LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui...

141
FILIPPO VIOLA LA SOCIETA' ASTRATTA Un sistema di indifferenza alla realtà esistenziale degli uomini e delle donne in carne e ossa Libro Terzo ALTERITA’ E ANTAGONISMO Edizione definitiva ampliata e aggiornata in tre volumi Web Edit

Transcript of LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui...

Page 1: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

FILIPPO VIOLA

LA SOCIETA' ASTRATTA

Un sistema di indifferenza alla realtà esistenziale

degli uomini e delle donne in carne e ossa

Libro Terzo

ALTERITA’ E ANTAGONISMO Edizione definitiva ampliata e aggiornata in tre volumi

Web Edit

Page 2: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

2

Page 3: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

3

FILIPPO VIOLA

LA SOCIETA' ASTRATTA Un sistema di indifferenza alla realtà esistenziale degli uomini e delle donne in carme e ossa

Libro Terzo

ALTERITA’ E ANTAGONISMO Edizione definitiva ampliata e aggiornata in tre volumi

Web Edit

Page 4: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

4

Opere di FILIPPO VIOLA Sociologo eretico e umile militante del sogno rivoluzionario degli sfruttati, degli oppressi e degli emarginati.

Edizione Web: Maggio 2013

Web Edit

www.filippoviola.org

Edizione depositata

E-mail: [email protected]

Tutti i diritti riservati all’Autore

Sito Editoriale Internet no profit.

Per la socializzazione della conoscenza e della creatività,

Contro la mercificazione della cultura.

E’ possibile visualizzare e scaricare gratis i testi pubblicati online

nel Sito Editoriale.

In caso di riproduzione, anche parziale, si richiede la citazione della fonte

(autore, titolo, Web Edit: www.filippoviola.org).

E’ consentita la libera circolazione, non commerciale.

Page 5: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

5

Agli studenti, ragazzi e ragazze,

del mio Corso Avanzato di Sociologia,

che si sono avventurati

nell’impervio labirinto

della società astratta.

Page 6: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

6

Page 7: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

7

I N D I C E

Libro Terzo

ALTERITA’ E ANTAGONISMO Pag. Traccia introduttiva 15

LE DINAMICHE DELLA SOCIETA' ASTRATTA

41.1 La società astratta fra astrazione e indeterminazione 41.2 Forza e debolezza della società astratta

Sezione Settima 21

ALTERITA' E RIGIDITA' SOCIALE

Capitolo Quarantaduesimo 23

L'ALTERITA' SOCIALE

42.1 Le espressioni di alterità sociale

42.2 Le forme di attivazione dell'alterità sociale Capitolo Quarantatreesimo 27

LA RIGIDITA' SOCIALE

43.1 La rigidità tecnica della forza-lavoro

43.2 Dalla rigidità tecnica alla rigidità sociale 43.3 Rigidità sociale e rigidità capitalistica Capitolo Quarantaquattresimo 33

ESPERIENZE ALTERNATIVE ALLA SOCIETA' ASTRATTA

44.1 Esperienze alternative autogestite

44.2 La dinamica sostitutiva dell'attivazione sociale

Page 8: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

8

Capitolo Quarantacinquesimo 37

IL VOLONTARIATO SOCIALE TRA SOLIDARIETA’ E MERCATO

45.1 Lo scandalo del volontariato sociale 45.2 Il doppio binario esistenziale: la divisione della coscienza 45.3 L’istanza del volontariato sociale 45.4 La reazione dei soggetti: la compartimentazione della coscienza

Capitolo Quarantaseiesimo 41

IL DISAGIO GIOVANILE COME RISORSA SOCIALE

46.1 La concezione attiva del disagio giovanile 46.2 Interventi sulle dinamiche della tossicodipendenza 46.3 I giovani tra rapporti comunitari e valori mercantili

Sezione Ottava 47

OPPOSIZIONE SOCIALE E ANTAGONISMO POLITICO

Capitolo Quarantasettesimo 49

L'OPPOSIZIONE SOCIALE

47.1 Opposizione sociale e alterità 47.2 L’eversione oggettiva Capitolo Quarantottesimo 53

ASTRAZIONE E MOVIMENTI SOCIALI

48.1 Organizzazione e movimenti sociali 48.2 L'astrazione politica e il movimento del '68 48.3 La differenziazione sociale e l'autunno caldo del ‘69 48.4 L'astrazione sociale e il movimento del '77 48.5 La mercificazione della cultura e il movimento del ‘90 48.6 Società astratta e movimenti sociali

Page 9: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

9

Capitolo Quarantanovesimo 59

L'ANTAGONISMO POLITICO 49.1 Rigidità sociale e antagonismo politico 49.2 L'antagonismo politico come contrapposizione alla società astratta 49.3 La definizione operativa dell'antagonismo politico 49.4 Lo sbarramento istituzionale nei confronti dell'antagonismo politico 49.5 Il "riflusso" 49.6 La prospettiva

Libro Terzo - Conclusione 67

LA SOCIETA' ASTRATTA FRA ALTERITA’ E ANTAGONISMO Sezione Nona 73 Studi

RIGIDITA’ E ANTAGONISMO NEL QUADRO DELLA TEORIA DI MARX

Studi St1 75

LA RIGIDITA’ TECNICA E SOCIALE NEL QUADRO DELLA TEORIA DI MARX St1.1 Progresso tecnico del capitale e sviluppo politico della classe operaia St1.2 La rigidità tecnica della forza-lavoro St1.3 Dalla rigidità tecnica alla rigidità sociale

Page 10: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

10

Studi St2 83

IL MODELLO MARXIANO DEL PROCESSO RIVOLUZIONARIO

St2.1 Forze produttive e rapporti di produzione St2.2 Specificazioni del modello marxiano St2.3 Dinamicità delle forze produttive

e staticità dei rapporti di produzione St2.4 Sviluppo delle forze del lavoro vivo

e antagonismo politico Sezione Decima 87

Prima Edizione (1980) RIGIDITA’ E CAPITALE Prima Edizione (1980) 89 LA RIGIDITA’ TECNICA E SOCIALE

NEL QUADRO DELLA TEORIA DI MARX

1 Progresso tecnico del capitale e sviluppo politico della classe operaia 2 Il modello marxiano del processo rivoluzionario 3 La rigidità tecnica della forza-lavoro

4 Dalla rigidità tecnica alla rigidità sociale

Sezione Undicesima 99 Saggi

SOCIETA’ E CAPITALE

Saggi Sa1 101

SISTEMA DI MACCHINE E MODO CAPITALISTICO DI PRODUZIONE NELLA TEORIA DI MARX

Page 11: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

11

Saggi Sa2 105

IDENTITA’ CULTURALE E NEORAZZISMO

Saggi 109

MOVIMENTI SOCIALI

Mo1 111 Movimento '68

ESPERIENZE DI AUTONOMIA POLITICA E DI DEMOCRAZIA DIRETTA Mo1.1 L' "ipotesi" degli studenti Mo1.2 Le battaglie per l'autonomia politica Mo1.3 Le esperienze di democrazia diretta

Mo2 123 Movimento ’77

IL MOVIMENTO ’77 E L’ASTRAZIONE POLITICA

Mo2.1 L’operaio sociale e il movimento '77 Mo2.2 Il soggetto collettivo e l’astrazione politica

Mo3 125 Movimento '90

UNIVERSITA' PUBBLICA E CAPITALE PRIVATO Mo4 129 Movimento '90

CONTRO LA MERCIFICAZIONE DELLA CULTURA: GLI STUDENTI E LE ISTITUZIONI

Page 12: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

12

Sezione Dodicesima 133 Interventi

ATTUALITA’ POLITICA E SOCIALE Interventi In1 135

SEGNALI DI VITA DI UNA GENERAZIONE DEVASTATA

Interventi In2 137

L’UNIVERSITA’ COME AZIENDA Interventi In3 141

L’UNIVERSITA’: UNA ACCADEMIA PER MANAGER

Interventi In4 143

LA NUOVA RESISTENZA AL DEGRADO SCOLASTICO

Interventi In5 145

FIAT DI MELFI: UNA LOTTA DURA CHE FA SCUOLA

In5.1 La rottura esistenziale In5.2 Giustizia sociale e dignità personale In5.3 Comunità operaia e autonomia Nota biografica 151

Page 13: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

13

Libro Terzo

ALTERITA’ E ANTAGONISMO

Page 14: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

14

Page 15: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

15

Traccia introduttiva

LE DINAMICHE DELLA SOCIETA' ASTRATTA Riproponiamo, come Premessa al Libro Terzo, la «Conclusione del Libro Primo», in cui viene data una traccia del discorso sulla società astratta. 41.1 La società astratta fra astrazione e indeterminazione

La società sussunta al capitale può funzionare come società formalmente

democratica nella misura in cui riesce a fare astrazione dalla realtà sociale,

a definirsi come società astratta, come sistema di indifferenza sociale, come

sistema di indifferenza alla condizione esistenziale degli uomini e delle

donne in carne e ossa.

Funzionale al sistema di astrazione sociale è il processo di

indeterminazione sociale. La società complessiva in tanto è sussunta al

capitale in quanto la vita sociale è priva di determinazioni proprie e

disponibile nei confronti del processo di valorizzazione capitalistica. D'altra

parte, la struttura sociale può fornire l'indeterminazione necessaria al libero

gioco della valorizzazione del capitale nella misura in cui riesce a fare

astrazione dalla realtà sociale. L'indeterminazione sociale è un prodotto della sovradeterminazione capitalistica della società complessiva. Il capitale in tanto ottiene indeterminazione sociale in quanto riesce a sovradeterminare la società complessiva. L'indeterminazione non è dunque assenza di determinazione, ma spostamento di determinazione dalla società complessiva al capitale. Questo spostamento, operato tramite il sistema istituzionale, produce nella collettività uno stato di subalternità.

La fruizione capitalistica dell'essere sociale richiede I'emancipazione del

soggetto dalla sua stessa identità culturale ed esistenziale. La specificazione

sociale della persona - in termini di radicamento in una cultura determinata,

di attaccamento ad un particolare contesto di rapporti sociali - è un limite per

la sua prestazione in quanto forza-lavoro manuale-intellettuale.

Page 16: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

16

In tal senso, è adeguato al processo di valorizzazione capitalistica un

individuo astratto, cioè un soggetto - uomo o donna - che si nega in quanto

persona ed è disposto a definirsi come "uno, nessuno e centomila", per dirla

con un famoso titolo pirandelliano. E sono adeguati alla società sussunta al

capitale rapporti sociali astratti, cioè relazioni svincolate da qualsiasi

espressione della soggettività.

L'astrazione tende a investire tutti gli aspetti della dinamica sociale. Le

idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della società si

rivelano come valori astratti che, recidendo ogni riferimento alla concretezza

della vita sociale, tendono a far sedimentare nella coscienza collettiva il

punto di vista della classe dominante.

Così la dimensione esistenziale viene segregata dentro la sfera della

valorizzazione capitalistica. E la vita quotidiana di milioni di uomini e di

donne viene piegata alle cadenze del processo di produzione. Al tempo

dell'esistenza si sovrappone il tempo astratto dell'uso della forza-lavoro. Il sistema di astrazione sociale crea dunque le condizioni per la valorizzazione capitalistica e predispone la sussunzione della società al capitale. Esso è fonte di potere economico e presupposto per il potere politico. Questo doppio potere tende per un verso a legare la struttura sociale al capitale, per l'altro a liberare il capitale dal carico della collettività. Da un lato la sussunzione della società al capitale, dall'altro I'emancipazione del capitale dai vincoli sociali. Quanto più la società-struttura è sussunta al capitale, tanto meno il capitale si sente condizionato dalla società-collettività. L'ideologia borghese tende a presentare i vincoli sociali come ostacoli allo sviluppo della società. Nel modello ideologico borghese la vita reale degli uomini e delle donne in carne e ossa compare come limite della società astratta. Si tratta, come al solito, di una inversione. In effetti, è la società astratta che tende ad imporsi come limite della vita reale. E' la società-struttura che tende a sovrapporsi artificiosamente alla società--collettività. Questa sovrapposizione produce conseguenze drammatiche nella vita sociale. Le persone hanno bisogno, per esempio, di case. Ma, appena questo bisogno primordiale emerge e si impone, subito si mette in funzione il sistema di astrazione sociale, che pretende di incastrarlo in una logica particolare, dove la necessità inderogabile di dormire sotto un tetto viene rapportata all'andamento del mercato edilizio. In tale logica, dormire sotto un tetto è certo un diritto sacrosanto, ma a condizione che non venga minacciata la dinamica del profitto, che è alla base degli investimenti privati in edilizia. Il mondo dove regna I'astrazione del valore di scambio si contrappone al mondo dove regna la concretezza del valore d'uso. La ricchezza astratta si

Page 17: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

17

insedia nella vita collettiva ed ostacola il godimento dei beni concreti, ponendosi come argine al dilagare dei bisogni sociali. E' per questa via che i diritti primari vengono affermati nella forma e vanificati nella sostanza. E' attraverso l'elusione della domanda sociale che la società astratta tenta di imporsi sulla vita reale degli uomini e delle donne. Il sistema di elusione della domanda sociale è la via per la quale I'apparato istituzionale della società astratta cerca di evitare l'impatto con i bisogni sociali emergenti. Eludere, svuotare, rinviare. Sono questi i verbi che definiscono l'agire della società-struttura, la quale tenta così di sfuggire ad un problema di fondo. Non può darsi autorealizzazione là dove la specificazione culturale ed esistenziale di una persona o di una comunità viene stravolta o cancellata o comunque appiattita nell'indistinto universo della valorizzazione capitalistica. E, d'altra parte, non può darsi valorizza-zione piena del capitale là dove si affermano specifiche determinazioni culturali ed esistenziali dell'essere sociale. L'indeterminazione sociale si rivela sempre più come condizione vitale per la valorizzazione del capitale. Dietro questo dilemma si profila la questione della qualità della vita, che è una sorta di sintesi dell'antiteticità fra persone concrete e sistema di astrazione, fra ricchezza concreta e ricchezza astratta. E' sulla sorte del principio della qualità della vita che si gioca la partita fra società-collettività e società-struttura. E non è un caso che attorno al principio della qualità della vita si avviluppano i nodi del rapporto fra capitale e lavoro: dall'uso della forza-lavoro ai livelli di retribuzione. L'uso della forza-lavoro manuale-intellettuale investe direttamente la vita quotidiana. Alla indeterminazione dell'uso della forza-lavoro non può non corrispondere l'indeterminazione della vita sociale. Ecco perché il capitale ha bisogno della società astratta. In una società che fa astrazione dalla condizione esistenziale degli uomini e delle donne in carne e ossa I'uso della forza-lavoro manuale-intellettuale non è condizionato dalle determinazioni della vita sociale. Nella società astratta l'essere umano nasce già come forza-lavoro ad uso del capitale. In tali condizioni - del tutto teoriche - il rapporto capitale-lavoro si definisce come il rapporto sociale per eccellenza, come la sintesi dei rapporti sociali. In questa utopia del capitale, la società-collettività coincide con la società-struttura. Fuori dell'utopia, invece, la vita quotidiana minaccia continuamente I'uso della forza-lavoro manuale- intellettuale da parte del capitale. La "voglia di vivere" è una mina vagante per il sistema di vita sociale adeguato al capitale. Vivere per se stessi vuol dire morire per il capitale. Così come vivere per il capitale vuol dire morire per se stessi. Alcune incognite sono insediate al centro della equazione sociale su cui è fondata la società astratta. In che misura e in quali termini le donne e gli uomini si lasceranno, in futuro, usare dal capitale come forza-lavoro? In che misura il sistema tecnico automatizzato lascerà spazio al lavoro umano?

Page 18: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

18

Quale incidenza avrà sull'uso della forza-lavoro manuale-intellettuale l'evoluzione del sistema dei valori? Questi interrogativi danno la misura di quanto gli interessi materiali siano intrecciati alle esigenze immateriali. Al punto che riesce difficile dire dove finiscono gli uni e dove cominciano le altre. Chi, per esempio, preferisce arrangiarsi con mille espedienti, piuttosto che lasciarsi incastrare in un lavoro dipendente, fa certo riferimento ad un quadro di esigenze immateriali, magari non ben definito, ma comunque centrato sulla qualità della vita. La sua scelta, se non è un caso isolato, va però ad incidere sul sistema generale degli interessi materiali, nel senso che finisce per orientare in una direzione piuttosto che in un'altra l'uso della forza-lavoro manuale-intellettuale. E, a loro volta, gli orientamenti dell'uso della forza-lavoro finiscono per produrre modi di essere degli uomini e delle donne, che con quegli orientamenti sono costretti a misurarsi. Basta pensare alle figure sociali che vengono prodotte dall'estendersi della disoccupazione e del lavoro non garantito. Quando emerge una nuova realtà sociale, il capitale è costretto, prima o poi, a ridisegnare il suo progetto di società astratta. Il vecchio sistema di astrazione sociale non riesce a mettere fra parentesi le nuove istanze che irrompono sulla scena sociale.

La società astratta è costretta a ridefinire continuamente il suo rapporto

con la concretezza esistenziale degli uomini e delle donne in carne e ossa.

Da qui uno stato di incertezza, che si traduce in ambivalenza, in permanente

oscillazione tra forza e debolezza, tra assenza e presenza.

41.2 Forza e debolezza della società astratta La forza della società astratta è nella sua sistematica indifferenza alle realtà che emergono nella vita degli uomini e delle donne. Ma qui è anche il germe della sua debolezza. Chiusa in se stessa, la società astratta non è in grado di captare i segnali che vengono dalla realtà sociale. Accade così che essa sia colta quasi sempre di sorpresa dai sommovimenti sociali e non faccia in tempo a preparare adeguate contromisure. Da qui uno stato di precarietà, legato al modo di essere della società astratta. In teoria, il fine più generale verso cui dovrebbe tendere una organizzazione sociale, il fine che comprende in sé tutti gli altri fini, è la piena realizzazione esistenziale degli uomini e delle donne in carne e ossa. Orbene, la realizzazione esistenziale delle persone concrete non solo non è il fine della società astratta, ma è per essa un pericolo mortale. Il rischio più grosso che continuamente corre la società sussunta al capitale è nella possibilità che emergano nel sociale tendenze alla affermazione di soggetti individuali e collettivi. La società astratta deve stare sempre attenta a non

Page 19: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

19

dare spazio ad espressioni della soggettività e soprattutto della soggettività autorealizzantesi.

