Migliori Foto Ladispoli N°1

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Rivista Gratuita Giugno 2013 Seguiteci su Rivista Gratuita Giugno 2013 N°01 Le Migliori Foto L’Intervista ad Andrea Gallozzi Lezione Fotografica La Ruota Foto - Cinema - Libri - Arte

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Migliori Foto Ladispoli Numero 1 Giugno 2013. La prima rivista fotografica di Ladispoli!

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Le Migliori Foto L’Intervista adAndrea Gallozzi

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EditorialENumero 01

Giugno 2013

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Alcuni cittadini di Ladispoli si chiedono cosa abbia di bello la nostra città, for-se un tempo anch’io lo facevo, quando ero più giovane preferivo divertirmi a Roma e stare spesso nella capita-le perché amavo una vita diversa da quella che ora sento la necessità di vivere. Io sono uno dei tanti che ama Ladispoli, mi piace viverla ogni giorno e fare in modo che col tempo miglio-ri e diventi una città ancor più unica di quella che già è diventata in poco meno di 50 anni. Mi piacerebbe far ri-strutturare Torre Flavia perché sento quel monumento una parte integrante di me e delle mie radici. Pensate che bello poter ammirare Ladispoli dal suo tetto! E quanto sarebbe bello fotogra-farla una volta ristrutturata e portata ad essere come all’origine.Maggio 2013 è stato un mese un po’ particolare, ci ha regalato panorami estivi e invernali. La migliore foto del mese è stata scattata da Andrea Gal-lozzi, un fotografo che da poco ha ini-ziato a farci vedere Ladispoli dal punto di vista suo e della sua tecnica fotogra-fica. Devo dire sinceramente che mol-te volte ammirando le sue foto sono

rimasto senza fiato.Il premio giuria di questo mese è stato assegnato alla foto in bianco e nero di Alfredo Cagiola della vecchia stazione, uno scatto che ritroveremo al contest di fine anno.A fine maggio abbiamo fatto una vi-deo intervista a Claudio Fraschetti che vi consiglio di vedere perché vi spiegherà la sua tecnica fotografica. Per vedere il video è sufficiente clic-care al LINK .Fraschetti ha capito l’essenza del gioco di Migliori Foto Ladispoli ed il mezzo mediatico che è diventato in brevissimo tempo, anche grazie all’amministrazione comunale che è sempre pronta a promuovere al me-glio questa iniziativa culturale della nostra città. Il segreto per vincere il gioco è amare Ladispoli e scattare le proprie foto in base alle emozioni ispi-rate da un particolare momento. Fo-tografare le nostre emozioni ci rende liberi. “La vita tua, è solo tua, solo tu potrai trovar la luce scegliendo bene la strada da percorrere, solo tu po-trai arrivar a credere in una Ladispoli migliore dove c’è pace e amore”.Ritroverete Fraschetti nel gazzetti-no di Ladispoli che uscirà a Giugno 2013 con la sua foto in doppia pagi-na da collezionare.I fotografi più bravi di Migliori Foto La-dispoli quest’anno si sono iscritti qua-si al completo al gruppo Facebook di Marco Tanfi Associazione città delle immagini che troverete al LINK .In questo gruppo ci sono le foto di

Massimiliano Magro, Andrea Gallozzi, Marco Tanfi, alcuni scatti di Alfredo Ca-giola, Claudio Fraschetti, Marco Izzo, Laura Ferrario, Tonino Giallombardo e molti altri. Venite anche voi ad ammira-re i loro capolavori come anch’io faccio tutti i giorni.Migliori Foto Ladispoli è diventato un gioco destinato al divertimento e col quale possiamo conoscerci. Non tutti riusciranno a vincerlo, infatti è diven-tato sempre più difficile perché ogni scatto è sottoposto ad una giuria po-polare costituita anche da chi non usa praticare l’arte della fotografia, però la vera essenza del gioco è concorrere tutti insieme per aiutare a far cresce-re la nostra città.Buon divertimento allora! Appunta-mento sul nostro profilo Facebook .

Direttore EditorialeChristian Albert SenaCaporedattore/CopywriterClaudia CrocioniGrafica ed ImpaginazioneMarco Izzo

PubblicitàMercurio ComunicazioniEditoreMercurio ComunicazioniConsiglio d’amministrazioneC.A.Sena, C.Crocioni, M.Izzo

Hanno collaborato : Marco BracaleCittà Delle Immagini

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SommarioNumero 01

Giugno 2013

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8 lE 14 migliori Foto

16 la migliorE Foto FacEbook

18 la migliorE Foto giuria

22 ladiSpoli: punti di viSta

30 SpEcialE Startrail

32 SpEcialE Hdr

36 intErviSta ad andrEa gallozzi

38 intErviSta a maSSimiliano magro

40 intErviSta a claudio FraScHEtti

42 lo Scoop!

44 lEzionE FotograFia

48 cinEma

52 aliEnato

60 libri

61 dvd

Le 14 foto più votate sul profilo Facebook di Migliori Foto Ladispoli.

La foto vincitrice su Facebook Migliori Foto Ladispoli in doppia pagina.

La foto che ha vinto il premio Giuria Migliori Foto Ladispoli in doppia pagina.

Altre foto di Ladispoli dal punto di vista dei nostri fotografi.

Impariamo a viaggiare con le stelle! Con l’aiuto delle foto di Città delle Immagini.

Marco Bracale ci spiega la tecnica HDR!Scopriamola.

Avvistata la Spatola Bianca a Ladispoli!Vediamo le foto.

Questa volta scopriremo un’invenzione pri-mordiale La RUOTA!

IIl Grande Gatsby, The Fast & The Furious 6,La Grande Bellezza.

In anteprima il 1°capitolo della 2° Edizione di “Alienato”, il romanzo di Claudia Crocioni. Edi-to da Mercurio Comunicazioni. Buona lettura.

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©Claudio Fraschetti 15°

©Marco Tanfi 14°

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©Massimiliano Totti 13°

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10©Maurizio Villanelli 12°

©Andrea Gallozzi 11°

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©Marco Izzo 9°

©Tonino Giallombardo 10°

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12©Massimiliano Magro 8°

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©Marco Bracale 6°

©Alfredo Cagiola 7°

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©Massimiliano Magro 4°

©Tonino Giallombardo 5°

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15©Simone Lorenti 3°

©Barbara D’Ulisse 2°

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Quello che mi piace di più, è fotografare i momenti sereni, quelli in cui tutto è perfetto e i soggetti sembrano raccontare in un fermo imma-gine il proprio stato d’animo. In questo frame, per me, il tempo era

Canon Eos 7D70-200 F4 L1/1000s

ISO 100 F4

“Slowly”©Andrea Gallozzi

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rallentato e il sole che splendendo scaldava costantemente la scena mi trasmetteva un incredi-bile senso di pace.Proprio come quando senti che non ti manca niente per stare bene

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“La vecchia stazione di Palo”

P r e m i o G i u r i a

©Alfredo Cagiola

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Ladispoli: Punti di Vista!©Marco Tanfi

©Ugo Raparelli

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©Christian Albert Sena

©Claudio Fraschetti

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Ladispoli: Punti di Vista!©Claudio Fraschetti

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©Alfredo Cagiola

©Roberto Scorta

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Ladispoli: Punti di Vista!©Marco Tanfi

©Marco Tanfi

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©Marco Tanfi

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Startrail a Ladispoli eseguito dai ragazzi dell’associazione Città Delle Immagini.

Guida allo Startrail.Puntare la nostra reflex verso il cielo e scattare con la posa B per un periodo lun-go di tempo è sufficiente per imprimere sul sensore le tracce del movimento delle stelle. Questo modo di procedere è quello che si utilizza se si scatta con una reflex

a pellicola e nessuno vieta di procedere in questo modo anche in digitale. Tuttavia un’unica esposizione della durata di due ore porta facilmente all’insorgere di un vistoso rumore e soprattutto richiede di scattare in condizioni veramente favore-voli, dove cioè non abbiamo inquinamento luminoso.Con il digitale possiamo semplificarci il lavoro realizzando una lunga esposizione mediante la somma via software di espo-sizioni più brevi e quindi più controllabili.

Cosa mi occorre.Iniziare a sperimentare questa tecnica è semplice e alla portata di tutti, basta:• Una reflex digitale;• Un treppiede stabile;• Un intervallometro o un cavo per

lo scatto a distanza che permetta il blocco del pulsante di scatto;

• Un software per l’unione dei singoli scatti, ce ne sono molti ottimi anche gratuiti.

Come si fa.

Il primo passo è la scelta del luogo e della composizione. Non limitatevi a fotografa-re il cielo ma includete nello scatto altri elementi (naturali, paesaggistici, archi-tettonici ecc…) che rendano lo scatto più interessante e offrano una contestualiz-zazione.Nello scegliere la composizione calcolate preventivamente il movimento delle stelle individuando la stella polare, tutte le altre stelle le ruoteranno attorno, le stelle più vicine producono una traccia più corta mentre quelle più lontane più lunga.Otteniamo rotazioni differenti anche usan-do diverse lunghezze focali, puntando ver-so diversi punti cardinali e scattando da diverse latitudini.Posizionate il treppiede, inquadrate e mettete a fuoco. La messa a fuoco al buio può essere complicata, mettete ma-nualmente a fuoco all’infinito e fate degli scatti di prova spostando leggermente la ghiera. Prima di far partire il ciclo di scatti assicuratevi di aver ottenuto la messa a fuoco più precisa possibile.I settaggi della macchina fotografica sono il primo fattore che determina la riusci-ta dello scatto e vanno perciò scelti con cura:Tempi: scegliete in base alla quantità di inquinamento luminoso presente, ma non scendete sotto i 20 secondi, le stelle de-vono apparire come piccoli segmenti. Io ho utilizzato 30sec.Diaframma: Con un diaframma più aper-to le stelle appaiono più luminose ma meno nitide. Un diaframma medio è un buon compromesso. Si possono ottenere effetti interessanti variando l’apertura del diaframma durante il ciclo di scatti.ISO: la scelta della sensibilità iso è il para-metro più importante, contrariamente a quanto si può pensare i risultati migliori

StartrailSPECIALE!

