Ladispoli - via California, 12 - Tel. 06.99.46.738 SORPRESI DALLA … · 2020. 9. 5. · Afine...

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a sorpresa è tipica di chi si trova dinanzi ad una realtà non scontata, per questo è più facile nel bambino che in un adulto. Gli occhi sgranati dallo stupore, sono ciò che è più frequente in un fan- ciullo, perché egli sta impa- rando ad osservare la novità del mondo e della vita, per lui tutto è scoperta, origina- lità, incanto. Poi crescendo si diventa assuefatti, tutto rientra nel repertorio del già visto, ed ecco allora i volti stanchi annoiati delusi. Ebbene sì, per molti, la vita è noia interminabile, senza sorpresa. Certamente bisogna anche sapersi educare ad un atteg- giamento di stupore, sicura- mente chi è capace di que- sta incredibile ascesi, si garantisce un’esistenza meno faticosa. Mi piace, perciò, ripensare a quel mattino di Pasqua a Gerusalemme, al volto meravigliato dei testimoni oculari che si affacciano attoniti all’ingresso del sepolcro vuoto. Che meraviglia: il passaggio da una delusione angoscia- ta per la fine drammatica del loro Maestro, alla gioia stu- pita nel vedere ascoltare e comprendere la sorpresa della risurrezione. Ci dice l’evangelista Luca che Pietro “Corse al sepol- cro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l’accaduto”. Mi domando se essi rimase- ro più sbigottiti della tomba vuota o del significato ori- ginale che essa recava alla loro vita. Penso, comunque, che al di là di ciò che può aver signi- omenica 12 marzo, riscaldati da un sole che preannunciava la primavera, ci siamo ritrova- ti in molti presso le sempre ospitalissime suore Missio- narie Figlie del Calvario. L’occasione era quella del secondo ritiro parrocchiale per approfondire e interio- rizzare ulteriormente il tema della “correzione fraterna”, avviato nel ritiro di apertu- ra dell’anno pastorale, e ripreso all’interno dei diver- si gruppi che operano in Parrocchia. L’attenta e sincera parteci- pazione di tutti, ha contri- buito a creare un clima di accoglienza e fratellanza che ha avuto nel pranzo un momento di allegria e con- divisione durante il quale si sono potute apprezzare le particolari doti culinarie di molti (uomini e donne!). Nel presentare l’argomento don Giuseppe, con una nota di universalismo, ha accen- nato ad una delle tecniche di meditazione buddista che attraverso vari stadi di cono- scenza e superamento dell’“io” (raffigurato come un bue), giunge al vuoto interiore per far spazio com- pletamente all’Altro (nel caso di noi cristiani). E sì, perché da quanto è emerso dallo scambio sin- cero e fraterno delle riso- nanze e delle esperienze di a costruzione della nuova chiesa proce- de con celerità; i primi di maggio arriverà il tetto in legno lamellare del- l’aula liturgica, entro il ven- ticinque di maggio sarà montato ed entro il sei di giugno sarà completato il suo rivestimento in rame. Contemporaneamente pro- seguiranno i lavori in tutto il complesso, eseguendo le tamponature esterne ed interne, le vetrate e gli infis- si e dando la priorità al com- pletamento dell’aula liturgi- ca e all’appartamento del Parroco e ciò compatibil- mente con i fondi a disposi- zione. A fine giugno saremo a buon punto:ma… Non ce ne laviamo le mani! Essere a buon punto non significa avere terminato! Ho letto recentemente su uno dei giornalini che cir- colano per Ladispoli che la C.E.I. ha dato, per la costru- zione della chiesa, un con- del Sacro Cuore di Gesù Ladispoli - via California, 12 - Tel. 06.99.46.738 SORPRESI DALLA GIOIA collaboriamo con Lui di don Giuseppe Colaci LA NUOVA CHIESA Un ritiro per imparare a correggerci di Nadia Antonietti segue a pagina 4 segue a pagina 8 Aprile - n°13 - Pasqua 2000 L segue a pagina 2 D Non ce ne laviamo le mani di Carmelo Genovese L

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  • a sorpresa è tipica dichi si trova dinanziad una realtà non

    scontata, per questo è piùfacile nel bambino che in unadulto. Gli occhi sgranatidallo stupore, sono ciò cheè più frequente in un fan-ciullo, perché egli sta impa-rando ad osservare la novitàdel mondo e della vita, perlui tutto è scoperta, origina-lità, incanto.Poi crescendo si diventaassuefatti, tutto rientra nelrepertorio del già visto, edecco allora i volti stanchiannoiati delusi.Ebbene sì, per molti, la vitaè noia interminabile, senzasorpresa. Certamente bisogna anchesapersi educare ad un atteg-giamento di stupore, sicura-mente chi è capace di que-sta incredibile ascesi, sigarantisce un’esistenza

    meno faticosa.Mi piace, perciò, ripensarea quel mattino di Pasqua aGerusalemme, al voltomeravigliato dei testimonioculari che si affaccianoattoniti all’ingresso delsepolcro vuoto.Che meraviglia: il passaggioda una delusione angoscia-ta per la fine drammatica delloro Maestro, alla gioia stu-pita nel vedere ascoltare ecomprendere la sorpresadella risurrezione.Ci dice l’evangelista Lucache Pietro “Corse al sepol-cro e chinatosi vide solo lebende. E tornò a casa pienodi stupore per l’accaduto”.Mi domando se essi rimase-ro più sbigottiti della tombavuota o del significato ori-ginale che essa recava allaloro vita.Penso, comunque, che al dilà di ciò che può aver signi-

