La Voce dell'Jonio n 16/2012

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La Voce dell'Jonio n 16/2012

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Anno LIV - N. 16

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Domenica, 14 ottobre 2012

LA VOCEJoniodell’Periodico cattolico fondato da Orazio Vecchio

L’inizio dell’Anno della Fede segnato dall’annuncio e dalle indicazioni della Chiesa universasle con il Santo Padre e di quella locale con il vescovo mons. Raspanti

Si è aperto da pochi giorni l’Anno della fede e il pensiero va all’omelia pronunciata dal Santo Padre in occasione della solenne concelebrazione nel-la basilica di San Pietro. Ha parlato del valore del Concilio, ma anche ha stabilito un confronto tra la situazione di quel tempo e quella contemporanea. Qualcosa di simile ha fatto anche nel breve discorso dal palazzo apostolico la sera di quello stesso gior-no, l’11 ottobre.<br>

“In questi decenni è avanzata una ‘desertifica-zione’ spirituale”, ha detto in San Pietro. Parole che possono essere messe accanto a quelle scritte nel documento di indizione dell’Anno della fede: c’è “una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone”. Queste affermazioni non possono non far riflettere. Il Concilio è stato una benedizione e un dono alla Chiesa del nostro tempo: ha offerto ener-gie per la nuova evangelizzazione e ha rinnovato profondamente la vita dei battezzati. Purtroppo, nel frattempo, le cose sono peggiorate.

Occorre prendere atto della situazione senza ce-dere al pessimismo, perché Dio non abbandona la sua Chiesa. Quanto il Vaticano II ha prodotto, ha effettivamente arricchito la fede e la vita cristiana di tanti fedeli, producendo frutti di santità ovunque. C’è, però, un mondo esterno, che ha cambiato rapi-damente e non si può non tenerne conto: la Chiesa è inserita nel mondo e i suoi figli sono toccati da quello che attraversa la società. Non si può non pen-sare che il venir meno della religiosità non influenzi, almeno in un primo momento, anche i credenti.

Che cosa è dunque successo? Risulta interessante e di notevole aiuto l’analisi puntuale e precisa svol-ta recentemente dal card. C. Ruini (“Intervista su Dio. Le parole della fede, il cammino della ragione”, Mondadori 2012). Il pensiero del cardinale aiuta a capire la situazione della fede oggi; ascoltare il suo pensiero, naturalmente, non significa identificarlo con quello del Santo Padre. Un conto è il magistero pontificio, un conto è il pensiero di un teologo, an-che eminente.

Premesse, per certi versi simili, hanno portato molti a vivere in modo naturale la non-esistenza di Dio, quasi si trattasse di una conquista del pensiero. A questo hanno contribuito i “maestri del sospet-to” (K. Marx, F. Nietzsche, S. Freud), per i quali la religione avrebbe la sua origine in una condizione di infelicità dell’uomo. Ancora recentemente uno psicanalista francese ha sostenuto che la fede e la religione avrebbero solo una capacità consolato-ria. L’uomo divenuto adulto può ormai liberarsi di Dio, che, in fondo, altro non sarebbe stato che una costruzione dell’uomo. Questi rapidi richiami mo-strano come da alcuni secoli sia in atto a livello di pensiero un’autentica lotta contro il cristianesimo e molti in nome della modernità lo osteggiano.

Accanto a questi fenomeni culturali occorre por-ne altri, legati più al modo di vivere. Ad esempio, il benessere autosufficiente, il consumismo e l’eroti-smo. Segno di una civiltà che ha raggiunto ragione-voli e auspicabili livelli di sazietà e li ha anche note-volmente superati, almeno in alcune regioni ricche del mondo. I beni materiali sono necessari, ma non possono chiudere l’uomo nel materialismo.

Ecco, probabilmente, alcune delle ragioni che hanno condotto in questi ultimi decenni alla de-sertificazione della fede. Sono un dato di fatto, ma anche una spinta ad impegnarsi decisamente per la nuova evangelizzazione.

Marco Doldi

Alle orinini dell’eclissiNon cedere al pessimismo

La fede nel Crocifissoporta di accesso alla vitainizio della futura gloria

“La fede nel Crocifisso è la porta di accesso alla vita e l’inizio della futura gloria”, scrive il Vescovo, mons. Anto-nino Raspanti, nella sua prima lettera pastorale dal titolo: “Tu solo hai parole di vita eterna”. Tutti i Presbiteri e una folla numerosa di fedeli laici si sono ritrovati attorno al loro Pastore per dare inizio all’Anno della Fede. Dopo le sue riflessioni sulla Diocesi e le indicazioni pastorali del neo-vicario generale, mons. Guglielmo Giombanco, nella Basilica S. Sebastiano, in processione si è giunti in Catte-drale, volendo esprimere coralmente il proposito di risco-prire il significato della fede, attingendo alla Parola di Dio e seguire il modello di vita di Gesù, crocifisso e risorto.

Teresa Scaravilli(a pag. 2)

ELEZIONI REGIONALI Documento dei vescovi siciliani dal titolo “Amate la giustizia voi che governate la terra”

Ripartire dalla centralità della personaA conclusione della sessione autunnale della Conferenza episcopale

siciliana (Cesi), tenutasi a Palermo dall’8 al 10 ottobre 2012, i vescovi della Sicilia hanno rivolto un appello-riflessione alla comunità ecclesiale e socia-le della regione, in vista del-le elezioni per il rinnovo del Parlamento siciliano e del Presidente della regione. Tale appello è contenuto in un documento dal titolo “Amate la Giustizia, voi che governate sulla terra”.

Il documento si apre con una attenta analisi della situazione socio-politica

della Sicilia, in cui la chiusura anticipata della legislatura giunge in una fase di allarmante decadimento culturale, politico, sociale ed economi-co dell’isola. C’è quindi un invito ad “un discernimento profondamen-

te evangelico” e ad un esame di coscienza riguardo alle responsabilità che coinvolgono anche i credenti. Le maggiori preoccupazioni per il declino della nostra regione riguardano soprattutto la qualità di vita delle persone e delle famiglie ed il futuro dei giovani. La famiglia è da sempre stata sotto l’attenzione della Cesi, attenzione confermata anche in questa occasione, unitamente a quella per la crescita esponenziale dell’emigrazione intellettuale ed agli intollerabili livelli della disoccupa-zione giovanile. “L’attenzione verso il mondo giovanile, di conseguenza, deve tradursi in obiettivi prioritari”.

Quali sono, dunque, in tale contesto, le sfide da vincere? Anzitutto “superare l’individualismo” attraverso “una solidarietà lungimirante”. Occorre inoltre riscoprire la stima per l’originaria “vocazione al bene”, ripartendo dalla centralità della persona e dalla sua naturale inclina-zione a realizzare se stessa nella relazione con gli altri. Centralità della persona che vuol dire, in primo luogo, promuovere la libertà educativa con un maggiore sostegno alla scuola, ed una maggiore attenzione alla qualità del sistema dell’istruzione e della formazione.

Nino De Maria(continua a pag. 2)

SPECIALEPADREALLEGRA

Il Cardinale Zen: in CinaBeatificazione nascosta

Anfuso, De Maria, Franzone e Leonardi (a pag. 4)

DIOCESI

Anna Bella

Convegno ecclesialesu Mario Cortellese

il 19 e 20 novembrea S. Paolo di Acireale

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ACIREALE

8Dario Liotta

L’Archivio storico aceserelegato a S. M. Ammalatipoco conosciuto e frequentatoma ricco di tesori culturali

ACIREALE Rori Pietropaolo e Rosario Scalia lasciano il Pdl, Gioacchino Ferlito abbandona Fli e Nando Ardita il Pd

Continua la fuga dai partiti verso formazioni civicheAd Acireale i partiti si stanno sbriciolando. La stessa coalizione di

governo stenta a sopravvivere. La maggioranza c’è ancora grazie al sostegno assicurato dall’UDC che in atto risulta “gonfiato” grazie agli imprevedibili passaggi fra le sue fila di alcuni personaggi politici.

I malumori si notano in tutti i partiti, ci sono passaggi interni alla maggioranza ma ci sono fughe che in pochi avrebbero dato per possibili. Dal PDL scappano Rori Pietropao-lo e Rosario Scalia; da FLI va via, scordando la grande enfasi che lo aveva visto protago-nista locale dopo lo scontro Fini-Berlusconi, Gioacchino Ferlito. Ma il colpo più grosso lo assesta Nando Ardita che si dimette dal PD scrivendo nella lettere di dimissioni di-retta persino al segretario nazionale del partito “Una scelta non facile che nasce … dalla mancanza di effettiva comunicazione con i cittadini … nonostante gli sforzi e l’esercizio quotidiano della pazienza ...”.

Abbiamo approfittato di questa occasione per capire cosa sta succe-dendo ad Acireale. Lo abbiamo chiesto proprio a Nando Ardita il qua-

le candidamente risponde “sta succedendo che tanti si sono resi conto che qualche cosa non è andata per il verso giusto e al-cuni si sono convinti che la politica portata avanti dall’Amministrazione è fallita. quindi non hanno più dato la loro disponibilità a sorreggere l’attuale maggioranza”.

Certo non è facile amministrare in una situazione simile, dove la confusione dei ruoli e delle posizioni non sono chiare e nette (anche se i numeri consentono ancora una maggioranza). Qualche anno addietro in campo nazionale ci furono ribaltoni e “compra-vendita” di politici ed i giudizi non

furono mai teneri per nessuno dei protagonisti.Pippo Sorrentino(continua a pag. 2)

DIARIO DALLA TANZANIA

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Il boy scout Cicciotrascorre le ferie

con quattro amicigiunti da Acireale

Nino De Maria

Il Cardinale Joseph Zen Ze-Kiun, arcivescovo eme-rito di Hong Kong, da noi avvicinato in occasione della Beatificazione di padre Ga-briele Allegra, ha rivelato con amarezza che l’evento sareb-be stato nascosto ai cinesi. Il cardinale, oggi novantenne, è uno dei maggiori artefici della cristianizzazione della Cina dove, con la cosiddetta rivoluzione culturale, gli è stato impedito di rientrare.

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Tu solo hai parole di vita eterna

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2 14 ottobre 2012 In Seconda Joniodell’

DIOCESI Il 19 e 20 nella Sala Conferenze San Paolo

Convegno su CortelleseNegli anni ‘90 usciva un bellissimo saggio del cele-

bre economista americano Jeremy Rifkin dal titolo: “La fine del lavoro”. In quest’opera, l’autore, par-tendo dalle origini del capitalismo, descriveva come l’uso distorto delle tecnologie, che sostituivano il lavoro umano, aveva progressivamente condanna-to alla disoccupazione milioni di lavoratori. Il testo è divenuto presto un best seller, dibattuto persino nelle università di tutto il mondo, poiché ricchissi-mo di riscontri concreti e dati inconfutabili . Rifkin aveva avuto il coraggio di denunciare come le nuo-ve tecnologie avevano contribuito a far risparmiare alle aziende tanti soldi a discapito dei lavoratori che rimanevano senza lavoro. Come aveva già scritto sapientemente E. Mounier tanto tempo prima, ri-flettendo sulle conseguenze della meccanizzazione, le macchine non scioperano, non riposano, non chiedono diritti, non si lamentano, è molto più facile gestirle e, soprattutto, non si paga loro il salario.

Si fa presente in questo tempo un nuovo perico-lo di ulteriore perdita di posti di lavoro, ancora più subdolo e raffinato e, se possibile, ancora più deva-stante: la vendita di merci e servizi tramite internet.

Questa sistema di acquisto che sembra como-do, diretto ed immediato, di fatto sta impoverendo le piccole realtà commerciali del territorio in cui viviamo, che perdono clientela, contribuendo a creare una più diffusa povertà. Il problema oltre ad essere economico è anche di natura professionale e relazionale. Il bene che viene acquistato in manie-ra virtuale non trova la mediazione del negoziante che possa consigliare ed assistere, così è soprattutto per i servizi; quanto vale l’esperienza di chi ha dedi-cato la vita al suo lavoro e la mette a disposizione dei propri clienti? Quanto vale il contatto umano, la conoscenza personale, il tempo che si dedica, che rende l’acquisto o la consulenza soddisfacente, gra-tificante, esauriente? Quanto vale porre domande e trovare ascolto guardandosi negli occhi? Come si fa a comprare vestiti e scarpe senza provarli, senza toccarli per capire se sono di cotone o lino oppure di acrilico, ovvero di plastica anziché di pelle? Siamo tutti affascinati dal prezzo più basso ma è sempre vero che spendendo meno si compra meglio? Come viene valutata la professionalità, la qualità, la serietà, sostituendo la persona con un annuncio?

