laboratorio Lo scienziato sociologia lo disegno...

11
PAG. 28 SAPERE - GIUGNO 2009 A dulti di mezza età, preferibilmente calvi e miopi, rigorosamente uo- mini, che indossano occhiali spessi come fondi di bottiglia e camici in cui ogni macchia narra un esperimento o un’esplo- sione avvenuta in un laboratorio uguale a tanti altri, senza finestre, senza colleghi, senza riferimento alcuno al mondo esterno. È un po’ questo lo stereotipo più diffuso e condiviso per la figura di “scien- ziato”. Ma oggi è ancora così o qualcosa è cambiato negli ultimi anni? Vediamo. Dagli anni Cinquanta in poi, da quando cioè sono iniziati gli studi sulla rappresenta- zione sociale della figura di scienziato [1, 15], sembra proprio essere questa la rap- presentazione che si è radicata nell’imma- ginario dei più giovani [2, 3, 4, 5, 6]. Come è noto, l’immaginario collettivo è popolato di rappresentazioni, metafore, analogie e riferimenti di chiara matrice scientifica, un repertorio continuamente alimentato dalla science fiction e dalla di- vulgazione scientifica, coltivato dai mass media nell’incessante scorrere delle loro sollecitazioni e consolidato, ma anche len- tamente trasformato, nel corso dell’intera- zione quotidiana [7, 8]. Il DNA, per esem- pio, è diventato una metafora di largo uti- lizzo per indicare una caratteristica intrin- secamente collegata all’identità, cosicché per dire che gli italiani sono un popolo portato all’improvvisazione si usa l’espres- sione “hanno l’arte di arrangiarsi nel loro DNA”, oppure per sottolineare le poten- zialità di una squadra di calcio si dice che “ha la vittoria nel suo DNA” e via di que- sto passo. Di converso, questo stesso immaginario offre le principali risorse di cui le persone si servono per interpretare le continue no- vità proposte sulla scena pubblica dagli sviluppi della ricerca scientifica e dell’in- novazione tecnologica. Così, per esempio, la metafora della fotocopia serve come cri- terio interpretativo della clonazione [14] mentre il piccolissimo sommergibile che viaggia nel corpo umano durante il film Viaggio allucinante offre immagini usate per parlare delle nanotecnologie [20]. Non c’è dubbio che bambini e ragazzi co- stituiscano i destinatari più ricettivi e, allo stesso tempo, gli elaboratori più diretti di tale repertorio: le nuove generazioni resti- tuiscono senza troppe razionalizzazioni e dunque in modo nitido ciò che l’immagi- nario collettivo propone riguardo alla scienza e alla tecnologia. Per queste ragioni, analizzare come bam- bini e ragazzi rappresentano i protagonisti della scienza – come potrebbero essere, per esempio, astronomi, fisici e chimici – costituisce un’opportunità particolarmente interessante per indagare sulle concezioni diffuse tra i più giovani. Molte delle ricerche realizzate con lo scopo di descrivere e di analizzare le modalità pre- valenti di rappresentazione degli scienziati fra bambini e ragazzi sono state condotte con la metodologia denominata Draw a Scientist Test (DST). In buona sostanza, si tratta di far disegnare liberamente una figura di scienziato, in genere senza ulteriori spe- cificazioni, e di analizzare i disegni per ri- cavarne indicazioni sull’immagine pubblica degli scienziati. Nel corso degli anni le ricerche mediante DST si sono succedute sempre con l’intento di indagare l’immaginario collettivo dei più giovani in termini generali oppure focaliz- zandosi su determinati aspetti, come la re- lazione tra rappresentazioni sociali ed espe- rienze scolastiche o status sociale della fa- miglia di provenienza (1). . Lo scienziato lo disegno così C. Di Benedetto, F. Neresini, C. Boccato, L. Benacchio cronache di laboratorio sociologia Lo stereotipo dello scienziato è ormai immutabile o sta cambiando da qualche decennio a questa parte? E in quale misura i mezzi di comunicazione di massa influenzano l’immaginario dei più giovani? A queste domande ha provato a rispondere un gruppo di ricercatori padovani con un’inchiesta svolta tra alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado. Dai loro disegni spunta qualche novità

Transcript of laboratorio Lo scienziato sociologia lo disegno...

PAG. 28 SAPERE - GIUGNO 2009

Adulti di mezza età, preferibilmentecalvi e miopi, rigorosamente uo-mini, che indossano occhiali spessi