    omenica 12 marzo,riscaldati da un soleche preannunciava la

    primavera, ci siamo ritrova-ti in molti presso le sempreospitalissime suore Missio-narie Figlie del Calvario.L’occasione era quella delsecondo ritiro parrocchialeper approfondire e interio-rizzare ulteriormente il temadella “correzione fraterna”,avviato nel ritiro di apertu-ra dell’anno pastorale, eripreso all’interno dei diver-si gruppi che operano inParrocchia.L’attenta e sincera parteci-pazione di tutti, ha contri-buito a creare un clima diaccoglienza e fratellanza cheha avuto nel pranzo unmomento di allegria e con-divisione durante il quale sisono potute apprezzare leparticolari doti culinarie dimolti (uomini e donne!).Nel presentare l’argomentodon Giuseppe, con una notadi universalismo, ha accen-nato ad una delle tecnichedi meditazione buddista cheattraverso vari stadi di cono-scenza e superamentodell’“io” (raffigurato comeun bue), giunge al vuotointeriore per far spazio com-pletamente all’Altro (nelcaso di noi cristiani).E sì, perché da quanto èemerso dallo scambio sin-cero e fraterno delle riso-nanze e delle esperienze di

    a costruzione dellanuova chiesa proce-de con celerità; i

    primi di maggio arriverà iltetto in legno lamellare del-l’aula liturgica, entro il ven-ticinque di maggio saràmontato ed entro il sei digiugno sarà completato ilsuo rivestimento in rame.Contemporaneamente pro-seguiranno i lavori in tuttoil complesso, eseguendo letamponature esterne edinterne, le vetrate e gli infis-si e dando la priorità al com-pletamento dell’aula liturgi-ca e all’appartamento delParroco e ciò compatibil-mente con i fondi a disposi-zione.A fine giugno saremo a buonpunto:ma… Non ce nelaviamo le mani!Essere a buon punto nonsignifica avere terminato!Ho letto recentemente suuno dei giornalini che cir-colano per Ladispoli che laC.E.I. ha dato, per la costru-zione della chiesa, un con-

    del Sacro Cuore di GesùLadispoli - via California, 12 - Tel. 06.99.46.738

    SORPRESI DALLA GIOIAcollaboriamo con Lui

    di don Giuseppe Colaci

    LA NUOVA CHIESA

    Un ritiro perimparare

    a correggercidi Nadia Antonietti

    segue a pagina 4 segue a pagina 8

    Aprile - n°13 - Pasqua 2000

    L

    segue a pagina 2

    DNon ce ne

    laviamo le manidi Carmelo Genovese

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  • Sorpresa!

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    mattina, apro gliocchi “sonnecchian-ti” che ancora non

    distinguono colori e ogget-ti, un disordinato gioco diluci e ombre mi apre ad ungiorno nuovo.A Dio dedico il mio primo“sgrammaticato” pensiero....e mi appresto a dare il buon-giorno al mondo.Spalanco le finestre e sentosubito la risposta di Dio:uccellini festosi cantano eballano tra i rami di un pinoverde e rigoglioso; le goccedi rugiada li bagnano e loroballano di più e cinguettanopiù forte; l’erba fresca ebagnata sprigiona il suo pro-fumo penetrante; i fiori, lenuvole, il sole che appenasorto avvolge tutto in unaluce calda, dai toni di pesca.E’ facile avvertire subito ilfascino del creato e sentirglisussurrare: “Fermati, guar-dami, ascoltami: DIO TIAMA”.Faccio il pieno di questodono d’amore e inizio la miagiornata, ringraziando fin dasubito coloro che ne faran-no parte.La prima sensazione cheavverto è il sentirmi in

    “debito d’amore”, non è pas-sata neanche mezz’ora e hogià sperimentato la meravi-glia del SENTIRSI AMATI.So già che buona parte dellamia giornata la passerò resti-tuendo questo amore aglialtri.Non so dire se sia più belloAmare o sentirsi Amati, dareamore o riceverlo, probabil-mente per avere un buonequilibrio bisogna averlientrambi e trarre forza dal“sentirsi amati” per “amare”e dall’ “amare” per poi “sen-tirsi amati”.S. Francesco esclamerebbe“E’ PERFETTA LETIZIA”.Arriva la sera... chiudo gliocchi, rivedo i volti signifi-cativi di questa giornata , isorrisi, gli abbracci, levoci allegre e tristi, lecarezze improvvise cheti colgono di sorpresa eti lasciano quello “stra-no calore attaccato sullapelle che ti porti tutto ilgiorno ovunque vai”. Ilcalore tutto speciale chedistingue un luogo chia-mato “CASA” ed ilsentimento più belloche è il “SENTIRSI ACASA”... e la casa è la

    tenda di un pellegrino che siferma là dove sta bene, inuna terra che lo accoglie, dicui si sente parte ed il suocuore lì trova PACE!!Domani, forse, riprenderà ilcammino, cosciente però chela “strada di casa è la piùbreve” ed in ogni momentopuò tornare sapendo che c’èchi lo aspetta perché loAMA.C’è una frase tatuata sul miocuore a cui spesso penso eche voglio dedicare a te chemi hai letta fin qui:“Vivo perché Qualcuno miama ed anch’io posso darela vita, con il mio piccoloamore, con un semplice sor-riso, con la mia stessa gioiadi vivere!”