Ciò comporta da una parte un enorme dispendio di energie per bloccare le

espressioni di soggettività, dall'altra lo spreco di tutte quelle potenzialità che

sono presenti nella società-collettività e vengono fermate al di sotto della

soglia della espressione sociale. I risultati sono paradossali. E' come se una

persona in buona salute disperdesse di proposito le proprie energie per

indebolirsi e non essere in grado di camminare verso mete proibite. E', questo, un punto di estrema debolezza della società sussunta al capitale. Il non potere dare corso a tutte le possibilità di cui le persone dispongono, per non correre il rischio di fare saltare il sistema di astrazione, conferisce un carattere di estrema fragilità alle istituzioni della società astratta. Questa fragilità espone il sistema di astrazione a crisi ricorrenti, che non sono però il presupposto di un suo deperimento o di un suo crollo. La società astratta dà talvolta l'impressione di essere lì lì per crollare. E i movimenti di opposizione si illudono spesso di averle assestato il colpo mortale. C'è all'origine di queste impressioni e di queste illusioni una concezione distorta della società sussunta al capitale, come di un muro che può essere abbattuto a colpi di piccone. E invece la società astratta è come fatta di materia elastica ed è in grado di assorbire i colpi che subisce e di riassestarsi, magari assumendo altre forme. D'altra parte chi, disilluso dalle esperienze politiche, tenta la via della liberazione individuale, sperimenta di persona che l'astrazione sociale non è una cappa da cui ci si libera chiudendosi nella sfera del privato, ma una materia molle e vischiosa che ti si appiccica addosso e viene via insieme alla pelle. E' una caratteristica della società astratta trarre forza dalla sua fragilità e, viceversa, rivelare debolezza proprio nei suoi punti di forza. E ciò perché la sua forza è non in una affermazione, ma in una negazione di realtà. Come dire, paradossalmente, che la sua forza è in un dato di debolezza. E' nel suo "stare altrove" rispetto alla vita reale delle persone, nella sua scarsa esposizione ai riscontri della politica concreta. In questo dato di fragilità è la radice di quella sorta di "imprendibilità" della società astratta. E, per altro verso, pur "stando altrove", essa è presente nelle pieghe della realtà sociale, impregnando di sé gli angoli più riposti della vita sociale. Il fatto è che la sua presenza sta proprio nella indifferenza sociale, nella indifferenza alla condizione esistenziale degli uomini e delle donne in carne e ossa. Come dire che la presenza della società-struttura sta nell'assenza della società- collettività. Dove la struttura sociale sfugge ai problemi delle persone concrete, là è presente la società astratta. La sua presenza tende infatti a fare il vuoto sociale intorno alla concretezza delle persone. Anzi, I'astrazione è, di per sé, vuoto sociale. E, via via che essa si espande nella società complessiva,

Page 20: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

20

vengono meno i riferimenti alla concretezza degli uomini e delle donne. E la società-struttura gira a vuoto su se stessa. Più gira a vuoto, più è astratta. Ora, girare a vuoto significa muoversi senza impedimenti. Ma significa anche non avere presa sulla realtà.

Astratta è dunque una società-struttura che, quanto più sente franare i

valori su cui fonda la propria legittimazione, tanto più fa pesare la sua

presenza sulle persone. Una struttura sociale che, quanto più si allontana

dalla realtà delle donne e degli uomini, tanto più si arroga il diritto di decidere

il loro destino. E' come se il suo essere indifferente nei confronti della

condizione esistenziale delle persone concrete l'autorizzasse ad essere

determinante rispetto alla organizzazione della collettività. Questa ambivalenza è il modo in cui la società astratta vive il suo persistente stato di precarietà. La sua pretesa di ignorare la concretezza esistenziale delle persone la espone continuamente ai rischi della contestazione sociale. Il destino della società astratta è appeso ad un filo. E quel filo è, pur sempre, nelle mani degli uomini e delle donne in carne e ossa.

Page 21: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

21

Sezione Settima

ALTERITA' E RIGIDITA' SOCIALE

Page 22: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

22

Page 23: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

23

Capitolo Quarantaduesimo

L'ALTERITA' SOCIALE

42.1 Le espressioni di alterità sociale

Chiamiamo alterità sociale l'insieme degli atteggiamenti e dei

comportamenti che esprimono estraneità ai valori e alla logica della società

astratta. Si ha alterità sociale là dove uomini e donne vivono i valori della

loro concretezza e ragionano nei termini della loro realizzazione in quanto

persone. Non si tratta di "zone" sociali staccate dalla collettività. Si tratta di

strati della coscienza collettiva, che sfuggono ai meccanismi di assimilazione

dei valori della società astratta. E spesso si tratta di "momenti" della vita

sociale, in cui settori della collettività riescono a rompere la cortina di

astrazione che avvolge la struttura della società. Non sempre quindi l'alterità

sociale ha propri spazi autonomi di espressione. Il più delle volte si esprime,

a sprazzi, squarciando la routine della società astratta.

L'alterità sociale è una sorta di mina vagante nella società. Può esplodere

nei momenti più impensati. Ma, a prescindere dalle sue espressioni più

manifeste, l'alterità è uno stato latente della collettività. Ed emerge ogni volta

che qualche colpo di piccone della società astratta va a toccare organi vitali

della collettività. Possiamo dire che l'alterità sociale è una potenzialità

presente in ogni persona, proprio perché in ogni persona c'è la concretezza

estranea ai valori della società astratta. Ma questa concretezza è

avviluppata in una nube di astrazione sedimentata nella coscienza collettiva.

Una "forzatura" operata dalla società astratta può riuscire a squarciare la

nube. Ed è allora che la concretezza esce all'esterno, manifestando - talvolta

in termini oggettivamente eversivi - la propria estraneità ai valori della

società astratta.

L'alterità sociale vive dunque una sua esistenza sotterranea. In superficie

si vedono soltanto, qua e là, le sue fuoriuscite all'esterno. Ciò può trarre in

inganno e indurre a scambiare la dinamica dell'alterità sociale - in cui si

alternano fasi alte e basse - con la sua reale presenza nella collettività.

L'alterità sociale è una potenzialità incarnata nella collettività. E' quindi

sempre possibile che la collettività esprima, in qualche modo, la sua

estraneità alla società astratta. Ma in determinate condizioni l'alterità sociale

rimane allo stato latente.

Page 24: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

24

Quando l'essere sociale manca di condensazione, è frammentato e, per

così dire, diluito nella società complessiva, quando cioè la persona non trova

riferimenti immediati ad altre persone, l'alterità si traduce spesso in termini di

autoisolamento. Il soggetto esprime il suo rifiuto a lasciarsi coinvolgere nei

valori della società astratta attraverso l'autoesclusione dai processi sociali. In

questo caso l'alterità, pure radicata in ogni soggetto, non si esprime a livello

sociale.

Alla mancanza di condensazione dell'essere sociale corrisponde dunque

una fase di involuzione dei processi sociali. La collettività si ripiega su se

stessa e si lascia penetrare dalle strutture organizzative della società

astratta, pur rimanendo estranea nel fondo della sua concretezza. In questa

fase, l'alterità sociale potrà anche esprimersi in forma episodica, ma

difficilmente potrà raggiungere livelli significativi di espressione politica.

L'assenza di espressioni manifeste può indurre nell'errore di pensare ad

un ricompattamento del sistema sociale, con un conseguente assorbimento

dell'alterità. In realtà, anche in assenza di espressioni manifeste, può

aumentare, nel seno della collettività, il tasso di estraneità ai valori della

società astratta. In ogni caso, tracce di estraneità attiva ai valori della società

astratta sono sempre presenti in seno alla collettività. Non è infatti pensabile

che il processo di assimilazione penetri la collettività al punto di cancellare in

essa ogni dato di estraneità.

42.2 Le forme di attivazione dell'alterità sociale

L'estraneità ai valori della società astratta è una condizione oggettiva della

persona, in quanto uomo o donna in carne e ossa. La concretezza

esistenziale della persona è, di per sé, alterità oggettiva alla società astratta.

Quando strati consistenti della collettività prendono coscienza della

incompatibilità della concretezza esistenziale con i valori astratti, l'estraneità

oggettiva si traduce in alterità soggettiva.

L'alterità soggettiva non comporta necessariamente forme di attivazione.

La coscienza di una condizione non è, di per sé, azione pratica. Può dunque

darsi - e si dà - alterità soggettiva inattiva: una diffusa consapevolezza di

estraneità che non si traduce in prassi contestativa della società astratta.

Quando invece l'alterità riesce ad attivarsi, si esprime, volta a volta, in

forme storicamente determinate, che ovviamente non possono essere

generalizzate. Una tipizzazione delle espressioni di attività dell'alterità si

tradurrebbe nella riduzione a schema artificioso della ricca inventiva pratica

di cui è capace una collettività di persone esistenzialmente motivate.

Page 25: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

25

E' tuttavia possibile, sulla base delle esperienze storiche a noi più vicine,

individuare, a titolo indicativo, alcuni tratti essenziali della dinamica

dell'attivazione dell'alterità sociale. In prima approssimazione, le

svariatissime espressioni pratiche dell'alterità sociale possono essere

ricondotte a tre forme fondamentali: la rigidità sociale, l’opposizione sociale e

l'antagonismo politico.

Page 26: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

26

Page 27: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

27

Capitolo Quarantatreesimo

LA RIGIDITA' SOCIALE La rigidità sociale è la forma di alterità che "fa muro" contro un attacco della società-struttura alla condizione esistenziale delle donne e degli uomini in carne e ossa. Essa tende a bloccare la condizione delle persone nella forma data, là dove il sistema politico-economico pretenderebbe di degradarla a vantaggio della valorizzazione capitalistica. La rigidità è dunque per un verso uno strumento di difesa della concretezza esistenziale contro l'astrazione sociale, per l'altro un fattore di crisi per la società astratta, la quale non può fare a meno di un continuo "movimento in avanti", in direzione della valorizzazione del capitale. In questo contesto, la "forma data" della condizione esistenziale, nella quale milioni di uomini e di donne "si irrigidiscono", è di ostacolo alla valorizzazione del capitale.

43.1 La rigidità tecnica della forza-lavoro La rigidità tecnica della forza-lavoro manuale-intellettuale è la resistenza che la forza-lavoro impone al suo essere merce e all'uso indiscriminato che il sistema capitalistico pretende di farne. La rigidità tecnica quindi non fa venire meno l'essere merce della forza-lavoro. Soltanto pone determinati vincoli al suo uso. E non solo vincoli quantitativi, ma anche vincoli qualitativi. Essa si traduce in un insieme di comportamenti sociali che tendono ad affermare i bisogni esistenziali dei soggetti, a prescindere dalle esigenze tecniche del processo di produzione. In tal senso, nella rigidità della forza-lavoro si annidano le radici della crisi della società astratta. La forza-lavoro manuale-intellettuale è una merce particolare. E non solo perché è l'unica merce, presente sul mercato, capace di produrre plusvalore 1. Ma anche perché è l'unica merce capace di opporre resistenza al suo uso in quanto merce. La differenza fra queste due particolarità della merce forza-lavoro è di grande portata. Nella prima particolarità è uno dei presupposti del modo capitalistico di produzione. Nella seconda particolarità è uno dei presupposti della crisi della società astratta. Oltre a ciò, la nozione di rigidità tecnica è più comprensiva rispetto alla regolamentazione della giornata lavorativa, che ha imposto un vincolo legislativo alla tendenza del capitale a fare un uso illimitato della forza-lavoro.

1 Per questa particolarità della forza-lavoro, si veda K. Marx, Il capitale, trad.it., Roma, Editori

Riuniti, 1970, I, pp. 199-200.

Page 28: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

28

Tale vincolo riguarda soltanto una delle dimensioni della forza-lavoro: la sua estensione nel tempo. Nella regolamentazione della giornata lavorativa rimane dunque libera da ogni vincolo un'altra dimensione dell'uso della forza-lavoro: l'intensità. Non a caso, è proprio nell'ambito di questa seconda dimensione che il capitale trova nuove possibilità di sviluppo. Libera rimane anche una terza dimensione: la flessibilità. La flessibilità nell'uso della forza-lavoro manuale-intellettuale è la possibilità, per gli imprenditori, di scegliersi volta a volta, sulla base delle proprie esigenze, i modi, i luoghi e i tempi di tale uso, pur attenendosi ai limiti quantitativi della giornata lavorativa. E' evidente che questa dimensione acquista una rilevanza sempre maggiore con il progredire della tecnologizzazione del processo produttivo, tanto da diventare oggi una dimensione centrale. Ed è proprio come resistenza alla pretesa di flessibilità illimitata che nasce la rigidità della forza-lavoro manuale- intellettuale. Si tratta dunque, per origine, di una nozione in negativo, difensiva. Ma si tratta, nello stesso tempo, di resistenza ad un modo di essere merce della forza-lavoro, cioè alla sua disponibilità - in quanto merce - a definirsi come forza-lavoro tecnicamente e socialmente indeterminata. Perciò la stessa connotazione negativa, di difesa, si traduce in un attacco al processo di indeterminazione sociale e quindi - soprattutto in tempi di grande mobilità del capitale - al sistema complessivo di valorizzazione capitalistica. D'altro canto, la rigidità pone all'uso della forza-lavoro vincoli qualitativi, che vengono ad aggiungersi ai tradizionali vincoli quantitativi. Non è più questione soltanto della delimitazione temporale della giornata lavorativa. E' questione anche dei contenuti, dei tempi, dei modi e dei luoghi di lavoro che una giornata lavorativa data comporta. Contenuti, tempi, modi e luoghi che il capitale vorrebbe rapportati esclusivamente alle proprie esigenze di accumulazione, pretendendo una assoluta disponibilità della forza-lavoro manuale-intellettuale a seguirlo là dove il profitto chiama, con i ritmi e con le tecniche che volta a volta occorrono. Sono, al contrario, gli uomini e le donne a pretendere che l'uso della loro forza-lavoro sia vincolato a luoghi, tempi e modi dati. In questo contesto le persone concrete non si limitano ad esigere che la loro forza-lavoro sia usata per un tempo determinato. Esigono anche che sia usata in un luogo determinato, in un posto di lavoro determinato, con un determinato ritmo e modo di lavoro. La rigidità è dunque niente altro che la volontà collettiva di donne e uomini di non recedere dalla regolamentazione di tutti gli aspetti dell'uso della forza-lavoro. Questa volontà, agli occhi degli ideologi della società astratta, fa scandalo. Come faceva scandalo, nel secolo scorso, la regolamentazione della estensione della giornata lavorativa. Un secolo passa invano quando sono in gioco gli interessi del capitale.

Page 29: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

29

43.2 Dalla rigidità tecnica alla rigidità sociale

Parlare di passaggio dalla rigidità tecnica alla rigidità sociale fa subito pensare ad una semplice dilatazione nel sociale della rigidità tecnica della forza-lavoro manuale-intellettuale. Ed è proprio l'opposto di ciò che andiamo a riscontrare, per esempio, nella realtà del lavoro non garantito, in quanto negazione di fatto della rigidità tecnica della forza-lavoro. Possiamo dunque parlare di rigidità sociale soltanto a condizione che teniamo presente lo stravolgimento che subisce la nozione di rigidità nel passare dalla sfera strettamente lavorativa all'universo sociale complessivo. La differenza fra rigidità tecnica e rigidità sociale non riguarda solo l'attributo. Riguarda anche - e soprattutto - il sostantivo. La rigidità, investita da una diversa attribuzione, cambia pelle, diventa altro. Non è più soltanto indisponibilità della forza-lavoro manuale-intellettuale a stare a rimorchio delle esigenze tecniche del processo di produzione. E' indisponibilità dell'universo sociale subalterno a farsi carico del processo complessivo di valorizzazione capitalistica, se non per quel tanto e nelle forme che consentono agli uomini e alle donne di disporre dei mezzi di sussistenza. Per rigidità sociale intendiamo dunque l'insieme degli atteggiamenti e dei comportamenti sociali incompatibili con il sistema di indeterminazione sociale e con il processo complessivo di valorizzazione capitalistica. A questo punto, più che di rigidità, nel senso ormai acquisito del termine, sarebbe il caso di parlare di impermeabilità sociale: impermeabilità delle classi subalterne - sul piano degli atteggiamenti e dei comportamenti - alle mutevoli esigenze della valorizzazione del capitale. Rispetto alla rigidità tecnica c'è, indubbiamente, un mutamento di segno. La rigidità tecnica afferma bisogni legati, direttamente o indirettamente, al mondo del lavoro. E li afferma soprattutto attraverso il rigetto della richiesta di flessibilità nell'uso della forza-lavoro manuale-intellettuale. La rigidità sociale gravita invece fuori della sfera strettamente lavorativa. Anzi, la sfera lavorativa qui si degrada ad area di servizio nei confronti della realizzazione dei bisogni della persona nella sfera sociale. Crolla l'ideologia borghese che si sintetizza nel detto «il lavoro nobilita l'uomo». In tale contesto, una nozione di rigidità sociale ha un senso solo se definita a prescindere dall'uso tecnico della forza-lavoro manuale-intellettuale. Infatti, come è possibile parlare di rigidità rispetto all'uso della forza-lavoro quando, per esempio, uno dei caratteri distintivi del lavoro nero è proprio l'estrema flessibilità della forza-lavoro manuale-intellettuale in condizione di precarietà? Il fatto è che la rigidità sociale si definisce in sede non più dell'uso della forza-lavoro, ma della sua riproduzione. Cambia dunque lo scenario. Altro è il quadro di riferimento rispetto al quale la rigidità si definisce. Ed altri sono, di conseguenza, i termini della definizione. Si tratta non di adattare il vecchio

Page 30: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

30

modello alla nuova realtà, ma di costruire di sana pianta un modello teorico in grado di dare conto delle nuove determinazioni della rigidità. La rigidità sociale si definisce rispetto alla produzione sociale di plusvalore, alla produzione di plusvalore sociale, cioè rispetto ad una particolare forma di estrazione di plusvalore aggiuntivo, che il capitale realizza attraverso la compressione, nel sociale, del tenore di vita delle classi subalterne. La rigidità tecnica è affermazione dei bisogni sociali contro le esigenze della produzione. La rigidità sociale è invece affermazione dei bisogni sociali contro le esigenze della riproduzione. Il capitale tende ad elevare la produttività lì attraverso l'indeterminazione dell'attività lavorativa, qui attraverso l'indeterminazione della vita sociale. Lì chiede disponibilità degli uomini e delle donne a cambiare continuamente condizioni e contenuti di lavoro, qui chiede disponibilità degli uomini e delle donne a cambiare continuamente (in peggio) tenore di vita. In corrispondenza del salto di qualità della richiesta del capitale, viene a determinarsi un salto di livello della risposta delle donne e degli uomini che lavorano. Non più salvaguardia di particolari diritti, ma affermazione di un diritto generale, del più generale dei diritti, del diritto alla qualità della vita sociale. Su questo terreno, non c'è lotta delle classi subalterne senza una qualche rigidità sociale, cioè senza un qualche impedimento per lo sviluppo capitalistico. E non c'è, d'altra parte, sviluppo capitalistico senza una qualche rigidità del capitale rispetto ai bisogni primari che emergono nella società-collettività. Questa inconciliabilità tra qualità della vita sociale e sviluppo del capitale da una parte strappa il velo ideologico alla nozione di sviluppo del capitale come fattore di benessere sociale, dall'altra rivela l'ambiguità e la pericolosità di una nozione di lotta dei lavoratori e delle lavoratrici come "motore dello sviluppo capitalistico". Nozione che ha avuto in passato un qualche credito in alcuni settori della sinistra italiana. Se non si recupera tutta l'antiteticità fra lotta delle forze di lavoro e sviluppo capitalistico, viene a cadere ogni prospettiva reale di opposizione al capitalismo.