come fondi di bottiglia e camici in cui ognimacchia narra un esperimento o un’esplo-sione avvenuta in un laboratorio uguale atanti altri, senza finestre, senza colleghi,senza riferimento alcuno al mondoesterno. È un po’ questo lo stereotipo piùdiffuso e condiviso per la figura di “scien-ziato”. Ma oggi è ancora così o qualcosa ècambiato negli ultimi anni? Vediamo. Daglianni Cinquanta in poi, da quando cioèsono iniziati gli studi sulla rappresenta-zione sociale della figura di scienziato [1,15], sembra proprio essere questa la rap-presentazione che si è radicata nell’imma-ginario dei più giovani [2, 3, 4, 5, 6].Come è noto, l’immaginario collettivo èpopolato di rappresentazioni, metafore,analogie e riferimenti di chiara matricescientifica, un repertorio continuamentealimentato dalla science fiction e dalla di-vulgazione scientifica, coltivato dai massmedia nell’incessante scorrere delle lorosollecitazioni e consolidato, ma anche len-tamente trasformato, nel corso dell’intera-zione quotidiana [7, 8]. Il DNA, per esem-pio, è diventato una metafora di largo uti-lizzo per indicare una caratteristica intrin-secamente collegata all’identità, cosicchéper dire che gli italiani sono un popoloportato all’improvvisazione si usa l’espres-sione “hanno l’arte di arrangiarsi nel loroDNA”, oppure per sottolineare le poten-zialità di una squadra di calcio si dice che“ha la vittoria nel suo DNA” e via di que-sto passo.Di converso, questo stesso immaginariooffre le principali risorse di cui le personesi servono per interpretare le continue no-vità proposte sulla scena pubblica dagli

sviluppi della ricerca scientifica e dell’in-novazione tecnologica. Così, per esempio,la metafora della fotocopia serve come cri-terio interpretativo della clonazione [14]mentre il piccolissimo sommergibile cheviaggia nel corpo umano durante il filmViaggio allucinante offre immagini usateper parlare delle nanotecnologie [20].Non c’è dubbio che bambini e ragazzi co-stituiscano i destinatari più ricettivi e, allostesso tempo, gli elaboratori più diretti ditale repertorio: le nuove generazioni resti-tuiscono senza troppe razionalizzazioni edunque in modo nitido ciò che l’immagi-nario collettivo propone riguardo allascienza e alla tecnologia.Per queste ragioni, analizzare come bam-bini e ragazzi rappresentano i protagonistidella scienza – come potrebbero essere,per esempio, astronomi, fisici e chimici –costituisce un’opportunità particolarmenteinteressante per indagare sulle concezionidiffuse tra i più giovani.Molte delle ricerche realizzate con lo scopodi descrivere e di analizzare le modalità pre-valenti di rappresentazione degli scienziatifra bambini e ragazzi sono state condottecon la metodologia denominata Draw aScientist Test (DST). In buona sostanza, sitratta di far disegnare liberamente una figuradi scienziato, in genere senza ulteriori spe-cificazioni, e di analizzare i disegni per ri-cavarne indicazioni sull’immagine pubblicadegli scienziati.Nel corso degli anni le ricerche medianteDST si sono succedute sempre con l’intentodi indagare l’immaginario collettivo dei piùgiovani in termini generali oppure focaliz-zandosi su determinati aspetti, come la re-lazione tra rappresentazioni sociali ed espe-rienze scolastiche o status sociale della fa-miglia di provenienza (1)..

Lo scienziatolo disegno così

C. Di Benedetto, F. Neresini, C. Boccato, L. Benacchio

cronache di laboratorio

sociologia

Lo stereotipo delloscienziato è ormaiimmutabile o sta cambiandoda qualche decennioa questa parte? E in qualemisura i mezzi dicomunicazione di massainfluenzano l’immaginariodei più giovani? A questedomande ha provatoa rispondere un gruppo diricercatori padovani conun’inchiesta svolta traalunni della scuola primariae secondaria di primogrado. Dai loro disegnispunta qualche novità

SAPERE - GIUGNO 2009 PAG. 29

Il metodo

Negli ultimi anni il gruppo di lavoro sulladidattica dell’astronomia dell’Osservatoriodi Padova dell’Istituto Nazionale di Astrofi-sica ha svolto varie iniziative con le scuoleprimarie e secondarie di ogni parte d’Italia,arrivando a lavorare anche con centinaiadi scuole in un anno scolastico. In questoperiodo, sia per i contatti continui con gliinsegnanti, molti e di varie regioni, sia perle numerose esperienze pregresse, e ancheanalizzando i lavori inviati da bambini/e eragazzi/e (2), si è fatto largo il sospetto chequalcosa fosse cambiato nella rappresen-tazione sociale di “astronomo” propria del-le nuovissime generazioni.Per indagare su questo sospetto e descri-vere le possibili nuove linee di tendenza,abbiamo deciso quindi di realizzare, in col-laborazione con il Dipartimento di Socio-logia dell’Università di Padova, una ricercache, affiancando al tradizionale DST lasomministrazione di un questionario, po-tesse fornire utili indicazioni per analizzarela rappresentazione degli scienziati fra legiovani generazioni, cercando anche di ca-pire quanto queste immagini siano ricon-ducibili a quelle veicolate dai media.

La ricerca si inserisce dunque nel filone distudi sulle rappresentazioni sociali con me-todologia DST ma offre, rispetto alle analisiprecedenti, vari elementi di novità.Innanzitutto la dimensione del campionecon il quale abbiamo deciso di lavorare èmolto estesa: conta, infatti, 1.300 ragazziche, nel corso dell’anno scolastico 2007-2008, frequentavano la scuola primaria e lascuola secondaria di primo grado (3). Ilcampione è composto in realtà da tresotto-campioni, differenziati in base all’età:(a) alunni delle classi I, II e III della scuolaprimaria, (b) alunni delle classi IV e V, (c)ragazzi delle classi I, II e III della scuolasecondaria di primo grado. In questomodo, i risultati della ricerca sono statipresi in esame anche mettendo a con-fronto diverse fasce di età.Le classi assegnate a ciascun sotto-cam-pione sono state suddivise a loro volta intre gruppi, chiedendo di disegnare unoscienziato, oppure un chimico o un astro-nomo (4), aggiungendo quindi, rispettoalle indagini tradizionali, la possibilità dicomparare anche i profili di differenti pro-tagonisti della ricerca scientifica. Si volevacosì rilevare se esistessero, ed eventual-mente quali fossero, le differenze tra le ca-

cronache di laboratorio

sociologia

Chimica ed esplosioni. Un legamericorrente nelle rappresentazionidei bambini (disegno di Andrea,11 anni). La figura del chimico èspesso accompagnata da simboliche indicano pericolo come te-schi, croci, scritte “Danger” o “Donot enter”.

