L’AncorA - Luigi Novarese...L’AncorA RIVISTA MENSILE dEL centro volontari della sofferenza...

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ANC RA O L’ RIVISTA MENSILE DEL CENTRO VOLONTARI DELLA SOFFERENZA Giugno 2017 6 www.luiginovarese.org Poste Italiane spa spedizione in a.p. D.L.353/03 (conv. In L.27/02/2004 N°46) art.1 comma 2 e 3 AUT C/RM/103 2004 sulle orme del beato Luigi Novarese don Tonino Giorgini

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sulle orme del beato Luigi Novaresedon Tonino Giorgini

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A cura di Angela Petitti

EdIzIoNI CVSEsercizi spirituali

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Figure di Maria nella storia della salvezza

Da Eva,madre dei viventi,

a Maria,Madre del Vivente

Ascoltare, leggere, meditare la Parola;gustarla, amarla, celebrarla; viverla e annunciarla in parole

e opere: è questo l’itinerario che ti si apre dinanzi,se comprendi che nella Parola di Dio

sta la sorgente della vita.

Quota di partecipazione agli Esercizi spirituali: Settori giovanili € 170 – Adulti € 210

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Da Eva, madre dei viventi,a Maria, Madre del Vivente

a cura di Angela Petitti - pp. 60, d 7

Da domenica 25 a sabato 1 luglio

Da domenica 2 a sabato 8 luglio

Da domenica 9 a venerdì 14 luglio

Da venerdì 14 a domenica 16 luglio

Da domenica 16 a sabato 22 luglio

Da lunedì 24 a sabato 29 luglio

Da domenica 18 a sabato 24 giugno

Bergamo, Novara, Pitigliano, Torino A, Udine

Bologna, Imola, Mantova, Modena, Parma, Reggio Emilia

Bambini e Adolescenti

Famiglie

Chioggia, Città di Castello, Foligno, Orvieto, Perugia, Todi, Padova, Terni, Treviso

Corso per i sacerdoti

Brescia, Chiavari, Genova, La Spezia, Savona, Trento, Ventimiglia-San Remo

giugno

luglio

Da domenica 30 luglio a venerdì 4 agosto Giovani e Gruppo Attivo

Da lunedì 26 giugno a domenica 2 luglio

Da lunedì 10 a venerdì 14 luglio

Da lunedì 31 luglio a domenica 6 agosto

Da lunedì 17 a domenica 23 luglio

Frascati, Nardò-Gallipoli, Roma, Latina

Gruppo Attivo

Andria, Bari, San Severo, Trani

Ariano Irpino-Lacedonia, Otranto, Lecce, Brindisi

giugnoluglio

Da mercoledì 30 agosto a martedì 5 settembre

Da venerdì 18 a martedì 22 agosto

Da mercoledì 9 a domenica 13 agosto

Da giovedì 24 a martedì 29 agosto

Taranto, Lucera

Giovani

Famiglie, Reggio Calabria

Foggia, Napoli- Pescara-Penne

agosto

Da domenica 27 agostoa sabato 2 settembre

Da domenica 6 a sabato 12 agosto

Da domenica 20 a sabato 26 agosto

Da domenica 13 a sabato 19 agosto

Grosseto, Forlì-Bertinoro, Rimini, Verona, Vicenza, Vittorio Veneto

Ancona-Osimo, Ascoli Piceno, Casale Monferrato, Fermo, Macerata, Milano 3° zona, Torino B, Tortona

Cesena, Concordia-Pordenone, Firenze, Gorizia, Livorno, Trieste

Asti, Lucca, Massa Carrara, Pinerolo, Pisa, Ravenna, Vercelli, Vigevano

agosto

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AncorAL’

Muoversiincontro alle periferie

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di Janusz Malski, Moderatore generale dei SOdC

Quali sono le gioie e le fatiche del Centro Vo-lontari della Sofferenza, Associazione che opera da 70 anni nella Chiesa?

È una domanda che riguarda la nostra storia, le sue conquiste e, alla luce di queste, ci invita a pensare ad uno slancio rinnovato per la sua proposta evan-gelizzatrice.La risposta – per ogni appartenente alla spiritualità associativa – risiede nell’andare incontro alle “pe-riferie esistenziali” dove ogni uomo possa sentirsi cittadino, capace di relazioni, soggetto attivo nella Chiesa e nella società. Mons. Novarese ha reso più vivibile la vita dei soffe-renti proprio in quelle “periferie” in cui vi sono si-tuazioni spesso svuotate di senso e intrise di dolore.In questo orizzonte vasto e complesso hanno ope-rato mons. Luigi Novarese e sorella Elvira Myriam Psorulla: una periferia, quella dell’uomo sofferente, tutta da costruire attraverso la fedeltà al progetto di Dio, proprio come ha fatto Maria di Nazareth.In questo anno in cui si celebra il 70° di fondazione, riflettiamo su quella visione di fede e di speranza alla quale ci ha diretti il beato Novarese.Noi tutti siamo chiamati a compiere il passaggio da una spiritualità dell’apostolato fatto solo di tradi-zioni e di abitudini, ad una spiritualità dell’aposto-lato di convinzioni interiori e di scelte in cui emerga il primato dell’uomo interiore, il primato della Paro-la e il primato dello Spirito.Non dimentichiamo che quest’anno ricorre anche il centenario delle apparizioni della Vergine Santa a

Fatima dove sono stati canonizzati da papa France-sco (il 13 maggio scorso) i tre pastorelli della Cova da Iria a cui Maria ha affidato un messaggio di sal-vezza e di pace.A voi tutti l’augurio di vivere questo 70° di fonda-zione del Centro Volontari della Sofferenza apren-do il cuore all’Immacolata, affinché possa rigene-ravi in forza ed entusiasmo nel seguire quanto il beato Novarese ci ha insegnato riguardo l’aposto-lato e l’evangelizzazione del mondo dell’umana sofferenza. ■Frascati, Nardò-Gallipoli, Roma, Latina

Gruppo Attivo

Andria, Bari, San Severo, Trani

Ariano Irpino-Lacedonia, Otranto, Lecce, Brindisi

Taranto, Lucera

Giovani

Famiglie, Reggio Calabria

Foggia, Napoli- Pescara-Penne

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Fondatore: Mons. Luigi NovareseDirettore responsabile: Filippo Di Giacomo

Legale rappresentante: Giovan Giuseppe TorreRedazione:

Samar Al Nameh,Mauro Anselmo, Marisa Basello,

Angela Petitti, Mara StrazzacappaSegretario di redazione: Carmine Di Pinto

Progetto grafico e Art direction: Nevio De ZoltHanno collaborato:

Alessandro Anselmo, Mauro Anselmo, Ilaria Barigazzi, Marisa Basello, Ângela Coelho,

Giovanni D’Alise, Giovanna Bettiol, Luigi Di Blasi, Felice Di Giandomenico, Johonny Freire,

Ornella Mariucci Fulvi, Antonio Giorgini,Concetta Guarini, Letizia Ferraris, Janusz Malski, Walter Mazzoni,

Maria Teresa Neato, Mauro Orsatti, Angela Petitti, Romolo Sardellini, Giovan Giuseppe Torre

Foto: Erminio Cruciani: p. 11, Holger Schué: p. 6, Sir/Siciliani: pp. 34, 35, 36, 37, Viron: p. 9

Via dei Bresciani, 2 - 00186 [email protected]

www.luiginovarese.orgredazione e Ufficio abbonamenti:

Via di Monte del Gallo, 105/111 - 00165 RomaTel. 0639674243 - 0645437764

Fax [email protected]

www.luiginovarese.orgPubblicazione iscritta al n°418

del 8/9/1986 nuova serie già registrata al Tribunale di Roma n°1516 del 19/4/1950

Per ricevere la rivista:Italia ed estero - Annuale e18,00

C/c p. n° 718007 intestato aAssociazione Silenziosi Operai della Croce -

Centro Volontari della SofferenzaVia di Monte del Gallo, 105 - 00165 Roma

Ai sensi dell’art. 13, legge 675/96, gli abbonati alla rivista potranno esercitare

i relativi diritti, fra cui consultare,modificare o cancellare i propri dati,

rivolgendovi alla Redazione dell’Ancora

I dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio

della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo

Il materiale inviato non viene restituito e la pubblicazione degli articoli non prevede

nessuna forma di retribuzione

Con permissione ecclesiastica

Mancini Edizioni s.r.l. - RomaCell. 335.5762727 - 335.7166301

Finito di stampare: Giugno 2017

Periodico associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

L’ANCoRA, RIVISTA MENSILE dEL centro volontari della sofferenza

L’Ancora nell’Unità di Salute rivista bimestrale di pastorale della salute fondata dal beato Luigi Novarese

Per riceverne copia è possibile contattare:Silenziosi Operai della Croce - Via di Monte del Gallo 105 - 00165 Roma

[email protected] - 06 39674243

Sono stati pubblicati sull’Ancora nell’Unità di Salute n.2/2017 gli atti del Convegno organizzato dalla Lega Sacerdotale Mariana dal titolo “Fatima. Il volto materno di Dio sulla storia del mondo”, svoltosi dal 30 gennaio al 1 febbraio presso la Direzione generale dei Silenziosi Operai della Croce di Roma.

� 10(spese di spedizione incluse)

INteRveNtIAngela Petitti - Introduzione. Un voto di vastità e di eternità

Salvatore Perrella - Il Messaggio della Madre del Signore, donna dal Cuore nuovo, nelle apparizioni/mariofanie nel tempo della modernità

Carmelo Dotolo - Portatori di speranza, costruttori di un mondo diversoMauro Orsatti - Radici e spunti biblici nel messaggio di Fatima

Cristian Catacchio - Credere. Adorare. Sperare. Amare. Il compito del CVS nella Chiesa e nel mondo

Luigi Garosio - Vivere e annunciare le profonde ricchezze teologiche che il Messaggio di Fatima racchiude e richiama.

Il beato Novarese e le richieste di Maria

Per abbonamentiPer l’Italia � 35 • Sostenitore � 50 • Per l’estero � 50

In formato pdf � 20 • Un numero cartaceo � 8

leggi e diffondi…AUS

Mons. Luigi Novarese e don Tonino Giorgini (sull’asino) in Terra Santa (anni Settanta)

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3 Muoversiincontro alleperiferie di Janusz Malski

6 “Viviamonellagioia, perchéconDiofaremocosegrandi”(cfr.Lc1,49) di Maria Teresa Neato

8 DonTonino,sulleormedelbeatoLuigiNovarese a cura della Redazione 10 Innamoratodelcarisma Giovanni D’Alise 11 Teologoaccantoaisofferenti Felice Di Giandomenico 13 Sacerdote“cummariaincharitatechristi” Luigi Di Blasi 15 MariaNanni,lasorgente a cura della Redazione 17 Riferimentoperammalatiefedeli Intervista a Marisa Basello 18 Affettoestimaanchesocial a cura di Giovanna Bettiol 20 Le“sorprese”diMonsignoreraccontatedadonTonino Mauro Anselmo 21 QuandoNovaresedisse:“Devofarceladasolo” di Antonio Giorgini

23 ViraccontiamoLuigi

27 Unuomovero.Laguarigionedelparalitico(Mt9,1-8) Lectiodi Mauro Orsatti31 “Vedendolalorofede”(Mt9,2) Celebrazionedi Concetta Guarini

34 FranciscoeGiacintasonosanti a cura della Redazione36 Fatima,tesoroperlaChiesaoggi Intervista ad Ângela Coelho38 IlbeatoNovareseemonsignorGiovanniFerro di Alessandro Anselmo

40 Convegnosull’attualitàdelcarismadelbeatoNovarese 41 Prontiaprendercicuradelmondo 41 Dallapreghieraalcanto:“Consacrazione” 42 GemellaggioLoreto-Fatima-Fatima,“scuoladifede” 43 Trompone,luogodiguarigione 44 Momentidipreghieraedifesta 44 Unanniversarioimportante 45 MaggiodifedeconMariaeilCVS 46 L’addioaToni,l’attorechepregavaNovarese

Giugno2017sommario

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indialogo

noicvs

una guida che continua

editoriale

l’Ancora dei piccoli

inascolto

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In ricordo di don Tonino Giorgini

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Siamo chiamati a incontrare Dio nella nostra “ten-da interiore” nel silenzio che facciamo dentro di noi, lontano dal frenetico e ammaliante frastuo-

no del mondo. I grandi eventi della storia della salvezza celebrati nel tempo di Pasqua avranno magari rimesso a fuoco in noi che gli stessi apostoli non capirono sempre e tutto di quanto videro fare ed annunciare da parte del Ma-estro, come diretti testimoni: anzi! Solo il vento e le fiamme dello Spirito Santo scacciarono infine le loro paure, e bruciarono le zavorre che li appesantivano dentro, tirandoli finalmente fuori dal rifugio in cui si erano stretti attorno a Maria. Paziente nell’attendere che si aprissero loro gli occhi del cuore, si attivassero le risorse interiori, ed uscissero finalmente in missio-

ne, secondo il mandato ricevuto.Particolari consolanti per tutti, ma anche program-matici per noi, chiamati dal nostro carisma apostolico a incontrare Dio e a relazionarci con lui nella nostra “tenda interiore”: lontano quindi dal frenetico, am-maliante o stordente frastuono del mondo. La Pentecoste, per i dodici, avvenne nel segreto racco-glimento del cenacolo. E lo Spirito di verità e di forza lì andò a... stanarli, a prescindere dalle fragilità, dalle paure e dai rinnegamenti che si portavano appresso o che li avevano spinti a rifugiarsi in quel luogo. Con Maria, però! Non disdegnando, forse cercando quella presenza di donna – in una società che negava ogni valore all’elemento femminile – perché la Madre di Gesù sapeva capirli, confortarli, tenerli uniti.

di Maria Teresa Neato

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“Viviamo nella gioia, perché con Diofaremo cose grandi” (cfr. Lc 1, 49)

“Vogliamoimpararelastradaperfarecosegrandi.VogliamoimpararelastradapernonesseresoltantodiDio,mavivereinDio,camminareconDio,conluioperare.Guardiamotantoaimprese,lavori,impegni!Sì,tuttebellecose.Ioprendendoparallelodallavorochefannogliammalati,gliammalatipiùimpediti,nonquellicheeffettivamentepossonolavorare,direi:èattivitàoccupazionalesoltanto.Occupoilmiotempolavorando,facendoquellocheilSi-gnoremifavederechepossofare,chedevofare.Mailfinedellamiavitanonèquello.Ilfinedellamiavitaèdiesse-reconDio,conCristo,unverocostruttoredelRegnodiDio,ilqualesiestendeesiaffermasoltantonelleanime.(...)GesùCristohafattocosegrandi?Nehafatte!Dove?Come?Quando?SulCalvario!L’operapiùgrandiosa,piùso-ciale,piùimportantedellastoria”.

