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L’ABC DELLA

GRAFOLOGIA

DOCENTE: DOTT.SSA IMMACOLATA DI NARDO

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INTRODUZIONE

Cominciamo a sfatare qualche luogo comune

Dopo una giornata di intenso lavoro siete spalmati sul divano di casa, intenti a

guardare-non guardare l’ennesimo contenitore serale e il suo vasto campionario di

attualità. Ma potreste anche essere al mare, sotto l’ombrellone, leggendo una rivista

tanto per ammazzare il tempo. Ecco che vi imbattete nell’articolo, oppure presentano

in studio il grafologo di turno, che partendo dalla firma vi svelerà tutto di voi:

carattere, attitudini, il lavoro più compatibile.

Scoprire qualcosa di noi e degli altri analizzando la scrittura!

La cosa vi ha sempre un po’ intrigato per cui vi accingete a prestare ascolto a quello

che gli esperti potranno scoprire partendo da quei pochi segni.

Bene, incominciamo a entrare nel cuore dell’argomento. Non è così che funzionano

le cose. La firma- e ne parleremo in maniera approfondita nella parte dedicata alla sua

trattazione- da sola non dice proprio un bel niente di voi, dal momento che va

sempre comparata con il testo a cui appartiene. Essa può confermare le

caratteristiche della personalità che emergono dal testo, integrarle, metterle in

dubbio o- non è raro- addirittura negarle, ma ad ogni modo non va MAI considerata

da sola. Come pure non bastano tre o quattro righe vergate a matita su un block notes

a quadretti, o due righe scritte in stampatello.

Nel viaggio che vi invito a fare con me esplorando questa materia, tanto affascinante

quanto fraintesa, molti luoghi comuni verranno ribaltati e molte cose inedite scoperte.

Alcune magari sono intuitive, altre potrebbero riservarci non poche sorprese.

L’obiettivo del corso non è farvi diventare grafologi professionisti ma darvi un’idea

globale, il più possibile precisa e con riferimenti puntuali, di una disciplina che negli

anni si è sempre più imposta all’attenzione di pubblico e specialisti, divenendo un

valido supporto anche in ambito professionale.

Il corso cercherà di rendere questa complessa disciplina viva e piacevole alla lettura,

ma senza appesantirla con inutili tecnicismi e digressioni, che lasceremo senza rimorsi

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agli specialisti della materia. Ulteriore

particolarità del corso da noi proposto è di darvi da subito degli strumenti concreti,

quali la Scheda Tecnica, quella per il Ritratto grafologico e quella per la Compatibilità

di coppia.

ATTENZIONE: con questo non vogliamo invitarvi a sentirvi grafologi professionisti

quanto segnalarvi che, se seguirete con passione, applicazione e metodo, questa prima

trattazione potrete agevolmente essere in grado di impostare già un primo ritratto di

personalità e trarre le prime considerazioni- comparando le due scritture- sulle

possibilità d’intesa di una coppia.

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CAPITOLO 1

Le basi della grafologia: come e perché la scrittura ci parla di noi. - Analogie tra carattere e

scrittura. I modelli calligrafici e l’approccio globale

PERCHÉ SIAMO ATTRATTI DALLA GRAFOLOGIA?

LE ORIGINI

L’uomo è l’unico essere vivente capace di comunicare oltre che con la parola con la

scrittura; lo stesso atto fisico della mano che impugna la penna e del cervello che mette in

modo l’atto dello scrivere, sottintende un perfetto coordinamento mente-corpo,

sviluppatosi in secoli di evoluzione della specie. Quindi, scrivere è di per se sia un’attività

che prevede l’intento di comunicare sia la fase finale di un processo fisiologico.

L’idea che a una determinata scrittura possa essere associata una precisa personalità,

attitudini, interessi, un certo tipo di intelligenza non risale a un passato recente; dobbiamo

andare molto indietro nel tempo per trovare le prime teorie sulle analogie tra carattere e

scrittura.

La grafologia- anche per l’apparentamento con la fisiognomica- ha inizialmente sofferto

non poco ad affermarsi come disciplina dotata di rigore scientifico, venendo considerata

qualcosa a metà tra divinazione e razionalità. Provate a pensare a quanti diversi aspetti si

intreccino in essa: da un lato la grafologia ha avuto radici in un patrimonio popolare di

lunga tradizione e da un rapporto con discipline poi etichettate come pseudoscientifiche, e

dall’altro si fonda su postulati precisi e persegue un rigore metodologico - scientifico.

Si fa risalire la nascita della grafologia alla Fisiognomica, di cui era considerata una branca.

Camillo Baldi, autore nel 1622 del “Trattato come da una lettera missiva si conoscano la

natura e la qualità dello scrittore”, è considerato, grazie a questo testo, il primo grafologo.

Baldi aveva scritto anche un commento alla Physiognomica di Aristotele, che trattava della

corrispondenza tra i caratteri degli uomini e gli attributi somatici esterni del viso e del

corpo; tale idea ebbe molta diffusione nel Rinascimento, Leonardo e Michelangelo stessi

ne furono affascinati. Nel 1778 Lavater, il fondatore della Fisiognomonica, dedicava un

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capitolo dei suoi “Frammenti di Fisiognomica” ad esporre le regole per l'interpretazione dei

segni forniti dalla scrittura.