PAG. 30 SAPERE - GIUGNO 2009

ratteristiche attribuite in generale agli scien-ziati e quelle di due categorie più specifiche,per l’appunto l’astronomo e il chimico.Infine, oltre al DST, ogni alunno coinvoltoha compilato un breve questionario (conformulazioni differenziate a seconda del-l’età) che conteneva domande sulla prove-nienza socioculturale (per esempio la pro-fessione dei genitori), sulla familiarità conargomenti di tipo scientifico (giochi scien-tifici, utilizzo di laboratori didattici, visite amusei), sull’interesse nei loro confronti (lematerie scolastiche preferite, la fruizione diprogrammi televisivi e la lettura di libri didivulgazione) (5).

Qualcosa sta cambiando?

Il primo risultato che salta agli occhi è chele bambine dell’ultimissima generazionesembrano differenziarsi dalle ragazze piùgrandi. Le bambine di prima, seconda eterza classe primaria, infatti, rappresentanocon maggiore frequenza rispetto alle ra-gazze più grandi donne scienziato, chimicoo astronomo (vedi grafico a in colonna).Come si può invece osservare (grafico c), lapercezione che i ragazzi hanno delle figureche lavorano nella scienza sembra non su-bire alcun mutamento rilevante in relazioneal genere nelle tre fasce di età: i maschi ditutte le classi continuano a rappresentarecon una percentuale piuttosto costantescienziati, chimici e astronomi, che nel 90%circa dei casi sono uomini. Questo datoconferma il trend registrato in campo inter-nazionale nel corso degli anni [9, 10].Invece, la percentuale di donne rappre-sentate da donne cresce nelle ragazze piùgiovani e non si rilevano differenze signi-ficative nelle tre diverse carriere scientifi-che. Già Matthews & Davies [9] notavanoche in un campione di ragazzi dai 5 ai 14anni, la percentuale di uomini scienziatirappresentati cresceva al crescere dell’età,mentre tra i più piccoli si riscontravano piùfrequentemente rappresentazioni di donnescienziato.Difficile dire se, come auspicabile, si trattidi un vero e proprio mutamento genera-zionale o se piuttosto sia un effetto dettatodalle esperienze di vita, secondo il qualecrescendo si rinforza nell’immaginario lapercezione che lo scienziato sia prevalen-temente uomo. A questo riguardo sem-brano prevalere finora visioni non troppoottimistiche; già in Long et al. [11] si attri-

buiva la sottorappresentazione delle donnealla difficoltà per le bambine di identificarsinei media con personaggi femminili conun ruolo professionale della scienza: tele-visione, riviste e cinema (6) , infatti, de-scrivono i mestieri scientifici prevalente-mente come maschili, contribuendo per-tanto a rinsaldare uno stereotipo già radi-cato nell’immaginario collettivo.Tuttavia i dati rilevati nel corso della no-stra indagine sono piuttosto netti, misu-rando una differenza di quattordici puntipercentuali nella rappresentazione di don-ne tra le ragazze di età diverse. Ciò lasciaaperta la prospettiva di un effettivo muta-mento generazionale; tuttavia, solo un’ana-lisi longitudinale, ovvero una ricerca simileripetuta a distanza di anni, potrebbe for-nire un buon termine di paragone e dareuna risposta netta a questo interrogativoancora aperto.

Tre immagini a confronto

I profili dell’astronomo, del chimico e delloscienziato che emergono dalla nostra ana-lisi sono piuttosto sfaccettati e sembranotracciare innanzitutto una linea di demar-cazione che separa chimico e scienziato daun lato e astronomo dall’altro. Infatti, in re-lazione alla maggior parte delle variabilianalizzate, chimico e scienziato mostranocomportamenti e tratti simili.Scienziato e chimico portano spesso ca-mice, badge e occhiali insieme a provette,microscopi o altri strumenti di laboratorio.L’astronomo invece, secondo le attese,tende a essere rappresentato con un tele-scopio mentre guarda le stelle (7). Ma finqui nulla di particolarmente nuovo.È invece guardando agli elementi più com-plessi e articolati che si confermano i trattidistintivi delle tre figure (8). Nel caso degliastronomi ricorrono infatti con minore fre-quenza simboli dal chiaro riferimento fan-tascientifico: bacchette magiche, pozioni,macchine del tempo, ali volanti o fluidi“anti-puzza” si ritrovano molto più frequen-temente nelle rappresentazioni di scienziati(41%) e chimici (41,5%), mentre compaionosolo fra il 17,4% degli astronomi.Lo stesso accade per le esplosioni: gliastronomi rimandano a un universo sim-bolico di sicurezza, dove la ricerca scienti-fica è in sintonia con la natura e non lasciaspazio a mondi pericolosi e sconosciuti.Guardando ai dati, rileviamo che le esplo-

cronache di laboratorio

sociologia

Genere dello scienziato ri-spetto al genere dell’autoredel disegno.