(LuigiNovarese,I Sette Gradi del Silenzio Interiore,dicembre1981)

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Ergo: anche noi possiamo esser ri-pescati comunque e sempre per portare al mondo il mandato ricevuto! Basta che sappiamo rimanere uniti, anche quando ogni parola e attesa di salvezza ci paiono svanite, o irrealizzati. Ed i nostri Gruppi d’avanguardia fareb-bero proprio un piccolo cenacolo: con Maria a gui-da della nostra preghiera, e a protezione dalle nostre incoerenze! Prendiamo consapevolezza del fatto che lo stesso luogo santo in cui Cristo ci insegnò come perpetuare nell’Eucaristia la sua offerta d’amore sal-vifico, aderendovi ed entrandovi con la nostra stessa vita, dopo la sua morte e Resurrezione divenne per gli apostoli la... sala d’attesa della piena comprensione del mistero pasquale e del coraggio di annunciarlo.Finalmente maturati con l’ulteriore dono dello Spirito Santo, sigillo di ogni altro fin lì ricevuto. Ci aiuti, allora, il beato Luigi Novarese a riscoprire e ri-prendere quel cammino di interiorità proprio al nostro carisma, e capace di riannodarci qui ed ora alla prima Pentecoste della storia della salvezza.Così egli scriveva nelle “Idee Fondamentali”: “La silenziosità interiore è la presenza trinitaria nell’anima che con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze cerca Dio e vuole servirlo”. “Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui ed in lui faremo dimora” (Gv 14, 23). La presenza trinitaria in noi, è una presenza reale, pri-ma di tutto; attiva; dinamica; che ci spinge nelle linee dell’essenza stessa di questa presenza che ci abita: la carità. Dio è Carità. Questo silenzio interiore non

è un vuoto pneumatico che facciamo dentro di noi; ma un vuoto di esteriorità, un vuoto del proprio “io”, un vuoto di passioni, un vuoto di desideri solo uma-ni e personali, per lasciare posto a Dio-Carità. Gesù Cristo ci invita alla perfezione assoluta: Dio. “Siate perfetti come è perfetto il Padre mio celeste” (Mt 5, 48). Allora devo dire che la presenza trinitaria in me è tanta quanto è dilatato l’animo mio. Perciò va da un minimo ad un massimo dello spazio che io lascio a Dio. Un’anima che viva in queste condizioni di spirito, in unione al Padre, in unione al Figlio, nella presenza attiva dello Spirito Santo, certamente quest’anima è nelle condizioni più felici, nelle condizioni più adatte per dilatarsi sempre di più alla vitalità, allo spirito di iniziativa, alla dinamicità della carità di cui quest’ani-ma è ripiena. È chiaro allora che con Dio faremo cose grandi, ma le faremo proprio in proporzione del modo e della quantità con cui Dio è presente in ciascuno di noi” (Luigi Novarese, cfr. Quaderni formativi, n. 1). ■

foto storica

Il beato Novarese a Lourdes nel 1972.

In quell’anno il Pellegrinaggio

ebbe come finalità di pregare per i giovani

impegnati a dare una seria e chiara

testimonianza cristiana,

in particolare per i giovani aderenti

al Centro Volontari della Sofferenza.

Sette i gradi del silenzio interiore...l° Assicurare nella nostra tenda interiore la presenza di Dio,

combattendo il peccato grave. 2° Purificare la tenda, combattendo i peccati veniali. 3° Accogliere e custodire la presenza costante del Signore in noi,

opponendoci alle inclinazioni personali che la ostacolerebbero. 4° Agire ed operare in Maria come ha fatto il Verbo divino. 5° Agire sotto l’azione dello Spirito Santo, come Gesù. 6° Seguire Gesù crocifisso e risorto. 7° Seguire il Signore sino all’isolamento totale e all’abbandono

delle creature, da lui vissuti sulla croce....sette i doni dello Spirito Santo: sapienza,intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio.

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Don Tonino, sulle ormedel beato Luigi Novarese

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DonAntonioGiorgini nasce a Civitella di Romagna (Fc) l’11 maggio 1930. Fin da giovane frequenta l’A-zione Cattolica e partecipa ai pellegrinaggi e ai campi scuola organizzati dalla diocesi. Entra nel Seminario maggiore di Roma e il 17 aprile 1954 viene ordinato sacerdote dal vescovo di Bertinoro (Forlì), monsignor Mario Bondini. Dopo aver svolto il ministero sacerdo-tale a servizio della diocesi, tra i ruoli ricoperti ricordia-mo che è stato direttore spirituale del Seminario, nel giugno 1969 entra nei Silenziosi Operai della Croce.«Per oltre vent’anni è stato a Re (Vb) – ha spiegato don Giovan Giuseppe Torre durante il rito funebre te-nutosi il 23 marzo scorso presso il santuario del Trom-pone di Moncrivello (Vc) – occupandosi in modo parti-colare degli Esercizi spirituali, per poi essere chiamato a diventare il secondo successore alla guida dell’Opera fondata dal beato Novarese, come Moderatore gene-rale dal 1990 al 1996. Dopo sei anni presso la Comu-nità di Moncrivello, ha svolto il ministero sacerdotale nel santuario della “Salute degli Infermi” in contrada Valleluogo di Ariano Irpino (Av) dal febbraio 2005». E proprio qui, ricorda l’Associazione “Amici di Valleluo-go”, la sua opera è stata straordinaria: «Fu lui insieme al compianto Giuseppe Cocca ad organizzare la festa molto sentita in onore di san Sebastiano, patrono del-la Polizia municipale, oltre a tante altre iniziative tese a valorizzare il centro di riabilitazione e la Comunità».A causa di un tumore, don Giorgini subisce l’asporta-

zione di un rene e inizia così un lungo calvario che lo porterà ad affrontare ripetute sedute di dialisi, duran-te le quali non ha mai smesso di fare apostolato rivol-gendosi alle altre persone che incontrava in ospedale. Negli ultimi mesi è stato ricoverato presso la Casa di cura “Mons. Luigi Novarese” di Moncrivello, dove ha terminato la sua vita il 21 marzo scorso.Durante la liturgia di commiato per don Tonino, presie-duta dall’arcivescovo di Vercelli mons. Marco Arnolfo, e concelebrata da alcuni sacerdoti della diocesi, alla presenza della Comunità dei Silenziosi Operai della Croce, e dai tanti fedeli che lo conoscevano, lo ha ri-cordato così il presule vercellese: «Don Tonino ha fatto sua la lezione del beato Novarese, il quale ha insegna-to a guardare a tutti i sofferenti con lo sguardo di fede che vede il corpo sofferente, piegato dal dolore, già trasfigurato nella gloria della vita eterna in Paradiso».Le spoglie mortali di don Tonino riposano ora nel ci-mitero di Ariano Irpino, dopo le esequie concelebrate lo scorso 24 marzo da tanti sacerdoti e dal vescovo della diocesi, mons. Sergio Melillo.La Comunità di Valleluogo e una folta partecipazione della gente del posto hanno voluto rendere l’ultimo saluto a don Tonino.

In ricordo di don Tonino Giorgini

da sinistra a destra:Don Tonino insieme a sorella Elvira Myriam Psorulla e a mons. NovareseCon don Antonio Oneto (al centro) e mons. Tarcisio Carboni (1993)Pellegrinaggio a Lourdes dei sacerdoti ammalati (2015)

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Innamorato del carisma■ ✝ Giovanni D’Alise, Vescovo di Caserta

Ho incontrato don Tonino Giorgini nei primi anni del mio episcopato nella diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia (Av) dal 2004 al 2014.Ho vissuto 10 anni in quella diocesi, le primizie del mio episcopato, vivendo una esperienza bella, intensa e pa-storalmente arricchente.Don Tonino, sacerdote che ti diceva, subito, che era un sacerdote di Gesù e di Maria con il “gusto” di voler stare sotto la croce e non la scansava mai, ma sempre l’attendeva e l’abbracciava, nel silenzio e non senza la fatica di un uomo fragile, chiamato a sorreggere la real-tà umano-divina della croce di Cristo “per continuare a completare le sofferenze di Cristo per l’umanità”.Sempre mi hanno colpito di lui alcune caratteristiche, che, mi permetto solo ora di evidenziare, perché ora egli è presso Dio e queste caratteristiche lo hanno co-stantemente illuminato presso Cristo.L’ho visto sempre innamorato del carisma che lo aveva infiammato, spingendolo a fare un passaggio dall’esse-re sacerdote diocesano, a scegliere un cammino nuovo, come membro dei Silenziosi Operai della Croce, consa-crando tutta la sua vita all’ideale del beato Luigi Novare-se: “Non lasciare isolati gli ammalati, vivendo in Comu-nità, sani ed ammalati, e promuovendo l’ammalato”.Questo significa che spesso ho trovato Comunità dei Silenziosi il cui responsabile era un diversamente abile, che alla responsabilità di tutta la Comunità, univa an-che un grande esercizio di servizio.Come è successo ad Ariano, a Valleluogo, con sorella Angela Negri che ha trasformato quel luogo e lo ha vivificato e animato; una sedia a rotelle che portava un fragile corpo, ma un’anima ricca di spiritualità, audacia e spirito sociale-pratico.Don Tonino è stato un’altra immagine che ha sparso gioia ed entusiasmo.Innamorato del carisma e di conseguenza innamorato di mons. Luigi Novarese, il fondatore dei Silenziosi Ope-rai della Croce.Il Fondatore che don Tonino ha seguito da vivo ed ha ono-rato, cercando di essere sempre a immagine del Fonda-tore, credendo al suo insegnamento come via di santità.

Si poteva fotografare la sua gioia quando Novarese è sta-to beatificato, nella basilica di San Paolo fuori le mura a Roma, l’11 maggio 2013.Lo ricordo quel giorno premuroso verso tutti, ma sempre puntando sull’essenziale del carisma che aveva condivi-so con altri sacerdoti e con i diversi fratelli che seguono questo ideale di vita evangelica, come cammino di ac-coglienza, di accompagnamento per una valorizzazione degli ammalati e quindi di una valida integrazione.Questo, già molti anni prima della Evangelii Gaudium di papa Francesco.Ho avuto la gioia di essere collaborato, anche in diocesi, da don Tonino, reggendo per vari anni l’Ufficio diocesano per la pastorale sanitaria e preparando la Giornata dioce-sana dell’ammalato.Puntuale e preciso, attento e anche un po’ pignolo, ma sempre efficace.Gli ammalati hanno sempre avuto un grande spazio nella sua vita. Per le campagne e le case sparse di Valleluogo in Ariano Irpino e nelle contrade limitrofe, per quanto ho avu-to notizie, gli ammalati non sono stati mai abbandonati.Li ha sempre visitati e ha portato il dono grande della Riconciliazione sacramentale e Gesù Eucaristia.Prima di tutto anche lui era ammalato. Perciò non cerca-va gli ammalati da sano. Negli ultimi anni, con un solo rene, è entrato in dialisi ed era gioioso di stare come prete ammalato accanto agli ammalati, soprattutto animando i turni di dialisi.

da sinistra: don Luigi Garosio, mons. Giovanni D’Alise e don Tonino a Valleluogo (2015)

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Nel santuario “Salus Infirmorum” di Valleluogo, lo tro-vavi sempre pronto e accogliente. Disponibile per le con-fessioni ed i colloqui.L’amore grande e concreto alla Madonna è stato l’ele-mento che ha unificato la sua vita e la sua anima.L’ho sempre visto con il rosario tra le mani, approfittan-do di ogni istante per elevare una preghiera continua a Maria, Nostra Signora di Lourdes, Nostra Signora di Fati-ma, Salus Infirmorum… Credo che si possa dire, di don Tonino Giorgini, che la sua vita era un “rosario” conti-nuo, come legame stretto e indissolubile che lo teneva legato a Gesù e Maria.Come un bambino, spesso, mi confidava le sue osserva-zioni e la gioia, preparando la vita di alcuni membri dei Silenziosi, che avevano intrapreso seriamente il cammino di santità e notava che, con l’incontro con il carisma e la guida di don Novarese, avevano fatto della propria vita un incredibile “volo” verso la santità. Rimanevo poi stu-pito quando don Tonino mi mostrava le loro foto.A volte sembravano dei “gomitoli di uomo o di donna”, splendenti però di gioia. Allora avevo sempre una nuova conferma di quanto potente è la presenza dello Spirito di Cristo, molla incredibile che spinge alla santità.Ho questo ricordo del mio fratello don Tonino e benedi-co Dio per lui, per me e per tutta l’Opera dei Silenziosi Operai della Croce.

Teologo accantoai sofferenti■ Felice Di Giandomenico

Don Tonino Giorgini, romagnolo DOC, entra in contatto con il beato Luigi Novarese nel 1947 tramite una sua cu-gina – Maria Nanni – che faceva parte del Centro Volon-tari della Sofferenza.Fu però solo nel 1966, a Re, che don Tonino ebbe modo di incontrare per la prima volta di persona Monsignor No-varese durante un Convegno e poté parlare direttamente con lui.Tra il 1966 e il 1969, don Tonino ha svolto il suo apostola-to nella sua diocesi di appartenenza, in particolare nel Se-minario di cui era padre spirituale e nell’Azione Cattolica.Furono anni frenetici in cui don Tonino avvertiva comun-que forte il desiderio di poter svolgere il suo apostolato altrove, cerando di non rimanere relegato in diocesi.L’11 febbraio del 1969 il vescovo, intuendo il suo desi-derio, autorizzò don Tonino ad uscire fuori dall’ambito diocesano. Fu così che, durante un suo viaggio a Roma, incontrò di nuovo monsignor Novarese ed un ulteriore colloquio con lui fu determinante per orientare la sua vita verso l’apostolato dei sofferenti.Nel giugno del 1969, presso la Casa “Cuore Immacolato di Maria” di Re, don Tonino entra nell’Associazione Silenziosi Operai della Croce e da allora, sino al 1984, visse accanto al beato Novarese collaborando attivamente alle iniziative apostoliche e culturali associative per oltre venti anni.Nel 1977 don Tonino pubblica la biografia dell’allora servo di Dio Giunio Tinarelli, un poderoso volume di quasi 500 pagine edito dal Centro Volontari della Sofferenza, uno studio appassionato e approfondito su una delle figura spi-ritualmente più rilevanti dei Silenziosi Operai della Croce. Nel 1983, redige il volume “Gli ammalati e la Confessio-ne”: seimila testimonianze, dove vengono riportati i pun-ti salienti del Papa sulla confessione e le testimonianze dei gruppi di studio sul sacramento della Riconciliazione. Don Tonino compì un lavoro minuzioso sui questionari raccolti nella Casa “Cuore Immacolato di Maria” a Re offrendo preziosi spunti di riflessione a tutti coloro che svolgevano l’apostolato tra i sofferenti, siano essi stati sa-cerdoti, persone consacrate o laici.

In ricordo di don Tonino Giorgini

Udienza con papa Francesco per il centenario della nascitadi mons. Novarese. Vicino a don Tonino, don Pietro Bonfadinie don Stanisław Łada

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È rilevante sottolineare il contributo che il cardinal Jan Pieter Schotte – Segretario del Sinodo dei vescovi dal 1985 al 2004 – chiese a don Tonino riguardo gli ammalti e alla loro presenza nella vita della Chiesa. Il lavoro svolto in quell’occasione, fu ripreso in parte e inserito nell’E-sortazione Apostolica Post-Sinodale Christifideles Laici in particolare al numero 53, dove si chiarisce che anche i malati sono mandati come operai nella vigna del Signore.Notevole dal punto di vista teologico fu anche il commen-to di don Tonino alla Lettera Apostolica Salvifici doloris di Giovanni Paolo II dove, ancora una volta, venne ribadita la preziosità dell’azione apostolica dei sofferenti nella Chie-sa, una preziosità che supera la mentalità pietistica che ha da sempre caratterizzato, in linea generale, il rapporto con l’ammalato anche all’interno della Chiesa stessa. Nel 2008 esce un altro libro dedicato a Giunio Tinarelli, che don Tonino scrive assieme ad un altro sacerdote, don Antonio Marchetti. Anche in questo caso un testo prezio-so dove l’umanità e la spiritualità del venerabile Giunio Tinarelli si fondano in quella che è l’essenza del carisma associativo che anima l’azione apostolica dei Silenziosi Operai della Croce.Negli anni, anche la collaborazione con la rivista L’Ancora nell’Unità di Salute è stata piuttosto fruttuosa per don Tonino. Non si risparmiava mai, partecipava sempre a tut-te le riunioni redazionali, proponeva idee ed era incline alla condivisione delle esperienze sia in ambito spirituale che umanistico. Sicuramente una delicata ironia era la sua arma infallibile nel rendere piacevole ogni confronto riguardo alle tematiche trattate, pur rimanendo sempre ben ancorato a quel rigore teologico che ha caratterizza-to tutta la sua vita, culturale e spirituale.