©Massimiliano Totti

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si ottengono alzando gli ISO. Con iso 800 ad esempio, la quantità di stelle catturata aumenta notevolmente rispetto ad ISO 100. Insieme alle stelle aumenta anche il rumore, ma non preoccupatevi troppo, il software per l’unione degli scatti lo riduce notevolmente.Il nemico numero uno di questa tecnica e dell’astrofotografia in generale è l’inqui-namento luminoso che unito a quello at-mosferico conferisce una dominante gial-lognola al nostro cielo oltre che ridurre drasticamente il numero di stelle visibili.A generare inquinamento luminoso ci si mette anche la luna, la luce di quest’ul-tima, quando è piena, illumina notevol-mente il cielo. È meglio perciò scattare in assenza di essa. Accorciare i tempi di scatto e abbassare la sensibilità del sen-sore si rivela l’unica soluzione, dobbiamo però rassegnarci alle poche stelle molto luminose del cielo. I risultati possono essere comunque buo-ni, io ho scattato con discreto inquina-mento luminoso includendo la luna (quasi piena) nell’inquadratura, si può fare ma attenti al flare.Arrivati a questo punto non ci resta che

scegliere la modalità di scatto continuo e far partire il ciclo di scatti bloccando il pulsante di scatto. Scegliamo con cura il tempo di esposizione totale, i risultati più gradevoli si ottengono dall’una alle due ore di esposizione.Il bello della tecnica però è proprio la va-rietà di scatti che si possono ottenere va-riando la durata dell’esposizione totale o creando delle pause al suo interno. Eccedere con il numero di scatti ci per-mette in fase di unione di fonderne il nu-mero che preferiamo e provare diversi effetti.

Montaggio degli scatti.

Il montaggio degli scatti avviene tramite software. Consiste nel sommare insieme agli scatti della sequenza anche uno o più dark frame.Un dark frame è uno scatto ottenuto nelle stesse condizioni della sequenza di scatti con le stesse impostazioni ma mettendo il tappo al nostro obiettivo, otterremo un fotogramma nero che presenta un rumo-re simile a quello di ogni scatto della se-quenza. Il software sottrae alla sequenza

il dark frame riducendo il rumore.

Fotoritocco.

Una volta ottenuto il nostro scatto unito, possiamo rendere più gradevole il nostro cielo correggendo la dominante calda che l’inquinamento luminoso introduce se non scattiamo in condizioni di buio eccellenti.Aumentando il contrasto e schiarendo le alte luci possiamo evidenziare le stelle più deboli.

©Massimiliano Magro

©Tonino Giallombardo

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HDRdi Marco Bracale

La fotografia in HDR (High Dynamic Ran-ge, tradotto in Elevata Gamma Dinamica) è un metodo per acquisireun’immagine con una dinamica molto più elevata rispetto quella di una fotografia normale, permettendoci così di abbatte-re i forticontrasti di luce presenti nella nostra sce-na da catturare. Ma cos’è la dinamica? E’ il rapporto tra il livello di luce piùbasso e più alto percepibile dal sensore della nostra fotocamera e si esprime in EV (l’occhio umano ha una dinamica di24EV mentre i sensori più moderni arri-vano a 15EV circa). Cosa significa nella pratica? A tutti sarà capitato ditrovarsi di fronte ad un tramonto e di vo-lerlo immortalare. Ma, chi ci ha provato, si è reso conto della presenza di un pro-blemache sembra insormontabile: esporre correttamente tutti gli oggetti nel cam-po visivo della nostra fotocamera così come li vediamo con i nostri occhi. Per-ché l’occhio umano ci riesce e la nostra fotocamera no? Appunto perché l’occhio umanoha una dinamica ben più alta rispetto sensore della nostra fotocamera. L’HDR

risolve questo problema!

PREPARAZIONE, COMPOSIZIONE, REA-LIZZAZIONEMa come si esegue uno scatto in HDR? Semplice, scattando più fotografie dello stesso soggetto con esposizioni diverseper “coprire” tutti i livelli di luce della no-stra scena per poi unirle in un unico file immagine! Vediamo ora cosa ci serveper eseguire uno scatto in HDR e come procedere:•Individuareunascenadovesonopresen-ti forti contrasti come un tramonto, una scena notturna, un soggetto incontroluce, l’interno di un edificio ecc. E’ essenziale che la scena sia ferma, stati-ca, senza soggetti in movimento cheporterebbero dopo alla presenza di im-magini fantasma nel nostro risultato fina-le (es. persone e automobili inmovimento)•E’essenzialeavereuncavallettofotogra-fico o comunque un supporto dove tenere la fotocamera ben ferma adinquadrare sempre la stessa scena: una diversa inquadratura tra le varie pose po-trebbe rendere le singole immagini nonperfettamente compatibili causandoci

non pochi problemi in fase di elaborazione dell’immagine.• Impostare lamodalità di scatto inma-nuale M (o priorità di diaframmi AV/A), una sensibilità ISO non troppo elevataper evitare di avere una foto sgranata (avendo un cavalletto non abbiamo pro-blemi di mosso con lunghe esposizioni percui non è necessario utilizzare una sensi-bilità ISO molto alta per ridurre i tempo di

esposizione) e un diaframma nétroppo aperto (per evitare il rischio di accentuare le aberrazioni ottiche dell’ob-biettivo) e né troppo chiuso (per il ilrischio di avere immagini poco definite), in modo tale da avere una grande profondi-tà di campo (es. f/10, f/11 o f/13)•Ilfattorepiùimportantedell’HDRcome

SPECIALE!

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di Marco Bracale Visita la sua pagina Facebook

detto è l’esposizione. Come impostarla per ottenere gli scatti che ci servono?Prima di tutto preciso che normalmente si effettuano 3 o 5 scatti a seconda di quanti e quali contrasti ci sono ecomunque in modo tale da coprire tutte le diverse esposizioni della scena. Le varia-zioni di esposizione solitamente sieffettuano nell’ordine di 1 STOP (ovvero raddoppiando/dimezzando il tempo di

esposizione di partenza), per cui(esempio con 5 scatti) dobbiamo scatta-re con esposizioni di -2 -1 0 +1 +2 stop. Per esempio, con un’esposizione dipartenza, ovvero il valore che ci sugge-risce l’esposimetro, di 1/100 avremo esposizioni da 1/400 1/200 1/100 1/50 1/25.E’ possibile anche eseguire gli scatti auto-maticamente con la funzione Auto Exposi-tion Bracketing (AE-B) mapersonalmente preferisco scattare ma-nualmente. Ovviamente, la dove 5 imma-gini non bastano per coprire tutte leesposizioni della scena possiamo scat-

tare anche altri 2 scatti (-3 +3) o anche usare esposizioni intermedie (1/3 2/3 di stop) laddove la differenza di 1 STOP sia troppo elevata.ELABORAZIONE, POST-PRODUZIONEVediamo adesso come ottenere la nostra immagine HDR a partire dalle immagini scattate. I 2 principali programmi chesi utilizzano per elaborare immagini HDR sono Photomatix Pro e Photoshop; per

diffusione d’utilizzo vediamo comeagire in PhotoshopCS (Photomatix Pro a mio avviso da risultati migliori ma è un software a pagamento).Apriamo Photoshop e andiamo su FI-LE>AUTOMATIZZA>UNISCI COME HDR. Si aprirà una finestra, selezioniamo inostri scatti e diamo OK. Dopo una prima elaborazione otteniamo al centro un’unio-ne grezza delle nostre immagini, asinistra gli scatti di partenza con i livelli di stop utilizzati e a destra il grafico che rap-presenta il punto di bianco chepossiamo variare a nostro piacimento muovendone il cursore sottostante. La-

sciamo selezionato 32bit/canale sopra ilgrafico e diamo l’OK. Ora l’immagine che abbiamo è a un buon livello di elaborazio-ne e si apprezza l’utilità dellasomma delle varie esposizioni rispetto all’esposizione singola. Volendo elaborare ulteriormente l’immagine possiamoaprire la finestra dei livelli da FINESTRA>LI-VELLI e applichiamo un livello di regolazio-ne (icona centrale in basso alla

finestra dei livelli, il cerchietto nero e bian-co) e spuntiamo la voce LIVELLI, dove pos-siamo regolare la luminosità,mezzitoni, luci e ombre. Ora possiamo sal-vare l’immagine in formato PSD (in caso vorremo mantenere i livelli disingoli scatti separati) a 32bit o in JPEG per ottenere l’immagine finale. Andiamo su IMMAGINE>METODO>8BIT/CANALE e clicchiamo su UNISCI nel-la finestra che ci appare. Si apre un’altra finestra dove possiamo ulteriormenteregolare dei parametri (esposizione e gamma) e diamo OK. Abbiamo così otte-nuto la nostra immagine HDR!

