La trasmissione delle informazioni: la comunicazione del fine vita e … · 2019. 4. 7. · •...
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La trasmissione delle informazioni: la comunicazione
del fine vita e le aspettative del paziente
Anna Belfiore
• “Medico curante è soprattutto colui che affronta il compito di annunciare una fine prossima ai familiari del paziente o al paziente stesso, e che in tal modo partecipa con la massima emozione al rapporto”
Felix Anschütz«Medicina umanistica, Scienza ed etica per guarire», 1991
Perché è difficile per il medico comunicare cattive notizie
✓ Perché si va oltre l’ideale di cura e guarigione✓ Perché si genera dolore ✓ Perché si facilita l’identificazione attivando meccanismi
di difesa✓ Perché ci si sente in difficoltà nell’esprimere e gestire le
emozioni✓ Perché si teme di dover dire «non so»✓ Perché si mette a repentaglio la propria immagine di
inviolabilità (ci si può sentire accusati)✓ Perché si ha paura personale della malattia, della
morte
«comunicazione»
• Cosa è questa parola ambivalente, «comunicazione», questa parola che entra in gioco in ogni forma di discorso e in ogni forma di vita?
• Significa entrare in relazione con la nostra interiorità e con quella degli altri.
• Nella convinzione che «comunicazione» sia sinonimo di cura.
E. Borgna da «La comunicazione perduta»
Magritte: «Gli amanti»
• Il nuovo Codice Deontologico della professione medica afferma che «il tempo della comunicazione va considerato quale tempo di cura»
• La comunicazione influenza positivamente gli «esiti» del percorso di cura.
La comunicazione
COMUNICARE CUM + MUNIRE
=
mettere in comune, far partecipare, compiere con gli altri
La pragmatica della comunicazione umana
Secondo la pragmatica della comunicazione in ogni
scambio comunicativo si crea una relazione sociale
tra i comunicanti che va oltre la semplice
trasmissione del messaggio.
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UNA DEFINIZIONE ...
La comunicazione è un processo di scambio di informazioni
e di influenzamento reciproco che avviene in un
determinato contesto.
La comunicazione è uno scambio interattivo fra due o più partecipanti, dotato di intenzionalità reciproca e di un certo
livello di consapevolezza, in grado di far condividere un determinato significato sulla base di sistemi simbolici e
convenzionali di significazione e di segnalazione secondo la cultura di riferimento.
di Paul Watzlawick, J.H. Beavin e D.D. Jackson
Primo assiomaNon si può non comunicare
Ogni comportamento è comunicazione;non si può non manifestare un comportamento,
quindi è impossibile non comunicare.
Chiunque si trovi in una situazione sociale è sorgente di un flusso informativo, indipendentemente dalla propria intenzionalità,
dall’efficacia dell’atto comunicativo o dallacomprensione reciproca.
La comunicazione non è solo volontaria: anche non rispondendo, non reagendo si comunica qualcosa
LE REAZIONI POSSIBILI SONO:
RIFIUTO DELLA COMUNICAZIONE
SQUALIFICA DELLA COMUNICAZIONE
ACCETTAZIONE DELLA COMUNICAZIONE
L’IMPOSSIBILITÀ DI NON COMUNICARE
SE NON SI PUÒ NON COMUNICARE
ALLORA
OCCORRE SEMPRE
preoccuparsi di ….
A) DEFINIRE UNA STRATEGIA DI COMUNICAZIONE
B) PROGRAMMARE
C) ORGANIZZARE IL PROCESSO DI COMUNICAZIONE
D) ATTUARE
E) CONTROLLARE
contenuto
relazione
trasmette gli elementi informativi e
corrisponde quindi al contenuto
Definisce la natura della relazione e il
modo in cui mi aspetto sia ricevuta la
notizia; si riferisce alla natura della
relazione tra i comunicanti
“Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione,
di modo che il secondo classifica il primo”
Secondo assioma
“FAI PRESTO”
RELAZIONE
MESSAGGIO
ORDINE
PREGHIERA
RACCOMANDAZIONE
MINACCIA
INTERCALARE
2° assioma
In un sistema interattivo i cui membri sonolegati da rapporti di continua interazione reciproca,
la comunicazione tra essi può essere consideratacome una sequenza ininterrotta di scambi
di tipo circolare, non certo causale.