“Giunio. Una testimonianzanel lavoro e nel dolore”

La figura del venerabile Giunio Tinarelli, l’operaio di Terni costretto da una poliartrite anchilosante all’im-mobilità completa sin da giovanissimo, è stata per don Tonino un vero e proprio punto di riferimento per quanto concerne sia la spiritualità che il carisma dei Silenziosi Operai della Croce. Tramite Giunio. Infatti, don Tonino ha potuto approfondire quelle delicate e complesse tematiche che riguardano l’inse-rimento dei malati nella vita della Chiesa, il loro ap-porto fattivo nell’evangelizzare il mondo dell’umana sofferenza e le modalità di porsi di fronte a Dio senza porre in essere intemperanze o proteste.Come accade per tutti gli esseri umani che improv-visamente vedono la propria vita cambiare di colpo in senso negativo, anche Giunio Tinarelli ha avuto inizialmente moti di rabbia, di risentimento nei con-fronti della vita, oggettive difficoltà ad entrare in sin-tonia con quella speciale chiamata vocazionale che è la sofferenza.Don Tonino, scorrendo minuziosamente gli scritti e la corrispondenza di Giunio, ha compiuto un vero e proprio studio sul reale senso del patire umano, sul come questo patire si va ad inserire in quel piano di salvezza operato da Cristo Gesù attraverso il suo dolore e la morte di croce.Come scritto da don Tonino nell’introduzione al volume “Giunio. Una testimonianza nel lavoro e nel dolore”, quella dell’operaio ternano “è la storia straor-dinaria di un giovane molto allegro nonostante tut-to”. Un giovane che “si impegnò seriamente di fronte alla vita che gli offrì sempre una prospettiva valida: il lavoro, la famiglia, la sofferenza… Sì, anche la soffe-renza, perché nel buio della ragione seppe accendere una luce superiore”.Don Tonino era persuaso dell’importanza delle te-stimonianze personali ed è per questo che ha cercato di far raccontare a Giunio, i fatti della sua vita come li descrisse allora nelle lettere ai suoi amici e nei suoi appunti personali.Giunio concludeva il suo cammino terreno a soli 44 anni ma la sua eredità spirituale resta un dono incommensurabile sia per i Silenziosi Operai della Croce che per il Centro Volontari della Sofferenza.Ed è questa eredità che don Tonino ha voluto preservare e diffondere, divenendo egli stesso fruitore del pensiero e delle opere del venerabile Tinarelli, un uomo che seppe assimilare la sua sofferenza giovanile alla sofferenza di Cristo.

da sinistra a destra: Mons. Sergio Melillo durante il rito funebre (24.3.17)

Al congresso dal tema “Il cuore di Cristo e la pastorale oggi” svoltosi a Paray-le Monial nel 1974

Don Tonino con don Remigio Fusi

Il servo di Dio Giunio Tinarelli

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Sacerdote “cum Mariain charitate Christi”■ Luigi Di Blasi

Il mistero della morte lo ha avvolto in sé perché in Cristo, nostra Pasqua, don Tonino restasse fermo nell’unione sa-cerdotale, in cui ha servito la debole umanità, offrendola come sacrificio gradito a Dio.Alla celebrazione della sua pasqua, nella messa esequiale sul piazzale di Valleluogo, accanto al piccolo santuario della Madonna “Salus Infirmorum”, don Tonino ha rac-colto molti sacerdoti nella solenne concelebrazione, pre-sieduta dal vescovo Sergio Melillo.Questi sacerdoti rivelano la “passione” di don Tonino. Egli amava i sacerdoti con animo di fraternità, quei sacer-doti che aveva educato ad essere insieme, quasi una Lega sotto lo sguardo dell’Immacolata.Don Tonino, impregnato del carisma del beato Luigi Nova-rese, aveva colto la prima creatura del 1943, la Lega Sacer-dotale Mariana e ha espresso, lui sacerdote, un’attenzione tutta particolare per i suoi sacerdoti, specialmente quelli in difficoltà perché segnati dalla sofferenza fisica e non solo.I tanti pellegrinaggi a Lourdes, specifici per i sacerdoti e con i sacerdoti ammalati, animati dallo spirito carismatico del beato Luigi, vedono don Tonino sempre tutto premu-roso per essere vicino a ciascun sacerdote e negli scom-parti del treno e nelle soste per interessarsi di ciascuno e per promuovere un’appartenenza tutta speciale, per vivere “in charitate Christi cum Maria”, proprio come si esprime il logo della LSM.

Il beato Luigi ha sempre coinvolto cardinali e vescovi a presiedere il pellegrinaggio a Lourdes e a dettare le me-ditazioni, perché si possa vivere fortemente l’esperienza di essere “Chiesa” e nella Chiesa il ruolo del sacerdote, vittima del sacrificio, sia sempre più evidente e fecondo di evangelizzazione. Don Tonino è stato l’angelo custode, il direttore degli stessi Esercizi.A termine della messa esequiale, don Luigi Garosio ha dato lettura del testamento spirituale di don Tonino. Tra l’altro si è così espresso quasi consegnandosi a noi sa-cerdoti: “Ti ringrazio, Signore, del dono ineffabile del sacerdozio, ricevuto il 17 aprile 1954 da mons. Mario Bondini, vescovo di Bertinoro, del dono dell’Istituto se-colare dei sacerdoti della Regalità di Cristo, di essere poi stato accolto dal beato Luigi Novarese nell’Associazione Silenziosi Operai della Croce (che mi permise di mante-nere una comunione spirituale con l’istituto della regali-tà per il suo legame con la croce e con san Francesco)”.Ecco il profilo di don Tonino: - sacerdote di Cristo Re, professo nell’Istituto Secolare dei Sacerdoti Missionari della Regalità, inviato nel mondo; - accolto dal beato Novarese tra i SOdC, chiamato a co-niugare il mistero della Croce, nella spiritualità dello stig-matizzato della Verna, perciò servo del Vangelo della sof-ferenza e fratello testimone della letizia, vero Silenzioso Operaio della Croce.Don Tonino dal 2005 ha espresso il suo apostolato a Val-leluogo e nella Comunità dei SOdC e nella contrada per la gente e nell’ospedale di Ariano Irpino, anche come pazien-te dializzato. Ma il suo zelo sacerdotale si è maggiormen-te accentuato nei confronti dei sacerdoti, riproponendo l’originalità del carisma della Lega Sacerdotale Mariana. Si

In ricordo di don Tonino Giorgini

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è reso disponibile all’ascolto e all’accompagnamento per consolidare i legami con tutti, ma specialmente con gli iscritti e i simpatizzanti della LSM, perché il messaggio di Lourdes diventasse nutrimento spirituale, anno per anno, preparava delle schede di riflessione in continuità degli Esercizi spirituali tenuti a Lourdes ai sacerdoti.Ma la LSM, quale germe che cresce, che si sviluppa, si propone di rispondere alle esigenze profonde del sacer-dote che vive a servizio della Chiesa locale.Don Tonino sente la forza di questo fermento e, dopo due anni dalla morte di mons. Novarese (20 luglio 1984), si preoccupa di raccogliere l’eredità del beato Luigi nell’opuscolo “Lega Sacerdotale Mariana”. Egli dice nella presentazione: “La continuità dell’attività associativa obbliga a puntualizzare le linee spirituali e metodologiche del Padre Fondatore dell’Associazione per rispettare il suo carisma e per avere la sicurezza di offrire veramente alla Chiesa quell’apporto specifico di formazione e di vita sacerdotale e di attività pastorale che lo Spirito Santo ha inteso donare alla Chiesa stessa mediante la Lega Sacerdotale Mariana la cui attività è strettamente collegata a tutta l’Opera di mons. Novare-se che fa capo ai Silenziosi Operai della Croce”.Don Tonino si trova ad accogliere ed a trasmettere in-tegralmente il carisma originario di mons. Novarese e a dover percepire la forza dello Spirito che erompe e diventa espressione di una ecclesialità vera.Intanto il CVS riconosce nel nuovo Statuto la sua carat-teristica diocesana, quale Associazione privata a servizio della pastorale e la LSM costituisce una sezione insieme

ai Volontari Sofferenti e ai Fratelli degli Ammalati. Dallo Statuto leggiamo: “La sezione Lega Sacerdotale Mariana nata in considerazione del ruolo esercitato da Maria SS.ma nel collegio apostolico si propone un servizio ai sacerdoti in seno al presbiterio diocesano o alla propria famiglia reli-giosa, perché ciascuno, specialmente se malato, anziano o in difficoltà, si senta tra i confratelli testimone di una piena configurazione a Cristo Sacerdote e Vittima, e contribuisca a rendere più unito e concorde il presbiterio diffondendo una fraternità sacerdotale “con Maria nella carità di Cristo”. La Lega Sacerdotale attua la sua specifica azione pastorale attraverso gruppi sacerdotali (gruppo diocesano LSM) allo scopo di sostenere ed estendere l’apostolato del CVS”.Ecco l’identità della Lega Sacerdotale Mariana e la novi-tà che porta in sé.Un episodio, che indica un passaggio molto bello e mol-to delicato dell’apertura di don Tonino al carisma. In uno degli incontri a Valleluogo noi del gruppo della LSM di Ariano e di Avellino, cercavamo di approfondire l’iden-tità della LSM e il rapporto con l’Assistente. Don Tonino ebbe ad esclamare: “Chiedo scusa a don Costantino (As-sistente del CVS di Ariano), perché è lui il Responsabile della LSM che è diocesana, non io dei SOdC!”. Grande umiltà e nuovo impegno nella pastorale diocesana.Grazie, don Tonino, per averti avuto come maestro e compagno di viaggio nella riscoperta di questa dimen-sione della vita e della pastorale del sacerdote diocesa-no. È una eredità pastorale da riscoprire. Continua con noi e per noi ad esserci guida, illuminato dal carisma del beato Luigi Novarese.

Don Tonino con il Card. Opilio Rossi e don Remigio Fusi al convegno “Croce e nuova evangelizzazione”Sotto il il tiglio con gli amici di Valleluogo

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Maria Nanni, la sorgente■ a cura della Redazione

La testimonianza di Maria Nanni offerta da don Tonino tocca le radici dell’Opera del beato Luigi Novarese. Ma-ria Nanni fa parte di quel gruppo di persone più vicine al Fondatore che hanno condiviso il suo cammino inizia-le, accogliendo il carisma associativo nella sua genuina espressione e, come Silenziosi Operai della Croce, l’han-no vissuto e trasmesso attraverso il loro vissuto, i loro scritti ed il loro apostolato. Maria Nanni è fra i primi che hanno sentito la “grazia della paternità” di cui il Signore arricchisce ogni fondatore e, proprio nella sua condizio-ne di infermità, ha potuto comprendere e testimoniare le caratteristiche essenziali del carisma stesso che rapporta il sofferente, tramite Maria SS.ma, con Gesù Cristo cro-cifisso e risorto. Appartiene insomma a quella che viene chiamata “Comunità di Fondazione”. Maria Nanni era cugina di don Tonino il quale cominciò ad avvertire la sua ricchezza spirituale sin da quando entrò in Seminario, nel 1941, quandoMaria era poco più che ventenne.Parlando di Maria Nanni, don Tonino ha sempre utiliz-zato la metafora della “sorgente”, quella sorgente ca-pace di emanare serenità, gioiosità, tenacia e coraggio nella realizzazione di cose importanti, quali la collabora-zione all’apostolato dell’Azione Cattolica tra il 1956 e il 1969, proprio negli anni in cui don Tonino era Assistente diocesano e la portava con sé in tante parrocchie della diocesi per incontrare soprattutto i giovani e, ancora di più, l’attuazione del suo impegno primario di diffondere

l’apostolato del Centro Volontari della Sofferenza nella sua diocesi e in tutte le diocesi della Romagna e, poi, in particolare, con la ristrutturazione della Casa di Meldola a servizio dell’Associazione... Tutto questo, nonostante le sue condizioni fisiche, la precarietà della sua salute, la poca cultura scolastica (aveva fatto la quarta elementare), l’ambiente poco favorevole che l’attorniava e l’assoluta mancanza di mezzi. Qual è dunque quella “sorgente”?Sempre ricordando la cugina, don Tonino rammentava che l’inserimento di Maria Nanni fra i “Silenziosi” fu un po’ anomalo se lo consideriamo nelle attuali modalità di adesione di una persona ad un Istituto di Vita Consacrata. Ma l’Opera era ai primi passi e il Signore, che guida nella Chiesa il suo disegno di salvezza, suscita e prepara lui, con la potenza del suo Spirito, idonei testimoni e strumenti di evangelizzazione, per attuare i suoi progetti. Il Signore stesso ha fatto fare a Maria Nanni un impegnativo “no-viziato”! Maria aveva conosciuto il Fondatore del Centro Volontari della Sofferenza tramite trasmissioni radiofoni-che e aveva stabilito con lui un rapporto epistolare.Ma avvertì subito che quest’Associazione non riguarda-va soltanto qualche particolare settore della sua vita, ma la coinvolgeva totalmente: anima e corpo, sofferenze (perfino la sua carrozzella), i suoi limiti e qualità, insom-ma tutte le sue aspirazioni e speranze. La sentiva fatta sulla sua misura e vi si sentì come totalmente immersa. Per questo aderì immediatamente all’ideale dei Silen-ziosi Operai della Croce, sbocciato il 1 novembre 1950 dal cuore di mons. Novarese e di sorella Myriam e che i fondatori proposero ai “Volontari della Sofferenza” più

In ricordo di don Tonino Giorgini

Maria Nanni in carrozzina agli Esercizi spirituali di Re è accompagnata da don Tonino Foto di gruppo: la minuscola carrozzina di Anna Fulgida Bartolacelli ospita anche un piccolo partecipante agli Esercizi spirituali di Re

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desiderosi di perfezione evangelica. Per comprendere l’entusiasmo e la dedizio-ne di Maria Nanni nei confronti della spiritualità novaresiana, riportiamo una lettera inedita scritta dalla stessa al suo ritorno dai primi Esercizi spirituali per infermi svoltisi presso il santuario di Oropa nel 1952. Così scriveva Maria al cugino don Tonino:

Carissimo Tonino, al mio ritorno da Oropa ho trovato la tua gradita lettera. Non ho risposto su-bito perché ti avevo scritto da lassù una cartolina e pen-savo che da Roma te l’avessero spedita a Roccantica e che quindi potevo portare qualche giorno più avanti la risposta. Sono tornata oggi da Forlì essendomi fermata qualche giorno al ritorno dal santuario di Oropa. Tu sai già tramite la cartolina che sono andata per un corso di Esercizi spirituali apposta per infermi, organizzato dal Centro Volontari della Sofferenza per gli iscritti ai Silen-ziosi Operai della Croce.A capo c’era mons. Novarese, segretario di questa As-sociazione. È un bravissimo sacerdote e parla che è un piacere ascoltarlo, tanto più che scende fin nel profon-do dell’anima con i suoi insegnamenti. È molto stimato e considerato per le sue virtù e tanto buono con tutti. Anch’io sono riuscita ad avvicinarlo e confessarmi da lui. Dopo avermi confessata sai cosa mi ha detto?“Lei vive già la sua consacrazione quindi continui a es-sere nella virtù”. Siccome avevo detto in adunanza che

era necessario il direttore spirituale, io gli ho confidato il mio caso. Dopo aver un poco riflettuto mi ha pregato di tenermi molto vicino alla Madonna e fare le cose insieme a lei. E quando avessi avuto bi-sogno di qualche cosa di importante che gli avessi scritto.Riguardo quel tizio che dissi con te mi ha risposto di spedire a lui le lettere che mi scrive. Ci ha parlato Monsignore an-che della consacrazione alla Madonna e ho pensato che senz’altro lui la vive già.

Vuoi che ti dica una cosa? L’ho assomi-gliato un poco a te fisicamente (con la differenza perché lui è zoppo da una gamba) e ha molto di somiglianza con te nel parlare e nel modo di fare.Segretamente ho gioito e pregato la Madonna perché anche tu facessi il bene che fa lui. Si è dedicato intera-mente agli infermi e vuole aprire una casa per raccogliere anche quelli che non hanno più i genitori e si trovano male finanziariamente. Solo per i Silenziosi Operai della Croce, però.Mi sono goduta tanto ad Oropa. Siamo arrivati fino a Biella col treno poi siamo risaliti su di un treno di monta-gna che in un’ora e mezza ci ha portati all’altezza di 1180 metri. Lassù si venera una Madonna nera come quella di Loreto. Ho trascorso 7 giorni bene. Ringrazio la Madonna che mi vuole spesso accanto a sé. Grazie per gli auguri.