    che dice, e riafferma ognianno col ripetersi della litur-gia: “Ecco faccio nuove tuttele cose”. Ma se tutto è rin-novato, allora c’è posto con-tinuamente per lo stupore!Che bello pensare con otti-mismo che con Dio si escefuori dal binario delle cosescontate. Egli può compierequalcosa di inatteso, inaudi-to, unico: un miracolo. Ilmiracolo continuo, peresempio, nel rendere cia-

    ficato per loro (e per noi!),la risurrezione sia una realtàoriginale in se stessa, fuorida ogni schema terreno. Essadiventa l’espressione piùbella dell’originalità delSignore. Dio è l’unico che,alla fine, può stupirci vera-mente: sia per quello che è,che per quello che compie.Dio è colui che, proprioquando la gioia è inattesa opeggio soffocata dal dram-ma, può farla esplodereimprovvisa. Sarà per questo che i senti-menti più espressivi dellaPasqua sono la sorpresa e lagioia per la vita che conti-nua o rinasce.Senza sorpresa non c’èPasqua, perché essa vuoldire vita nuova e rinascita;ad essa non si addice lamonotonia o la routine.Nella Pasqua è sempre Dio

    scuno di noi capace di col-laborare con lui a costruirenella storia le cose più ori-ginali che si possanoconcepire: l’amoree il perdono.Allora mi piaceconcludere conun ritornello cheriaffiora dallamemoria deimiei primianni di semi-nario, quan-

    do sentivo nascermi vivo lostupore per una vocazioneimprevista: “E mi sorprende che dal

    profondo del tuo misteroDio, tu m’abbia chiesto dicondividere con te, la gioia immensa di

    poter dare l’annuncio agliuomini

    che tu sei fiero diavere figli che siamonoi.”

    La VoceSupplemento di:

    Direttore responsabile:Lilia Massaro

    Direttore editoriale:don Giuseppe Colacitel. 06 9946738

    In redazione:Massimiliano Bruno,Anna De Santis, Luigi Perotta, Aldo Piersanti, Silvana Petti, Marco Polidori.

    Hanno collaborato:Marisa Alessandrini,Nadia Antonietti,Antonietta Fusilli,Rossella Garofani,Carmelo Genovese,Emanuela Greco,Giorgio Lauria,Maria Sposini,Mario Stocchi.

    Stampato su cartariciclata da:Print@mente s.n.c.

    Il giornale è stato chiuso il 14 aprile 2000.

    Autorizzazione delTribunale di Roma n.216 del 3/5/1996Distribuzione gratuita

    Sorpresa!Sorpresa!Sorpresa!

    CHE SORPRESA ESSERE AMATIdi Emanuela Greco

    VITA DA SBALLOcontinua da pagina 1

    È

  • Sorpresa!

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    erto parlare del gustodella sorpresa e delsorprendersi potreb-

    be essere assai difficile spe-cie se non si provano datempo in maniera autentica. E allora tanto per risveglia-re la memoria o per non per-dere l’abitudine sorprende-tevi!Magari immaginando il

    nostro caro don Giuseppeentrare in chiesa addobbatocon un bel fiocco in testa,mascherato da uovo dipasqua, oppure sorprendete-vi immaginando di vederepubblicato su un giornale unannuncio di lavoro per 1000posti nella nostra cittadina(anche senza annesse racco-mandazioni!), sorprendete-vi per la scoperta di unalozione che faccia ricresce-re i capelli, bè forse questosorprenderebbe più il sotto-scritto!……Comunque inogni caso è indispensabileoggi più che mai riscoprireil gusto del sorprendersi.

    Mi sorprendo quando nellavita incontro delle personeche con un gesto o con laloro vita riescono a donar-si totalmente all’altro senzafini egoistici.

    (Marco 30 anni)

    Mi sorprendo ogni volta chenella mia vita incontro lacattiveria delle persone, illoro egoismo talvolta gra-tuito.

    (Nadia 25 anni)

    Mi sorprendo ancora perl’aspetto della natura daifiori agli alberi, agli ani-mali, ai bambini; la loronascita, la loro spontaneitàe genuinità.

    (Raoul 25 anni)

    Mi sorprendo sempre del-l’incontro con le persone,per la novità che portanodentro, per il loro saluto, èuna maragliaaaaa!

    (don Giuseppe 36 anni)

    Mi sorprendo nel vedere lagente allegra, disponibile,con il sorriso autentico sulvolto. Questa è una cosache oggi si vede sempre piùraramente. Poi mi sorpren-de la natura, le sue molte-plici forme, suoni , odori.

    (Alessandro 33 anni)

    Mi sorprende sempre il tro-varmi di fronte alla falsitàdella gente, l’opportunismosfacciato in ogni situazionedella vita.

    (Ilaria 30 anni)

    Mi sorprendo nel vederedopo tanti anni ancoramolti problemi sociali irri-solti come una cattivagestione della Cosa pubbli-ca, della giustizia, dell’eco-nomia mondiale, dove lapovertà aumenta e dove laricchezza si concentra sem-pre in poche mani.Mi sorprendo quando lamattina vado al mercato etrovo i prezzi che aumenta-no mentre la pensione èsempre la stessa. Mi sor-prendo nel vedere come siain costante aumento il fal-limento dei matrimoni edella famiglia al giornod’oggi.

    (Giulio 88 anni)

    Mi sorprende la gente il suoaffetto la sua presenza, l’a-micizia, la comprensione,ma anche talvolta la catti-veria e l’incapacità in moltidi riuscire a comprenderel’altro.