Quale futuro stiamo disegnando ? Occorre educa-re i cittadini all’acquisto etico, responsabile, perché con le scelte dei singoli si muovono quotidianamente , nel complesso, masse di denaro che possono pro-durre ricchezza o miseria, bisogna vedere chi gesti-sce questi capitali e quali fini leciti o meno persegue. Immaginiamo le conseguenze di gran parte degli acquisti effettuati tramite internet e la conseguente chiusura di molti dei negozi nelle città? Se chiudono i negozianti, i consulenti fiscali, ad esempio, perde-rebbero i propri clienti , questi, a loro volta, parados-salmente, non avrebbero più risorse sufficienti per andare al ristorante, fare gite, comprare pesce e frut-ta; chiuderebbero così anche i ristoranti, gli alber-ghi, i pescivendoli ed i fruttivendoli, e così via. Im-maginiamo le città deserte perché l’economia locale è morta; che faremo, come vivremo? Questo futuro non si è fatto già presente?

Orazio Maltese

La figura del prof. Mario Cortellese, do-cente d’Italiano e Latino nel Liceo Ginnasio “Gulli e Pennisi” di Acireale nell’arco di vari decenni, si staglia nitida nella mente e nel cuore di tanti studenti non solo per la gran-de professionalità, ma anche per il vigore eti-co che lo animava e faceva di lui un singolare professore a cui rivolgersi con piena fiducia.

La sua attività spaziava in altri campi, im-pegnandolo soprattutto nella testimonianza cristiana con slancio, con la passione di chi è convinto d’essere nella luce della fede, con il forte desiderio di trasmetterla a quanti più è possibile. Nella Scuola Superiore di Ser-vizio Sociale, Mario Cortellese lavorò quale professore di Morale sociale ed Etica. Ecco quanto afferma la prof. Graziella Brex: ”laico impegnato, da cui traspariva la parola, frutto di vita, fu scelto dalla Scuola tra altri candi-dati per competenza, dirittura morale e one-stà; coltivò un bel rapporto con gli studenti, anche sul piano personale. Diede vita al gruppo”Luigi Sturzo”, mirato alla formazione politico-sociale dei cittadini.”

Il Convegno pomeridiano,19-20 ottobre, ore 17,30, su “Mario Cortellese, laico cristiano al servizio del bene comune”, organizzato dal

Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale e dall’Ufficio diocesano di Pastorale della Cul-tura, si terrà nella Sala Conferenze di S. Paolo. Il primo giorno, coordinatore Carlo Cirotto, Presidente nazionale Meic, l’introduzione sarà del vescovo Antonino Raspanti; la relazione del teologo don Massimo Naro della facol-tà teologica di Sicilia verte su “Christifideles laici: un ponte tra la Chiesa e il mondo”, con interventi sull’impegno ecclesiale di Mario Cortellese a cura di Tiziano Torresi, Giuseppe Rossi, Salvatore Leonardi, don Sebastiano Ra-citi; testimonianza di un familiare. Il secondo giorno, coordinatrice Marinella V. Sciuto, pre-sidente Gruppo Meic Acireale, il politologo e sociologo Giorgio Campanini, parlerà su “Tra cultura e politica – Gli intellettuali cattolici e la rinascita della democrazia in Italia”, con in-terventi di Carmelina C. Canta Rizza, Rosario Musumeci, Giuseppe Grasso Leanza, Alfio Mazzaglia, sull’”importanza della partecipa-zione nel processo educativo: la prospettiva di Cortellese”. Il Convegno, molto interessan-te, ci farà scoprire Mario Cortellese nella sua poliedrica personalità.

Anna Bella

La fine del lavoroe delle relazioniI Vescovi siciliani in vista

delle elezioni regionaliNon manca un invito ad un autentico

impegno in favore di una legalità non puramente formale, prendendo come riferimento gli esempi di don Pino Pu-glisi e del giudice Livatino.

Il documento si conclude con un in-coraggiamento alle comunità ecclesiali ad “essere segno di speranza per tut-to il popolo siciliano, testimoniando dentro le difficoltà che tutti vivono, la certezza di Cristo presente ed operan-te nella storia”. Viene infine annuncia-ta, “sin d’ora, la volontà di costituire in corrispondenza dell’avvio della nuova Legislatura regionale un Osservatorio sulle politiche pubbliche regionali, per offrire appropriati strumenti di analisi e di proposta al dibattito pubblico re-gionale”.

Acireale: fuga dai partitiOggi, anche se in piccolo, la storia

si ripete ad Acireale. Cosa pensare di tutto questo sbriciolamento? “Io sono uno di quelli -dice Ardita- che non concepiscono che si passi da una parte all’altra. Bene o male rie-sco ad accettare il passaggio dalla maggioranza all’opposizione: cioè si lascia la poltrona per l’ignoto. Vi-ceversa, se sei seduto scomodo, per tua scelta, non puoi andare a cer-carti una seggiola più comoda che da maggiori soddisfazioni”.

L’incontro con Ardita è stato qua-si rilassante e ne abbiamo approfit-tato per entrare nei fatti personali chiedendogli come mai ha lasciato il PD per costituire l’associazione “Acireale Futura”, che si colloca?, gli chiediamo “ a destra o a sinistra? No! È una collocazione proprio civi-ca, aperta a tutti in un corretto rap-porto tra persone che mantengono le loro rispettive identità culturali. Sentiamo l’esigenza di chiamare tut-te le migliori energie di Acireale a favore della rinascita civile ed eco-nomica di una comunità che fino a 20 anni fa era riconosciuta come punto di riferimento politico e so-ciale in tutta la Sicilia. Non abbia-mo ricette magiche ma coltiviamo l’idea di fare del «cittadino» e delle sue richieste il fulcro della politica e non il «politico» centro del suo «potere»”.

Concetti ambiziosi che dobbiamo augurarci possano diventare realtà sperando di non trovarci lungo il percorso i “Lusi” i “Fiorito” o i “Ma-ruccio”. Non ne abbiamo di bisogno, non lo meritiamo, anche perchè bi-sogna “rifuggire dal peccato”.

Pippo Sorrentino

dalla prima

La Federazione Italiana Giornali Cattolici ha realizzato in settembre il XXI Master nazionale di aggiornamento “Don Alfio Inserra”, a Siracusa – Salemi – Palermo. Apertura con saluti augu-rali del presidente FISC Francesco Zanotti e di Giuseppe Vecchio, presidente regionale UCSI. Master all’insegna della trasparenza in un mon-do in crisi economica e finanziaria, che necessi-ta di fare chiarezza in vari campi, specie in quelli del potere.

Poliedrico nelle sue dissertazioni sull’Etica del giornalismo e sulla missione della Fisc, Padre Francesco Occhetta S.J. di “Civiltà Cattolica”, che ha difeso la verità della notizia e la libertà di pensiero; ha messo in luce competenza, discer-nimento, creatività, scelta di dati oggettivi, for-mazione umana e spirituale.

Alla presenza dell’autore Manfredi Giffone, viene presentato il pregevole libro, “Un fatto umano”.

Per il 30° di “Cammino”, giornale di Siracusa, fondato da don Alfio Inserra, due momenti rile-vanti: celebrazione della santa Messa, presiedu-ta dall’arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo, nella chiesa di S.Lucia alla Badia. Presenti le autorità civili e militari, Convegno al Palazzo Vermexio Salone Borsellino, coordi-natore don Giuseppe Lombardo, sulla forte te-matica “La Sicilia oltre le mafie”. Parecchi auto-revoli interventi, tra i quali si evidenziano quelli del magistrato Roberto Alfonso; del dott. Ivan Lo Bello; del giornalista Giulio Francese, che ri-corda otto giornalisti siciliani uccisi dalla mafia,

di cui due siracusani, il padre Mario e Giuseppe Fava. Ciascun relatore commemora don Alfio Inserra; infine la conclusione è dell’Arcivescovo.

Nota d’intensa vitalità giornalistica, la visita allo stabilimento editoriale “ETIS 2000” di Ca-tania, guidata dal dott. Domenico Ciancio, con annessa cena offerta dalla “Domenico Sanfilip-po”: vi si stampano La Sicilia e altri otto giornali a livello nazionale. Un record.

Esperienza nuova, ricca di novità, intessuta di notizie improntate alla legalità, la visita all’azien-da di turismo rurale “Al ciliegio”- bene confisca-to alla mafia - a Salemi, con intervista sia a don Francesco Fiorino della diocesi di Mazara del Vallo, impegnato in una vita all’avanguardia con collaboratori della Fondazione San Vito, sia a Davide di “Libera”. Finalmente si spezzano atavi-che catene e si gode del giusto, in terra di Sicilia. Singolare la battuta di attuali cinquemila mafiosi (sic!) siciliani, organizzati al massimo.

A Capaci, corona di fiori Fisc, ai piedi della stele con i nomi di Falcone, Morvillo e scorta. Là, in basso, sorgerà il “giardino della vita”, per volere delle famiglie.

A Palermo, emozionante la visita alla par-rocchia di san Gaetano a Brancaccio, dove è tumulata la salma di don Pino Puglisi: un busto in bronzo del martire, che nell’anno della fede Benedetto XVI proclamerà beato, secondo l’an-nuncio del vescovo ausiliare di Palermo mons.Carmelo Cuttitta.

An. Be.

FISC Il 21°Master per giornalisti nel ricordo don Alfio Inserra tra Siracusa, Salemi e Palermo

“La Sicilia oltre le mafie”

Direttore responsabileGiuseppe Vecchio

EditoreAssociazione La Voce dell’Jonio

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Joniodell’

DIOCESI La prima Assemblea coincide con l’apertura dell’Anno della fede: il discorso e l’omelia di nons. Raspanti e le indicazioni pastorali

Ricchezza e problemi di una Chiesa attenta e fedeleLa prima Assemblea Diocesana per il Vescovo Antonino, XI Vescovo di Acireale, coin-

cide con l’apertura dell’Anno della Fede, indetto dal Sommo Pontefice Benedetto XVI, e con il 50° di apertura del Concilio Vaticano II.

L’appuntamento è nella Basilica di S. Sebastiano in Acireale, che stenta a contenere la folla degli intervenuti. Stretti nei banchi, occupate tutte le sedie disponibili, molta gente in piedi ma in clima di festa e di ascolto nel massimo dell’attenzione e del silenzio.

La voce del Vescovo Antonino, dopo il canto e la preghiera introduttiva invita a prestare attenzione. Cosa dirà il Nuovo Pastore alla Sua Sposa? Con quali parole dirà il suo amore e le sue attese? Come interpreterà il progetto che Dio ha in mente per la Chiesa di Acireale?

Inizia con parole di gratitudine, il discorso del Vescovo, per la numerosa presenza di clero e di fedeli e un particolare grazie al Vescovo emerito, Mons. Pio. Segue un plauso alla fede solida e preziosa del popolo dell’intero territorio diocesano; una fede coltivata ed espressa con consapevole dignità. Un popolo, dice il Vescovo, che ha pensato, studiato, rimuginato, pregato, attraverso l’evento conciliare e i documenti da esso prodotti, ad un continuo aggiornamento per riascoltare, oggi, il Vangelo e imparare ad ascoltare in sinto-nia l’uomo di oggi, a cui riproporre l’accoglienza vera e totale di Cristo.

Da un anno il Vescovo ascolta la voce di Sacerdoti e laici, credenti e non; ha visitato tutti i Comuni della Diocesi, ha una visione ormai abbastanza chiara e può ben dire che Aci-reale lo ha accolto con gioia ed è disponibile a seguire il suo Pastore. Perciò riconosce la ricchezza dei tanti fedeli maturi e dei giovani Presbiteri, la stima che la comunità ecclesiale gode presso la società civile, a cui si aggiunge la diffusa tendenza al volontariato cattolico e laico, desideroso di mettersi al servizio, convergendo per collaborare su proposte valide.

Non mancano tuttavia debolezze e difficoltà, anche se non sempre avvertite. Spesso si riconosce di non avere forze a sufficienza e si segnala l’assenza o la scarsa presenza di giovani nelle Parrocchie. Nonostante la tendenza a migliorare l’organizzazione delle feste patronali, si avverte una dicotomia tra fede manifestata nella festa e gli aspetti etici, econo-mici, politici, sociali, professionali nel quotidiano. Manca la percezione di una presenza di Chiesa e non cresce la coscienza della comunità ecclesiale, in mancanza di coordinamen-to tra le Parrocchie di uno stesso territorio. L’ individualismo non giova a nessuno, crea disparità e disorientamento, non mostra una visione di Chiesa Trinitaria, in cui Ciascuna delle Tre Persone esiste per l’Altra. La Chiesa è per il mondo, esiste in funzione del regno di Dio, che è già qui, il Regno è Gesù, che è già venuto, che si rende presente per noi in ogni Eucaristia. Anche noi esistiamo per gli altri non per noi stessi, verso questa prospetti-

va tutti dobbiamo metterci in corsa. A tal fine, il Vescovo propone alcuni obiettivi a medio temine:

1) La riconversione degli operatori di pastorale: imparare a camminare tutti verso lo stesso fine condividendo e interagendo in cose concrete nel territorio in modo corale e coordinato. Questo è il compito e lo scopo per cui esistono i vicariati.

2) Esercitare una nuova responsabilità ecclesiale per dare un contributo alla società ci-vile: per trovare nuove forme di praticare l’ economica, l’impegno professionale, lavorativo, … occorre pensare insieme, aprire nuove relazioni sociali ed ecclesiali per saper risponde-re alle esigenze della scuola, del piano regolatore… della società tutta.