Saluti cordiali MariaVoltre, 21 settembre 1952

Don Tonino celebra la santa messa nel santuario “Salus Infirmorum”di Ariano Irpino

Don Tonino con sorella Elvira Psorulla,Maria Nanni in carrozzina e mons. Novarese

Al convegno sacerdotale internazionale “Croce e nuova evangelizzazione” (Roma, 21-26 giugno) in occasione del 50esimo di fondazione della Lega Sacerdotale Mariana nel 1997

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Riferimentoper ammalati e fedeli■ a cura della Redazione

Abbiamo incontrato sorella Marisa Basello, oggi presso la Comunità di Re, in Val Vigezzo, memoria storica dell’As-sociazione, che ci ha parlato di don Tonino.

Sorella Marisa, quando ha conosciuto donTonino?Ero presente a Roma nel 1969 quando don Toni-no venne a parlare con Monsignore per la prima volta. Subito non lo vidi, ma quando suonò alla porta di via dei Bresciani, ricordo che una di noi sorelle si affacciò per capire chi fosse, ed esclamò: «C’è quel prete cugino di Maria, è tutto pelato!».Don Tonino era parente di Maria Nanni, una sorella di “Vita in famiglia” che ha dato tanto per il CVS dell’Emilia Romagna (a lei si deve la realizzazione della casa “Nostra Signora di Fatima” di Meldola (Forlì), ndr), e con lei pregava spesso. Sorella Nanni, che tra l’al-tro aveva preso parte ai primi Esercizi spi-rituali a Oropa, diventerà per don Tonino una figura di riferimento, soprattutto per l’entrata del sacerdote nei Silenziosi Ope-rai della Croce.

DonToninoeMonsignore:siricordaqualcheaned-dotoparticolaredilorodueinsieme?Prima un passo indietro. Certi fatti sembrano casuali, ma altri no, e questa coincidenza don Tonino la raccontava spesso. Il 1 novembre 1950, in piazza San Pietro, papa Pio XII proclamò il dogma dell’Assunzione della beata Vergine Maria. Monsignore e Sorella Elvira decisero pro-prio in quella data di far nascere i Silenziosi Operai della Croce. Don Tonino ce lo ricordava spesso: «Pensate che c’ero anche io in Piazza quel giorno!». All’epoca era an-cora un giovane seminarista.Un aneddoto che ricordo molto bene è quando Monsi-

gnore cadde in corridoio a Roma e si fratturò il ginoc-chio. A prendersi cura di Novarese, in seguito alle dimissioni dall’Ospedale Fatebenefratelli, fu sem-pre don Tonino che con il suo buon cuore e la sua simpatia riusciva a far sorridere Monsignore. Don Tonino conosceva tantissime storielle divertenti

che diventavano una terapia per lo spirito abbat-tuto dal dolore. Ricordo di un giorno in cui trovai Novarese che cantava seduto su un tavolo, mentre don Tonino lo aiutava a fare gli esercizi di riabilita-zione per il ginocchio!

Marisa,ciparlididonToninoegliammalati:unrapportoparticolare.Chericordiconserva?Certamente gli fu di grande insegnamento l’espe-rienza giovanile presso l’Azione Cattolica, infatti operò bene fin dall’inizio, in particolar modo con i giovani Fratelli degli Ammalati che frequentava-

In ricordo di don Tonino Giorgini

Al convegno sacerdotale internazionale “Croce e nuova evangelizzazione” (Roma, 21-26 giugno) in occasione del 50esimo di fondazione della Lega Sacerdotale Mariana nel 1997 A Fatima (1980)

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no i corsi. Ma non solo. Riusciva ad adattarsi alle esigenze e alla particolarità di ogni persona, anche con i più pro-blematici ammalati psichici. Il rapporto di don Tonino con gli ammalati era sempre improntato non sull’autorità, ma sulla fratellanza aperta, era sempre disponibile all’acco-glienza, pur mantenendo una seria coscienza, esente dal compromesso!

CheapproccioavevadonToninoversogliEsercizispirituali?Dopo il suo ingresso in comunità, fu subito mandato a Re, dove gli Esercizi erano accompagnati a quel tempo da don Luigi Bardotti. Don Tonino si inserì subito e bene. Il suo carattere gioviale, molto aperto e disponibile alle persone giovò molto. Induceva alla simpatia e le persone si aprivano volentieri a lui. Il suo ruolo era molto impor-tante, sia come responsabile in quanto teneva i rappor-ti tra i predicatori e i partecipanti, sia come garante dei contenuti degli Esercizi, avendo interiorizzato e fatto suo il messaggio di Monsignore. Inoltre per la Comunità fem-minile era una guida preziosa e un collaboratore premu-roso, anche nel rapporto fra i partecipanti e i Fratelli de-gli Ammalati, affinché il tutto andasse per il meglio. Per come ha eseguito il suo compito, è ancora una traccia da seguire che tutt’ora le persone richiamano e ricordano con riconoscenza.

Affetto e stimaanche social■ a cura di Giovanna Bettiol

Sappiamo tutti dello sviluppo che hanno avuto negli ul-timi tempi i social network e il loro straordinario impatto sociale. Anche noi sperimentiamo la grandezza di questi mezzi… E in tanti, veramente in tantissimi vi siete fatti sentire condividendo con i Silenziosi Operai della Croce il dolore per la morte di don Tonino.La notizia messa in Facebook è stata visualizza da più di 16.000 persone, ci sono state oltre 100 condivisioni e tantissimi commenti che ricordano la grandezza umana e spirituale del nostro caro don Tonino.Ne riportiamo solo alcuni commenti… così come sono pervenuti, nella loro commovente immediatezza attra-verso un linguaggio straripante di emozioni tristi e di mo-menti nostalgici.Ringraziamo tutti per la vostra vicinanza a don Tonino e all’Asssociazione.

GiovannaCaso Don Tonino sei stato nostro maestro di vita. Ti ricorderemo sempre forte, gioioso e scherzoso noi di Valleluogo. Non ti dimenticheremo mai: ti mettiamo vicino a don Pino. Due persone speciali per noi di questa comunità.

AndreaPascucci Il mio più vivo cordoglio a tutti i SOdC. Conobbi d. Tonino la prima volta nell’ormai lontano mag-gio 1999, alla mia primissima “Settimana dell’Amicizia”

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a Re, con Bruno Severini. Mi confessò lui che ero solo un giovanetto, ancora convalescente dal male e dalle brutte esperienze… Cardosi mi diceva: “Questa è una colonna della Chiesa! Arrivederci d. Tonino! Avevi una voce assoluta.

GiovanniCastoro Don Tonino sacerdote eterno. Tu sei in mezzo a noi in famiglia che proteggi e custodisci tutti noi. Grazie di tutto di vero cuore che ci hai portato x noi CVS un momento bello e giusto per condividere insieme la tua amicizia. Ti voglio tanto bene e resterai sempre nei nostri cuori.

SandraTaricco un altro che se ne va...un altro tassello nel puzzle della nostra vita!!! anche se ormai passata ma sempre nel cuore!!!

Imma Frate Don Tonino mi ricorderò sempre dei suoi consigli quando trascorrevo giorni meravigliosi con tutti voi a Valleluogo e ci facevamo delle belle chiacchierate, e poi la messa al mattino tutti riuniti nel santuario. Sono sicura che si sentirà molto la sua mancanza ma una cosa è certa: lei vive in ognuno di noi che le abbiamo voluto bene. BUON viaggio don Tonino adesso servirà dal vivo nostro SIGNORE lo credo per davvero senza incertezze grazie per quello che ha fatto per me e per tanti altri, non è un addio ma un arrivederci, un giorno tutti insieme e far festa con DIO PADRE e GESÙ NOSTRO SALVATORE insieme sua MADRE CELESTE.

LeonardoFontanini La prima voce che ho udito a Re. Una vita fa. Sarai sempre nel nostro cuore

DanieleAngiuli Caro don Tonino continua a seminare

bene dal Cielo come hai fatto qui in terra... prega Gesù e Maria per noi!

BeataDykoSodc Grazie don Tonino...mi mancherai...e i tuoi consigli porterò con me fino alla fine.

ValeBuonocore Era un grande don Tonino! Una grande perdita xo’ ora gli ha dato la mano e camminano insieme al Signore.

IreneSpera Grazie don Tonino per tutto quello che hai fatto per tutti...ora prega da lassù per noi...in particolare ti ringrazio per i tuoi consigli.

EricaGuardabascio Ci ha lasciato un grande esempio di santità.

MariaConcettaAletta Carissimo don Tonino, la sua bel-la anima sta già contemplando il volto luminoso del Signo-re, godendo la beata pace del Paradiso. Riposa in pace.

BobLetasz I first met him in 1985 at Re and was very impressed with him. He has always held a warm spot in my heart.

ResyRizzini Il cielo si è arricchito di una nuova e bellissi-ma anima. Grazie don Tonino per l’amore e la dedizione che hai dato al CVS e all’Associazione tutta. Sempre e solo per Amore del Signore e dell’Immacolata. Grazie ri-posa in pace.

SabrinaRavanni In pochi giorni di distanza due grandi preti. Saremo protetti per le nostre vite nell’apostolato del CVS.

LuiginaBosio Grazie don Tonino per quanto mi ha do-nato, e trasmesso negli incontri formativi del CVS. Dio

In ricordo di don Tonino Giorgini

Con un gruppo di ammalati Don Tonino tra sorella Antonia Gennaro e sorella Elena Vecchio

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Misericordioso lo accolga tra le sue braccia CON LA SCHIERA DI QUANTI LO HANNO PRECEDUTO.

Matteo N Peverada Signore Dio accogli questi nostri cari sacerdoti e che abbiano la ricompensa nei cieli per quanto hanno fatto nell’apostolato del carisma del beato Luigi Novarese.

RaffaeleScarpellino Una preghiera per te, uomo di Dio.

MarcoPellacani Grande sacerdote amico maestro e gui-da del Cvs ora riposa in pace.

AlbertoTuci Ciao don Tonino buon Viaggio e grazie de-gli sprazzi di tempo passati assieme. Il Signore ti accolga nella Luce della sua dimora. I Civuessini del Ticino.

LuisMiranda Una preghiera, un abbraccio a te!

DeborahTerranova L’ho conosciuto da poco. Mi piace-va sentir parlare degli scorci della sua vita al fisioterapista che se ne occupava per la sua riabilitazione. Cercavo di allungare l’orecchio per poter captare l’affettuoso modo di parlare che aveva nel raccontare del suo paese d’o-rigine. E mi piaceva tanto quando, entrando nella sua camera, mi accoglieva con un bellissimo sorriso.

RosariaCerutti un ricordo speciale... e una preghiera.

Nicola Salvatorelli Grazie don Tonino per avermi tra-smesso la gioia di vivere anche nella sofferenza!

RosariaVenditti Ciao Don Tonino ti ricorderò sempre con affetto e simpatia che tu dimostravi nei miei confron-ti quando mi chiedevi: mi canta una canzone napoleta-na? Un forte abbraccio in Cristo.

Le “sorprese” diMonsignore raccontateda don ToninoUn testo inedito di memorie, aneddoti e riflessioni che ci consegna un vivace ritratto del beato Novarese, colmo di affetto e riconoscenza.■ Mauro Anselmo

Negli ultimi anni della vita don Antonio Giorgini non aveva abbandonato la passione per la scrittura. Anzi, l’aveva col-tivata come una medicina dello spirito, capace di dare vi-vacità e colore ai ricordi di quella grande avventura che era stata la sua esistenza sacerdotale spesa a fianco dei malati. Tra le varie opere che don Tonino ci ha lasciato, ce n’è anche una che non era riuscito a completare. Si tratta di un testo che si intitola “Le sorprese del beato Novarese. Alcune inedite e tutte significative”: decine di pagine di memorie, aneddoti e riflessioni, per le quali lo stesso sa-cerdote aveva suggerito il titolo, anche se poi era venuto a mancare il tempo per il lavoro di rifinitura in vista della pubblicazione.

“Nella natura umana normale si innesta la santità”, scri-ve don Tonino. E la sua è una riflessione importante. Essa infatti, facendo riferimento “all’universale vocazione alla santità” che la Chiesa raccomanda ai fedeli, rappresen-

Rinnovo degli impegni di consacrazione tra i SodC(Valleluogo 8.12.2007)

Esercizi spirituali a Valleluogo (2012)

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ta anche la chiave per cogliere la profondità di queste pagine, scritte di proposito per raccontare il cammino di perfezione vissuto da Novarese nei vari aspetti della vita quotidiana.Ecco Monsignore ritratto nella capacità di vivere alla pre-senza di Dio in ogni momento della giornata. Eccolo nel giugno 1952 quando, nel preparare il primo viaggio a Lourdes della Lega Sacerdotale Mariana, prende carta e penna e scrive a Giunio Tinarelli: “Fammi un bombarda-mento a tappeto di preghiere per colpire i quattrocento sacerdoti che verranno al pellegrinaggio”. Ma le pagine di don Tonino riservano altre sorprese: il ritratto di don Luigi che gioca a carte, che ride di gusto ascoltando le barzellette di Pierino Gerosa, l’operaio dal passato comunista somigliante a Stan Laurel (il famoso Stanlio del cinema) che aveva consacrato la vita a Maria. Don Luigi sorpreso in un gesto di tenerezza mentre coc-cola Kira, il cane San Bernardo ospitato dalla Comunità di Montichiari.Don Tonino racconta con gusto e passione. E le sue pa-role consegnano al lettore un ritratto vivace e sincero del beato colmo di affetto e riconoscenza.

Quando Novarese disse:“Devo farcela da solo”Due interessanti testimonianze tratte dagli scritti di don Giorgini. Così il sacerdote interpretava gli aspetti più singolari nella vita del beato Luigi Novarese.■ Antonio Giorgini

Proponiamo due episodi tratti dagli scritti inediti di don Antonio Giorgini. Si tratta di aneddoti poco noti e, pro-prio per questo, utili a conoscere anche negli aspetti più curiosi e sorprendenti la biografia del beato Novarese. Il primo episodio dimostra come Monsignore ricavasse dalla sua esperienza quotidiana gli insegnamenti che tra-smetteva ai malati. Il secondo, nel candore della sua sem-plicità, rivela come nelle vite dei santi anche un incidente apparentemente drammatico, possa concludersi con un imprevedibile lieto fine.

UnabruttacadutaRicordo una dolorosa caduta di Monsignore. Era una ri-gida mattina di febbraio e ci trovavamo nella residenza romana di via dei Bresciani. Uscendo dalla “sua Cappel-la” al secondo piano dell’edificio, forse a causa di alcuni petali di rosa rimasti sul pavimento durante il trasporto dei fiori, Monsignore scivolò e ruzzolò malamente al suo-lo fratturandosi il ginocchio della gamba ammalata (la destra). Il dolore fu lancinante. Non fu facile per me e per il dottor Cadario, presenti alla scena, soccorrerlo e rimetterlo nel suo letto. Monsignore fu trasportato all’ospedale dei Fatebene-fratelli all’isola Tiberina e l’esame radiologico rivelò una frattura multipla. Inevitabile l’intervento chirurgico. Ci affidammo alla direzione dell’ospedale, che ben cono-sceva il nostro Padre, per la scelta del chirurgo. Monsi-gnore desiderò la presenza del professor Romanini, del Policlinico Gemelli, con il quale aveva un ottimo rapporto spirituale oltre che culturale. Le ossa spezzettate furono ricongiunte con una vite, il cui bullone continuò ad es-sere ben visibile sotto la pelle anche dopo che le ferite erano rimarginate. Il paziente provava molto dolore, ma in silenzio, cercando di nascondere la realtà. Quando la sofferenza si faceva più

In ricordo di don Tonino Giorgini

Il beato Novarese con il San Bernardo chiamato Kira

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forte, a chi gli domandava: “Monsignore, soffre molto?” rispondeva: “Un pochetto!”. Ho avuto la grazia di fargli da infermiere per circa tre mesi, giorno e notte, nel pe-riodo che precedeva l’inizio del corso di Esercizi spirituali a Re. E, di queste settimane molto difficili per il nostro padre, ricordo un piccolo ma significativo episodio: l’o-perazione che riguardava il taglio delle unghie dei piedi. Dopo l’intervento chirurgico, Monsignore non riusci-va più a svolgere questo compito sulla gamba malata a causa della rigidità dell’arto. Il compito, naturalmente, lo svolgevamo noi, ma il paziente non si rassegnava. Forbici alla mano, provava e riprovava nel tentativo di arrivare al piede, ma senza riuscirci. Finché un giorno ebbe un’idea, decise di misurare la distanza necessaria per raggiungere il piede senza bisogno d’aiuto: quindici centimetri. “Ce la posso fare – disse – procuratemi un paio di quelle forbici che sono abitualmente usate dai sarti”. E così av-venne: ricevute le forbici, il paziente portò a termine, da solo, il taglio delle unghie del piede destro. Con questa iniziativa, come ci fece notare allora lo psico-logo clinico professor Ludovico Avalle, Monsignore aveva confermato il suo insegnamento: la persona disabile deve imparare a fare uso di tutte le proprie risorse e potenziali-tà prima di ricorrere all’aiuto della persona sana. Era il principio che il nostro padre aveva trasmesso ai Fra-telli degli Ammalati: “Là, dove arriva il tuo limite, fratello disabile, ha inizio la nostra responsabilità”.