    (Massimiliano 29 anni)

    Sorpresi? In tal caso nonavete vinto nulla o quasi, macertamente avrete scopertoanche dentro di voi un piz-zico di sana genuinità espontaneità, in parole pove-re gli ingredienti per poter-vi ancora sorprendere.

    CSTUPORE, SORPRESA, MERAVIGLIA!!!

    di Massimiliano Bruno

    Quando i ragazzi rimangono sorpresi?di Silvana Petti

    “Andare sulla luna;

    vincere al super Enalotto”

    Jonnathan

    Potrebbe sembrare una frasefatta ma in realtà provate ariflettere su cosa oggipotrebbe veramente stupiree forse anche voi scoprireteche oramai, bombardati damilioni di immagini e noti-zie al giorno, sempre incorsa contro il tempo, abbia-mo acquisito una forma diassuefazione alla realtà cheavvolge i nostri sensi con unsottile velo di apatia indot-ta, uno schermo che non cipermette più di vedere egodere autenticamente dellavita e del gusto di sorpren-derci.A tal proposito ho fatto ladomanda “Che cosa ti sor-prende veramente?” allagente che ho incontrato,ecco alcune delle risposte:

    Cerco di sorprendermi ognigiorno, ogni mattina quan-do mi sveglio e trovo che ilprimo raggio di sole inon-da di luce la mia stanza.

    (Emanuela 25 anni)

    “Incontrarre di

    persona Gesù”.

    Gaia

    “Scoprire il progetto che Dio ha fatto per me”.Giada

    “Vedere con i miei occhila bontà di Gesù”.Veronica

    “Restare come sono”Alessandro

    “Sono già felice, non ho bisogno diniente per sorprendermi”.

    Riccardo

    Sarei sorpreso di questo: “Avere la fidanzata; come amica la Ferrilli;non morire mai; avere i miliardi; avere un segno da Dio; essere apprezzato.Che i miei cari non morissero mai”. Dario

  • La Domenica resti dunque iltempo dell’ascolto, dellaParola vissuta e del silenzio,proprio perché essa è ilcuore di ogni Comunità,dono da ricevere ed offrire,giorno dell’incontro e delperdono offerto e ricevuto.La Domenica è ancora ilgiorno in cui il Risorto con-voca per riversare sullaComunità il dono del suoSpirito e la sua pace.La Domenica sia considera-ta dai fedeli come il giornodella Eucaristia, come gior-no per lodare e ringraziareed infine come il giorno delSignore per noi ed il nostrogiorno per lui.

    Sorpresa!

    Il Santo Padre Gio-vanni Paolo II nellalettera apostolica

    “Dies Domini” richiamal’attenzione dei fedeli sul-l’importanza della Domeni-ca come il giorno, che pereccellenza appartiene alSignore, il giorno del CristoRisorto, il giorno della Chie-sa, il giorno dei giorni, ilgiorno degli uomini.La Domenica è dunque ilgiorno della festa, della gra-tuità, della gioia, dell’in-contro, della preghiera, dellasolidarietà e del riposo.È il giorno che più degli altri

    ciascuno, il correggere el’essere corretti è sempreargomento spigoloso e didifficile realizzazione. In talisituazioni il nostro “io”viene messo a dura prova, eanche se animati dallemigliori intenzioni siamosempre esposti al rischio chel’orgoglio si affacci prepo-tentemente intaccando ilnostro operato.Le parole di S. Paolo sul-l’unità del corpo di Cristo:“Se un membro del corposoffre, tutte le membra sof-frono insieme” (1Cor 12,26)risuonano nella mente e nelcuore: dobbiamo prendercicura degli altri come mem-bra di un unico corpo, e con-temporaneamente tenerepresente che è necessario“Togliere prima la trave dainostri occhi” (Mt) per potervedere la pagliuzza nell’oc-chio del fratello.Nel turbinio di queste rifles-sioni si fa strada chiara-mente la consapevolezzache “non ci si può salvareda soli”, che la meta che noicristiani abbiamo non è rag-giungibile se non insieme

    agli altri, legati in un’unicacordata: dalla loro salvezzadipende anche la mia.Il prendere coscienza chel’amore per quell’“altro”che chiamiamo fratello sca-turisce da un vincolo chetrascende quello di sanguee trae origine “dallo Spiri-to” (Rm 8,14), ci fa sentirecompromessi con gli altri eci spinge ad uscire dallaquiete famigliare, dallanostra tana calda e rassicu-rante per gettarci nel dubbioe nel rischio che comportail prenderci carico dellecroci dell’altro.Il mio fratello sbaglia, chefare?Lo lascio andare per la suastrada ed elegantementeacquieto la mia coscienzaappellandomi al suo dirittodi esercitare il libero arbi-trio? Ma nella sofferenzache scaturisce dal suo com-portamento non c’è forse lozampino della mia pacificaomissione? Il farmi caricodell’“errore” dell’altro miespone sicuramente a even-tuali incomprensioni e falli-menti, ma forse è un rischio

    che vale la pena correre.Non meno facile è la situa-zione che ci vede oggettodella correzione. Accettareche un altro noti e ci faccianotare gli errori ferisce gra-vemente il nostro io e dellereazioni che ne scaturisco-no tutti noi abbiamo fattoesperienza, ciascuno secon-do il proprio carattere.Se l’osservazione provieneda una persona che ritenia-mo “autorevole”, allora riu-sciamo anche ad accettarlae magari farla nostra, ma sela fonte è qualcuno cui nonattribuiamo “grandi meri-ti”, spesso il rifiuto è assi-curato.L’errore per noi adulti èsempre qualcosa di definiti-vo, di irreparabile che intac-ca la nostra immagine e nediminuisce il prestigio agliocchi degli altri. Così a voltepreferiamooccultare anoi stessigli sbagli,d i m e n t i -cando l’esi-stenza di un“meccani-