a I, II e III classe scuola primaria

maschi86% 8% 6% 34% 62% 4%

b IV e V classe scuola primaria

88% 7% 5% 48% 50% 2%

femmine

100%

80%

60%

40%

20%0%

Scuola secondaria di primo gradoc

92% 8% 48%52%

maschi femminemaschi

100%

80%

60%

40%

20%0%

100%

80%

60%

40%

20%0%

non specificato

femmine

maschi

femmine

SAPERE - GIUGNO 2009 PAG. 31

cronache di laboratorio

sociologia

Nei disegni dei bambini l’astro-nomo viene per lo più rappresen-tato con un telescopio mentreguarda le stelle (in alto disegnodi Marco, 12 anni). Lo scienziatoe il chimico indossano spesso ilcamice, un badge e occhiali e ap-paiono circondati da provette,microscopi o altri strumenti dilaboratorio come si vede nel di-segno a fianco di Alessandro,7 anni.

PAG. 32 SAPERE - GIUGNO 2009

sioni sono associate agli astronomi solonell’1% dei casi di classe primaria e addi-rittura in nessun caso nella scuola secon-daria. Scienziati e chimici invece sono per-cepiti diversamente e associati all’esplo-sione in misura più consistente (7% nelcaso di scienziati e 8% nel caso di chimici).Per quanto riguarda la percezione del pe-ricolo, segnalata dal ricorso ai simboli delveleno, teschi, croci o scritte come “Dan-

ger” o “Do not enter”, questa risulta pecu-liarmente associata ai chimici e in secondabattuta agli scienziati, mentre sono vera-mente pochi i casi in cui riguardano gliastronomi (9).Sembra quasi che i ragazzi riconoscano inqualche modo il carattere prettamente os-servativo della ricerca astronomica, mentrela chimica appare come un’attività di ma-nipolazione che può comportare qualche

Nelle rappresentazioni dei ragazzil'iconografia degli scienziati èricca di elementi fantastici: bac-chette magiche, pozioni, mac-chine del tempo, ali e fluidi “an-tipuzza”. In alcuni casi è chiaroil richiamo agli eroi dei fumetti,come nel disegno accanto ispiratoa Dragonball (sotto) (Anna, 10anni).

cronache di laboratorio

sociologia

SAPERE - GIUGNO 2009 PAG. 33

rischio. E il fatto che l’immagine degliscienziati risulti accomunata a quella deichimici, piuttosto che a quella degli astro-nomi, lascia intendere che il tratto dellamanipolazione potenzialmente pericolosasi estende fino a comprendere la scienzain senso lato.Anche il look delle tre figure professionali

conferma tale linea di distinzione. L’astro-nomo si presenta come «uno di noi»: nellamaggior parte dei casi indossa abiti casualquotidiani, di stile neutro, nessun accessoriodi riconoscimento particolare e, come giàevidenziato, gli unici elementi distintivi sonotelescopio e stelle. Pochi sono gli astronomifuori norma: nonostante sia ritratto spesso

cronache di laboratorio

sociologia

L’aspetto disordinato dello scien-ziato è un altro elemento ricor-rente. I capelli scompigliati, gliabiti sporchi e l’aria confusa ri-specchiano lo stereotipo delloscienziato pazzo (Pietro, 9 anni).

In alcuni casi i ragazzi rappre-sentano scienziati, chimici eastronomi con un look allamoda: anche loro possono indos-sare abiti normali o addiritturaal passo con le tendenze del mo-mento, hanno scarpe da ginna-stica Nike e magliette Dolce&Gab-bana (Sofia, 12 anni).

PAG. 34 SAPERE - GIUGNO 2009

cronache di laboratorio

sociologia

Tipi di look dello scienziatoI, II e III classe scuola primaria

scienziato astronomo chimico

31,00% 54,00% 33,30%

12,70% 8,00% 7,80%42,70% 30,70% 38,00%

12,70% 7,00% 12,80%

0,90% 0,70% 7,80%

neutromodafuori norma

professionalenon pertinente

60%50%40%

30%

20%10%

0

IV e V classe scuola primaria

scienziato astronomo chimico

15,00% 46,00% 13,70%

8,60% 3,60% 4,10%

48,00% 27,30% 47,00%

28,00% 20,00% 32,30%

0,00% 2,90% 2,70%

neutro

moda

fuori norma

professionale

non pertinente

50%40%

30%

20%

10%

0

Scuola secondaria di primo grado

scienziato astronomo chimico

25,00% 57,50% 21,50%

3,80% 10,20% 7,40%

38,80% 7,90% 35,00%32,50% 22,00% 34,40%

0,00% 2,40% 1,80%

neutromoda

fuori normaprofessionale

non pertinente

60%50%

40%

30%20%10%

0

L’astronomo viene per lopiù rappresentato con unlook neutro, mentre i chimicivengono associati piùfacilmente allo stereotipodello scienziato pazzo.Accanto a questerappresentazionicompare anche quelladello scienziatoprofessionale: camice inordine oppure giacca ecravatta, occhiali, badgeben in vista. Un’altramodalità con cui i ragazzirappresentano le tre figure,infine, è quella di personeal passo con le modedel momento