Monsignoreel’agricoltoreA Re, anche nei piccoli fatti, si avvertiva la presenza del-la Madonna. Per tutta la settimana Monsignore lavorava presso la Segreteria di Stato, in Vaticano. Aveva solo due giorni di tempo per arrivare in treno da Roma a Re, con-trollare la situazione e guidare l’Opera. Due notti in treno e due giorni a Re: il viaggio di andata nella notte fra il vener-dì e il sabato, il ritorno nella notte fra la domenica e il lune-dì per essere puntuale al mattino in ufficio alla Santa Sede. A volte il treno da Roma arrivava in ritardo ed il “trenino” da Domodossola per Re e Locarno era già partito. Unico mezzo di trasporto era allora il taxi. Un sabato mattina, mentre l’auto saliva, una mucca balzò all’improvviso sulla strada. Il tassista frenò prontamente ma non riuscì ad evi-tare lo schianto. Il povero animale fu colpito in pieno nella pancia e subito dopo, in preda al terrore, arrivò il padrone. Monsignore lo rassicurò: “Non si preoccupi: non mi sem-bra che la mucca se la passi troppo male, anzi, vedo che può camminare. Comunque, se ci fossero complicazioni, mi può trovare ogni domenica a Re nella Casa del Pelle-grino. Stia tranquillo, vedrà che sistemeremo tutto”. Passarono poco più di due mesi e una domenica il conta-dino si presentò a Re. Le sorelle della Comunità avvertiro-no immediatamente Monsignore: “È arrivato quello della mucca!”. Novarese si presentò al proprietario chieden-dosi quanto valesse una mucca e non appena lo vide gli disse: “Allora, quanto devo darle per la mucca?”.Ma l’agricoltore scosse la testa: “Niente! Anzi sono venu-to a ringraziarla perché la mia mucca, fino a due mesi fa, non riusciva a diventare gravida. Ora, dopo l’incidente, aspetta un vitellino!”. ■

Santuario di Re. Sullo sfondo le montagne della Svizzera

Monsignore nella sua camera da letto in via dei Bresciani (Roma) dopo la brutta caduta

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ParolesorprendentiLa fama di Gesù guaritore doveva essere già ben nota, se gli portano un paralitico adagiato in un letto. Né l’infermo né i suoi portatori richiedono espressa-mente un intervento di Gesù, lasciando ai gesti, più che alle parole, di manifestare i loro sentimenti. In-

fatti Gesù vede «la loro fede». Il testo di Matteo si presenta laconico e stringato a tal punto, da essere un poco oscuro. In che modo Gesù riconosce la loro fede? Forse perché cercano un incontro con lui?La risposta è facilitata se chiediamo aiuto all’evange-lista Marco che riporta lo stesso episodio, più ricco di

Lectio

Un uomo veroLa guarigione del paralitico (Mt 9, 1-8)

Il nostro tempo è particolarmente attento alle cose genuine e abbondano le segnalazioni in cui ci si dà premura di assicurare che è un lavoro “eseguito a mano”, oppure che è un cibo “fatto in casa”, o ancora che si tratti di alimenti “biologici”, “senza conservanti e additivi”… Insomma, sembra sempre più prepotente la ricerca della genuina autenticità. Analogo discorso per la vita morale e spirituale. Molti privilegiano le apparenze nell’osse-quioso culto alla “bella figura”, ma sempre di più crescono coloro che sentono l’esigenza di tributare un dove-roso interesse alla sostanza. L’intervento di Gesù nei confronti di un paralitico rivendica, tra l’altro, i diritti del mondo interiore, senza il quale si ha un uomo dimezzato, perché non genuino. Solo quanto costui è risanato nelle membra e perdonato nel suo spirito, si presenta come un uomo vero perché rinnovato integralmente.

di Mauro Orsatti

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particolari e di logica narrativa (cfr. Mc 2, 1-12). Qui è esplicitato che un grande concorso di folla impedi-va al paralitico di incontrare Gesù. A questo punto i quattro portatori ricorrono allo stratagemma di salire sul tetto di casa, scoperchiarlo, e calare l’infermo da-vanti a Gesù. La cosa era possibile per le case palesti-nesi, a un solo piano, con il tetto piatto raggiungibile dalla scala esterna, costruito con materiale leggero e facilmente asportabile. Il gesto ingegnoso e un po’ invadente trova benevola accoglienza presso Gesù. Grazie al racconto di Marco, si comprende quindi me-glio l’espressione di Matteo «vedendo la loro fede».La risposta di Gesù alla loro fede non è la guarigione del malato, come sembrerebbe logico pensare. Le pa-role «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i tuoi peccati» arrivano inattese e suonano insolite. Che siano un po’ strane, è confermato dal pensiero di alcuni presenti che le ritengono una bestemmia.

IlperdonodeipeccatiVeramente il perdono dei peccati in bocca ad un uomo suona come una stranezza che rasenta una in-sopportabile leggerezza. Ogni ebreo sa bene che tale perdono è privilegio esclusivo di Dio, è un potere che spetta a lui solo, come riporta il profeta Isaia: «Io, io cancello i tuoi misfatti, per riguardo a me non ricordo più i tuoi peccati» (Is 43, 25).

Le parole di Gesù suonano quindi nuove, inammissi-bili e, a un orecchio giudaico, blasfeme. Da qui il pen-siero di alcuni scribi, per i quali Gesù sta bestemmian-do, perché si arroga una prerogativa divina. Come può un uomo perdonare i peccati a un altro uomo?Il lettore sarà sconcertato dal legame che il testo sembra postulare tra malattia e peccato. Le parole di Gesù si comprendono a partire dal presupposto di tale legame. Il rapporto non era nuovo e la lettera-tura rabbinica offre alcuni esempi. Verso il 270 d.C. così si esprimeva il rabbino Alexandrai: «L’ammalato non si riprende dalla sua malattia finché tutti i suoi peccati non siano stati perdonati».Pochi anni più tardi il rabbino Ammi aggiungeva: «Non c’è morte senza peccato, né sofferenza senza colpa».Questi rabbini codificano nelle loro sentenze una mentalità che essi ereditano dalla tradizione.Gesù non condivide questa mentalità e vi apporta notevoli modifiche. Egli non ritiene che il portatore di handicap sia necessariamente colpevole e che la menomazione fisica sia diretta conseguenza di una colpa morale. Per questo risponde ai discepoli che lo interpellavano sulla responsabilità del cieco nato: «Né lui ha peccato né i suoi genitori» (Gv 9, 3). Egli è cate-gorico nello scardinare il legame automatico tra colpa e sofferenza.

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turpato e resa illeggibile. Egli avrebbe potuto guarire il paralitico, come ha fatto in tante altre occasioni. In questo caso ha voluto far capire che la sola gua-rigione fisica sarebbe un lavoro malfatto, un restau-ro a metà. Sarebbe restituita la sanità esteriore, ma l’uomo non sarebbe totalmente guarito e resterebbe l’handicap del disordine interiore. «Ti sono perdona-ti i tuoi peccati» sono le parole della nuova nascita, del rinnovamento del cuore, grazie al miracolo dell’a-more che si chiama perdono. È il trapianto di cuore profetizzato da Ezechiele: «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne» (Ez 36, 26).Con questo comportamento Gesù lascia pure inten-dere il valore primario della sua missione che è quello di portare il risanamento interiore. Infatti non si è mai dato premura di sanare tutti i malati del suo tempo, anche se lo ha fatto per molti. Erano i malati che si presentavano o gli venivano portati, ma lui non an-dava in cerca di loro. La sua ricerca era invece per i peccatori.

Chiarito in modo inequivocabile questo primo pun-to capitale, il pensiero si arricchisce. Sebbene il male fisico e ogni forma di sofferenza fisica e morale non derivino direttamente e automaticamente da una tra-sgressione e quindi non siano imputabili a qualcuno o a qualcosa, tuttavia è pur vero che ogni forma di disordine ha la sua ultima causa nel peccato. Lo pro-va il fatto che nel piano originale di Dio tutto era ordine, armonia, comunione degli uomini tra di loro, con la natura e con Dio. La grande funzione teologi-ca e catechetica del racconto del primo peccato (Gn 3) sta nel dimostrare che morte e sofferenza sono entrate nella storia dopo la trasgressione della prima coppia. Sono come il triste “corredo” del peccato. D’ora in poi ogni uomo dovrà fare i conti anche con la negatività (sofferenza, morte, ingiustizie), sebbene lui possa essere moralmente ineccepibile. Il mondo e il cuore dell’uomo sono pertanto frantumati e in-quinati.In tale contesto si comprende meglio il compito di Gesù. Egli ha il compito di “ri-creare” l’uomo, di re-stituirgli quell’immagine di Dio che il peccato ha de-

O Dio,che in modo mirabileci hai creati a tua immagine, e in modo più mirabileci hai redenti e rinnovati in Cristo, fa’ che possiamo,con il tuo Spirito, condividere la genuinitàe la novitàdella vita divina.Solo allorasaremo uomini veri.Amen.

Preghiera

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Perlariflessionepersonaleedigruppo1. Gesù vuole guarire tutto l’uomo, dentro e fuori. Vivo, di conseguenza, una vita che mira alla promo-

zione dell’uomo integrale? Mi piace curare l’aspetto esteriore del mio corpo e nello stesso tempo curare la mia integrità morale? Mi considero un uomo vero e genuino? Perché?

2. Fino a quale punto la mentalità moderna del culto dell’esteriorità mi coinvolge e mi condiziona? Che cosa faccio per difendermi? Ricordo un caso in cui ho ceduto alla tentazione di “apparire” senza “essere”? Che cosa ho provato? Oggi, come mi comporterei? Ricordo anche il caso in cui mi sono proposto come uomo vero, integrale? Avrei qualcosa da suggerire agli altri su questo aspetto?

3. Che cosa apprezzo di più, l’essere o l’avere? Come giudico la mia vita sotto questo punto di vista? E la società che mi circonda? Esamino le mie scelte e i miei comportamenti della settimana appena trascorsa?

4. Ritengo il sacramento della Riconciliazione un mezzo per risanare l’uomo interiore? Mi accosto con regolarità e con la dovuta preparazione? Ne traggo alimento per la mia vita spirituale? Quali sono gli aspetti del sacramento che più apprezzo? Quali mi creano difficoltà? Come le affronto?

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L’uomointegraleSi tratta ora di vincere la resistenza passiva dell’incre-dulità e di documentare l’avvenuto perdono. Quella di Gesù non era una bella frase a effetto, una spe-cie di fuoco di artificio che si esaurisce nel momento stesso in cui si vede, bensì una realtà che da quel momento diventava operativa. Gesù aiuta i presenti a capire che le sue parole non sono blasfeme e che producono l’effetto. «Che cosa è più facile, dire: Ti sono perdonati i tuoi peccati, o dire: Alzati e cam-mina?». Certo, né l’una né l’altra sono facili. Ma tra le due, rimane più difficile il perdono dei peccati perché prerogativa divina. C’è inoltre un importante elemento che differenzia le due parole. La parola di guarigione è documentabile: si può constatare se il paralitico davvero guarisce e incomincia a cammina-re. L’effetto dell’altra parola rimane nella segretezza della coscienza. Il perdono non è visibile.Gesù pronuncia per prima la parola di perdono, ov-viamente perché la ritiene la più importante, una specie di terapia radicale. Poi, per documentare che la sua parola veramente produce quello che dice, comanda al paralitico di camminare. Dalla consta-tazione dell’avvenuto miracolo di guarigione, si può ben presumere che anche la parola sul perdono ab-

bia prodotto quanto pronunciato. Sarebbe come dire che l’effetto visibile trascina quello invisibile.L’ex paralitico che ora cammina sotto gli occhi di tutti testimonia che la parola di Gesù è altamente pro-duttiva. Non si è certi dell’avvenuto perdono, perché non lo si può vedere, ma si può dar credito al valore di quella parola possente.E così intende la folla. La sua reazione non è lo stu-pore, proprio di coloro che non capiscono, ma il timore reverenziale che si trasforma in lode a Dio. La gente riconosce all’uomo Gesù un potere divi-no. Cade allora il sospetto che quell’uomo sia un bestemmiatore, come volevano fare credere i suoi avversari, e cresce la convinzione che Dio è presente nel suo popolo. Si profilano all’orizzonte tempi nuo-vi in cui l’uomo gode di un risanamento complessi-vo: egli è guarito dentro e fuori. Solo allora abbiamo l’uomo vero e genuino, quello che ha ritrovato la sua perfetta identità e riacquistato l’immagine che lo rende figlio di Dio. Di tale genuinità abbiamo tutti urgente bisogno.Il potere di Gesù di perdonare i peccati continua oggi per mezzo dei sacerdoti che nella Chiesa hanno la missione di restituire la pace del cuore a chi ha pec-cato. ■

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di Concetta Guarini

Guida: Chi ha toccato con mano l’azione soprannatu-rale può essere del Regno annunciatore più convinto; così di ogni infermo e di ogni uomo che, dall’incontro con Cristo abbia acquistato la luce della fede trasfor-mando la sua esistenza, Gesù fa di lui un annunciatore del Regno. In questo modo infatti avveniva nei suoi in-contri con ogni classe di persone, dalla donna seduta al pozzo di Giacobbe e dalla Maddalena, da cui aveva scacciato sette diavoli, agli innumerevoli ammalati che da lui avevano avuto la propria guarigione. Era la sa-lute totale, dell’anima e del corpo, che si sprigionava dal Cuore di Cristo; il beneficato a sua volta diventava un riconoscente annunciatore delle sue meraviglie… (dagli scritti del beato Luigi Novarese)

Esposizione eucaristica e canto di adorazione.

Preghiera litanica di adorazione.

Rit.Noitiadoriamo,SignoreGesù.

Nel segno del pane eucaristico. Rit.Nel pane che dà la vita al mondo. Rit.Nel pane della Resurrezione e del perdono. Rit.Nel pane che toglie il peccato del mondo. Rit.Nel pane che vince il dolore e la morte. Rit.Nel pane che rigenera e santifica. Rit.

Adorazione silenziosa e personale.

Guida: Ci disponiamo all’ascolto della Parola che il Si-gnore ci rivolge: scopriremo il suo cuore, il suo amore presente ancora oggi nella nostra vita.Prima di immergerci nel brano evangelico invochia-mo, nel silenzio del cuore, lo Spirito: sia lui, dono del Padre, a portarci nel cuore della Parola che ascoltia-mo, per gustare la misericordia con cui Dio, grande nell’amore, ci accoglie.

Breve pausa di silenzio.

Canto al Vangelo: Alleluia.

Celebrante:dal Vangelo secondo Matteo (9, 1-8).Salito su una barca, passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al para-litico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa in-fatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Alzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdo-nare i peccati: Alzati – disse allora al paralitico –, pren-di il tuo letto e va’ a casa tua. Ed egli si alzò e andò a casa sua. Le folle, vedendo questo, furono prese da

Celebrazione

“Vedendo la loro fede” (Mt 9, 2)Adorazione eucaristica

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timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

Alleluia.