La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura dellesequenze di comunicazione tra le persone coinvolte
Terzo assioma
La sequenza degli atti comunicativi ci informano sulla relazione fra gli interlocutori e su chi “governa”
meglio la relazione (governa chi decide la punteggiatura)
CHI COMINCIA?
Poi…allora…si, ma tu…
e tu quando allora….
A
B
1x
2x
3x
4x
5x
6x
7x
8x
9x
10x
Esistono due livelli complementari nella comunicazione: quello analogico (gesti, immagini, tono, voce, espressioni)
e quello digitale (o numerico)
Quarto assioma
Linguaggiodigitale-verbale
possiede una sintassi logica complessa ed efficace, ma non sempre permette di definire adeguatamente la natura della relazione
Linguaggioanalogico-non verbale
ha la capacità di definire adeguatamente la naturadella relazione, ma non ha la ricchezza di sfumature di quello verbale (e può essere equivocato ...)
Rischio di incomprensioni e conflitti quando c’è discrepanza tra CV e CNV
- Un direttore sta attraversando il Reparto, un infermiere lo
avvicina e chiede: “Le posso parlare?”
- Il direttore risponde: “Si, l’ascolto” e intanto continua a
camminare.
Il Direttore
con le
PAROLE cosa comunica?con il LINGUAGGIO
NON VERBALE cosa comunica?
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“Non siamo responsabili
della faccia che abbiamo,
siamo responsabili dellafaccia che facciamo”
Slava Polunin
Tutti gli scambi comunicativi possono esseresimmetrici o complementari
a seconda dell’uguaglianza o della differenza fra gli interlocutori, delle loro posizioni all’interno dell’organizzazione
Quinto assioma
Relazionesimmetrica
I modelli comportamentali tendono a rispecchiare i comportamenti dell’altro
Relazionecomplementare
Tra gli interagenti esistono due posizionidiverse: una superiore o dominante (one-up) e una inferiore o subordinata (one-down)
L’efficacia della comunicazione
Rispetto all’obiettivo atteso tutti i soggetti coinvolti hanno una corresponsabilità nel processo comunicativo
L’efficacia della comunicazione si misura dal risultato: ciò che conta non sono le intenzioni ma ciò che arriva, ovvero la percezione altrui o meglio il comportamento coerente con il nostro messaggio
La comunicazione in Medicina
“Good communication with patients is now recognised as the cornerstone in effective medicine.”
Doherty, Comunication skills training in undergraduatemedicine. Ir Med J, 1990
Legge 22 dicembre 2017, N. 219Norme in materia di consenso informato e di disposizioni
anticipate di trattamento
Articolo 1: Consenso informato.
Comma 8
«Il tempo della comunicazione tra medico e paziente costituisce tempo di cura»
Insoddisfazione del paziente per la
«cattiva» comunicazione»
«Superiore a qualsiasi altra insoddisfazione circa le competenze tecniche»
Quali modalità perché la comunicazione sia davvero tempo di cura?
• Art. 1 comma 10
• «La formazione iniziale e continua dei medici e degli altri esercenti le professioni sanitarie comprende la formazione in materia di relazione e di comunicazione con il paziente, di terapia del dolore e di cure palliative»
Legge del 22 dicembre 2017, n. 219
Art. 5 Pianificazione condivisa delle cure
• Comma 1
• «Nella relazione fra medico e paziente, rispetto all’evolversi delle conseguenze di una patologia cronica e invalidante o caratterizzata da inarrestabile evoluzione con prognosi infausta, può essere realizzata una pianificazione delle cure condivisa tra il paziente e il medico…..
• Alla quale il medico e l’equipe sanitaria sono tenuti ad attenersi qualora il paziente venga a trovarsi nella condizione di non poter esprimere il proprio consenso o in una condizione di incapacità»
Legge del 22 dicembre 2017, n. 219
Relazione supportiva
• E’ una relazione tra una persona in stato di bisogno e un’altra che mette a disposizione le proprie competenze professionali.