43.3 Rigidità sociale e rigidità capitalistica

La rigidità sociale è il sistema di difesa della vita sociale contro la voracità del processo di valorizzazione capitalistica. La ripresa economica, cioè il ripristino dei meccanismi di accumulazione, non è concepibile a prescindere da una secca caduta della rigidità. La valorizzazione del capitale comporta movimento per tutte le componenti del processo. E' un moto perpetuo di appropriazione. Entro il suo ambito non possono esistere aree vietate. La rigidità sociale pretende di piantare steccati attorno ai minimi vitali degli uomini e delle donne. Questi divieti pregiudicano il movimento delle

Page 31: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

31

componenti del processo, che non riescono a intrecciarsi liberamente, per raggiungere la combinazione ottimale. In queste condizioni, la valorizzazione del capitale non riesce a marciare secondo le sue potenzialità. Dovendo fare i conti con fattori esterni non coinvolti nel suo movimento, il processo rallenta e recede. Non potendo fare piena astrazione dal quadro di riferimento esistenziale delle donne e degli uomini, l'accumulazione è costretta a procedere per gradi, senza salti esponenziali. Tutto ciò spiega l'accanimento delle forze imprenditoriali nel cercare di sfondare il muro della rigidità sociale. Tutta la strumentazione viene messa in campo per cercare di avere ragione di questa sorta di irriducibilità esistenziale degli uomini e delle donne in carne e ossa. Il quadro si fa più complesso quando la rigidità sociale riesce a conquistarsi spazi di legalità. Quando nel mercato del lavoro e nel mercato in genere viene introdotta - per legge - una rigidità, il capitale risponde con una rigidità opposta. Dalla rigidità sociale alla rigidità capitalistica. Se si impone, per legge, agli imprenditori di assumere il personale secondo graduatorie dell'ufficio di collocamento, l'unico risultato che si ottiene è il crollo delle assunzioni. Se si impone, per legge, di vendere lo zucchero ad un certo prezzo, sparisce lo zucchero dal mercato. Se si regolamenta l'affitto delle case, non si trovano case in affitto. Questa rigidità capitalistica è un avvertimento: non c'è altra legge al di fuori della legge del mercato, cioè della legge del capitale. L'avvertimento viene subito raccolto da chi di dovere. L'attacco alle disposizioni che introducono rigidità sul mercato è immediato e durissimo. In pratica, le forze imprenditoriali - e tutte le loro grandi e piccole emanazioni - non accettano regole a carico dei loro comportamenti. E se, per avventura, la collettività si sogna di fissare una regola, loro semplicemente non la fanno funzionare. Da tutto ciò è possibile trarre solo una conclusione. Quando una legge agisce contro gli interessi delle classi subalterne, si reclama il rispetto della legge. Quando invece una legge va appena a sfiorare gli interessi della classe dominante, gli ideologi accreditati reclamano l'eliminazione della legge.

Page 32: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

32

Page 33: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

33

Capitolo Quarantaquattresimo

ESPERIENZE ALTERNATIVE

ALLA SOCIETA' ASTRATTA

44.1 Esperienze alternative autogestite

L'alterità sociale si esprime anche in esperienze che prefigurano, in

piccolo, una organizzazione sociale alternativa alla società astratta.

Cominciamo con il prendere in considerazione le esperienze autogestite di

piccola comunità. La dimensione della sfera delimitata dalla piccola

comunità conferisce alle relazioni sociali una dinamica qualitativamente

diversa rispetto al sistema di relazioni proprio della società astratta. In

questo senso, organizzarsi in piccola comunità, al di fuori delle istituzioni

ufficiali, è certamente per i soggetti un modo per non chiudersi in se stessi,

quando più schiacciante si fa il dominio del sistema di astrazione sulla vita

sociale. E, certo, nell'ambito della piccola comunità, la persona riesce ad

attivare le proprie qualità ed a indirizzarle alla realizzazione del proprio

essere concreto.

Ma la vita di una persona non può esaurirsi all'interno di una piccola

comunità. E ciò anche nel caso in cui si immagini una comunità organizzata

come struttura onnicomprensiva, in grado di svolgere tutte le funzioni

necessarie alla produzione ed alla riproduzione sociale. Infatti anche una

comunità in grado di assicurare al suo interno le condizioni di base della vita

quotidiana non può, in nessun caso, evitare di interagire con

l'organizzazione sociale complessiva.

In tale situazione, la persona si trova, per così dire, a vivere una doppia

vita: una vita in comunità, in cui realizza la propria integrità in quanto uomo o

donna, e una vita in società, in cui soffre l'espropriazione sociale.

In considerazione di tutto ciò, si può dire che l'organizzazione di comunità

alternative è un terreno fertile per la sperimentazione e per la ricerca della

autorealizzazione esistenziale, ma non è in grado di sottrarre del tutto la

persona all'astrazione prodotta dal sistema politico-economico complessivo.

Talvolta il bisogno di autorealizzazione esistenziale dà luogo a strutture

organizzative di base, che hanno la funzione di creare spazi di attivazione

sociale. Si tratta delle esperienze autogestite di associazionismo e di

volontariato.

Page 34: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

34

L'associazionismo autogestito, che si organizza al di fuori dell'orbita del

potere in atto, costituisce, in sé, una minaccia per la società astratta, perché

dà modo al soggetto collettivo di costruire la propria identità sociale e di

utilizzarla come trincea di resistenza al dominio capitalistico. L'attivazione

autonoma della soggettività sociale è una mina vagante per il sistema di

astrazione sociale.

44.2 La dinamica sostitutiva dell'attivazione sociale

Quando non trova una via alternativa di attivazione sociale, la soggettività

si ripiega su se stessa. Ed è in questo ripiegamento che ha origine quella

che possiamo chiamare la dinamica sostitutiva dell'attivazione sociale, cioè

l'insieme dei comportamenti che si mettono in essere in assenza di

attivazione della soggettività.

Si tratta di comportamenti spesso assai diversi fra di loro, come diversi

sono i livelli di ricerca di espressione della soggettività e diversi i tipi di

reazione ad una mancata attivazione. Una ricognizione esauriente dei modi

di agire che tendono a sostituire la piena attivazione della soggettività non

può essere fatta in questa sede. Qui dobbiamo limitarci ai tratti essenziali.

E' chiaro che il senso del comportamento sostitutivo va colto in relazione

al tipo di attivazione ricercata. Prendiamo il caso del militante politico o della

militante politica che, in seguito al fallimento di un progetto di ribaltamento

della realtà sociale, non se la sente di ricominciare e si ripiega su se

stesso/a. Questo ripiegamento può essere vissuto in modi diversi.

Nella dinamica sostitutiva dell'attivazione sociale rientrano quelle che

possono essere definite risposte illusorie al bisogno di autorealizzazione

esistenziale, non in senso dispregiativo, ma nel senso che in esse il soggetto

è cosciente di vivere una illusione.

In questo quadro possono essere collocate le droghe. Il rifugio nel

paradiso artificiale delle droghe ha motivazioni personali che non possono

essere generalizzate, se non per approssimazione. Tuttavia è possibile, dal

nostro punto di vista, vedere nella drammatica e spesso fatale esperienza

delle droghe una ricerca della concretezza esistenziale. Il sistema di

astrazione produce nel soggetto un doloroso distacco dal proprio essere

concreto. Il ricorso alle droghe ha spesso origine nella sofferenza di non

essere presi in considerazione in quanto persone concrete. Non riuscendo

ad attivare le proprie qualità per la realizzazione di sé e non trovando vie di

comunicazione con la realtà esterna, il soggetto - uomo o donna - si

Page 35: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

35

costruisce una realtà artificiale, in cui vive una momentanea illusione di

autorealizzazione esistenziale.

La dinamica sostitutiva dell'attivazione sociale approda così ad un

processo di autodistruzione. L'astrazione sociale assedia il soggetto e lo

costringe a ritorcere su di sé la propria attivazione. E così, nel tentativo di

sfuggire all'astrazione del sistema, la persona si ritrova, per altra via, a

vivere la vita vuota dell'individuo astratto2.

2 Si veda, in questo testo, Libro Primo, Capitolo 1.7.

Page 36: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

36

Page 37: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

37

Capitolo Quarantacinquesimo

IL VOLONTARIATO SOCIALE

TRA SOLIDARIETA’ E MERCATO 45.1 Lo scandalo del volontariato sociale

Nella società capitalistica, il volontariato sociale, in quanto attività disinteressata, è uno scandalo, nel senso evangelico del termine. La pratica volontaristica nega, di fatto, i canoni della società mercantile. Oppone alla competizione la solidarietà. Nella logica della competizione si opera per prevalere sull’altro/a. Nella pratica della solidarietà si opera con/per l’altro/a. Nel primo caso il fine è l’affermazione dell’«Ego». Nel secondo caso il fine è l’affermazione del «Nos». Utilizzando la terminologia di From, nel primo caso si tende alla realizzazione dell’avere. Nel secondo caso si tende alla realizzazione dell’essere.

I volontari che operano nel sociale sono, di fatto, a prescindere dal loro

orientamento cosciente, dei devianti. Impegnarsi in attività che non hanno un

ritorno utilitaristico significa sconfessare uno dei presupposti dell’ideologia

mercantile, secondo il quale gli esseri umani agiscono solo dietro la spinta

della ricerca dell’utile. Non solo. Il volontariato sociale prospetta

oggettivamente, con la sua presenza, una alternativa alla società dominata

dalla logica del mercato. Alternativa non come esito di una elaborazione

politica o ideologica, ma come istanza sociale.

45.2 Il doppio binario esistenziale: la divisione della coscienza

Da qui l’esigenza di ancorare, in qualche modo, la cultura del volontariato sociale alla ideologia del mercato. Per dare risposta ad una tale esigenza viene messa in atto una sottile e complessa operazione. In primo luogo il volontariato sociale viene definito come attività privata. In quanto tale, viene separato dalla sfera della organizzazione sociale, che deve rispondere alla logica del mercato, di segno opposto rispetto alla pratica altruistica del volontariato sociale. Lo scopo di tale separazione è quello di creare per la soggettività che opera nel volontariato una sorta di doppio binario esistenziale. In tal senso, la coscienza dei volontari si modula su un modello valoriale divaricato: nella sfera personale la pratica altruistica, nell’organizza-zione sociale la logica del mercato. L’esito è devastante: la divisione della coscienza in due orientamenti di segno opposto.

Page 38: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

38

La divisione della coscienza è il riflesso, sulla soggettività collettiva, della

separazione tra la sfera politica e la sfera sociale nella società complessiva.

Un tale modello di società non potrebbe reggere se non trovasse riscontro

nella percezione della realtà da parte degli uomini e delle donne in carne e

ossa.

45.3 L’istanza del volontariato sociale

L’istanza che è alla base dell’impegno nelle attività di volontariato sociale

riguarda la condizione dei più deboli. Di per sé, però, tale istanza non è

antitetica alla logica mercantile. Il mercato non ha confini, non opera sulla

base di posizioni ideologiche. Non ha pregiudizi. Anche la condizione dei più

deboli può essere oggetto di scambi mercantili. Il volontariato sociale si

definisce come tale solo quando vede nel debole un fine e non un mezzo. E

nemmeno un mezzo per il perseguimento di un fine politico o sociale più

alto. Il volontariato sociale opera per la persona. Ed è in ciò la sua taratura,

se si vuole, politica. Non nella traduzione politica della pratica sociale.

Nella sua forma pura, il volontariato è, per i soggetti che lo praticano,

espressione del bisogno interiore di dare un senso alla propria vita, uscendo

dal chiuso del proprio egocentrismo, per aprirsi alla vita degli altri in difficoltà. Comunque, a prescindere dalle motivazioni che, volta a volta, sono alla base dell’impegno e a prescindere da come i singoli soggetti vivono la loro esperienza, lo specifico del volontariato è, per quel che attiene alla nostra prospettiva di analisi, il disinteresse. Nel nostro quadro concettuale, il volontariato si definisce come attività disinteressata. Ciò non esclude, anzi comporta, una spinta psicologica che rende “interessante” l’impegno per gli altri.

45.4 La reazione dei soggetti: la compartimentazione della coscienza

L’origine della spinta all’attività di volontariato è da ricercare in un orientamento solidaristico di base. E, a sua volta, l’attività di volontariato genera orientamenti solidaristici. Viene quindi a crearsi una sorta di circuito virtuoso. Ma questo circuito si esaurisce nella sfera dei rapporti interpersonali e non investe la sfera dell’organizzazione sociale. Vengono quindi a crearsi due sfere distinte della coscienza, che hanno, in linea di massima, dinamiche diverse, la prima orientata in senso comunitario e la seconda in senso mercantile. La divisione della coscienza provoca, come è facile capire, disagio esistenziale. Nei confronti di tale problema ogni soggetto sperimenta una

Page 39: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

39

propria soluzione personale. Alcuni avvertono le contraddizioni che emergono nei propri orientamenti e tentano di ricucirle, nel tentativo di eludere la propria incoerenza interiore. Ma è prevalente la tendenza a rimuovere la divaricazione alla radice e vivere la “doppiezza” come articolazione del proprio sistema di orientamenti, attraverso una sorta di compartimentazione della coscienza: nella sfera personale la pratica altruistica, nella sfera pubblica la logica del mercato.

La separazione delle sfere dell’esistenza per un verso è all’origine della

frattura che si opera nella coscienza, per l’altro è uno stratagemma che i

soggetti adottano per rimuovere le contraddizioni che emergono lungo il loro

percorso identitario. Da una parte è dunque a monte e dall’altra è a valle

della divisione della coscienza. In sostanza, la compartimentazione permette

di praticare la solidarietà nella sfera personale e sostenere, nella sfera

sociale, la logica del mercato, che è agli antipodi della pratica solidaristica.

Con un tale stratagemma si tenta di rimuovere le contraddizioni e i conflitti

che vengono a determinarsi all’interno di questa sorta di schizofrenia

esistenziale.

Un aspetto particolare della compartimentazione della coscienza emerge

in seno ad un orientamento di fondo ricorrente tra i cattolici. Questi soggetti

affermano la loro autonomia di giudizio in tema di diritti civili, in dissenso

dalla posizione ufficiale della Chiesa, ma non riescono ad esercitare tale

autonomia nei confronti della logica mercantile. Logica che ha alla sua base

una visione aziendalistica della organizzazione sociale, agli antipodi della

concezione cristiana della società.

Il mercantilismo si insedia così anche nella coscienza di soggetti che non

solo praticano il volontariato solidale, ma sono in grado di esercitare una

valutazione critica dell’assetto sociale in atto. In questa area della

soggettività dei volontari la divisione della coscienza assume quindi una

connotazione particolarmente marcata, perché disattiva il potenziale di

prospettiva alternativa alla società mercantile.

Page 40: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

40

Page 41: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

41

Capitolo Quarantaseiesimo

IL DISAGIO GIOVANILE COME RISORSA SOCIALE 46.1 La concezione attiva del disagio giovanile

Non sentirsi in sintonia con la realtà esterna. Non trovare punti di

riferimento nel labirinto della vita sociale. Non riuscire a dare senso al

proprio essere al mondo. E' in questo groviglio di stati d'animo personali e di

condizioni sociali lo snodo nevralgico del disagio che attanaglia la vita di

tanti giovani, ragazzi e ragazze.

C’è una scenetta che si ripete spesso nelle famiglie. La madre (o il padre)

avverte che qualcosa non va nel figlio (o nella figlia). Gli chiede: che cos’hai?

E il figlio risponde: niente. Ecco: questo “niente” ha un doppio significato. In

primo luogo, segnala un blocco della comunicazione, soprattutto della

comunicazione verticale, tra giovani e adulti. Una delle manifestazioni del

disagio è che il ragazzo (o la ragazza) si chiude in sé e non vuole parlare.

Ma, nel rispondere “niente”, ci dà una indicazione. Il disagio è “niente”, cioè

un vuoto, un vuoto esistenziale.

La sensazione che ha un ragazzo (o una ragazza) che vive un disagio

esistenziale è di non essere in sintonia con il mondo esterno. Una

particolarità dell’età giovanile è di essere legata alla concretezza quotidiana.