SAPERE - GIUGNO 2009 PAG. 35

in contesti notturni, l’astronomo mantienenella maggior parte dei casi un’immaginepoco tecnica, di chi guarda il cielo più perpassione che per mestiere. E proprio in que-sto suo scrutare i misteri dell’universo, avolte, assume addirittura un aspetto di eroeromantico.È in linea con il suo “look” anche l’ambientein cui è rappresentato; l’astronomo, infatti, èquasi sempre all’esterno, molto spesso in ungiardino, una terrazza o affacciato a una fi-nestra qualunque: uno spazio che, anche seall’aperto, evoca maggiormente un’atmo-sfera intima piuttosto che un luogo di lavoro.Nei disegni di scienziato, invece, è molto piùdiffuso il senso di disordine: capelli scompi-gliati, abiti sporchi, aria confusa di chi inse-gue un risultato senza ottenerlo. Questo stilefuori norma avvicina ovviamente scienziatoe chimico allo stereotipo di scienziato pazzo,a quanto pare piuttosto diffuso ancor oggi.Accanto a questa rappresentazione, tuttavia,riscontriamo che i ragazzi tendono ad asso-ciare gli scienziati e i chimici a uno stilecompletamente diverso: un “look” profes-sionale. Camice in ordine oppure giacca ecravatta, occhiali, badge ben in vista,l’espressione seria, accessori e strumenti per-fettamente a posto, come evidenziato neigrafici a pagina 34.Un’altra modalità con cui i ragazzi rappre-sentano le tre figure, infine, riguarda la moda.Registriamo elementi che riconducono allamoda del momento: nel caso di rappresenta-zione di donne, troviamo stivali e accessori,gonne corte e camici con lo spacco, molletteper i capelli che ricordano quelle diffusenegli stessi mesi tra le adolescenti.Anche nel caso di rappresentazione di uo-mini, rileviamo magliette in cui è ben evi-dente la marca dello stilista oppure il nomedi un gruppo musicale (10) . Si tratta di unostile che, nel caso di ragazzi di scuola se-condaria, è principalmente associato agliastronomi, mentre nei disegni di ragazzi piùgiovani si ritrova principalmente associatoagli scienziati. Non si hanno a questo ri-guardo termini di paragone con altre ricer-che, trattandosi di una variabile inserita perla prima volta nella griglia di analisi del con-tenuto dalla nostra indagine. Crediamo tut-tavia che, anche dai risultati emersi su que-sto fronte, si evidenzi un’immagine delloscienziato che, per certi aspetti, si differenziadalle precedenti. Se da un lato, infatti, alcunistereotipi si mantengono ben saldi, d’altraparte intravediamo una tendenza nuova, che

dipinge scienziati, chimici e astronomi comepersone non poi così distanti dal mondoreale: anche loro possono indossare degliabiti normali o addirittura al passo con letendenze del momento, hanno scarpe daginnastica Nike e magliette Dolce&Gabbanacome molti di noi, sanno chi sono gli IronMaiden e probabilmente ascoltano anchedella musica, oltre a stare in laboratorio. In-somma, sembrerebbe aprirsi la possibilità diuna progressiva affermazione di una visionedella scienza meno staccata dalla vita quoti-diana, che lascia “uscire” i ricercatori dal la-boratorio concedendo loro una vita menoeccentrica. Si tratta tuttavia di un cambia-mento appena accennato, rispetto al qualesarà necessario ottenere ulteriori conferme.Vale anche la pena soffermarsi su alcunisimboli attesi che risultano invece quasi deltutto assenti dall’apparato iconografico deidisegni. Una speciale menzione, a questoproposito, riguarda la rappresentazione gra-fica del modello del DNA, che compare soloin rarissimi casi. Ci aspettavamo che ricor-resse con maggiore frequenza, specie se siconsidera la sua pervasiva presenza neimedia, sia come elemento chiave della ri-cerca biologica, sia come elemento metafo-rico. Allo stesso modo, hanno una presenzapoco significativa le formule e la lampadina,ovvero il simbolo per eccellenza legato al-l’idea dell’intuizione da cui derivano le sco-perte. Poco presente rispetto alle aspettativeè anche il computer: vista la sua diffusionenegli ambienti di lavoro e la sua funzionefondamentale anche nelle professioni di tiposcientifico, attendevamo di registrarne unapresenza diffusa, quanto meno nei disegnidi scienziati.

Scienza e mass-media

La scienza può vantare una presenza consi-stente nel panorama dei media di grandediffusione: televisione e quotidiani, libri e ri-viste affrontano spesso argomenti scientifici[12]. Senza contare inoltre il fatto che lascienza compare come il principale ingre-diente di molte vicende e di numerosi temitrattati ampiamente dai mass-media; gliesempi certo non mancano, come la vicendadella “mucca pazza” [13], il dibattito sulla fe-condazione assistita e quello sulla clona-zione [14], le discussioni sui cambiamenti cli-matici, sull’energia, tanto per citarne solo al-cuni. Molti sono anche i contenitori media-tici per ragazzi che si occupano di scienza.

cronache di laboratorio

sociologia

L’astronomo appare ancora comecolui che guarda il cielo più perpassione che per mestiere. E pro-prio in questo suo scrutare i mi-steri dell’universo, a volte, assumeaddirittura un aspetto di eroe ro-mantico (Riccardo, 13 anni).

