L’ASTRATTO SILVIO CATTANI...

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ABITARE L’ASTRATTO 2015 SILVIO CATTANI

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SILVIO CATTANI

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dettaglio opera

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PROVINCIA�AUTONOMA�DI�TRENTO�

1 – 23 agosto 2015Palazzo Bortolazzi,Vattaro (Tn)

a cura di Gabriele Lorenzonicon la collaborazione diNoemi Mauro

referenze fotografi cheFoto Tonina - Trento

progetto grafi co-editorialeNicola Quaresima

stampaTipografi a Quaresima – Cles (Tn)

iniziativa promossa da

Comune di Pro Loco Consorzio Turistico Comune di Pro Loco Consorzio Turistico Comune di Pro Loco Consorzio Turistico Comune di Pro Loco Consorzio Turistico Vattaro Vattaro Vigolana Vattaro Vattaro Vigolana Vattaro Vattaro Vigolana Vattaro Vattaro Vigolana

con il patrocinio di

Provincia Autonoma Comunità Alta Valsugana Provincia Autonoma Comunità Alta Valsugana Provincia Autonoma Comunità Alta Valsugana di Trento e Bersntol di Trento e Bersntol di Trento e Bersntol

in partnership con

sponsor tecnico

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SALUTO DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI VATTARO

Nell’ambito delle attività culturali e di promozione turistica per la stagione 2015, aggiungiamo con piacere un ulteriore prezioso tassello di offerta culturale.

La naturale predisposizione della Comunità di Vattaro all’ospitalità turistica è nuovamente ribadita con questa iniziativa culturale, che abbiamo avuto il piacere di proporre e sostenere. La mostra ci fornisce una splendida occasione per ammirare le opere del compaesano Romano Furlani, artista e contadino, che nei decenni si è dedicato con passione e con importanti risultati e prestigiosi riconoscimenti, alla pittura. Si tratta per lui di un ritorno a casa, dopo alcuni anni di assenza delle sue opere da contesti pubblici. Accanto a lui vengono proposte le opere del professor Silvio Cattani, celebre artista roveretano, che dialogano dal punto di vista stilistico e cromatico con quelle di Romano Furlani, in una riuscita abbinata di artisti astratti capaci di suscitare emozioni intense e autentiche.

In un momento di passaggio ed evoluzione istituzionale verso il comune unico dell’Altopiano della Vigolana, riteniamo ancor più signifi cativa per il comune di Vattaro una iniziativa come questa, che afferma e conferma la policentricità del futuro nuovo comune, anche dal punto di vista culturale.

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Crediamo che la mostra sarà attrattiva non solo per i concittadini dell’intero nuovo comune, ma anche per un più vasto pubblico provinciale e regionale, nonché per i turisti che abbiamo il piacere di ospitare. È quindi nuovo comune, ma anche per un più vasto pubblico provinciale e regionale, nonché per i turisti che abbiamo il piacere di ospitare. È quindi nuovo comune, ma anche per un più vasto pubblico provinciale e

con entusiasmo che salutiamo l’apertura a Vattaro di questa mostra e l’edizione dei cataloghi, nella speranza che sia la prima di una lunga serie.

Ringraziamo tutti coloro che l’hanno resa possibile: Pro Loco Vattaro, Consorzio Pro Loco Altopiano della Vigolana, Cassa Rurale di Caldonazzo, Provincia autonoma di Trento, Comunità di Valle Alta Valsugana e Bersntol, BIM Brenta, Boller s.n.c., Hotel Tomei, arch. Roberto Mauro.

L’impegno dell’Amministrazione comunale è stato felicemente supportato anche dalla dott.ssa Noemi Mauro di Vattaro che in questa iniziativa dedica il proprio tirocinio magistrale.