E invece la società in atto è costruita su parametri astratti (tipo i mercati). Si

viene così a creare una sorta di incompatibilità fra la concretezza

esistenziale dei giovani e l’astrazione che è alla base della organizzazione

sociale. Il disagio giovanile viene di solito trattato come una malattia da curare. Nel migliore dei casi, se ne parla come di un problema sociale da affrontare con un intervento che richiede l'impiego di risorse sociali. Questa logica andrebbe rovesciata. Bisognerebbe passare da una concezione passiva ad una concezione attiva del disagio giovanile. Il disagio dei giovani va visto non come problema da risolvere con l'impiego di risorse sociali, ma come risorsa da impiegare per la soluzione di problemi sociali. Dal disagio giovanile come problema sociale al disagio giovanile come risorsa sociale. In questa nuova prospettiva si parte da una particolare definizione del disagio giovanile. I giovani percepiscono la realtà esterna come la sfera in cui possono realizzare le proprie potenzialità. Nel progetto di realizzazione personale il soggetto giovanile investe le proprie energie vitali. Quando

Page 42: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

42

questa realizzazione della personalità non è resa possibile dall'organizzazione sociale, le energie vitali che non hanno modo di esprimersi all'esterno ricadono sulla soggettività, provocando frustrazione e disagio. All'origine del disagio giovanile c'è dunque un blocco delle energie vitali. Questo blocco è un problema reale, di cui si occupano psicologi, sociologi, operatori sociali. Ma se si riesce a sbloccare la soggettività giovanile, le energie liberate possono essere impiegate per risolvere problemi sociali. Così il disagio giovanile da problema si trasforma in risorsa. Senza volere avallare accostamenti tra fenomeni sociali e fenomeni fisici, immaginiamo di avere un sistema idrico in cui l'acqua ad alta pressione, non avendo sbocco all'esterno, provoca danni alla tubazione. Se apriamo i rubinetti, l'acqua scorre e non solo finisce di creare problemi, ma risolve il problema della sete, cioè diventa una risorsa. Come operare lo sblocco delle energie giovanili? I giovani hanno due bisogni essenziali: essere soggetti di relazione ed essere soggetti attivi. Questi due bisogni possono trovare risposta solo in una aggregazione sociale attiva. Stare insieme e fare insieme qualcosa che interessa. Non basta dunque creare strutture di aggregazione giovanile. Bisogna che si tratti di una aggregazione attiva. Stare insieme a far niente produce un fenomeno tipico delle periferie metropolitane. Ragazze e ragazzi segnati da disagio non sempre sono giovani isolati. Spesso sono giovani immersi in circuiti di intensa socialità. Solo che si tratta di una socialità sospesa in un vuoto di progettualità sociale ed esistenziale. Sono giovani che stanno a lungo insieme, ma non fanno insieme qualcosa che attenga ad un progetto di vita personale e sociale. Girano come ruote impantanate, che non hanno presa sul terreno melmoso. Vivono cioè in un vuoto esistenziale. Per sottrarli al disagio, bisogna coinvolgerli in una aggregazione attiva. Proprio come si mette una pietra sotto una ruota impantanata, per consentire la presa e dare la spinta alla macchina. Le comunità per tossicodipendenti adottano la strategia dell'aggregazione attiva, creando - al loro interno - situazioni di lavoro. Ma vedono nel lavoro solo una forma di terapia. Si tratta di andare oltre. Si tratta di vedere nelle energie sbloccate una risorsa sociale da impiegare per dare soluzione ai problemi del quartiere. I giovani così sentono di essere non malati in trattamento terapeutico, ma soggetti in grado di operare per la realizzazione di un progetto sociale, al servizio della comunità. Questa prospettiva di intervento sul territorio ha come quadro di riferimento una società orizzontale, una società in cui i soggetti di una comunità si scambiano l'un l'altro i servizi, in base ai bisogni ed alle possibilità di ciascuno. Per fare un solo esempio, sarebbe significativo che i giovani provvedano ad assistere gli anziani. Il quartiere acquisterebbe la

Page 43: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

43

dimensione di una comunità circolare, in cui i giovani danno un senso alla loro vita impegnandosi a dare qualità alla vita sociale della collettività.

46.2 Interventi sulle dinamiche della tossicodipendenza*

Le iniziative sulla tossicodipendenza si differenziano l’una dall’altra per metodi e modelli culturali. Ma quasi tutte hanno in comune un dato: intervengono sul fenomeno quando esso è già in atto, per cercare di sottrarre alla dipendenza dalla droga i soggetti coinvolti. Scarsamente praticato appare invece l’intervento sul fenomeno in fase di rischio, prima che esso produca le sue devastanti dinamiche (parliamo solo di droga pesante). Da questo punto di vista, è risaputo – anche se si fa finta di niente – che il problema investe l’organizzazione della società. Finché permangono condizioni sociali in cui masse di giovani non hanno una concreta prospettiva di vita, è difficile immaginare una soluzione radicale del problema droga. A tale livello, la insorgente intenzione di criminalizzare le vittime è una cruda dichiarazione di impotenza. D’altra parte, sul “rischio droga” le poche iniziative dal basso si muovono a tentoni, in mancanza di un preciso orientamento. Su questo versante non emerge con nettezza un intervento strutturato e diretto. C’è uno scarto di livello quando si passa da una iniziativa sulla tossicodipendenza a una sul “rischio droga”. Nel primo caso, l’intervento prende corpo in una struttura. Nel secondo, si traduce in una sterile riaffermazione dell’importanza, incontestabile, dell’informazione. Questo vuoto va colmato. Si deve cominciare a pensare come intervenire direttamente sulle dinamiche di accesso all’uso di droga, adottando procedure strutturate, come già si fa (a volte in contesti inaccettabili) nei confronti delle dinamiche di uscita dalla tossicodipendenza. Sulle vie di accesso alla droga non si può generalizzare. Le testimonianze di tossicodipendenti offrono un quadro di motivazioni di non facile lettura. A prendere alla lettera le singole esperienze, sembrerebbe che ognuno arrivi alla sostanza per suo conto. Eppure, al di là degli orizzonti individuali, c’è una vasta rete nelle cui maglie vanno a impigliarsi le vite di tanti giovani. Su questo piano, le dinamiche di accesso alla droga hanno avuto una evoluzione significativa. Oggi l’organizzazione del mercato della droga (oggettivamente favorita dal proibizionismo) preme, sempre più, sull’universo giovanile, per estendere l’area del consumo. Nella periferia urbana, a parte l’imprevedibilità delle storie individuali, in genere non sono i soggetti ad approdare – attraverso percorsi personali – alla sostanza. E’ il mercato ad acquisire nuovi soggetti con la sua efficiente macchina organizzativa, che usa come terminali sociali gli stessi tossicodipendenti. In questa situazione, per cogliere le dinamiche di accesso alla droga, bisogna innanzitutto capire come funziona l’induzione prodotta dal mercato.

Page 44: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

44

In pratica, il mercato si introduce in particolari circuiti giovanili, e preme con la sua “offerta”, su una condizione sociale ed esistenziale che andrà individuata e definita. Spesso si ha la sensazione che si arrivi alla droga senza una precisa e forte motivazione. In effetti, non pochi tossicodipendenti confessano di avere cominciato per gioco o per curiosità. Ma c’è da sospettare che queste pratiche altro non siano che forme esterne di dinamiche più profonde, che attengono alla condizione sociale ed esistenziale dei soggetti coinvolti. L’organizzazione del mercato della droga tiene a fare breccia su una socialità giovanile che, in condizione di oggettiva emarginazione, non riesce a canalizzare le potenzialità di attivazione dei soggetti e gira a vuoto su se stessa. Solo in questo quadro assume significato il rapporto fra la quotidianità dei soggetti e gli atteggiamenti e comportamenti nei confronti dell’uso di droga. L’intreccio tra pressione del mercato, socialità inattiva ed atteggiamento non preclusivo nei confronti della sostanza potrebbe costituire una sorta di concentrato di esposizione al “rischio droga”. I soggetti a rischio non sono, dunque, sempre giovani isolati, come vengono rappresentati in uno stereotipo diffuso. Spesso sono giovani immersi in circuiti di intensa socialità. Solo che si tratta di una socialità sospesa in un vuoto di progettualità sociale ed esistenziale. Sono giovani che stanno a lungo insieme, ma non fanno, insieme, qualcosa che attenga ad un progetto di vita personale e sociale. Girano come ruote d’auto impantanate, che non hanno presa sul terreno. Come intervenire? Una reazione diffusa alla condizione di esposizione al “rischio droga” è quella di tentare di sottrarre il soggetto al circuito sociale che si ritiene rischioso. E’ ciò che fanno tanti genitori quando cercano di fare uscire il figlio o la figlia da un giro di amicizie cosiddette “pericolose”. Un intervento sul “rischio droga” deve seguire un diverso itinerario. Sarebbe un grave errore approntare una struttura per smantellare la socialità giovanile non attivata. Sulle rovine di una socialità, anche di una socialità inerte, non si costruisce niente, nemmeno un antidoto al “rischio droga”. E’ necessario coinvolgere i soggetti “a rischio” nella ricerca di un impegno su misura per ogni circuito giovanile che gira a vuoto. Proprio come si mette una pietra sotto una ruota impantanata, per consentire la presa e dare spinta alla macchina. C’è ancora da definire un approccio specifico, con adeguata strumentazione operativa. E c’è da avviare una sperimentazione in una specifica area ad “alto rischio”, mirando a un risultato: abbassare il tasso di tossicodipendenza, operando in modo da restringere sempre più il numero di nuovi soggetti coinvolti. La prospettiva è qui appena tracciata, ma, in una materia così delicata e complessa, sarebbe già un primo passo riuscire a capire in quale direzione muoversi.

Il testo di questo paragrafo è stato pubblicato sul quotidiano “Il Manifesto”.

Page 45: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

45

46.3 I giovani tra rapporti comunitari e valori mercantili

Molti giovani, in quanto soggetti in formazione, tendono a vivere le

relazioni interpersonali come rapporti comunitari, finalizzati alla realizzazione

del proprio essere. Ma nella loro quotidiana ricerca di comunicazione sono

assediati da valori mercantili, da modi di concepire la vita associata come un

mercato, fondato sullo scambio utilitaristico. I valori mercantili fanno

pressione sulle relazioni comunitarie di molti ragazzi/e per ricondurle al

modello utilitaristico. Non a caso. La tendenza giovanile all'aggregazione

comunitaria è una anomalia insopportabile all'interno di una organizzazione

sociale che assume le relazioni industriali come modello dei rapporti

interpersonali.

L'acuta antinomia fra l'originario bisogno comunitario dei giovani e il

sistema di valori mercantili ha esiti diversi, a seconda delle diverse storie

personali. In ogni caso, la pressione mercantile sulla soggettività giovanile si

esercita non per via diretta, con una esplicita proposta utilitaristica, ma

attraverso un sottile processo di assimilazione di valori apparentemente

neutri.

Non si può dire ad un ragazzo o ad una ragazza: in un rapporto di amicizia

bisogna perseguire i propri interessi. Un tale messaggio difficilmente

troverebbe spazio nella coscienza giovanile. E allora si procede per vie

traverse. Una delle armi più sottili e più efficaci di cui dispone l'ideologia

mercantile per espugnare la tendenza comunitaria dei giovani è

l’assimilazione dello spirito competitivo. Quando questa operazione va in

porto, il ragazzo/a assume la competizione come valore doppiamente

positivo. Nella versione ideologica, la competizione sviluppa le capacità

umane ed è quindi uno strumento indispensabile per la realizzazione delle

potenzialità personali. Inoltre, essa corrisponde alle esigenze della

organizzazione sociale, perché porta ai posti di responsabilità i soggetti più

capaci.

Questo modello ideologico si insedia in larghi strati della coscienza dei

ragazzi/e, interferendo pesantemente nella dinamica comunitaria propria

delle relazioni giovanili. Una tale interferenza contamina gli atteggiamenti e i

comportamenti solidali, immettendovi elementi di utilitarismo mercantile, che

li sfigurano, al punto da rovesciarne il segno. Per dare una idea di questo

fenomeno, si può citare il caso di una ragazza molto aperta ai rapporti

interpersonali e ricercatissima da amici e amiche. Ad un certo punto, la

ragazza, in seguito ad una delusione d'amore, cade in una crisi di nervi che

le crea difficoltà relazionali. Gli amici e le amiche, invece di aiutarla a

Page 46: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

46

superare la crisi con una maggiore attenzione, interrompono di colpo ogni

rapporto con lei. Interpellati dai familiari della ragazza per spiegare questo

loro incredibile comportamento, se ne escono con giustificazioni che, in un

modo o nell'altro, rivelano orientamenti di tipo mercantile e suonano più o

meno così: «Per sopravvivere, bisogna sgomitare. E ognuno/a ha il suo bel

da fare per rimanere a galla. Non può occuparsi delle difficoltà degli altri. E'

bello stare insieme. Ma se qualcuno ha problemi, se li deve risolvere da sé.

Non deve creare problemi agli altri».

Non tutti i giovani piegano i loro rapporti interpersonali ai valori mercantili.

Ci sono ampie aree giovanili, in cui lo spirito comunitario resiste all'ondata

montante di rampantismo. Su questo versante, molti ragazzi/e praticano con

fatica, giorno dopo giorno, i valori solidaristici, lottando contro tutti gli

impedimenti che l'ideologia mercantile riesce a inventarsi, per restringere

sempre più i loro spazi comunitari.

Page 47: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

47

Sezione Ottava

OPPOSIZIONE SOCIALE

E ANTAGONISMO POLITICO

Page 48: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

48

Page 49: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

49

Capitolo Quarantasettesimo

L'OPPOSIZIONE SOCIALE

47.1 Opposizione sociale e alterità

Si ha opposizione sociale quando l'alterità si attiva per contrastare un

provvedimento della società astratta che incide negativamente sulla

condizione degli uomini e delle donne. L'opposizione sociale esprime

dunque non una presa di posizione politica contro la società capitalistica, ma

una azione pratica collettiva contro uno specifico atto. In tal senso si

distingue dall'antagonismo politico.

In questo quadro, l'opposizione sociale da un lato si afferma come pratica

politica, dall'altro rifiuta di darsi una forma politica. O meglio: la sua forma

politica è proprio il rifiuto di darsi una specifica forma politica. Il suo modo di

essere politico è quello di non cristallizzarsi in una struttura politica

organizzata.

Qualche volta l'opposizione sociale emerge in reazione ad una "forzatura"

operata dal sistema di astrazione. Facciamo un esempio. In un quartiere c'è

una zona di verde, che è un luogo di incontri e di giochi. Supponiamo che gli

abitanti del quartiere abbiano assimilato, nella grande maggioranza, i valori

della società astratta e si comportino secondo gli schemi della logica della

valorizzazione capitalistica. Un bel giorno l'area di verde, che appartiene al

Comune, viene ceduta a privati per la costruzione di un grande complesso

alberghiero. Si tratta di un "colpo di mano" operato dalla società astratta a

danno della collettività. Questa "forzatura" provoca una reazione che fa

emergere l'alterità sociale là dove regnava incontrastata la logica della

società astratta. I "buoni" cittadini e le "buone" cittadine, di solito così

ossequiosi nei confronti della legge e così avversi alle manifestazioni di

piazza, scendono in strada per affermare i bisogni della collettività. Così

vivono un momento di opposizione alla società astratta, un momento di

opposizione sociale.

Qual è allora la logica interna alla opposizione sociale? Quali sono le sue

radici? Per tentare di dare risposta a queste domande, occorre risalire al

processo di valorizzazione, di cui l'opposizione sociale rappresenta la

contraddizione vivente.

Page 50: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

50

Il processo sociale di valorizzazione funziona in concreto come

espropriazione sociale. Le forme dell'espropriazione sociale sono infinite, ma

tutte possono essere ricondotte al processo di espropriazione della vita

sociale. Dalla espropriazione della creatività alla espropriazione dei beni.

L'espropriazione della vita sociale da una parte produce plusvalore, dall'altra

crea i presupposti materiali dell'opposizione sociale, come processo di

riappropriazione della vita sociale.

L'opposizione sociale è dunque l'esatto contrario del processo sociale di

valorizzazione. Non a caso i suoi contenuti si definiscono non come

semplice proposizione di bisogni, ma come riaffermazione di bisogni negati

dalla valorizzazione del capitale. In tal senso, l'opposizione sociale ripercorre

in senso opposto il cammino della valorizzazione sociale del capitale.

Questa si definisce come processo di produzione sociale di valore astratto.

Si definisce in pratica come processo di astrattizzazione della vita sociale. Di

contro, l'opposizione sociale si definisce come processo di

riconcretizzazione della vita sociale: riaffermazione del valore d'uso contro il

valore di scambio, dei beni contro le merci, del lavoro concreto contro il

lavoro astratto, dei rapporti tra persone contro i rapporti tra cose. In sintesi,

società concreta contro società astratta.

Dunque, l'espropriazione da una parte produce plusvalore sociale,

dall'altra rischia di provocare tensione sociale. Per evitare questo rischio,

ogni espropriazione sociale viene coperta con un velo ideologico, che tende

a farlo apparire come un atto socialmente utile. In questo quadro, non

sempre l'espropriazione produce opposizione sociale.

47.2 L’eversione oggettiva

Quando l'espropriazione minaccia, nell'immediato, la sopravvivenza fisica

e sociale degli uomini e delle donne in carne e ossa, non sempre

l'opposizione sociale riesce a stare entro i limiti della legalità formale. In

pratica, quando la "forzatura" operata dal sistema di astrazione investe un

bisogno primario, determina una situazione che potremmo chiamare di

"eversione oggettiva".

E' opportuno chiarire con un esempio. Una famiglia abita in una casa in

affitto. Marito e moglie sono molto osservanti delle leggi e dell'ordine sociale.

Hanno addirittura un ossequio esasperato nei confronti dell'autorità

costituita. Questi "cittadini modello" ricevono uno sfratto esecutivo. Cercano

tutte le possibili soluzioni al problema. Ma non riescono. Dopo un certo

tempo, i carabinieri vanno a bussare alla porta della loro casa per dare

Page 51: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

51

esecuzione allo sfratto. La reazione dei coniugi è in contrasto con tutta la

loro vita. Si barricano in casa e minacciano di sparare se viene sfondata la

porta.

Non si tratta di una semplice ipotesi teorica. Casi di questo tipo vengono,

ogni tanto, riportati dai giornali3. Si tratta, come si vede, di una reazione

illegale. Solo che qui l'illegalità sostanziale è nella pretesa di gettare sul

lastrico una famiglia. Nella sostanza cioè l'illegalità è nella situazione che

viene a creare l'esecuzione dello sfratto.

3 Una notizia di cronaca, fra le tante: «E' stato rinviato [...] lo sfratto ai due settantenni che

l'altra sera, per evitare lo sfratto previsto per ieri, avevano minacciato di far saltare in aria la loro abitazione con due bombole di gas» («La Repubblica» del 22/9/1995).

Page 52: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

52

Page 53: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

53

Capitolo Quarantottesimo

ASTRAZIONE E MOVIMENTI SOCIALI

48.1 Organizzazione e movimenti sociali

In particolari condizioni, l’opposizione esplode in movimenti sociali. I

processi che conducono a tale esplosione non sono del tutto evidenti. Si accumulano lentamente e rimangono a lungo latenti. Poi, all'improvviso, esplodono. E' come se si accumulasse energia, che poi si scarica all'esterno. Ma tra l'accumulazione e l'esplosione c'è soluzione di continuità. E non è chiaro dove e come si determina il punto di rottura.

Un movimento non è il semplice esito di un lavoro organizzativo. Il che non significa che il lavoro organizzativo sia inutile. Significa che tra una organizzazione di base e l'esplosione di un movimento sociale c'è un salto imprevedibile. Si lavora per anni ad una organizzazione sociale di base. E, quando va bene, si riesce ad avviare un lento processo di crescita collettiva entro un ristretto circuito sociale. A volte si fatica a mettere insieme una riunione, una assemblea, una manifestazione.