3) Infine, uno stimolo ad uscire dalla rassegnazione passiva, riscoprendo il valore dei beni di cui abbondiamo, di cui il più importante è l’uomo. Non è evangelico aspettare che altri facciano al posto nostro.

Al Vicario Generale è toccato dare le indicazioni pastorali che sono già state scritte, pre-vie consultazioni con il Consiglio Pastorale Diocesano, nel testo che ha per titolo “Tu solo hai parole di vita eterna”. In esso il Vescovo scrive la sua prima lettera ai fedeli della Diocesi, in cui introduce il significato dell’anno della fede indetto dal sommo Pontefice e il cammi-no della Chiesa diocesana in armonia con la Chiesa universale. Segue l’itinerario formativo per l’intero anno in cinque tappe e la chiusura nel giorno di Cristo Re del 2013. Il testo è stato consegnato direttamente dal Vescovo alla fine della celebrazione eucaristica ad ogni Parroco e ad un rappresentante della Parrocchia, ad ogni Associazione, Gruppo e Movi-mento Ecclesiale presente in Diocesi.

Nell’Omelia, il Vescovo ha voluto sottolineare, come nell’anno della Fede siamo chiama-ti, in comunione con tutta la Chiesa, a prestare attenzione al Credo, che professiamo nel-l’esperienza divina della SS.Trinità, in cui ognuno vive per l’Altro, in cui il dono di ciascuno è vita e dono per l’Altro, invitandoci a riscoprire la paternità di Dio e il dono dell’essere figli, da cui la nostra preghiera di lode o d’intercessione ha origine e fine; ad attraversare quella porta che ci ha introdotti nella Chiesa il giorno del nostro Battesimo e dove la Parola an-nunciata trasforma il cuore che si lascia plasmare dalla grazia in un cammino che dura tutta la vita. La preghiera che Gesù rivolge al Padre per intercedere a favore dell’umanità smarrita trova la risposta nel dono totale che il Figlio fa di Sé stesso. Anche noi siamo chia-mati a fare come lui.

A tutti un buon cammino nei sentieri del mistero di Dio accompagnati dalla Sua grazia. Teresa Scaravilli

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14 ottobre 2012 3CulturaJoniodell’

SANTA VENERINA Acquisiti dal Comune i ruderi della chiesetta bizantina di Santo Stefano nella frazione di Dagala

E ora si attende il recuperoLa figura di Tito Marrone – nome da lui aggiunto e le-

galizzato ai due nomi di battesimo, Sebastiano, Amedeo – nato a Trapani nel 1882, è molto emblematica e sugge-stiva, per la proficua attività letteraria, per la poliedrica personalità, per il mistero in cui è avvolta parte della sua esistenza, spesa in particolare nell’insegnamento della Lingua e Letteratura francese nei Licei di Roma.

La prof. Pinella Musmeci, appassionata studiosa, at-traverso la sua ottima opera letteraria, frutto di proficua ricerca e di un perspicace intuito, ha messo in luce il poeta siciliano, che all’età di diciotto anni nella sua città pubblica con successo il suo primo libro di poesie, “Ce-sellature”: i concittadini nel 2004 a lui intitolano il Teatro dell’Università di Trapani.

E’ piuttosto problematico il trasferimento del poeta assieme alla famiglia paterna, - da lui considerato nell’ot-tica di esilio, - a Roma, dove muore nel 1967. Marrone si sente accomunato in tale sentimento al grande tragedio-grafo ateniese Eschilo, esiliato per due volte in Sicilia. Per entrambi il riconoscimento dell’elevato spessore creativo della loro arte, nella città nativa, avverrà dopo la morte.

Ammiratore di Eschilo, Tito Marrone ne traduce, in collaborazione con l’amico Antonio Cippico, la famosa trilogia, l’”Orestea”, che viene rappresentata a Roma, con l’allestimento scenico curato da lui stesso, impresario teatrale Edoardo Boutet. Il critico letterario Ettore Ro-magnoli, fondatore dell’INDA nel 1914, assiste alla prima declamazione privata dell’opera.

L’autrice evidenzia sia l’amicizia del poeta con Luigi Pirandello, che riconosce il valore del suo teatro, relegato però nell’ombra, sia l’adesione partecipata di Tito Marro-ne alla corrente dei Crepuscolari: sua prerogativa l’averli messi a parte della poetica del francese Jules Laforgue. Su alcune riviste dal 1902 in poi il poeta pubblica poesie, raccolte in seguito nelle sillogi “Carnascialate”, “Poemi provinciali”, “Favole e fiabe” , che nel 1947 saranno ogget-to del Premio Fusinato.

Pinella Musmeci dota la sua opera della “Cronologia delle opere crepuscolari” e delle opere edite e inedite di Tito Marrone.

A.B.

I ruderi della chiesetta a tri-foglio di stile bizantino dedicata a Santo Stefano, che si trovano nella contrada San Michele in territorio di Santa Venerina nei pressi di Dagala del Re, sono un prezioso documento materiale del periodo altomedievale che ci parla ancora oggi della storia so-cio-economica e della diffusione del messaggio spirituale cristiano nel territorio di quella che secoli dopo sarebbe stata la contea di Mascali. Infatti gli studiosi riten-gono che la basilichetta, denomi-nata “cella trichora”, orientata ad est con la facciata ad occidente, risalga al V-VI secolo d.C. men-tre il nartece antistante, origina-riamente tripartito e di forma rettangolare, è opera successiva risalente al VII-VIII sec. d.C.

Essa apparteneva all’eremo omonimo poco distante. L’eru-zione dell’Etna dell’estate del 1284, che si protrasse per diversi mesi, giunse fino alla chiesetta, la quale venne risparmiata dalla lava

fermatasi a circa 200 metri in li-nea d’aria, mentre il monastero si presume sia stato travolto oppure è stato nel tempo sotterrato dai detriti. I monaci abbandonarono il sito, che da allora è rima-sto esposto a tutti gli eventi naturali nonché alle razzie e alle offese degli uomini.

Da circa quarant’anni segnaliamo la necessità dell’acquisizione dai priva-ti dell’area in cui insistono i ruderi, i quali, una volta diventati di proprietà co-munale, potranno essere oggetto di intervento con-servativo da parte della Soprintendenza e inoltre sarà possibile presentare un pro-getto per ottenere fondi europei per il ripristino di quanto sarà possibile in quell’area archeolo-gica per una migliore fruizione da parte di tutti. Finalmente, il 19 settembre 2012 l’amministrazio-ne comunale di Santa Venerina è riuscita a superare tutti gli osta-

coli (mancato accordo con i pro-prietari, eventi sismici e problemi connessi, scomparsa dei vecchi proprietari, mancata divisione in particelle del terreno tra gli eredi,

la lontananza di alcuni di questi ultimi residenti in Australia, ecc.) e a sottoscrivere, su proposta del-l’assessore al patrimonio, l’atto di acquisto. Pertanto adesso il bene è di proprietà comunale: un pas-so fondamentale.

L’area acquisita, sulla base delle disponibilità finanziarie del-

l’Ente, riguarda soltanto il rudere con una stradina, prolungamen-to di una preesistente via senza sbocco di proprietà comunale, che consentirà l’accesso diretto

al sito. Non è stato possibile acquistare anche il terreno circostante dove si può am-mirare un grande querceto né una parte del limoneto a valle. La chiesetta si trova in buona parte interrata e le pareti sono invase dall’ede-ra. Il progetto di recupero dovrà tener conto della fra-gilità della struttura e, per-tanto, bisognerà procedere con grande precauzione per evitare crolli, oltre quelli già

avvenuti. Gli studi che si sono succeduti per tutto il secolo XX hanno messo in rilievo la bellezza e l’armonia della forma della cella trichora, non facilmente riscon-trabile in altre costruzioni similari coeve in Sicilia, in Africa setten-trionale e nell’antica Bisanzio.

Giovanni Vecchio

LIBRI Presentati alle “Ciminiere” di Catania gli ultimi due libri del giornalista Salvo Barbagallo

Vicenda storica e umana di Canepa

Pinella Musmeci riscopre Tito Marrone

Recensioni

I volumi di Salvo Barbagallo sono stati pubbli-cati sotto l’egida della Provincia regionale di Catania e dell’Isti-tuto per la Cultura Siciliana. Proprio il presidente di que-st’ultimo sodalizio, Corrado Rubino, ha fatto da relatore

assieme ai giornalisti Marco Di Salvo e Wal-ter Vecellio, mentre Salvatore Scalia, in veste di

Il giornalista Salvo Barbagallo ha una pas-sione irrefrenabi-le per la vicenda storica e umana di Antonio Cane-pa, personaggio al quale ha dedicato due volumi fre-schi di stampa - “Antonio Canepa. Ultimo atto” e “L’assassinio di Antonio Cane-pa” (Bonanno Edizioni) - che vanno ad arric-chire l’ampia bibliografia su una delle figure più inquietanti della storia siciliana del Nove-cento, doppiogiochista deprecato da Sciascia eppure esaltato da tanti altri intellettuali che, negli anni Sessanta, videro in Canepa il “Che Guevara della Sicilia”.

I volumi di Barbagallo – informa una nota dell’Ufficio stampa della Provincia regionale di Catania - sono stati presentati al pubblico nella sede delle Ciminiere e, per l’occasione, il presidente della Provincia Giuseppe Casti-glione, dopo aver espresso parole di apprezza-mento per l’autore, ha dichiarato: “la vicenda di Canepa ebbe luogo in un territorio a me caro e ancora oggi i sopravvissuti ne hanno viva la memoria. Sono lieto che Barbagallo abbia pubblicato inedita documentazione ar-chivistica, che precisa il quadro storico entro il quale si consumò la morte di Canepa e di due militanti dell’EVIS, nel conflitto a fuoco avve-nuto nelle campagne di Randazzo il 17 giugno del 1945 ”.

moderatore, ha dato vita ad un dibattito vivacissimo che ha coinvolto il numero-so uditorio, in gran parte provenite da fuori Catania. Molte domande, rimaste purtroppo però senza risposta, hanno ri-guardato Scelba e il Vaticano, il peso del-le grandi potenze e dei servizi segreti, il ruolo di personaggi controversi e collegati a Canepa e all’EVIS, quali Pippo Amato, Pasquale Sciortino, Concetto Gallo, Sal-vatore Giuliano.

N. C.

Nella Sala Conferenze S. Paolo, è di forte rilievo l’incontro del Meic sullo stato delle relazioni ecumeniche, alla presenza di don Guglielmo Giombanco e di don Sebastiano Raciti.

La presidente, prof. Marinella Sciuto, nel-l’incisiva introduzione, facendo riferimento ai documenti conciliari, sostiene che l’ecume-nismo è “irrinunciabile adesione alla preghie-ra di Gesù al Padre:’tutti siano una cosa sola’”. Presenta il relatore, dott. Thierry Bonaventu-ra, addetto Stampa del Segretariato del Consi-glio delle Conferenze episcopali d’Europa con sede a San Gallo in Svizzera, rilevando il suo cammino nella Fuci acese e nazionale.

Documentata l’eccellente dissertazione del dott. Bonaventura. Inizio con il Movimento di Oxford del 1883; in seguito riunioni della Chiesa Anglicana; costituzione di movimenti; nel 1940 nascita della comunità di Taizé, in Francia; fondazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese, - assente la Chiesa cattolica -con sede a Ginevra: nel 68 una delegazione catto-lica vi parteciperà ad Upsala; nell’84 Giovanni Paolo II, in visita, denuncia l’urgenza di una testimonianza cristiana comune.

Giovanni XXIII istituisce il “Segretariato per l’Unità dei Cristiani “, alla vigilia del Se-

condo Concilio che apporterà tante sorprese:il riconoscimento del movimento ecumenico al di fuori della Chiesa cattolica, apprezzan-done i valori autenticamente cristiani, nella consapevolezza di divisioni provocate da re-ciproche colpe.

L’opera ecumenica di Paolo VI registra grandi eventi:dialogo con la Federazione Lu-terana Mondiale; visita dell’arcivescovo di Canterbury a Roma, dialogo con la Chiesa Anglicana, adesione alla Settimana di pre-ghiera per i cristiani; visite reciproche con le Chiese ortodosse. Il patriarca Atenagoras, in San Pietro, proclama:”Ciò che ci unisce è molto di più di quello che ci separa”. Giovan-ni Paolo II promuove l’incontro per la Pace di Assisi, tappa fondamentale, seguita dalla pri-ma enciclica ecumenica “Ut unum sint”; dalla storica giornata del perdono e dalla celebra-zione dei testimoni della fede del XX secolo, nel Giubileo 2000; dalla firma della “Charta Oecumenica” del 2001, meravigliosa novità per ricchezza di contenuti cristiani. Con Be-nedetto XVI: Incontro di Stoccarda, con Fo-colari ecc; Terza Assemblea Ecumenica Euro-pea di Sibiu in Romania.