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36L’intervista!Andrea Gallozzi

Raccontaci chi sei e qualcosa di te.Vivo a Ladispoli da quando sono sposato, sono papà di due ragazze Giorgia e Fran-cesca. Sono un consulente commercia-le nel settore servizi e lavoro nel centro Italia.Fino al 2007 odiavo la fotografia, mi an-noiava tantissimo fare foto e delegavo sempre a mia moglie. Fino a quando un mio carissimo amico malato di fotogra-fia mi convinse a comprare la mia prima reflex digitale. Iniziò a spiegarmi le basi, facemmo qual-che uscita e da lì scoppiò la passione. Oggi scatto sia in analogico che in digi-tale.Qual'è la tecnica fotografica che prefe-risci adottare nella maggior parte delle tue foto?

Non utilizzo tecniche particolari, mi pia-ce la foto di strada e la foto di dettaglio, mi viene naturale celare l'evidente, dare spazio a quelle piccole cose che normal-mente, ad esempio in un paesaggio, non vengono considerate. Prediligo fotogra-fare con lenti dalle focali molto aperte, oppure con il tele obiettivo che per sua concezione sfoca tantissimo il contorno.Quando non scatto "street" fotografo la natura fondamentalmente e il mio "habi-

tat naturale" è il mare, in tutte le stagioni. Ho l'abitudine di fare lunghe camminate con la mia macchina fotografica sulle no-stre spiagge, specie in inverno, quando il mare è agitato.Con quale fotocamera scatti? Marca modelloAl momento utilizzo una Canon Eos 7D ma a breve cambierò modello (spero) Per quanto riguarda l'analogico invece ho una medio forma-to Pentacon Six TL del 1976.Fino ad ora non avevi mai partecipato ad un contest organizza-to da MFL, in futuro pensi di gareggiare ancora?E' stata una bellissima sorpresa per me, non sapevo neanche esi-stesse un contest, in pochissimo tempo mi sono ritrovato dentro il gruppo "Città delle Immagini" - invitato da Massimiliano Magro, mio amico su Fli-ckr da diversi anni - e da lì la condivisione

della mia foto su MFL. Non avevo dato impor-tanza a quello scatto, anzi non ero neanche sicuro di postarlo, e invece… Mi piace tantissimo l'i-dea che le persone del-la mia città vedano le mie foto, in fondo come tutti io scatto per me, ma sapere che al di fuori della mia cerchia ci sia qualcuno che ap-prezza quello che fac-cio, mi fa davvero tanto

tanto piacere.Quindi certo, mi piace l'idea, credo che parteciperò ogni qualvolta me ne darete modo.Quanto tempo dedichi alla fotografia e da quanto tempo scatti?Appena posso scappo a fare foto, che sia mattina pomeriggio o sera, ho la fortuna di abitare vicino al mare per cui anche quando ho un'oretta ne approfitto, cerco di farlo quotidianamente.

In questo mi aiuta anche essere iscrit-to al noto social network Instagram, ho l'abitudine di postare una foto del mare scattata con il mio cellulare ogni mattina. Scatto dal 2007 ma con più consapevo-lezza e assiduità dal 2010.Hai qualche consiglio da dare ai nostri lettori?A chi non ha la passione della fotografia dico che quando ho iniziato mi sentivo

impacciatissimo, facevo foto a qualsia-si cosa, paesaggi, persone e soggetti davvero di ogni tipo, poi piano piano ho trovato la mia dimensione. Non avrei mai immaginato che questa passione cre-scesse così tanto e mi aiutasse soprat-tutto a mettermi sempre più in contatto con me stesso, se non le avessi dato modo di esprimersi mi sarei perso dav-vero qualcosa di bello e importante per me.Credo che la fotografia sia come un seme, bisognerebbe spargerlo il più possibile, i suoi frutti sono sempre unici e ripagano tantissimo, pertanto quello che mi sento di dire a tutti gli appassio-nati - anche se so già che è un'abitudi-ne largamente diffusa tra i fotografi - è di condividere questa passione, cercare di trasmetterla alle persone vicine il più possibile.Concludi come vuoiRingrazio tutti voi, che con impegno e de-dizione date spazio a questa bellissima forma d'arte, stimolandoci sempre di più a fare ciò che ci piace fare, fotografare !

©Andrea Gallozzi

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38L’intervista!Massimiliano Magro

Dicci qualcosa di te e del tuo stile foto-grafico.Sono nato a Roma nel 1969. Vivo a Ladi-spoli dal 1990, la città dove ho sempre trascorso i mesi delle vacanze estive, vi-sto che mio padre comprò qui la secon-da casa quando io avevo solo un anno. Sono stato da sempre interessato alla fotografia, appassionato soprattutto dal-le opere dei grandi fotografi. Da qualche anno ho cominciato a scattare, dappri-

ma dedicandomi a immortalare la fami-glia, poi appassionandomi ai paesaggi. In particolare gradivo il litorale tirreno tra Roma e Civitavecchia per motivi logistici ma anche affettivi. Sono un autodidatta cresciuto con i forum nel web, ed ho avuto la fortuna di conoscere Pino D’a-mico, al quale devo gran parte dei miei progressi, sia in fase di scatto che in post produzione. Quasi tutte le mie foto nascono prima nei miei pensieri. Indivi-duato il posto aspetto il momento giusto per scattare, predisponendo la mente a scegliere in anticipo la composizione e i filtri da usare. Difficilmente faccio foto

paesaggistiche che non siano all’alba o al tramonto. Scatto sempre in Raw per poi sviluppare la foto in camera chiara. Scat-tare in Jpg, almeno che uno non abbia al-ternative, secondo me equivale all’effetto polaroid ai tempi della pellicola. Si pro-ducono ottime foto ricordo, ma queste contengono un significato prettamente affettivo legato al momento vissuto, dif-ficilmente affascinano gli osservatori che non rimangono quasi mai coinvolti dall’immagine. Ultimamente insieme ad altri fotografi e appassionanti abbiamo dato vita ad un’associazione (Asso-ciazione Fotografica Litorale Nord), con l’intento di collabo-rare con alcuni gruppi già pre-senti nella zona, per cercare di valorizzare il nostro territo-rio. Per fare foto documenta-tive e di reportage ma soprat-tutto per far appassionare e divulgare questo bellissimo hobby.

La foto in doppia pagi-na è ritoccata al com-puter? Raccontaci di questa foto e della tec-nica che hai usato.La foto scelta, come tutte le mie foto, è scat-tata in Raw e sviluppata in Camera Raw di Pho-toshop, aumentando contrasto e nitidezza. Con Photoshop ho rad-drizzato l’orizzonte e clonato due pali presen-ti sui frangiflutto che di-sturbavano leggermen-

te la visione. In fase di scatto ho applicato un filtro Gnd p 121 s della Cokin per non bruciare le alte luci ed esporre bene per la parte bassa. Questa foto è stata scat-tata il 25 ottobre del 2010. Il posto lo conoscevo bene dato che la casa di un mio amico si affaccia proprio sullo stabi-limento Scorpion Bay. Uscito dal super-mercato vicino casa ho visto il cielo colo-rarsi di rosso ed ho subito pensato che quella fosse una condizione favorevole a scattare. Il mare mosso mi ha aiutato a rendere la foto più affascinante.Con quale macchina fotografica scat-ti? Marca e modello.

Le mie foto sono fatte con una Nikon D90, l’obiettivo che uso più spesso è il 12-24 della Nikon. Per i ritratti invece ho il mitico Nikon 50mm 1,8. Concludono il mio parco ottiche il “tutto fare” Nikon 18-105 e uno zoom Tamron 70-300. Il nuo-vo arrivo è il fisheye Samyang 8mm con il quale mi diverto a fare foto creative.Quanto tempo dedichi alla fotografia e da quanto tempo scatti?Non riesco a dire quanto tempo dedico

alla fotografia, ci sono dei periodi dove gli impegni famigliari e lavorativi sono molti, nei quali mi concentro più sullo studio e all’osservazione delle foto degli altri, pe-riodi dove scatto molto e periodi dove preferisco distaccarmi totalmente.Hai qualche consiglio da dare ai nostri lettori?Per tutti quelli che si avvicinano a que-sto fantastico hobby mi sento di dire che i consigli e le critiche sono le cose che più fanno crescere. Sono tutti autorevoli, sia quelli fatti da professionisti che non. Questo non vuol dire snaturare il proprio modo di fare foto ma ampliarne la pro-pria visione.Concludi come vuoi.Colgo l’occasione per ringraziare mia moglie che tanto mi ha supportato e sop-portato in questa passione. Tra l’altro è la prima a darmi i consigli e rivolgermi critiche negative e positive prima e dopo lo sviluppo.Ringrazio Christian Albert Sena e Miglio-ri Foto Ladispoli che mi hanno dato que-sta opportunità di mostrare la mia arte di fotografare.Buona luce a tutti e se potete scattate in Raw.

