, violenza negli stadi, stordimento e anestesia.

Scaletta:

1. Introduzione Panem et circensem; Gladiatori = calciatori;

2. Corpo Centrale: Sacralità del calcio; Fenomeno di massa; Folklore e ritualità; Idolatria; Stipendi faraonici; Calcioscommesse, criminalità organizzata; hanno corroso le buone intenzioni Violenza negli stadi; Monti: “sospendere per due anni”;

3. Conclusione: Routine; Bisogno del sacro;

CALCIO E SOCIETA’:

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“Panem et circensem” affermavano i Romani, riferendosi ai due principi base per ben governare: fornire al popolo cibo e divertimento. Di anni ne sono passati parecchi, ma sembra che l’unica differenza sia la tipologia di intrattenimento propostaci. Se Dove all’epoca della grande Roma vi erano le arene, oggi sorgono gli stadi, e i gladiatori di oggi dei nostri tempi invece di dilaniarsi a colpi di spada tentano il modo meno cruento di distruggersi tramite i falli e ingannarsi con dribbling e tunnel. Esattamente Senz’ombra di dubbio possiamo affermare che il calcio sia una proposta alternativa e più moderna agli spettacoli circensi degli anni d’oro del poderoso Impero Romano.

Le premesse ci sono tutte, il calcio - in Italia, come in gran parte del mondo - è trattato con una sorprendente sacralità, è diventato ormai una religione sostitutiva, soprattutto grazie all’immenso seguito di cui gode. Raramente è possibile incontrare persone che ammettono candidamente di non seguire nemmeno una partita l’anno, e soprattutto durante Europei e Mondiali la nazione intera si ritrova davanti al televisore per seguire lo stesso match. Facendo quattro calcoli non è difficile comprendere che i numeri di cui si parla sono alti, altissimi. Il mondo calcistico si sta colorando di un folklore proprio (basti pensare alle coreografie preparate dai tifosi prima dell’inizio delle partite), ma si creato anche un insieme di ritualità in campo e fuori dal campo sta anche creandosi delle proprie ritualità, in campo come al di fuori di esso. Lo scambio dei gagliardetti, la stretta di mano, il lancio della moneta, ma anche le posizioni sul divano di casa, mai cambiate perché “portano fortuna”. Un solo attacco verbale alla squadra del cuore può portare a diverbi, a lotte feline, e talvolta è forse opportuno chiedersi come sarebbe oggi il nostro mondo l’Italia se quella grinta fosse usata per protestare e far valere i propri diritti.

La grande esposizione mediatica cui è sottoposto il calcio ha portato ad un’idealizzazione intorno alla della figura del calciatore, una vera e propria idolatria, che ha molte più sfumature negative che positive. Non sempre, infatti, i giocatori di calcio sono emblemi di buoni propositi e comportamenti: serate all’insegna dell’eccesso, linguaggio scurrile in campo e presunzione in tutti gli ambiti li fanno apparire ‘cool’ agli occhi dei più giovani, ma sono realmente questi gli eroi a cui dovrebbero ispirarsi? Inoltre, gli stipendi faraonici percepiti dalle stelle del calcio dai suddetti sono presi di mira dalla società, ma nessuno ancora ha il coraggio di ribellarsi. Non solo, il panorama calcistico, con i suoi introiti milionari, ha attirato anche la criminalità organizzata, che nascondendosi dietro le società e gli ultras alimenta, oltre alle sue entrate economiche, anche la violenza negli stadi. Si parla quindi di calcioscommesse, di partite truccate in modo da favorire l’una o l’altra squadra su cui qualcuno ha aveva puntato, di scontri tra i tifosi delle due fazioni opposte; sul buon nome del calcio vengono gettate vangate di fango, eppure quando il premier italiano Monti timidamente propone di sospendere le attività calcistiche per qualche anno, il popolo gli urla che non è il suo ambito campo e che non dovrebbe immischiarsi. Cos’è dunque rimasto dello sport che univa, di quello che portava le famiglie intere allo stadio, quello che distraeva ma non anestetizzava dai veri problemi, quello che rapiva perché metafora della vita? Poco nulla.

Il calcio ha perso tutta la sua carica positiva, per trasformarsi in una scialba copia di quello che era una volta, non è diventato altro che un modo per stordire le masse tranquillizzare gli Italiani, che trovandosi immerse nella sua routine si convincono che nulla sia cambiato. Ma le cose sono cambiate, e parecchio. E’ giunto il momento di fermarsi e ragionare, di capire quali sono le nostre priorità. E’ giunto il momento di distruggere una volta per tutte questo bisogno un po’ infantile del sacro e smetterla di scaricare sui posteri le conseguenze delle nostre azioni scellerate.

Gianluca Ronzio, 02/12/2012,
Nuovo capoverso = nuovo rientro tipografico
Gianluca Ronzio, 02/12/2012,
2Quello di cui parla anche Saba… “. Citare dal documento
Gianluca Ronzio, 02/12/2012,
Citare dal documento
Gianluca Ronzio, 02/12/2012,
Qui era necessario citare Pasolini (con una breve digressione)