La Voce della Comunità di Bariano - Giugno 2016€¦ · stessi. Mettiamoci sempre dove si prende...

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Santa Cresima 15 maggio 2016 Prima Comunione 1 maggio 2016 Festa del Perdono 3 aprile 2016 VOCE LA della comunità di BARIANO Giugno 2016 - n. 2 www.parrocchiabariano.it

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Santa Cresima

15 maggio 2016

Prima Comunione

1 maggio 2016

Festa del Perdono

3 aprile 2016

VOCELA

della comunità di

BARIANOGiugno 2016 - n. 2 www.parrocchiabariano.it

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giugno 2016

AGENDA PARROCCHIALE

BATTESIMI

Zanotti Mia

di Claudio e Duca PaolaNata il 12/08/2015 - Battezzata il 17/04/2016

Moioli Ester

di Giacomo e Perico IleanaNata il 18/08/2015 - Battezzata il 17/04/2016

Natali Pietro

di Matteo e Gualandris MichelaNato il 05/12/2015 - Battezzato il 17/04/2016

PROSSIME DATE DEL BATTESIMO

(prendere contatto con il parroco)

11 settembre ore 1616 ottobre ore 1220 novembre ore 1611 dicembre ore 12

MATRIMONI

Bruno Donato e Provesi Jennifer - 25 aprile 2016

Gatti Andrea e Tomasoni Ludovica - 21 maggio 2016

INCONTRI DI PREPARAZIONE

AL MATRIMONIO CRISTIANO

Saranno organizzati dalle parrocchie di Bariano,Morengo e Pagazzano e si svolgeranno nei lunedì seradi ottobre e novembre 2016 a Pagazzano,con ritiro finale di domenica.Per informazioni contattare il parroco.

CALENDARIO LITURGICO

GIUGNO

Domenica 19

Festa dei Ss. Patroni Gervasio e Protasio

Inizio corteo dal Municipio con le associazionialle ore 10.00,a seguire messa solenne in piazza Paganessialle ore 10.30.La messa delle ore 11.15 NON verrà celebrata.

LUGLIO

Sabato 16

Madonna del Carmine

S. Messa al Parco di via Aldo Moro alle ore 20.00e processione verso la Chiesa Parrocchiale

AGOSTO

Martedì 2

Perdono di Assisi

Lunedì 15

Festa dell’Assunzione di Maria

Ss. Messe ore 08.00-10.00-18.30

Venerdì 26

Solennità di S. Alessandro, patrono della Diocesi

SETTEMBRE

Giovedì 8

Natività della B.V. Maria

Mercoledì 14

Esaltazione della S. Croce

Giovedì 15

B.V. Addolorata

Domenica 18

Festa degli anziani

Domenica 25

Inizio anno catechistico

OTTOBRE

Domenica 2

Anniversari di matrimonio

Domenica 9

Festa della Madonna del Rosario

ORARI S. MESSE

Messa feriale ore 08.30;il mercoledì al cimitero alle ore 20.30

Messa festiva del sabato ore 20.00

Messe festive della domenica

ore 08.00-10.00-11.15-18.30.La messa delle 11.15 NON verrà celebrata nei mesi diluglio e agosto

CONFESSIONI

1° sabato di ogni mese

dalle ore 09.30 alle ore 11.30

con la presenza di un Padre Monfortano.

Il parroco è sempre a disposizione su richiesta.

I VOSTRI PRETI

Don Silvio – Parroco: 0363 [email protected]

Don Sandro: 391 4722640

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La figura più nitida e le parole chepiù mi hanno commosso negli ulti-mi tempi sono quelle dell’anziano

papa Francesco. Non finisce di sorpren-derci e di provocarci. Un gesto tra i tanti: èarrivato a piedi in piazza San Pietro, si èaccomodato su una sedia (dov’è ormai lasedia gestatoria che tanti di noi certamen-te ricordano?) e come uno dei tanti pretipresenti ha confessato i ragazzi e gli ado-lescenti giunti a Roma per il loro giubileo.In quell’occasione li ha poi invitati forte-mente a fidarsi di Cristo, a sognare un fu-

turo bello, a prendersi in mano per costruirsi un’identità capace di servizioe di carità. Di particolare interesse che abbia usato il loro linguaggio: «Ri-

cordate che se nella vostra vita non c’è Gesù è come se non ci fosse “cam-

po” quando si usa il cellulare! Non si riesce a parlare e ci si chiude in se

stessi. Mettiamoci sempre dove si prende il segnale! La felicità non ha

prezzo, non è una app che si scarica sul telefonino!».Lo trovo stupefacente: li ha gratificati elevando un pezzo importante

della loro vita quotidiana al rango di metafora di quanto sia differente vive-re con o senza il Vangelo.

Anche nella nostra co-munità abbiamo avutomodo di mettere al centro inostri figli, accompagnan-doli ai sacramenti: un donoche si rinnova ogni anno,che ci richiama la respon-sabilità di educare allafede con la nostra testimo-nianza, il più bel regaloche possiamo consegnare aquesti ragazzi.

Con tanti adolescen-ti/animatori ci stiamo pre-parando agli appuntamentiestivi che offriranno allegiovani generazioni l’op-portunità di vivere inmodo sano ed educativo le prossime settimane. Vorrei che la preoccupazio-ne di tutti, quella che merita il primo posto nel cuore di ogni adulto, sia pro-prio questa: mettere al centro i più giovani, ascoltarli, accompagnarli, pre-occuparci di essere credibili, testimoniare loro che Gesù è il nostro e loropresente e futuro. È in sostanza accogliere la sfida di introdurli ad una con-sapevole assunzione del fatto e del compito di essere cristiani.

I Patroni che ci apprestiamo a celebrare intercedano su queste nostre spe-ranze, ci rendano forti fino al martirio nel confessare la nostra fede, uniscanoi nostri sacrifici al dono della loro vita e siano ancora seme per una fioriturache il Signore non lascerà mancare a chi semina per Lui e con Lui. Oso unsuggerimento: non fermiamoci al lamento perché perdiamo i giovani, maognuno faccia la sua parte perché i giovani non si perdano!

Buona estate!

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La VOCE della Comunità di Bariano

I PIÙ

GIOVANI

AL CENTRO

DELL’ATTENZIONE

Ascoltarli,

accompagnarli,

assicurandoci

di essere

credibili,

testimoniando

loro che Gesù

è il presente

e il futuro

di don Silvio

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Quella riportata nel titolo èun’opera di misericordiamolto concreta, e non a

caso è la prima: si riferisce a unbisogno primario dell’uomo,quello di mangiare, che non ap-partiene neppure al cristianesi-mo, ma all’umanità stessa. Dar damangiare non è solo un precettobiblico, lo si ritrova in tutte le re-ligioni: è un’opera che ci porta alcuore di ogni uomo.

Sfogliando la Bibbia, scopria-mo che Dio stesso è protagonistadi quest’opera. L’esempio piùeclatante è forse questo: Dio sfa-ma il suo popolo in una situazio-ne difficile, donando la manna efacendo scaturire l’acqua dallaroccia (Esodo 16). Questo ci ri-porta anzitutto alla dimensioneconcreta della nostra fede: Dio haa cuore la nostra anima ma ancheil corpo con i suoi bisogni! Non sitratta però solo di nutrire: Dio fa

di questo momento un’occasionedi educazione del suo popolo.Non solo fa piovere il pane dalcielo, ma dà indicazioni su comeconsumarlo e come condividerlo.Educa a non essere ingordi (“ave-vano raccolto quanto ciascunopoteva mangiarne”) e ad abituarsial senso della Provvidenza, evi-tando la tentazione di accaparrare

beni con avidità. Un ulteriore ele-mento: Dio fa scendere la mannasul popolo riunito, associando ilnutrimento alla condivisione ealla comunione. Nell’ottica del-l’opera di misericordia, è comedire che dare da mangiare è un-’occasione per fare comunionecondividendo; sembra quasi cheil cibo favorisca naturalmente larelazione e la condivisione. Tuttociò conferma che dare da mangia-re non significa solamente riem-pire uno stomaco, ma soprattuttotrasmettere amore: il cibo veicolaaffetto.

Nel nostro quotidiano, uno deiluoghi dove si vede se una fami-glia sta in piedi o mostra segni dicrisi è la tavola. È un luogo dieducazione, per adulti e bambini!Anzitutto come scuola di pazien-za: imparare ad aspettare che siapronto senza rubacchiare il cibocosta poco e insegna a non essereprigionieri dei nostri istinti. Inol-tre può essere scuola di collabo-razione: aiutare ad apparecchiaree sparecchiare la tavola insegna afare la propria parte. A tavola,poi, non si è da soli: si impara anon fare gli ingordi, ad aspettareil proprio turno per prendere ilcibo o per parlare, ad ascoltareciò che gli altri hanno da dire.Insomma, la tavola è una vera epropria scuola di vita e di cresci-ta, e dar da mangiare crea questaopportunità!

Occorre prendere in conside-razione un secondo pensiero: lafame. È molto presente nella Bib-bia, anche con descrizioni crude;d’altronde morire di fame è unadelle tragedie peggiori che possa-no capitare. Molti degli stranieriche giungono qui scappano pernon soffrire la fame, e come sipuò pretendere che non lo faccia-no? Come si può chiedere loro diaspettare la morte senza cercare

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giugno 2016

DARE

DA MANGIARE

AGLI AFFAMATIIn quest’anno giubilare

continuiamo gli approfondimenti

sulle opere di misericordia.