• Per raggiungere questo obiettivo è necessario entrare in sintonia con il malato e i suoi familiari attraverso l’ascolto empatico.
• E’ basata sulla pari dignità delle persone coinvolte.
Elementi di una relazione supportiva
▪ Fiducia
▪ Interessamento all’altro
▪ Autonomia
▪ Empatia
Come si comunica nella malattia
«Cosa dire dell’esperienza interiore della malattia? …..inogni malattia ci sono alcune comuni radici psicologichee umane: la solitudine, la percezione profondamentemutata del proprio corpo che si fa estraneo eostile…l’esperienza dolorosa dello sradicamento, se siè in ospedale.
La malattia cambia il nostro modo di essere al mondo:cambiamo noi, e cambiano le attese e le speranze chesono in noi.»
E. Borgna, Parlarsi , la comunicazione perduta, 2015
Come si comunica nella malattia
E. Borgna, Parlarsi , la comunicazione perduta, 2015
« La comunicazione delladiagnosi, ai pazienti e ai lorifamiliari, ha una grandeimportanza nel frenare, onell’accrescere, le sovrastrutturepsicosomatiche della malattia»
«Non so quante volte medici einfermieri, riflettano sulla qualitàemozionale, e non tantorazionale, delle domande e dellerisposte che sono date aipazienti.»
Come si comunica nella malattia
E. Borgna, Parlarsi , la comunicazione perduta, 2015
« Il medico conosce qualcosadelle esperienze interiori deisuoi pazienti, o almeno cerca diconoscerle?
Qui si snoda il problema dellasofferenza inutile, quella chepuò essere evitata, e che nascedalla incapacità del medico aimmedesimarsi nella interioritàdei pazienti, e a comunicare lecose tenendone presenti leinclinazioni: le angosce, e ladisperazione.»
Fasi che i pazienti possono attraversare durante una malattia inguaribile (Elisabeth Kübler-Ross)
FASE Percezione
I Fase Rifiuto e isolamento
II Fase Collera
III Fase Venire a patti
IV Fase Depressione
V Fase Rassegnazione/accettazione
Empatia e giusta distanza
• Il medico deve essere abbastanza sicuro di se stesso e non temere di perdersi quando entra nel mondo dell’altro.
• Deve restare in contatto con le proprie emozioni in modo da poter continuamente monitorare l’entità del proprio coinvolgimento.
• La consapevolezza aiuta l’operatore a ritrovare il giusto equilibrio.
«Il nucleo interiore di me si relazione al nucleo interiore dell’altra persona e capisco meglio di quanto non faccia la mia mente» Rogers, 2002
Cosa determina una pessima relazione secondo il paziente
Mancanza di attenzione e di rispetto
Linguaggio incomprensibile
Scarsa empatia
Insicurezza
Essere umiliati
Esercitare un potere
Rigidità
Distanza
Hikson GB, JAMA 1994; Itagaki M.W. Jama 2002
• Questionario compilato da medici e pazienti al termine della visita.
• Valutazione dei livelli di discordanza.• In diverse aree le informazioni erano state interpretate
non correttamente dai pazienti.• Importanti omissioni includevano la discussione della
prognosi e delle possibili cure palliative
La visita con il malato Protocollo SPIKES (R. Buchamn 1992)
• S= Setting:
• P= Perception:
• I= Invitation:
• K= Knowledge:
• E= Emotion:
• Strategy summary:
Iniziare, preparando il contesto e predisponendosi all’ascolto.
Capire il punto di vista del paziente circa la propria situazione (che idea si è fatto circa la sua malattia).
Invitare il pz ad esplicitare in che misura desidera essere informato sulla propria malattia.
Fornire le informazioni necessarie a comprendere la situazione clinica.
Facilitare l’espressione delle emozioni, in modo tale da comprendere la reazione emotiva e rispondervi in modo empatico.
Negoziare una strategia d’azione che tenga conto le aspettative e i risultati raggiungibili. Lasciare spazio a domande, riassumere. Verificare la comprensione.