Nella seconda metà del 1800 le teorie della Fisiognomica verranno riprese dall’italiano

Cesare Lombroso, fondatore dell’Antropologia Criminale, in particolare con la

pubblicazione nel 1876 de “L’uomo delinquente”. Le sue opere- oggi fortemente criticate e

considerate pseudoscientifiche- si basano sul concetto del criminale per nascita. La fama di

Lombroso è legata soprattutto alla teoria dell'uomo delinquente nato o atavico, individuo

che reca nella struttura fisica i caratteri degenerativi che lo differenziano dall'individuo

normale e socialmente inserito.

È l’abate Michon (1806-1881) a dar vita al termine “Grafologia” e a creare una prima,

sistematica, trattazione, basate su regole molto precise, nelle due opere “Système de

graphologie” (1875) e “Méthode pratique de graphologie” (1878). Bisogna però arrivare a

Crépieux- Jamin(1859-1940) per avere una visione in senso moderno e su basi scientifiche

della disciplina, intesa come una scienza che vede l’uomo nella sua globalità. Considerato

uno dei padri fondatori della grafologia- si deve a lui la nascita della “Societé Francais de

Graphologie”- e colui al quale a tutt’ oggi si ispira la scuola francese, Crépieux-Jamin

prende le distanze dalla precedente opera di Michon- basata sui segni grafologici intesi

come fissi anziché dinamici, facendo così corrispondere a ogni segno dei precisi significati

statici. L’uomo viene, invece, considerato da Crépieux-Jamin, in linea con la concezione

del tempo, un insieme di elementi dinamici e interdipendenti tra loro.

Entrando nel merito, non basta scorgere e descrivere minuziosamente i segni, al

grafologo è richiesto anche un lavoro di intuizione e interpretazione del contesto grafico,

vale a dire di tutti gli elementi che compongono la scrittura.

Si devono quindi conoscere e utilizzare tutti gli strumenti per decifrare una scrittura, ma

questi vanno sorretti dalla capacità del grafologo di vederla nella sua globalità,

interpretando quello che viene definito il contesto grafico. Insomma, vengono richieste

competenze tecniche, approfondita conoscenza del tema trattato, ma anche un tocco

artistico, una sensibilità, un’empatica capacità di saper sentire il significato della scrittura

sottoposta alla nostra attenzione. Saranno proprio i lavori di Crépieux-Jamin a portare a

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rigorosi studi sulla disciplina e alla nascita delle principali scuole europee, tra cui quella

italiana fondata da Padre Girolamo Moretti. Le scuole e gli indirizzi sono, ad oggi, molto

numerosi ma possiamo affermare che siano tre i principali indirizzi nei quali i vari

interventi confluiscono: L’indirizzo francese, di Crèpieux-Jamin – l’indirizzo italiano di

Padre Girolamo Moretti, fondatore della scuola superiore di studi grafologici di Urbino, e di

Marco Marchesan; l’indirizzo tedesco di Ludwig Klages.

La scuola italiana differisce da quella francese poiché si basa su una casistica

estremamente rigida di segni, che portano a una corrispondenza fissa segno-carattere.

Nella nostra trattazione, come sapete, ci rifaremo alla Scuola Francese.

L’ analisi della scrittura secondo tale indirizzo si articola secondo un modello logico

strutturato in Generi e Specie.

Spazio, Forma, Movimento e Tratto sono i 4 generi che per primi vengono valutati nella

loro reciproca influenza e interrelazione, che risulta unica per ogni grafia. (Cominciamo col

tenere a mente questa osservazione)

Ecco per quali motivi abbiamo scelto di rifarci alla Scuola Francese:

1. Per il suo carattere globale- i segni, che non sono considerati fissi ma vanno interpretati nel

contesto grafico – dando così un respiro più ampio, articolato e dinamico alla trattazione

2. Per il forte ancoramento alla dimensione psicologica - largo spazio è lasciato a riferimenti

e Tipi Psicologici e rimandi a Freud e Jung- apparentamento particolarmente importante

nell’analisi delle dinamiche di coppia

Tuti i grafologi concordano nel riconoscere che anche i non specialisti- che nulla sanno di

parametri grafologici e corrispondenze psicologiche- colgono subito, in maniera intuitiva,

alcuni aspetti fondamentali della personalità dello scrivente. È quella che viene definita

Prima Osservazione.

C’è forse qualcuno che attribuisce a una grafia grande, angolosa, che incide il foglio con

forza e occupa tutto lo spazio, non tenendo conto dei margini, un carattere riservato, mite

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e remissivo? O non viene piuttosto da pensare a una persona che voglia primeggiare,

espandersi, il cui IO voglia stare sotto ai riflettori?

L’approccio globale al grafismo va quindi inteso come un tener insieme ogni aspetto di

una scrittura- come la mano ha calcato la penna sul foglio, come lo scritto occupa lo spazio,

se il gesto è fluido o esitante, le dimensioni, ecc … conoscendo però alcuni dati

fondamentali dello scrivente.