    smo di salvezza”, il perdo-no, in grado sia di togliereall’errore quel carattere diirreparabilità che le attri-buiamo, sia di mostrarci lacorrezione come un mezzoin grado di dare maggiorecoesione alla nostra corda-ta facilitandoci il camminoverso la Meta comune.Il nostro incontro comuni-tario si è poi concluso conl’adorazione eucaristica, lìdavanti all’eterno Altro,davanti alla croce che acco-glie le braccia aperte di chisi è fatto carico degli erroridel mondo abbiamo offertoi nostri limiti e le nostrepovertà, certi che solo daLui possiamo attingere laforza per portare gli uni ipesi degli altri e costruirecosì insieme la nostraComunità.

    dà senso e significato allanostra vita e a quella dellaComunità parrocchiale;infatti dalle modalità con cuiè vissuta la Domenica, sipuò giudicare il grado direligiosità del singolo cri-stiano e quello della stessaComunità.Peraltro, solo chi conosce ildono della gratuità può com-prendere la bellezza dellafesta.Non manca poi chi riduce laDomenica ad un giorno daperdere, da dimenticare nel-l’attesa del domani, ad ungiorno come tanti altri e

    forse anche inutile.Fuori dalla gratuità non sonocomprensibili il riposo, l’in-contro, lo stupore e la pre-ghiera.La Domenica è invece ilgiorno della vita amata e daamare, che appartiene soloa Dio, il giorno della comu-nione e della speranza, l’ul-timo giorno che ci è statodonato ed in definitiva ilgiorno in cui Dio si presen-ta a noi come novità.La Domenica è il giorno chedà senso al tempo in attesadella venuta del Signore.D’altro canto è estrema-mente riduttivo trasformarela Domenica solo in tempolibero, di sport, di mercato,di obbedienza all’idolodenaro, di divertimento inte-so come disimpegno ed eva-sione.

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    I

    LA DOMENICA: dono meraviglioso di Dio all’uomodi Mario Stocchi

    UN RITIRO PER IMPARARE A CORREGGERCIcontinua da pagina 1

  • incontro, ma anche le per-sone che man mano l’hannoriempita erano personediverse. I nostri giovanierano più forti, più sicuri, piùuniti e cordiali e li abbiamosollecitati a parlare su gros-si temi quali: il perdono, per-ché credere in Dio e lalibertà. Abbiamo poi chiestoloro un parere sul corsoappena concluso e qui hoavuto una grande e graditasorpresa.Devo confessare che avevotimore del loro giudizio, nonmi ero sentita all’altezzadella situazione, avevo capi-to che su alcuni concettibiblici avevo dato per scon-tate alcune informazioni cheinvece avrei dovuto chiari-ficare meglio, inoltre avevotentato delle risposte ad alcu-ne delle loro domande cheperò mi avevano fatto esu-

    lare dal tema della serata... I ragazzi, invece, si sonodimostrati molto più positi-vi di me e mi hanno dato unalezione di maturità ed umiltàquando hanno ammesso che,qualche volta, erano stati unpo’ polemici ma che ci sti-mavano proprio perché ave-vamo accettato di dare spa-zio alle loro idee e di con-frontarci e così mi è venutain mente la parola di Isaia:“Su, venite e discutiamo,dice il Signore” (Is 1,18).Continuando in questa veri-fica conclusiva c’è chi si èdefinito interessato, in cam-mino, in ricerca e, per fini-re, più coppie hanno mani-festato il desiderio di conti-nuare tutti insieme con degliincontri post-matrimoniali.Per me è stata veramenteuna esperienza arricchentetanto che vorrei chiedere, a

    Iniziative

    n principio”, c’è unlibro bellissimo, laBibbia, che inizia

    proprio così ma anche tuttele nostre storie vissute pos-sono iniziare allo stessomodo.“In principio”, dunque, ecioè circa due mesi fa, ungruppo di giovani coppie sisono incontrate con setteanimatori e con don Giu-seppe, per iniziare un cam-mino in preparazione almatrimonio cristiano.Casa Betania era affollata digente ed in ognuno si perce-pivano sentimenti diversi;tra i giovani, alcuni eranonervosi, altri un po’ allar-mati, altri stanchi ancorprima di iniziare, altri anco-ra curiosi o attenti; tra glianimatori c’era, invece, chisi sentiva più sicuro, chiaccoglieva con calore e chi,alla sua prima esperienza,avrebbe voluto essere distan-te mille miglia (e questa eroproprio io).Quel lontano primo appun-tamento è stato il momentodella conoscenza che poi siè via via approfondita.Nel corso si sono alternati

    momenti di ascolto su temiimpegnativi a momenti diaccesa discussione durante iquali i ragazzi non si sonomostrati degli indifferentima giovani che volevanocapire, rendersi conto di ciòche veniva loro detto tantoche, qualche volta, le oresono passate senza che fos-simo riusciti a portare a ter-mine, in modo esauriente,l’incontro.Siamo così arrivati a dome-nica 2 aprile quando cisiamo ritrovati tutti nellanostra Parrocchia, per unpomeriggio di ritiro spiri-tuale.Eravamo partiti in tanti esiamo arrivati alla meta intanti.La sala che ci ha ospitato eradiversa da quella del primo