Con la terza catechesi,

torniamo a quelle corporali,

riflettendo questa volta sul

dare da mangiare a chi ha fame

di don Ezio Bolis

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del cibo per sé e per i figli? Alloradar da mangiare diventa un obbli-go morale, ma anche una “furbi-zia”: in generale, se vogliamo di-sinnescare l’odio e molte guerredobbiamo fare in modo che tuttiabbiano da mangiare! Perché la

fame è letteralmente disumana enon è accettabile da nessuno. Unapratica ormai rara che però puòaiutarci a capire queste situazioniè il digiuno: permette di provarein prima persona cosa significhiaver fame; di sperimentare la pro-

pria debolezza (il digiuno faemergere la stanchezza, il nervo-sismo, i lati peggiori dell’uomo, equesto ci rende umili e ci fa rico-noscere la nostra miseria); di di-sciplinare le voglie e non esserneschiavo.

Finora ci si è soffermati sull’a-spetto fisico del dare da mangia-re. Ma Gesù ci ricorda che “nondi solo pane vive l’uomo”: occor-re fare i conti con un’altra fame,quella della Parola di Dio, per nu-trire l’anima. Ad esempio con lacatechesi, gustandosi il Vangelo,nutrendosi di un’omelia. E nellamessa, dopo esserci nutriti dellaParola, partecipiamo ad un ban-chetto: ecco l’Eucarestia. È ilpane del cielo, Dio stesso che sifa nutrimento perché impariamo,cibandoci di Lui, la comunionefra noi. Non è un caso che Gesùabbia scelto questo gesto per ren-dersi presente e insegnarci a vi-vere da cristiani: quando si vivela logica di un Dio che si fa paneper sfamarci, si arriva al cuore delcristianesimo. Il pane che si “di-sfa” dentro di noi per nutrirci,Gesù che si “disfa” sulla croceper darci la vita e infine noi, cheda cristiani siamo chiamati a farcicibo per gli altri: “Date loro voistessi da mangiare”, dice Gesùagli apostoli!

Chiudo con un ricordo dellamia infanzia, mia madre chechiede a mio padre: “Cosa vuoida mangiare stasera?”. Può sem-brare normale, eppure nascondel’affetto nel prendersi cura dellepersone care. Equivale a un“dimmi come posso renderti feli-ce, anche solo preparandoti unpiatto che ti piace”. Tutto ciòconcorre a dire che davvero que-st’opera di misericordia toccapunti centrali dell’esperienzaumana nella sua quotidianità enella sua dignità.

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La VOCE della Comunità di Bariano

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La vita dell’apostolo Paolopuò essere rappresentatacome una sequenza di

squarci, con tutto quel carico didolore e di luce che ogni squarcioporta con sé. Esperienza dopoesperienza, la misericordia di Diorivela i suoi tratti, il suo mistero,la sua logica.

Nella lettera ai Galati, Paolo,ripercorrendo gli anni vissuti, dàrilievo a quattro momenti signifi-cativi della sua esistenza.

La prima è quella che lo haportato da Tarso a Gerusalemme,aprendo uno squarcio sull’ebrai-smo e sui suoi fondamenti. Paoloripercorre gli anni di studio nellacittà santa, sentendo che l’im-mersione nei principi del farisei-smo gli ha dato una solidità nonindifferente, di cui si può benvantare.

Una seconda tappa è quellaevocata dal viaggio, non solo fisi-co, tra Gerusalemme e Damasco,dove avviene qualcosa di unico:

il Paolo che vuole dirigere ognicosa si lascia prendere per mano;il fariseo che pensa di vedere conchiarezza riconosce la sua cecità;l’uomo che vuole condurre altriprigionieri si lascia ghermire dalRisorto. Una vera e propria rive-lazione, simile alla luce di mez-zogiorno che acceca e infiamma,annulla ogni ombra e richiedeenergia e vigore.

C’è poi la tappa da Damasco aTarso, una fase di disincanto e disilenzio, segnata da attese delusee dall’oblio, dove troviamo unPaolo quasi dimenticato, che vivel’esperienza del seme nascostosotto la terra. Nel silenzio e nel-l’ordinarietà dei giorni, le espe-rienze vissute vengono sedimen-tate, accolte, ripercorse fino a tra-sformarsi in occasioni di vita nu-ova.

C’è infine la tappa da Tarso adAntiochia, che vede Paolo speri-mentare la forza della comunità,le promesse di una Chiesa nata

dal sangue delle persecuzioni edall’austerità della prova, la fidu-cia di fratelli come Barnaba, loslancio delle prime esperienzemissionarie, aprendo gli squarcitipici di ogni primizia e costatan-do che nulla di quanto è stato vis-suto è andato sprecato. Nulla.

Paolo, in altre parole, non viveuna sola conversione. La sua vitaè una conversione continua, unosquarcio costante operato dallamisericordia di Dio.

I volti, le parole

La misericordia di Dio non è“anonima”: porta le tracce di unvolto, il tocco di una mano, le pa-role di voci amiche. Non è una re-altà astratta, un concetto per eru-diti. È piuttosto una trama da tes-sere e da verificare nelle relazioniinterpersonali. La storia dell’apo-stolo potrebbe essere narrata an-che attraverso gli incontri che lohanno cambiato, lasciando unaprofonda traccia su di lui.

Il pensiero va a Stefano, il“diacono” che porta un annuncioscomodo al punto da essere con-dannato per lapidazione. Paolo ètra coloro che assistono all’ese-cuzione. Vede il sangue scorreree sente che quel sangue già premedentro di lui, spingendolo a cer-care il vero volto di Dio.

Non possiamo dimenticareAnania, il responsabile della co-munità di Damasco, che Paoloavrebbe dovuto annullare,schiacciare. Il tocco di Anania, lesue parole, la sua accoglienza sa-ranno gli unici gesti capaci di ri-tessere la vita di Paolo, vincendoin lui la tentazione di lasciarsimorire.

Dobbiamo aggiungere ancheBarnaba che Paolo si ritrova, inmodo inatteso, davanti a sé; Bar-naba era stato inviato a dare forzaalla comunità di Antiochia, pro-vata dalla persecuzione, e ritieneche non ci sia medicina migliore

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giugno 2016

MI È STATA

USATA

MISERICORDIA!La vita terrena dell’apostolo Paolo

è una conversione continua

operata dalla misericordia di Dio,

ben sintetizzata in quattro

momenti significativi da lui stesso

sottolineati nella lettera ai Galati

di don Mimmo Perego

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per i fratelli che portare in mezzoa loro un persecutore trasformatodalla misericordia di Dio. Graziea lui Paolo rinasce e diventa l’a-postolo dei tempi nuovi.

Tra queste istantanee di primipiani non possono mancare i voltidi coppie come Aquila e Prisca,di fratelli come Timoteo, Luca,Marco, di donne come Lidia, Te-cla, Giunia, persone che hannomesso a disposizione tutto quelloche avevano per l’annuncio delVangelo. Uomini e donne che ac-colgono e formano non solo le

comunità ma l’apostolo stesso,che li coinvolgerà in missioni dif-ficili.

Il primato della grazia

Dietro ogni esperienza e die-tro ogni volto si nasconde il “per-no” attorno al quale Paolo crescee si consolida: per lui l’esperien-za della misericordia coincidecon la consapevolezza del prima-to della grazia di Dio. “Per graziasiete salvati”: lo dice e lo scrivecon convinzione, come uomo,come ebreo osservante, come

apostolo di Cristo.Come uomo: Paolo è un in-

quieto, un cercatore tenace, chesperimenta il fallimento dellapropria volontà. Questa non bastaper condurlo a Dio, non è suffi-ciente ad allontanare dal peccato.L’uomo se si appoggia sulle suesole forze, pur cercando il bene,si trova a fare il male. La miseri-cordia non è il premio di Dio allabuona volontà dell’uomo: essaprecede e sorprende. Sempre.

Come ebreo osservante: Paoloè anche un fariseo doc, preciso,attento. Sa cos’è la Torah, sa qua-li sono le prescrizioni scritte equelle che la tradizione degli uo-mini ha aggiunto. Sa argomenta-re, spiegare, approfondire. Ma inlui matura sempre più una consa-pevolezza: la legge mosaica, purpreziosa con le sue indicazioni,rischia di frammentare l’uomo,alimentando quell’ansia da pre-stazione che nutre un io promete-ico e allontana dal Dio che si chi-na sull’uomo.

Come apostolo di Cristo: Pao-lo è un appassionato che imparapresto la vera fecondità dell’an-nuncio cristiano; sa che questanon sta nella forza, né nelle argo-mentazioni forbite, né tantomeno in ciò è appariscente etrionfante. Il Signore sceglie ciòche è debole per confondere i for-ti, ciò che è nulla per ridurre anulla le cose che contano, ciò cheè povero e precario per arricchiree consolidare. I criteri si ribalta-no, perché l’uomo non abbia aconfidare troppo in se stesso.

