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La trasmissione dell’eredità E’ definita “trasmissione dell'eredità” l'istituto che, dopo la morte del de cuius (trasmittente) a seguito della morte del chiamato (trasmissario) avvenuta prima dell’accettazione dell'eredità, trasmette il diritto di accettare ai suoi eredi. Le definizione tecnica è “successione della delazione”. La delazione resta una anche se gli eredi del trasmittente sono più di uno e, nel caso di disaccordo tra loro per l'accettazione dell'eredità, colui o coloro che accettano, acquistano tutti i diritti e soggiaciono a tutti i pesi ereditari. 1

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La trasmissione dell’eredità

E’ definita “trasmissione dell'eredità” l'istituto che, dopo la morte del de cuius (trasmittente) a seguito della morte del chiamato (trasmissario) avvenuta prima dell’accettazione dell'eredità, trasmette il diritto di accettare ai suoi eredi.

Le definizione tecnica è “successione della delazione”.

La delazione resta una anche se gli eredi del trasmittente sono più di uno e, nel caso di disaccordo tra loro per l'accettazione dell'eredità, colui o coloro che accettano, acquistano tutti i diritti e soggiaciono a tutti i pesi ereditari.

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La trasmissione dell’eredità - ipotesi particolari

• SOSTITUZIONE

• RAPPRESENTAZIONE

• ACCRESCIMENTO

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La sostituzione

Art. 688 c.c.:

Il testatore può sostituire all’erede istituito altra persona per il caso

che il primo non possa o non voglia accettare l’eredità. Se il

testatore ha disposto per uno solo di questi casi, si presume che egli

si sia voluto riferire anche a quello non espresso, salvo che consti

una sua diversa volontà.

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La sostituzione

La sostituzione opera quindi quando il testatore, prevedendo il caso che il chiamato non possa o non voglia accettare l’eredità, designi al suo posto un’altra persona che gli subentri nel diritto di accettare l’eredità.

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La sostituzione

Il fondamento della norma è quello di tutelare la volontà del testatore e della sua libertà di assicurare un secondo successibile, così da impedire l’apertura della successione legittima.

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La sostituzione I presupposti sono:

1. Impossibilità di accettare da parte dell’istituito:

– Premorienza e commorienza;

– Indegnità;

– Assenza e dichiarazione di morte presunta;

– Incapacità di ricevere per testamento;

2. Mancanza di volontà di accettare:

• Rinunzia all’eredità;

• Decadenza dal diritto di accettare l’eredità.

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La sostituzione

Gli effetti:

• Il sostituito è immediatamente chiamato all’eredità;

• L’istituito si trova ad essere in posizione di estraneità.

La sostituzione, essendo espressione di volontà del testatore, prevale sulla rappresentazione e sull’accrescimento.

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La sostituzione

ATTENZIONE:

Se il designato dal testatore muore dopo l’apertura della successione ma prima di accettare l’eredità, NON si ha sostituzione.

In tal caso il diritto di accettare si trasmette agli eredi.

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La sostituzione

Un esempio di volontà testamentaria di sostituzione potrebbe essere:

“Dispongo che alla mia morte l’intero mio patrimonio sia di A.

Ne caso in cui A non voglia accettare l’eredità, dispongo che ad A subentri B.”

Alla morte del de cuius, A (ancora in vita) è il primo chiamato. Se A accetta l’eredità, a B non spetta nulla. Se invece A rinuncia o non è nelle condizioni di accettare, B diviene il chiamato ulteriore ed eredita quanto disposto dal de cuius.

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La sostituzione

Art. 689 c.c.:

Possono sostituirsi più persone a una sola e una sola a più.

La sostituzione può anche essere reciproca tra i coeredi istituiti. Se

essi sono stati istituiti in parti disuguali, la proporzione fra le quote

fissate nella prima istituzione si presume ripetuta anche nella

sostituzione. Se nella sostituzione insieme con gli istituiti è

chiamata un'altra persona, la quota vacante viene divisa in parti

uguali tra tutti i sostituiti.