©Massimiliano Magro

©Massimiliano Magro

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40L’intervista!Claudio Fraschetti

Raccontaci qualcosa di te.Sono nato a Roma e sono 25 anni che vivo a Ladispoli, mi trovo benissimo, sono in pensione ed ho tutto il tempo di svi-luppare i miei hobby come la fotografia. Sono due anni che scatto. Con la macchi-na riesco ad esprimere ciò che ho den-tro. Oggi la foto sta diventando troppo tecnica, si guarda più all’estetica che al contenuto, ho visto foto perfette di auto-ri conosciuti ma che non esprimevano emozioni.Da quanto tempo fotografi? Poco, due anni, ho fatto un corso a Ladi-spoli con Fabio Soldaini, mi ha inculcato la passione per la fotografia.È dal 2012 che mandi foto a Migliori Foto Ladispoli, sei stato da subito mol-to apprezzato.Si fra le tante foto che ho scattato qual-cuna l’ho indovinata (sorride). Non capi-sco quale merito io abbia avuto nel farlo ma a me piace Ladispoli e la fotografia è un modo per tirare fuori il bello dalle cose, questo è il senso della fotografia, spesso le persone non hanno tempo per i dettagli.Preferisci il metodo analogico o digita-le?Il digitale aiuta. L’analogico è un limite che si supera con la bravura ma il digita-le è un’evoluzione del settore che possia-mo sfruttare a nostro vantaggio anche se non siamo esperti.Quale attrezzatura usi?Uso una Sony, essendo all’inizio ho inten-zione di cambiarla prossimamente pro-

babilmente con una Nikon. Più vai avanti e più si chiede alla propria macchina fo-tografica.Quale è il tuo sog-getto ideale per la fotografia?Le donne. Mi pia-cerebbe avere uno studio fotografico per poter tirare fuori il meglio da ciò che mi piace. Mi piacerebbe anche cambiare i sogget-ti più gettonati di Ladispoli, come il Castello Odescal-chi o Torre Flavia. Arricchirli con delle scenografie, ad esempio far posare nei dintorni un centinaio di persone con degli ombrelli rossi. In fin dei conti altrimenti si fotografa sempre la stessa cosa. La fotografia è utile anche a notare dei particolari che inquadrando vengono ignorati, ma che poi catturano la tua at-tenzione dopo la stampa. È la macchina che decide ciò che vuole fotografare. La fotografia è eterna, si fissa un momento che non tornerà mai più. In questo senso

quest’arte è magica, anche il momento della giornata più insignificante, non tor-nerà mai più. Dunque come si fa a giudi-care una foto? In un attimo si possono imprimere molte emozioni e solo chi era presente può percepire fortemente il contenuto dell’immagine. Sono contrario

al perfezionismo. Ammetto però che in certi ambiti è necessario, ma non al fine per il quale scatto io: cogliere l’attimo.

Cosa pensi della collaborazione con il Gazzettino di Ladispoli? 4000 persone vedranno la tua foto in doppia pagina.Mi fa sicuramente piacere, ma per me è un gioco. Quel giorno la foto al castel-lo l’ho fatta proprio perché diversa. C’e-rano dei cavalli e lo scenario era quindi cambiato. Non sono troppo soddisfatto della tecnicità ma andavo di fretta per non farli andare via. È importante il punto di vista dal quale si scatta perché spesso cambiandolo, il risultato dell’immagine cambia radicalmente.Da quanto sei iscritto a MFL?Da quando è nato. Con MFL ho avuto uno scopo nello scattare, uno stimolo. Ades-so non è più un hobby fine a se stesso, ma posso far girare la foto sul web e tendere quindi al miglioramento. Ades-so è difficile vincere, sono diventati tutti bravi, è salito il livello e si sono aggiunti fotografi professionisti. Io partecipo per gioco, per me è l’hobby più importante. Mi piacerebbe arrivare a creare dei veri e propri set fotografici ma questo è un altro progetto.

©Claudio Fraschetti

©Marco Izzo

©Claudio Fraschetti

©Claudio Fraschetti

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Lo SCOOP!Nei pressi della Palude di Torre Flavia, è stato scorto il volatile chiamato Spatola Bianca. È un esemplare che raramente viene av-vistato in Europa. Siamo fortunati, abbiamo un’oasi fanta-stica... Quant’è bella la nostra città??Le due foto sono state scattate nella pa-lude di torre flavia in due giorni diversi.La spatola appartiene alla famiglia dei Treschiornitidi, ordine dei Ciconiformi.Questo uccello è caratterizzato da suo lungo becco a spatola che utilizza per se-tacciare l’acqua. Ha inoltre un piumaggio bianco e scorrono tra il lungo collo ed il petto, delle sfumature gialle che si cari-cano di colore durante la stagione degli amori. Le sue zampe sono lunghe e slan-ciate, caratteristica tipica degli uccelli cicogniformi. La sua apertura alare è di 115-130 cm e la sua altezza raggiunge i 90cm.Le spatole che abitano l’Asia e l’Europa sono quasi tutte bianche e presentano in qualche caso delle zone di pelle senza piumaggio sulla faccia, e sovente hanno la cresta. La spatola rosa invece, abita l’America ed ha tutta la testa nuda. Le ali e l’addome sono rosa e rossi, la coda è arancio. Il loro habitat naturale è la palude, la la-guna e la riva dei fiumi. Infatti essa vive in zone umide che presentano acque non profonde e dolci. Vive in colonie e si spo-sta in gruppo anche per la ricerca del

cibo e per riposare. Per mangiare que-sto uccello sfrutta il becco e le lunghe zampe. Immergendo il becco in acqua lo muove a destra e a sinistra, la spato-la che ha in punta funge da piccola fal-ce che infilza animaletti acquatici come insetti e gamberetti. Spesso durante la caccia le spatole si schierano in fila quasi a formare una barriere e migliorare la loro efficienza. A volte fornendosi cibo a

vicenda.Durante l’accoppiamento la spatola si dirige in aree boscate ed umide, predi-lige i pioppeti ed i grandi cespugli, dove costruiscono nidi a circa 5m dal suolo. Anche questo aspetto della loro vita è progettato per essere vissuto in gruppo. I nidi infatti sono posizionati non a molta distanza l’uno dall’altro, a volte addirittu-ra a contatto.In primavera la deposizione delle uova avviene nello stesso periodo ed è quasi sincrona all’interno della colonia, così da ridurre il rischio di attacchi da parte di predatori. Sono deposte circa quattro uova che sono incubate per 25 giorni. Le piccole spatole lasciano il nido dopo un mese e mezzo dalla schiusa.Alla fine dell’estate questo elegante uc-cello lascia le regioni fredde per sverna-re nelle calde terre africane. La migrazio-ne avviene gruppi non troppo numerosi. Essi si dispongono su un’unica fila per posizionarsi ad altezze piuttosto elevate.Purtroppo la bonifica di molte zone umi-de e l’eccessivo disturbo da parte dell’uo-mo, al quale la spatola è particolarmente sensibile, hanno determinato la riduzione della popolazione in molte zone.

Avvistata la SPATOLA BIANCA!

©Andrea Gallozzi

©Aldo Marinelli

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44Scuola di Fotografia lezione 00/2Gira la Ruota

Sulla vostra reflex, ma spesso an-che sulle bridge e sulle compatte, la scelta della modalità di scatto non si limita ad “automatico” o “manuale”. Vi sono altre funzioni che, imparan-dole ad usare, consentono di scatta-re con i parametri della fotocamera impostati al meglio, così da aiutarci in qualsiasi situazione di luce. Dunque capendo come girare la “ruota delle modalità” non sarete più costretti a scattare foto in automatico, privan-dovi di un tocco di personalità, ma neanche obbligati a scattare comple-tamente in manuale rischiando che l’inesperienza non renda giustizia al soggetto che state per immortalare.Iniziamo elencando alcuni dei para-metri che, soprattutto usando una reflex, possono essere impostati secondo la volontà del fotografo:Il tempo di esposizione, l’apertu-ra del diaframma, la modalità di messa a fuoco automatica, il fla-sh, e il bilanciamento del bianco.

AUTOModalità automatica.Tutti i parametri elencati precedente-mente sono regolati dalla fotocamera.

MModalità manuale.

Tutti i parame-tri elencati pre-cedentemente sono regolati dal fotografo, il qua-le potrà aiutar-

si con l’esposimetro, visibile nell’o-culare, che gli consiglierà la giusta esposizione. Questa modalità è de-dicata a chi ha molto tempo per scattare, ed ha maturato una cer-ta esperienza nell’uso della reflex.Quali sono quindi gli altri profili di scatto? Come possiamo in con-dizioni di tempo ristretto o di ine-sperienza, produrre foto valide ma con un tocco di personalizzazione?Fortunatamente le varie case pro-duttrici hanno raggiunto una certa standardizzazione per quanto riguar-

MACRO: È rappresentato in genere con un fiorellino, il profilo è De-dicato agli scatti ravvicinati.

Con l’impostazione macro, il punto di messa a fuoco è quello centra-le, in alcuni casi anche l’esposime-tro si concentra sulla zona centrale ed i colori risultano più accentuati, specialmente il verde e il rosso. Può intervenire il flash della macchina.SPORT: È rappresentato in genere con un omino che corre, il profilo è finalizzato a rendere il soggetto sempre nitido. Chiamata anche modalità di scatto

ci. Raccomandiamo inoltre l’uso del cavalletto per tenere ferma la mac-china mentre l’otturatore è aperto.

Esistono poi, profili di scat-to che non sono rappresentati

da lettere ma da piccoli disegni.

A o AV. “Aperture” ovvero, Priorità al Diaframma.

Il fotografo sce-glie l’apertura del diaframma e la macchina calcola il tempo esatto di posa.

Ricordiamo che un diaframma più chiuso (Valore f elevato) corrisponde ad una maggiore nitidezza dell’im-magine e ad una minore luminosità. Al contrario un diaframma aper-to (Valore f basso) lascerà entrare più luce a discapito della nitidezza.

P. Modalità Program.combinazione Tempo/Diaframma.

Il fotografo sceglie il tempo d’esposi-zione o l’apertura del diaframma, la macchina sce-

glierà l’altro valore in modo che la foto risulti ottimale in termini di esposizione.

Include una libera gestione del flash.

S o T. “Shutter” otturatore o “Time” tempo.Corrisponde all’opposto di A/AV.