«Mi è stata usata misericor-dia», preciserà Paolo scrivendo aTimoteo, «perché Gesù Cristo havoluto dimostrare in me, per pri-mo, tutta la sua longanimità, aesempio di quanti avrebbero cre-duto in lui per avere la vita eter-na». E così dicendo, raggiungeanche noi.

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La VOCE della Comunità di Bariano

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Caro Vescovo Francesco,siamo parrocchiani, vo-lontari delle Caritas e dei

gruppi missionari, rappresentantidi associazioni del territorio cheoperano, nel campo della solida-rietà, a servizio di chi vive nel di-sagio, nella sofferenza e nella po-vertà. Ci inseriamo in una storiapiù grande di noi, che ci ha prece-duto e nella quale le nostre comu-nità hanno cercato di rispondere aibisogni della nostra gente. Sonoancora molti questi servizi, checontinuano a operare dentro alchiaro-scuro delle vicende umanedi fragilità (case di riposo, scuoledell’infanzia parrocchiali, fonda-zioni, enti morali e altre associa-zioni). Certamente il Vangelo del-la carità ci ha preceduto ovunque esempre, espresso dalle attività digruppi non solo ecclesiali, fruttodella generosità di tanti.

Alla fine del 2014 nelle 15parrocchie del Vicariato risulta-vano residenti 59.584 persone, dicui 9.874 stranieri. Le trasforma-zioni demografiche degli ultimi

anni mettono in evidenza feno-meni tipici di tutto il territorio ita-liano: diminuzione della natalità,aumento delle migrazioni, innal-zamento della vita media, ten-denziale invecchiamento dellapopolazione. Un altro dato inte-ressante: il 36% della popolazio-ne territoriale di età compresa tra0 e 4 anni è composto da stranieri.

Complessivamente si sono ri-volte ai parroci e ai Centri parroc-chiali di aiuto 904 persone (spes-

so espressione di intere famiglie),di cui 244 italiani (il 27%) e 660stranieri (il 73%); oltre un quartodelle persone è dunque italiano(come nei dati diocesani).

Da questi dati si può evincereche, a livello di Caritas con i cen-tri di ascolto, le conferenze di SanVincenzo, l’Unitalsi e diversigruppi caritativi, le parrocchiehanno fatto un lavoro importantedi ascolto e di aiuto concreto. Dapiù di dieci anni la testimonianzache ha spinto anche le altre co-munità parrocchiali è stata quelladel lavoro delle Caritas delle par-rocchie di Romano e Martinengo;sono poi sorti ulteriori servizi inaltre parrocchie come Pagazza-no, Mornico, Bariano, Ghisalbaecc… Crediamo che questo siauno dei pregi di questi anni.

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giugno 2016

LA NOSTRA

SOLIDARIETÀPubblichiamo un riassunto

della lettera-relazione

che le Caritas del Vicariato

Ghisalba-Romano

hanno indirizzato

al Vescovo Francesco

in occasione della sua visita

vicariale sul tema della carità

Un altro pregio è quello diaver sostenuto in ben dodici par-rocchie le famiglie (italiane estraniere) in difficoltà per man-canza di lavoro, attraverso unapluralità di iniziative. Quasi tuttele parrocchie hanno costruito mi-cro progetti di aiuto; cinque diloro sono andate oltre, pensandospecifici progetti tramite voucherlavoro per aiutare persone disoc-cupate a fare piccoli servizi die-tro un minimo ma dignitoso com-penso. Sei parrocchie hanno inol-

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tre partecipato alla raccolta fondidella Caritas Diocesana per ilfondo famiglia-lavoro.

L’impegno delle parrocchie èmolteplice. Sicuramente l’atten-zione alle famiglie con minoripiccoli è molto alta: sette sono leParrocchie che hanno promossospazi gioco o servizi rivolti al-l’infanzia. Molte stanno inoltreponendo l’attenzione, special-mente negli oratori, agli spaziocompiti per ragazzi e all’alfabe-tizzazione di adulti stranieri (inparticolare donne).

Le parrocchie hanno comun-que saputo rispondere alle richie-ste di ben 917 famiglie sulle 944conosciute. Oltre l’80% di loroaveva bisogno di generi alimenta-ri di prima necessità; molto più di-stanziate le richieste di aiuto eco-nomico, in particolare il pagamen-to di bollette, segnalate da una fa-miglia su cinque. Colpisce la forterichiesta di aiuto per il lavoro (fat-ta soprattutto dalle famiglie italia-ne, oltre il 57% delle persone),presupposto essenziale per unastabilità familiare. È una richiesta

che probabilmente giunge dopoavere bussato ad altre porte, di ca-rattere più istituzionale. La crisiha inoltre avuto incidenze nel ga-rantire il corretto pagamento dellerette per la frequenza delle scuoledell’infanzia, sia per famiglie ita-liane che straniere.

Per migliorare le azioni diaiuto si segnala la necessità diuna più stretta collaborazionecon le istituzioni come modalitàprivilegiata per conoscere le po-vertà presenti. Importante sareb-be inoltre la costruzione di per-corsi di formazione sui temi del-la carità e della politica, attivitàche le parrocchie faticano a pro-muovere da sole.

Concludiamo con alcune do-mande:� l’integrazione tra italiani e

stranieri è una delle grandi sfi-de: quali percorsi per promuo-verla sempre più? Quale futu-ro si prospetta in merito agliarrivi dei profughi e richie-denti asilo? Quale discerni-

mento rispetto ai grandi feno-meni globali di cambiamentoin atto nel mondo e nella no-stra società?

� Quali percorsi intraprendereper favorire una cultura del-l’accoglienza, della solidarie-tà e della condivisione (il Van-gelo della carità) in una socie-tà dove i cristiani si trovano inposizioni spesso contrapposteanche nelle nostre comunità?

� Si riconosce la presenza di unapovertà culturale che limita ilconfronto sereno rispetto aqueste problematiche: cosafare per sollevarci da questapovertà?

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La VOCE della Comunità di Bariano

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La Santa Pasqua è passata

da un bel pezzo, e in un mondo

che corre e macina tutto alla

velocità della luce, forse

nemmeno più ne abbiamo

il ricordo. Ma in queste pagine

è davvero il caso di ritornare

ai giorni più importanti della

Settimana Santa.

L’occasione ci è proposta

–ancora una volta verrebbe da

dire– da Papa Francesco,

che al termine della

Via Crucis al Colosseo,

la sera del Venerdì Santo,

ha recitato una preghiera

struggente e bellissima,

carica di verità e di significati

profondi. Una preghiera

–che pubblichiamo in queste

pagine nella sua versione

integrale– nella quale

il Pontefice ha voluto ricordare

profughi e vittime

del terrorismo, disabili, bambini

abbandonati, profughi e tutta

l’umanità sofferente.

In loro Papa Bergoglio vede

oggi quella Croce di Cristo

simbolo «dell’amore divino

e dell’ingiustizia umana».

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giugno 2016

LA

CROCE

DI

CRISTO

O Croce di Cristo, simbolo dell’amore divino e dell’ingiusti-zia umana, icona del sacrificio supremo per amore e dell’egoismoestremo per stoltezza, strumento di morte e via di risurrezione, se-gno dell’obbedienza ed emblema del tradimento, patibolo dellapersecuzione e vessillo della vittoria.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo eretta nelle nostresorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitaticon le spade barbariche e con il silenzio vigliacco;

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei volti dei bambi-ni, delle donne e delle persone, sfiniti e impauriti che fuggono dal-le guerre e dalle violenze e spesso non trovano che la morte e tantiPilati con le mani lavate;

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei dottori della let-tera e non dello spirito, della morte e non della vita, che invece diinsegnare la misericordia e la vita, minacciano la punizione e lamorte e condannano il giusto;

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei ministri infedeliche invece di spogliarsi delle proprie vane ambizioni spoglianoperfino gli innocenti della propria dignità;

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei cuori impietritidi coloro che giudicano comodamente gli altri, cuori pronti a con-dannarli perfino alla lapidazione, senza mai accorgersi dei propripeccati e colpe;

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei fondamentali-smi e nel terrorismo dei seguaci di qualche religione che profananoil nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite vio-lenze;

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi in coloro che vo-gliono toglierti dai luoghi pubblici ed escluderti dalla vita pubbli-ca, nel nome di qualche paganità laicista o addirittura in nome del-l’uguaglianza che tu stesso ci hai insegnato;

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei potenti e neivenditori di armi che alimentano la fornace delle guerre con il san-gue innocente dei fratelli;

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei traditori che pertrenta denari consegnano alla morte chiunque;

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei ladroni e nei cor-rotti che invece di salvaguardare il bene comune e l’etica si vendo-no nel misero mercato dell’immoralità;

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi negli stolti che co-struiscono depositi per conservare tesori che periscono, lasciandoLazzaro morire di fame alle loro porte;

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei distruttori dellanostra “casa comune” che con egoismo rovinano il futuro delleprossime generazioni;

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi negli anziani abban-donati dai propri famigliari, nei disabili e nei bambini denutriti escartati dalla nostra egoista e ipocrita società;

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nel nostro Mediter-raneo e nel mar Egeo divenuti un insaziabile cimitero, immagine

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La VOCE della Comunità di Bariano

della nostra coscienza insensibile e narcotizzata.O Croce di Cristo, immagine dell’amore senza fine e via della

Risurrezione, ti vediamo ancora oggi nelle persone buone e giusteche fanno il bene senza cercare gli applausi o l’ammirazione deglialtri;

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei ministri fedeli eumili che illuminano il buio della nostra vita come candele che siconsumano gratuitamente per illuminare la vita degli ultimi;

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei volti delle suoree dei consacrati – i buoni samaritani – che abbandonano tutto perbendare, nel silenzio evangelico, le ferite della povertà e dell’in-giustizia;

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei misericordiosiche trovano nella misericordia l’espressione massima della giusti-zia e della fede;

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nelle persone sem-plici che vivono gioiosamente la loro fede nella quotidianità e nel-l’osservanza filiale dei comandamenti;

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei pentiti che san-no, dalla profondità della miseria dei loro peccati, gridare: Signorericordati di me nel Tuo regno!

