La voce dell'oratorio n.3

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La voce dell’Oratorio Parrocchia San Sebastiano -- Gallese Scalo (VT) n. 4 Febbraio 2012 La storia del carnevale Il carnevale è una festa che si celebra nei paesi di tradizione cattolica. I festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi; in particolare, l'elemento distintivo e caratterizzante del carnevale è l'uso del mascheramento. Benché presente nella tradizione cattolica, i caratteri della celebrazione del Carnevale hanno origini in festività ben più antiche, come per esempio le dionisiache greche o i saturnali romani. Durante le feste dionisiache e i saturnali si realizzava un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell'ordine, allo scherzo e anche alla dissolutezza. Da un punto di vista storico e religioso il carnevale rappresentò, dunque, un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento simbolico, durante il quale il caos sostituiva l'ordine costituito, che però una volta esaurito il periodo festivo, riemergeva nuovo o rinnovato e garantito per un ciclo valido fino all'inizio del carnevale seguente. Il ciclo preso in considerazione, è in pratica, quello dell'anno solare. Nel mondo antico il Navigium Isidis (carro navale di Iside), la festa in onore della dea egizia Iside, importata anche nell'impero Romano, comporta la presenza di gruppi mascherati, come attesta lo scrittore Lucio Apuleio nelle "Metamorfosi" (libro XI). Presso i Romani la fine del vecchio anno era rappresentata da un uomo coperto di pelli di capra, portato in processione, colpito con bacchette. In Babilonia poco dopo l'equinozio primaverile veniva riattualizzato il processo originario di fondazione del cosmo, descritto miticamente dalla lotta del dio salvatore Marduk con il drago Tiamat che si concludeva con la vittoria del primo. Durante queste cerimonie si svolgeva una processione nella quale erano allegoricamente rappresentate le forze del caos che contrastavano la ri-creazione dell'universo, cioè il mito della morte e risurrezione di Marduk, il salvatore. Nel corteo c'era anche una nave a ruote su cui il dio Luna e il dio Sole percorrevano la grande via della festa - simbolo della parte superiore dello Zodiaco- verso il santuario di Babilonia, simbolo della terra. Il carnevale si inquadra quindi in un ciclico dinamismo di significato mitico: è la circolazione degli spiriti tra cielo, terra e inferi. Il Carnevale riconduce a una dimensione metafisica che riguarda l’uomo e il suo destino. In primavera, quando la terra comincia a manifestare la propria energia, il Carnevale segna un passaggio aperto tra gli inferi e la terra abitata dai vivi (anche Arlecchino ha una chiara origine infera). Le anime, per non diventare pericolose, devono essere onorate e per questo si prestano loro dei corpi provvisori: essi sono le maschere che hanno quindi spesso un significato apotropaico, in quanto chi le indossa assume le caratteristiche dell'essere " soprannaturale " rappresentato. La parola carnevale deriva dal latino "carnem levare" ("eliminare la carne") poiché anticamente indicava il banchetto che si teneva

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La voce dell’Oratorio Parrocchia San Sebastiano -- Gallese Scalo (VT)

n. 4 Febbraio 2012

La storia del carnevale

Il carnevale è una festa che si celebra nei paesi di tradizione cattolica. I festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi; in particolare, l'elemento distintivo e caratterizzante del carnevale è l'uso del mascheramento. Benché presente nella tradizione cattolica, i caratteri della celebrazione del Carnevale hanno origini in festività ben più antiche, come per esempio le dionisiache greche o i saturnali romani. Durante le feste dionisiache e i saturnali si realizzava un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell'ordine, allo scherzo e anche alla dissolutezza. Da un punto di vista storico e religioso il carnevale rappresentò, dunque, un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento simbolico, durante il quale il caos sostituiva l'ordine costituito, che però una volta esaurito il periodo festivo, riemergeva nuovo o rinnovato e garantito per un ciclo valido fino all'inizio del carnevale seguente. Il ciclo preso in considerazione, è in pratica, quello dell'anno solare. Nel mondo antico il Navigium Isidis (carro navale di Iside), la festa in onore della dea egizia Iside, importata anche nell'impero Romano, comporta la presenza di gruppi mascherati, come attesta lo scrittore Lucio Apuleio nelle "Metamorfosi" (libro XI). Presso i Romani la fine del vecchio anno era rappresentata da un uomo coperto di pelli di capra, portato in processione, colpito con bacchette. In Babilonia poco dopo l'equinozio primaverile veniva riattualizzato il processo originario di fondazione del cosmo, descritto miticamente dalla lotta del dio salvatore Marduk con il drago Tiamat che si concludeva con la vittoria del primo. Durante queste cerimonie si svolgeva una processione nella quale erano allegoricamente rappresentate le forze del caos che contrastavano la ri-creazione dell'universo, cioè il mito della morte e risurrezione di Marduk, il salvatore. Nel corteo c'era anche una nave a ruote su cui il dio Luna e il dio Sole percorrevano la grande via della festa - simbolo della parte superiore dello Zodiaco- verso il santuario di Babilonia, simbolo della terra. Il carnevale si inquadra quindi in un ciclico dinamismo di significato mitico: è la circolazione degli spiriti tra cielo, terra e inferi. Il Carnevale riconduce a una dimensione metafisica che riguarda l’uomo e il suo destino. In primavera, quando la terra comincia a manifestare la propria energia, il Carnevale segna un passaggio aperto tra gli inferi e la terra abitata dai vivi (anche Arlecchino ha una chiara origine infera). Le anime, per non diventare pericolose, devono essere onorate e per questo si prestano loro dei corpi provvisori: essi sono le maschere che hanno quindi spesso un significato apotropaico, in quanto chi le indossa assume le caratteristiche dell'essere " soprannaturale " rappresentato. La parola carnevale deriva dal latino "carnem levare" ("eliminare la carne") poiché anticamente indicava il banchetto che si teneva