Il fotografo sceglie il tempo di scat-to, la macchina sceglie l’apertura del diaframma.

Ricordiamo che allungando la durata della posa si otterrà un affascinante effetto di mosso sui soggetti in mo-vimento, come ad esempio l’acqua o le nuvole. Sarà necessario però che il diaframma sia molto chiuso per evitare un’entrata di luce in ecces-so. Sono consigliabili paesaggi serali, notturni, oppure l’uso di filtri specifi-

da i comandi, è dunque possibile trac-ciare delle linee di base, in comune

©Marco Izzo

©Marco Izzo

a cura di Marco Izzo

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sportiva, se scelta, attiva in gene-re lo scatto a raffica con autofocus continuo. Tenendo tenuto il tasto di scatto a metà, la macchina insegue il soggetto e lo tiene sempre a fuoco. Il tempo di posa e sempre minimo. Il flash non si attiva automaticamente.RITRATTO: È rappresentato in genere con il pro-filo di una donna. Si usa per ottenere il tipico effetto ritratto col soggetto in primo piano e lo sfondo sfocato.

Il diaframma è molto aperto e gli ISO sono mantenuti generalmente alti per evitare un effetto mosso. Il flash si attiva se la luce non è sufficiente.

PANORAMA NOTTURNO: È rappresentato in genere con un paesaggio al chiaro di luna.Molto simile alla modalità paesaggio. La macchina apre il dia-framma al massimo, alza gli ISO e riduce il tempo di posa. L’o-biettivo è scattare foto notturne in assenza di un cavalletto. Se invece possedete il treppiedi basterà posare con tempi lun-ghi per ottenere immagini luminose e nitide contemporaneamente. Il diaframma rimane piuttosto chiuso e gli ISO sono mantenuti bassi.

Abbiamo esaminato ben dieci profili di scatto. Non resta che esercitarvi con una reflex e scegliere la modalità che più si adatta alle vostre esi-genze, oppure imparare ad usarle tutte, per poter sfruttare al me-glio la vostra macchina digitale. Le lezioni di fotografia continuano a Giu-gno, vi parleremo dell’inquadratura. Per ora è tutto, buona luce dalla re-dazione di Migliori Foto Ladispoli!

PANORAMA: È rappresentato in genere con una montagna. Ideale per i paesaggi.La modalità paesaggio ha di solito un valore di saturazione e di nitidezza maggiori. Il diaframma è tenuto abbastanza chiuso per garantire nitidez-za ed aumentare la profondità di campo. Il tempo di posa può essere alza-to perché in genere non ci sono soggetti in movimento. Il flash è disattivato.

©Marco Izzo

©Marco Izzo

©Marco Izzo

Visita la sua pagina Facebook

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FOTOGRAFIAMO CERENOVA E CAMPO DI MARELA PARROCCHIA SAN FRANCESCO D’ASSISI IN COLLABORAZIONE

CON L’ASSOCIAZIONE FOTOGRAFICA CITTÀ DELLE IMMAGINI ORGANIZZA IL CONCORSO

PER INFORMAZIONI POTETE RIVOLGERVI A:MARCO TANFI 328 7176148 - LAURA FERRARIO 338 5646763 - [email protected]

LA RACCOLTA DELLE FOTO AVRÀ INIZIO IL 15 MAGGIO 2013 E TERMINERÀ IL 20 AGOSTO 2013.LE 12 FOTO SARANNO STAMPATE ED ESPOSTE DAL 4 OTTOBRE.

N.B. LA GIURIA SI RISERVA DI ESCLUDERE LE FOTO RITENUTE INOPPORTUNE. - PER GARANTIRE UNA QUALITÀ DI STAMPA ADEGUATA,SARANNO ACCETTATE SOLO FOTO CON LATO LUNGO NON INFERIORE A 3000 PIXEL EQUIVALENTE DI UNA MACCHINA FOTOGRAFICA COMPATTA O SUPERIORE.

VENITE A CONOSCERCI SU FACEBOOK: CITTÀ DELLE IMMAGINI ASSOCIAZIONE FOTOGRAFICA

LE 12 FOTO PIÙ BELLE VERRANNO SCELTE DA UNA GIURIA DI FOTOGRAFI ESPERTI PER ESSERE SUCCESSIVAMENTE PUBBLICATE SUL CALENDARIO 2014 DELLA PARROCCHIA.DAL 30 AGOSTO AL 30 SETTEMBRE VERRANNO PUBBLICATE SUL GRUPPO FACEBOOK L’ASSOCIAZIONE FOTOGRAFICA LITORALE NORD PER ESSERE VOTATE.LE TRE FOTO PIÙ VOTATE SU FACEBOOK VERRANNO PREMIATE DURANTE LA FESTA DI SAN FRANCESCO PRESSO LA PARROCCHIA SAN FRANCESCO D'ASSISI A CERENOVA.

LE TRE FOTO PIÙ VOTATE SU FACEBOOK VERRANNO PREMIATE DURANTE LA FESTA DI SAN FRANCESCO PRESSO LA PARROCCHIA SAN FRANCESCO D'ASSISI A CERENOVA.PER PARTECIPARE AL CONCORSO SI DEVONO INVIARE UN MASSIMO DI N°2 FOTO A PERSONA INDICANDO NOME E COGNOME, INDIRIZZO E-MAIL E TELEFONO ALL’INDIRIZZO: [email protected]

GIURIA: ALESSANDRO ZOCCHI, FABIO SOLDAINI, LAURA FERRARIO, PINO D’AMICO, MASSIMILIANO MAGRO, MARCO TANFI.

S E T T I M A N A L E

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CINEMA a cura di Claudia CrocioniadESSo al cinEma,tramE & rEcEnSioni

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TRAMA Film impresa di Paolo Sor-rentino. Fa da sfondo una Roma estiva all’apice della sua bellezza. Jep Gambar-della ha sessantacinque anni ed è un giornalista afferma-to che si muove tra cultu-ra alta e mondanità, forte di quella personalità che non ha perso fascino con l’avanzare del tempo. Film ricco di contrasti estremi, esempi di mondanità esa-gerata, ed intimità. Esem-pi di alienazione ma anche di grande consapevolezza.

USCITACINEMA: 21/05/2013GENERE: DrammaticoREGIA: Paolo SorrentinoSCENEGGIATURA: Paolo Sorrentino, Umberto Con-tarelloATTORI: Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Roberto Herlitzka, Isabella Ferrari, Giorgio Pasotti, Vernon Dobtcheff, Serena Grandi, Luca Marinelli, Giulia Di Quilio, Massimo Popolizio, Giorgia Ferrero, Pamela Vil-loresi, Carlo Buccirosso, Ivan Franek, Stefano FregniFOTOGRAFIA: Luca BigazziMONTAGGIO: Cristiano TravaglioliMUSICHE: Lele MarchitelliPRODUZIONE: Indigo Film, Medusa Film, Babe Films, PathéDISTRIBUZIONE: Medusa FilmPAESE: Francia, Italia 2013DURATA: 142 MinFORMATO: Colore

La Grande Bellezza

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CINEMA a cura di Claudia Crocioni

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TRAMA: Da quando la “famiglia” di Dominic Toretto ha incas-sato 100 milioni di dollari in un colpo solo a Rio de Janei-ro, i componenti della sua banda sono andati ognuno per la sua strada, ricchi sì, ma non liberi di tornare a casa. Quando lo sbirro Hobbs si troverà all’insegui-mento di un’organizzazione terroristica che minaccia l’equilibrio politico dell’inte-ro globo, la squadra di Vin diesel e Paul Walker sarà chiamata a riunirsi di nuovo a Londra per rovinare i pia-ni di uno spietato criminale e conquistare l’indennità. Colpi di scena garantiti fra il ritorno di Letty (Mi-chelle Rodriguez) e un Brian in veste di papà.

USCITA CINEMA: 22/05/2013GENERE: AzioneREGIA: Justin LinSCENEGGIATURA: Chris MorganATTORI: Vin Diesel, Paul Walker, Dwayne Johnson, Michelle Rodriguez, Jorda-na Brewster, Tyrese Gibson, Gina Carano, Luke Evans, Jason Statham, Elsa Pataky, Gal Gadot, Sung Kang, Shea Whigham, Ludacris, Joe Taslim, Lee Asquith-Coe, Kim Kold, Stephen Marcus, Clara Paget, David AjalaFOTOGRAFIA: Stephen F. WindonMONTAGGIO: Kelly Matsu-moto, Christian WagnerPRODUZIONE: Original FilmDISTRIBUZIONE: Universal Pictures ItaliaPAESE: USA 2013DURATA: 130 MinFORMATO: Colore

The Fast and the Furious 6

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Lo so carissimi lettori, questo film lo avevo preannunciato, vi avevo messo la pulce nell’orec-chio già ad Aprile. Ma que-sta volta voglio proprio dire la mia opinione per intero. La regia è di Baz Luhr-mann, sì è lui. È quello di Nicole kidman in “Moulin Rouge!” ed “Au-stralia” rispettivamente 2001 e 2008. Ma soprat-tutto è quello del Di Caprio di “Romeo + Juliet”. Ebbene sì, avevo sette anni ma ancora ricordo quel fantastico acquario e la voce strepitosa di Des’ree in “Kissing you”.