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei beati e nei santiche sanno attraversare il buio della notte della fede senza perderela fiducia in te e senza pretendere di capire il Tuo silenzio misterio-so;

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nelle famiglie chevivono con fedeltà e fecondità la loro vocazione matrimoniale;

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei volontari chesoccorrono generosamente i bisognosi e i percossi;

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei perseguitati perla loro fede che nella sofferenza continuano a dare testimonianzaautentica a Gesù e al Vangelo;

O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei sognatori che vi-vono con il cuore dei bambini e che lavorano ogni giorno per ren-dere il mondo un posto migliore, più umano e più giusto.

In te Santa Croce vediamo Dio che ama fino alla fine, e vediamol’odio che spadroneggia e acceca i cuori e le menti di coloro chepreferiscono le tenebre alla luce.

O Croce di Cristo, Arca di Noè che salvò l’umanità dal diluviodel peccato, salvaci dal male e dal maligno! O Trono di Davide esigillo dell’Alleanza divina ed eterna, svegliaci dalle seduzionidella vanità! O grido di amore, suscita in noi il desiderio di Dio, delbene e della luce.

O Croce di Cristo, insegnaci che l’alba del sole è più forte del-l’oscurità della notte.

O Croce di Cristo, insegnaci che l’apparente vittoria del malesi dissipa davanti alla tomba vuota e di fronte alla certezza dellaRisurrezione e dell’amore di Dio che nulla può sconfiggere odoscurare o indebolire.

Amen!

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La festa del perdono

La Chiesa condanna il peccatoperché deve dire la verità: questo èun peccato. Ma allo stesso tempoabbraccia il peccatore che si rico-nosce tale, lo avvicina, gli parladella misericordia infinita di Dio.Gesù ha perdonato persino quelliche lo hanno messo in croce e lohanno disprezzato. Dobbiamo tor-nare al Vangelo. Là troviamo chenon si parla solo di accoglienza edi perdono, ma si parla di “festa”per il figlio che ritorna.

Incontrare l’amore

La Chiesa è chiamata a effon-dere la sua misericordia su tutticoloro che si riconoscono pecca-tori, responsabili del male com-piuto, che si sentono bisognosi diperdono. La Chiesa non è al mon-do per condannare, ma per per-mettere l’incontro con quell’a-more viscerale che è la misericor-dia di Dio.

La confessione…

automatica

Se si intende la ripetizionequasi automatica di un formula-rio, direi che il penitente non èben preparato, non è stato ben ca-techizzato, non sa fare l’esame dicoscienza, e non conosce tantipeccati che si commettono e deiquali lui non si accorge… A mepiace molto la confessione deibambini, perché loro non sonoastratti, dicono come è successala cosa. Fanno sorridere. Sonosemplici: dicono ciò che è acca-duto, sanno che quello che hannofatto è male.

Un Dio che è amore

Ripenso sempre al brano delVangelo di Marco (1,40-45) doveviene descritta la guarigione dellebbroso da parte di Gesù. Gesùnon resta indifferente, ma provacompassione, si lascia coinvolge-re e ferire dal dolore, dalla malat-

tia, dal bisogno di chi incontra.Non si tira indietro. La legge diMosè stabiliva l’esclusione dallacittà per il malato di lebbra, chedoveva rimanere fuori dall’ac-campamento (Levitico 13,45-46),in luoghi deserti, emarginato e di-chiarato impuro. Alla sofferenzadella malattia si aggiungeva l’e-sclusione, l’emarginazione, la so-litudine. Proviamo a immaginarequale carico di sofferenza e vergo-gna doveva portare il malato dilebbra, che si sentiva non soltantovittima della malattia, ma anchecolpevole, punito per i suoi pecca-ti. La Legge che portava a emargi-nare senza pietà il lebbroso avevacome scopo di evitare il contagio:bisognava proteggere i sani.

Gesù si muove secondo un’al-tra logica. A suo rischio e perico-lo si avvicina al lebbroso, lo rein-tegra, lo guarisce. E così ci fascoprire un nuovo orizzonte,quello della logica di un Dio cheè amore, un Dio che vuole la sal-vezza di tutti gli uomini.

Il dono dell’umiltà

A volte mi sono sorpreso apensare che ad alcune personetanto rigide farebbe bene una sci-volata, perché così, riconoscendo-si peccatori, incontrerebberoGesù. Mi tornano alla mente le pa-role del servo di Dio Giovanni Pa-olo I, che durante un’udienza delmercoledì disse: “Il Signore amatanto l’umiltà che, a volte, permet-te dei peccati gravi. Perché? Per-ché quelli che li hanno commessi,questi peccati, dopo che si sonopentiti, restino umili. Non vienvoglia di credersi dei mezzi ange-li, quando si sa di aver commessodelle mancanze gravi”. E pochigiorni dopo, in un’altra occasione,lo stesso Papa Luciani aveva ri-cordato che san Francesco di Sa-les parlava delle “nostre care im-perfezioni”: “Dio detesta le man-canze, perché sono mancanze.

12

giugno 2016

Com’era fin troppo facile immaginare,

il libro frutto di una conversazione

con il giornalista Andrea Tornielli

è rapidamente volato in testa alle

classifiche di vendita. Ma al di là

del successo commerciale è l’importanza

e la profondità dei pensieri espressi

da Francesco ad aver suscitato

uno straordinario interesse. In queste

pagine proponiamo l’estratto di alcuni brani

tratti dalla seconda parte del volume

a cura della Redazione

L’INFINITA

MISERICORDIA

DI DIO

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D’altra parte, però, in un certosenso, ama le mancanze in quantodanno l’occasione a Lui di mo-strare la sua misericordia e a noi direstare umili e di capire e di com-patire le mancanze del prossimo”.

La corruzione

come sistema

La corruzione è il peccato cheinvece di essere riconosciutocome tale e di renderci umili, vie-ne elevato a sistema, diventa unabito mentale, un modo di vivere.Non ci sentiamo più bisognosi diperdono e di misericordia, magiustifichiamo noi stessi e i nostricomportamenti. Gesù dice ai suoidiscepoli: se anche un tuo fratelloti offende sette volte al giorno esette volte al giorno torna da te achiederti perdono, tu perdonalo.Il peccatore pentito, che poi cadee ricade nel peccato a motivo del-la sua debolezza, trova nuova-mente perdono, se si riconoscebisognoso di misericordia. Il cor-rotto, invece, è colui che pecca enon si pente, colui che pecca efinge di essere cristiano, e con lasua doppia vita dà scandalo.

Faccia da… santarellino

La corruzione non è un atto,ma una condizione, uno stato per-sonale e sociale, nel quale uno siabitua a vivere. Il corrotto è cosìchiuso e appagato nella soddisfa-zione della sua autosufficienzache non si lascia mettere in discus-sione da niente e da nessuno. Hacostruito un’autostima che si fon-da su atteggiamenti fraudolenti:passa la vita in mezzo alle scorcia-toie dell’opportunismo, a prezzodella sua stessa dignità e di quelladegli altri. Il corrotto ha sempre lafaccia di chi dice: “Non sono statoio!”. Quella che mia nonna chia-mava “faccia da santarellino”. Ilcorrotto è quello che s’indignaperché gli rubano il portafoglio esi lamenta per la scarsità di sicu-

rezza che c’è nelle strade, ma poitruffa lo Stato evadendo le tasse, emagari licenzia i suoi impiegatiogni tre mesi per evitare di assu-merli a tempo indeterminato op-pure sfrutta il lavoro in nero.

La mano tesa di Dio

Non ci sono situazioni dallequali non possiamo uscire, nonsiamo condannati ad affondarenelle sabbie mobili, dentro lequali più ci muoviamo e più an-diamo giù. Gesù è lì, con la suamano tesa, pronta ad afferrarci e atirarci fuori dal fango, dal pecca-to, anche dall’abisso del male incui siamo caduti. Dobbiamo sol-tanto prendere coscienza del no-stro stato, essere onesti con noistessi, non leccarci le ferite.Chiedere la grazia di riconoscercipeccatori, responsabili di quelmale. Più ci riconosciamo biso-gnosi, più ci vergogniamo e ciumiliamo, più presto veniamoinondati dal suo abbraccio diGrazia. Gesù ci aspetta, ci prece-de, ci tende la mano, ha pazienzacon noi. Dio è fedele.