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La sostituzione

La sostituzione può quindi essere:

• semplice: si sostituisce una sola persona all’unico chiamato;

• plurima: si sostituiscono più persone congiuntamente all’unico chiamato o una sola persona a più chiamati (lascio i miei beni a A, ma, se questi non possa o non voglia accettare, lo sostituisco con B e C);

• reciproca: quando diversi chiamati sono sostituiti l’uno all’altro (lascio il mio patrimonio ad A e a B in parti uguali; se A non vuole accettare, la sua quota va a B e viceversa)

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La sostituzione Ecco alcuni esempi di sostituzione plurima:

1. Il testatore nomina erede A e nel caso in cui costui non possa o non voglia accettare, nomina eredi B e C. In questo caso a B e C spetta pari quota di eredità, salvo che il de cuius disponga diversamente.

2. Il testatore nomina eredi A e B e nel caso in cui costoro non possano o non vogliano accettare, nomina erede C. In questo caso la sostituzione opera unicamente nel caso in cui sia A che B non possano o non vogliano accettare. Diversamente la quota vacante va ad accrescere la quota dell’erede che ha accettato.

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La sostituzione Si ha sostituzione reciproca quando il chiamato a sostituire l'erede

che non voglia o non possa accettare è un altro coerede. In questo caso il testatore può stabilire che se uno dei coeredi, non importa chi, non voglia o non possa accettare l’eredità sarà sostituito dagli altri coeredi, avvantaggiando quindi gli altri coeredi che erano stati istituiti insieme al coerede che però non ha potuto o voluto accettare l’eredità.

Se le quote dei coeredi chiamati in sostituzione erano diseguali, si manterrà la diseguaglianza nella stessa proporzione anche dopo la sostituzione.

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La sostituzione

Si ha infine sostituzione mista quando il testatore stabilisce che a sostituire il chiamato che non possa o non voglia accettare siano gli stessi altri chiamati insieme ad uno non coerede. La quota vacante viene equamente divisa tra tutti i sostituiti e non proporzionalmente rispetto alle quote attribuite a ciascuno.

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La sostituzione Art. 690 c.c.:

I sostituiti devono adempiere gli obblighi imposti agli istituiti, a

meno che una diversa volontà sia stata espressa dal testatore o si

tratti di obblighi di carattere personale.

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La sostituzione Il sostituito, accettando l’eredità, assume la qualifica di erede per cui

deve adempiere agli obblighi che gravano sull’eredità, quali i legati obbligatori, le clausole modali e il pagamento dei debiti ereditari.

L’articolo esclude il sostituito dagli obblighi per i quali il testatore abbia diversamente disposto e da quelli per i quali il sostituto non abbia attitudine, capacità o possibilità economiche.

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Art. 696 c.c.:

L'eredità si devolve al sostituito al momento della morte

dell'istituito.

Se le persone o gli enti che hanno avuto cura dell'incapace muoiono

o si estinguono prima della morte di lui, i beni o la porzione dei

beni che spetterebbe loro è devoluta ai successori

legittimi dell'incapace.

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La sostituzione

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La sostituzione Fino a che è in vita l'istituito, il sostituito è unicamente titolare di

un'aspettativa di diritto sull'eredità.

Nel momento in cui l'incapace viene meno, l'eredità si devolve al sostituito o, nel caso in cui non possa o non voglia accettare l'eredità, ai suoi eredi.

In seguito all'accettazione il sostituito diviene successore a titolo universale del testatore.

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La sostituzione Nel caso in cui i soggetti che hanno cura dell’incapace, e che erano

destinati a divenire suoi sostituiti, dovessero venir meno prima dell’istituito, i beni che sarebbero loro dovuti spettare, vengono devoluti ai successori legittimi dell’incapace, salvo che egli non abbia fatto testamento prima di essere interdetto, nel qual caso varrebbe la disposizione testamentaria.

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Art. 692 c.c.:

Ciascuno dei genitori o degli altri ascendenti in linea retta o il

coniuge dell'interdetto possono istituire rispettivamente il figlio, il

discendente, o il coniuge con l'obbligo di conservare e restituire

alla sua morte i beni anche costituenti la legittima, a favore della

persona o degli enti che, sotto la vigilanza del tutore, hanno

avuto cura dell'interdetto medesimo. La stessa disposizione si

applica nel caso del minore di età, se trovasi nelle condizioni di

abituale infermità di mente tali da far presumere che nel termine

indicato dall'articolo 416 interverrà la pronuncia di interdizione.