    quelle giovani coppie, incon-triamoci sul serio tra qual-che mese non per seguire uncorso ma per costruire, insie-me, un gruppo di ascolto,ascolto della parola di Dionel nostro vissuto quotidia-no, nelle nostre esperienzedi coppia.Poiché i vangeli ci raccon-tano spesso di Gesù sedutoa tavola con i suoi amici,abbiamo voluto fare cosìanche noi e, alla fine di quel-la fruttuosa giornata, cisiamo ritrovati tutti in piz-zeria per salutarci con ungesto di comunione.Non sono potuta rimaneresino alla fine della serata, perimpegni familiari, ma oraapprofitto di questa paginaper fare a questi ragazzi eda tutti noi un ultimo donoattraverso la parola di Dio:“L’amore è paziente, è beni-gno, non è invidioso, non sivanta, non si gonfia, nonmanca di rispetto, non cercail suo interesse, non si adira,non tiene conto del malericevuto, non gode dell’in-giustizia ma si compiacedella verità. Tutto copre,tutto crede, tutto spera, tuttosopporta.” (S. Paolo in 1 Cor 13, 4 - 7)Se sapremo mettere in pra-tica tutto questo, la nostrafelicità sarà piena.

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    LA MIA PRIMA ESPERIENZA CON I FIDANZATIdi Maria Sposini

    “I

  • La Voce con un po’ di sentimento

    er ogni Guida eScout del mondo il 22febbraio è il Thinking

    Day, la “Giornata del Pen-siero”. In questa giornata siricorda il compleanno diBaden-Powell, il fondatoredegli Scout, e di sua moglieOlave; le attività e i giochiproposti in questo giornofanno riflettere i ragazzi sutemi di ampio respiro i qualiportano anche un “Penny”,cioè un piccolo contributoche verrà destinato alla soli-darietà. Quest’anno il temadel Thinking Day è stato:“Ero forestiero e mi avete

    a sempre nel Cristia-nesimo ciò che appa-re “scandalo e follia”

    è l’evento della croce. Alcristiano si ripresenta la ten-tazione di “svuotare lacroce”, come denunciaPaolo nella prima lettera aiCorinti, così come al noncristiano la croce e la sualogica appaiono disumaneoppure un falso tentativo diinterpretazione della soffe-renza. Eppure, almeno unavolta all’anno (solare o litur-gico) la croce è posta davan-ti a tutti nella sua pienaverità: c’è Gesù di Nazaret,un uomo, un rabbì, un pro-feta che é appeso a un legnonella nudità assoluta, un

    uomo non degno del cielo edella terra, abbandonato daisuoi discepoli. Quell’uomoè Gesù il giusto, che muorecosì a causa dell’umanoingiusto in cui ha vissuto, ilcredente fedele a Dio anchese muore come peccatoreabbandonato da Dio, quel-l’uomo è il figlio di Dio cuiil Padre darà risposta nelpassaggio dalla morte allaresurrezione. Ciò però nonbasta, e i cristiani debbonorestare vigilanti nel ferialedell’anno per non finirecome gli uomini “religiosi”di ogni tempo che sentononella crocifissione uno scan-dalo, o come i “sapienti” diquesto mondo che la giudi-

    cano follia. La croce è “laSapienza di Dio” e sanPaolo, coniando l’espres-sione “la parola della Croce”dice che l’evento che essacrea è l’Evangelo, la buonanotizia. Siamo invitati dallacroce, né al dolorismo néalla rassegnazione, ma ariconoscere che la vita diGesù e la forma della suamorte, la crocifissione, sonostate narrazioni dell’amoredi Dio, del Dio vivente cheama gli uomini che noncapiscono quell’amore, delDio che perdona quelli chegli sono nemici nel momen-to stesso in cui essi si mani-festano come tali, del Dioche accetta di essere rifiu-

    tato euccisovolen-do cheil peccatoresi converta eviva. Luterom e d i t a n d osulla croce efacendosi quieco dei Padridella chiesa, scri-veva: “non è suf-ficiente conoscereDio nella sua gloria e mae-stà, ma è necessario cono-scerlo anche nell’umiliazio-ne e nell’infamia della croce(…). In Cristo, nel crocifis-so stanno la vera teologia ela vera conoscenza di Dio”.

    accolto”. Per la Zona Etru-ria, di cui fanno parte 8 grup-pi, da Tolfa a Cerveteri, concirca 150 ragazzi dagli 11 ai16 anni, questo evento si èsvolto qui a Ladispoli. Iragazzi hanno incontrato, gra-zie alla collaborazione dellaCaritas diocesana, famigliedi immigrati di diversenazionalità, in un confrontocapace di farli riflettere sullediversità e sulle difficoltà chequeste persone hanno incon-trato in Italia ed in modo spe-ciale qui a Ladispoli.La prima fase della giornatasi è svolta nei locali della Par-

    rocchia di S. Maria del Rosa-rio, dove ogni gruppo deinostri ragazzi ha incontratouna famiglia di nazionalitàdiversa a cui ha postodomande alle quali i membridella famiglia hanno rispostocon molto entusiasmo, sin-cerità e chiarezza. La secon-da fase si è svolta nel parcopubblico di Palo con un pran-zo collettivo; ogni famigliaha offerto un piatto caratteri-stico del proprio Paese edaltrettanto hanno fatto iragazzi con loro. Nel pome-riggio le attività sono conti-

    nuate con canti, danze e sce-nette preparate insieme. Lagiornata si è conclusa con ungrande cerchio di festa. A tuttiè stata data una spilletta-ricor-do di questa esperienza.Speriamo che le poche orepassate insieme abbianoregalato a tutti un bellissimomomento comunitario, facen-do arrivare il messaggio chele diversità di cultura, colo-re, pelle non sono motivo didivisione e di allontanamen-to, ma espressione dell’uni-ca fratellanza, poiché siamofigli di un unico Padre “Dio”.