La misericordia

e i bambini

Abituandoli ai racconti delVangelo. Dialogando con loro e,soprattutto, facendo loro speri-mentare la misericordia. Facendoloro capire che nella vita si puòsbagliare, ma che l’importante èrialzarsi sempre. Parlando dellafamiglia, ho detto che è l’ospedalepiù vicino: quando uno è malato cisi cura lì, finché si può. La fami-glia è la prima scuola dei bambini,è il punto di riferimento impre-scindibile per i giovani, è il mi-glior asilo per gli anziani. La fa-miglia è anche la prima scuoladella misericordia, perché si èamati e si impara ad amare, si èperdonati e si impara a perdonare.

Misericordia

e compassione

La misericordia è divina, hapiù a che fare con il giudizio sulnostro peccato. La compassioneha un volto più umano. Significa“patire con”, non rimanere indif-ferenti al dolore e alla sofferenzaaltrui. È quello che Gesù sentivaquando vedeva le folle che lo se-guivano. Aveva invitato gli apo-stoli in disparte, in un luogo deser-to, scrive Marco nel suo vangelo.La folla li vide partire in barca,capì dove erano diretti e vi si di-resse a piedi, precedendoli: Gesùscese dalla barca, “vide una gran-de folla, ebbe compassione diloro, perché erano come pecoreche non hanno pastore, e si mise ainsegnare loro molte cose” (6,34).

Le opere di misericordia

Sono attuali, sono valide. For-se in qualche caso si possono “tra-durre” meglio, ma restano la baseper il nostro esame di coscienza.Ci aiutano ad aprirci alla miseri-cordia di Dio, a chiedere la graziadi capire che senza misericordia lapersona non può fare niente, chetu non puoi fare niente.

13

La VOCE della Comunità di Bariano

Il nome di Dio

è misericordia109 pagine, Piemme

€ 15

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Lo scorso settembre ci è stato propostodi accompagnare i bambini di primaelementare nell’esperienza del cate-

chismo…Essere catechiste era per noi soltanto un

ricordo. Logico e spontaneo, quindi, chieder-si se ne saremmo state all’altezza. Dopo unabreve riflessione decidiamo con entusiasmodi intraprendere questa esperienza.

Comincia così il nostro percorso, fatto diripassi, ricerche, fantasia e tanto entusiasmo,l’entusiasmo che i bambini ci trasmettonoogni domenica, con la loro curiosità, la loroingenuità e soprattutto la loro buona volontà.

Iniziamo il cammino con dei piedini colo-rati, sui quali ogni bambino indica il proprionome, segno del viaggio che faremo insieme.

Un tragitto che, con piccoli passi, ci porterà alla conoscenza di Gesù, allasua casa e alla sua parola.

Abbiamo iniziato così la costruzione della Chiesa in ogni sua parte e cisiamo avvicinati alla S.Messa. E’ stato emozionante vedere come i bambinihanno partecipato attivamente in tutti i momenti, quelli nell’aula (armati diforbici, colla e colori) e quelli durante la S.Messa sempre pronti e vispi neivari momenti (dal Padre Nostro, al gesto dello scambio della Pace fino alcanto finale).

Ormai il percorso è giunto al termine, non ci resta che concludere con lafrase che spesso ripetiamo: “siamo delle matite nella mani di Gesù”, e au-gurarvi una buona estate.

14

giugno 2016

QUELLE

MATITE

NELLE MANI

DI DIO

Le catechiste dei

bambini di prima

elementare

raccontano la

loro esperienza

di Monia, Michelae Stefania

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SAC

RAM

ENTI

: UN

DO

NO

PER

LA

CO

MU

NIT

À FESTA DEL PERDONO

3 aprile 2016

PRIMA COMUNIONE

1 maggio 2016

SANTA CRESIMA

15 maggio 2016

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FESTA DEL PERDONO

Alabisoye MichaelBertoncelli LorenzoBraghieri AuroraBrescianini GabrieleBusetti IreneConti GretaCorna MicheleEsperienza LeonardoEsperienza LucaFerri RiccardoForgia GiuliaForlani GaiaForlani LeonardoFumagalli MariaritaGagliani SofiaHassen GiuseppeKarsten ChiaraLanzone SabrinaLeva DanielLorusso ZoeManzoni MatteoMattusi GabrieleMoleri ViolaPesenti CamillaPuglisi GretaRadaelli MicheleScotti GabrielTomasoni ChiaraZarrella Sharon

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PRIMA COMUNIONE

Artina MatteoBattaglia Matteo

Bellebono VivianaBelloni Lorenzo

Belprato VeronicaBorella GretaBreno Giulia

Camozzini SofiaCaprini Alice

Carrara GiovanniCosta Federico

Corna Bassi NicolaDanelli Greta

Forlani GabrielForlani GiorgioFratus Martina

Gastoldi GiovanniGesti Gabriel

Grassi MatteoGrassi Victoria

Grasselli FedericoIntagliata Federico

Natalino LindaNegri MirkoOrsi Alessio

Paunescu Andrei GabrielRavasio Sara

Rebecchi FedericoRebecchi Giovanni

Sartori GiuliaTarenghi Giorgio

Tomasoni RiccardoTomasoni Simone

Villa Luca

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Barone VeronicaBettani Benedetta AlessandraBettani MatteoBilustrini LeonardoBorella NoemiBusetti LeonardoColombo RiccardoConsolandi MichelFerrario EleonoraGastoldi CristinaGastoldi GiuliaGiavarini MarcoGimmelli AuroraGrassiAlessandroHassen SaraKarsten MatteoLanzini Alberto MariaLoda FrancescoMazzolini SaraMoioli DanielMoleri NicolNava AliceOrsini ChiaraPennacchio MichelePizzocchero ChiaraProvesi FrancescaResmini DavidRibolla MarcoSacchetti Liza MariaSeregni LaraTocci MassimilianoVaccaro MiriamVilla Lorenzo

SANTA CRESIMA

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«Mamma, esco!». Di stare chiuso in casa non ne ho vo-glia, mi sento chiuso, stretto, asfissiato. Ho voglia dilibertà, di saltare e correre, di incontrare i miei ami-

ci, di ridere con loro; ho bisogno di sentire l’aria fresca, di sentire lapioggia sulla mia testa, di saltare nelle pozzanghere. Ho bisogno disfogare tutta la mia energia, di calciare un pallone, di schiacciare lapalla a terra, di atterrate l’avversario a karate. Spesso mi muovo apiedi, giro per le vie del paese o del quartiere; quando c’è il soleprendo la bicicletta, così vado più veloce, faccio le gare con gli ami-ci. Poi torno a casa, dove mi aspetta la mamma, che si arrabbia per-ché sono stato in giro troppo o perché mi sono sporcato. Però, sottosotto, so che mi vuole bene. Anche se a volte rompe…

«Mamma, esco!». Vado a scuola. È una noia mortale certe vol-te: alzarsi presto, prendere il pullman, ascoltare professori noiosi,stare inchiodato ad una sedia per troppe ore. Tutto però si trasfor-

ma quando vedo i miei compagni: il cuore si rallegra, il sorriso affiora sullelabbra, perché a scuola ci sono i miei amici; perché ci sono loro a rallegrarele mie giornate, a rendere leggere anche le materie più pesanti; ci aiutiamoa vicenda, ci raccontiamo tutto, condividiamo le nostre cose, parliamo deinostri interessi. A volte il professore ci mette la nota perché parliamo du-rante la lezione… ma i miei compagni li vedo solo a scuola! Abbiamo cosìtante cose da dire, tante idee, tanti pensieri, tanti progetti, tanti sogni, tanteemozioni, che non stiamo più nella pelle. E per fortuna c’è il telefono, pertenermi in contatto, per organizzare le serate, per organizzare le uscite con imiei amici, e per avvisare a casa quando sto per arrivare, perché so che lamamma e il papà si preoccupano per me, e mi aspettano svegli fino a tardi.

«Mamma, esco!». Vado all’università. Vado a studiare per imparare unlavoro. Mi sveglio presto e torno tardi, viaggio per la città, viaggio per ilmondo, vado all’estero e torno a casa, vado a conoscere nuove culture e nu-ove lingue, vado a scoprire tesori e monumenti. Il mio sogno è di trovare la-voro, di formare una bella famiglia, di avere figli, di diventare adulto; vor-rei contribuire a rendere il mondo più bello perché ho tante idee, progetti,desideri, sogni, e tante buone qualità. Viaggio in treno perché mi è comodo,e anche perché è un posto meraviglioso: quante persone fanno insieme unpezzo di strada, che si incontrano tutti i giorni sullo stesso binario, alla stes-sa ora, per fare lo stesso tragitto; sul treno possono nascere nuove e belleamicizie, potresti addirittura incontrare la tua futura sposa. Sul treno incon-tro persone di tutti i tipi: gli assonnati, i lettori, gli arrabbiati delle 6.30 delmattino, gli spintoni e i prepotenti, e tanti altri. Negli ultimi anni sul treno siviaggia in silenzio: forse che tutti pregano o meditano? Sarebbe bello se de-dicassero a Dio anche solo 5 minuti al giorno, anche solo per ringraziarlodel nuovo giorno che inizia, del tempo a disposizione, degli incontri fatti; einvece mi sembra che ciascuno sia preoccupato solo dei propri affari, con lecuffie per isolarsi nel proprio mondo. Ma io, quando vedo un amico allastazione, lo saluto con la mia voce, gli sorrido, gli vado incontro, non glimando un freddo messaggino con la faccina; quando vedo un amico sul tre-no scambio parole con lui, mi interesso di lui e lui si interessa a me, ci rac-contiamo le nostre peripezie. Poi scendiamo dal treno e ciascuno va per lasua strada, va alla sua università o al suo posto di lavoro. Forse ci rivedre-mo la sera, forse il giorno dopo, forse dopo un mese, forse mai più, ma lamia giornata si è colorata e si è arricchita di amore e di amicizia. Torno acasa, per ripartire il giorno dopo, alla scoperta del mondo. «Mamma,esco!»… E tu?