Urge un cammino più rapido.Anna Bella

ACIREALE Inaugurato l’anno accademico dell’Università popolare

Grazie ad “una persona speciale”, è così che l’autrice, Rosa Maria Serrao, giornali-sta, definisce il suo tramite che la condurrà alla conoscenza di Caponetto. Una ricca e significativa raccolta di memorie, testimonianze forti, che ogni tanto fanno intuire stralci di resurrezione innanzi cui, come un fedele davanti a un luogo sacro, invochi per la tua espiazione e per il paradiso che un dì vorresti ti toccasse di diritto.

Omaggio ad un grande uomo, che offre non un brandello della propria esperien-za all’intera società, ma estrinseca in maniera, diremo, esplicita, la propria visione, riscontrabile poi nel suo operato; fornendo una mappa compiuta alla stregua della quale orientare. Tutto ciò con genuina schiettezza che non teme mai di svelarsi.

Un memoriale, incastonato come perle preziose, ad indicare un percorso inqua-drato in un momento storico che affonda le sue radici nella crisi dell’impianto statale fascista. Il desiderio di andare in contro ad una forma di democrazia, considerando la mancanza di una chiara idea di Stato carente, per non dire inesistente, di qualsi-voglia diritto. Da ciò nasce la storia di quest’uomo, classe 1918, che ha cercato di far diventare la sua filosofia di vita, un progetto sociale. A soli sette anni, allontanatosi dalla famiglia con il padre, rifugiato politico, finì in orfanotrofio.

Marsiglia segna il suo passaggio da bambino a uomo, attraverso la lettura dei te-sti di Emile Zola, che sin da subito colpiscono la sua sensibilità, nel leggere il lavoro

in miniera e lo sfruttamento minorile. Ciò ripercorrerà la sua mente, in seguito nel ’44, quando, leggendo un bando del governo militare alleato, che tendeva a soppri-mere il sistema corporativo fascista, lo indurrà all’idea che necessitasse attuare un esercito “disarmato”.

Furono anni quelli, pieni di significato, pur nella loro strana coincidenza: l’incon-tro con Pertini, il crollo di un palazzo, una chiave inglese caduta sul suo capo, l’altra, più tardi, nel 1943 quando il cielo fu squarciato da aerei.

La partenza del padre per la Spagna datata 1935, segna la loro separazione. L’in-contro con una donna ed il triste allontanamento. Nel1940 fu assegnato all’88° reg-gimento di fanteria.

Nel ’45 in un palcoscenico di una Italia liberata, inizia il suo cammino all’inter-no del ministero del lavoro con l’incontro di innumerevoli e significativi personaggi come Gronchi cui seguirono grandi leggi. Questo elaborato è un labirinto a ciò che tutt’oggi è assente, una cultura della sicurezza sul posto di lavoro. Non siamo anco-ra abituati alla prevenzione dell’incidente, bensì alla sua cura. Tristemente emerge una involuzione, considerate le innumerevoli norme, ciò è riconducibile al fatto che il problema non si riflette in una ottica unitaria.

Maria Pia Risa

Omaggio di Rosa Maria Serrao a Claudio Caponetto, legislatore del buon lavoro

L’anno accademico 2012-2013 dell’Universi-tà popolare Giuseppe Cristaldi s’inaugura nel-la sala conferenze San Paolo, gremita di pub-blico, salutato con entusiasmo dal presidente, prof. Alfio Mazzaglia, che traccia i punti foca-li del Concilio Vaticano II: l’apertura a Chiese e Religioni, il dialogo con l’Ebraismo; poi con arguzia commenta il pensiero di Henry Ford: ”Chiunque smetta di imparare è vecchio, che abbia 20 o 80 anni. Chiunque continua ad imparare resta giovane”.

La dotta relazione del prof. Santo Toscano sul 50° del Concilio Vaticano II è lineare, fondata sull’interpretazione del teologo Pino Ruggeri, che lo definisce “la nuova Pente-coste”; e sull’autorevole parola del cardinale Carlo M. Martini,uno dei gigan-ti della cultura, sostenitore di una Chiesa che aveva ritrovato un linguaggio semplice e con-vincente per l’uomo contemporaneo.

In controluce, le posizioni di altri teologi. Per la prima volta sono presenti al Concilio le donne, 23 auditrici. La specificità di que-sto grande Concilio, dal carattere pastorale, pervaso da una profonda speranza “nei segni

dei tempi”, la s’individua nella riconciliazione con il mondo moderno, voluta da Papa Gio-vanni XXIII, spiritualmente proteso verso i misteriosi piani della Divina Provvidenza per il bene della Chiesa.

La novità evangelica sta nella costante ri-cerca dell’autenticità e della logica dell’Incar-nazione, nella rivelazione del volto bello di

Madre Chiesa, nella consape-volezza della vocazione univer-sale alla santità. Con Paolo VI, il Vaticano II scopre il dialogo e il nuovo rapporto con i laici.

Toscano fa riferimenti ad en-cicliche innovative, alle pasto-rali attuali sui divorziati e sulle problematiche di omosessuali-tà, puntualizzando con acume sul consenso di Benedetto XVI

all’ermeneutica di una vera riforma: ne è elo-quente segnale l’indizione dell’anno della fede, concomitante con il suddetto 50° .

Il prof. Franco Battiato, segretario del diret-tivo, dà opportune indicazioni; mette in luce la positività dei corsi in programma, citando quelli imminenti. E’ distribuito l’opuscolo del XV anno di attività.

A.B.

In ricordo del Concilio Tutti siamo una cosa solaMEIC Incontro a S. Paolo sullo stato delle relazioni ecumeniche

Page 4: La Voce dell'Jonio n 16/2012

4 14 ottobre 2012 Speciale Beato Allegra Joniodell’

Quella del card. Joseph Zen Ze-kiun, arcivescovo emerito di Hong Kong, 80 anni ben portati, è stata una delle pre-senze più significative alla cerimonia di beatificazione di padre Gabriele Allegra. Molti si sono i meravigliati del fatto che parlasse perfettamente l’italiano, ma il card. Zen è in effetti più italia-no di quanto non si possa pensare. Egli infatti, nato il 13 gennaio 1932 a Shangai da una famiglia cattolica, iniziò gli studi, ancora giovanissimo, presso l’aspirantato salesiano della sua città. Costretto qualche anno dopo a trasferirsi a Hong Kong (ne-gli anni immediatamente preceden-ti l’instaurazione della Repubblica Popolare Cinese, nel 1949, ad opera dei maoisti), ha quindi perfezionato i suoi studi in Italia, prima a Torino e poi a Roma, tra la fine degli anni ’50 ed i primi anni ’60. A Torino è stato anche ordinato sacerdote, l’11 febbraio 1961. Rientrato a Hong Kong nel 1964, la sua vita si è successivamente svolta tra la Cina e Hong Kong, che fino al 1997 – ricordia-mo – era un protettorato britannico. Dal 1978 al 1983 ha ricoperto la carica di Su-periore Provinciale dei Salesiani per Hong Kong, Macau e Taiwan (la cosiddetta Cina “esterna”). In varie riprese ha insegnato nei seminari cinesi, sia quelli ufficiali, sia quelli “clandestini”, il che gli ha permesso di fare di lui uno dei maggiori conoscitori

della realtà di ambedue le chiese cattoli-che cinesi. Nel 1996 Giovanni Paolo II lo ha nominato vescovo coadiutore di Hong Kong, di cui è divenuto titolare il 23 set-tembre 2002, alla morte del suo predeces-

sore, il card. Wu Cheng-chung. Nel 2006 Benedetto XVI lo ha nominato cardinale, scegliendo Hong Kong, Seoul e Manila quali sedi cardinalizie al posto delle tradi-zionali sedi di Parigi, Barcellona e Dubli-no.

Per il suo impegno a favore della demo-crazia e per le sue critiche ai governi ci-nesi, mons. Zen è sempre stato malvisto dal governo di Pechino, che gli impedì l’ingresso in Cina per sei anni, dal 1997 al 2004. Fonti ben informate ci dicono che avrebbe anche trascorso qualche periodo di tempo in prigione. Anche adesso da

vescovo a riposo (è diventato emerito per limiti d’età nel 2009), mons. Zen continua le sue battaglie a favore della Chiesa catto-lica in Cina, dove, ha dichiarato in un’in-tervista rilasciata a “Famiglia Cristiana” il

25 maggio scorso, la Chiesa cattolica è al limite di uno scisma, per via dei forti contrasti tra la Chiesa cattolica ufficiale fedele al Papa e la Chiesa “Nazionalista” sottomessa al regime, con la quale il card. Zen ritiene che non sia opportuno cercare il dialo-go a tutti i costi. Dopo l’unificazio-ne, egli ha iniziato con il governo di Hong Kong una battaglia legale per difendere le scuole cristiane, e nel mese di ottobre 2011 ha fatto tre giorni di sciopero della fame a fa-vore di questa causa. Anche ad Aci-reale, durante la veglia di preghiera

che ha preceduto la beatificazione di pa-dre Allegra, si è rammaricato del fatto che non potrà mai più rivedere i luoghi sacri della sua infanzia, distrutti dai comunisti, e del fatto che il 29 settembre nessuno in Cina avrebbe saputo niente dell’evento. Presso la Santa Sede il card. Zen gode di grande credito. Ricordiamo che nel 2008 Benedetto XVI lo ha incaricato di pre-parare le riflessioni per la Via Crucis del venerdì santo, in cui il card. Zen ha ricor-dato i tanti “martiri viventi”, i cristiani per-seguitati della Cina.

Nino De Maria

ACIREALE Incontro con il cardinale Joseph Zen Ze-Kiun, arcivescovo emerito di Hong Kong

Beatificazione nascosta in Cina

INTERVISTA Parla mons. Savio Hon Tai, segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli

Entusiasmo per la missione di Dio

Testimonianze sul Beatoe la sua opera in Cina

All’immediata vigilia della beatificazione, la Chiesa locale di San Giovanni La Punta, luogo che diede i natali a padre Gabriele Allegra OFM, ha voluto rendere omaggio all’illustre concittadino con una solenne concelebrazione presso il San-tuario della Madonna della Ravanusa, ove padre Allegra celebrò ben 73 messe, ciascuna dopo la traduzione di ognuno degli altrettanti libri biblici nella lingua cinese. Tra i molti convenuti, la vigilia della Beatificazione, al Santuario della Madon-na di Ravanusa di San Giovanni La Punta, dove Gabriele Alelgra celebrò 73 Messe, tra coloro che hanno conosciuto padre Allegra è padre Gaetano Nicosìa il quale, novantasettenne.

“Ho conosciuto padre Agabriele – ci dice - nel 1963, allorché nel lebbrosario di Macao (all’epoca territorio portoghese, oggi cinese), egli regalò ai lebbrosi la statua della Vergine Addolorata. Nei giorni tra il 24 ed il 26 dicembre 1975, poco tempo prima della scomparsa di padre Allegra, lo accom-pagnai in Vespa a Macao. Insieme, abbiamo per-corso una strada di montagna, dirigendoci verso il lebbrosario. Nel 1948-49, poi, ci fu la rivoluzione comunista di Mao, all’epoca, fummo cacciati dal-la Cina e ci rifugiammo tra Hong Kong e Macao. Ogni anno, a Natale, Padre Allegra amministrava il battesimo a Coloane (Macao) ai lebbrosi che si convertivano al cattolicesimo. Trascorrevamo insieme le feste natalizie ed amministravamo il battesimo ai catecumeni. Nel 1975, le condizio-ni di salute di padre Allegra subirono un brusco peggioramento a causa di sopravvenute difficoltà respiratorie ed egli fu ricoverato presso l’ospeda-le delle Suore Canossiane ad Hong Kong, ove fu tentato, pur se invano, un intervento chirurgico, che egli non riuscì a superare, in quanto morì nel gennaio 1976. Fui tra i primi a vedere la sua salma.

N. C. e S. C.

Ecumenismo ed umiltànell’ Inno solenne in onoredel Servo di Dio Gabriele”

L’“Inno solenne in onore del Servo di Dio p. Gabriele Maria Allegra” nasce, è pubblicato e diffuso ad Acireale nel 1986, in occasione della traslazione dei resti mortali del neo-beato dalla Cina (precisamente da Hong Kong, dove era morto il 26 gennaio 1976) in Sicilia. Il testo venne ela-borato da fra Timoteo Orlando ofm, confratello, conter-raneo e coetaneo di padre Gabriele; egli fu anche rettore dei “fratini” presso il convento di San Biagio e, successiva-mente, anche padre provinciale dei frati minori di Sicilia. Fra Timoteo aveva condiviso con padre Allegra il grande anelito ecumenico giacché, come lui, era stato diffusore della fede e missionario in Perù. Egli conobbe personal-mente il Beato Allegra e nel testo dell’inno ne sintetizzò bene la storia, definendolo “Araldo del Gran Re”, perché riuscì veramente nella sua umiltà ad incarnare il carisma francescano.

Fra Timoteo diede l’incarico di musicare l’inno al fe-condo ed indimenticato compositore acese – nonché decano, per svariati decenni, della Basilica Collegiata dei Santi Apostoli Pietro e Paolo – mons. Antonino Maugeri (scomparso nel 2009).