Improvvisamente esplode il movimento. Il quadro cambia completamente. Un movimento è come un fiume in piena, che rompe qualsiasi argine organizzativo. II problema non è più quello di far venire gente ad una assemblea, ma di come contenere tanta gente dentro una assemblea. La soggettività collettiva preme da tutte le parti e vuole darsi obiettivi da realizzare. La domanda sociale si dilata, straripa da tutte le parti, diventa ingovernabile.

I movimenti che esprimono l'essere sociale concreto hanno, di per sé, una dinamica alternativa alla organizzazione capitalistica della società. In tal senso, ritroviamo nei movimenti degli ultimi anni, a partire dal '68, l'opposizione alla organizzazione sociale da noi definita come società astratta. Possiamo quindi richiamare qui i tratti essenziali dei movimenti degli ultimi anni, ridefinendoli nei termini del nostro discorso sull'astrazione sociale.

48.2 L'astrazione politica e il movimento del '68

Il punto di partenza del movimento del '68 in Italia è la contestazione

dell'autoritarismo all'interno dell'Università. Ma subito si trasforma in critica

della società capitalistica come società formalmente democratica.

Page 54: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

54

Alla base del '68 c'è dunque un attacco all'astrazione politica. Il soggetto espresso dal movimento squarcia la forma politica astratta, per portare alla luce una organizzazione sociale basata sullo sfruttamento e sul dominio di classe.

La critica, teorica e pratica, però non si ferma alle disfunzioni di questo o quel settore. Un passaggio qualificante del movimento è l'opposizione frontale alla società capitalistica come sistema. Su questa linea, viene segnata una frattura insanabile con la tradizione riformistica. «Il sistema si abbatte e non si cambia». Dietro l'estremismo di questo slogan c'è il rifiuto della politica ufficiale, che opera cambiamenti formali per lasciare intatta la struttura reale. Per questa via, il movimento si tira fuori da tutte le insidie dell'astrazione politica. E non è un caso che proprio su questo punto il sistema istituzionale esercita le pressioni più forti, che costringono il movimento ad alzare continuamente il tiro, per evitare pericolose commistioni 4. La società astratta si sente attaccata nella sua struttura costitutiva e reagisce a modo suo, cercando di riportare il corpo estraneo nell'alveo della sua dinamica. Di fronte a questi continui allettamenti istituzionali il movimento si difende riaffermando ogni volta la sua alterità.

Da questa posizione di estraneità alla politica astratta, il movimento investe tutti i settori della struttura sociale. L'indifferenza alla condizione reale delle persone viene attaccata nella organizzazione del sistema produttivo, della scuola, della sanità. Il punto di vista del movimento penetra all'interno e si trasmette alla soggettività che opera nella struttura. I vari soggetti collettivi vengono via via toccati dal vento della contestazione e si mettono in movimento, in senso letterale. Si accendono così fuochi di lotte dal basso in tutte le sedi della vita sociale. La società capitalistica viene smascherata come organizzazione formalmente improntata a principi di libertà, di uguaglianza e di democrazia e in realtà fondata sullo sfruttamento, sulla disuguaglianza e sul potere della classe dominante. Viene, di fatto, contestata - nei termini della nostra analisi - in quanto società astratta.

Questo messaggio esercita una forte e ricca influenza culturale. Molti settori della cultura ufficiale vengono scossi da agitazioni interne. La letteratura, il cinema, il teatro, la musica, la pittura vengono messi in discussione non come espressioni artistiche, ma come strutture di potere. In pratica, viene portata alla luce la penetrazione capillare dell'astrazione sociale nel corpo vivo della società.

48.3 La differenziazione sociale e l'autunno caldo del ‘69

Il movimento del '68 si trasmette, per vie sotterranee, alla soggettività operaia ammassata nel cosiddetto triangolo industriale del nord e sfocia

4 Si veda, in questo volume, Saggi Sa3, Movimento ’68, Esperienze di autonomia politica e di democrazia diretta.

Page 55: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

55

nelle lotte dell'autunno caldo del '69. La figura dell'operaio-massa fa saltare la mediazione sindacale, si scrolla di dosso ogni incrostazione economicistica e balza sulla scena direttamente come soggetto politico5.

Da questa posizione il nuovo soggetto operaio attacca l'impianto della società capitalistica su un punto che, per il nostro discorso sulla società astratta, è estremamente qualificante: la differenziazione sociale. La società sussunta al capitale, per qualificarsi come società astratta, ha bisogno di differenziare i componenti della collettività non sulla base della concretezza esistenziale, ma in riferimento all'uso della forza-lavoro. La differenziazione parte quindi dalla sfera lavorativa, dove si materializza nelle qualifiche, e si estende a tutta la società.

Le lotte operaie dell'autunno del 1969 attaccano la differenziazione sociale all'origine, alzando sul pennone della fabbrica la bandiera dell'egualitarismo. «Aumenti uguali per tutti» è la parola d'ordine centrale dell'autunno caldo.

Con questa presa di posizione, il soggetto operaio di massa si fa carico di

un problema sociale generale: affermare la concretezza esistenziale del

soggetto collettivo. E questa affermazione mina alla base la società astratta,

che tende a disarticolare la soggettività collettiva ed a ristrutturarla secondo

le esigenze del sistema di produzione.

48.4 L'astrazione sociale e il movimento del '77

Il movimento del '77 nasce sulle spalle del '68. La critica della società

capitalistica è stata ormai ampiamente socializzata, ma stenta a tradursi in

pratica sociale collettiva. Nel frattempo si è affermata nei gruppi

extraparlamentari una certa logica minoritaria, che rende difficile il

coinvolgimento di vasti strati sociali. E' in questo quadro che irrompe sulla scena un nuovo soggetto sociale.

Alla soggettività operaia ammassata in fabbrica, sintetizzata nella figura dell'operaio-massa, subentra la soggettività proletaria diffusa nel sociale, rappresentata emblematicamente dalla figura dell'operaio sociale. Questa figura si intreccia ad una diffusa soggettività sottoproletaria, in particolare giovanile, che vive ai margini della struttura sociale, in assoluta estraneità rispetto al sistema istituzionale.

5 Si veda, in questo testo, Libro Primo, Appendice A, Una figura storica: l’operaio-massa fra indeterminazione sociale e soggettività politica.

Page 56: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

56

Questa figura composita della soggettività collettiva nel 1977 si mette in movimento, innescando una miscela esplosiva. La nuova figura occupa la scena direttamente come soggetto sociale, mandando in frantumi tutti gli schemi politici, compresi quelli che nel post-sessantotto si sono sedimentati all'interno dei gruppi extraparlamentari.

In questo quadro, l'agire collettivo cambia pelle. Il leaderismo - che nei gruppi raggiunge livelli aberranti, producendo la figura del carrierista politico, pronto a inserirsi nel sistema dominante - nel movimento del '77 provoca, là dove emerge, reazioni diffuse di rigetto. Reazioni che investono anche ogni tentativo di imporre rigide strutture organizzative ad un soggetto sfuggente e imprevedibile. Le organizzazioni che affiancano il movimento hanno vita difficile nella loro pretesa di "dare la linea".

Il soggetto collettivo è recalcitrante di fronte a qualsiasi proposta politica che si presenti in forma strutturata. Nella coscienza collettiva della base del movimento passa soltanto una forma politica, per così dire, primordiale, in cui una soggettività frammentata esprime la propria condizione di vita. Nelle assemblee di movimento vengono ascoltati con attenzione gli interventi di giovani sottoproletari che esprimono il loro disagio esistenziale e gridano la loro rabbia contro la società dell'indifferenza. E invece vengono ignorati o fischiati gli interventi improntati ad una visione canonica della politica.

Non si tratta di semplici umori, ma di una vera e propria svolta. Entra in scena direttamente la concretezza esistenziale degli uomini e delle donne in carne e ossa. Ed è su questa base che, nei termini della nostra analisi, possiamo definire il '77 come movimento di opposizione all'astrazione sociale.

48.5 La mercificazione della cultura e il movimento del '90 Ogni movimento ha una propria identità in rapporto al soggetto collettivo

che si fa portatore delle sue istanze di fondo. In tal senso, il soggetto del movimento sorto nelle università italiane nel 1990 - e noto come il «Movimento della Pantera»6 - è il futuro addetto/a al lavoro intellettuale nel sistema produttivo a tecnologia avanzata. E' un soggetto che sa usare il computer e i mezzi di comunicazione. Durante l'occupazione delle sedi universitarie, gli occupanti si scambiano i documenti prodotti dalle commissioni facendo un uso sistematico dei fax.

L'interesse predominante di un tale soggetto non può che essere l'uso della preparazione culturale nel sistema produttivo capitalistico. L'attenzione è dunque rivolta al processo di mercificazione della cultura. Nella società

6 Questa denominazione è legata ad un episodio di cronaca: la fuga di una pantera, che viene invano ricercata. Da qui il motto del movimento: «La Pantera siamo noi».

Page 57: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

57

capitalistica la cultura ha soltanto la funzione di valorizzare il capitale. E' quindi una merce come un'altra7.

Il soggetto del movimento della «Pantera» si ribella alla prospettiva di ridurre le proprie conoscenze a meccanismi di produzione di plusvalore e proclama la volontà di mettere il sapere al servizio della crescita collettiva.

Il movimento del '90 attacca dunque l'uso astratto delle conoscenze. Nella società astratta le conoscenze vengono usate non per rispondere alle esigenze degli uomini e delle donne in carne e ossa, ma per alimentare il profitto, cioè il valore astratto per eccellenza. Di contro, la «Pantera» rivendica un uso sociale della conoscenza, cioè un uso finalizzato alle esigenze della concretezza esistenziale degli uomini e delle donne in carne e ossa.

48.6 Società astratta e movimenti sociali In generale, la società astratta è assente quando ci sono da risolvere

problemi di donne e di uomini. Ed è invece presente appena si tratta di reprimere i loro comportamenti. Lontana e distratta nei confronti delle difficoltà che insorgono nella vita sociale, si fa pronta a intervenire per criminalizzare i movimenti sociali che premono per un cambiamento.

Gli unici atti che la società astratta sa promuovere in presenza di un movimento che sale dalla collettività sono i processi in tribunale. Disarmata e impotente di fronte alle piccole e alle grandi questioni sociali, diventa armata e potente contro chi si attiva alla ricerca di possibili soluzioni. Si mette in moto solo quando c'è da bloccare un rischio di cambiamento reale. L'astrazione tende ad azzerare continuamente gli spostamenti in avanti della collettività. La società astratta si muove solo per restare ferma.

Questa sostanziale immobilità rende la società sussunta al capitale sorda e cieca nei confronti di tutto ciò che si muove nel sociale. In tal senso, l'astrazione è come una corte di nebbia che impedisce di vedere il traffico sulla strada. Le macchine sbucano all'improvviso e non c'è tempo per scansarsi.

E' per questo che una società fondata sull'astrazione non riesce a prevedere le tensioni sociali, che sfociano nei movimenti. Non essendo a contatto con la realtà delle donne e degli uomini, non è in grado di interpretare le tendenze che emergono nel sociale. L'indifferenza alla concretezza esistenziale si traduce in incapacità di intervenire - anche dal punto di vista degli interessi dominanti - per prevenire le esplosioni del sociale. I movimenti sbucano dalla coltre di astrazione, forando la cortina di

7 Si vedano, in questo volume, sul Movimento ’90, Sa4, Università pubblica e capitale privato e Sa5, Contro la mercificazione della cultura: gli studenti e le istituzioni.

Page 58: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

58

sordità della struttura sociale. Ed è a questo punto che l'incapacità si trasforma in arroganza. La società astratta, colta di sorpresa dalle questioni sociali spinte sulla scena dai movimenti, invece di affrontarle, si illude di spazzarle via con provvedimenti di polizia.

E' in ciò una sorta di presenza-assenza della società astratta. Assente quando c'è da prospettare una soluzione per problemi di vita reale, impone la sua arrogante presenza appena c'è da sbarrare la strada ad un movimento che preme per un profondo mutamento della organizzazione sociale.

Page 59: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

59

Capitolo Quarantanovesimo

L'ANTAGONISMO POLITICO

49.1 Rigidità sociale e antagonismo politico

Quando l'attività pratica non si limita a bloccare la condizione sociale nella

forma data, ma parte da tale blocco per tentare di invertire il movimento

generale della società complessiva, per puntarlo in direzione della

realizzazione della concretezza esistenziale delle donne e degli uomini, la

rigidità sociale fa un balzo in avanti e si traduce in antagonismo politico.

Mentre la rigidità ha un carattere prevalentemente difensivo, l'antagonismo

ha un carattere prevalentemente offensivo.

Queste due forme di attivazione dell'alterità sociale non possono essere

distinte nettamente. Da una parte, la rigidità ha, di per sé, un carattere

antagonistico, nel senso che introduce elementi di crisi nella dinamica della

società astratta. Dall'altra, l'antagonismo ha un carattere di rigidità, nel senso

che, in presenza di un attacco alla concretezza esistenziale, non può

prescindere dalla difesa della "forma data" della condizione sociale degli

uomini e delle donne.

Si tratta dunque di diversi livelli di espressione dell'alterità sociale. La

rigidità è espressione della concretezza esistenziale che il sistema di

astrazione non è riuscito a mettere fra parentesi. L'antagonismo è invece

espressione della concretezza sociale che un movimento di opposizione

riesce a fare emergere, rompendo la crosta di astrazione che il sistema

politico-economico è riuscito a far sedimentare sulla realtà sociale. La rigidità

fa riferimento ad una condizione sociale data. L'antagonismo fa riferimento

ad una condizione sociale da realizzare in un diverso modo di essere e in

una forma nuova di convivenza. L'antagonismo politico opera là dove la concretezza esistenziale urta contro l'apparato istituzionale dell'astrazione sociale. Si insedia nei punti di frizione fra la pretesa delle istituzioni della società astratta di "ignorare" la realtà delle persone e la volontà attiva delle donne e degli uomini di affermare la propria concreta esistenza. E' un passo in avanti rispetto alla rigidità sociale. Esprimono rigidità sociale gli sfrattati che si rifiutano di uscire di casa. Esprime invece antagonismo politico un movimento di occupazione di case. La rigidità sociale consiste nella volontà di non cedere ad un attacco del sistema di astrazione. L'antagonismo politico consiste invece nella

Page 60: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

60

volontà di attaccare il sistema di astrazione, riaffermando la concretezza sociale.

49.2 L'antagonismo politico come contrapposizione alla società astratta L'antagonismo politico si qualifica come contrapposizione frontale alla

società astratta. La radice di tale contrapposizione è nell'emergere delle istanze concrete che il sistema di astrazione non riesce a mettere fra parentesi.

La società astratta si regge sulla tendenza alla elisione della concretezza esistenziale delle persone. Al polo opposto, l'antagonismo politico apre una prospettiva di riconcretizzazione dei processi sociali. La partita si gioca - con alterne vicende - fra queste due opposte pressioni sulla realtà sociale: da una parte una pressione che tende a togliere spazio alle espressioni del vivere reale, dall'altra una controspinta che tende a fare emergere la dinamica della realtà esistenziale degli uomini e delle donne.

L'antagonismo politico che opera nella società astratta è chiamato a misurarsi con il vissuto quotidiano. E poiché il sistema di astrazione tende a eclissare la concretezza esistenziale, è da tale concretezza che parte il movimento antagonista. Quando una opposizione insegue il sistema capitalistico nel cielo dell'astrazione, non riesce a definirsi in termini di antagonismo. Sul piano dell'ingegneria politica, la società astratta riesce in genere a spuntarla. Anzi. L' "astuzia" della società astratta sta nel costringere i suoi avversari a muoversi sul terreno dell'astrazione. Viceversa, una opposizione politica si qualifica come antagonismo soltanto se si muove sul terreno della concretezza sociale. L'antagonismo, in quanto tale, opera per recidere uno ad uno i fili della rete di astrazione che avvolge la concretezza delle donne e degli uomini. E' la concretezza liberata che oppone forza antagonista al sistema di astrazione sociale.

Ma qual è la dinamica di liberazione della concretezza sociale? E come si rapporta la concretezza liberata al sistema di astrazione sociale?

La dinamica della liberazione della concretezza non è l'esatto contrario della dinamica dell'astrazione. E' "altra" e si muove sulla base di un'altra logica. Non è quindi all'interno della logica dell'astrazione che si può ritrovare, magari per contrasto, il filo sottile della concretezza sociale. La logica dell'astrazione è onnivora e riesce ad assorbire in sé tutto. Non è quindi possibile inseguirla sul suo terreno, con l'illusione di contrastarla. Le ragioni della concretezza non sono sostenibili nel quadro dei valori astratti. I valori astratti "ignorano" le ragioni della concretezza. Ora, queste ragioni non possono fasi valere andando a bussare alla porta del sistema di astrazione, per segnalare la propria presenza. E ciò perché la logica dell'astrazione è stringente e non lascia spazio a ragioni "altre". Non è possibile vincere

Page 61: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

61

l'astrazione puntandole addosso le sue stesse armi. Non si arriverà mai a smontare l'astrazione sociale con pratiche interne alla sua stessa logica.

Solo tirandosi fuori dalla palude dei valori astratti, la concretezza sociale può affermarsi. I valori astratti, per imporsi, hanno bisogno di un apparato ideologico. La concretezza non ha bisogno di ideologia. Anzi, gli orpelli ideologici appannano le ragioni della concretezza.

Tutto ciò non significa che l'antagonismo politico si esaurisce in una sorta di presidio della concretezza. L'antagonismo si qualifica come tale se da una parte si radica nella concretezza sociale e dall'altra si fa carico di tutte le implicazioni, strategiche e tattiche, dell'agire politico.

49.3 La definizione operativa dell’antagonismo politico

L'antagonismo politico è costretto a scegliere fra due alternative. La prima

alternativa è tutta centrata sulla efficacia dell'agire politico. Per risultare efficace, l'agire politico deve incidere sulla realtà sociale, deve intervenire sulla sua dinamica. Ora, per intervenire sulla dinamica sociale, deve in qualche modo modellarsi su di essa. Per questa via però l'antagonismo politico rischia - ed è un rischio tante volte sperimentato - di divenire una componente della realtà che intende ribaltare. Le implicazioni di questo rischio sono tanto gravi quanto ovvie. A forza di mettersi "in sintonia" con la realtà, l'antagonismo rischia di stare "a rimorchio" degli accadimenti. Invece di produrre fatti, ne viene prodotto. La politica come semplice esito della realtà sociale data.