19

La VOCE della Comunità di Bariano

SÌ,

MA

VERSO

DOVE?

Sono giovane,

ho energie,

non posso stare

chiuso in casa.

Ho bisogno

di viaggiare!

di Luca Bonomi

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Con la fine di Maggio e l’i-nizio di giugno abbiamodato il via alle tradizio-

nali Feste barianesi: della Poli-sportiva e dell’Oratorio. Questidue eventi, sempre molto sentitidalla comunità, hanno aperto l’e-state con i gustosi piatti e le belleserate trascorse tutti insieme.

La Festa della Polisportiva èuna celebrazione delle squadrebarianesi e quest’anno in partico-lare l’Associazione festeggia isuoi 10 anni di attività e i 30 annidella Bariano Volley.

Altra grossa novità è un cam-bio al vertice dell’Associazione:cambio presidente da Luigi Gras-selli a Ronnie Busetti e vice pre-sidente da Alessio Bassi a Mauri-zio Cozzaglio. I presidenti, insie-me a tutto lo staff dei dirigenti,formano anch’essi una squadra,dove ognuno coordina durantel’anno la rispettiva disciplina perfar sì che partite e allenamentinon abbiano nessun intoppo, e

tutte le discipline, unite nella Po-lisportiva Oratorio Bariano, por-tino avanti lo stesso ideale.

Ronnie Busetti il neo presi-dente afferma: “Sappiamo quan-

to è importante per i giovani lo

sport: è collaborazione, discipli-

na, crescere, mantenersi in for-

ma, darsi dei traguardi e soprat-

tutto scegliere una buona stra-

da, piuttosto che altre. La “mac-

china” della Polisportiva è mol-

to complessa, avendo 250 atleti

che si allenano ogni giorno, nel-

la nostra e in altre palestre fuori

paese. La nuova carica mi occu-

pa molto tempo ed è molto impe-

gnativo, da’ molta responsabili-

tà tenere tutti questi ragazzi..

forse anche per questo non c’e-

rano altre proposte di eventuali

presidenti. Per poter fare questa

mansione devi essere un po’

“pazzo”: nel senso che se pensi

a 250 ragazzi che rischiano di

farsi male in palestra, le proba-

bilità sono alte e quindi: o non si

trova il Presidente e salta tutta

la Polisportiva, o si trova uno

che dice - so che può succedere e

andrò incontro a eventuali pro-

blemi, grazie al supporto di tutto

lo Staff. Questo oltre a far torna-

re i conti e cercare sponsor che è

la parte più impegnativa. Ma,

uniti, cerchiamo di far stare in

piedi questa Polisportiva e te-

niamo insieme i ragazzi che dav-

vero si impegnano nelle diverse

sezioni: volley, basket, calcio,

calcetto a 5, podistica, ciclismo,

tennis da tavolo. Questo è dav-

vero un anno importante per

noi: celebriamo 10 anni di Poli-

20

giugno 2016

Grandi eventi quest’anno a Bariano: su tutti

la Festa della Polisportiva che ha celebrato

i 10 anni di attività dell’Associazione

e i 30 anni di Bariano Volley.

Intanto la Festa dell’Oratorio è arrivata alla

sua 35esima edizione!

di Elena Gatti

DUE

GRANDI EVENTI,

UN’UNICA GIOIA

DA CONDIVIDERE

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sportiva, 10 anni di Bariano Ba-

sket e 30 ANNI DI VOLLEY e 30

sono davvero tanti!”

La Festa si è svolta nelle gior-nate del 27-28-29 e 30 Maggio.Nel dettaglio: venerdi 27 dimo-strazione di DANZA SI’ e Karate.Sabato dal pomeriggio tornei contutte le squadre di volley, sera:concerto rock dei N04 ragazzi diBariano e Morengo. Domenica S.Messa per la Polisportiva alle ore10 e dal pomeriggio tornei di ba-sket; in serata dj Pietro, presenta-

zione squadre, ringraziamenti edestrazione lotteria. Lunedi 30: se-rata tributo a Max Pezzali, dedicaai 30 anni del Volley Bariano. Intutte queste sere c’è stato il servi-zio bar, piatti freddi, pizzeria, gri-glia, fritti e specialità hamburgercon patatine e gnocco fritto consalumi.

La Festa dell’Oratorio, che sista svolgendo in questi giorni, èun appuntamento davvero imper-dibile per la nostra Comunità. Gli

sforzi per organizzare al meglioquesto evento sono partiti davveroda lontano: già da fine Marzo i vo-lontari hanno speso il loro tempoaffinché tutto fosse impeccabi-le… dalla cucina, alla tombola,alla pesca, fino al servizio tavoli,tutti hanno collaborato per un uni-co fine che è lo stesso da sempre:il buon esito della Festa.

Questa edizione che si svolge-rà nelle giornate del 2-3-4-5 e10-11 e 12 giugno ci ha regalatouna serata in più: la Festa è inizia-ta infatti già dal giovedì 2 giugno enel primo week-end ha davveroriempito il nostro oratorio di mu-sica e buona cucina.. ma soprattut-to di persone!! Il livello della cuci-na cresce ogni anno, il tutto condi-to dalla simpatia di baristi e came-rieri in un’atmosfera colorata cheha permesso un tuffo nel passato:la scenografia della Festa consen-tiva un viaggio nel tempo grazie aiposter, appesi sopra ogni tavolata,raffiguranti le edizioni passatedella Festa.. per celebrarne la 35°Edizione! Accanto al reparto cuci-na, la Festa coinvolge sempre an-che per la Tombola, che mette inpalio premi bellissimi, la Pesca,riservata ai più piccoli e la buonamusica, che fa da allegro sottofon-do ad ogni serata. Vi aspettiamonumerosi per il secondo “round”della Festa!

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La VOCE della Comunità di Bariano

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Estate è, senza dubbio, “sinonimo” diCre-Grest, che ogni anno con la sua alle-gria accompagna per un mese bambini,

ragazzi e adolescenti della nostra comunità.Con questi ultimi, che metteranno a disposizio-ne tempo, forze ed entusiasmo come animatori,abbiamo intrapreso un bel cammino di forma-zione negli ultimi mesi, per prepararci con at-tenzione al compito difficile ma bellissimo diprenderci cura dei bambini che ci verranno affi-dati. Un viaggio nel viaggio, si potrebbe dire…eh sì, perché a fare da filo conduttore quest’an-no è proprio il tema del viaggio: si presta a mol-tissime interpretazioni e può essere guardato da

tanti punti di vista, che da bravi esploratori cercheremo di scoprire insiemein questa nuova, fantastica avventura. Impareremo che si può viaggiare perpiacere, per lavoro, per necessità; che si può essere avventurieri, turisti,pellegrini, migranti; che si possono portare grosse valigie o un semplice fa-gotto; che ogni viaggio è un’esperienza che può insegnare qualcosa, se la sivive con lo spirito giusto. Impareremo anche che viaggiare non significasolo raggiungere una meta, ma anche e soprattutto vivere intensamente ilcammino che sta nel mezzo; che intraprendere un viaggio è un modo permettersi alla prova, per allargare i propri orizzonti, per andare incontro aglialtri; che il viaggio è essere sognatori, stranieri, ospiti e viaggianti (ecco itemi delle quattro settimane!). Tutto questo si riassume nello slogan sceltoper l’occasione, “Perdiqua”: una parola che vuole dare una precisa direzio-ne all’estate che sta iniziando, proprio da questa parte, e non da un’altra.Ma, a seconda di dove interrompiamo le lettere, questo termine ci invita an-che a lasciare qualcosa di noi prima di metterci in cammino: per partire piùleggeri e lasciare che siano i nuovi passi che faremo, le nuove esperienzeche vivremo, i nuovi volti che incroceremo a riempire il nostro bagaglio,perché solo così avremo fantastiche foto ricordo di questa avventura insie-me! Diamo un’occhiata anche al logo: sono proprio le parole dello sloganche, gonfiandosi, riempiono di aria il pallone della nostra mongolfiera e cipermettono di volare inalto. Ma se guardiamobene, il cestello che ospi-ta i nostri compagni diviaggio ricorda anche unanave… stiamo volando onavigando?! Sono nuvolequelle attorno a noi oppu-re onde del mare? Scru-tiamo l’orizzonte, allun-ghiamo lo sguardo eadocchiamo la cartina:siamo pronti a lasciarcitrasportare, con la fiduciae il coraggio dei viaggia-tori, in questa nuova av-ventura?

E allora via, si parte,direzione Perdiqua!

22

giugno 2016

CRE-GREST

2016:

PERDIQUA!