    IL THINKING DAY A LADISPOLIdi Rossella Garofani, capo Scout del Ladispoli 2

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    LA CROCE, NARRAZIONE DELL’AMORE DI DIOdi Giorgio Lauria

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    Foto di gruppo ai“piedi” di s. Paolo inricordo del pellegri-naggio di sabato 1 apri-le effettuato da duecen-to ragazzi e bambinidella Catechesi e Scoutcon i loro catechisti ededucatori.

  • La Voce con un po’ di sentimento

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    In una calda primavera diqualche secolo fa, un’alle-gra comitiva di giovani siaggira festosa nella campa-gna toscana, sulle colline diFiesole, nei dintorni diFirenze. I giovani cantanoe partecipano agli altri lagioia di vivere.A sera, nel vicino conventodomenicano, i monaci cheavevano assistito, evidente-mente contagiati dall’entu-siasmo che i giovani aveva-no trasmesso, commentanoi fatti della giornata. Qual-cuno propone di fare altret-tanto, di cantare cioè, alle-gre canzoni. Qualcun altrosuggerisce di rivolgere icanti alla Madonna.Cominciarono così a consa-crare alla Madre di Dio ilprimo giorno del mese dimaggio.Poi, vari giorni: Infine tuttoil mese.L’esempio viene seguito daaltri devoti. Oggi, maggio èil mese dedicato alla Madon-na, in tutto il mondo cristia-no.Anticamente, non c’era unmese dedicato alla Madon-na. I devoti usavano recita-re ben 150 Ave Maria (sal-terio mariano). Fu il beatoAlano della Roche, vissutonel secolo XV a dividere leorazioni in quindici decine,intervallate dal Padre nostroe connesse alla meditazionedei misteri della fede e adavvenimenti del Vangelo.A lui stesso la Madonnaavrebbe dettato le sue pro-messe. Pio V, chiamato il primoPapa del Rosario, lo defini-va, “... modo piissimo di ora-zione e di preghiera a Dio,modo facile, alla portata ditutti, per lodare, la beatissi-ma Vergine”.Per Leone XIII il Rosario“... è una maniera facile peravvicinarci alla compren-sione dei principali dogmi

    della fede cristiana”.Pio XII, definiva la pre-ghiera mariana “... sintesi ditutto il Vangelo, meditazio-ne dei misteri del Signore,inno di lode, preghiera dellafamiglia”.Giovanni XXIII, durantetutta la sua vita onorò, rap-presentandone il valore el’efficacia, il Rosario chedefinì “... vera somma ditutta la fede e la lode cri-stiana”.Paolo VI, nella Marialis cul-tus del 1974, enumera glielementi essenziali presentinel Rosario: la contempla-zione dei misteri; il Padrenostro, orazione del Signo-re, base della preghiera cri-stiana; la successione litani-ca dell’Ave Maria; il Gloriaal Padre, che glorifica Diouno e trino.Di Giovanni Paolo II sonopiù che noti la devozione el’amore filiale a Maria,espressi in diverse forme dipreghiera e soprattutto nellarecita pubblica e privata delRosario che quindi, fin dalsuo primordiale apparire, hasempre riscosso grande fer-vore di consensi.Lo sapevate che in ogni oradel giorno e della notte c’èqualcuno nel mondo che starecitando il Rosario?Dobbiamo a padre TimoteoRicci (1579-1643), l’idea-zione della recita continuadel Rosario.Domenicano, erede di quei

    padri che dedicarono il mesedi maggio a Maria, padreRicci si impegnò soprattut-to a far conoscere, amare erecitare la corona del Rosa-rio. Dotato di straordinariaeloquenza, divenne famosoe richiesto in ogni città d’I-talia e dovunque riusciva adottenere che la città si con-sacrasse a Maria, con l’isti-tuzione di confraternite delRosario.Nella città di Bologna, perragioni sanitarie (siamo neglianni delle pestilenze), leautorità proibiscono gliassembramenti di persone equindi padre Ricci si inven-ta la recita privata organiz-zata. Nasce il grande Rosa-rio perpetuo.In seguito, tale pratica devo-zionale, a causa di eventibellici e sociali, va a scom-parire.È ancora un domenicano,siamo nel 1900, che la ripro-pone. Padre Costanzo Bec-chi (1869-1930) è conside-rato il rifondatore dell’asso-ciazione del Rosario perpe-tuo.La sua proposta trovò terre-no fertile. Oggi le pochesemplici regole che orga-nizzano l’associazione sonoquelle volute da padre Bec-chi nell’ottobre del 1900.Il Rosario può essere consi-derato un irrinunciabile sus-sidio per la scuola della fedecristiana.Esso, infatti, con la medita-

    zione dei misteri della vitadi Gesù e Maria, immerge lesue radici nel cuore stessodel mistero di Dio. Inoltre,per la semplicità del suometodo, parla direttamenteal cuore della gente sempli-ce. Costituisce quindi il col-legamento con la sorgente. Il carattere semplice e imme-diato del Rosario, consenteinoltre, una catechesi dellafede per quanti, battezzati enon, non ne hanno o non lapraticano.Partendo dalle parole, ilRosario, insegna a pregareal di là di esse stesse.Ricordate i nostri vecchi cherecitavano il Rosario in lati-no? Essi pronunciavano conla bocca sconosciute parole.Ma dai loro occhi trasparival’accorato fervore del devo-to. E questo oggi, noi bam-bini di ieri ricordiamo. Piùancora della famigliare can-tilena dei fonemi.