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La sostituzione Fedecommissaria

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Nel caso di pluralità di persone o enti di cui al primo comma i beni

sono attribuiti proporzionalmente al tempo durante il quale gli

stessi hanno avuto cura dell'interdetto. La sostituzione è priva di

effetto nel caso in cui l'interdizione sia negata o il relativo

procedimento non sia iniziato entro due anni dal raggiungimento

della maggiore età del minore abitualmente infermo di mente. È

anche priva di effetto nel caso di revoca dell'interdizione o

rispetto alle persone o agli enti che abbiano violato gli obblighi di

assistenza.

In ogni altro caso la sostituzione è nulla.

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La sostituzione Fedecommissaria

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La sostituzione Fedecommissaria

E’ la disposizione attraverso la quale il testatore impone all’erede o legatario (istituito incapace) l’obbligo di conservare e restituire alla sua morte quanto attribuitogli ad altra persona che avrà avuto cura di lui in vita (sostituito).

Alla morte dell’istituito incapace i beni quindi passano automaticamente al sostituito.

Oggetto può essere l’intera eredità, una quota, o specifici beni (legati, i quali potranno avere qualsiasi situazione giuridica attiva), compresi i beni che costituiscono la legittima dell’istituito.

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La sostituzione Fedecommissaria

La sostituzione fedecommissaria è vietata, con la sola eccezione di quanto previsto dall’articolo 692, in quanto con essa si mette in atto una finalità assistenziale per consentire all’interdetto di essere chiamato alla successione e di ricevere le cure necessarie dal sostituito.

La nullità della sostituzione fedecommissaria non comporta la nullità della prima istituzione che mantiene la propria validità ed efficacia.

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La sostituzione Fedecommissaria

L’applicazione della norma impone dei limiti:

• Il testatore deve essere genitore, ascendente in linea retta o coniuge del primo istituito;

• L’istituito deve essere interdetto;

• Lo stato di incapacità dell’istituito deve permanere per tutta la durata della prima istituzione;

• I sostituiti sono limitati a coloro che si sono presi cura dell’istituito dopo l’apertura della successione e in modo continuativo.

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la Rappresentazione

Art. 467 c.c.

La rappresentazione fa subentrare i discendenti [legittimi e

naturali] nel luogo e nel grado del loro ascendente, in tutti i casi in

cui questi non può o non vuole accettare l‘eredità o il legato.

Si ha rappresentazione nella successione testamentaria quando il

testatore non ha provveduto per il caso in cui l’istituto non possa o

non voglia accettare l'eredità o il legato, e sempre che non si tratti di

legato di usufrutto o di altro diritto di natura personale

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la Rappresentazione

La rappresentazione è l’istituto in forza del quale i discendenti (rappresentati) subentrano nel luogo o nel grado del loro ascendente (rappresentato), in tutti i casi in cui questi non possa o non voglia accettare l’eredità o il legato.

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Rappresentazione – la casistica

I casi in cui si applica la rappresentazione sono in concreto i seguenti:

•L’assenza del chiamato (art.70 c.c.)

•L’indegnità del chiamato

•La sua premorienza accertata o presunta

•La rinuncia

•La perdita del diritto di accettare per decadenza (art. 481c.c.) o per prescrizione (art.480 c.c.)

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la Rappresentazione

Quindi i presupposti sono:

* La chiamata a succedere di un soggetto che non voglia o non possa accettare (ad es. per premorienza, indegnità, rinuncia all’eredità);

* Nel caso di testamento: la mancanza di disposizioni sostitutive che prevalgono sulla rappresentazione (vedi sostituzione).

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la Rappresentazione

Nella successione testamentaria la rappresentazione può operare se il testatore non ha provveduto che per le ipotesi di premorienza, assenza, indegnità o rinuncia, alla nomina di un altro erede o legatario (sostituzione) in luogo di quello che non può o non vuole accettare.

Non si verifica la rappresentazione nelle ipotesi incapacità di ricevere per testamento.

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la Rappresentazione

Art. 468 c.c.:

La rappresentazione ha luogo, nella linea retta, a favore dei

discendenti dei figli [legittimi, legittimati] anche adottivi, [nonché

dei discendenti dei figli naturali del defunto] e, nella linea

collaterale, a favore dei discendenti dei fratelli e delle sorelle del

defunto. I discendenti possono succedere per rappresentazione

anche se hanno rinunciato all'eredità della persona in luogo della

quale subentrano, o sono incapaci o indegni di succedere rispetto a

questa.