Il tema

del viaggio

come filo

conduttore

del Cre-Grest

2016

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La VOCE della Comunità di Bariano

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24

giugno 2016

GRAZIE

DON SANDRO!

“Un viaggio meraviglioso, speso per amore, con momenti

di fatica fisica e spirituale”. Sono parole sue, carissimo

don Sandro, pronunciate nel giugno 2006, in occasione del

50° di ordinazione sacerdotale. Esattamente dieci anni fa.

Quindi, oggi, stesso mese di allora, sono sessanta.

Sessant’anni spesi a “parlare di Dio…ma non a Dio”,

come Lei stesso ebbe modo di ricordare con un pizzico

di rimpianto in quella prima occasione.

Sessant’anni vissuti quasi per la metà nella nostra

comunità, a Bariano, dove arrivò, al traguardo della

mezza età, nel 1983.

Sessant’anni di fedeltà al Signore (che in realtà diventano

settanta se ci aggiungiamo pure gli anni di formazione in

Seminario), spesi -sono sempre parole sue- cercando di

“donarsi senza riserve a Gesù e al bene dei fratelli”.

Tante sarebbero, nell’occasione, le corse da dire,

i ricordi da condividere, i momenti lieti e meno lieti

trascorsi insieme da ricordare.

Facciamola però breve, e per non scadere nella solita

retorica riassumiamo tutto in una semplice parola

che però non vuole essere banalmente di circostanza,

bensì dettata dal cuore: Grazie, don Sandro!

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La VOCE della Comunità di Bariano

1956-2016

60° ANNIVERSARIO

ORDINAZIONE

SACERDOTALE

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Ogni anno a giugno si ce-lebra nella nostra comu-nità la ricorrenza dei

santi patroni, Gervasio e Prota-sio. Ma cosa sappiamo effettiva-mente di loro? E come possiamodocumentarci a riguardo? In oc-casione della festa a loro dedicataci lasciamo guidare da ciò che èsempre sotto i nostri occhi, ma acui forse facciamo caso raramen-te: l’arte della nostra chiesa par-rocchiale. Quale modo più imme-diato per saperne di più sui nostripatroni dell’osservare le opereche ne raccontano le vicende?

Iniziamo questo viaggio nellastoria, nell’arte e nella fede dalprimo elemento che incontriamoincamminandoci sui gradini del-l’ingresso: la porta principale.Essa è stata creata nel 1988 dalfamoso artista bergamasco MarioToffetti (Mozzanica, 1948 - For-novo S. Giovanni, 2013), cono-sciuto come “lo scultore dei

Papi” per le tante opere religioseche gli sono state commissionate,persino a Roma. Realizzata in

bronzo, la porta costituisce unasorta di prezioso “riassunto perimmagini” in ordine cronologicodella vita, della morte e del cultodei nostri santi patroni, così comeci sono stati tramandati dalle fon-ti. Le sei scene che la decorano,infatti, alcune più piccole e altrepiù grandi, raffigurano con trattitaglienti episodi relativi ai santiGervasio e Protasio, rappresenta-ti con semplicità e intensità.Osserviamo anzitutto la primascena in alto a sinistra, dove pos-siamo notare un uomo e una don-na che si prendono cura di duebambini: ecco i piccoli Gervasio

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giugno 2016

I SANTI

GERVASIO

E PROTASIO,

PATRONI

DELLA NOSTRA

COMUNITÀApprofondiamo la conoscenza

dei nostri santi patroni

attraverso una delle opere

della chiesa parrocchiale

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e Protasio con quelli che, secon-do l’anonimo autore della Passio(il racconto del martirio) delV-VI secolo, sarebbero stati iloro genitori: i santi Vitale e Va-leria, futuri martiri della cristiani-tà, coi quali vivevano a Milano(non è chiara l’epoca precisa, masi tratta comunque dei primissimisecoli dopo Cristo). La vita deidue fratelli (gemelli secondo ilmedesimo autore) ci viene mo-strata nelle due scene che seguo-no, quella in alto a destra e quellacentrale a sinistra: essi sono raffi-gurati dapprima raccolti in pre-ghiera, inginocchiati, con le mani

giunte e lo sguardo assorto, giàcon una parvenza di aureola so-pra la testa; successivamente livediamo intenti nella distribuzio-ne ai bisognosi dei loro averi, at-tività nella quale si prodigavanospesso. Sempre la Passio raccon-ta poi che un generale pagano, dipassaggio a Milano, denunciò en-trambi come cristiani: essi venne-ro quindi arrestati, torturati eumiliati ma rifiutarono di adorarealtri dei, segnando così la lorocondanna a morte. Osserviamo inproposito la scena centrale a de-stra sulla nostra porta, che raffi-gura proprio il martirio dei duesanti: Gervasio, sdraiato a terra,tenta di ripararsi dai colpi di fla-gello che il suo impietoso carne-fice gli sferra; Protasio, ancorauna volta raccolto in preghiera, siprepara ad essere decapitato. Unascena drammatica, nella quale idue uccisori assumono quasi itratti scheletrici della Morte,mentre alzano le mani e le armisui due fratelli.

I nomi di Gervasio e Protasiotornano ad essere pronunciati nel-l’anno 386: a Milano è vescovo il

futuro sant’Ambrogio il quale,spinto da quello che lui stesso de-finisce un “presentimento”, il 7giugno dà ordine di effettuare unoscavo nel terreno antistante la ba-silica che un giorno porterà il suonome (ecco la scena in basso a si-nistra sulla porta). Gli scavi con-sentono il rinvenimento di duecorpi che, per i segni che portano,vengono immediatamente ritenutiquelli di due martiri. Nessuno po-teva riconoscerne l’identità; tutta-via alcuni anziani menzionaronoGervasio e Protasio, ricordando diaverne sentito in gioventù i nomi edi averne letta l’iscrizione sepol-crale. La sera del 18 giugno i restifurono portati nella basilica Fau-sta per una veglia notturna e ilgiorno successivo, con una solen-ne cerimonia e grande partecipa-zione di popolo, vennero traslatinella futura basilica diSant’Ambrogio, allora appena co-struita. A memoria di questo av-venimento la ricorrenza dei duesanti cade tuttora, come ben sap-piamo, il 19 giugno. I corpi venne-ro posizionati in un loculo sottol’altare, accanto alla tomba cheAmbrogio aveva già fatto prepa-rare per la propria sepoltura. Se-condo le ricostruzioni degli stu-diosi, nel IX secolo (durante il ri-facimento della basilica) i restivennero uniti a quelli dello stessovescovo in un’urna di porfido, rin-venuta poi sotto l’altare nel 1864 escoperchiata nel 1871: era pienadi acqua e, sul fondo, stavano i trescheletri. Tutto questo lo ritrovia-mo nell’ultima scena della nostraporta, in basso a destra: davvero,dunque, si tratta di un’opera ingrado di riassumere, in poche sce-ne, tutto ciò che le fonti ci hannotramandato relativamente ai nostriPatroni. Lasciamoci allora guida-re da questa “fonte” per fare me-moria ancora più intensamente dicoloro a cui la nostra chiesa è inti-tolata.

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La VOCE della Comunità di Bariano

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Il 25 luglio 1956, al largo diNantucket, l’Andrea Doria,ammiraglia della flotta mer-

cantile italiana, entrò in collisionecon una motonave svedese. A bor-do c’erano persone famose, comel’attrice Betsy Drake, moglie diCary Grant, e poveri sconosciutiche emigravano negli Stati Unitiin cerca di fortuna. Persero la vita46 dei 1706 passeggeri, tra cuiConcettina Zappia e i suoi quattrofigli. Andavano a New York perricongiungersi con il resto dellafamiglia che aveva lasciato anniprima l’Aspromonte per guada-gnarsi il pane dall’altra parte del-l’oceano. Nessuno ricorda piùquelle vittime.

E prima? La storia dell’immi-grazione italiana nell’AmericaLatina già nell’Ottocento, e poi inEuropa dopo la Seconda GuerraMondiale, è storia di sofferenze,tragedie, povertà, miseria, morte.

Oggi il problema si è rovescia-to: dall’Africa arrivano sulle co-ste italiane a centinaia, sulle car-rette del mare, provocando tantetragedie che la tv registra ognigiorno (spesso tra l’indifferenzagenerale). La fuga dalla miseria edalle guerre, ieri come oggi, è la

causa della morte di tanti migran-ti in mare. L’immigrazione è unfenomeno strutturale e irreversi-bile che si colloca all’interno del-la globalizzazione e pone la so-cietà e la Chiesa di fronte a nuovesfide e interrogativi.