PAG. 36 SAPERE - GIUGNO 2009

Se questo è il quadro di riferimento, alloraassume particolare rilievo cercare di capirese e in quale misura l’immagine dellascienza presentata dai media influenzi larappresentazione che i più giovani hannodegli scienziati.Per analizzare questo aspetto abbiamo da unlato rilevato la presenza nei disegni di ele-menti simbolici che evocano personaggi oformat mediatici, dall’altro li abbiamo messiin relazione ai dati raccolti mediante i que-stionari. Tali dati, infatti, derivano da do-mande volte a indagare il consumo di con-tenuti scientifici non solo attraverso di mass-media ma anche attraverso videogiochi, vi-site a musei ed esposizioni.Nel complesso possiamo osservare che daun lato sono relativamente pochi i ragazziche dichiarano di avere una qualche fami-liarità con la scienza, seppur mediata dallastampa, dalla televisione o da eventi culturalia carattere divulgativo; d’altro canto, sonopochi anche gli elementi dei disegni che ri-chiamano fumetti, programmi televisivi ovolti noti in vario modo riconducibili all’im-maginario scientifico.Nelle prime tre classi di scuola primaria in-fatti, solo il 9,3% dei disegni mostra richiamia programmi televisivi, e, fra questi, solopochi riguardano effettivamente programmia contenuto scientifico o, almeno in minimaparte, legati alla scienza (5 casi: Harry Potter;4 casi: serial centrati sulla medicina; 2 casi: ilfumetto Dragonball).Negli altri casi, quelli più numerosi, i simboliutilizzati evocano personaggi di cartoni ani-mati o serie televisive che nulla hanno a chevedere con la scienza, per esempio abiti chericordano lo stile di Braz, Principesse Sireneo Winx nel caso di rappresentazioni femmi-nili. Percentuali analoghe si possono riscon-trare nelle classi IV e V: solo il 9,3% dei di-segni (appena 43 casi) evoca immagini chia-ramente riconducibili a programmi televisivi:12 richiamano Harry Potter, 9 evocano serialcome E.R., Grey’s Anatomy, Doctor House,4 rimandano al cartoon Dragonball. Ven-gono poi citati altri programmi assoluta-mente estranei a contenuti scientifici comeUgly Betty, Braz, telefilm polizieschi.Nel campione di ragazzi di scuola seconda-ria, la presenza di riferimenti televisivi è piùfrequente, dal momento che si arriva al16,7% (75 casi). Tuttavia anche questa voltasono pochi i casi in cui sono riconoscibilicollegamenti con trasmissioni in cui lascienza o la sua versione fantascientifica co-

stituisce un elemento centrale. I più citatisono i serial sulla medicina (12 casi), HarryPotter (6 casi) e di nuovo Dragonball (7casi). È chiaro che il basso consumo di con-tenuti scientifici attraverso i media spiega inparte la scarsa presenza nei disegni di im-magini riconducibili all’offerta mediatica. Ep-pure l’insistenza con cui si parla di scienza intelevisione o sulla stampa periodica - magariin forma romanzata, se non addirittura di-storta, comunque decisamente lontana dallaroutine del lavoro scientifico, molto spessoconfondendone i contorni nella melassa in-formativa e simbolica con cui i media ali-mentano l’immaginario collettivo – avrebbefatto pensare che i disegni di scienziati, chi-mici e astronomi si sarebbero caratterizzatiper un maggior numero di riferimenti a que-sto ricco panorama.Harry Potter, per esempio, spesso pratica si-tuazioni in cui sono presenti temi vicini allascienza e all’astronomia. Ci si attendeva dun-que nelle rappresentazioni dei ragazzi unasua presenza molto più massiccia, anchepoiché negli stessi mesi il personaggio do-minava la scena al cinema e nelle librerie.Invece, per quanto non sia assente, noncompare con percentuali significative nelcampione di disegni. E lo stesso vale ancheper gli altri programmi. Insomma l’immagi-nario scientifico proposto dai media, speciequelli a più larga diffusione come la televi-sione, sembra lasciare una traccia piuttostolabile sulle rappresentazioni sociali dellascienza.Se poi spostiamo l’attenzione dalla televi-sione ad altri media gli effetti risultano an-cora meno evidenti: elementi e simboli pe-culiari di fumetti e giochi non trovano quasimai eco nei disegni dei ragazzi, a eccezionedi quei personaggi dei fumetti che trovanoun corrispondente anche in televisione (peresempio Dragonball e Winx). Ma tra coloroche dichiarano il proprio interesse per lascienza, sebbene si tratti di una minoranza,è possibile osservare un’incidenza più signi-ficativa dell’immaginario scientifico mediale?In generale gli effetti appaiono ancora piut-tosto limitati; tuttavia, considerando l’interocampione, senza quindi particolari distin-zioni dovute all’età, possiamo riscontraredue linee di tendenza.Da un lato possiamo notare che i ragazziabituati a fruire di argomenti scientifici ten-dono a rappresentare più degli altri deter-minati elementi fortemente attesi: per esem-pio si registra una maggiore ricorrenza di

cronache di laboratorio

sociologia

La raffigurazione di una scien-ziata chiaramente ispirata ai se-rial televisivi di ambientazioneospedaliera (Valentina, 12 anni).