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l'ultimo giorno di carnevale (martedì grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.[13][14] Le prime testimonianze dell'uso del vocabolo "carnevale" (detto anche "carnevalo") vengono dai testi del giullare Matazone da Calignano alla fine del XIII secolo e del novelliere Giovanni Sercambi verso il 1400. Il Carnevale non termina ovunque il Martedì grasso: fanno eccezione il Carnevale di Viareggio, il Carnevale di Ovodda , il carnevale di Poggio Mirteto (carnevalone liberato), il carnevale di Borgosesia e il Carnevalone di Chivasso. Anche il Carnevale di Foiano della Chiana termina la domenica dopo le Ceneri. In diversi Carnevali il martedì grasso si rappresenta, spesso con un falò, la "morte di Carnevale".

Il Carnevale di Venezia, il Carnevale di Viareggio, lo Storico Carnevale di Ivrea e in Sicilia il Carnevale di Acireale e il Carnevale di Sciacca sono considerati tra i più importanti al mondo. La loro fama, difatti, travalica i confini nazionali e sono in grado di attrarre turisti sia dall'Italia che dall'estero. Il Carnevale più lungo d'Italia è però quello di Putignano. Uno dei carnevali più antichi d'Italia arrivato ai giorni nostri è il Carnevale di Verona, risalente al tardo medioevo e il cui nome originale è Bacanàl del Gnoco. Il Carnevale di Venezia è conosciuto per la bellezza dei costumi, lo sfarzo dei festeggiamenti nella magica atmosfera della Laguna e consta di diversi giorni fitti di manifestazioni di svariato tipo: mostre d'arte, sfilate di moda, spettacoli teatrali ecc.

Il Carnevale di Viareggio è uno dei più importanti e maggiormente apprezzati carnevali a livello internazionale. A caratterizzarlo sono i carri allegorici più o meno grandi che sfilano nelle domeniche fra gennaio e febbraio e sui quali troneggiano enormi caricature in cartapesta di uomini famosi nel campo della politica, della cultura o dello spettacolo, i cui tratti caratteristici, specialmente quelli somatici, vengono sottolineati con satira e ironia.

Lo Storico Carnevale di Ivrea, famoso per il suo momento culminante della Battaglia delle Arance, è invece considerato uno tra i più antichi e particolari al mondo[18], seguendo un cerimoniale più volte modificatosi nel corso dei secoli. L'intero carnevale ha il pregio di rappresentare, sotto forma di allegoria, la rivolta dei cittadini per la libertà dal tiranno della città, probabilmente raineri di Biandrate, ucciso dalla Mugnaia su cui si apprestava a esercitare lo jus primae noctis. Fu quell'evento a innescare la guerra civile rappresentata dalla battaglia tra il popolo e le truppe reali che viene rievocata durante il carnevale, dove le squadre di Aranceri a piedi (ossia il popolo) difendono le loro piazze dagli aranceri su carri (ossia l'esercito) a colpi di arance a rappresentare le frecce, mentre tra le vie della città sfila il corteo della Mugnaia che lancia dolci e regali alla popolazione.

Dove si osserva il rito ambrosiano, ovvero nella maggior parte delle chiese dell'arcidiocesi di Milano e in alcune delle diocesi vicine, la Quaresima inizia con la prima domenica di Quaresima; l'ultimo giorno di carnevale è il sabato, 4 giorni dopo rispetto al martedì in cui termina dove si osserva il rito romano. La tradizione vuole che il vescovo sant'Ambrogio fosse impegnato in un pellegrinaggio e avesse annunciato il proprio ritorno per carnevale, per celebrare i primi riti della Quaresima in città. La popolazione di Milano lo aspettò prolungando il carnevale sino al suo arrivo, posticipando il rito delle Ceneri che nell'arcidiocesi milanese si svolge la prima domenica di Quaresima. In realtà la differenza è dovuta al fatto che anticamente la Quaresima iniziava dappertutto di domenica, i giorni dal mercoledì delle Ceneri alla domenica successiva furono introdotti nel rito romano per portare a quaranta i giorni di digiuno effettivo, tenendo conto che le domeniche non erano mai stati giorni di digiuno. Questo carnevale, presente con diverse tradizioni anche in altre parti dell'Italia, prende il nome di carnevalone.

