Laboratorio di educazione museale Baldoni Giorgia ... fileIl lavoro di gruppo Fase 1 divisione dei...

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Laboratorio di educazione museale Giorgia Baldoni Sara Ballerini Andrea Bellucci Sibilla Caroppo L'arte di osservare: Visual Thinking Strategy a cura del Movimento di Cooperazione Educativa Tutor: Dott.ssa Marianna Di Rosa 2 dicembre 2017

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Laboratorio di educazione museale

Giorgia Baldoni

Sara Ballerini

Andrea Bellucci

Sibilla Caroppo

L'arte di osservare: Visual Thinking Strategya cura del Movimento di Cooperazione Educativa

Tutor: Dott.ssa Marianna Di Rosa

2 dicembre 2017

Museo archeologico di Firenze

Arrivo al museo

• Esposizione del programma.

• Presentazione dei componenti e delle esperienze didattiche legate alle visite al museo.

I post-it

Ogni partecipante ha scritto su un post-it una parola che definisse le aspettative sul laboratorio.

Il lavoro di gruppoFase 1

divisione dei gruppi e organizzazione del lavoro

• I partecipanti sono stati divisi in sei gruppi.

Ad ogni gruppo è stata

data una scheda da

compilare relativa a una

serie di reperti esposti al museo.

La scheda compilata dal nostro gruppo

Fase 2

raccolta dei dati

• Ogni gruppo ha esposto

la propria ricerca, in base alla scheda compilata.

• Dalle schede sono emersi

i lati positivi e negativi

dell’esposizione museale,

in relazione a una

ipotetica visita o attività didattico-museale.

Uno dei reperti

analizzati:

il ventaglio della

tomba dei

Flabelli

(Populonia)

Fase 3

i risultati del lavoro di gruppo

• Mancanza della data degli scavi di ritrovamento

dei reperti, cosa invece importante perché solo gli

scavi più recenti tengono in considerazione aspetti

che nel passato venivano tralasciati, in particolare

rispetto all'uso nella vita quotidiana di certi oggettiche sono stati ritrovati nelle tombe.

• Assenza di ricostruzione dell'ambiente in cui

venivano usati quei reperti, riguardanti per lo più latoeletta e il banchetto.

• Didascalie a volte un po' troppo per addetti ailavori.

Osservazione individuale • Nella tappa successiva abbiamo

osservato individualmente il vaso

riportato nella fotografia,

scrivendone una breve

descrizione da riportare

successivamente al resto del gruppo.

• Si tratta di un bucchero, una

lavorazione ossidoridotta della

ceramica in grado di conferire all’oggetto il tipico colore nero.

Questo procedimento di

colorazione della ceramica era tipico degli Etruschi.

• Quasi tutti i resoconti

includevano elementi narrativi,

soprattutto nella parte iniziale,

come per esempio l’incipit «La

brocca che stiamo vedendo…», «Stiamo osservando un oggetto…».

• Alcuni resoconti includevano

giudizi personali, come «E’ molto bello», «Mi piace».

• Soltanto un resoconto è stato

scritto in forma di elenco

sintetico, senza elementi narrativi né giudizi personali: «Brocca»,

«Nera», «Ceramica», «Tondeggiante» ecc.

• L’oggettività nella narrazione, a cui l’osservazione

dei reperti museali dovrebbe tendere, si raggiunge

solo usando un vocabolario condiviso, possibilmente specifico e quanto più neutrale.

• La ricostruzione del passato attraverso

l’osservazione dei reperti si serve del contributo di

più osservazioni, fatte anche in momenti e da persone diverse, con l’ausilio di strumenti differenti.

• L’aggiunta del contesto alla narrazione dà senso

all’osservazione archeologica: senza prendere in

considerazione il contesto non può esserci archeologia.

Il metodo del MoMA

• Il Museum of Modern Art di New York propone da

anni ai suoi visitatori un approccio di fruizione delle

opere d’arte improntato ad una maggiore partecipazione degli utenti.

• Il fine è trasformare il pubblico da spettatore

passivo, «passante» frettoloso davanti alle opere, a visitatore attivo.

• Il metodo si divide in quattro fasi: osservazione

condivisa dell’oggetto, descrizione collettiva,

interpretazione di gruppo, connessionedell’esperienza a vissuti personali.