1Lettore: Il Vangelo mostra come la vita nuova è es-senzialmente perdono: la legge ci crocifigge al nostro male, il perdono ci risveglia e incammina verso casa. Perdonare è miracolo più grande che risuscitare un morto. Lazzaro, una volta risuscitato, morirà ancora. Perdonare invece è nascere e far nascere a vita immor-tale, la stessa di Dio, che è amore ricevuto e accordato senza condizioni. Il perdono è l’esperienza di un amo-re più grande di ogni male; esso rivela insieme l’identi-tà di Dio, che ama. “Vedendo la loro fede” (Mt 9, 2). Non sappiamo se anche il paralitico, oltre ai quattro amici barellieri, avesse la fede, ma questa è la missione di ogni battezzato, portare il mondo malato di fronte a Cristo Signore della vita. La fede indica la fiducia che porta a non scoraggiarsi e a superare ogni difficoltà

(nel parallelo di Marco 2 i soccorritori scoperchiano il tetto a causa della folla). La fede non è la causa del mi-racolo, ma la sua condizione di possibilità. Tutti siamo dunque un po’ paralitici, tutti un po’ portatori. Chi è portato davanti a Gesù porta in questa maniera anche gli amici portatori e viceversa. Quando dice al parali-tico: «Alzati... prendi il tuo letto e vattene a casa» (9, 6) Gesù gli restituisce la dignità di una vita autonoma e indipendente. Non è Gesù ad alzarlo e riaccompa-gnarlo a casa, è il paralitico stesso a farlo! Gesù non ci solleva dal nostro impegno, ma collabora con noi.

Sostiamo in silenzio, contemplando ciò che il Vangelo ci propone; entriamo nella scena: Gesù entra in rap-porto con le persone che lo circondano e manifesta tutto il suo potere salvifico. Mi confronto: Dio opera ancora? Come posso spiegare il suo silenzio in alcune circostanze? Mi è più facile riconoscere gli interventi di Dio nella mia vita o in quella altrui? So rendere gloria a Dio per quanto opera nella mia vita?

Tutti: Loda il Signore, anima mia: loderò il Signore per tutta la mia vita, finché vivo canterò inni al mio Dio. 1Lettore: Non confidate nei potenti, in un uomo che non può salvare. Esala lo spirito e ritorna alla terra; in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni. 2Lettore: Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe, chi spera nel Signore suo Dio, creatore del cielo e della terra, del mare e di quanto contiene. Egli è fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge lo straniero, egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie degli empi. Tutti: Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione. (Salmo 146)Padre nostro.Canto conclusivo.

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il codice fiscale da utilizzare è:

L’Agenzia delle Entrate ha reso note le somme attribuite in base alle firme dei contri-buenti per il 5x1000 alle As-sociazioni no profit. Diversi gli enti, pubblici o pri-vati che ne beneficiano nelle varie categorie: volontariato, ricerca scientifica, ri-cerca sanitaria, associazioni sportive dilettantesche, comuni... Sommando i diversi settori si raggiunge la somma di 54.734 enti del Terzo Settore.I dati pubblicati fanno riferimento all’anno fiscale 2014 denunciati nel 2015. La nostra Associazione è stata segnalata da 1.440 persone con l’attribuzione di euro 45.752,37 con una media per firma di euro 31,77. Siamo al 790 posto.Ancora una volta è quindi doveroso il GRAZIE da parte dell’Associazione e dei bambini accolti nella Fondazione Bethlemme di Mouda beneficiari delle somme percepite.Assieme al grazie si aggiunge anche l’invito a voler continuare a sostenere con la vostra preziosa firma la nostra attività.

Sarebbe bello se in questi giorni che ci avvicinano alle date di presentazione della denuncia dei redditi, parlare di questa possibilità di sostenere con una semplice firma l’Associazione

ed il suo impegno.Non implica per noi alcun costo aggiuntivo se non il sapere che abbiamo contribuito ad una buona cau-sa e a generare uno splendido sorriso di un bambino del Camerun.Se ognuno dei firmatari potesse coinvolgere qualche amico potremmo avere anche un migliore risultato (certamente lontano dai primi classificati della be-nemerita Airc Associazione italiana per la ricerca sul cancro con quasi 65 milioni di euro per un mi-lione e mezzo di firme) per diffondere l’iniziativa e la possibilità di firmare per la nostra Associazione: sarà anche utile per far conoscere il messaggio di cui ciascun appartenente al Centro Volontari della Sof-ferenza di cui è testimone ed annunciatore.

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Il per un bel sorriso

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Una giornata di festa per la Chiesa universale, dove la preghiera si è unita alla gioia

per un evento atteso che ha porta-to agli onori degli altari tre figure che hanno contraddistinto storica-mente e spiritualmente il XX seco-lo, lasciando un’eredità spirituale di immenso valore che, a tutt’oggi, rappresenta uno dei maggiori punti di riferimento per quanto riguarda la devozione mariana.I bambini di Fatima risposero all’ac-corato e premuroso appello della Madre di Dio con tanta generosità. Ella chiese collaborazione a persone semplici, umili, invitandole a darle fiducia e promettendo loro la sua

materna protezione ed il suo aiuto. A Lucia, che era duramente prova-ta disse: «Non temere, il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio».In questo senso il messaggio di Fatima è particolarmente esem-plare, essendo anche messaggio di riparazione. È questo uno dei suoi aspetti più caratteristici, un invito a non rinchiudersi in un pietismo formale, ripetitivo ed individuali-stico, ma ad accogliere il grande impegno di realizzare un’autentica solidarietà tra battezzati per la sal-vezza del mondo. Come espressione di questa cura materna che accompagna verso la salvezza, risuona nelle apparizioni

Francisco e Giacinta sono santiEraunaspianatatraboccantedifedeliquellachehaaccoltopapaFrancescoalsantuario

dinostraSignoradiFatimaperilsuodiciannovesimoviaggioapostolicoavvenutoil12e13maggio2017,inoccasionedelcentenariodelleapparizionidellaMadonna

aitrepastorelliportoghesi,GiacintaeFrancescoMartoeLuciaDosSantos.

a cura della Redazione

un accorato appello alla penitenza, alla conversione ed alla riscoper-ta della «libertà dei figli di Dio». A Fatima il tema ricorre in tutte le apparizioni, tanto dell’Angelo come della Vergine, e troverà una sua manifestazione estrema nel-le mortificazioni inaudite che i tre pastorelli vivranno come occasioni per consolare Gesù. Penitenza è, infatti, cambiare vita e per questa conversione è necessaria la prati-ca di veri e propri atti penitenziali, accettando i sacrifici della vita quo-tidiana che comprendono anche il lavoro e il dolore.Papa Francesco ha pregato nella Cappellina delle apparizioni davanti

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alla statua che nella sua corona reca incastonata la pallottola che colpì, ferendolo ma non mortalmente, Giovanni Paolo II per mano di Alì Agca nell’attentato di piazza San Pietro del 13 maggio 1981.Nella sua orazione, il Santo Padre autodefinitosi “pellegrino della Speranza” ha auspicato per il mon-do quel senso di concordia che deve venirsi a creare tra tutti i po-poli e, soprattutto, ha esortato a se-guire l’esempio dei santi Francesco e Giacinta e di quanti si consacrano all’annuncio del Vangelo, percor-rendo le rotte che portano verso le periferie esistenziali manifestando la giustizia e la pace di Dio, abbat-tendo i muri e superando ogni fron-tiera ideologica.Molto toccante e spiritualmente profondo il saluto di papa France-sco ai malati al termine della santa messa celebrata sabato 13 maggio sul sagrato del santuario di Fatima.Parole incisive, cariche di speran-za, parole che riprendono quanto il beato Novarese ha proposto per il suo apostolato in quasi qua-rant’anni di vita associativa.“Il Signore sempre ci precede – ha detto papa Francesco: quando pas-

siamo attraverso una croce, Egli vi è già passato prima. Nella sua Pas-sione, egli ha preso su di sé tutte le nostre sofferenze. Gesù sa cosa significa il dolore, ci capisce, ci con-sola e ci dà la forza, come ha fat-to a san Francesco Marto e santa Giacinta, ai santi di tutti i tempi e luoghi”. In un passo del saluto di commia-to ai fedeli, papa Francesco sem-bra riprendere quello che è il senso autentico dell’apostolato portato avanti dal Centro Volontari della Sofferenza: “Cari malati, vivete la vostra vita come un dono e dite alla Madonna, come i pastorelli, che vi volete offrire a Dio con tutto il cuo-re. Non ritenetevi soltanto destina-tari di solidarietà caritativa, ma sen-titevi partecipi a pieno titolo della vita e della missione della Chiesa. La vostra presenza silenziosa ma più eloquente di molte parole, la vostra preghiera, l’offerta quotidia-na delle vostre sofferenze in unione con quelle di Gesù crocifisso per la salvezza del mondo, l’accettazio-ne paziente e persino gioiosa della vostra condizione sono una risorsa spirituale, un patrimonio per ogni comunità cristiana”.

Nessun gesto va ritenuto troppo piccolo, nell’amore ogni cosa ha la capacità di elevare il mondo. È al cuore dell’uomo che Dio rivolge la sua chiamata e la sua attesa, per la salvezza del mondo. A Fatima, in particolare, emerge l’aspetto della riparazione come dono di sé per la salvezza dell’uo-mo. Dopo essersi manifestata, a Lourdes, come “Immacolata Con-cezione”, Maria manifesta, nel suo Cuore Immacolato, il centro della vita interiore. L’ultima preziosa esortazione di papa Francesco ai malati e ai soffe-renti è veramente una luce sul sen-tiero a volte buio della sofferenza, un invito ad affidarsi con fiducia al Signore che “ben conosce l’u-mano patire”. “Non vi vergognate di essere un prezioso tesoro della Chiesa. Gesù passerà vicino a voi nel Santissimo Sacramento per ma-nifestarvi la sua vicinanza e il suo amore. Affidategli i vostri dolori, le vostre sofferenze, la vostra stan-chezza. Contate sulla preghiera della Chiesa, che da ogni parte si innalza verso il Cielo per voi e con voi. Dio è Padre e non vi dimenti-cherà mai”. ■

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1.Fatima parla ancora all’Europa e al mondodelventunesimosecolo?Inchemodo?

Fatima è un tesoro per la Chiesa oggi. Nel suo mes-saggio possiamo trovare una ricchezza teologica, una profondità spirituale, una orientazione evangelizzatri-ce e pastorale, un squarcio profetico, una centralità trinitaria e cristologica che ci interpellano. E tutta que-sta profondità di vita cristiana è presentata al mondo odierno in un modo semplice e consistente. Sottolineo i seguenti elementi:- in un mondo che tende a dimenticare Dio, Fatima si presenta come un appello alla centralità di Dio nella vita;- in un tempo segnato dal ritmo frenetico del quotidiano in cui fatichiamo a trovare momen-ti per prenderci cura della nostra vita interiore, Fatima ci propone la preghiera semplice e fe-conda del rosario, itinerario per poter contem-plare Cristo;- in questo momento della nostra storia in cui viviamo una terza guerra mondiale a pezzi, secondo quanto afferma papa Francesco, Fatima è un appello costante all’impegno per la Pace;- in un tempo caratterizzato da individualismo, Maria

Fatima,tesoro perla Chiesa oggi

IntervistadiJohonnyFreire(SOdC)asuorÂngelaCoelho,postulatricedellaCausadicanonizzazionedeisantiFrancescoeGiacintaMarto.

si mostra sia nella nostra piccola storia personale che nella grande storia, come colei che ci assicura che Dio è impegnato con noi. E ci garantisce che il bene avrà l’ultima parola.Per tutto questo Fatima è un messaggio di speranza per i nostri giorni.

2.QualeiltrattoparticolaredellaspiritualitàdiFrancescoeGiacintarispettivamentesignifi-cativiperl’uomocontemporaneo?

Francesco e Giacinta vissero in maniera diversa la forte esperienza delle apparizioni della Madonna, proprio perché furono due fanciulli diversi l’uno dall’altro. Lu-

cia ci dice che l’unica cosa comune tra France-sco e Giacinta erano i tratti del volto perché nel carattere erano molto distinti. Francesco era un fanciullo più tranquillo e sereno, un fanciullo che amava la natura e gli animali, gli piaceva rimanere da solo per poter contemplare la bel-lezza della creazione. Dopo le apparizioni col-

mò quella solitudine con la presenza di Dio e diventò un fanciullo contemplativo. Perché era un’anima silen-ziosa riuscì a cogliere, per esempio, cosa fu il Cuore Eucaristico di Gesù. Possiamo dire che Francesco, sot-

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to l’azione dello Spirito, si configurò con il Gesù oran-te, nella solitudine dei colli della Palestina, che prega il Padre amato.Giacinta, rispetto al fratello Francesco ebbe una per-sonalità più complessa e ampia. Un esempio chiaro di questo furono i giorni della prigionia quando Lu-cia chiede una intenzione per la quale offrire i sa-crifici, per i peccatori, per il Santo Padre o in ripara-zione del Cuore Immacolato di Maria, lei risponde: “Io offro per tutte le intenzioni perché mi piacciono tutte”. Era una fanciulla come noi, come molti di noi, con le fragilità e i limiti della natura umana; era una fanciulla viziata, centrata su sé stessa. Però nella sua vita ha l’incontro con il Cielo e da questo stesso momento la sua conversione. Il centro della sua vita non è più la sua persona ma il Cuore di Gesù e di Maria, che la conquistarono. Più cambia, più si con-verte e si santifica con un cuore che diventa sempre più grande. Diventò una fanciulla profondamente orante, con un affidamento generoso, anche nelle difficoltà che le apparizione le recarono. Si configu-rò con Cristo sofferente che offre la vita affinché gli altri abbiano vita.

3.L’impegno apostolico del Centro VolontaridellaSofferenzaprendevitaeforzadaimes-

saggirivoltidallaVergineSantaaLourdesea Fatima. Cosa, secondo lei, rappresentanoecosahannodadireoggi imessaggidellaVergineallepersoneammalate?

Abbiamo tanta paura delle parole sofferenza e sacrifi-cio. Sono parole scomode e ci sembrano strane. Però il sacrificio é la dinamica nella quale la vita avviene. Ci basta ricordare il momento della nascita della vita umana, per comprendere così che il dono della vita implica il sacrificio per l’altro. Siamo tutti chiamati a vivere la vita come un dono a favore degli altri. È la forma di maggior pienezza di vita: offrirsi agli altri.Il messaggio della Madonna di Fatima riafferma che mai siamo soli, anche quando ci troviamo nei momenti della malattia. Quanto conforto portano le parole del-la Madonna a una persona nella sofferenza: “Io non ti abbandonerò mai. Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio!”. Queste parole possiedono tutta una dimensione profetica, con l’in-vito a offrire la vita per la salvezza del mondo, per la pace, per il Santo Padre. La Madonna del Rosario ci fa capire un orizzonte di senso più ampio, che permette di vivere le situazioni di sofferenza non con la dispera-zione ma con comprensione piena di fecondità.Offrire la nostra vita, nella condizione di persone ma-late, significa capire quanto partecipiamo alla offerta di Gesù, significa offrire la propria vita per quanti si al-lontanano dall’amore di Dio. In fondo significa parteci-pare alla dimensione redentrice di Gesù, di raccogliere tutto e tutti nella Casa di Dio. ■

PREGHIERE DELL’ANGELO insegnate ai tre pastorelli di Fatima

Mio Dio, io credo, adoro, spero e ti amo. Ti domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non ti amano.

Santissima Trinità, Padre, Figlio, Spirito Santo, io ti adoro profon-damente e ti offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divi-nità di Nostro Signore Gesù Cristo, presente in tutti i Tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi, indifferenze con cui Egli medesimo è offeso. E per i meriti infiniti del suo Sacra-tissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria ti domando la conversione dei poveri peccatori.