Auguriamo una buona visita e una buona lettura,

Il SindacoDevis Tamanini

L’AssessoraMaria Furlani

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…l’uomo si distingue dall’animaleper la capacità ad evadere dal suo involucro bestiale, e dall’ambiente,con la spirituale liberatrice potenza

dell’astrazione.(Osvaldo Licini,

Natura di un discorso, 1937)

L’astrazione è il linguaggio per eccellenza della contemporaneità.Da quando questo impetuoso fi ume carsico della storia dell’arte è emerso, nei primissimi anni del Secolo Breve, ha appassionato, variamente infl uenzato e, spesso, totalmente assorbito, generazioni di artisti, ad ogni latitudine, di ogni estrazione sociale, culturale ed economica, in tutte le sue molteplici e appassionanti variabili, tanto vaste da sfuggire a illustri tentativi di classifi cazione.Al fronte astrattista hanno dedicato la loro vita e la loro arte Silvio Cattani e

Romano Furlani, infi nitamente diversi e infi nitamente vicini. Da un lato Romano Furlani, artista stanziale, posato, concreto, riservato; dall’altro Silvio Cattani, inquieto, girovago, culturalmente onnivoro. Due formazioni agli antipodi, due modi di intendere il mestiere artistico lontani. Furlani è un osservatore silente, che lascia Vattaro più spesso di quanto la sua professione/passione di agricoltore possa farci supporre, per vedere mostre, assistere a conferenze, confrontarsi e ascoltare; Cattani è in perenne movimento, attento alle occasioni che si creano in ogni angolo del mondo, generoso nei contatti personali e aperto alle relazioni internazionali. La mostra parte da lontano, dalle opere, e affonda le radici nel radicamento territoriale degli artisti ma anche nella loro capacità di superarsi e uscire; nasce dalle intime affi nità poetiche fra i

NOTA A MARGINE DI UNA MOSTRAGabriele Lorenzoni

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due, dall’impegno senza compromessi nei confronti dell’astrazione, ma nel contempo dalle loro macroscopiche differenze. Se la stella polare che guida la pittura di Furlani è l’essenziale e ogni pennellata, ogni colore, sono legati a uno schema compositivo che non prevede sbavature, per Cattani la pittura è accumulo lirico, un crogiuolo poetico, materiale e formale, di elementi, di tecniche e di segni. All’interno della medesima famiglia astrattista, la gestualità, le scelte cromatiche e addirittura le tecniche sono lontanissime, ma non in contrasto: non esiste opposizione nella bellezza. Come proporre l’opera di questi due artisti, sia dal punto di vista storico/critico che da quello espositivo, senza cadere nel banale, senza lasciare spazio agli stantii cliché della giustapposizione, del confronto formale, dell’abbinamento cromatico?La risposta è venuta dal dialogo con gli artisti, primi e più attenti lettori

della propria poetica: il testo critico, che rischiava di ripetere concetti già esplorati da illustri studiosi o di cercare inutilmente di leggere l’opera dell’uno in trasparenza rispetto a quella dell’altro, ha lasciato spazio a una breve intervista: sei domande, non identiche, non speculari, che introducono questioni che necessiterebbero di molto più spazio rispetto a quello concesso e che restano così aperte all’approfondimento e all’intervento di altre voci nel dialogo.In questa occasione vengono dati alle stampe due cataloghi distinti, non per rinnegare la dimensione di bipersonale, ma per affermare che la poetica dell’uno non può essere appiattita su quella dell’altro. Due cataloghi che marcano le differenze e nel contempo gettano ponti, dall’uno all’altro e dai due artisti alla collettività.L’allestimento, felice intuizione degli artisti, non si propone di mettere su un piedistallo le opere, di ingessarle