    + FABRIZIO STEFANO, anni 36deceduto il 9 Marzo 2000

    DAMIANO GIANMARCO, battezzato il 4 Marzo 2000

    REGGI SONIA, battezzata il 5 Marzo 2000

    DI GIAMBERARDINO SONIA, battezzata il 5 Marzo 2000

    RINATI IN CRISTO

    RIPOSANO IN PACE

    AVE MARIAdi Marisa Alessandrini e Antonietta Fusilli

    Nostra Signora di Ceri,Madre di Misericordia

  • Pasqua 2000

    Domenica 16 aprile (delle palme)- ore 9,00 e 11,00: Sante Messe. Commemorazione del-

    l’ingresso del Signore in Gerusalemme.Benedizione dei rami d’ulivo e processione(15 minuti prima delle Messe).

    Lunedì santo 17 aprileS.Comunione agli ammalati ed anziani.

    Martedì santo 18 aprile- ore 16,00: Celebrazione del perdono per i ragazzi della

    catechesi {2° anno di preparazione alla PrimaComunione e Cresimandi (1° e 2° anno)}

    - ore 21,00: Penitenziale in preparazione alla santaPasqua.

    Mercoledì santo 19 aprile- ore 18,00: in Cattedrale a La Storta - santa Messa Cri-

    smale: col Vescovo Antonio e tutti i Sacer-doti della Diocesi; durante la celebrazione iseminaristi Giovanni Soccorsi e ValerioGrifoni riceveranno l’ammissione tra iCandidati all’Ordine sacro sacri.

    Giovedì santo 20 aprile- ore 20,30: Santa Messa nella Cena del Signore (memo-

    riale della prima Eucaristia e lavanda deipiedi); seguirà la preghiera di adorazione pertutta la notte e il giorno seguente.

    Venerdì santo 21 aprile

    (giorno di astinenza e di digiuno)

    - ore 17,00: solenne Celebrazione della Passione di Gesù

    e adorazione della santa Croce;

    - ore 21,00: rappresentazione in costume della Via Cru-

    cis [nei giardini di via California - in caso

    di pioggia il tutto verrà trasferito in chiesa

    (Miami)].

    Sabato santo 22 aprile

    (giorno di silenzio e di preparazione)

    - ore 10,00-12,30: possibilità di confessarsi (in chiesa)

    - ore 16,30-19,00: possibilità di confessarsi (in chiesa)

    PPAASSQQUUAA DDEELL SSIIGGNNOORREESabato santo

    ore 22,30: solenne Veglia pasquale e santa Messa di

    Risurrezione;

    Domenica 23 aprile

    - ore 9,00; 11,00 e 19,00: sante Messe

    Lunedì dell’Angelo 24 aprile (non è di precetto)

    - ore 19,00: santa Messa.

    Programma della Settimana Santa

    8

    NON CE NE LAVIAMO LE MANIcontinua da pagina 1

    Buona Pasqua a tutti!

    N.B.: Dal giorno di Pasqua la santa Messa pomeridiana sarà celebrata con l’orario estivo, cioè alle ore 19,00.

    tributo pari al 75% dell’im-porto appaltato mentre ilrestante 25% lo hanno datoi parrocchiani.Questa notizia è vera perquanto riguarda la primaparte, per il 75%; il 25%residuo non c’è, dovrà esse-re finanziato dalla Parroc-chia, dai parrocchiani, danoi.Per questo non ce ne lavia-mo le mani, non consideria-mo questa grande operacome paracadutata dal Cielosu Ladispoli e conclusa,dobbiamo finirla noi, con lenostre forze, così potremosentila di più casa nostra.

    Dobbiamo impegnarci for-temente per trovare i mezziper ultimarla, per renderefunzionale tutto il comples-so con le sue aule per lacatechesi, per le riunioni,con la sala polifunzionale,con il salone per l’oratorio…Con i finanziamenti dellaC.E.I. arriveremo fino alpunto da cui dovremo par-tire noi.E allora? Non facciamocome Pilato!Questa è una cosa cheriguarda personalmente cia-scuno di noi come parroc-chiani e cittadini di Ladi-spoli, non possiamo far finta

    di niente ed estraniarci dalproblema, possiamo solorimboccarci le maniche e…

    Dipinto realizzato da Andrea Cerquae donato alla Parrocchia al tempo didon Pietro. Ora impiegato per l’ini-ziativa: “Offri un mattone al mese”.Se vuoi puoi rivolgerti al Parroco.

    Puoi aiutare alla realizza-zione della Chiesa effet-tuando un versamento sul:

    c/c postale n° 17148040intestato a don GiuseppeColaci c/o ParrocchiaSacro Cuore di Gesù - ViaCalifornia, 12 - 00055Ladispoli

    oppure

    c/c bancario n° 21983100su Cassa di Risparmio diCivitavecchia - Agenzia diLadispoli