La seconda alternativa è centrata non sulla modificazione della realtà sociale, ma sulla costruzione di un caso esemplare di realtà alternativa. Il soggetto collettivo, invece di rapportarsi alla realtà sociale data, "testimonia" la possibilità di una diversa realtà. Non dovendo modellarsi sulla realtà data, questa ipotesi evita - in linea di massima - il rischio di diventarne una semplice componente. Tuttavia, nella sua purezza ideale, manca il dato qualificante dell'antagonismo, che è nel rapportarsi, in antitesi, allo stato presente delle cose. C'è anche da considerare il fatto che esperienze isolate non mettono in discussione il sistema, che può benissimo sussistere portandosi in seno piccole "isole felici".

La valenza che assumono, in concreto, queste due ipotesi, è indice della enorme difficoltà di definire i termini operativi dell'antagonismo nel sistema istituzionale della società astratta. In che cosa consiste tale difficoltà? L'antagonismo politico si definisce in antitesi ad una oppressione. Ora, la specificità del sistema istituzionale della società astratta sta nella sua sostanza oppressiva entro una forma non oppressiva. Si dà corpo ad una forma politico-istituzionale "democratica", per fare astrazione dalle moderne schiavitù delle "libere" persone concrete.

Page 62: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

62

Con questa specificità storica è costretto a misurarsi l'antagonismo

politico. La tendenza a definire la società sussunta al capitale in termini di

"dittatura" nasconde spesso la difficoltà di misurarsi con la forma istituzionale

propria del capitalismo moderno. Paradossalmente - in teoria, a prescindere

dalle implicazioni operative - la definizione dell'antagonismo è più agevole in

presenza di una forma "dittatoriale" che in presenza di una forma

"democratica". Nel primo caso la contrapposizione al sistema può essere di

tipo lineare, nel senso che, di fronte ad una oppressione insieme formale e

sostanziale, l'antagonismo può raccogliersi sotto le bandiere della libertà e

della democrazia. Nel secondo caso, invece, in presenza di una forma

"democratica" del sistema istituzionale, una contrapposizione lineare - muro

contro muro - apre una serie di questioni di non facile soluzione. Chiudendosi dentro una forma "democratica", un sistema di oppressione

tende a rendersi, in quanto tale, invisibile e quindi non contestabile. Da qui discendono conseguenze di grande rilevanza per la definizione dei termini operativi dell'antagonismo politico. I soggetti oppressi, per attaccare il sistema di oppressione, devono innanzi tutto squarciare il velo della democrazia astratta e fare emergere i termini della democrazia reale.

L'affermazione della democrazia reale passa attraverso la rottura del "gioco democratico", cioè della democrazia come "gioco delle parti", che impedisce agli uomini e alle donne di dare corso alle espressioni della propria concretezza esistenziale. L'astrazione non agisce in campo aperto. Si insinua tra le pieghe della vita sociale, si intreccia alla concretezza esistenziale. In tale situazione, una forza politica si qualifica come realmente antagonista solo se tende a unificare tutte le forme di resistenza e di opposizione che si esprimono nelle istanze di base. L'antagonismo si definisce soprattutto nei termini di una intelligenza politica capace di snidare e contrastare l'astrazione in tutti i luoghi della società complessiva.

49.4 Lo sbarramento istituzionale nei confronti dell'antagonismo politico

Nel corso di una fase di rigidità sociale, la società astratta tende a

praticare, fin dove può, misure amministrative. Nei confronti dell'antagonismo politico l'apparato istituzionale comincia invece ad elaborare una risposta complessiva, intesa ad eliminare le forze che esprimono una contrapposizione globale al sistema capitalistico.

Questo passaggio di livello della risposta istituzionale si spiega con il significato che viene ad assumere la transizione dalla rigidità sociale all'antagonismo politico. La rigidità sociale è una posizione di difesa della collettività, la quale, irrigidendosi sui propri bisogni, si rifiuta di prendere in considerazione le richieste che provengono dalla società-struttura. Quando

Page 63: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

63

su questa posizione viene ad accumularsi una certa forza, cominciano ad emergere espressioni di antagonismo politico, nelle quali i soggetti non si limitano a difendere la propria concretezza esistenziale, ma lanciano un messaggio, che intende mettere in discussione il potere costituito. E' la minaccia contenuta in questo messaggio che mette in allarme il sistema istituzionale della società astratta e lo induce a mobilitare tutte le forze di cui dispone per cercare di bloccare l'antagonismo.

La risposta istituzionale all'antagonismo politico si pone dunque in termini di sbarramento. L'apparato istituzionale della società astratta non si preoccupa di entrare nel merito delle ragioni che stanno alla base dell'opposizione antagonista. Il suo intervento è tutto rivolto a mettere le forze antagoniste in condizione di non potere operare.

49.5 Il “riflusso”

Quando la parabola del movimento declina verso il basso, gli strati della

soggettività sociale che sono stati attivati, per vie non sempre decifrabili, dal

“flusso” dell’agire collettivo vengono gradualmente risucchiati in una sorta di

ripiegamento individualistico noto come “riflusso”.

Questo stato dell’essere sociale viene vissuto dai singoli in modi diversi.

C’è chi, stretto nella morsa della delusione per vedere svanire il sogno di un

altro mondo possibile, si chiude in se stesso, arrivando, in casi di particolare

fragilità psichica, a imboccare il tunnel della tossicodipendenza e

dall’autodistruzione. C’è chi, dopo la ventata movimentista, rientra nel guscio

della routine quotidiana, quasi per proteggersi da altre tentazioni politiche,

ritenute ormai illusorie, «perché tanto i potenti finiscono sempre per avere la

meglio». C’è chi, non potendo più attivarsi nella vasta area del movimento,

sperimenta esperienze di comunità alternative.

Tutti questi casi e altri ancora, che pullulano qua e là nella palude del

riflusso, riguardano soggetti che, pur investiti dalle frustrazioni derivanti dalla

caduta del movimento, resistono comunque alle mille tentazioni della

ideologia capitalistica.

Un discorso a parte meritano invece quei soggetti che, dopo essere stati

alla testa del movimento nella sua fase montante, appena l’ondata

movimentista si ritrae, con uno sconcertante salto trasformistico, passano,

armi e bagagli, in campo avverso. Non solo. Ma entrano a far parte della

struttura del potere costituito, con ruoli di notevole rilievo.

Ora, se si scava a fondo in questi episodi di trasformismo, ci si accorge

che si tratta di soggetti che hanno interpretato il movimento in termini di

potere. Per loro l’esplosione del movimento è stata l’occasione per

Page 64: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

64

emergere e mettere in campo le proprie segrete ambizioni di affermazione

personale, attraverso una esasperata propensione al leaderismo. E quando

l’esperienza movimentista si chiude, riversano le loro ambizioni sul versante

opposto.

Non è questa la sede per esprimere giudizi morali. Si tratta di leggere il

fenomeno in chiave di dinamica sociale e politica. La società astratta ha una

notevole forza di attrazione. E’ una sorta di gorgo che risucchia nelle sue

viscere la soggettività non dotata di una marcata taratura antagonista. E non

si fa scrupolo di utilizzare, a proprio uso e consumo, risorse di conoscenza e

di pratica maturate all’interno della esperienza di movimento.

L’intelligenza collettiva del movimento ha una straordinaria capacità di

conoscenza teorica e pratica. Si pensi soltanto, per fare un esempio, alla

rivoluzione culturale operata dal movimento del ’68. Tutti i settori della

società furono investiti dalla forza di penetrazione conoscitiva del

movimento. Questo sterminato universo di acquisizioni culturali è stato in

seguito rimasticato dagli intellettuali borghesi e riversato in pagine e pagine

scritte, per così dire, sulla pelle del movimento. Gli intellettuali che, durante

le occupazioni delle facoltà universitarie, non perdevano occasione per

esprimere la loro ostilità alle iniziative del movimento, hanno poi pubblicato

pagine e pagine di “analisi” del fenomeno movimentista. Particolarmente

significativo è il caso dei docenti di sociologia, i quali si sono tenuti sempre a

distanza stellare dalle situazioni di movimento e poi hanno pontificato per

anni su una realtà di cui non hanno mai avuto conoscenza diretta 8.

L’uso che l’apparato istituzionale e paraistituzionale della società sussunta

al capitale fa dei soggetti con un passato movimentista è estremamente

spregiudicato. Li utilizza come portatori di una conoscenza diretta delle

dinamiche di movimento, al fine di potere meglio controllare le espressioni di

antagonismo politico.

49.6 La prospettiva

Il discorso sulla società astratta conclude così la sua parabola. A partire

da qui, la discussione è aperta. Nulla viene dato per acquisito. Tutte le

alternative sono in gioco. Si tratta di aprire una breccia sul muro

8 I sociologi borghesi non ottemperano nemmeno alla loro funzione di cosiddetti “scienziati

sociali”. Nelle fasi di staticità sociale, si atteggiano a “osservatori partecipanti” dei fenomeni. Ma appena scoppia un qualche sommovimento, si trincerano nei loro studi professionali. Per dare una idea, è come se un vulcanologo straniero in escursione sull’Etna, se ne tornasse di corsa al suo paese al primo manifestarsi di una esplosione lavica.

Page 65: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

65

dell'indifferenza e di costruire una prospettiva di liberazione degli uomini e

delle donne dall'astrazione sociale.

Page 66: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

66

Page 67: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

67

Libro Terzo - Conclusione

LA SOCIETA' ASTRATTA FRA ALTERITA’ E ANTAGONISMO

La società capitalistica è astratta nella misura in cui riesce a mettere tra

parentesi la concretezza esistenziale degli uomini e delle donne in carne e

ossa. Ma anche all'apice del suo potere di astrazione, la società sussunta al

capitale non riesce ad estinguere il potenziale di concretezza presente nella

collettività. Nella società astratta il concreto esistere delle persone si esprime

nell'alterità sociale, cioè in atteggiamenti e in comportamenti di estraneità ai valori e alla logica della società astratta.

L'alterità sociale è una potenzialità sempre presente, allo stato latente, nella collettività. E a volte viene alla luce come reazione ad una "forzatura" della società astratta. Ma, di solito, è avviluppata in una nube di astrazione sedimentata nella coscienza collettiva.

Spesso l'alterità si esprime in termini di estraneità passiva. Ciò accade soprattutto quando l'essere sociale è frammentato e il soggetto si chiude in un autoisolamento, non riuscendo a comunicare con gli altri.

L'assenza di espressioni manifeste dell'alterità può indurre in errore. Può far pensare ad un ricompattamento irreversibile del sistema sociale. Ma, prima o poi, arriva la smentita. E l'alterità si riattiva, a volte a distanza di molti anni e magari per un breve periodo.

Molte sono le modalità pratiche dell'alterità sociale. Ma possono essere ricondotte a tre tipi fondamentali: la rigidità sociale, l’opposizione sociale e l'antagonismo politico.

La rigidità sociale tende a bloccare la condizione degli uomini e delle donne nella forma data e "fa muro" contro gli interventi volti a sottomettere la vita sociale alle esigenze della valorizzazione del capitale. Essa è dunque uno strumento di difesa della concretezza esistenziale contro l'astrazione sociale. Ma si traduce in un potenziale fattore di crisi per la società astratta, la quale non sopporta che si oppongano ostacoli allo sviluppo del capitale.

Si ha opposizione sociale quando l'alterità si attiva per contrastare un

provvedimento della società astratta che incide negativamente sulla

condizione degli uomini e delle donne. L'opposizione sociale esprime

dunque non una presa di posizione politica contro la società capitalistica, ma

una azione pratica collettiva contro uno specifico atto. In tal senso si

distingue dall'antagonismo politico.

Page 68: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

68

In questo quadro, l'opposizione sociale da un lato si afferma come pratica

politica, dall'altro rifiuta di darsi una forma politica. O meglio: la sua forma

politica è proprio il rifiuto di darsi una specifica forma politica. Il suo modo di

essere politico è quello di non cristallizzarsi in una struttura politica

organizzata. Quando la pratica sociale va oltre il blocco della condizione esistente e

tende a invertire il movimento della società complessiva per indirizzarlo verso la concretezza delle persone, l'alterità sociale si traduce in antagonismo politico. La rigidità sociale ha dunque un carattere prevalentemente difensivo. L’opposizione sociale ha un carattere limitato a singoli provvedimenti. L'antagonismo politico ha un carattere prevalentemente offensivo, a livello di sistema. Si tratta di forme complementari, nel senso che la rigidità e l’opposizione hanno, in sé, un potenziale antagonistico e l'antagonismo deve radicarsi in lotte di rigidità e di opposizione.

Esperienze di alterità sociale sono quelle che prefigurano, in piccolo, una organizzazione sociale alternativa alla società astratta. Tale è, per esempio, l'esperienza autogestita di piccola comunità. Vivere in comunità è per il soggetto un modo per attivare le proprie qualità e indirizzarle all'autorealizzazione. Ma la vita di una persona non può esaurirsi all'interno di una piccola comunità. E' comunque esposta al sistema di astrazione che opera nella società complessiva.

L'esperienza comunitaria è dunque valida come terreno di sperimenta- zione, da riversare nella dinamica sociale generale.

Quando non riesce ad attivarsi in una esperienza alternativa, il soggetto si ripiega su se stesso. Ed è qui che ha origine la dinamica sostitutiva dell'attivazione sociale. Tale dinamica viene vissuta in forme diverse, a seconda dei motivi che stanno alla base della mancata attivazione. C'è chi si immerge completamente nella routine quotidiana. C'è chi investe tutte le sue energie non nella ricerca della propria realizzazione esistenziale, ma nello sforzo di trarre vantaggio dalla propria condizione di estraneazione. E c'è chi tenta di sfuggire ad una realtà ripugnante rifugiandosi nel mondo artificiale delle droghe.

* * * Una forma significativa di alterità è la rigidità della forza-lavoro, cioè la

resistenza che la forza-lavoro oppone all'uso indiscriminato che il sistema imprenditoriale pretende di farne.

La rigidità pone all'uso della forza-lavoro vincoli qualitativi, che vengono ad aggiungersi ai vincoli quantitativi. Non si chiede soltanto che venga delimitata la giornata lavorativa, ma anche che l'uso della forza-lavoro

Page 69: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

69

manuale-intellettuale sia vincolato ad un luogo determinato, ad un posto di lavoro determinato, ad un determinato ritmo e modo di lavoro. Si chiede, in pratica, che vengano regolamentati tutti gli aspetti dell'uso della forza-lavoro.

Al di fuori della sfera lavorativa, l'alterità si esprime in forma di rigidità sociale, cioè nell'insieme degli atteggiamenti e dei comportamenti incompatibili con le esigenze della valorizzazione sociale del capitale.

La rigidità sociale si definisce dunque come affermazione dei bisogni sociali contro le esigenze della riproduzione, così come la rigidità della forza-lavoro manuale-intellettuale si oppone alle esigenze della produzione. La rigidità sociale non difende diritti particolari, ma il più generale dei diritti, il diritto alla qualità della vita sociale.

Alla rigidità sociale si contrappone la rigidità del capitale. Se si impone, per legge, agli imprenditori di assumere il personale secondo graduatorie nominative dell'ufficio di collocamento, gli imprenditori sospendono le assunzioni. E allora si dice che la legge non funziona e bisogna abolirla. Invece di imporre alla classe imprenditoriale il rispetto della legge, si reclama l'eliminazione della legge che non viene rispettata.

* * * Quando l'alterità si attiva per contrastare provvedimenti che peggiorano la

condizione degli uomini e delle donne, si esprime in forma di opposizione sociale. A differenza dell'antagonismo, l'opposizione sociale esprime, come si è visto, non una presa di posizione politica contro la società capitalistica, ma una azione pratica collettiva contro specifici atti.

L'opposizione sociale si definisce dunque come riaffermazione di bisogni negati. In tal senso, segue passo passo l'astrazione e tenta di introdurre come antidoto un processo di riconcretizzazione della vita sociale.

Non sempre l'opposizione sociale riesce a tenersi entro i limiti della legalità formale. Quando la società astratta opera una "forzatura", minacciando la sopravvivenza fisica e sociale delle persone, si può determinare una situazione che potremmo chiamare di "eversione oggettiva". Le cronache riportano episodi di tranquilli cittadini, osservanti dell'ordine costituito, che di fronte alla minaccia dell'esecuzione dello sfratto, in preda alla disperazione, si barricano in casa e minacciano una strage.

* * * Quando l'alterità si traduce in contrapposizione frontale, teorica e pratica,

alla società astratta, assume, nel quadro da noi già definito, la forma di antagonismo politico. Tale contrapposizione ha origine nell'affermarsi delle istanze della concretezza esistenziale.

Page 70: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

70

La vita sociale si polarizza. Da una parte, il sistema di astrazione cerca di mettere in ombra il concreto esistere delle persone. Dall'altra, gli uomini e le donne si attivano per mettere in campo il loro bisogno di vivere una vita degna di essere vissuta.

Un movimento sociale antagonista raccoglie le aspettative di vita che attraversano la collettività. I soggetti scendono in campo per costruire un futuro possibile. E, nel mettersi insieme in movimento, comunicano fra di loro e vivono in spirito comunitario, prefigurando una possibile società degli uomini e delle donne.

La maggiore difficoltà che deve affrontare una forza antagonista è quella di misurarsi con la specificità "democratica" del sistema istituzionale della società astratta. Per contrapporsi alla società astratta, il soggetto collettivo antagonista deve fare emergere i meccanismi di oppressione, di disuguaglianza, di ingiustizia, squarciando il velo del formalismo democratico.

Al polo opposto, il sistema istituzionale non prende in considerazione le ragioni che stanno alla base dell'opposizione antagonista. Interviene soltanto per mettere le forze antagoniste in condizione di non potere operare.

* * * Il declino dell'antagonismo politico provoca nei soggetti coinvolti un senso

di frustrazione e di impotenza. La caduta del sogno collettivo si traduce per molti/e in crisi esistenziale, che produce una graduale demotivazione politica. Dal momento che non si riesce a cambiare radicalmente la realtà sociale, tanto vale rinchiudersi nel proprio guscio privato e pensare ai fatti propri. E' qui che ha origine il fenomeno noto come "riflusso".

Questo ripiegamento dei soggetti su se stessi si traduce spesso in conformismo formale. Molti uomini e donne si adeguano al gioco istituzionale, non per adesione interiore, ma per indifferenza. Rispettano le regole formali solo per evitare complicazioni, tenendosi dentro il disgusto per la società in cui sono costretti a vivere. La politica viene ridotta ad un ritualismo ricorrente, privo di una qualsiasi rilevanza per la vita reale.