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nella loro non ancora compiuta dimensione museografi ca, ma al contrario di dare conto del lavoro quotidiano dell’artista, da cui il titolo della mostra, “Abitare l’astratto”. Al centro della sala trova spazio un grande tavolo inclinato, che rimanda variamente al tetto di un’abitazione, al tavolo dello studio dell’artista, a una superfi ce non statica, in movimento e spostamento. Il termine “abitare” rimanda alla quotidianità del vivere, non alla straordinarietà di un momento. Si esplicita così come l’opera sia solo l’aspetto tangibile, materiale, di un percorso più articolato, che comprende al suo

interno la componente spirituale, fi losofi ca, mentale accanto ad aspetti che spesso non vengono associati o, addirittura, vengono considerati agli antipodi del fare artistico come la fatica, l’abnegazione, l’applicazione, la concentrazione.Tutto questo è parte integrante della poesia dell’arte globalmente intesa, ma in modo particolare dell’astrazione, che è icona e chiave di volta della contemporaneità e linguaggio-simbolo del XX secolo. Facciamoci condurre per mano da Romano Furlani e Silvio Cattani in questo viaggio inaspettato.

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ROMANO 9 FURLANI

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Il viaggio rappresenta per lei una dimensione fi losofi ca, esistenziale ed è certamente una delle chiavi di lettura per avvicinarsi alla sua poetica. È un modo per portare in giro la sua arte o un modo per raccogliere stimoli?La valenza del viaggio è una valenza essenzialmente poetica.Non attribuisco agli spostamenti una dimensione commerciale e lavoro poco quando sono in viaggio: dipingo quasi esclusivamente quando sono nel mio studio, concentrato e pienamente consapevole di quanto sto per fare. Certo, dai miei viaggi riporto appunti, rifl essioni, letture e annoto quanto mi colpisce in una sorta di “diario di bordo” ma in realtà il mio lavoro si svolge in una dimensione più riservata, residenziale, dove mi è possibile stare fermo, con a disposizione i miei spazi. Il viaggio vero non è uno spostamento fi nalizzato a un obiettivo

concreto, ma una esperienza costituita da incontri, confronti, aperture, è la forma più importante di conoscenza e approfondimento. La rete relazionale che si è venuta a creare attorno a me in questi anni è il frutto di questo modo di pormi, è un viaggio reale, ma anche uno stato della mente. Ricordo quando nel 1968 andavo a Roma, per frequentare la galleria L’Attico: mi aggiornavo e vivevo insieme. Da allora ho visitato luoghi nei quattro continenti e ospitato presso la mia abitazione persone di ogni parte del mondo.

Colore-segno sono le coordinate fondamentali del suo modo di intendere la pittura. Quanto spazio c’è per l’improvvisazione e quanto per una precisa progettualità?Non sono un artista che parte da un bozzetto. Certo, alcune opere di

IN DIALOGO CON L’ARTISTA

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particolare impegno, ad esempio quelle pubbliche, richiedono alcuni passaggi di studio, di programmazione, come anche le ceramiche, nelle quali cerco di capire esattamente rispetto alla tecnica utilizzata quali siano i possibili esiti estetici e cromatici. Il disegno è un elemento fondamentale, è sempre quello che ti offre la possibilità di andare oltre, progettando e sperimentando. C’è inoltre una componente gestuale, libera, in cui l’opera si manifesta attraverso dei movimenti, degli atti e delle trasformazioni che sono condizionati da elementi legati -non dico alla banale casualità- ma ad una “casualità controllata”, dove colore e segno si muovono in un certo modo piuttosto che in un altro in base a qualcosa che in parte sfugge al controllo razionale. Questa gestualità fa parte della nostra esistenza, è il ritmo vitale che si manifesta quando si dipinge. La consapevolezza e la conoscenza

della storia dell’arte stanno alla base del mio lavoro; penso nello stesso tempo però che il lavoro dell’artista necessiti di una dimensione di grande vitalità, carica ed energia. Perché un’opera possieda energia e la possa mantenere nel tempo, deve nascere dal travaglio della consapevolezza. Questo non contraddice il fatto che il processo pittorico si sviluppi, maturi e si realizzi anche attraverso un gesto o una fase che può essere “naïf”, nel senso dell’improvvisazione. Penso ad esempio ad un poeta che si appresta a scrivere; egli ha alle spalle una storia fatta di studio, di conoscenza, ha una cultura e delle competenze ma quando si mette e scrive delle cose che sono destinate a restare nella storia, ad essere lette a generazioni di distanza,in quel momento lui vive il suo rapporto emotivo con la composizione e si getta senza pensare al domani, senza pensare al pubblico né alla storia. Quel momento è un momento magico.