Luogo : Staccare il telefonoPresentazioneTempo: Evitare di guardare l’orologioVisione esami o revisione cartella clinicaEsame obiettivo «Posso visitarla»?Informazioni generiche
La visita con il malato Protocollo SPIKES (R. Buchamn 1992)
• S= Setting:
• P= Perception:
• I= Invitation:
• K= Knowledge:
• E= Emotion:
• Strategy summary:
Iniziare, preparando il contesto e predisponendosi all’ascolto.
Capire il punto di vista del paziente circa la propria situazione (che idea si è fatto circa la sua malattia).
Invitare il pz ad esplicitare in che misura desidera essere informato sulla propria malattia.
Fornire le informazioni necessarie a comprendere la situazione clinica.
Facilitare l’espressione delle emozioni, in modo tale da comprendere la reazione emotiva e rispondervi in modo empatico.
Negoziare una strategia d’azione che tenga conto le aspettative e i risultati raggiungibili. Lasciare spazio a domande, riassumere. Verificare la comprensione.
Accompagnare il paziente verso la comprensione del problema. Dare informazioni un po’ alla volta. Verificare che il paziente stia comprendendo.
La visita con il malato Protocollo SPIKES (R. Buchamn 1992)
• S= Setting:
• P= Perception:
• I= Invitation:
• K= Knowledge:
• E= Emotion:
• Strategy summary:
Iniziare, preparando il contesto e predisponendosi all’ascolto.
Capire il punto di vista del paziente circa la propria situazione (che idea si è fatto circa la sua malattia).
Invitare il pz ad esplicitare in che misura desidera essere informato sulla propria malattia.
Fornire le informazioni necessarie a comprendere la situazione clinica.
Facilitare l’espressione delle emozioni, in modo tale da comprendere la reazione emotiva e rispondervi in modo empatico.
Negoziare una strategia d’azione che tenga conto le aspettative e i risultati raggiungibili. Lasciare spazio a domande, riassumere. Verificare la comprensione.
Quali idee sulla malattia
Quali sono le preoccupazioni
Quali sono le aspettative
Il medico può ampliare le sue competenze cliniche attraverso l’esplorazione dell’illness…
Aggiungendo queste tre domande alla sua intervista medica ….
In questo modo va ad esplorare l’agenda del paziente ….
Stesse domande fatte al caregiver …Esplora il sickness …e le problematiche sociali Ed esplora anche il senso di autoefficacia del caregiver
Non tenere conto della distinzione fra disease e illness potrebbe pregiudicare il costituirsi di un’alleanza fra medico e paziente sul fronte dell’adesione al regime terapeutico.
Le componenti dell’illness
Esplorare illness e condividerlo…llness trajectories and palliative care
In quale contesto clinico ci troviamo? in quale punto della traiettoria ci troviamo?
Considerare queste traiettorie favorisce la possibilità di organizzare l’ultima parte della vita anche in considerazione delle possibilità offerte dai servizi sanitari.
Copyright ©2008 BMJ Publishing Group Ltd.
Murray, S. A et al. BMJ 2008;336:958-959
The three main trajectories of decline at the end of life
Quali abilità comunicative nel fine vita
Tumore polmone Scompenso cardiaco
Fluctuations in psychological wellbeing in family carers
of patients with lung cancer
Scott A Murray et al. BMJ 2010;340:bmj.c2581
©2010 by British Medical Journal Publishing Group
Obiettivi di una conversazione di fine vita
✓ Definire in maniera appropriata diagnosi e prognosi
✓ Pianificazione di una corretta strategia diagnostica e terapeutica considerando le aspettative del paziente
✓ Desistenza terapeutica (il prolungamento della vita non può essere di per sé il solo scopo della pratica medica, che dovrebbe cercare nella misura del possibile di alleviare la sofferenza:tutto ciò che non migliora la qualità della vita deve essere interrotto)
✓ Pianificazione di volontà anticipate (il paziente rifiuta accanimento terapeutico)
✓ Attivazione di «service» utili per assistenza
Attraverso le conversazioni di fine vita il paziente e la famiglia potranno:
✓Definire meglio le cure da richiedere
✓Terapia del dolore
✓Definire meglio il luogo di fine vita
✓Focalizzare la conversazione sulla qualità della vita, sulla dignità del vivere e del morire.
Grazie per la comunicazione di attenzione!