Quale è la nostra reazione aquesto fenomeno? Passano i se-coli e i pregiudizi rimangono,mentre ci vorrebbe un surpluseducativo. Fa molto male al cuo-

re seguire le tristi vicende deiprofughi e ascoltare parole comebattaglie, scontri, lanci d’acqua,gas lacrimogeni. Linguaggio dacronache belliche o di scontri tragiovani rivoltosi e poliziotti chenon si addice a quanti - fuggitidalla guerra e perduti abiti, lavo-ro, casa e tutto ciò che è indispen-sabile a vivere - sono stati co-stretti dalla disperazione ad im-barcarsi su barconi - rischiandospesso la vita, soprattutto mam-me e bimbi piccoli, - per raggiun-gere un angolo di mondo in cui ri-prendere a vivere. Se quanto ac-cade ai nostri giorni fosse raccon-to storico dei secoli passati, sisoffrirebbe ma si comprendereb-bero le difficoltà dei tempi. Maoggi, nel terzo millennio ricco diogni mezzo e con nazioni euro-pee in possesso di molti averi epoteri che chiudono i propri con-fini con strumenti pericolosissimiper chi tenta di attraversarli, ècosa veramente terribile. L’egoi-smo di chi è ricco - o perlomenofornito di sufficienti possibilitàeconomiche - e chiude gli occhi eil cuore per non vedere e non soc-correre questi infelici, vittime in-colpevoli, richiama fortemente

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giugno 2016

QUANDO

A NAUFRAGARE

ERANO

I MIGRANTI

DELLA

POVERA ITALIAdi don Sandro

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certe pagine del Vangelo, rivela-trici del potere della ricchezzache ignora l’altrui miseria, comeleggiamo nella parabola del riccoepulone e del miserabile Lazzaro,ridotto a cibarsi delle briciole checadono dalla mensa del gran si-gnore.

D’accordo che l’Europa non èl’El Dorado, che anche tra noi visono migliaia di poveri, di pane,di casa, salari, o pensioni appenasufficienti a sopravvivere, ma èanche vero che - pur tra le ricor-renti crisi economiche - l’Europadi oggi (coi suoi 400 milioni diabitanti) avrebbe la possibilità diaccogliere almeno 3 o 4 milioniprofughi di guerra e di fame.

Si invoca la costruzione dimuri e barriere e ci si dimenticache la forza dell’Europa è rappre-sentata dai suoi valori che affon-dano le radici nella civiltà giu-deo-cristiana, a cominciare dal-l’accoglienza, il rispetto dell’al-tro, la capacità di integrare, la sa-cralità dei diritti umani. Se c’èuna battaglia da fare, è control’ingiustizia che genera violenzae guerre. È quanto sta facendoPapa Francesco, ma chi l’ascol-

ta? Sradicare le cause delle ingiu-stizie richiede anche di rifletteresulle nostre responsabilità.“L’Europa si limita ad alzaremuri senza che nessuno si chiedaperché arrivino i profughi. Cosìcome nessuno si chiede da doveviene tutto questo commercio diarmi, chi sono i produttori. ‘Stra-namente’ le guerre in Africa ven-gono nei Paesi che hanno grandiricchezze naturali. I profughisono gli ‘effetti collaterali’ di unavisione di rapina che le grandipotenze e le multinazionali hannorispetto al mondo. Bisogna lavo-rare per cambiare le strutture dipotere”. È il grande sogno chePapa Francesco ha manifestatonel discorso per il Premio CarloMagno: il Vangelo vissuto fa so-gnare un nuovo umanesimo. Aquesto è chiamata la comunitàcristiana, a rinnovarsi nella cari-tà. Le nostre comunità hannosempre più difficoltà a vivere ilcomandamento dell’amore. Ciòcomporta un rinnovamento dellafede. Più per eredità che per scel-ta consapevole e personale, noicristiani scopriamo tutta la faticadi presentarci credibili nell’an-

nunciare a questi ospiti il pianod’amore di Dio per ogni uomo. Aquesto riguardo ci sono di esem-pio le giovani Chiese per la fre-schezza e l’entusiasmo della lorofede e della loro carità; a noi met-terci in ascolto con umiltà; chissàche non troviamo gli stimoli ne-cessari al ringiovanimento deinostri cammini ecclesiali.

“Dio di misericordia e Padredi tutti, destaci dal sonno dell’in-differenza, apri i nostri occhi alleloro sofferenze e liberaci dall’in-sensibilità, frutto del benesseremondano e del ripiegamento suse stessi. Ispira tutti noi, nazioni,comunità, singoli individui, a ri-conoscere che quanti raggiungo-no le nostre coste sono fratelli esorelle. Aiutaci a condividere conloro le benedizioni che abbiamoricevuto dalle tue mani e ricono-scere che insieme, come unica fa-miglia umana, siamo tutti mi-granti, viaggiatori di speranzaverso di Te che sei la nostra veracasa, là dove ogni lacrima saràtersa, dove saremo nella pace, alsicuro nel tuo abbraccio” (PapaFrancesco).

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La VOCE della Comunità di Bariano

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Solitamente alla fine di unciclo la tentazione è quelladi verificare come sia an-

dato e poi, semplicemente, volta-re pagina. Stavolta non funzionacosì: il cammino di un cristianonon finisce certo dopo un ciclo,perché coincide con la vita stessa.La differenza è che adesso si ini-zia a “trattarvi” un po’ più dagrandi, e quindi arrivano maggio-ri responsabilità, più voglia di ca-pire, di dire la vostra… insomma,la vita vera! E se finora avetescelto il gruppo ACR per il vostrocammino di fede, a maggior ra-gione ora vi si chiede da adole-scenti una scelta ancora più con-sapevole, slegata da ogni abitudi-ne e da ogni costrizione.

Da parte nostra, come educato-ri a servizio di questa comunità, in

questi 8 anni abbiamo cercato diaccompagnarvi con lo stile diEmmaus, quello che Gesù Risortoindica alla sua Chiesa per diventa-re sempre più “di compagnia, chesappia camminare con le personee sappia mettersi al loro servizio”.E’ lo stile di chi si accosta con de-licatezza, e si mette in ascolto; dichi cammina lasciandosi coinvol-gere lungo la strada, e valorizzaciascuno; di chi racconta con chia-rezza e profondità “cose grandi”,e scalda il cuore.

Abbiamo cercato di farvi in-contrare un Gesù vivo, che cam-mina con noi e che per questo nonpuò essere solo spiegato o studiatoma va cercato, vissuto, amato. UnGesù che si è sporcato le mani cone per l’umanità e che ci sprona afare altrettanto. Un Gesù che può

dare risposta alle mille domandedel cuore, e che non toglie nientealla vita di ciascuno ma, anzi, puòtrasformarla in un capolavoro.

Abbiamo cercato di farvi co-noscere una Chiesa figlia delConcilio, dove a tutti i laici (an-che ai piccoli) si chiede di esserecorresponsabili delle comunità,diventandone parti attive. UnaChiesa che pone la santità comemeta e misura della vita di cia-scuno: santità “del quotidiano”,che si incarna nella storia dellepersone. Una Chiesa viva, fatta dipersone che hanno scelto di stareunite perché solo così è possibilecamminare insieme e aiutarsi nel-la stanchezza.

Al di là dei nostri limiti e dellefatiche che a volte si possono vi-vere nelle comunità, speriamo chein questi anni abbiate potuto speri-mentare quel buono che l’espe-rienza cristiana dona alle personeche decidono di far entrare Gesùnella propria vita. Ora, un po’ piùda protagonisti, ma sempre con ilnostro aiuto e accompagnamento,vi auguriamo che possiate fare vo-stro questo “buono”, e arricchirlocon quanto di originale la vostravita saprà suggerirvi.

Il gruppo educatori ACR

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giugno 2016

“L’ACR è stare insieme, ritrovarsi ogni domenica eattraverso attività, discorsi e discussioni, conoscereil Signore. Dall’ACR ho imparato a farmi guidare nelledecisioni dalle persone a cui voglio bene”“L’ACR non è solo un incontro di preghiera, ma è unmodo per conoscerci e confrontarci. Ci ha insegnatoad essere noi stessi, a metterci in gioco e a mettere il100% in tutto ciò che facciamo. Ci ha insegnato aconoscere il Signore nei piccoli gesti quotidiani”“L’ACR mi ha fatto sentire protagonista, responsabi-le del mio gruppo, delle persone che lo compongonoe della mia comunità”“Con l’ACR ho capito che la Chiesa non si ferma aiconfini del mio paese, ma è una realtà presente intutto il mondo, dove ciascuno, in base alle propriecapacità, è chiamato a portare del suo per costruireun mondo migliore”“Ho scoperto che il messaggio di Gesù può essereapplicato alla mia vita e che può farla solo migliorare”

CARI RAGAZZIGli educatori scrivono al gruppo medie

al termine del cammino Acr

e ai nastri di partenza del

percorso giovanissimi

Così la vedono i ragazzi del gruppo medie…

Gli educatori del gruppo ACR 9-11, dopo cinque anni,salutano i loro ragazzi e li ringraziano per la stradapercorsa insieme, augurando loro di poter semprecamminare su vie buone accompagnati dal miglior

compagno di viaggio, il Signore Gesù!

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La VOCE della Comunità di Bariano

Danelli Nemo

anni 75

“Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione!

Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noiconsolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione

con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio”(2Cor 1, 3-4)

Defunti dal 3 marzo 2016 al 23 maggio 2016

†Agazzi Luigi

anni 82Ghilardi Franco

anni 77Umattino Nicoletta

anni 80

Macchi Mariarosa

anni 68Gastoldi Giovanni

anni 95Zaminelli Giuseppe

anni 82Oriani Giuseppina

anni 94

Zanoli Sergio

anni 62Cometti Maria

Celeste

anni 49

Pioldi Giovanna Maria

anni 51

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www.onoranzefunebripedrini.it [email protected]

LAPIDI MONUMENTIE

Servizio Ambulanza