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Ha fatto un paragone che assimila la composizione letteraria a quella pittorica: quanto è infl uente la dimensione della poesia nella sua opera?Chi ha parlato del mio lavoro riuscendo a cogliere in maniera più intelligente la sua essenza, ha usato il termine di astrazione lirica. Nel mio lavoro non c’è alcun aspetto didascalico e descrittivo rispetto alla poesia: non potrei mai trarre da un testo delle illustrazioni. Esistono dei versi che si sedimentano dentro di te, che ti toccano nel profondo, che ti stimolano in vari momenti: la poesia è il materiale grezzo, di partenza e nello stesso tempo un bagaglio da avere sempre a diposizione e un supporto, culturale e psicologico. Fin dagli inizi il rapporto con la poesia è stato molto stretto tanto che nel 1967, presso la fondazione “Bevilacqua-La Masa” di Venezia, ho esordito con una serie di opere, tecnicamente molto curiose, realizzate partendo da pellicole

fotosensibili, che si ispiravano alle poesie di Dylan Thomas.

Come ha vissuto la doppia dimensione di docente e preside da un lato e di artista dall’altro? Nella mia opera c’è una componente pedagogico/didattica che va oltre laprofessione di insegnante: l’insegna-mento è una vocazione, è l’attitudine a trasmettere, a dare. Non ho mai vissuto il rapporto fra essere artista e insegnante in maniera sofferta o bipolare: è una dimensione della creatività che ho sviluppato contestualmente in modo libero, autonomo. Non mi è mai capitato di andare in uffi cio in giacca e cravatta per fare il preside e di uscire dall’edifi cio scolastico svestendo quei panni per indossare i jeans e la giacchetta verde dell’artista. Ho avuto la fortuna di poter lavorare sempre in contesti formativi stimolanti e pervasi di creatività artistica.

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Cosa si aspetta che le sue opere suscitino nello spettatore, in chi entra da solo a guardare una mostra?Non mi do un obiettivo specifi co, penso solo che il rapporto con un’opera d’arte debba passare attraverso un fi ltro di consapevolezza, che può essere culturale o di altro tipo. Non amo la fruizione meramente estetica. Vorrei che le mie opere possedessero un dato di poesia che susciti una certa emozione intellettuale, che nasca anche da un approccio rispettoso e meditato: al giorno d’oggi spesso lo spettatore banalizza la visione, crede di entrare in un rapporto di immediata comprensione con quello che va a vedere. Ma non è così, bisogna educare a un approccio che si basi sulla conoscenza del codice e degli strumenti di base dell’arte. Io credo che nel fare pittura ci sia un qualche cosa di magico, di rituale, che non fi nirà mai; fi n dal bambino che traccia i primi segni sulla carta, c’è sempre qualcosa di istintivo che ti muove

verso l’arte. Finché l’uomo sarà in grado di pensare,sentirà la necessità di disegnare, di tracciare un segno anche solamente sul muro, nella sabbia, qualche segno primordiale o elaborato. E tutto questo non può non meritare una visione attenta e meditata.

Cosa avvicina la sua poetica a quella di Romano Furlani e cosa la distanzia?Entrambi viviamo la pittura con felicità. Questo non vuol dire essere superfi ciali, non siamo dei “felicioni”, siamo consapevoli delle problematiche di oggi però diamo una risposta che è una risposta creativa, aperta. Noi lavoriamo su binari paralleli; in lui prevale una dimensione costruttiva, geometricamente composita, che non cancella l’emozione che deriva dalla mobilità del colore. È una composi-zione che freme, come la superfi cie di un lago. Le sue trasparenze derivano da un uso morbido del colore, io invece mi rifaccio a un uso più duro del colore, più netto.