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di Alessandro Anselmo

Il beato Novaresee monsignor Giovanni Ferro

ACasaleunincontrosuldirettorespiritualediMonsignoreaitempidelcollegio.

«Monsignor Ferro ebbe il merito di aver av-viato al sacerdozio il

beato di Casale, mons. Luigi Nova-rese». Si è parlato molto del nostro Padre Fondatore durante l’incontro organizzato dall’Associazione degli Ex Alunni Collegio Trevisio, dalla diocesi di Casale e dalla Congre-gazione Padri Somaschi, tenutosi lo scorso sabato 29 aprile presso la “Fondazione Maurizio Buzzi” di

Casale. L’appuntamento, che ha visto la presenza di un centinaio di persone tra cui il sindaco Titti Pa-lazzetti, è stato dedicato al “Servo di Dio monsignor Giovanni Ferro”, originario di Costigliole d’Asti, pri-mo rettore del Collegio Trevisio dal 1931 al 1938 e poi, dal 1950, arci-vescovo di Reggio Calabria.«Durante tutto il suo servizio epi-scopale egli è stato un grande edu-catore e un pastore esemplare – ha ricordato il vescovo casalese mon-signor Alceste Catella nel saluto ai presenti – un uomo di Dio che percorre oggi il cammino della san-tità». La fase diocesana di canoniz-zazione è conclusa, la parola passa ora alla Congregazione per le cause dei santi.Due gli interventi principali che si sono succeduti durante la mattina-ta. Il primo relatore, il padre soma-sco Giuseppe Oddone, ha tracciato un esauriente profilo biografico di padre Ferro attraverso le testimo-nianze di alcuni ex allievi, le crona-che dei giornali, i documenti sco-lastici ricordando che «padre Ferro diede a Novarese la certezza mora-le che la sua scelta di intraprendere il sacerdozio fosse quella giusta».Ecco il futuro vescovo di Reggio Calabria nel ruolo di docente, di-

rettore spirituale e teologo duran-te il periodo casalese al Trevisio quindi, negli anni della guerra, alla guida come rettore e preside del Pontificio Collegio Gallio di Como dove, mettendo in pericolo la pro-pria vita, assicurò accoglienza e protezione agli ebrei perseguita-ti dal nazi-fascismo. A partire dal 1950 fu nominato dal cardinale Giuseppe Siri arcivescovo di Reg-gio Calabria. E qui, nel luglio 1970, durante le tragiche giornate del-la sollevazione popolare causata per lo spostamento della sede del consiglio regionale a Catanzaro, si segnalò come promotore del-la distensione e del dialogo. «Per questo – ha ricordato padre Oddo-ne – fu pubblicamente ringraziato dall’allora Presidente della Repub-blica Giuseppe Saragat». A padre Ferro i confratelli somaschi hanno intitolato un seminario in Nigeria e uno in Indonesia.A completare il ritratto del futuro beato è intervenuto lo storico, pro-fessor Dionigi Roggero. Attraverso una puntuale e brillante rivisitazio-ne degli ambienti casalesi in cui il sacerdote ha operato, Roggero ha presentato al pubblico una serie di originali diapositive con immagini degli anni Trenta, che ha conte-

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compiuto 21 anni, era rimasto solo. Padre Ferro è il maestro di spi-ritualità che accompagna il giova-ne Novarese nel compiere la scelta che deciderà il suo destino. Medico o sacerdote? La facoltà di Medicina o il Seminario? Perché di questo si tratta. Luigi vuole dedicare la vita ai malati e pensa di fare il medico ma, nello stesso tempo sente pre-sente dentro di sé la vocazione al sacerdozio». Da quel momento ini-zia l’avventura di quello che diven-terà il beato di Casale, «che tra i meriti più importanti – ha concluso

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stualizzato e arricchito con aned-doti in gran parte inediti.«Ferro fu la guida spirituale che il giovane Novarese incontrò in un momento decisivo della sua esi-stenza – ha detto Mauro Anselmo, giornalista e biografo del beato Novarese. L’anno è il 1935. Luigi era guarito qualche anno prima, per grazia divina, dalla tubercolosi ossea che lo aveva colpito all’età di 9 anni; la mamma, Teresa Sas-sone, era morta nel maggio dello stesso anno stroncata da un infar-to e Luigi, che non aveva ancora

Anselmo – ebbe quello di aver reso i malati evangelizzatori del mon-do, e spiegato alla medicina del suo tempo come la vita spirituale dell’infermo potesse rivelarsi una risorsa terapeutica importante nel modo di affrontare la malattia». Un legame, quello con Novarese, che non è mai venuto meno, tanto da essere lo stesso Ferro, durante gli anni del suo episcopato a Reg-gio Calabria, a contattare il casa-lese per dare vita anche lì a una sede dell’Associazione fondata da Novarese. ■

Presso il santuario della Beata Vergine del Trompone di Moncrivello (Vc) lo scorso 11 maggio si è svolto un incontro della Lega Sacerdotale Mariana del Piemonte. A quattro anni della beatificazione di mons. Luigi Novarese, avvenuta l’11 maggio 2013, i sacerdoti iscritti alla Lega regionale, insieme ad un nutrito numero di fedeli, si sono riuniti per prendere parte ad una medita-zione guidata dal vescovo delle diocesi di Vercelli, monsignor Marco Arnolfo, al termine della quale vi è stata la celebrazione eucaristica in santuario.La Lega Sacerdotale Mariana viene fondata da Monsignore il 17 maggio 1943 ed è l’Associazione che con-tinua la sua azione a favore dei sacerdoti. Anche oggi assiste i sacerdoti malati, quelli in difficoltà fisiche, spirituali o in situazioni di disagio e solitudine. A partire dai primi anni Cinquanta, organizza a luglio il pelle-grinaggio a Lourdes per i sacerdoti, rinnovando, ogni estate, la tradizione inaugurata.

Incontro della Lega Sacerdotalepiemonte

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S Convegno sull’attualitàdel carisma del beato Novarese

Il Centro Volontari della Sofferen-za dell’Umbria ha tenuto il 19

marzo scorso, presso l’Istituto Sa-cro Cuore “Beato Carlo Oliviero” di Città di Castello, un convegno regionale sul tema “L’attualità del carisma del beato Luigi Novarese nella Chiesa d’oggi”. Dopo l’aper-tura dei lavori da parte della dele-gata regionale Diamanti Lorena e il saluto della Responsabile del CVS di Città di Castello Ornella Mariuc-ci Fulvi, è stato letto il messaggio inviato dalla Presidente della Con-federazione CVS Internazionale sorella Angela Petitti che per altri impegni associativi non è potuta essere presente. Ha portato il suo saluto il vescovo diocesano Domenico Cangian che ha ricordato di aver conosciuto il beato Luigi Novarese a Colleva-lenza nelle occasioni in cui egli si è incontrato con la beata Madre Speranza e ha esortato ad aiutare la Chiesa a fare propri i carismi dei due beati che hanno dedicato le loro esistenze per il bene dei malati e dei sofferenti. È seguita una tavola rotonda con Orfeo Ambrosi, Erminio Cruciani e Pasquale Caracciolo che han-

no presentato la loro esperienza: come hanno conosciuto e collabo-rato a vario titolo con il beato Luigi Novarese, l’importanza che il CVS ha avuto nella loro vita attraverso la frequentazione di centinaia di ammalati la cui testimonianza è stata determinante per dare senso e significato alla loro esistenza. Attraverso il racconto di aneddoti e di avvenimenti vissuti i tre Fratelli degli Ammalati hanno rappresen-tato l’attualità degli insegnamenti del beato luigi Novarese nella Chie-sa d’oggi che, come ripetutamente

sollecitato da papa Francesco, sco-pra Cristo negli ammalati e soffe-renti, si presti a dare voce alle loro cause, sia loro amici, li ascolti, li comprenda ed accolga la misterio-sa sapienza che Dio vuole comuni-care attraverso loro (E.G, 198).Dopo il pranzo conviviale, i parte-cipanti si sono trasferiti presso il santuario “Madonna del Transito” di Canoscio ove, dopo la recita del rosario, hanno animato la celebra-zione eucaristica presieduta dal ret-tore del santuario don Franco Sgo-luppi. (Ornella Mariucci Fulvi) ■

Dalla preghiera al canto: “Consacrazione”

città di castello

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Pronti a prenderci cura del mondo

In un momento di incertezza, di ricerca di una strada comune per persone che come noi hanno voglia di stare insieme esprimendo la loro fede con quello che possono offrire, una voce, uno strumento, o la loro presenza su un palco, la preghiera di Luigi Novarese “Consacrazione” è apparsa come un faro destinato ad orientare il nostro cammino. Ora è tutto chiaro. La prossima meta del Coro “Amoris Laetitia” sarà Fatima, il luogo dove cento anni fa apparve la Madonna ai tre pastorelli. È lì che contia-mo di ritrovarci, il più numerosi possibile l’8 dicembre 2017. Ma un coro di voci non poteva non provare a trasferire la preghiera in un canto. Così il testo di “Consacrazione” è diventata un canto su cui si sono cimentati - lo scorso 26 marzo al santuario del Trompone - Civuessini dalle varie diocesi del Piemonte e della Lombardia. Guardare avanti… questo è lo spirito.Ascolta “Consacrazione”, il nuovo canto interpretato dal Coro “Amoris Laetitia”https://www.youtube.com/watch?v=vrQwQxsufA8

Dalla preghiera al canto: “Consacrazione”

Già da qualche anno noi del CVS di Bari-Bitonto partecipiamo al

weekend di spiritualità presso la Casa madre dei Silenziosi Operai della Croce di Valleluogo (Ariano Irpino-Av) intitolata al beato Luigi Novarese. È una tappa fondamen-tale del nostro programma asso-ciativo, un momento forte che ci permette di tornare alle radici della nostra fede, di rifocillarci con la Pa-rola del Signore, di incontrare chi come noi ha conosciuto il carisma del nostro amato Fondatore, di rin-saldare i rapporti con gli amici delle altre diocesi, di incontrare i giovani che stanno facendo un cammino vocazionale.Per alcuni di noi quella di Valle-luogo è una seconda casa e i Si-

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lenziosi una seconda famiglia con cui condividere gioie, successi ma anche momenti tristi come la re-cente dipartita del caro e indimen-ticabile don Tonino. Ma anche chi ci accompagna per la prima volta rimane subito affascinato dal pa-esaggio, dall’ambiente… dal si-lenzio, dalla pace e, ancor prima di entrare nel vivo dell’esperienza spirituale, già sogna di ritornare in quell’oasi magica che è Valleluogo.Si scende in questa amena valle per salire con il Signore sul monte Tabor e a questo servono le lectio sempre ben preparate e proposte dai predicatori, le lodi, i vespri, i momenti di preghiera e di riflessio-ne, il sacramento della Riconcilia-zione, l’Eucarestia…

Nel weekend 31 marzo-2 apri-le, “Fatima. Con Maria, prendersi cura del mondo”, proposto pro-prio come un momento forte del cammino quaresimale, il bravo don Christophe Badjogou Komla ci ha guidati ad approfondire e attua-lizzare i messaggi di Maria ai tre pastorelli di Fatima e la missione specifica di ciascuno dei veggenti.Anche coloro i quali conoscevano la storia delle apparizioni e il con-tenuto dei messaggi, si sono sentiti stimolati a interrogarsi sulla missio-ne specifica a cui ciascuno è chia-mato e sul proprio modo di “pren-dersi cura del mondo”.Il confronto nei gruppi e le esau-rienti risposte di don Christophe alle nostre domande e ai nostri dubbi, sono serviti a tutti e a cia-scuno per ricaricarsi e ripartire certi di avere accanto a sé Maria, madre amorosa che indica la strada che conduce al Padre.Con lei come compagna di viaggio, una volta scesi dal Tabor - Valleluo-go, abbiamo ripreso il cammino di ogni giorno. Non sarà facile pren-dersi cura del mondoma, come più volte ci ha suggerito don Christo-phe, lo Spirito Santo è con noi. Lui ci darà la pace, la forza, il coraggio, noi dobbiamo soltanto essere ge-nerosi e lasciarci guidare! (I civues-sini della diocesi di Bari-Bitonto) ■

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SGemellaggio

Loreto-FatimaIncontro regionale dei CVS delle Marche nella Santa Casa.

La spiritualità della sofferenza di Novarese ha le radicinelle richieste e nei consigli della Vergine Maria ai pastorelli.

Fatima,“scuola di fede”

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L’8 aprile scorso, si è tenuto, nel santuario di Loreto, il tradi-zionale incontro di tutti i CVS delle diocesi delle Marche.

Veramente importante il numero dei presenti nella cripta sot-tostante la basilica: 350 fratelli uniti dal desiderio di preparare adeguatamente la Pasqua, seguendo i consigli del beato Novarese ed anche le indicazioni lasciateci dalla Vergine Maria a Fatima. Proprio per onorare il centenario delle apparizioni a Fatima è sta-to scelto un tema idoneo: la spiritualità proposta dal Cuore Im-macolato di Maria, filtrata, per così dire, da Novarese. A parlarci di questo argomento è stata sorella Angela Petitti, (leggi sintesi a fianco) che ha suggerito all’Assemblea spunti di meditazione e chiarimenti sul tema scelto. Ciò ha toccato sul vivo tanti parte-cipanti, molti dei quali provenienti dalle province di Macerata, Ascoli Piceno e Fermo e, dunque, fratelli che hanno vissuto (e continuano…) in prima persona le vicende del terremoto e per questo motivo si confrontano quotidianamente con la sofferenza.A fare gli onori di casa è stato l’Incaricato regionale Paolo Filip-petti che ha organizzato, come sempre, a puntino ed ha aperto la giornata invitando i presenti alla recita del santo rosario. La pa-rola è poi passata all’Assistente spirituale mons. Speranza che ha anche accolto l’arcivescovo di Loreto, mons. Tonucci, il quale, nel suo breve saluto, ha messo in rilievo il valore della preghiera comunitaria, specie quella dei malati e dei sofferenti. Dopo la relazione tenuta da sorella Petitti, c’è stato un breve dibattito e quindi il trasferimento nel vicino Palazzo Apostolico per il pran-zo comunitario. Dopo un po’ di riposo e di fraternità è iniziata la celebrazione della santa messa (presieduta da mons. Speranza e concelebrata da don Prosperi – ha festeggiato proprio lì il 40° di Ordinazione – e da don Cimini). Nel corso dell’omelia il cele-brante ha ricordato il valore della sofferenza offerta ed il lavoro di quei familiari e quei volontari che, spesso, nel più assoluto silenzio danno spessore e testimonianza al Vangelo ed alla spiri-tualità di Novarese. È da evidenziare, in chiusura, la presenza di un bel gruppetto di giovani di Casette d’Ete, che si sono adope-rati per agevolare la partecipazione di tanti malati dell’Istituto elioterapico di Porto Potenza Picena. (Romolo Sardellini) ■

Papa Benedetto XVI, quando compì il suo ultimo pellegrinaggio a Fatima, in occa-

sione dell’anniversario di beatificazione dei pastorelli Francesco e Giacinta, ha definito Fatima come “«casa» che Maria ha scel-to per parlare a noi nei tempi moderni”. Proseguendo poi nella sua omelia, il Papa affermava di considerare Fatima “come scuola di fede con la Vergine Maria come Maestra; lì lei ha eretto la sua cattedra per insegnare ai piccoli veggenti, e poi alle moltitudini, le verità eterne e l’arte di pre-gare, credere e amare”.I tempi moderni definiti dal Papa sono il contesto storico del 1917 ma anche quello in cui viviamo noi oggi. Questo perché Fa-tima, come ogni vero segno profetico, non esaurisce il proprio significato nel periodo storico in cui avviene ma piuttosto lo apre al futuro di Dio e della libertà umana. Da 70 anni, noi aderenti al CVS, raccoglia-mo l’insegnamento della Vergine a Fatima e, con la nostra vita, rispondiamo alle sue richieste di responsabilità per la vita del mondo.Il Messaggio di Maria ha segnato la vita e la vocazione del nostro Fondatore e lo ha segnato così profondamente da farne un itinerario apostolico. Questo itinerario è di-ventato oggi come «un modello ecclesiale per l’evangelizzazione», con le parole di papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium: «Vi è uno stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa. Perché ogni volta che guardiamo a Maria, torniamo a credere nella forza rivoluziona-ria della tenerezza e dell’affetto. In lei ve-diamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti.» (n. 288).Come CVS viviamo un programma spiri-tuale e pastorale per l’evangelizzazione del tempo presente in compagnia e sotto la protezione del Cuore Immacolato di Ma-ria. (Angela Petitti) ■