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la Rappresentazione

Ricordiamo che:

• il vincolo di parentela è il legame tra persone che "discendono" da uno stesso stipite (articolo 74, c.c.);

• sono "parenti in linea retta" quelli che discendono "l'uno dall'altro",

• in "linea collaterale" coloro che hanno uno "stipite comune" ma "non discendono l'uno dall'altro", ad esempio fratelli e sorelle (articolo 75, c.c.).

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La rappresentazione schema 1

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La rappresentazione schema 2

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i due fratelli/sorelle "B" e "C" hanno uno stipite in comune "A" ma non discendono l'uno dall'altro e quindi la parentela è 'indiretta' o in 'linea collaterale'.

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la Rappresentazione

La rappresentazione è prevista solo a favore dei discendenti legittimi, naturali ed adottivi, dei:

1. Figli legittimi, adottivi e naturali del defunto (in linea retta);

2. Fratelli e sorelle del defunto (in linea collaterale).

Quando si applica la rappresentazione, "la divisione si fa per stirpi", cioè i discendenti subentrano tutti al posto del loro capostipite,

indipendentemente dal loro numero, e non per capi.

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LA RAPPRESENTAZIONE

La rappresentazione in linea retta

ESEMPIO

La rappresentazione in linea retta riguarda i discendenti dei figli.

In sostanza i rappresentanti sarebbero i nipoti in linea retta. Supponiamo di avere il soggetto A che ha due figli B e C i quali a loro volta abbiano ognuno un unico figlio (sarebbero nipoti in linea retta di A in quando discendenti).

Ora supponiamo che A muoia e vediamo di ipotizzare alcune situazioni.

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ESEMPI COMUNI DI APPLICAZIONE DELLA NORMA

1 - i figli di A ancora in vita ereditano il patrimonio di A in parti uguali, sempre che non vi sia testamento in favore di uno dei due figli

2 - Uno dei due figli o entrambi potrebbero essere premorti al padre A

3 - Uno dei due figli o entrambi potrebbero rinunciare all' eredità del padre A

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LA RAPPRESENTAZIONE

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Nel caso n° 1 la situazione è assai semplice: essendo i figli di A vivi, esse ereditano il patrimonio di A in parti uguali, naturalmente a condizione che non vi sia testamento che disponga in favore di uno dei due figli.

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LA RAPPRESENTAZIONE

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LA RAPPRESENTAZIONE La rappresentazione in linea retta

ESEMPIO Nel caso n° 2 se uno dei figli di A fosse premorto o volesse

rinunciare all’eredità del padre, in che maniera questa si devolverebbe?

Andrebbe tutto all' unico figlio rimasto in vita?

Niente affatto...l' eredità si divide sempre per due ossia il numero dei figli. Solo che in un caso simile una quota andrebbe direttamente al figlio di A e l' altra andrebbe al nipote di A.

Il nipote di A dunque fa le veci del padre premorto, ossia prende la quota che sarebbe spettata a suo padre.

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Nel 3° caso: nel caso di rinuncia all' eredità da parte di uno o di entrambi i figli di A si avrebbe la stessa cosa, ossia subentrerebbero per rappresentazione i loro figli (cioè i nipoti di A), i quali se non volessero l' eredità dovrebbero rinunciarvi.

La rappresentazione è bene ricordarlo si ha solamente in favore dei discendenti dei figli per quanto riguarda la linea retta e in favore dei discendenti dei fratelli in linea collaterale.

Non si ha l' istituto della rappresentazione in altri casi.

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LA RAPPRESENTAZIONE La rappresentazione in linea retta

ESEMPIO

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la Rappresentazione - Successione per Testamento

Art.469 c.c.:

La rappresentazione ha luogo in infinito, siano uguali o disuguali il

grado dei discendenti o il loro numero in ciascuna stirpe.

La rappresentazione ha luogo anche nel caso di unicità di stirpe.

Quando vi è rappresentazione, la divisione si fa per stirpi.

Se uno stipite ha prodotto più rami, la suddivisione avviene per stirpi

anche in ciascun ramo, e per capi tra i membri del medesimo ramo.

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la Rappresentazione - Successione per Testamento

La rappresentazione opera all’infinito, nel senso che si prosegue sino a quando non vi sia un discendente che succeda al proprio ascendente, siano uguali o disuguali il grado dei discendenti e il loro numero in ciascuna stirpe (=gruppo di discendenti di ciascun chiamato).

Quindi, morto A, se B è premorto l’eredità passa a C , ma se questi non accetta, l’eredità si devolve a D, figlio di C.