L’inno veniva eseguito, fino a qualche anno fa, nella chie-sa di San Biagio, in occasione dell’anniversario della morte di padre Allegra dal gruppo “Ensamble Santa Chiara”.

“L’inno – come ci ha spiegato la prof.ssa Rosanna Fur-nari – consta di una breve introduzione, affidata al solo organo, di sapore vagamente orientaleggiante, che cede subito il passo al canto.

La scrittura organistica rispecchia lo stile tipico dell’au-tore: è ricca, piena, vibrante. La melodia scorre limpida, ma allo stesso tempo è gioiosa, soprattutto nel ritornello, trascina chi canta in un impeto di festa!”.

Si tratta proprio di un inno solenne, nel cui ritornello sono presenti due parole-chiave nella storia di quello che è stato definito il “San Girolamo d’Oriente” (per la sua straordinaria impresa della traduzione dell’intera Bibbia in lingua cinese): ecumenismo ed umiltà.

L’inno è stato eseguito nuovamente, lo scorso 30 set-tembre, nella Basilica Cattedrale di Acireale dal coro del-la cappella musicale del Duomo, al termine della Santa Messa solenne di ringraziamento per il dono della beati-ficazione di Padre Gabriele Allegra (cerimonia presieduta dal Vescovo di Acireale, mons. Antonino Raspanti). Con-clusa l’esecuzione, la corale - diretta da Rosanna Furnari e accompagnata all’organo da Giuseppe Bella - ha ricevuto i complimenti dei frati Francescani e della folta delegazio-ne di fedeli cinesi, che hanno chiesto espressamente copia dello spartito per potere eseguire anche nelle loro chiese questo inno solenne, composto in onore del Beato Alle-gra.

Guido Leonardi

Padre Gabriele Allegra è stato un uomo che ha vissuto con grande profondità la sua fede e la sua spiritualità. Ma fu anche un uomo che amò molto lo studio e in particola-re le Sacre Scritture.

Ed è in Cina che la grande dedizione di Padre Gabriele Allegra trovò la sua missione: dal 1935 iniziò a tradurre la Bibbia in cinese dai testi originali. Prima di lui già in quat-tordici avevano tradotto la Bibbia, ma il suo lavoro fu note-vole da molti punti di vista, sia per il contesto in cui si trovò ad affrontare questa impresa, sia per la volontà che mise nel voler raggiungere le persone.

“Naturalmente il processo di traduzione dev’essere stato molto complesso. Ma senza dubbio, guardando alle tradu-zioni anteriori, ci accorgiamo che di tutte quella di padre Gabriele Allegra è la più rigorosa”, così ha commentato la professoressa Teresa Sardella, docente di Religioni e Cri-stianesimo e Storia del Cristianesimo antico all’Università degli Studi di Catania.

“Nel periodo in cui Padre Allegra si recò in Cina i cri-stiani erano oggetto di ostilità. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento l’attività missionaria si trovò travolta dallo scontro tra conservatori e modernisti. I primi non ac-cettavano lo straniero in generale e il cristianesimo portava con sé una valenza politica occidentale. Per questo motivo i missionari cristiani furono oggetto di persecuzione e ra-pine. Si diffusero le sette armate, tra cui spiccò quella detta in Occidente dei «Boxer». Con la proclamazione della re-pubblica nel 1912 la situazione non migliorò”.

Negli anni Quaranta i cristiani in Cina erano circa 3.100.000, in quegli anni Padre Allegra era già da un po’ al lavoro con la traduzione. Più avanti con il regime di Mao Tse-tung i cristiani continuarono ad essere oggetto di vio-lenza.

“Negli anni Cinquanta”, chiarisce la professoressa Te-resa Sardella, “la non accettazione dei cristiani in Cina è da mettere in un orizzonte più ampio, quello della non accettazione dello straniero e dell’Occidente. I cristiani ven-

nero ritenuti pro-Occidente e pro-imperialisti, per questo motivo furono oggetto di ostilità. I protestanti in quegli anni si dichiararono favorevoli alla riforma agraria e contro l’imperialismo, nacque il Movimento delle Tre Autonomie (autogoverno, autofinanziamento, autopropaganda). Il capo del governo approvò il manifesto e nel 1950 i catto-lici del Sichuan settentrionale pubblicarono un Proclama sull’indipendenza e la riforma. Alle pressioni del regime per l’allineamento con il Movimento la risposta dei vesco-vi cattolici fu di rifiuto: ciò avrebbe provocato un distacco dalla Santa Sede. Questo passo rappresentò una cesura tra cristianesimo cinese ed occidentale. Da quel momento il regime comunista fu ancora più aspro contro i cattolici: furono chiusi seminari cattolici e protestanti, espulsi mis-sionari europei e vi fu un’ondata di arresti ed esecuzioni, molte delle vittime erano cristiani. Quindi dobbiamo con-siderare questo aspetto: il forte legame tra fattore religioso e politico”.

Distaccandoci dal contesto storico, consideriamo la por-tata del lavoro di Padre Allegra.

“Un lavoro di esegesi all’avanguardia. Nel 1954 grazie al suo impegno arriva una prima edizione ad Hong Kong. Poi c’è una seconda fase di revisione accurata e di aggiun-ta del Nuovo Testamento nel 1968. Bisognerà aspettare il 1992 perché avvenga la diffusione nella Cina continentale”.

La professoressa Teresa Sardella ha messo in luce uno degli aspetti che maggiormente ci fa capire quale sia stata l’intenzione di Padre Allegra durante il suo appassionato lavoro: “Padre Allegra è stato attento a veicolare la Bibbia con modalità editoriali che permettessero una più agevole fruibilità. Senza dubbio il suo desiderio era quello di diffon-derne i contenuti. Questa traduzione è stata portata avanti secondo due percorsi: il primo è un percorso completo di introduzioni, note, riferimenti di vario genere; il secondo costituisce un’edizione ancor più semplificata, proprio nel-l’intento rendere la lettura più accessibile”.

Valeria Anfuso

Intervista Teresa Sardella, docente universitaria di Storia del cristianesimo

“Un lavoro di esegesi all’avanguardia”

Uno dei personaggi più importanti della delegazione cinese presente alla beatificazione di fra’ Gabriele Maria Al-legra era mons. Savio Hon Tai – Fai, S.D.B., Arciv. titolare di Sila, Segretario della Congre-gazione per l’evangelizzazione dei popoli. L’abbiamo intervi-stato.

- Quale ricordo ha lascia-to l’opera di padre Allegra nel territorio cinese? E come vive questa beatificazione, quale evento di grazia, la Chiesa cat-tolica in Cina?

“ Sono contento di essere qui in que-sto convento , un tempo seminario, che fa parte della gioventù di padre Allegra. Proprio in questo luogo, lui ha iniziato il suo sogno della Bibbia, un sogno di un piccolo, per una terra immensa. Lui aveva questo desiderio: andare in Cina per tradurre la Sacra Scrittura. Questo sogno, descritto da lui come una miccia accesa… un sogno forte quindi.

Lui non si è abbattuto nonostante le difficoltà, ma ha saputo riporre tutto nelle mani della Madonna.

Subito dopo la sua ordinazione sa-cerdotale si è recato alla Madonna della Ravanusa per fare una solenne promes-sa di tutta la vita per poter finire tutta la traduzione della Bibbia. Confida in Ma-ria.Omoziò quest’opera con una convin-zione forte.Questo spirito missionario, questa dipendenza totale da Dio viene proprio trasmessa nei suoi anni, più di 40, trascorsi in Cina.. Quella di padre Allegra è stata senza dubbio un impresa letterale forte. Tanto che il card.Pail Yu Pin diceva che la sua impresa era unica, grande nella storia della Chiesa cinese. Ovviamente ora c’è l’Istituto biblico che trasmette un’attitudine per ascoltare la Parola di Dio; non solo attività di studio quindi, ma anche visite in Terra Santa ecc.”.

- Quindi il messaggio?“ Quando tu parli della Chiesa in Cina,

nel Continente, dobbiamo tener presen-te dell’influsso dei francescani all’interno delle varie Chiese locali e ovviamente moltissimi leggono la Bibbia tradotta da padre Allegra e dai suoi collaboratori. Come figura però oggi come oggi, non credo sia molto conosciuta in Cina e in alcune comunità. Il motivo principale è quello, purtroppo, che le comunità cri-stiane cinesi non possono ancora godere della libertà religiosa, quella riconosciu-ta ad ogni credente è molto limitata. La figura di padre Allegra è conosciuta in

modo tanto ristretto che alcuni non san-no nemmeno questa notizia. O se alcuni sanno però non possono esprimerla in

una maniera pubblica”.- Padre Allegra come può far

da ponte tra questi due mondi, oriente ed occidente, così diver-si?

“ Negli anni’90 mi pare, il Beato Giovanni Paolo II ha così dichiarato: “ padre Allegra è un uomo di dialogo”. Questo dialo-go intende uno scambio cultu-rale molto forte. Fin da giovane padre Allegra è andato in Cina

ed ha voluto continuare la missione a lui affidata dalla Chiesa. Solo dentro la Chie-sa può continuare questo compito. La

missione di Dio è chiara: il Signore ha mandato il suo Figlio in questo mondo a parlarci, ed il Figlio con la sua morte e Resurrezione è diventato nostro Salva-tore. Una missione del Dio Trinità. Di questa missione padre Allegra era, da giovane missionario, ben cosciente”.

- Con quali sentimenti lascia Acireale? Cosa porta con sé?

“ Ora che vado via andrò a Torino. Sono stato invitato per inaugurare l’an-no accademico alla Pontificia Facoltà Teologica. Porto con me tutta la beati-ficazione, porto con me il Beato Allegra per parlare ai giovani studenti di teolo-gia della sua opera, del suo entusiasmo per la missione di Dio”.

Letizia Franzone

Page 5: La Voce dell'Jonio n 16/2012

14 ottobre 2012 5Chiesa e SocietàJoniodell’

Giorno 1 ottobre è stata celebra-ta una Messa di ringraziamento in Cattedrale per il primo anniversa-rio dell’ordinazione episcopale di Mons. Antonino Ra-spanti. Nell’omelia il nostro Vescovo ha po-sto l’accento sull’esem-pio di vita di S. Teresa di Gesù Bambino di cui ricorreva la memoria e ha rinnovato il suo proposito di lasciarsi condurre da Dio e la sua incondizionata ade-sione al Pastore buono guardando in alto con gratitudine e fiducia. Durante la celebrazione è stato ordinato diacono Maurizio Guarrera della Parrocchia S. Maria La Stella. Ad

esprimere gli auguri al Vescovo è stato P. Guglielmo Giombanco, Vi-cario Generale, “la comunità dioce-sana –ha detto- si unisce a lei nella

lode al Signore che l’ha chiamato e voluto con il suo ministero sacer-dotale e Vescovo nel-la chiesa di Acireale. Il Pastore, ci ha detto Gesù, conosce le sue pecore cioè le ama per-ché sono sue, perché gli appartengono e noi le diciamo ci conosca Padre per amarci in Cristo e come Lui. Ci conosca! Siamo la sua famiglia fatta di perso-ne che hanno nel cuo-re il desiderio di essere

conosciute e guidate verso gli oriz-

zonti sconfinati della verità e della misericordia”.

Mons. Raspanti ha espresso gratitudine per l’accoglienza rice-vuta e per gli sguardi di apertura nei suoi confronti che vede sem-pre intorno. “voglio servire questa chiesa che il Signore mi ha affida-to con tutto l’amore possibile, con tutte le mie forze e con tutta la mia mente”. Infine il Vescovo ha dato comunicazione che Mons. Rosario Di Bella è stato nominato dal San-to Padre, Protonotario Apostolico Soprannumerario. La Cattedrale era gremita di fedeli e si respirava davvero un senso di profonda gra-titudine da parte di tutti per ciò che il Signore sta operando nella nostra Diocesi.

L. P.

INTERVISTA Il bilancio del primo anno di episcopato ad Acireale tracciato dallo stesso mons. Nino Raspanti

In Diocesi un po’ di energia in più

Un momento veramente particolare, che si in-serisce pienamente in queste intense giornate di festa per la nostra diocesi, è il primo anniversario della consacrazione episcopale di mons. Anto-nino Raspanti. Il vescovo, infatti, fu consacrato nella nostra chiesa cattedrale in data 1 ottobre 2011, nel corso di una solenne concelebrazio-ne presieduta da mons. Paolo Romeo, arcive-scovo di Paler-mo e Primate della Chiesa di Sicilia.

Non poteva, dunque, passare inosservata la ricorrenza del-l’importante anniversario, che è stata celebrata, lo scorso 1 ottobre, in Cattedrale con un solen-ne Pontificale, nel corso del quale è stato, altresì, conferito il ministero del Diaconato al giovane Maurizio Guarrera. Al termine del rito, abbiamo voluto cogliere, dalla viva voce del Vescovo, le impressioni su questo suo primo anno di mini-stero pastorale.

- Che bilancio si sente di fare di questo suo primo anno di episcopato?

Un bilancio sicuramente molto positivo. Ho trovato accoglienza, fiducia, totale disponibilità a coinvolgersi nei progetti o nelle indicazioni pa-storali della diocesi.