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SCinque giorni di festa al san-tuario del Trompone dal 20

al 24 aprile per celebrare quello che è “un incontro di famiglia – come ha detto al termine della messa domenicale don Giovan Giuseppe Torre – per ricordare la miracolosa guarigione di una donna ricurva e ammalata pro-veniente da Cigliano, Domenica Millianotto, avvenuta dove oggi sorge il santuario, dopo l’appa-rizione della Beata Vergine, la prima domenica dopo Pasqua del 1559».Tanti gli appuntamenti che si sono succeduti, dal triduo di preparazione che ha visto la ce-lebrazione mariana, l’adorazione eucaristica, la processione di sa-bato dei fedeli delle parrocchie li-mitrofe, con la messa in santuario presieduta dal vescovo di Ivrea, mons. Edoardo Cerrato, sino alla festa di domenica 23.A portare il saluto dell’arcive-scovo Marco Arnolfo in viaggio nelle missioni diocesane di Mo-zambico, ci ha pensato mons. Mario Allolio, vicario generale della diocesi di Vercelli che ha celebrato la funzione eucaristica domenica pomeriggio.Terminata la messa, i fedeli si sono spostati nella sala Sant’Eu-sebio, per assistere allo spettacolo Tra luci e ombre, dalla ‘Millianotta’ a oggi a cura dei volontari, che ha riscosso un notevole succes-so. Attraverso l’utilizzo di ombre cinesi, musica e testi, i volontari, guidati da sorella Concetta Gua-

rini, hanno raccontato la storia del Complesso del Trompone e le opere che oggi si svolgono. Dal-la apparizione della Madonna, alla costruzione del santuario, dal convento francescano alla rea-lizzazione del Seminario minore diocesano, fino agli anni Settanta con l’arrivo dei Silenziosi Operai della Croce e le opere che hanno compiuto: la Casa di cura “Mons. Luigi Novarese” e l’RSA “Virgo Potens”. Molto spazio è stato an-che dato alla figura del fondato-re dell’Opera, il beato di Casale Monferrato, monsignor Luigi No-varese.Terminato lo spettacolo, don Alberto Carlevato, parroco di Tonengo, Mazzè e Villareggia ha celebrato la funzione eucaristica, animata dal coro “La Genzianel-la”.L’ultimo appuntamento si è svol-to il giorno dopo con la celebra-zione in santuario degli ex allievi del Seminario minore diocesano, nei cui locali oggi sorge l’RSA “Virgo Potens”.Numerose le iniziative presenti durante la giornata di domenica, tra cui gli stand “Fiori e Sapori”, il mercatino floreale in collabora-zione con il Centro Socio Riabili-tativo “Nostra Signora di Fatima” di Meldola (Fc), il “Banco di be-neficenza” e lo “Stand benefico” con la vendita di vari prodotti fatti a mano. «Un grazie partico-lare va a tutti i volontari e ai fe-deli per le molte offerte raccolte – ha spiegato Mara Strazzacappa,

tra gli organizzatori della festa – il cui ricavato sarà destinato alla realizzazione del “Giardino delle stagioni”: rendere accessibile e usufruibile l’ampio parco adia-cente al santuario, e creare un giardino terapeutico, l’“Healing Garden”, per gli ospiti sia della nuova RSA “Virgo Potens” che della Casa di cura “Mons. Luigi Novarese” con lo scopo di favo-rire il riorientamento spazio tem-porale e la socializzazione degli ospiti e il relax del personale e dei visitatori». Tra le iniziative da segnalare, ricordiamo la ven-dita di oltre duemila biglietti della lotteria e la mostra di pit-tura curata dagli artisti Gabriella Cagliano, ammalata, ricoverata nell’RSA “Virgo Potens” e Luigi Barberis, di Alice Castello, che hanno esposto le loro opere. ■

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Trompone, luogo di guarigione

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S Momenti di preghiera e di festa

Lunedì 1 maggio, si è svolto presso il Pontificio Seminario Regionale Puglie-se “Pio XI”, il tradizionale incontro dei Centri Volontari della Sofferenza

della Regione Puglia. Circa 500 i partecipanti a questo evento che è durato l’intera giornata. L’incontro è iniziato con il saluto del vescovo della diocesi di Molfetta mons. Domenico Cornacchia e con il saluto di don Luigi Garosio a nome dei Silenziosi Operai della Croce. Le attività della mattinata sono state animate dai seminaristi del IV anno di teologia ed hanno anche visto all’opera il gruppo attivo della diocesi di Lucera-Troia, sostenuto da alcuni disabili di Foggia e San Giovanni Rotondo, che ha rappresentato i quattro misteri della vita della Vergine Maria partendo da Nazareth sino al Calvario.A fine mattinata, la santa messa è stata presieduta nella Chiesa del Semi-nario da monsignor Felice di Molfetta vescovo emerito di Cerignola-Ascoli Satriano ed è stata concelebrata con altri sacerdoti assistenti del CVS e do-centi del Seminario.La festa è proseguita nel pomeriggio nel cortile dell’Istituto con canti, balli e scenette organizzate dai seminaristi che si occupano del gruppo della pa-storale della salute e sono state proposte alcune testimonianze di iscritti al CVS. ■

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Un anniversario IMPORTANTE

Il 29 aprile siamo stati invitati nella chiesa di Maria Santissima Madre

di Dio, a Torrette di Ancona, per festeggiare il 50° anniversario di nozze dei nostri cari amici Marcello e Cesarina Paolini. La celebrazione è stata molto bella e toccante: of-ficiata da alcuni sacerdoti e testi-moni della grande spiritualità della coppia; accompagnata da un coro stupendo e da tanti amici e paren-ti legati da un profondo affetto e stima per queste due persone che, in tutta la loro vita, sono stati veri discepoli di Cristo, dedicandosi ani-ma e corpo al prossimo. Infatti, pur passando momenti molto duri, dovuti alla malattia di Marcello, il loro impegno non si è mai arrestato: fanno parte di va-ri movimenti di volontariato, oltre che del Centro Volontari della Sof-ferenza di cui Marcello è un pila-stro quale membro del Consiglio diocesano. In questo anniversario si sono ripromessi il loro grande amore, dando testimonianza ai loro figli e nipoti; che li hanno ac-compagnati all’altare. Al termine della messa il figlio ha letto alcuni passi della Bibbia, scelti da Marcel-lo, che esaltano il rispetto e l’amo-re coniugale. ■ Il 3 giugno, Vigilia della Solenni-

tà di Pentecoste, a 94 anni, sorella Clementina Airoldi, Silenziosa Operaia della Croce di “Vita in Famiglia” è tornata alla Casa del Padre.Clementina fu una del-le prime SOdC, essen-do entrata a far parte dell’Associazione nel gennaio 1959 (nel 1964 avvenne la sua Consa-

crazione). Sempre impegnata apo-stolicamente nel CVS della zona

di Laorca (Lecco), dove risiedeva con la sorella, con la sua vita opero-sa ha testimoniato l’i-dentità carismatica dei Silenziosi Operai della Croce. In questi ulti-mi anni, la preghiera è

stata il suo sostegno per l’Associa-zione.

Grazie sorella Clementina

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SMaggio di fede con Maria e il CVS

“Non si ama se non nella dolcezza e Dio non ha altro volto se non quello della dolcezza. La ve-

ra spiritualità è quella che si apre al respiro dell’amore che ci fa vivere ciò che l’uomo è: tempio dell’infinito e dell’eterno”.Il 17 maggio, giorno dei 70 anni del Centro Volon-tari della Sofferenza, Davide Vecchio, Responsabile del CVS di Asti, ha introdotto con queste parole l’in-contro che era stato organizzato per ricordare l’evento. Oltre all’iniziativa di Asti, fra maggio e giugno, altri convegni e iniziative si sono svolti a Casale, città di origine di Monsignore, a Cesena, a Torino, a Reggio Emilia, che hanno messo in luce con interventi e testi-monianze l’attualità dell’insegnamento del fondatore. “Il limite che non limita. La fede tesoro e risorsa per la fragilità nell’insegnamento del beato Novarese”: questo il titolo del convegno svoltosi a Cesena l’11 maggio, alla presenza delle autorità civili e del vescovo Douglas Regattieri. Dalla sua lettera pastorale intitolata “Noi abbiamo un tesoro in vasi di creta; educare alla fede nella fragilità”, ha tratto spunto, per il suo intervento il giornalista Mauro Anselmo: “Il malato supera il suo limite se impara a vivere alla luce del Cristo risorto. Questo ha insegnato Novarese: a dare testimonianza della speranza perché con lui e in lui quan-to più siamo deboli, ci insegna san Paolo, tanto più siamo potenti”.Intensa e straordinaria è stata la te-

stimonianza di Lucia Barigazzi, Responsabile regionale del CVS. “Mi chiamo Lucia e voglio condividere con voi la nostra storia di famiglia, la mia, di mio marito Giorgio tornato alla Casa del Padre nell’agosto 2015 e dei nostri tre figli. Voglio testimoniare la Speranza, la Fedeltà di Dio e la sua presenza, in particolare quando si affaccia la sofferenza”. Lucia ha raccontato la malattia di Giorgio, il percorso che lo ha condotto a servire il Signore nel diacona-to permanente. “Negli ultimi mesi, il Giovedì santo del 2015, ormai completamente inabile, disteso su una carrozzina, si è presentato alla messa crismale, vestito con i suoi paramenti, in prima fila, per testimoniare la sua presenza, che andava oltre la inabilità e malattia (…) Come credenti noi siamo chiamati ad annunciare che anche da ammalati si può vivere, si può gioire, si può donare, basta essere vicini al Signore che è sempre al nostro fianco”.A questa testimonianza è seguita quella di Lucia De Blasi, una mamma che ha raccontato la sua vita ac-canto ad Andrea, il figlio gravemente disabile. Le sue parole sono state più volte accompagnate dal caloroso

applauso della platea.L’incontro del 17 maggio ad Asti (che ha preceduto l’incontro di Torino) si è svolto nella cappella dell’ospedale “Cardinal Massaia”, dove la Respon-sabile del CVS in Piemonte, Giovan-nina Vescio, ha ripercorso le tappe

UnmesediconvegniperricordareilcentenariodiFatimaei70annidell’Associazione.ACesena,Asti,Torino,Casale,ReggioEmiliatestimonianzeeriflessioni.

NellasuacittàdiorigineunostraordinarioomaggioaNovarese.

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S della biografia di Novarese e risposto alle domande del pubblico. Il 21 maggio un altro significativo incontro si è svolto a Casale. Nel pomeriggio di sabato nella Basilica del Sacro Cuore di Gesù gremita di fedeli, il cardinale Se-verino Poletto ha invitato i casalesi “a ringraziare Dio per il sacerdozio del beato Luigi Novarese”. Una celebrazione solenne. A sinistra dell’altare era esposto il quadro con l’immagine del beato di Casale che i Salesiani avevano deciso di affiggere a una parete della chiesa accanto a quello del beato Filippo Rinaldi. A destra, nella navata centrale, era esposta la statua di Maria Ausiliatrice davanti alla quale venivano a pre-gare il giovane Luigi e mamma Teresa. In prima fila le carrozzelle degli ammalati. Si celebrava infatti il ritorno del beato di Casale nel-la “sua” chiesa, che aveva ospitato, vicino all’altare di don Bosco, le stampelle con le quali Novarese si regge-va durante la malattia. Nello stesso pomeriggio, prima della messa, si è svol-to presso l’Auditorium San Filippo il convegno “Luigi Novarese, Fatima e il CVS”. Ricordando il centenario delle apparizioni mariane celebrato da papa Francesco il 13 maggio scorso nel viaggio a Fatima, don Luigi Ga-rosio ha spiegato come le parole pronunciate dalla Ver-gine nelle apparizioni di Fatima e Lourdes (“Sacrificio, penitenza e preghiera”) siano parte integrante dell’i-dentità spirituale propria delle Associazioni fondate da Novarese. “Egli ha interpretato la sua malattia – ha spiegato il sacerdote – come una risposta alle richieste della Ver-gine. Lui che aveva imparato ad amare la mamma di Gesù sulle ginocchia di mamma Teresa, ha custodito la sua esperienza di sofferenza come il tesoro della vita”. Nell’intervento conclusivo don Janusz Malski, Modera-tore generale dei SOdC, ha sottolineato come “la fama di santità di Novarese stia crescendo, grazie all’aposto-lato degli ammalati e alla straordinaria attualità del suo insegnamento che, valorizzando il ruolo dei laici, lo ha reso precursore del Concilio Vaticano II”.Il 10 giugno, a Reggio Emilia, si è svolto il con-vegno: “Salute dello spirito, salute del corpo. La spiritualità come terapia nell’insegnamento del beato Novarese”. Ne riferiremo prossima-mente. ■

Protagonistaper50annifrateatro,cinemaetv.Poilamalattiaelariscopertadellafede.

I titoli dei principali quotidiani lo hanno salutato così: “Addio a un grande attore: nella sua vita tanto teatro,

tv e cento film”. Toni Bertorelli ha lasciato questo mon-do il 26 maggio scorso all’età di 69 anni. Era nato a Bar-ge in provincia di Cuneo, lo ha stroncato una malattia.I mass media ne hanno raccontato la carriera: per cin-quant’anni in evidenza fra palcoscenici e set cinema-tografici diretto da celebri registi; un’esistenza segnata dalla notorietà e dal successo, ma anche dall’alcol, dal trapianto di fegato e dalla sofferenza. L’attenzione dedicata al Bertorelli attore ha lasciato poco spazio al suo profilo umano e spirituale. Eppure basta leggere il suo nuovo libro “Voglio vivere senza di te” (Iacobelli 2017) per scoprirne la generosità e l’a-more per gli altri. “Ho scritto questo libro – diceva Toni – per indicare a chi, come me si è trovato o si trova nell’inferno della dipendenza dall’alcol, la via per liberarsi, per vincere il male, per vivere! E l’ho fatto anche per amore di Dio al quale sono riconoscente in tutto”.Toni era un fedele amico dei Silenziosi Operai della Cro-ce. Frequentava la piccola chiesa di Maria Immacolata in via di Monte del Gallo a Roma, dove ha sede la Di-rezione generale dell’Associazione. Pregava con la Co-munità, si considerava un fedele sostenitore del beato Novarese. “Ho smesso di bere grazie all’incontro con gli Alcolisti anonimi e all’insegnamento di monsignor No-varese – raccontava – che mi ha fatto scoprire la gioia della fede”.I giornali hanno pubblicato le fotografie dell’ultima in-terpretazione di Bertorelli: il cardinale Caltanissetta nel serial televisivo ”The Young Pope” di Paolo Sorrentino. Noi invece vogliamo ricordare Toni in un altro ruolo. Il 17 maggio 2014 durante l’udienza concessa da papa Francesco a cinquemila tra fedeli e ammalati, egli recitò alcune poesie di Novarese: “Non disperare nella vita /La vita ha bisogno di te. /Non ti lamentare /se nessuno sa/

della tua vita/ Il Signore ve-glia su ti te/ Dal tuo dolore/ è fiorita la vita/ la pace/ l’a-more” (da Non disperare, luglio 1962).Ciao Toni, compagno di strada buono e gentile. ■

L’addio a Toni, l’attoreche pregava Novarese

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generale dei Silenziosi Operai della CroceTel. 06-39674243

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Cinque per millePer destinare nella dichiarazione dei redditiil cinque per mille all’Associazione Silenziosi

Operai della Croce è necessario apporrela propria firma nel riquadro dedicato al sostegno

delle Onlus e inserire il codice fiscale dell’Associazione:80159770587

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