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SILVIO 16 CATTANI

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SILVIO 17 CATTANI

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SILVIO 18 CATTANI

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ROMANO 20 FURLANI

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ROMANO 23 FURLANI

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ROMANO 26 FURLANI

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SILVIO 27 CATTANI

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ROMANO 28 FURLANI

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SILVIO 29 CATTANI

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SILVIO 30 CATTANI

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ELENCO OPERE

p. 2 Per Dylan Thomas. Da Radice e Linfa (particolare), 2014, tecnica mista su carta su pannello, cm 69x69.

p. 9 Avremo stelle ai piedi (particolare), 2014, tecnica mista su carta su pannello, cm 53x93.

p. 12 Qui nell’inverno ornamentale (particolare), 2014, tecnica mista su carta su pannello, cm 69x69.

p. 16 Per Dylan Thomas. Da Radice e Linfa, 2014, tecnica mista su carta su pannello, cm 69x69.

p. 17 Nel mare che nutre, 2014, tecnica mista su carta su pannello, cm 69x69.

p. 18 Per imparare la primavera, 2014, tecnica mista su carta su pannello, cm 69x69.

p. 19 Nell’acqua salata, 2014, tecnica mista su carta su pannello, cm 69x69.

p. 20 Qui nell’inverno ornamentale, 2014, tecnica mista su carta su pannello, cm 69x69.

p. 21 Spartire la stanza con Dylan, 2014, tecnica mista su carta su pannello, cm 69x69.

pp. 22-23Avremo stelle ai piedi, 2014, tecnica mista su carta su pannello, cm 53x93.

p. 24 Né onde né fi ori, 2014, tecnica mista su carta su pannello, cm 69x79.

p. 25 L’uomo del vento, 2014, tecnica mista su carta su pannello, cm 69x69.

p. 26 I simboli provengono dal lento movimento, 2014, tecnica mista su carta su pannello, cm 69x52.

p. 27 Dalle parole fulmini, 2014, tecnica mista su carta su pannello, cm 56x78.

p. 28 Immerso nei suoi frutti, 2014, tecnica mista su carta su pannello, cm 94 x 45.

p. 29 I miei ferri d’erba, 2014, tecnica mista su carta su pannello, cm 60x95.

p. 30 Parole di scena, 2015, tecnica mista su carta su pannello, cm 25x35.

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BIOGRAFIA

Compie gli studi all’Istituto Statale per il libro di Urbi-no, dove consegue il diploma in tecniche grafi che (li-tografi a), e presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, con specializzazione in pittura.Nel 1967 dà avvio a una intensa attività espositiva, esordendo presso la Fondazione “Bevilacqua La Masa” di Venezia; da allora, decine sono le mostre, collettive e personali, in ambito nazionale e internazionale, cui ha preso parte. Affi anca all’attività artistica quella di docente di disci-pline pittoriche presso l’Istituto d’Arte “Alessandro Vit-toria” di Trento e presso l’Istituto d’Arte “Napoleone Nani” di Verona, divenendo successivamente dirigente scolastico dell’Istituto della sua città natale. È stato fon-datore e direttore dell’Istituto d’Arte “Fortunato Depe-ro” di Rovereto e ha ricoperto incarichi in commissioni ministeriali.La sua poetica prende le mosse da un espressionismo astratto di natura segnica che nei decenni non viene mai accantonato: il segno è per questo motivo la coor-dinata fondamentale del suo percorso artistico. Fervido sperimentatore, padroneggia e utilizza tutte le tecniche, con particolare attenzione per la pittura, la ceramica e l’incisione.www.silviocattani.it