- La nostra Chiesa locale si accinge al-

l’apertura dell’anno della fede, voluto dal Santo Padre Benedetto XVI, nella ricorrenza, l’11 otto-bre prossimo, del 50° anniversario dell’apertura dei lavori del Concilio Ecumenico Vaticano II. All’alba del nuovo millennio, come si pone la no-stra Chiesa locale di fronte al Concilio?

La diocesi ha raccolto in passato molti spunti dal Con-cilio; sacerdoti e laici, infatti, sono sempre stati sensibili e, dunque, ope-ratori attivi del r innovamento

conciliare. Se ancor oggi dal Concilio possono emergere tante novità, è perchè ci crediamo ve-ramente.

- Con l’ordinazione diaconale di oggi, un giovane percorre un’altra tappa significativa ver-so il sacerdozio. Considerato lo smarrimento di valori della società attuale, soprattutto riguardo ai giovani, ritiene che questi possano essere an-cora veramente disponibili ed aperti ad accoglie-re la chiamata del Signore?

Ritengo certamente di si, ma sta a noi (sacer-doti e laici) saper cogliere i segnali della chiamata al servizio del Signore. Dobbiamo impegnarci, per sostenere adeguatamente i giovani, nei se-gnali vocazionali che essi mostrano.

Nando Costarelli

Il primo di ottobre è trascorso un anno dall’ordina-zione episcopale di Mons. Antonino Raspanti e dal suo insediamento nella diocesi di Acireale. Naturalmente in prossimità di tale ricorrenza ha stilato un bilancio di questo primo anno alla guida della nostra Chiesa dio-cesana. “È stato un anno intenso caratterizzato da tanti momenti, alcuni bellissimi altri più dolorosi, altri a volte noiosi, le questioni amministrative che sono tante, non sono cose sem-pre piacevoli. Momenti davvero belli e interessanti sono stati gli incontri con la gente con i sa-cerdoti, la conoscenza degli or-ganismi ecclesiali, e anche non ecclesiali, l’incontro con le ammi-nistrazioni comunali, veramente un anno pieno - ha detto Mons. Raspanti. Certo dopo un anno non ci sono ancora dei risultati, tuttavia c’è un entusiasmo, qual-cosa che si muove; proprio di recente una persona mi ha detto a questo proposito che è come se ci fosse un’aria più frizzante che gira e che mette un po’ di energia per quanto ancora bisogna capire dove, come lavorare”.

In questo anno il Vescovo ha già avuto modo di visi-tare alcune delle parrocchie e incontrare la gente anche se non si è trattato di una visita pastorale vera e propria “Non ho ancora visitato tutte le comunità, perché non mi sono dato come si fa nella visita pastorale un pro-gramma, piuttosto sono capitate delle occasioni, le cre-sime o le feste patronali o alcune occasioni particolari che mi hanno dato la possibilità di visitarle, penso di essere stato in più della metà, però certo almeno in un terzo non ci sono mai andato, ma ho grande desiderio di andare e credo anche che ci sia voglia di avermi lì, di conoscermi”.

Un momento di particolare gioia nella nostra diocesi è stato quello della recente beatificazione di P. Gabriele Maria Allegra e su questo il Vescovo si è espresso con grande gioia: “Prima di tutto mi è sembrato davvero un regalo, alla diocesi e anche a me perché è capitato pro-prio vicino al mio anniversario, un regalo doppio, poi

la celebrazione della beatifica-zione fatta proprio qui, perché anche se abbiamo il venerabile Mons. Arista, chissà se e quan-do accadrà un’altra cosa simile, è stato un evento unico e ina-spettato. Mi fa una bella im-pressione pensare che un santo è proprio qui nella nostra città.

È di incoraggiamento,è usci-to dalla nostra situazione,vuol dire che l’educazione cristiana che danno le famiglie o che hanno dato è buona, siamo sulla buona strada,non siamo

sbagliati in tutto, non siamo fuori strada, anche se qui ha vissuto solo la sua fanciullezza e il tempo del semi-nario, possiamo pensare che ha ricevuto sani principi da bambino qui nella nostra terra”.

Dall’assemblea diocesana che si è svolta a San Seba-stiano per la consegna del piano pastorale abbiamo po-tuto comprendere come questo anno sia servito al no-stro Vescovo per sondare il terreno per scoprire i punti di forza delle nostre comunità, ma anche i punti deboli e su questi lavorare perché i fedeli delle parrocchie, insie-me ai sacerdoti, ai religiosi, ai movimenti ecclesiali pos-sano vivere con pienezza l’anno della fede che la chiesa tutta celebra e perché ci possa essere una vera comunio-ne che serva da antidoto alla sterilità dell’individualismo dei giorni nostri.

Laura Pugliatti

Il vescovo mons. Raspanti a New York“Cisalveràunapersonanonunaformula”

L’America festeggia il Columbus Day il secondo lunedì di ottobre. Quest’anno è stato chiesto a S. E. Mons. Raspanti di concelebrare la Santa Messa e pronun-ciare l’omelia nella Cattedrale di St. Patrick a New York. Una festa molto sentita questa dagli americani, soprattutto da quelli di origine italiana, poichè ricorda l’anniversario della scoperta dell’America. Alla celebrazione in Cattedrale segue la famosa parata lungo la Fifth Avenue che ricorda sia l’arrivo di Cristoforo Co-lombo, sia i milioni di uomini, donne e bambini che sono giunti in America alla ricerca della libertà, di lavoro, di migliori condizioni di vita, sorretti dalla fede in Dio che li ha aiutati ad affrontare i sacrifici e le avversità. Durante la sera inoltre in questo giorno l’Empire State Building viene illuminato con i colori della bandiera italiana.

Il solenne pontificale era presieduto da S. E. Mons. Di Marzio, Vescovo di Brooklyn, poiché S. E. Cardinale Dolan, Arcivescovo di New York e Presidente della Conferenza Episcopale Statunitense, si trovava a Roma per il Sinodo dei Vescovi. Il predicatore del Columbus Day viene scelto tra quei prelati che sanno riconoscere il valore dell’italianità nel contesto statunitense odierno, rendendolo attuale, pur nel rispetto dell’evoluzione storica.

Nella sua omelia il nostro Vescovo ha manifestato la sua gioia a poter essere presente in America per questa ricorrenza, sottolineando come lo scambio culturale è importantissimo e che oltre alle tradizioni si condividono i valori della famiglia, della fede, della capacità di adattamento. L’incontro di culture diverse crea anche un terreno fertile per l’innovazione e il progresso. Tutto questo letto con gli occhi della fede, come già aveva fatto Cristoforo Colombo che si sentiva chiamato da Dio a scoprire nuovi cieli e nuove terre, fa sì che ci rendiamo conto che Dio ha per tutti un piano di

salvezza. “Sua Santità, Benedetto XVI, ha detto ancora Mons. Raspanti, ci invita ad una lettura teologica della storia: gli sconvolgimenti epocali e la successione delle grandi potenze sono sotto il dominio supremo di Dio, nessun potere ter-reno può stare al suo posto. La teologia della storia è un aspetto importante ed essenziale della nuova evangelizzazione, perché gli uomini del nostro tempo, dopo la stagione infausta degli imperi totalitari del 20 ° secolo, hanno bisogno di ritrovare uno sguardo d’insieme sul mondo, un vero e proprio sguardo libero e pacifico”. Ha poi continuato analizzando alcuni dei punti salienti su cui in questi giorni stanno riflettendo i Vescovi di tutto il mondo. “Il documento preparato per l’Assemblea del Sinodo dei Vescovi, che si sta svolgendo a Roma in questi giorni, in merito alla nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cri-stiana, descrive settori che richiedono la nuova evangelizzazione; uno dei settori designati è il grande fenomeno migratorio, che sta determinando nelle nostre società l’esperienza di un incontro e la miscela di culture. Un altro settore è la ri-cerca scientifica e tecnologica. Viviamo in un momento in cui la gente può anco-ra ammirare le meraviglie derivanti da continui progressi della ricerca scientifica e tecnologica. Tutti noi possiamo sperimentare i benefici di questo progresso nella nostra vita quotidiana, e da questi benefici stiamo diventando sempre più dipendenti. Di conseguenza, la scienza e la tecnologia rischiano di diventare oggi nuovi idoli. La Nuova Evangelizzazione chiama a impegnarsi in un dialogo con questi settori, accettando la sfida di prendere parte a questi fenomeni, per così dire, e testimoniare in questi settori dall’interno.”

Conclude poi la sua omelia con l’esclamazione incoraggiante del Beato Gio-vanni Paolo II che ha detto: “Non crediamo certo alla prospettiva ingenua che, di fronte alle grandi sfide del nostro tempo, ci sia una formula magica che ci salvi. Non saremo salvati da una formula, ma da una Persona. Gesù ci dice: “Io sono con voi”. Auguro a tutti la fermezza nella fede, vale a dire la libera e responsabile unione di tutto il nostro io a Cristo, Verità, da cui prendiamo forza nella nostra anima, lucidità e coraggio nei nostri cuori per l’innovazione e la scoperta di nuovi orizzonti.”

Laura Pugliatti

COLU

MBUS

DAY

DIOCESI Il Vescovo al termine del Pontificale in Cattedrale

“Crediamo nel Concilio”

Mons.Giombanco: “Vogliamoessereconosciuti eguidati”

In vista del Convegno Ecclesiale Nazionale che si svolgerà a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015, il Con-siglio permanente della CEI, riunitosi a Roma dal 24 al 27 settembre, ha costituito un comitato preparatorio. A presiedere il Comitato è stato chiamato Mons. Ce-sare Nosiglia, Arcivescovo di Torino, il quale sarà coa-diuvato da tre vicepresidenti: Mons. Gianni Ambrosio (vescovo di Piacenza-Bobbio) per il nord Italia, Mons. Mansueto Bianchi (vescovo di Pistoia) per il centro Ita-lia e Mons. Antonino Raspanti per il sud Italia.

I Convegni Ecclesiali sono un momento di notevo-le importanza per la vita dell’intera comunità dei cre-denti, con forti riflessi anche sulla società civile: il primo si svolse a Roma nel 1976 e, con cadenza pressoché decennale, si sono susseguiti gli altri: Loreto (1985), Pa-lermo (1995) e Verona (2006).

Spetterà adesso al Comitato preparatorio la scelta del titolo, dei contenuti, del metodo, dei relatori e del cammino preparatorio per il prossimo Convegno Ec-clesiale Nazionale di Firenze.

“Accogliamo con gioia la notizia della sua recente nomina a vicepresidente del comitato preparatorio del Convegno Ecclesiale Nazionale del 2015 da parte della Conferenza Episcopale Italiana, ha detto P.Guglielmo Giombanco, Vicario diocesano, nel suo discorso augurale in occasione del primo anniversario di ordi-nazione episcopale di Mons. Raspanti, tale nomina altamente significativa per la Chiesa italiana esprime l’apprezzamento per la sua persona e al tempo stes-so per la nostra comunità diocesana è un onore e un impegno a rispondere con generosità alle attese della Chiesa”.

La. P.

NOMINA Convegno Ecclesiale

Mons. Nino Raspantinominatovicepresidente

a. p. ) L’Ufficio Liturgico dell’Arcidiocesi di Catania, con il “Convegno Liturgico Musicale” si propone di raggiungere quanti operano nelle varie parrocchie in qualità di animatori liturgici, cantori, organisti, diret-tori di coro per offrire un valido sostegno, far si che le celebrazioni liturgiche siano ben curate in ogni parte evitando interventi errati e poco consoni. Argomen-to cardine il canto nella liturgia.

Cosa e come fare affinché l’assemblea sia piena-mente coinvolta? Quali i criteri di scelta dei canti? Chi deve cantare? Quando e come intervenire con il canto? Il convegno si terrà nel Seminario Arcive-scovile di Catania il 16 e il 17 ottobre prossimo e si concluderà il 18 ottobre nella Cattedrale.

Martedì 16 ottobre, giorno di apertura dei lavori, dopo la preghiera iniziale alla presenza di mons. Salvatore Gristina, vescovo di Catania e la presen-tazione del convegno a cura del direttore dell’Uffi-cio Liturgico sac. Giovambattista Zappalà, i relatori prof. don Ildebrando Scicolone già preside del Pon-tificio Istituto Liturgico “S. Anselmo” di Roma e il m° mons. Giuseppe Liberto già maestro della Cappella Sistina Città del Vaticano esporranno rispettivamen-te i seguenti argomenti: “Il canto, oggi, nella liturgia” e “Il canto nella liturgia eucaristica”. Mercoledì 17 ot-tobre gli argomenti oggetto di riflessione saranno più specifici e verteranno su: “ Chi deve cantare e cosa cantare nella liturgia” relatore il m° mons. Nunzio Schilirò, maestro della Cappella musicale del Duo-mo di Catania e responsabile musicale dell’Ufficio Liturgico diocesano, “ I criteri di scelta dei canti per le varie celebrazioni liturgiche” relatore il m° mons. Giuseppe Liberto.