Avete letto il romanzo di Fi-tzgerald? Vi siete fatti un’i-dea dei festini di Gatsby?Bene, quale regista poteva meglio interpretarlo? Chi se non quello che ha insce-nato un Rave Party a casa dei Capuleti nel ’96? Chi se non quello che ha immagi-nato Mercuzio farsi di Ec-stasy?La vita e la villa di Gatsby “The great” sono formida-bili, in primis perché lui è milionario e poi anche per-ché lui è affascinante, è un uomo avvolto nel mistero del suo passato, del suo ritorno e dei suoi modi su-blimi ed eleganti. Gatsby è grande anche perché interpretato da Di Caprio, il principe delle eccezio-ni che confermano la regola, e qui voglio essere franca. Sarò un’anti anticonformista. Chi l’ha detto che gli attori esteticamente gradevoli, deb-bano essere per forza incapaci di recitare? Chi l’ha detto che un attore il quale ha fatto inna-morare una qualche migliaia di dozzine di teenager, debba essere per forza incapace di

recitare? Di Caprio non è un belloccio, chiedetelo a Martin Scorsese.

Nella sua vita ha interpretato tutti i ruoli: Il cattivo, il morto di fame, il drogato, la spia, lo psi-copatico, il gangster e contem-poraneamente, il bello e molto altro. Signori, se non è attore lui, chi lo è? Insomma, lo ha scelto an-che Tarantino ultimamente, di quali altre referenze necessi-ta? Tornando al film, il conflitto insito nella trama è palese:

Nobili di cuore e nobili di san-gue. Amore per l’amore e amore

per i soldi. Gatsby crede di po-ter replicare il passato, facen-do innamorare nuovamente di lui Daisy (Carey Mulligan). La ricca ragazza malinconica e adesso irraggiungibile, per la quale aveva, a causa del suo amore per lei, deciso di dare un freno alle sue ambizioni. La sua tendenza alla grandez-za alla quale era stato desti-nato, ed ispirato, da una forza

metafisica e costante, sarà to-talmente indirizzata allo scopo di riconquistare la sua amata.

Fra una festa in pompa ma-gna e un sospiro espresso di notte, volgendo lo sguar-do alla luce verde nella co-sta opposta della baia, dove Daisy abita col marito Tom Buchanan (Interpretato da un cinico, maschilista, spa-valdo ed infedele Joel Ed-gerton) Gastby dedicherà la sua esistenza a poterla rincontrare, non solo, a cre-are un mondo costruito a tavolino sui gusti personali di Daisy stessa.

Una nota di merito alla colonna sonora, per molti inappropriata. Ho gradito il contrasto ed allo stesso tempo l’adattamento stili-stico agli anni ’20 di autori come Jay z, Beyonce, Lana del Ray, will I am, Florence and The machine ed Emeli Sandè.Il finale è scottante come deve. Un azzeccatissimo Tobey Maguire nei panni di un in-tontito Nick Carraway cu-gino di Daisy, sarà l’unico a rifiutare in cuor suo quel mondo di falsi, l’unico a non farne parte, in fondo lui non è nato ricco. Capirà che la gente è non-curante, che la gente sfrut-ta gli altri, illudendoli, per poi

ripiegare sui propri soldi.

“C’è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia… e una bella mattina…Così continuiamo a remare, barche contro corrente, riso-spinti senza posa nel passato”. Fitzgerald.

Alla prossima, vecchi miei!

Il Grande Gatsby

La recensione

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Alienato “Mi chiamo Greta La Rue, questo è il diario di Alex. Io non sono brava come lui a scrivere, ma per quanto ne so, l’unica cosa di cui spero vorrete scusarlo è il suo arrogante uso della focalizzazione zero, pur avendo scelto un narratore autodiege-tico. Tuttavia, vi assicuro che questa storia, in definitiva va letta… va letta in questo modo”.

PARTE PRIMA.

“La stupidità della frase mi inorridì prima ancora che l’avessi conclusa, ma il potere di una frase non ha alcun rapporto con il suo buontempo o con la logica della sua costruzione. Il mio borbottio da imbecille sembrò piacergli”. Conrad

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CAPITOLO 1.

SE LA FIAMMA VALE LA CANDELA.

Non sono mai stato un tipo nervoso ma non ho mai sopportato i capelli lunghi. Li porta-vo sempre ben rasati, cosicché la maggior parte del tempo la mia barba risultava lunga quasi quanto i capelli, formando un tutt’uno con loro. Questo accadeva anche perché, in effetti, non sopportavo neppure radermi la barba. Solo quando iniziavo a sentirmi prudere il labbro superiore cominciavo a pensare che era l’ora di darci un taglio. Non giudicatemi, in fin dei conti la mia barba era molto scenografica, ripartita in tre diverse sfumature cro-matiche dal biondo al castano, perfettamente in tinta con gli occhi verdi dal taglio allungato e bizzarro.Erano le cinque e trenta di mattino, del freddo febbraio 2033 e stavo vivendo il mio ven-tiquattresimo inverno. A Parigi il clima era umido e la temperatura rigida. Sdraiato nel mio letto sentivo le mani e i piedi formicolarmi, erano intorpiditi nonostante non avessi ancora freddo. Non avevo alcuna voglia di rimanere fermo in quella posizione, tantomeno di dormire, ma soprattutto ero affamato, quindi scesi dal letto un po’ febbricitante come al solito. La temperatura del mio corpo si aggirava sempre intorno ai trentotto gradi, soffrivo di crampi agli arti ed ero spesso assalito dai brividi. Per una strana malattia dei globuli rossi la mia emoglobina aveva un colore molto scuro ed il sangue, di conseguenza, poteva risultare nero. Questo rendeva la mia pelle tutt’altro che candida, nonostante fossi chiaro, piuttosto la faceva apparire di colore olivastro. Avevo il naso schiacciato perché me lo ero rotto in tre episodi diversi, durante l’ultimo caddi in coma per qualche ora. Il mio cuore era leggermente più grande del normale, la mia muscolatura era priva di fibre intermedie, possedeva solo le rosse e le bianche. Vivere per me non era semplice e probabilmente la mia speranza di vita era inferiore alla media.

Raggiunsi la cucina dove trovai le mie proteine sintetiche in polvere, delle quali avevo biso-gno quotidianamente per placare le vibrazioni involontarie che spesso colpivano i miei arti. Ne presi due cucchiai, bevvi un succo di frutta freddo e mangiai una salsiccia della sera prima. Avevo lo sguardo addormentato e vago. Più di una persona mi aveva detto che le ci-glia così nere, davano un tocco orientale ai miei occhi, in quel momento socchiusi. Le mani non formicolavano più e andai a farmi una doccia. L’acqua calda era piacevole e familiare, la facevo scorrere sul viso con gli occhi chiusi e la bocca aperta quanto bastava per poter respirare. M’insaponai la testa, poi feci ricadere il getto sul collo e sui trapezi. Allagai il bagno, cosa alla quale di solito rimediava Greta, non senza lamentarsi copiosamente. Uscii dalla doccia e mi avvolsi la vita in un morbido asciugamano di spugna bianca, afferrai lo spazzolino e il colluttorio e mi sciacquai la bocca tenendo le mani appoggiate al lavandino. Mi guardai riflesso nello specchio, voltando il viso per osservarlo da diversi punti di vista. Proseguii indossando una canottiera e una camicia a quadri, tirai fuori da un cassetto un paio di pantaloni neri e presi le scarpe da ginnastica. Mi munii di casco integrale, chiavi, zaino, giacca a vento e cappello. L’inverno parigino era rigido. Alla fine staccai il gas, poi uscii inchiavando il portone di casa.

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Alle sei e trenta Boulevard de Rochechouart era già molto movimentata, in fondo era presto per raggiungere l’aeroporto, così mi sedetti sulla mia moto nera ad aspettare con il casco che m’isolava dal mondo, infilato in testa.Parigi era molto bella, pulita e multietnica. I palazzi, pur simili tra loro, possedevano par-ticolarità intrinseche in ogni punto delle loro variopinte facciate. Presto i caffè avrebbero ospitato qualche impiegato abitudinario o qualche nuovo turista, esponendolo alla strada attraverso le loro ampie vetrine trasparenti. Gli stessi turisti che poi si sarebbero affacciati dalla balconata panoramica che fronteggiava la Basilica del Sacro Cuore, nel punto più alto di Montmartre, ascoltando motivetti italiani con le rispettive fidanzate o ridendo di un artista di strada. Tra qualche ora, le donne avrebbero riempito i vicoli di cappellini colorati, passeggiando per le vie con in mano una baguette calda. La Senna, come al solito, scor-reva gelida spaccando la città a metà, senza rallentare mai, nemmeno per lanciare uno sguardo alla Tour Eiffel. Mentre vicino al Trocadèro l’erba stava sbrinando e più a sud si svegliava il quartiere latino. Boulevard Saint German già pullulava di traffico come la doppia corsia di Avenue des Champs Élysées, la quale si mostrava perennemente rossa a destra e bianca a sinistra, sia che la si guardasse dando le spalle all’Arc de Triomphe, sia dal lato opposto, da Place de la Concorde. Non faceva differenza.