L'esito del "riflusso" è una situazione di stagnazione politica, che accentua la distanza fra società astratta e collettività. Il rispetto delle regole formali è un modo di tirarsi indietro rispetto ad una società in cui non si crede. Il disimpegno come forma di estraneità alla società astratta.

Questo approdo non è esaltante. Ma non è un approdo definitivo. La navigazione continua. La contrapposizione fra società astratta e società concreta è una partita sempre aperta.

Page 71: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

71

Sezione Nona Studi RIGIDITA’ E ANTAGONISMO NEL QUADRO DELLA TEORIA DI MARX

(Dalla Prima Edizione, 1980)

Page 72: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

72

Page 73: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

73

Studi St1

LA RIGIDITA’ TECNICA E SOCIALE

NEL QUADRO DELLA TEORIA DI MARX

St1.1 Progresso tecnico del capitale e sviluppo politico della classe operaia

A monte della definizione di rigidità c’è il problema del rapporto tra

progresso tecnico del capitale e sviluppo politico della classe operaia.

Crediamo che non sia più possibile dare per scontato che l progresso del

processo produttivo sia una condizione favorevole allo sviluppo politico della

classe operaia. Questa tesi - ormai radicata nella tradizione marxista - si fonda su tre

presupposti:

a) Il progresso tecnico comporta un elevamento della professionalità e del

livello di conoscenza dei lavoratori e fa quindi progredire la loro coscienza

politica.

b) Il progresso tecnico apre una serie di contraddizioni nelle quali il

movimento operaio può trovare spazio per la sua iniziativa politica.

c) Il progresso tecnico comporta la socializzazione della produzione, la

quale entra in contraddizione con l’appropria privata del plusvalore. Questi presupposti trovano effettivo riscontro nella realtà di oggi? Intanto

si deve osservare che nella formulazione del primo presupposto manca la distinzione tra la professionalità complessiva presente in un sistema tecnologica e la sua distribuzione tra i soggetti che operano al suo interno. Una alta professionalità a livello di sistema può essere concentrata in pochi operatori, che gestiscono il sistema per conto del capitale e si configurano quindi come “funzionari del capitale”, mentre la grande maggioranza degli operatori, anche se non fanno lavoro manuale, possono avere un basso livello di professionalità ed essere in posizione – tecnica e politica – subalterna.

Quanto al secondo presupposto, il progresso tecnico può produrre o non produrre contraddizioni, come piò produrre o non produrre qualsiasi cambiamento all’interno di una situazione data. Non c’è ineluttabilità nella connessione tra l’innesco di un progresso tecnico ed il prodursi di contraddizioni. Si obietterà che nessuno parla di connessione meccanica. Con il progresso tecnico si innescano – si dice – delle potenzialità, che poi toccherà all’iniziativa politica tradurre in atto. Ma il punto è proprio questo. L’esperienza ha dato al riguardo indicazioni precise. Un cambiamento

Page 74: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

74

tecnico non solo non apre necessariamente, ma può chiudere gli spazi all’iniziativa operaia.

Per rendersi conto di ciò, basta tenere presente quella che è la funzione centrale della innovazione tecnica: la sua funzione di risposta alla lotta operaia. Questa funzione è oggi alla base di qualsiasi cambiamento tecnico. Oggi l’incidenza politica di una innovazione è, per il capitale, più importante della stessa incidenza tecnica. Per questo motivo, ogni iniziativa di innovazione tecnica ed organizzativa discende dalla necessità che ha il padrone di uscire da una situazione di minaccia al suo potere in fabbrica. Dal punto di vista operaio, si tratta allora di scegliere tra una prospettiva di crescita politica nella situazione che è stata prodotta dalla lotta - su un terreno quindi sfavorevole al padrone - e l’abbandono delle posizioni conquistate, nella illusione che un mutamento della situazione apra contraddizioni.

Molto più complessa è la questione che riguarda il terzo presupposto. Non a caso, si tratta della più grossa contraddizione in seno al sistema capitalistico. Il progresso tecnico ha, certamente, come effetto una socializzazione della produzione. Ma si tratta di una socializzazione di tipo particolare, che non solo non entra in contraddizione con l’appropriazione privata di plusvalore, ma anzi diventa il suo presupposto. In tal senso, la socializzazione che discende dal progresso tecnico è la base organizzativa adeguata alla appropriazione privata di plusvalore.

St1.2 La rigidità tecnica della forza-lavoro

La rigidità tecnica della forza-lavoro è la resistenza che la forza-lavoro oppone al suo essere merce ed all’uso indiscriminato che il capitalista pretende, “a buon diritto”, di farne. la rigidità tecnica quindi non fa venire meno l’essere merce della forza-lavoro. Soltanto pene determinati vicoli al suo uso. E non solo vincoli quantitativi, ma anche vincoli qualitativi. Essa si traduce in un insieme di comportamenti operai che tendono ad affermare i bisogni esistenziali dei soggetti, a prescindere dalle esigenze tecniche del processo di produzione. In tal senso, nella rigidità della forza-lavoro affondano le radici della crisi della società astratta.

L’operaio – osserva Marx – vende non la forza-lavoro, ma il suo uso per un tempo determinato. E’ questo uso determinato che distingue il proletario dallo schiavo 9. Ed è – si può aggiungere – la determinazione del suo uso che fa della forza-lavoro una merce particolare. La particolarità della merce forza-lavoro è stata individuata da Marx, ma da un punto di vista diverso da quello che qui interessa. Per Marx, come è noto, la forza- lavoro è una merce pascolare perché è l’unica merce, presente sul mercato, capace di

9 K. Marx, Il capitale, trad. it., Roma, Editori Riuniti, I, p. 200.

Page 75: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

75

produrre plusvalore10. Qui invece la forza-lavoro è una merce particolare perché è l’unica merce capace di opporre resistenza ad un suo uso incondizionato.

La differenza è di grande portata. Nella prima particolarità della merce forza-lavoro è uno dei presupposti del modo capitalistico di produzione. Nella seconda particolarità è uno dei presupposti della crisi della società astratta. Oltre a ciò, la nozione di rigidità tecnica e sociale è più comprensiva rispetto alla nozione di determinazione dell’uso della forza-lavoro nella giornata lavorativa. Tale determinazione ha infatti carattere soltanto quantitativo. Si riferisce cioè ai limiti di tempo entro cui l’uso è consentito. In tal senso, la determinazione dell’uso della forza-lavoro si afferma storicamente nella regolamentazione della giornata lavorativa, cioè nella imposizione di un vincolo legislativo alla tendenza capitalistica a fare uso illimitato della forza-lavoro.

Tale vincolo riguarda soltanto una delle dimensioni della forza-lavoro: la sua estensione nel tempo. Nella regolamentazione della giornata lavorativa rimane dunque libera da ogni vincolo un’altra dimensione dell’uso della forza-lavoro: l’intensità. Non a caso, è proprio nell’ambito d questa seconda dimensione che il capitale trova nuove possibilità di sviluppo, passando dalla produzione di plusvalore relativo.

Libera rimane anche una terza dimensione: la flessibilità. La flessibilità

nell’uso della forza-lavoro è la possibilità, per il capitale, di scegliersi volta a

volta, sulla base delle proprie esigenze, i modi, i luoghi ed i tempi di tale uso,

pur attenendosi ai limiti quantitativi della giornata lavorativa. E’ evidente che questa dimensione acquista una rilevanza sempre

maggiore con il progredire della tecnologizzazione del processo produttivo, tanto da diventare oggi una dimensione centrale. Ed è proprio come resistenza alla pretesa padronale di flessibilità illimitata nell’uso della forza-lavoro che nasce la rigidità operaia. Si tratta dunque, per origine, di una dimensione in negativo, difensiva. Ma si tratta, nello stesso tempo, di resistenza ad un modo di essere merce della forza-lavoro, cioè alla sua disponibilità – in quanto merce – a definirsi come forza-lavoro tecnicamente e socialmente indeterminata. E perciò la stessa connotazione negativa, di difesa, si traduce in un attacco al processo di indeterminazione sociale e quindi - soprattutto in tempi di grande mobilità del capitale - al sistema complessiva di valorizzazione.

D’altro canto, la rigidità operaia pone all’uso della forza-lavoro vincoli qualitativi, che vengono ad aggiungersi ai tradizionali vincoli quantitativi. Non è più questione soltanto della delimitazione temporale della giornata lavorativa. E’ questione anche dei contenuti, dei tempi, dei modi e dei luoghi di lavoro che una giornata lavorativa data comporta per l’operaio. Contenuti,

10 Ibidem, I, pp. 199 - 200.

Page 76: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

76

tempi, modi e luoghi che il capitale vorrebbe rapportati esclusivamente alle proprie esigenze di accumulazione, pretendendo una assoluta disponibilità della forza-lavoro a seguirlo là dove il profitto chiama, con i ritmi e le tecniche che volta a volta occorrono. E’ l’operaio che, al contrario, pretende che l’uso della sua forza-lavoro sia vincolato a luoghi, tempi e modi dati. Se Marx riscrivesse il famoso passo de Il capitale in cui immagina che si leva la voce dell’operaio a reclamare i suoi diritti nei confronti del capitalist11, dovrebbe introdurre alcuni elementi nuovi. L’operaio non si limiterebbe ad esigere una giornata lavorativa di lunghezza normale. Non si limiterebbe cioè ad esigere che la sua forza-lavoro sia usata per un tempo determinato. Direbbe anche al capitalista: tu hai comprato l’uso della mia forza-lavoro per un luogo determinato, per una azienda determinata, per un determinato ritmo e modo di lavoro.

La rigidità è dunque niente altro che la volontà operaia di non recedere dalla regolamentazione di tutti gli aspetti dell’uso della forza-lavoro. Questa volontà, agli occhi dei padroni, fa scandalo. Come faceva scandalo, nel secolo scorso, la regolamentazione della giornata lavorativa. Un secolo passa invano quando sono in gioco gli interessi del capitale.

St1.3 Dalla rigidità tecnica alla rigidità sociale

Il processo che ha investito negli ultimi anni la composizione di classe, ha mutato i caratteri della rigidità: dalla rigidità tecnica alla rigidità sociale.

Diciamo subito che la terminologia qui adottata per indicare questo passaggio ci appare inadeguata a rendere le mutazioni che esso provoca. Dire «dalla rigidità tecnica alla rigidità sociale» fa subito pensare ad una semplice dilatazione nel sociale della rigidità tecnica della forza-lavoro. Ed è proprio l’opposto di ciò che andiamo poi a riscontrare, per esempio, nella realtà del lavoro non garantito, in quanto negazione di fatto della rigidità tecnica della forza-lavoro. E allora possiamo anche parlare di rigidità sociale, come corrispettivo odierno della rigidità tecnica del ’69, ma a condizione che teniamo presente lo stravolgimento che ha dovuto subire la nozione di rigidità nel passaggio nel passare dall’universo strettamente operaio all’universo sociale complessivo. La differenza fra rigidità tecnica e rigidità sociale non riguarda solo l’attributo. Riguarda anche - e soprattutto - il sostantivo. La rigidità, investita da una diversa attribuzione, cambia pelle, diventa altro. Non è più soltanto indisponibilità della forza-lavoro a stare a rimorchio delle esigenze tecniche del processo di produzione. E’ indisponibilità dell’universo sociale subalterno a farsi carico del processo complessivo di valorizzazione, se non per quel tanto e nelle forme che consentono ad una persona di disporre dei mezzi di sussistenza.

11 Ibidem, I, pp. 267 – 269.

Page 77: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

77

Per rigidità sociale intendiamo dunque l’insieme degli atteggiamenti e dei comportamenti sociali incompatibili don il sistema di indeterminazione sociale e con il processo complessivo di valorizzazione.

A questo punto, più che di rigidità, nel senso ormai acquisito del termine, sarebbe il caso di parlare di impermeabilità sociale: impermeabilità delle classi subalterne – sul piano degli atteggiamenti e dei comportamenti – alle mutevoli esigenze della valorizzazione sociale.

Rispetto ala rigidità tecnica c’è, indubbiamente, un mutamento di segno. La rigidità dell’operaio-massa afferma bisogni operai legati, direttamente o indirettamente, al mondo del lavoro. I bisogni operai sono stati affermati, in buona parte, attraverso il rigetto della richiesta padronale di flessibilità nell’uso della forza-lavoro. La rigidità sociale gravita invece completamente fuori dalla sfera lavorativa. Anzi, la sfera lavorativa qui si degrada ad area di servizio nei confronti della realizzazione dei bisogni della persona nella sfera sociale. Crolla l’ideologia borghese de “il lavoro nobilita l’uomo”.

In tale contesto, una nozione di rigidità sociale ha un senso solo se definita interamente nel sociale, al di fuori dell’uso della forza-lavoro. Infatti, come è pensabile parlare di rigidità nell’uso della forza-lavoro nel sociale quando, per esempio, uno dei caratteri distintivi del lavoro nero è proprio l’estrema flessibilità della forza-lavoro precaria?

Il fatto è che la rigidità sociale si definisce in sede non più dell’uso della forza-lavoro, ma della sua riproduzione. Cambia dunque lo scenario. Altro è il quado di riferimento rispetto al quale la rigidità si definisce. Ed altri sono, di conseguenza, i termini della definizione. Si tratta non di adattare il vecchio modello alla nuova realtà, ma di costruire di sana pianta un modello teorico in grado di dare conto delle nuove determinazioni della rigidità.

La rigidità sociale si definisce rispetto alla produzione sociale di plusvalore, alla produzione di plusvalore sociale, cioè rispetto ad una particolare forma di estrazione di plusvalore aggiuntivo, che il capitale realizza attraverso la compressione, nel sociale, del “tenore di vita” delle classi subalterne12. La rigidità lavorativa è affermazione dei bisogni operai contro le esigenze della produzione. La rigidità sociale è invece affermazione dei bisogni proletari contro le esigenze della riproduzione. Il capitale tende ad elevare la produttività lì attraverso l’indeterminazione dell’attività lavorativa, qui attraverso l’indeterminazione della vita sociale. Lì chiede disponibilità operaia a cambiare continuamente lavoro, qui chiede disponibilità proletaria a cambiare continuamente (in peggio) tenore di vita.

In corrispondenza del salto di qualità della richiesta del capitale viene a determinarsi un salto di livello della risposta proletaria. Non più salvaguardia di particolari diritti,ma affermazione di un diritto generale, del più generale dei diritti, il diritto alla qualità della vita sociale.

12 Si veda, in questa opera, Libro Primo, Appendice B, La città come fabbrica sociale.

Page 78: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

78

Su questo terreno, non c’è lotta proletaria senza una qualche rigidità sociale, cioè senza un qualche impedimento per lo sviluppo capitalistico. E non c’è, d’altra parte, sviluppo capitalistico senza una qualche rigidità del capitale rispetto ai bisogni primari che emergono nella società.

Questa inconciliabilità tra qualità della vita sociale e sviluppo del capitale, da una parte strappa il velo ideologico alla nozione di sviluppo come fattore di benessere sociale, dall’altra rivela l’ambiguità e la pericolosità di una nozione di lotta operaia come “motore dello sviluppo capitalistico”13. Se non si recupera tutta l’antiteticità fra lotta proletaria e sviluppo capitalistico, viene a cadere ogni prospettiva reale di opposizione al capitalismo.

Qual è la logica interna alla rigidità sociale? Quali sono le sue radici? Per tentare di dare una risposta a queste domande, occorre risalire al processo di valorizzazione, di cui la rigidità sociale rappresenta la contraddizione vivente.

Il processo sociale di valorizzazione funziona in concreto come espropriazione sociale. Le forme di tale espropriazione sono infinite, ma tutte possono essere ricondotte ad un processo di espropriazione della vita sociale: dalla espropriazione della creatività alla espropriazione dei beni. L’espropriazione della vita sociale da una parte produce plusvalore, dall’altra crea i presupposti materiali della rigidità sociale, come pratica di riappropriazione della vita sociale.

La rigidità sociale percorre in senso opposto il cammino della valorizza-zione sociale. Questa si definisce come processo di produzione di valore astratto, ottenuto con lavoro tecnicamente e socialmente indeterminato e scambiato attraverso rapporti sociali astratti. Si definisce in pratica come processo di astrattizzazione della vita sociale. Al polo opposto, la rigidità sociale si definisce come processo di riconcretizzazione della vita sociale: riaffermazione del valore d’uso contro il valore di scambio, dei beni contro le merci, del lavoro concreto contro il lavoro astratto, dei rapporti tra persone contro i rapporti tra cose. In sintesi: società concreta contro società astratta.

13 La nozione di lotta operaia come “motore dello sviluppo capitalistico” ha avuto credito in alcuni settori della sinistra.

Page 79: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

79

Studi St2

IL MODELLO MARXIANO

DEL PROCESSO RIVOLUZIONARIO

St2.1 Forze produttive e rapporti di produzione

Nella Prefazione del ’59 a Per la critica dell’economia politica Marx dà, come è noto, un quadro estremamente sintetico ed incisivo del suo modello esplicativo relativo al processo rivoluzionario: «A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l’espressione giuridica) dentro i quali tali forze per l’innanzi s’erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un’epoca di rivoluzione sociale» 14.

Lo schema interpretativo di Marx è basato sulla distinzione tra forze produttive e rapporti di produzione. Ora, questa distinzione è stata messa in crisi proprio dallo sviluppo capitalistico delle forze produttive. Parafrasando Marx, si può dire che ad un dato punto del loro sviluppo capitalistico le forze produttive non si distinguono più nettamente dai rapporti capitalistici di produzione. La caduta di questa distinzione si spiega con la trasformazione che hanno subito le forze produttive all’interno dello sviluppo capitalistico.

La nozione di forze produttive è, in Marx, molto – forse troppo – comprensiva. Sono forze produttive da un lato i soggetti della produzione ed in primo luogo i portatori della forza-lavoro, dall’altro gli strumenti, sia quelli materiali, come le macchine, sia quelli intellettuali, come la scienza. Si tratta, come si vede, di due ben distinte realtà, che convivono nella stessa categoria marxiana. Questa convivenza può pure essere legittima finché l’interesse è concentrato sul ruolo che hanno queste forze nel processo produttivo. Ma diventa ibrida quando si vuole definire il ruolo delle forze produttive nel processo rivoluzionario, in particolare nella rottura dei rapporti esistenti.

St2.2 Specificazioni del modello marxiano

Occorre dunque uscire da un indistinto riferimento alle «forze produttive» e cominciare ad operare alcune distinzioni di fondo a) tra forze produttive che si collocano nell’area del lavoro vivo e dispongono di soggettività e forze

14 K. Marx, Per la critica dell’economia politica, trad. it., Roma, Editori Riuniti, 1971, p. 5.

Page 80: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

80

produttive che si collocano nell’area del lavoro morto e sono prive di soggettività; b) tra comportamento delle forze produttive nel processo produttivo e comportamento delle forze produttive nel processo rivoluzionario.