SAPERE - GIUGNO 2009 PAG. 37

I personaggi di alcune serietelevisive di successo, come laprotagonista di Grey’s Anatomy,influenzano l’immaginario dellenuove generazioni.

stelle e telescopi nei disegni di astronomioppure una maggiore frequenza di camici eprovette fra scienziati e chimici. Si trattaquindi di elementi piuttosto superficiali, im-mediatamente riconoscibili, ma che al tempostesso non richiedono una rielaborazionepropria e più profonda dei concetti.La seconda tendenza riguarda invece pro-prio quegli elementi più controversi, comel’associazione fra scienza e pericolo ol’evocazione del magico e di riferimentialla fantascienza. Sembra, infatti, che i ra-gazzi più abituati a guardare la scienza intelevisione o a leggerla in riviste di divul-gazione tendano più degli altri a rappre-sentare gli scienziati attraverso il ricorso al-l’immaginario della fantascienza, o colle-gandoli a esplosioni e, in generale, al pe-ricolo. Si tratta di un risultato che, in fondo,dovrebbe sorprenderci solo in parte, poi-ché conferma il fatto che i media, per atti-rare il giovane pubblico verso la scienza,ricorrono spesso a strategie narrative e ico-nologiche nelle quali la realtà si mischiaalla pura fantasia (11).Nel panorama del consumo mediatico, soloi libri di divulgazione scientifica vanno nelladirezione opposta (12) , contribuendo a for-mare nei giovani lettori una visione più rea-listica della ricerca scientifica; televisione, vi-deogiochi e riviste non riescono a trasmet-tere un’immagine della scienza aderente al-l’effettiva pratica della ricerca, quasi che ilprezzo da pagare per ottenere l’attenzionedei ragazzi sia necessariamente quello di for-nire una versione caricaturale della scienza edel lavoro di ricerca.

NOTE

(1) Rimandiamo a Finson [15] per una de-scrizione diacronica dettagliata degli studi inmateria.(2) Ringraziamo Angela Turricchia del Set-tore Istruzione del Comune di Bologna perla preziosa collaborazione nel favorire i con-tatti tra Osservatorio astronomico e ragazzidi scuola primaria.(3) Le ricerche recenti in materia con Drawa Scientist Test ricorrono generalmente acampioni meno ampi, spesso perché al DSTsi affiancano metodologie qualitative chenon consentono di essere applicate a grandinumeri. Tra le pubblicazioni più recenti distudi su corpora molto estesi segnaliamo ilcontributo di Lori Adamns Chabay [16], il

quale studia circa 800 disegni di ragazzi dai6 ai 12 anni. La nostra ricerca è stata con-dotta su un corpus di 1.300 studenti appar-tenenti a 72 classi di scuole italiane. Ognisub-campione è composto da 24 classi, aotto delle quali è stato chiesto di disegnareuno scienziato, a otto un chimico e a ottoun astronomo.(4) La figura da rappresentare è stata decisaa priori per l’intera classe. Al docente spettail compito di formulare la richiesta nel modopiù appropriato e neutro, secondo quantostabilito con i ricercatori, senza influenzare iragazzi.(5) La matrice dei dati è risultata alla finecomposta da 80 variabili, alcune derivantidalle risposte fornite alle domande del que-stionario, altre sono state costruite medianteuna codifica ex-post dell’analisi effettuata suidisegni seguendo la classica procedura dianalisi del contenuto. A questo proposito siveda [17].(6) Sulla rappresentazione di genere in ruoliscientifici nel cinema, si veda [18].(7) Si rileva che gli astronomi raramente por-tano gli occhiali e, come atteso, sono rap-presentati spesso con il telescopio o il can-nocchiale. Questi dati confermano quantogià riportato da Castelfranchi et al. [19] cheevidenziano come gli strumenti degli scien-ziati sono in primo luogo, per i bambini,estensioni della vista. Di conseguenza, lapresenza di uno di questi strumenti spessoesclude gli altri, come registrato nel nostrocorpus di analisi.(8) È interessante evidenziare che il sotto-campione di studenti più giovani rappre-senta in maniera meno netta le differenze trale tre figure professionali e tende quindi adappiattire la descrizione degli astronomi suscienziati e chimici. Ad eccezione delle va-riabili stelle, pianeti e telescopio, presentisempre in misura significativa anche nei di-segni di ragazzi più piccoli, le altre variabiliinvece risultano meno differenziate e ren-dono le tre figure più vicine tra loro.(9) Nel solo sotto-campione di studenti di I,II e III classe primaria i dati mostrano unasostanziale equivalenza tra chimici e scien-ziati nell’associazione a simboli del pericolo.In tutti gli altri casi invece, si evidenzia la pe-culiarità della variabile in relazione alla fi-gura professionale di chimico.(10) L’attribuzione del disegno alle categoriedella variabile look ha tenuto conto di sim-boli e testi riconducibili alla volontà del ra-gazzo. Si tratta di un’operazione che lascia