Nacqui nel 2009. Tutti i miei parenti morirono in macchina per un incidente stradale quan-do ero molto piccolo, proprio al confine tra Italia e Francia. Ricordo a malapena i loro volti. Ricordo a malapena le poche patetiche ovvietà. Una fra tutte i lunghi capelli di mia madre, o il calore dell’addormentarsi fra le braccia di un genitore. Comunque avendo due anni, non feci in tempo a imprimerli nel mio ego. Semplicemente non c’erano. Tutti i bambini posse-devano un qualcosa che per me non esisteva. Del resto non si può sentire la mancanza di ciò che non si ha mai avuto. Infatti io mi ritrovai in un orfanotrofio, e crebbi. Nel 2020, in seguito al controllo della legge sugli affidamenti, la casa famiglia mi affidò a qualcuno: Mila e Greta La Rue. Era infatti divenuto tutto molto più semplice per chi avesse voluto ricevere in affidamento un bambino, purché questo non fosse in fasce, e il genitore acquisito rispecchiasse un modello sociale rispettabile; ovvero: fosse provvisto di reddito e patrimonio abbondanti, nonché, di un accertata sanità mentale garantita da fonti sicure quali test psicologici e assistenti sociali. Tra burocrazia e altro, entrai nella mia nuova fami-glia all’età di undici anni. Le mie sorelle adottive erano italo francesi. Il frutto del matrimonio fra una romana e un parigino, di cui Greta assorbì le influenze paterne e Mila le materne. Quando le vidi per la prima volta, loro abitavano a Roma. Mila, che fra le due era la più gran-de, aveva ventitré anni. Era matura, bene istruita e poteva, in certi momenti, dimostrare più dei suoi anni. Aspirava alla direzione di una nota banca toscana e ora che aveva trentasei anni era prossima a conseguire tale incarico. La morte dei suoi genitori l’aveva spinta a condividere la sua ricca eredità con qualcuno che avesse subìto la sua stessa disgrazia. Qualcuno che non fosse abbastanza cresciuto per cavarsela da solo, ma che non fosse ancora troppo piccolo, prima di dover crescere. Qualcuno come me. Greta invece, aveva quattro anni più di me. Era fisicamente piccola e monocromatica. Ogni suo tratto possedeva il pigmento dorato che era il suo colore predominante nei capelli, negli occhi e nella pelle.

Tutto si complicò quando terminata la mia adolescenza, mi resi conto di avere un debole per lei. Del perché avessi iniziato a desiderarla non saprei, però credevo di poter chiara-

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mente distinguere fra i tanti eventi che mi portarono a innamorarmi. La prima volta che capii di volerla così intensamente da non potervi rinunciare in nessun caso, abitavamo ancora a Roma nel cuore della città. L’atmosfera era quella di una sera di fine settembre. L’estate stava per finire e mescolata all’umidità, si avvertiva quella arietta fresca che intrappola gli odori dell’etere. Specialmen-te quelli familiari, portandoli dritti al naso facendo desiderare di coprirsi le spalle con una maglia più pesante durante le passeggiate. Oppure, facendo tornare in mente il fuoco acceso del camino che vegliavi da bambino. L’odore della legna, dei paesi e delle foglie. La particolarità di quelle brezze nuove e fresche era proprio quella della loro comparsa asso-lutamente priva di aggressività. I ricordi che evocavano riuscivano a legarsi con quelli più recenti dell’estate appena vissuta, come accade agli atomi di una reazione chimica i quali la innescano reciprocamente, regalando all’esistenza un sottile tocco nostalgico e insieme stimolante e propositivo. Le esperienze sensoriali dell’estate e dell’inverno, dell’infanzia e del presente, si fondevano inesorabilmente nell’aria dell’autunno entrante che reputavo la stagione dei sensi a dispetto della primavera. Ero solo in casa, avevo appena diciotto anni, stavo attraversando il corridoio a ridosso della mia camera da letto. Sentii aprire il portone con un tocco leggermente più isterico del solito e intravidi Greta attraversare velocemente l’ingresso per dirigersi in cucina. Mi appostai dietro la porta per seguire i suoi movimenti con la maggior discrezione possibile, sembrava avesse appena smesso di piangere. Crescere con due donne che non erano tua madre e non volevano in alcun modo cercare di esserlo, mi aveva messo a contatto sin da piccolo con il lato femminile più aggressivo e irrazionale. L’istinto materno travia completamente un uomo riguardo l’idea di “donna in sé». Greta aveva gli occhi lucidi, erano grandi, castani e sporchi di trucco, il naso arrossato, le labbra più carnose per le smorfie che si fanno piangendo. Si fermò con decisione ap-poggiando le mani al lavandino. Prima tese le braccia esponendo le scapole, poi rilassò le spalle aprendo l’acqua del rubinetto. Ebbe un piccolo singhiozzo di quelli fisiologici quando ci si sforza di smettere di piangere. Si tolse un elastico dal polso e legò i capelli in una coda che le scoprì il viso ampiamente. I suoi occhi nocciola erano grandi, arrabbiati e tristi. Aprì la credenza e prese un bicchiere, alzandosi leggermente in punta dei piedi, e lo riempì d’acqua bevendo due sorsi. Si tolse le scarpe allentando i lacci e camminò scalza fino alla finestra, dove fece un lungo sospiro profondo. Il suo, sembrava un delizioso rituale in rosa, eseguito nei più minuziosi particolari. Chissà cosa le era successo, con chi aveva discusso e perché. Iniziai anche a sforzarmi di ricordare un solo istante della convivenza dove magari la avessi vista più spogliata, ma niente. Mi venivano in mente solo i pigiami estivi. Lei non mi era mai stata indifferente, anzi. Aveva su di me un ascendente ipnotico, mi suscitava soggezione e curiosità e senz’altro mi piaceva pur non rappresentando l’ideale di bello oggettivo. In fondo per gli uomini, il sogno estetico dipende dal desiderio di poter raggiungere un livello di desiderabilità tale, da poter esigere dal prossimo più di quanto non gli si conceda, appianando quel dislivello proprio per mezzo della stessa desiderabilità: l’egoismo quando è legittimato, si fa garante di profuso benessere psicologico. Non la avevo mai considerata come una sorella, al massimo ritenevo che, semplicemente, fosse una delle proprietarie dell’appartamento dove vivevo. Anche il suo atteggiamento nei miei confronti non era mai stato come quello riservato a un parente, e impiegai non poco tempo per rendermi conto che il suo carattere le impediva di essere affettuosa nei miei confronti, e che il suo essere

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scostante non dipendeva affatto da una questione di antipatia per me. Comunque a un tratto, Greta prese le scarpe in mano e si mosse verso il corridoio. Ero sovrappensiero, così per la fretta di nascondermi, chiusi la porta sbattendola. Pentitomi del gesto goffo, iniziai a contare, sperando che non mi avesse notato. Guardavo il pavimento a testa bassa e avevo una mano ancora sulla maniglia. «Stavi spiando?» Esordì una voce altisonante. «Macché! No». Ci divideva solo la porta. «Ouvre (Apri)!» Disse con tono nervoso.«Non rompere!» Alzai gli occhi al cielo, ero imbarazzato, mi aveva svegliato da un bel sogno ad occhi aperti.«Aspetto fin quando non aprirai».Ricominciai a contare e poi aprii la porta.«Ok, ti stavo guardando, pensavo che non volessi scocciature...» Avevo la faccia davvero imbarazzata. «Non volevi scocciarmi? Perché mi guardavi di nascosto, allora?» Mi scrutava con sospet-to.«Io, non lo so, scusa… » Le pizzicai il naso fra il dito indice e medio per sdrammatizzare. «Oui, mon petit monstre (Sì, mio piccolo mostro)». Evidentemente non le andava di discute-re, così fece un sorriso. Era bella, la osservavo distratto. «Hai una calza strappata… Come si è strappata?» La mia espressione cambiò leggermen-te. «Ah, non so… Ci si è impigliato il gatto». Stava mentendo e non so perché, sembrava si stesse vergognando. «Non abbiamo gatti». Le feci notare con un pizzico di nervosismo. «Infatti, non ho detto, il nostro gatto. È stato il gatto di Tommaso». Mi fissava con la testa dritta e lo sguardo rivolto verso l’alto a causa delle nostre stature diverse. «Ah, quindi sei stata un’altra volta da Tommaso? Ma non avevi detto che… » Ma lei m’inter-ruppe subito, aveva indurito lo sguardo. «No, non cominciare come Mila… è proprio l’ultima cosa di cui ti dovresti impicciare. Non ti si può dare confidenza che invadi tutti gli spazi possibili. Fine della conversazione».Licenziato in tronco.Si girò e si allontanò veloce, ma le andai dietro con un’espressione sconsolata e una cam-minata veloce e ampia. Ero riuscito a farle cambiare umore. «Aspetta! È inutile che vai di fretta, ormai è notte fonda». La fermai afferrandola per il braccio e lei si voltò di nuovo. «Lasciami, non è la serata adatta per parlarti dei fatti miei».Ammorbidii la mano e le obbedii, con in volto un’espressione frustrata. «Non dirmi che tu sei… Tu sei geloso di Tommaso? Ah, ti ho scoperto! Avanti, finiscila con questa messa in scena».Ovviamente dominava la situazione, mi teneva sotto controllo con i suoi grandi occhi inqui-sitori ai quali non riuscivo a mentire bene. «Dici che sono geloso? D’accordo, scusa l’intromissione, ma non lo sono affatto. Io vorrei solo che tu… » Corrugai le sopracciglia. «Che io?» Chiese impaziente. «Che almeno, non andassi più a casa sua. Almeno per un po’ di tempo. Perché lui è troppo impulsivo per te, quindi credo che, alla fine, ti farai fregare». Mi stavo arrampicando sugli specchi. Lei incrociò le braccia, guardandomi seriosa.

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«Ah, dunque ti preoccupa che io possa farmi fregare? Tu hai diciotto anni. Ora non voglio fare allusioni idiote sul fatto che sei piccolo, perché non lo sei più, la differenza d’età che c’e fra noi è poca. Ma a volte, alla gente piace farsi fregare, ricordalo. Comunque questa è gelosia, se non sbaglio… » Aveva la fronte aggrottata.