CATANIA Convegno dal 16 al 18

Come scegliere i canti e chi deve cantarli

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Chiesa e SocietàJoniodell’14 ottobre 2012 7

DIOCESI Il Vescovo mons. Raspanti presenta in Cattedrale L’Anno della Fede e le indicazioni pastorali

Incontro con Dio per tutti

Mons. Di Bella protonotario: “Premio per tutti i fedeli”Il vescovo mons. Antonino Raspan-

ti ha comunicato alla comunità dioce-sana al termine della celebrazione del suo anniversario la nomina di mons. Rosario Di Bella a Protonotario Apo-stolico Soprannumerario.

“Per me è stata una grandissima sor-presa- ha detto mons. Di Bella- perché era un po’ al di fuori dei miei pensieri; ho notato con quanta gioia mons. Ve-scovo ha comunicato la cosa e questo mi ha fatto un grande piacere. Non è soltanto una gratificazione di lavoro per me, ma diventa anche un premio per tutti i fedeli e per i collaboratori nel lavoro che ho avuto vicini nel tempo. Ringrazio il Vescovo e ringrazio anche Sua Santità a cui il Vescovo ha pro-posto questa nomina” .

Il titolo di protonotario apostolico rappresenta il grado più elevato dei ti-toli onorifici prelatizi e generalmente viene concesso per sacerdoti ritenu-ti particolarmente meritevoli. Mons. Di Bella con tanto impegno ha svolto servizio presso la diocesi di Acireale in questi anni, dieci dei quali spesi come Vicario generale.

“Penso che siano moltissimi i sacer-doti che impegnano tutta la propria vita, totalmente a servizio della Chiesa, per cui tantissimi meriterebbero que-sto riconoscimento, logicamente a tutti

non può esser dato e allora si sceglie qualcuno che rappresenti un po’ tutti”.

Laura Pugliatti

PIEDIMONTE Intitolato a Frassati e benedetto dal Vescovo

Un centro destinato tutto ai giovaniInaugurato venerdì 5 ottobre il nuovo “Centro

giovanile di istruzione e catechesi” della Parrocchia “S. Maria del Rosario” di Piedimonte Etneo, intito-lato al beato di origini torinesi Pier Giorgio Frassati. Durante la serata di apertura del nuovo polo di ag-gregazione, una folla grande ma composta ha accolto il vescovo della Diocesi di Acireale, mons. Antonino Raspanti, che assieme all’arciprete Salvatore Cassa-niti ha benedetto l’edificio e salutato i piedimontesi, rivolgendosi in particolare ai più giovani: <<Piedi-monte dispone da oggi di un luogo che sarà ambien-te ideale per la crescita dei giovani>> - ha detto il re-ligioso, impressionato in positivo dall’appassionata partecipazione delle famiglie - <<Ed è bene che si formino nella trasparenza e nel dialogo le donne e gli uomini del futuro al servizio della Chiesa e della società>>.

Partecipavano all’evento anche diversi esponenti dell’Ammini-strazione comunale con in testa il sindaco Pidoto che, portando in omaggio alla parroc-chia una pergamena <<in segno di gratitudine>>, ha ammesso sincero che <<Quella del centro giovanile ci sembrava impresa impossibile e se oggi festeggia-mo è grazie alla tenacia di padre Salvatore>>, asso-ciandosi all’umore della piazza tutto di gratitudine nei confronti di Cassaniti, parroco a Piedimonte dal 2005 e principale promotore del “piano per il Centro Frassati”.

In effetti la comunità religiosa etnea ha vinto una

sfida per nulla facile, portando a termine il progetto del nuovo centro giovanile in appena due anni ed in totale autonomia economica, attingendo a risorse proprie ed all’impegno di <<volontari e gente comu-ne>>, come illustra felice padre Salvatore: <<Abbia-mo potuto costruire il nuovo centro grazie alle offer-te in memoria dei defunti, al ricavato della vendita di un altro immobile parrocchiale ed alla disponibilità di diverse imprese edili. C’era proprio bisogno di un nuovo punto di ritrovo per i nostri ragazzi>>.

La casa dei giovani, dedicata al religioso Frassati – beato scomparso nel 1925 a soli 24 anni per una

malattia - su scelta del parroco Cassaniti perché <<beato dei giovani>>, è stata costruita su di un ex terreno rurale donato alla collettività dalla signora Maria Morabito in Crapio e si trova in piazza Umberto I, a pochi passi dal settecentesco ex Convento dei Cappuccini. Una frase di Frassati campeggia sui nuovi vetri degli

ingressi: << Vivere senza fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la Verità non è vivere... ma vivacchiare>>. Due giovani impegnati nell’Azione cattolica locale fanno capire che in realtà il risultato odierno parte da lontano, dal’esperienza quotidiana della parrocchia di Piedi-monte: <<Riunire i giovani è sempre stata per il no-stro parroco una priorità assoluta, nella nuova casa dei giovani sarà certamente più facile>>.

Francesco Vasta

Con la solenne apertura di gio-vedì 11 ottobre scorso l’anno della fede ha mosso i suoi primi passi. Anche la nostra Chiesa particola-re si è messa in cammino e lo ha fatto con un’assemblea per tutti gli operatori pastorali con la qua-le il Vescovo Mons. Raspanti ha voluto fare una sintesi del tempo t r a s c o r s o dalla sua ve-nuta e trac-ciare alcune piste di la-voro. Segno di questa lungimiran-za pastorale sono cer-tamente le Indicazioni per l’anno della fede, c o n s e g n a -te a tutti gli o p e r a t o r i pastorali al termine del-la celebrazio-ne eucaristica in Cattedrale.

Le Indicazioni si aprono con una breve Lettera del Vescovo dal titolo “Tu solo hai parole di vita eterna”, con la quale ha vo-luto proporre alcune riflessioni sulla fede suggeritegli dalla Let-tera del Papa Porta fidei. Seguono le Indicazioni pastorali in senso stretto. Esse sono il frutto di una lunga elaborazione che ha visto all’opera gli organismi diocesa-

ni di partecipazione (il consiglio presbiterale e il consiglio pastora-le), le equipe degli uffici pastorali e molti presbiteri e laici.

Le Indicazioni propongono alle comunità parrocchiali, religiose ed ecclesiali un itinerario forma-tivo che permetta a tutti l’incon-tro con Dio, rinnovi l’entusiasmo

nella fede e i n c o r a g g i nella testi-m o n i a n z a e nell’an-nuncio. Si p o t r e b b e dire che l’iti-nerario si inquadra in un tempo e uno spazio ben preci-so. Il tem-po è quello d e l l ’ a n n o l i t u r g i c o con il quale la Chiesa « d i s t r i b u i -

sce tutto il mistero di Cristo … e ricordando in tal modo i mi-steri della redenzione, essa apre ai fedeli le ricchezze delle azioni salvifiche e dei meriti del suo Si-gnore, le rende come presenti a tutti i tempi e permette ai fedeli di venirne a contatto e di essere ripieni della grazia della salvez-za» (SC 102).

Lo spazio è quello segnato da tre punti di riferimento: la Sacra

Scrittura, perché «la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rom 10,17); i documenti del Concilio Vaticano II, da conoscere e approfondire, perché costituiscono «una gran-de forza per il sempre necessa-rio rinnovamento della Chiesa» (Porta fidei, 5); il Catechismo della Chiesa Cattolica, a 20 anni dalla sua promulgazione, «testo di riferimento sicuro e autentico per l’insegnamento della dottrina cattolica» (Fidei depositum, 4).

All’interno di queste coordina-te l’itinerario formativo si snoda proponendo per ogni tempo li-turgico un percorso catechetico-liturgico-spirituale che permette di approfondire gli aspetti fonda-mentali della fede: professata, nel tempo di Avvento, quando siamo invitati a riconoscere Dio che vie-ne incontro all’uomo che a sua volta risponde a Lui; celebrata, nel tempo della Quaresima, quando facciamo particolare esperienza della grazia dei sacramenti; vis-suta, nel tempo pasquale, quando la vita dello Spirito anima la cari-tà; pregata, nel tempo ordinario, quando alimentiamo la fede con la sequela e l’orazione.

A conclusione delle Indicazioni è riportato il calendario delle atti-vità degli Uffici pastorali, un ricco programma di iniziative che ren-deranno fecondo l’anno della fede appena iniziato.

don Alfio Privitera

Giorno 11 ottobre, al termine della celebra-zione eucaristica che ha segnato l’apertura dell’An-no della Fede, il vescovo,

mons. Antonino Raspanti ha comunicato la nomi-na, arrivata dalla Santa Sede, a Prelati d’Onore di Sua Santità a quattro sacerdoti che svolgono il loro ministero apostolico nella nostra diocesi.

Si tratta di don Gugliel-mo Giombanco, Vicario generale della diocesi; di don Vincenzo Lanzafa-me Direttore dell’Ufficio

diocesano per l’insegna-mento della religione cattolica; di mons. Alfio Scuto, Economo diocesa-no e di mons. Alfio Don-

zuso, Direttore della casa del Clero OASI Maria SS. Assunta.

Queste nomine sono state accolte molto ca-lorosamente dai fedeli presenti, consapevoli del grande impegno e della dedizione con cui svol-gono i loro incarichi al servizio della comunità diocesana.

L. P.

Nominati dal Papa 4 nuovi monsignori

MpV contarioad abrogarela legge 194

Non ci riesco. Non ho proprio la capacità di ca-pire come si possa riuscire ad uccidere un proprio pa-rente, un vicino, un cono-scente o, magari, anche uno sconosciuto. Eppure c’è chi lo sa fare; ne ha fatto ad-dirittura una professione, magari a spese dello Sta-to, e quindi di noi cittadini che, pur aborrendo questi comportamenti, siamo co-stretti a sostenerne le spese. Parlo del boia, là ove vige la pena di morte; parlo dei medici, là ove vige il “dirit-to” ad abortire; parlo delle mamme, là ove vige l’indif-ferenza e la disumanità. Ma io continuo a non capire.

Negli ultimi anni se ne sono studiate di cotte e di crude per dare la possibilità a queste madri “dissangate” di eliminare con estrema facilità il frutto del proprio ventre. Ma io continuo a non capire. E non capisco ancor più l’iniziativa di al-cune associazioni interna-zionali che hanno indetto per il ventotto settembre 2012 la “Giornata mondiale dell’aborto”.

“Stupisce -dichiara il MPV- che si arrivi ad esal-tare un valore che è negati-vo da qualunque parte lo si guardi. Avremmo volentieri condiviso questa giornata se fosse stata dedicata alla prevenzione dell’aborto, va-lore -questo si- positivo che esalta la solidarietà e l’aiuto reciproco. Ed invece ci sono lobby internazionali che continuano a promuovere e prosperare sull’idea che la vita umana sia non solo un bene disponibile ma addi-rittura sopprimibile, come del resto già succede in Eu-ropa dove già si effettua un aborto ogni 12 secondi”. Al-lucinante!

Come se non bastasse tut-to ciò, giunge notizia della costituzione di un comitato che intende proporre re-ferendum abrogativo della legge 22.5.1978, n. 194, di contenuto simile a quelli effettuati, senza successo, non 1981.

Naturalmente il Movi-mento per la Vita si è subito dissociato da tale iniziativa. Il consiglio direttivo del 23 Settembre 2012, infatti, “ri-corda la linea strategica da sempre seguita secondo la quale il presupposto di un reale rinnovamento civile, morale, giuridico e politi-co della società italiana ed europea consiste nel rico-noscimento della uguale di-gnità di ogni essere umano fin dal primo istante della sua vita nel concepimento”.

Certo, ci saremmo aspet-tati che, in questo momento di crisi generale sia econo-mica ma ancor più di valo-ri, ogni cittadino dedicasse ogni propria risorsa al risa-namento valoriale della si-tuazione morale del Paese.

Purtroppo dobbiamo confessare che le nostre speranze, le nostre aspet-tative, non corrispondono al sentire generale. Questo renderà ancora più difficile il risanamento della situa-zione di degrado che quo-tidianamente ci viene pro-pinata dai media come se la colpa fosse sempre, e solo, degli altri.

Leonardo Sorrentino

Sacro Cuore: devozione dei primi venerdìAnche quest’anno la parrocchia “SS.

Cuore di Gesù” di Acireale, guidata da don Orazio Greco, invita i fedeli alla pratica de-vozionale dei primi nove venerdì del mese in onore del Sacro Cuore, a partire da quello di ottobre.

La prima Santa Messa della giornata sarà celebrata alle ore 7,15. Seguirà l’esposizione del SS.Sacramento e, alle 11,30, la recita del Santo Rosario. Nel pomeriggio: esposizio-ne del SS.Sacramento alle 16,30 (17,30 ora solare), recita del Santo Rosario alle 17,30 (18,30 ora solare) e Santa Messa alle ore 18 (19 ora solare); al termine, processione eu-caristica nello slargo antistante la chiesa e solenne benedizione eucaristica.