E qui affrontiamo il problema del modello calligrafico. Fino agli anni ‘80/’90 il grafologo

aveva vita decisamente più facile. L’utilizzo del PC non era ancora generalizzato e il ricorso

a carta e penna e alla scrittura in corsivo di uso comune.

Oggi, che abbiamo i primi “nativi informatici” della storia- ossia bambini che usano

prevalentemente la videoscrittura- la situazione è decisamente più complessa.

Aumentano le disgrafie* e le persone che utilizzano prevalentemente nella scrittura lo

stampatello, e che comunque fanno ricorso al corsivo il meno possibile. Fino agli anni ’60

nelle scuole elementari era prevista la calligrafia- il bello scrivere- come materia scolastica

e i modelli calligrafici erano molto precisi.

Quindi, quella che è una delle prime avvertenze per il grafologo “La scrittura si

personalizza sulla base del modello appreso” è sempre valida( permangono le differenze di

interpretazione a seconda delle nazionalità-)ma è meno stringente di una volta a seguito

dell’omologazione dovuta alla videoscrittura.

Bisogna comunque ricordare che:

Il modello calligrafico (o scolastico) varia a seconda delle epoche storiche (oggi c’è la

tendenza verticale contro quelle molto più inclinata del’800 e del primo ‘900 e si fa meno

ricorsi ad abbellimenti e gesti superflui)

Ogni modello presenta varianti anche di rilievo nei singoli paesi (forme più curve e più

grandi per i bambini italiani rispetto ai francesi; in Svizzera è già previsto come

apprendimento una specie di stampatello con le lettere non collegate le une alle altre)

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L’ età e la malattia, uno stato emotivo turbato modificano la scrittura

Anche lo scopo per cui è redatto può modificarla (per comunicazioni di servizio, appunti

privati, ecc…

ALLE PRESE CON IL FOGLIO BIANCO

Cosa occorre per produrre un campione di scrittura

Sia che vogliate stupire gli amici “con effetti speciali” durante una cena in compagnia, sia

che vogliate confermare una vostra intuizione sul carattere di una persona, sia per

autoanalisi o supportarvi in una scelta di studi o professionale, o per verificare, appunto, gli

elementi in comune con il partner, la grafologia, se intesa seriamente, può esservi

davvero utile. Ciò non significa leggere decine di manuali o iscriversi a corsi triennali per

l’ottenimento del diploma di grafologo professionista, bensì fare un piccolo, ma

significativo passo in più per conoscere i fondamentali e le linee guida della materia in

maniera precisa anche se non necessariamente rigidamente “tecnica”.

COME OTTENERE UN TESTO DA ANALIZZARE

Preso atto che la grafologia si definisce scienza sperimentale e non magia, al grafologo

occorrerà conoscere, per un’ottimale analisi del campione di grafia i seguenti dati:

Età dello scrivente

Nazionalità

Sesso

Titolo di studio

Tipo di penna usata e/o preferita

Ecco perché questi dati sono importanti:

Età: ci riporta al modello calligrafico insegnato a scuola, molto dissimile negli anni’50 e

nelle scritture attuali. Inoltre, le stesse caratteristiche ci dicono qualcosa di diverso se

presenti in una scrittura di adolescenti o di persone anziane.

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Nazionalità: senza scomodare alfabeti molto distanti dal modello europeo, come quelli

russi, arabi e cinesi, sappiamo che vi sono molte differenze tra i modelli calligrafici europei,

per cui un segno va rapportato al suo contesto scolastico d’origine.

Sesso: le scritture maschili e femminili presentano sovente significative differenze, a

cominciare dalla dimensione, in genere più grande e dalla forma, più curva in quelle

femminili.

Titolo di studio: è naturale aspettarsi una grafia più evoluta e fluida in una persona con

titolo di studio elevato. Qualora avvenga il contrario-anche nel caso di scrivente con studi

limitati ma scrittura evoluta- questo aspetto sarà significativo.

Tipo di penna usata e/o preferita: spesso si scrive utilizzando la prima penna a

disposizione. Conoscere, però, le preferenze dello scrivente è importante perché ci potrà

rilevare un altro aspetto del suo approccio al mondo. Desiderio di autonomia, razionalità

sono denunciata dalla scelta di una punta fine, preferire il pennarello a punta larga

indicherà senso estetico e desiderio di coinvolgimento emotivo.

Il soggetto dovrebbe scrivere, preferibilmente, in un:

Ambiente tranquillo

In uno stato d’animo non alterato

Possibilmente produrre uno scritto di almeno 8 o 10 righe, meglio non ricopiato da testi,

meglio ancora se si immagina di comunicare qualcosa a un destinatario.

Strumenti per la scrittura: incominciamo ad elencare quelli da scartare:

Matite

Pennarelli

Penna stilografica con pennino non flessibile, perché non consentono di verificare la

pressione dello strumento (e quindi della mano che lo guida) sul foglio.

SI a penne bic, nere o blu.