Il metodo del MoMA:

osservazione della Chimera

• Il gruppo è stato invitato a

osservare la Chimera non solo

nella parte frontale, ma anche

a girarle intorno.

• I particolari che si notano

durante l’osservazione

forniscono l’occasione per

descrivere il mito della

Chimera: cosa significa questa

parola? Perché ha una capra

che esce dalla schiena? Qual

è il simbolismo del serpente

della coda?

Il metodo del MoMA:

osservazione della Chimera • Ciascun visitatore apporta una parte

di narrazione che arricchisce il vissuto

di tutti. Grazie al metodo del MoMA

tutti i visitatori possono sentirsi coinvolti nell’esperienza.

• Turn & Talk: la guida pone una

domanda al gruppo e ciascuno

potrà partecipare alla discussione

osservando, descrivendo,

interpretando e connettendo al proprio vissuto.

• Nel caso della Chimera, per esempio,

si può chiedere ai visitatori quale sia la loro prima memoria di un mostro.

Il Metodo MoMA: La Testa di cavallo

• Si tratta di un bronzo greco

ed è famoso per essere

presente in gesso in tutte le

accademie d’arte così da ispirare migliaia di artisti.

• Ancora una volta usando la

tecnica del Turn & Talk noi

visitatori attivi siamo andati

alla scoperta di questa magnifica testa di cavallo.

• Grazie all’osservazione

condivisa abbiamo potuto

notare che la testa è fornita di

morso e pennacchio perciò

era probabilmente parte di

una statua più grande

raffigurante un cavaliere sul

suo cavallo.

Il Metodo MoMA: La Testa di cavallo

• La grande attenzione

anatomica e il realismo della

rappresentazione ci ha fatto

arrivare al fatto che

probabilmente la statua era

quella di un personaggio

importante, infatti è probabile

che si tratti di Bucefalo, il

mitico cavallo di Alessandro

Magno.

Il Metodo MoMA: La Testa di cavallo

Attività in classe

• Nel pomeriggio avremmo

dovuto proseguire le attività

alle Cappelle medicee di

Firenze, ma con grande

sorpresa erano chiuse.

Siamo pertanto tornati in

facoltà e lì abbiamo svolto

una prima attività il cui

obiettivo era quello di

togliere l’imbarazzo del disegno.

Attività in classe

Il disegno della mano

• L’attività consisteva nel

disegnare la nostra mano

senza guardare quello che

stavamo facendo con la

matita e senza interrompere il tratto.

• La nostra testa era voltata

verso la mano da disegnare

mentre l’altra mano

lavorava in maniera indipendente sul foglio.

Attività in classe

Il disegno della mano

• Abbiamo poi disegnato

la mano una seconda

volta, in questo caso

era permesso guardare

il foglio per ben due volte.

• Grazie a questa attività

l’imbarazzo per il

disegno se n’era andato.

Attività in classe

La tutor, inoltre, ci ha spiegato ciò che avrebbe voluto farci

fare alle Cappelle Medicee:

avrebbe chiesto a ognuna di

noi di entrare nell'opera

facendosi fotografare in una

posizione o in un gesto che ci

vedeva inseriti nell'opera. Come

nel classico esempio della Torre di Pisa.

Questa attività serve per poter scoprire i dettagli di un’opera.

Riflessioni conclusive

Abbiamo scritto su un nuovo post-it una parola chiave di feedback per l'esperienza vissuta.

Abbiamo commentato assieme il fatto che per tutte noi

questa è stata un'esperienza positiva e sollecitante, come si

evince dalle parole scritte.

Curiosità, ricordo, partecipazione

sono tra le parole più significative emerse.

Il protagonismo è stato sicuramente al centro di questa

esperienza che ci ha visto partecipi, tutti e ciascuno,

sia nel lavoro di gruppo che in quelli individuali.

Abbiamo potuto apprendere un modo nuovo di visitare e

osservare quanto un museo può offrirci,

fuoriuscendo da una visione canonica di spettatori

per lo più passivi e, spesso, inadeguati:

con il metodo proposto, anche se non si hanno grandi

preconoscenze,

si può riflettere, partecipare e imparare cose nuove.

Realizzazione della presentazione

Giorgia Baldoni: slides 1 – 8

Sara Ballerini: slides 9 – 14

Andrea Bellucci: slides 15 – 20

Sibilla Caroppo; slides 21 – 27