Le origini di questa pia pratica si ricolle-gano alla storia di Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690). Tra le grandi visioni di questa monaca e mistica francese, la più nota è quella in cui Gesù, mostrandole il suo cuore, splendente come la luce del sole, fece la “gran promessa” per coloro che lo avesse-ro onorato. In particolare, a tutti quelli che, per nove mesi consecutivi, si comunicano il primo venerdì di ogni mese, Gesù promette la grazia della perseveranza finale: “essi non morranno in mia disgrazia, né senza riceve-re i Santi Sacramenti, ed il mio Cuore sarà loro asilo sicuro in quell’ora estrema”. La de-vozione al Sacro Cuore di Gesù è una devo-zione essenzialmente eucaristica. Per la sua corretta pratica si richiede: la confessione (entro i sette giorni), la comunione e la pre-ghiera per la riparazione dei peccati.

Guido Leonardi

Il 17 e 28 le reliquie di Giovanni Paolo IIg. l.) Sabato 27 e domenica 28 sosterran-

no presso la chiesa del SS.Cuore di Gesù di Acireale le reliquie del Beato Giovanni Pao-lo II. L’accoglienza avverrà nel corso della S.Messa vespertina del sabato, che sarà ce-lebrata alle ore 19. La domenica le reliquie saranno esposte in chiesa (le messe saranno celebrate alle ore 8, 10 e 19).

Il 1° novembre festa del Bambino di Pragag. l.) Giovedì 1 novembre è in programma la festa solenne del Gesù Bambino di Praga. Alle ore 10 S.Messa e apertura dell’anno catechi-stico, al termine la statua del Bambinello di Praga verrà portata in processione per le vie del quartiere (via Paolo Vasta, piazza Dante, via Parini, via G.Verga, via P.Vasta e rientro in chiesa). Nel pomeriggio, alle ore 15,30, verrà benedetta la rinnovata bambinopoli parroc-chiale, con giochi e animazione per ragazzi. Alle ore 18 sarà celebrata alla S.Messa.

FLASH

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Joniodell’8 14 ottobre 2012 Cronaca

ACIPLATANI Un evento atteso da tre anni da tutta la comunità della frazione

Riapre lo storico Oratorio

ACIREALE L’”Archivio storico” relegato a Santa Maria Ammalati è frequentato da poche persone e poco conosciuto

Fuori mano ma ricco di tesori culturaliAcireale, e non molti ne sono a cono-

scenza, custodisce all’interno del suo terri-torio uno splendido archivio storico. Una volta dentro si respira un’aria diversa, una sorta di immersione storica e culturale tutta acese; un viaggio emozionante che accresce la consapevolezza di vivere in un territorio storico e dalla notevole rilevanza storica. Peccato che oggi, lo stabile comunale si tro-vi fuori mano e quasi nascosto alla comu-nità acese (S.M.Ammalati, fine via Casta-gneto); diretto amorevolmente dalla dott.ssa Reitano con sacrifici e lotte quotidiane non indifferenti. Ma la polemica su manu-tenzione e gestione logistica non vuole in-taccare la storia di uno dei documenti più preziosi custoditi all’interno dell’archivio storico: il Liber Privile Giorum Acis.

Questo manoscritto, raccoglie docu-mentazioni e privilegi conseguiti dalla città barocca nell’intervallo temporale che va dal 1528 al 1627. Restaurato di recente (2004), è un vero tesoro e bacino storico culturale che meriterebbe sicuramente attenzioni diverse; questo è accompagnato da un al-tro preziosissimo volume: il Liber Rubeus Privilegiorum Civitas Acis-Regalis. Altro esempio di manoscritto ad alto contenuto artistico, è stato redatto da un sacerdote amanuense (padre Ferrara) che ne ha im-preziosito molte pagine con miniature, vere e proprie opere d’arte; anch’esso con-tiene i privilegi acquisiti dalla città di “Iaci” a vantaggio di banche, toghe, commercio, ecc. dal 1422 al 1838. Fu redatto dopo il primo volume ma con riferimenti storici

ancora più antichi, una sorta di mini archi-vio storico aggiornato. Il frate che ne iniziò la stesura, non riuscì a completarlo prima della sua morte e fu ultimato da un suo successore che ne cambiò leggermente il formato. Sino ad oggi non è mai stato sot-toposto a restauro, ma si conserva ancora egregiamente tanto da essere ben leggibile e sfogliabile. L’unico piccolo ostacolo per il fruitore potrebbe essere la lingua usata per la stesura dei documenti, il latino.

Tantissimi altri manoscritti e testi di rile-vanza storica sono custoditi nella banca più preziosa dell’hinterland acese, banca che custodisce il bene più raro per una comu-nità, l’essenza di ogni cultura: la memoria.

Dario Liotta

Tanto attesa dalla parroc-chia, dai genitori e soprat-tutto dai bambini, l’apertura dell’oratorio di Aciplatani, da tempo punto di incontro per i ragazzi e culla di iniziative e feste per la comunità. Chiu-so quasi da ben tre anni, a causa di infiltrazioni d’acqua, a breve, sarà riaperto alla co-munità di Aciplatani.

Le infiltrazioni d’acqua provocarono il crollo di una parte del soffitto del salone e sentito il parere di un ar-chitetto, che non escludeva l’eventualità del cedimento delle pareti verso l’esterno, il 28 maggio 2010 il salone è stato inderogabilmente chiu-so. Ulteriori crolli del soffitto delle altre stanze, hanno por-tato poi alla chiusura defini-tiva dell’oratorio nell’agosto

Acireale: visita del Vescovo

nella chiesa dell’Adorazione

Nel caos della vita cittadina, la chiesetta di san Vincenzo Ferrer, dedicata all’adorazione diurna dell’Eucarestia in Acireale, retta da padre Vincenzo Castiglione, coadiuvato da un gruppo di laici, rappresenta un punto di riferimento essenziale per il raccoglimento e la preghiera di quanti vo-

-tà. Nell’anno della fede, S.E. mons. Antonino Raspanti fa una visita e vi concelebra assieme al Rettore, nella mattina del 12 ottobre, una santa Messa, alla quale partecipa con fervore poco meno di un centinaio di persone, venute an-che dall’hinterland. All’organo,il maestro Carmelo Falcotti suona pezzi di musica sacra con canti corali. Padre Castiglione, nel suo saluto e nella sua presentazione, traccia al Vescovo la storia della Chiesa, “parafulmine della diocesi”, da alcuni anni aperta ogni giorno all’adorazione dei fedeli, con turni diurni; nel presente anno, dal 3 maggio, aperta senza interruzione dal mattino alla sera; il sabato, è attivo il gruppo delle “Consolatrici del Cuore Amabile di Gesù”; inoltre, c’è la celebrazione prefestiva, seguita dal-l’adorazione, con frequenza di gruppi, specie di giovani,

gruppo di preghiera di san Pio da Pietrelcina. Il proposito dell’adorazione notturna è ancora sotto osservazione.Mons. Raspanti, nell’omelia, ha evidenziato alcune verità di fede, in particolare, si è soffermato sulle due facce della redenzione, l’amore e l’odio, il bene e il male: quotidiana-mente si riscontra nella realtà questa dicotomia angoscian-te nelle relazioni umane, talora avvelenate. Dovere del cristiano è affrontare con la parola di Gesù Cristo la riaffer-mazione della verità, l’identità. In sintesi, “il male entra, in modo diretto se apriamo la porta, nel cuore, nei sentimenti; in modo indiretto, con l’allontanamento dalla legge di Dio.”Con momenti di fraternità, dopo la Messa, si conclude l’eccezionale visita.

Anna Bella

Concorso sull’Europa alla scuola Paolo Vasta

E’ stato presentato martedì 16 ottobre, nell’istituto comprensivo “Paolo Vasta”, diretto dalla preside Maria Novelli, il concorso “La scuola d’Europa per noi ragazzi del 2020”, riservato agli studenti di tutte le scuole primarie e secondarie di Acireale e dell’hinterland.Le referenti del progetto Pon “Competenze per lo sviluppo”, insegnanti Giusi Benintende e Loredana Casciani, cureranno le proiezioni che avranno luo-go in due turni, alle 9,30 ed alle 11.

Provincia Regionaledi Catania

programma completo su www.etnafest2012.it

UNIONE EUROPEA

l’estate continua...spettacoli, mostre, tradizioni popolari,teatro, musica leggera e classica, cinema,

e tanti altri appuntamenti in tutta la

Provincia di Catania

Notizie dalla Tanzanìa. Adesso che laggiù – nell’emisfero australe – sta per arrivare l’estate, Ciccio, il nostro “inviato speciale” in Africa, se ne va in ferie. Sono passati sette mesi e mezzo, da quando Ciccio sta in Africa, e ormai si è ben ambientato, nel contesto e nella sua at-tività, anche se ogni giorno c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, perché l’Africa è così, non si finisce mai di conoscerla. E sono soprat-tutto i bambini che ti riservano sempre nuove sorprese, come quella che hanno riservato a Ciccio qualche settimana fa. Ecco infatti che cosa egli scrive su facebook il 27 settembre: «I bambini sono capaci di rega-larti ogni giorno momenti indimenticabili che rimarranno per sempre con te. Ti lasciano un segno indelebile che mai si cancellerà... A me più che un segno interiore ne è toccato uno ab-bastanza tangibile ed esteriore, per cui da quattro giorni le croste della varicella sono mie degne compagne di viaggio....». E sì, proprio così, Ciccio ha preso la varicella, contagiato da qualche bambino, e per una decina di giorni si è ritrovato pieno di crosticine, che man mano che s’asciugavano gli procuravano un prurito pazzesco. Perché Ciccio da piccolo, a casa, tra le tante malattie esantematiche la varicel-la non l’aveva proprio presa, e tra i tanti vaccini che aveva dovuto fare prima di partire quello per la varicella non c’era. Adesso comunque gli è passato tutto e, come dicevamo, adesso che sta per arrivare l’estate, adesso che è finita la stagione secca e sta per arrivare la stagione delle piogge, Ciccio ha deciso di andare in ferie. Ma non tornerà a casa per le vacanze, ma sarà la casa che lo raggiungerà. Nel senso che quattro suoi amici (anch’essi capi-scout) lo hanno raggiunto per trascorrere con lui un mese in giro per l’Africa. Gli intrepidi Danilo, Matteo, Sara e Verusca sono già partiti e a quest’ora sono già in giro con lui per Zanzi-bar, Nyololo, Dar es Salaam e il parco nazionale di Ruaha, secondo un rigido programma predisposto dallo stesso Ciccio. Dal 22 ottobre al 7 novembre poi soggiorneranno con Ciccio a Ismani, facendo anch’essi due settimane di volontariato e condividendo la sua esperienza nel vil-laggio dove egli svolge la sua attività. Quando sono partiti, avevano una valigia in più, la valigia di Ciccio, che aveva chiesto – alla sua famiglia e a loro stessi – di portargli tante cose: intanto il suo materiale da gioco-leria per intrattenere i ragazzi; e poi qualcosa che lì è difficile da trovare: saponette, dentifrici, shampoo, materiale di cancelleria; e ancora alcuni tipi di medicinali, soprattutto antibiotici per uso topico, antidolorifici e creme antimicotiche; ma anche dolci e prodotti tipici della nostra terra: salami, formaggi, paste di mandorla, biscotti umberto. La stessa valigia tornerà piena di altre cose: prodotti tipici africani, o chissà che altro.

Nino De Maria

DIARIO Ciccio raggiunto da 4 amici

Africa d’amare

dell’anno scorso. I lavori, iniziati a settem-

bre, saranno presto ultimati e giorno 11 novembre alle ore 10 si festeggerà l’inaugu-razione dell’oratorio in pre-senza del vescovo.

Numerosi i lavori apporta-ti sia all’interno che all’ester-no della struttura, a partire dal tetto, soffitto, terrazza seguendo poi con lavori ge-nerali quali pavimentazione, pittura, impianto elettrico, amplificatore, arredamento, facciata e aiuole. La man-canza di fondi ulteriori non ha permesso invece, la si-stemazione del muro peri-colante del campo di calcio, trovando come alternativa lo spostamento della porta e sperando di poter presto mettere in sicurezza.

Dunque, numerose sono state le spese, portate a ter-mine grazie ai numerosi sforzi economici della comu-nità, grazie alla parrocchia e agli ingenti fondi dell’ar-ciconfraternita, nonostante fossero stati già stanziati ben 100.000 euro dalla Regione, che però non sono ancora arrivati.

Quest’anno inoltre, è un anno importante per l’orato-rio che il 16 giugno ha com-piuto ben 100 anni.

Si spera dunque, di ria-prire le porte e ricominciare una nuova stagione, all’inse-gna del divertimento, a par-tire dalla festa d’autunno con la salsicciata, seguendo poi anche con momenti di rac-coglimento e di preghiera.

L’oratorio sarà pronto ad

accogliere la comunità di Aciplatani, con la stessa fun-zione di sempre, mediatore tra la famiglia e la chiesa, tra i bambini e il Signore, con le diverse attività formative per i giovani, con i gruppi fami-glia, riconfermando l’impor-tante ruolo che ha nella co-munità, esempio per molte altre, di incontro e comunio-ne nella parola del Signore oltre che di educazione come fedele e cittadino.

Agata Grasso