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TUTTO SULL’AMORE … Tutti credono di sapere sempre tutto sull’amore, ma in realtà non è così. A volte sono solo sensazioni, pensiamo di essere amati e ma è solo pura e amara illusione … poi quando meno te lo aspetti è come un fulmine a ciel sereno, ti senti parte di un mondo meraviglioso che prima non credevi assolutamente di conoscere. Come diceva William Shakespear “Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni …” ed è decisamente vero perché noi siamo misteriosi ed imprevedibili come loro. Vogliamo che i nostri desideri si avverino, ci piacerebbe vivere come in una favola. In realtà amare qualcuno non è facile, perché non è sempre tutto rosa e fiori e siamo consapevoli del fatto che prima o poi qualcosa andrà storto e la domanda è : come affrontare il problema? È semplicissimo: o accettare l’altro per quello che è oppure capire che quella non è la persona giusta per noi e che forse è meglio cambiare strada … ma in fondo esiste davvero la persona giusta per noi …? Che cosa intendiamo per giusta? Perfetta? La verità è che nessuno è perfetto a questo mondo. Ci sono uomini e donne terribili e altrettanti incredibilmente unici, dobbiamo solo imparare a guardarci intorno ma soprattutto a capire noi stessi, che cosa vogliamo e che cosa sentiamo in fondo al cuore.

Amore – dal libro di Herman Hess

“Amore è

ogni moto

della nostra anima

in cui essa senta

se stessa

e percepisce la propria vita"

"Felice è chi sa amare"

L'amore visto come del tutto slegato

dal possesso

come un'incessante ricerca esistenziale

uno stato di grazia

dello spirito e dei sensi

che trova in se stesso

il proprio appagamento

e che finisce con l'abbracciare il mondo intero"

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Dalle parole di Herman Hess possiamo realmente capire che cos’è l’amore, lo stato di grazia dello spirito e dei sensi e che l’amore è universale perché esteso a tutto ciò che ci circonda. Se solo riuscissimo ad amare così forse saremmo realmente felici!

Ancora una volta tante domande e tanti perché su che cosa è l’amore …

Se volete lo potremo commentare insieme la prossima volta …

(Simona Pace)

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Come costruire…

FIORI DI CARTA: PIRKKA

LE ROSE

Prima di tutto occorre procurarsi: rotoli di carta crespa nei colori rosa e verde; o ancora meglio oggi si trova arrotolata in fili detti a vite che hanno la caratteristica di essere sfumati donando quindi un bellissimo effetto realistico ai petali; filo di ferro verde che servirà per lo stelo della nostra rosa e la guttaperca verde che è un nastro adesivo di carta e servirà per rifasciare lo stelo (entrambi saranno facilmente reperibili in da un fiorista); colla vinilica e pennellino a punta piatta; foglioline finte (reperibile nei negozi di hobbistica o nei negozi di bomboniere)

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La realizzazione della rosa è molto semplice.

Si deve premettere che il filo vite generalmente è composti da quattro fili vite attorcigliati insieme, quindi per iniziare aprire i quattro fili vite completamente, si noterà che la carta ha varie sfumature.

Piegarli e tagliare con le forbici dei rettangoli alti circa 5-6 cm e ritagliare da ogni rettangolo un petalo alternando i due diversi tipi come da foto qui sotto (per facilitare questa operazione consiglio di stampare la foto che riproduce i petali su un cartoncino e usarla come modello per ritagliare tutti i petali posizionandola sopra al rettangolo di carta e seguendo con le forbici il modello di cartoncino).

Arricciare ogni petalo verso l'esterno aiutandosi con un uncinetto o un altro strumento simile.

Piegare ad uncino una estremità del filo di ferro verde.

Mettere un po' di colla alla base di un petalo ed avvolgerlo intorno al filo di ferro stringendolo bene sotto all'uncino, questo eviterà che il fiore si stacchi dal gambo.

Continuare ad incollare i petali alternando le due forme: lasciando morbida la parte alta che si chiama corolla e stretta la parte bassa che si chiama calice.

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Aggiungere petali finchè la rosa non sarà delle dimensioni desiderate.

Dividete la carta verde in tre pezzetti: due stretti e lunghi 5 cm e uno stretto e lungo 2,5 cm, che saranno i sepali, cioè le foglioline che sono attaccate subito sotto ai petali).