La rappresentazione opera anche se il rappresentato ha un unico figlio.

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L’accrescimento Art. 674 c.c.:

Quando più eredi sono stati istituiti con uno stesso

testamento nell'universalità dei beni, senza determinazione di parti o

in parti uguali, anche se determinate, qualora uno di essi non possa o

non voglia accettare, la sua parte si accresce agli altri.

Se più eredi sono stati istituiti in una stessa quota, l‘accrescimento ha

luogo a favore degli altri istituiti nella quota medesima.

L'accrescimento non ha luogo quando dal testamento risulta una

diversa volontà del testatore.

È salvo in ogni caso il diritto di rappresentazione.

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L’accrescimento L’accrescimento può operare solamente in assenza dei presupposti per la sostituzione e la rappresentazione.

Dopo rimane solamente la successione legittima.

L’accrescimento è un fenomeno in virtù del quale, nel caso in cui più persone sono chiamate congiuntamente ed una di esse non voglia o non possa accettare, la quota degli altri contitolari si accresce cioè si espande comprendendo anche quella del chiamato che non ha accettato.

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L’accrescimento

L’originario identico diritto alla eredità si espande senza necessità di alcun adempimento o accettazione essendo tale diritto fin dall’inizio proprio dell’erede per la interezza dell’eredità, che semplicemente si espande mano a mano che viene meno il diritto degli altri designati.

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L’accrescimento I presupposti sono:

• Nel testamento:

– più coeredi siano chiamati a succedere congiuntamente ossia con un unico testamento;

– le quote non devono essere determinate dal testatore o esserlo in parti uguali;

– l’assenza di diversa volontà del testatore.

• Nella successione legittima: quando più persone sono chiamate nello stesso grado

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L’accrescimento

L’accrescimento non ha luogo nel caso di rappresentazione.

Infatti la rappresentazione prevale sull’accrescimento.

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L’accrescimento Effetti:

• l’acquisto per accrescimento avviene di diritto senza che sia necessario il consenso (acquisto automatico);

• ha effetto retroattivo (l’acquisto retroagisce al momento dell’apertura della successione);

• non è possibile rinunciarvi;

• i coeredi o i legatari a favore dei quali si verifica l’accrescimento subentrano negli obblighi a cui era soggetto l’erede o il legatario mancante.

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L’accrescimento Volendo esemplificare:

Se il defunto lascia il proprio patrimonio a tre eredi, nel momento in cui uno di questi venga meno (rinuncia, premorienza…), in assenza di disposizione del testatore per la sostituzione e in assenza dei presupposti per la rappresentazione (ad esempio mancanza di suoi discendenti), la sua quota di eredità va ad accrescere la quota degli altri due che si troveranno così eredi ciascuno della metà dell’intero patrimonio.

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L’accrescimento Art. 675 c.c.:

L‘accrescimento ha luogo anche tra più legatari ai quali è stato

legato uno stesso oggetto, salvo che dal testamento risulti una diversa

volontà e salvo sempre il diritto di rappresentazione.

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L’accrescimento

L’accrescimento si può avere anche nel caso di più legatari: è sufficiente che sia stato legato lo stesso bene a più persone diviso in quote eguali. Il venir meno di uno dei collegatari fa accrescere le quote degli altri.

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Applicazione pratica

Per offrire la possibilità di una maggiore comprensione degli argomenti trattati, vogliamo approfittare di un esempio rinvenuto su internet:

Quesito: Mia cugina è deceduta. Non avendo figli, ha lasciato con

disposizione testamentaria un immobile a me ed ai miei tre fratelli,

insomma a noi cugini da parte di padre. Purtroppo uno dei miei

fratelli è premorto, ma ha una figlia; può questa subentrare nella sua

quota?

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Applicazione pratica

Risposta: … essendo il cugino deceduto parente in linea

collaterale con la defunta ma non fratello o sorella (gli unici

collaterali cui è permessa la rappresentazione in caso di

premorienza a favore dei propri discendenti) la rappresentazione

non ha luogo. Non dandosi luogo alla rappresentazione (e

neppure alla sostituzione, non prevista dalla testatrice) si

applicherebbe l’accrescimento dunque… agli altri cugini istituiti

in parti uguali sull’immobile, questi vedrebbero accrescersi le

loro quote in misura egualmente proporzionale assorbendo quella

nel cugino premorto.