cronache di laboratorio

sociologia

PAG. 38 SAPERE - GIUGNO 2009

piena discrezionalità al ricercatore: tuttavia,l’applicazione di un criterio coerente garan-tisce la qualità dell’analisi. In determinati casiè stato necessario immedesimarsi nel ra-gazzo per poter valutare le sue intenzioni edecidere la modalità appropriata. Per esem-pio il disegno di scienziato, piuttosto me-diocre e senza alcun elemento distintivo par-ticolare, la cui maglietta riportava la scrittaIron Maiden è stato attribuito alla modalitàmoda. Ciò, infatti, è stato interpretato comeun segno, da parte dello studente, di ren-dere lo scienziato vicino al mondo reale, alpasso con le mode musicali.(11) Il risultato conferma inoltre quanto giàevidenziato da Schibeci e Sorensen [4].(12) Una leggera tendenza verso una rap-presentazione un po’ più realistica dellascienza si rileva anche tra coloro che nelquestionario indicano di preferire a scuolale materie scientifiche.

BIBLIOGRAFIA

[1] MEADM., METRAUX R., «The image of thescientist among high school students: a pilotstudy», Science, 126, 1957, pp. 384-390.[2] KRAUSE J.P., «How children “see” scien-tists», in Science & Children, 14 (8), 1977,pp. 9-10.[3] CHAMBERS D.W., «Stereotypic images ofthe scientists: the draw-a-scientist test», inScience Educ., 67 (2), 1983, pp. 255-265.[4] SCHIBECI R.A., SORENSEN I., «Elementaryschool children’s perceptions of scientists»,School Science & Mathem., 83, 1983, pp.14-20.[5] FORT D.C., VARNEY H.L., «How studentssee scientists: mostly male, mostly white andmostly benevolent», Science & Children, 26(8), 1989, pp. 8-13.[6] NEWTON L.D., NEWTON D.P., «Young chil-dren’s perceptions of science and scientists»,International Journal of Science Education,14, 1992, pp. 331-348.[7] VAN DIJCK J., Imagination. Popular ima-ges of genetics, New York University Press,New York 1998.

[8] TURNEY J., Frankenstein’s Footsteps. Science,Genetica and Popular Culture, Yale Univer-sity Press, New Haven and London 1998.[9] MATTHEWS B., DAVIES D., «Changing chil-dren’s images of scientists: can teachersmake a difference?», School Science Review,80, giugno 1999.[10] BULDU M., «Young children’s percep-tions of scientists: a preliminary study», Edu-cational research, vol. 48, n. 1, marzo 2006,pp. 121-132.[11] LONGM., BOIARSKY G., THAYER G., «Gen-der and racial counter-stereotypes in scienceeducation television: a content analysis», Pu-blic understanding of science, 10, 2001.[12] BAUER M. et al., «Science and Techno-logy in the British Press, 1946-1990», TheScience Museum, London 1995.[13] BUCCHI M., Vino, alghe e mucche pazze:la rappresentazione televisiva delle situa-zioni a rischio, ERI/Rai, Roma 1999.[14] NERESINI F., «And Man descended fromthe Sheep. The Public Debate on Cloning inthe Italian Press», Public Understanding OfScience, 9, 2000, pp. 359-382.[15] FINSON K.D., «Drawing a scientist: whatwe do and do not know after fifty years ofdrawings», School Science and Mathematics,v. 102, n. 7, novembre 2002, pp. 335-45.[16] ADAMNS CHABAY L., «Myself as a resear-cher – an analysis of children’s images ofscientists», Veetenskap & Allmänhet, VA, Oc-tober 2008.[17] TUZZI A., «L’analisi del contenuto. Intro-duzione ai metodi e alle tecniche di ricerca»,Carocci, Roma 2003.[18] ELENA A., «Skirts in the lab: MadameCurie and the image of the woman scientistin the feature film», Public Understandingof science, 6, 1997.[19] CASTELFRANCHI Y., MANZOLI F., CANNATA I.,«L’evoluzione dell’immagine della scienzadall’infanzia all’adolescenza», Report 2003,Octs - Observatory on Children, Teens andScience, SISSA.[20] NERLICH B., «From Nautilus to Na-nobo(a)ts: The Visual Construction of Na-noscience», Journal of Nanotechnologies on-line, 1, 2005, pp. 1-19.

cronache di laboratorio

sociologia

Chiara Di Benedettoè assegnista di ricerca all’Istituto Nazionale di Astrofisica, Osservatorio di Padova.

Federico Neresiniè docente di Sociologia della Scienza all’Università di Padova.

Caterina Boccatoè tecnologo all’Istituto Nazionale di Astrofisica, Osservatorio di Padova.

Leopoldo Benacchioè ordinario astronomo all'Istituto Nazionale di Astrofisica e docente di Linguaggi e Fondamenti Concettuali

dell’Astronomia all'Università di Padova.

Nel panorama del consumomediatico, solo i libri didivulgazione scientificacontribuiscono a formarenei giovani lettori unavisione più realisticadella ricerca.Televisione, videogiochie riviste non riesconoa trasmettere un’immaginedella scienza aderenteall’effettiva pratica dellaricerca. Quasi che il prezzoda pagare per ottenerel’attenzione dei ragazzi sianecessariamente quellodi fornire una versionecaricaturale della scienza edel lavoro di ricerca