A questo punto arrotolare le due estremità dei pezzetti lunghi 5 cm lasciando aperto il centro, e arrotolare solo una estremità del pezzetto da 2,5 cm (io di solito uso per questa operazione la guttaperca che scarto perchè ha perso la sua adesività, così è già della larghezza giusta e inoltre i sepali risulteranno dello stesso identico colore del gambo evitando stacchi di colore e donando più realismo alla nostra rosa), se la carta verde usata è quella a filo vite, la larghezza è già esatta tagliarli solo delle lunghezze descritte, poi aprire solo al centro i due pezzetti da 5 cm e solo ad una estremità quello da 2,5 cm..

Forare al centro i due pezzetti da 5 cm ed infilarli nel ferro verde che sarà il gambo, incollarli girandoli un po' intorno alla base della rosa, incollare anche il pezzettino singolo: per creare i 5 sepali.

Unire le foglioline finte al gambo e ricoprire il tutto con la guttaperca per nascondere il filo di ferro e completare il fiore.

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Colorandia…..

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La storia di San Valentino San Valentino, detto anche san Valentino da Terni o san Valentino da Interamna (Interamna Nahars, ca. 176 – Roma, 14 febbraio 273), fu un vescovo e un martire cristiano. Venerato come santo dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e successivamente dalla Chiesa anglicana, è considerato patrono degli innamorati e protettore degli epilettici La più antica notizia di S. Valentino è in un documento ufficiale della Chiesa dei secc.V-VI dove compare il suo anniversario di morte. Ancora nel secolo VIII un altro documento ci narra alcuni particolari del martirio: la tortura, la decapitazione notturna, la sepoltura ad opera dei discepoli Proculo, Efebo e Apollonio, successivo martirio di questi e loro sepoltura. È tuttavia incerto se si tratti di un martire diverso dal presbitero che subì il martirio sotto Claudio il Gotico (quindi prima del 270, anno del decesso di questo imperatore), dato che anche questi fu sepolto nelle catacombe al II miglio della via Flaminia: con molta probabilità si tratta della stessa persona.

Nato in una famiglia patrizia, fu convertito al Cristianesimo e consacrato vescovo di Terni nel 197, a soli 21 anni. Nell'anno 270 Valentino si trovava a Roma, giunto su invito dell'oratore greco e latino Cratone, per predicare il Vangelo e convertire i pagani. Invitato dall'imperatore Claudio II il Gotico a sospendere la celebrazione religiosa e ad abiurare la propria fede, rifiutò di farlo, tentando anzi di convertire l'imperatore al Cristianesimo. Claudio II lo graziò dall'esecuzione capitale affidandolo a una nobile famiglia. Valentino venne arrestato una seconda volta sotto Aureliano, succeduto a Claudio II. L'impero proseguiva nelle sue persecuzioni contro i cristiani e, poiché la popolarità di Valentino stava crescendo, i soldati romani lo catturarono e lo portarono fuori città lungo la via Flaminia per flagellarlo, temendo che la popolazione potesse insorgere in sua difesa. Fu decapitato il 14 febbraio 273, a 97 anni, per mano del soldato romano Furius Placidus, agli ordini dell'imperatore Aureliano.

Sono molte le leggende entrate a far parte della cultura popolare, su episodi riguardanti la vita di san Valentino:

Una di esse narra che Valentino, graziato ed "affidato" ad una nobile famiglia, compì il miracolo di ridare la vista alla figlia cieca del suo "carceriere": Valentino, quando stava per essere decapitato, teneramente legato alla giovane, la salutò con un messaggio d'addio che si chiudeva con le parole: «...dal tuo Valentino...».

Un'altra, di origine statunitense, narra come un giorno il vescovo, passeggiando, vide due giovani che stavano litigando ed andò loro incontro porgendo una rosa e invitandoli a tenerla unita nelle loro mani: i giovani si allontanarono riconciliati. Un'altra versione di questa storia narra che il santo sia riuscito ad ispirare amore ai due giovani facendo volare intorno a loro

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numerose coppie di piccioni che si scambiavano dolci gesti d'affetto; da questo episodio si crede possa derivare anche la diffusione dell'espressione piccioncini.

Secondo un altro racconto, Valentino, già vescovo di Terni, unì in matrimonio la giovane cristiana Serapia e il centurione romano Sabino: l'unione era ostacolata dai genitori di lei ma, vinta la resistenza di questi, si scoprì che la giovane era gravemente malata. Il centurione chiamò Valentino al capezzale della giovane morente e gli chiese di non essere mai più separato dall'amata: il santo vescovo lo battezzò e quindi lo unì in matrimonio a Serapia, dopo di che morirono entrambi.

L’angolo dei giochi…