Mi aveva appena detto che le stava bene l’atteggiamento del suo ex ragazzo e calò il silen-zio.Dopo pochi secondi però inaspettatamente, mi addentrai nel suo viso senza rendermene conto e mi sentii attratto da lei in un modo che mi risultava davvero impossibile da contra-stare. Non sapendo cosa fare, nel giro di poco tempo, le diedi un bacio sulle labbra. Mi ven-ne spontaneo, quasi fosse inevitabile. Era strano sentirmi più piccolo di qualcuno che inve-ce, fisicamente era nettamente più piccolo di me. Lei rimase di stucco, sembrava davvero una statua di cera, come se la sua espressione non riuscisse più a mutare. Come se i suoi muscoli facciali non potessero in nessun modo rispondere ad alcuno stimolo contrattile.Io, dal canto mio, non avevo voglia di dire proprio un bel nulla, aveva le labbra morbide e salate. Ci guardammo così, per trenta secondi, forse la avevo assoggettata per un istante, o forse cercava solo di capire. I suoi occhi sembravano quelli di una persona alla quale avessero appena ucciso l’interlocutore. Fissava le mie labbra, come se le avessi rubato un gioiello prezioso e me lo fossi infilato in bocca. Quella spinta emotiva che mi guidava verso lei, tornò ad annebbiarmi il criterio di giudizio con prepotenza. Decisi, anzi, avevo voglia di riprovare e mi avvicinai per la seconda volta alla sua bocca, ma lei posò lo sguardo su di me e mi sussurrò un secco, silenzioso e imperativo rifiuto che mi bloccò a mezz’aria. «No. Adesso basta, fermati!» Il suo viso era impassibile, mi allontanò poggiando una mano al centro del mio petto, rima-nendo comunque calma. «Fammi spiegare... »Le dissi fissandola intensamente, volevo dare un significato a quella situazione. «E cosa vuoi spiegare? Non si spiega la stupidaggine che hai appena fatto. Non pretendere niente per favore, non è il momento… Buonanotte». Disse turbata. «Adesso sei arrabbiata?» Chiesi. Lei si voltò. Era irrigidita, ce l’aveva con me.Avevo appena baciato una persona con la quale vivevo da otto anni, effettivamente me ne resi conto solo in quel momento. «Me lo dici che cosa volevi fare? Non lo sai neanche tu… » Disse cercando di non scompor-si, ma senza riuscirci. «Greta... » Provai ad iniziare un discorso ma lei si fermò sul corridoio e si girò un’altra volta verso di me. «Lo conosci il significato della parola basta? Risponditi … e applica la definizione a questa situazione. Per favore. Je t’en prie de ne pas parler (Ti prego di non dire altro)»Mi guardò prima di chiudere la porta e sparire nella sua stanza, io rimasi lì, con i pantaloni del pigiama, scalzo.

Da quella sera mi sentii così legato a lei che di lì a poco le chiesi di essere la mia ragazza. Ovviamente rispondeva sempre di no, ma più passavano i giorni e più riuscivo ad avvici-narla a me. La particolarità della situazione non mi sottrasse a copiosi discorsi labirintici, velenose discussioni ed estreme prove di sopportazione, riguardo svariate torture sottil-mente psicologiche, alle quali Greta mi sottoponeva spesso e volentieri. Fu un periodo in cui ammetto di aver pianto di nervosismo più di una volta, ma come diceva il detto, la fiamma valse la candela.

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I tre libri più venduti a Maggio Descrizione: “Scrivere di cocaina è come farne uso. Vuoi sempre più notizie, più informazioni, e quelle che trovi sono succulente, non ne puoi più fare a meno. Sei addicted. Anche quando sono riconducibili a uno schema generale che hai già capito, queste storie affascinano per i loro particolari. E ti si ficcano in testa, finché un’altra - incredibi-le, ma vera - prende il posto della precedente. Davanti vedi l’asticella dell’assuefazione che non fa che alzarsi e preghi di non andare mai in crisi di astinenza. Per questo

continuo a raccoglierne fino alla nausea, più di quanto sarebbe necessario, senza riuscire a fermarmi. Sono fiammate che divampano accecanti. Assordanti pugni nello stomaco. Ma perché questo rumore lo sento solo io? Più scendo nei gironi imbiancati dalla coca, e più mi accorgo che la gente non sa. C’è un fiume che scorre sotto le grandi città, un fiume che nasce in Sudamerica, passa dall’Africa e si dirama ovun-que. Uomini e donne passeggiano per via del Corso e per i boulevard

parigini, si ritrovano a Times Squa-re e camminano a testa bassa lungo i viali londinesi. Non sentono niente? Come fanno a sopportare tutto questo rumore?” (Roberto Saviano)

Descrizione: “Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchie-re con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori “una specie protetta che speri si estingua definitivamente”. Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando

spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un leone, ma c’è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è l’assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazio-ne e la perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell’amore, della passione, del sangue; rosso è il co-lore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l’ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze

vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua realtà affidabile e serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tan-to lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande”.

Il profilo di Dante che ci guarda dalla copertina è il motore mobile di un thriller che di “infernale” ha molto. Il ritmo e poi il simbolismo acceso, e infine la complessità dei personaggi. Non è sorprendente che lo studioso di simbologia Robert Langdon sia un esperto di Dante. È naturale che al poeta fiorentino e alla visionarietà con cui tradusse la temperie della sua epoca tormentata il professore americano abbia dedicato studi e corsi universitari ad Harvard. È normale che a Firenze Robert Langdon sia di casa, che il David

e piazza della Signoria, il giardino di Boboli e Palazzo Vecchio siano per lui uno sfondo familiare. Ma ora è tutto diverso, non c’è niente di normale. È un incubo e la sua conoscenza della città fin nei labirinti delle stradine, dei corridoi dei palazzi, dei passaggi segreti può aiutarlo a salvarsi la vita. Il Robert Langdon che si sveglia in una stanza d’ospedale, stordito, sedato, ferito alla testa, gli abiti insanguinati su una sedia, ricorda a stento il proprio nome, non ca-pisce come sia arrivato a Firenze, chi abbia tentato di ucciderlo e

perché i suoi inseguitori non sem-brino affatto intenzionati a mollare il colpo. Barcollante, la mente invasa da apparizioni mostruose, il professore deve scappare. Aiu-tato solo dalla giovane dottoressa Sienna Brooks, soccorrevole, ma misteriosa come troppe persone e cose intorno a lui, deve scappa-re da tutti. Comincia una caccia all’uomo in cui schieramenti av-versi si potrebbero ritrovare dalla stessa parte, in cui niente è quel che sembra.

Titolo: ZeroZeroZero Autore: Saviano Roberto

Prezzo di copertina: € 18,00 Pagine: 448

Editore: Feltrinelli, collana I narratori

Titolo: Bianca come il latte, rossa come il sangue

Autore: D’Avenia Alessandro

Prezzo di copertina: € 13,00Pagine: 254

Editore: Mondadori, collana NumeriPrimi

Titolo: InfernoAutore: Dan Brown

Prezzo di copertina: € 21,25 Pagine: 522

Editore: Mondadori, collanaOmnibus

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I tre libri più venduti a Maggio

Trama: Ambientato in un’isola al largo delle coste del New England nell’estate del 1965, Suzy (Kara Hayward) e Sam (Jared Gilman) sono due dodicenni che si innamo-rano, stringono un patto segreto e fuggono insieme nella foresta. Mentre le autorità li cercano, una violenta tempesta al largo dell’iso-la sta per scatenarsi, e la pacifica comunità locale verrà messa completamente a soqquadro.

Distributori: Cecchi Gori Home VideoSupporto: DVDTipologia: in Vendita

SCHEDA FILMCodice Regionale: 2Visto di Censura: noRapporti Schermo: 1,85:1 Ana-morficoFormato Video: PALContenuti Extra: Dentro Moonrise Kigndom + Benvenuti a New Pen-gance + Sul set con Bill Murray + Trailer

Trama: Tim Burton fa ancora centro con la tenera e divertente storia di un bambino e del suo cane defunto, un omaggio al suo capolavoro Nightmare before Christmas oltre ai vecchi mostri di una volta ed in particolare a Frankenstein!

Distributori: Walt Disney Studios Home EntertainmentSupporto: DVDTipologia: in Vendita

SCHEDA FILMSupporto: DVDCodice Regionale: 2Visto di Censura: noRapporti Schermo: 1,85:1 Ana-morfico

Trama: Ritorno alla grande per Tom Cruise in un action-thriller che potrebbe diventare una fran-chise e con un personaggio nuovo di zecca: un tostissimo ex militare allergico alle regole.

Distributori: Universal Pictures Home VideoDurata: 130’Supporto: DVDTipologia: in Vendita

SCHEDA FILMSupporto: DVDCodice Regionale: 2Visto di Censura: noRapporti Schermo: 2,35:1 Ana-morficoFormato Video: PALContenuti Extra:Non metterti contro Jack Rea-cher: Armi e tecniche di combat-timento

Titolo: Moonrise KingdomUna fuga d’amore

Uscita: 07/05/2013 Prezzo € 17,99

Formato Video: PalFormato Audio: DolbyD5.1

Titolo: FrankenWeenie Uscita: 07/05/2013 Prezzo € 13,99

Formato Video: PalFormato Audio: DolbyD5.1

Titolo: Jack ReacherLa prova decisiva

Uscita: 09/05/2013 Prezzo € 19,99

Formato Video: PalFormato Audio: DolbyD5.1

DVD Ultimi usciti

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