Come si vede, il modello marxiano ha bisogno di specificazioni. Un conto è parlare di sviluppo di una forza produttiva potenzialmente carica di soggettività antagonista come la forza-lavoro, un conto è fare riferimento ad una forza produttiva tendenzialmente integrata con la scienza. Anzi, è il caso di cominciare a lavorare per individuare conflitti e contraddizioni all’interno delle stesse forze produttive che operano nell’ambito dell’ambito del modo capitalistico di produzione. Infatti non si tratta soltanto di una articolazione di ruoli tra forze che si muovono nella stessa direzione, ma di una contrapposizione – più o meno mediata – tra forze che si contendono gli spazi nel processo produttivo, per motivi di egemonia politica nella fabbrica e nella società.

Questo potenziale di antagonismo, interno al quadro complessivo delle forze produttive, spezza la linearità della antitesi – quale è stata definita da Marx – tra sviluppo delle forze produttive e conservazione dei rapporti di produzione esistenti. Nell’ambito della produzione capitalistica, accanto a forze il cui sviluppo si muove in direzione opposta ai rapporti capitalistici di produzione, operano forze la cui progressione non solo non contraddice, ma anzi tende a consolidare il quadro esistente dei rapporti di produzione. Sono da una parte le forze che si esprimono in termini di lavoro vivo e dall’altra quelle comprese nell’area del lavoro morto. Non a caso, l’interesse politico del capitale è nella sostituzione di lavoro vivo con lavoro morto.

Finché sono preminenti nel processo di produzione le forze produttive basate sul lavoro vivo, resta in piedi la distinzione tra queste forze ed i rapporti di produzione. Ma quando il ruolo preminente passa alle forze produttive basate sul lavoro morto, la distinzione diventa sempre più tenue, fino a cadere del tutto.

La forza produttiva che oggi sovrasta tutte le altre è la scienza. Ora, la scienza, come è stato più volte affermato, non è solo uno strumento di produzione. E’ ance uno strumento di potere. E ciò perché è alla base non solo della produzione, materiale e culturale, ma anche della riproduzione dei rapporti capitalistici di produzione. E’ possibile dunque oggi sostenere che ad un dato punto del suo sviluppo la scienza entra in contraddizione con i rapporti capitalistici di produzione?

St2.3 Dinamicità delle forze produttive e staticità dei rapporti di produzione

Lo schema marxiano è inoltre basato sul processo conflittuale fra dinamicità delle forze produttive e staticità dei rapporti di produzione. Ora, il

Page 81: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

81

carattere di staticità è proprio dei rapporti servili precapitalistici. Lo schema marxiano spiega dunque bene la rivoluzione borghese sulla base del conflitto tra la dinamicità delle forze produttive emergenti e la staticità dei rapporti feudali. Ma chi ci dice che l’uscita dalla società borghese segue lo stesso processo?

A questo punto, è lecito chiedersi se quello marxiano è un modello teorico generale oppure uno schema descrittivo particolare, se cioè ci dà la teoria della rivoluzione sociale oppure la descrizione di uno specifico processo rivoluzionario.

La struttura formale dell’analisi marxiana del processo rivoluzionario è quella propria di un modello teorico generale. E come tale è stata acquisita dalla tradizione marxista. Infatti viene usata sia per spiegare il passaggio dal sistema feudale al sistema capitalistico sia per prefigurare il passaggio dal capitalismo al comunismo. Ma dietro la struttura formale generale c’è la descrizione di un particolare processo storico, che è quello relativo alla transizione dal feudalesimo al capitalismo. Se riferito ad un tale processo, il modello “funziona”. In tale contesto infatti lo sviluppo delle forze produttive, di tutte le forze che concorrono alla produzione, entrano ad un certo punto – proprio come teorizza Marx – in contraddizione con i rapporti di produzione. La struttura dei rapporti servili è basata, come si è detto, sulla staticità dei fattori di produzione. Qualunque spostamento nell’ambito del processo di produzione si configura come elemento di crisi di tutto il sistema.

Viceversa, lo specifico del modo capitalistico di produzione è nel suo estremo bisogno di dinamismo. E’ questo l’elemento dirompente, che differenzia il capitalismo dal sistema feudale. Sviluppo e innovazione al posto di immobilità e conservazione. In un tale contesto, estremamente dinamico, lo sviluppo di determinate forze produttive – chiaramente connotate in senso capitalistico – non può essere, in sé, considerato un elemento contraddittorio rispetto ai rapporti capitalistici di produzione. Cade quindi l’antitesi tra dinamicità delle forze produttive e staticità dei rapporti di produzione, su cui poggia la struttura formale del modello marxiano.

St2.4 Sviluppo delle forze del lavoro vivo e antagonismo politico

Una verifica di tutto ciò andrà ricercata con strumenti adeguati. Qui ci limitiamo a sottolineare una distinzione di fondo: da una parte un intreccio consolidato tra le forze che concorrono al lavoro morto ed i rapporti capitalistici di produzione, dall’altra un potenziale di antagonismo, rispetto a tali rapporti, delle forze che concorrono al lavoro vivo.

Questa divaricazione all’interno delle forze produttive disaggrega oggettivamente la variabile centrale del modello marxiano. E’ lo sviluppo politico delle forze del lavoro vivo – e non lo sviluppo tecnico delle forze produttive in generale – che si muove in antitesi ai rapporti capitalistici di

Page 82: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

82

produzione. Né si può ridurre il primo ad una conseguenza – o al prolungamento o al momento più alto – del secondo. Anzi. Lo sviluppo politico del lavoro vivo può anche comportare il blocco tecnico del lavoro morto. In altri termini, l’antagonismo politico delle classi subalterne si può anche esprimere come resistenza al dinamismo tecnico ed organizzativo, quando in esso venga individuata la via per la quale il capitale cerca di conquistare o riconquistare posizioni di egemonia politica. In breve, l’opposizione politica di classe può trovare il modo di esprimersi anche in termini di rigidità tecnica e sociale della forza-lavoro.

Page 83: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

83

Sezione Decima

Prima Edizione (1980)

RIGIDITA’ E CAPITALE

Page 84: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

84

Page 85: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

85

Prima Edizione (1980)

LA RIGIDITA’ TECNICA E SOCIALE

NEL QUADRO DELLA TEORIA DI MARX

1 Progresso tecnico del capitale e sviluppo politico

della classe operaia

A monte della definizione di rigidità c’è il problema del rapporto tra

progresso tecnico del capitale e sviluppo politico della classe operaia. Crediamo che non sia più possibile dare per scontato che l progresso del processo produttivo sia una condizione favorevole allo sviluppo politico della classe operaia.

Questa tesi - ormai radicata nella tradizione marxista - si fonda su tre presupposti:

a) Il progresso tecnico comporta un elevamento della professionalità e del

livello di conoscenza dei lavoratori e fa quindi progredire la loro coscienza

politica.

b) Il progresso tecnico apre una serie di contraddizioni nelle quali il

movimento operaio può trovare spazio per la sua iniziativa politica.

c) Il progresso tecnico comporta la socializzazione della produzione, la

quale entra in contraddizione con l’appropria privata del plusvalore. Questi presupposti trovano effettivo riscontro nella realtà di oggi? Intanto

si deve osservare che nella formulazione del primo presupposto manca la distinzione tra la professionalità complessiva presente in un sistema tecnologica e la sua distribuzione tra i soggetti che operano al suo interno. Una alta professionalità a livello di sistema può essere concentrata in pochi operatori, che gestiscono il sistema per conto del capitale e si configurano quindi come “funzionari del capitale”, mentre la grande maggioranza degli operatori, anche se non fanno lavoro manuale, possono avere un basso livello di professionalità ed essere in posizione – tecnica e politica – subalterna.

Quanto al secondo presupposto, il progresso tecnico può produrre o non produrre contraddizioni, come piò produrre o non produrre qualsiasi cambiamento all’interno di una situazione data. Non c’è ineluttabilità nella connessione tra l’innesco di un progresso tecnico ed il prodursi di contraddizioni. Si obietterà che nessuno parla di connessione meccanica. Con il progresso tecnico si innescano – si dice – delle potenzialità, che poi toccherà all’iniziativa politica tradurre in atto. Ma il punto è proprio questo. L’esperienza ha dato al riguardo indicazioni precise. Un cambiamento

Page 86: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

86

tecnico non solo non apre necessariamente, ma può chiudere gli spazi all’iniziativa operaia.

Per rendersi conto di ciò, basta tenere presente quella che è la funzione centrale della innovazione tecnica: la sua funzione di risposta alla lotta operaia. Questa funzione è oggi alla base di qualsiasi cambiamento tecnico. Oggi l’incidenza politica di una innovazione è, per il capitale, più importante della stessa incidenza tecnica. Per questo motivo, ogni iniziativa di innovazione tecnica ed organizzativa discende dalla necessità che ha il padrone di uscire da una situazione di minaccia al suo potere in fabbrica. Dal punto di vista operaio, si tratta allora di scegliere tra una prospettiva di crescita politica nella situazione che è stata prodotta dalla lotta – su un terreno quindi sfavorevole al padrone – e l’abbandono delle posizioni conquistate, nella illusione che un mutamento della situazione apra contraddizioni.

Molto più complessa è la questione che riguarda il terzo presupposto. Non a caso, si tratta della più grossa contraddizione in seno al sistema capitalistico. Il progresso tecnico ha, certamente, come effetto una socializzazione della produzione. Ma si tratta di una socializzazione di tipo particolare, che non solo non entra in contraddizione con l’appropriazione privata di plusvalore, ma anzi diventa il suo presupposto. In tal senso, la socializzazione che discende dal progresso tecnico è la base organizzativa adeguata alla appropriazione privata di plusvalore.

A questo punto, i termini del problema cambiano ed investono il rapporto tra lotta proletaria e sviluppo del capitale. Su questo terreno il pensiero operaio appare come bloccato dal modello esplicativo marxiano relativo al processo rivoluzionario.

2 Il modello marxiano del processo rivoluzionario

Nella Prefazione del ’59 a Per la critica dell’economia politica Marx dà, come è noto, un quadro estremamente sintetico ed incisivo del suo modello esplicativo relativo al processo rivoluzionario: «A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l’espressione giuridica) dentro i quali tali forze per l’innanzi s’erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un’epoca di rivoluzione sociale» 15

Lo schema interpretativo di Marx è basato sulla distinzione tra forze produttive e rapporti di produzione. Ora, questa distinzione è stata messa in crisi proprio dallo sviluppo capitalistico delle forze produttive. Parafrasando

15 K. Marx, Per la critica dell’economia politica, trad. it., Roma, Editori Riuniti, 1971, p. 5.

Page 87: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

87

Marx, si può dire che ad un dato punto del loro sviluppo capitalistico le forze produttive non si distinguono più nettamente dai rapporti capitalistici di produzione. La caduta di questa distinzione si spiega con la trasformazione che hanno subito le forze produttive all’interno dello sviluppo capitalistico.

La nozione di forze produttive è, in Marx, molto – forse troppo – comprensiva. Sono forze produttive da un lato i soggetti della produzione ed in primo luogo i portatori della forza-lavoro, dall’altro gli strumenti, sia quelli materiali, come le macchine, sia quelli intellettuali, come la scienza. Si tratta, come si vede, di due ben distinte realtà, che convivono nella stessa categoria marxiana. Questa convivenza può pure essere legittima finché l’interesse è concentrato sul ruolo che hanno queste forze nel processo produttivo. Ma diventa ibrida quando si vuole definire il ruolo delle forze produttive nel processo rivoluzionario, in particolare nella rottura dei rapporti esistenti.

Occorre dunque uscire da un indistinto riferimento alle «forze produttive» e cominciare ad operare alcune distinzioni di fondo a) tra forze produttive che si collocano nell’area del lavoro vivo e dispongono di soggettività e forze produttive che si collocano nell’area del lavoro morto e sono prive di soggettività; b) tra comportamento delle forze produttive nel processo produttivo e comportamento delle forze produttive nel processo rivoluzionario.

Come si vede, il modello marxiano ha bisogno di specificazioni. Un conto è parlare di sviluppo di una forza produttiva potenzialmente carica di soggettività antagonista come la forza-lavoro, un conto è fare riferimento ad una forza produttiva tendenzialmente integrata con la scienza. Anzi, è il caso di cominciare a lavorare per individuare conflitti e contraddizioni all’interno delle stesse forze produttive che operano nell’ambito dell’ambito del modo capitalistico di produzione. Infatti non si tratta soltanto di una articolazione di ruoli tra forze che si muovono nella stessa direzione, ma di una contrapposizione – più o meno mediata – tra forze che si contendono gli spazi nel processo produttivo, per motivi di egemonia politica nella fabbrica e nella società.

Questo potenziale di antagonismo, interno al quadro complessivo delle forze produttive, spezza la linearità della antitesi – quale è stata definita da Marx – tra sviluppo delle forze produttive e conservazione dei rapporti di produzione esistenti. Nell’ambito della produzione capitalistica, accanto a forze il cui sviluppo si muove in direzione opposta ai rapporti capitalistici di produzione, operano forze la cui progressione non solo non contraddice, ma anzi tende a consolidare il quadro esistente dei rapporti di produzione. Sono da una parte le forze che si esprimono in termini di lavoro vivo e dall’altra quelle comprese nell’area del lavoro morto. Non a caso, l’interesse politico del capitale è nella sostituzione di lavoro vivo con lavoro morto.

Page 88: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

88

Finché sono preminenti nel processo di produzione le forze produttive basate sul lavoro vivo, resta in piedi la distinzione tra queste forze ed i rapporti di produzione. Ma quando il ruolo preminente passa alle forze produttive basate sul lavoro morto, la distinzione diventa sempre più tenue, fino a cadere del tutto.

La forza produttiva che oggi sovrasta tutte le altre è la scienza. Ora, la scienza, come è stato più volte affermato, non è solo uno strumento di produzione. E’ ance uno strumento di potere. E ciò perché è alla base non solo della produzione, materiale e culturale, ma anche della riproduzione dei rapporti capitalistici di produzione. E’ possibile dunque oggi sostenere che ad un dato punto del suo sviluppo la scienza entra in contraddizione con i rapporti capitalistici di produzione?

Lo schema marxiano è inoltre basato sul processo conflittuale fra dinamicità delle forze produttive e staticità dei rapporti di produzione. Ora, il carattere di staticità è proprio dei rapporti servili precapitalistici. Lo schema marxiano spiega dunque bene la rivoluzione borghese sulla base del conflitto tra la dinamicità delle forze produttive emergenti e la staticità dei rapporti feudali. Ma chi ci dice che l’uscita dalla società borghese segue lo stesso processo?

A questo punto, è lecito chiedersi se quello marxiano è un modello teorico generale oppure uno schema descrittivo articolare, se cioè ci dà la teoria della rivoluzione sociale oppure la descrizione di uno specifico processo rivoluzionario.

La struttura formale dell’analisi marxiana del processo rivoluzionario è quella propria di un modello teorico generale. E come tale è stata acquisita dalla tradizione marxista. Infatti viene usata sia per spiegare il passaggio dal sistema feudale al sistema capitalistico sia per prefigurare il passaggio dal capitalismo al comunismo. Ma dietro la struttura formale generale c’è la descrizione di un particolare processo storico, che è quello relativo alla transizione dal feudalesimo al capitalismo. Se riferito ad un tale processo, il modello “funziona”. In tale contesto infatti lo sviluppo delle forze produttive, di tutte le forze che concorrono alla produzione, entrano ad un certo punto – proprio come teorizza Marx – in contraddizione con i rapporti di produzione. La struttura dei rapporti servili è basata, come si è detto, sulla staticità dei fattori di produzione. Qualunque spostamento nell’ambito del processo di produzione si configura come elemento di crisi di tutto il sistema.

Viceversa, lo specifico del modo capitalistico di produzione è nel suo estremo bisogno di dinamismo. E’ questo l’elemento dirompente, che differenzia il capitalismo dal sistema feudale. Sviluppo e innovazione al posto di immobilità e conservazione. In un tale contesto, estremamente dinamico, lo sviluppo di determinate forze produttive – chiaramente connotate in senso capitalistico – non può essere, in sé, considerato un elemento contraddittorio rispetto ai rapporti capitalistici di produzione. Cade

Page 89: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

89

quindi l’antitesi tra dinamicità delle forze produttive e staticità dei rapporti di produzione, su cui poggia la struttura formale del modello marxiano.

Una verifica di tutto ciò andrà ricercata – con strumenti adeguati – nello specifico economico e sociale del nostro paese. Qui ci limitiamo a qualche osservazione. La situazione italiana è caratterizzata per un verso da un intreccio consolidato tra le forze che concorrono al lavoro morto ed i rapporti capitalistici di produzione e per altro verso da un crescente antagonismo, rispetto a tali rapporti, delle forze che concorrono al lavoro vivo.

Questa divaricazione all’interno delle forze produttive disaggrega oggettivamente la variabile centrale del modello marxiano. E’ lo sviluppo politico delle forze del lavoro vivo – e non lo sviluppo tecnico delle forze produttive in generale – che si muove in antitesi ai rapporti capitalistici di produzione. Né si può ridurre il primo ad una conseguenza – o al prolungamento o al momento più alto – del secondo. Anzi. Lo sviluppo politico del lavoro vivo può anche comportare il blocco tecnico del lavoro morto. In altri termini, l’antagonismo politico delle classi subalterne si può anche esprimere come resistenza al dinamismo tecnico ed organizzativo, quando in esso venga individuata la via per la quale il capitale cerca di conquistare o riconquistare posizioni di egemonia politica. In breve, l’opposizione politica di classe può trovare il modo di esprimersi anche in termini di rigidità tecnica e sociale della forza-lavoro.

3 La rigidità tecnica della forza-lavoro

La rigidità tecnica della forza-lavoro è la resistenza che la forza-lavoro oppone al suo essere merce ed all’uso indiscriminato che il capitalista pretende, “a buon diritto”, di farne. la rigidità tecnica quindi non fa venire meno l’essere merce della forza-lavoro. Soltanto pene determinati vicoli al suo uso. E non solo vincoli quantitativi, ma anche vincoli qualitativi. Essa si traduce in un insieme di comportamenti operai che tendono ad affermare i bisogni esistenziali dei soggetti, a prescindere dalle esigenze tecniche del processo di produzione. In tal senso, nella rigidità della forza-lavoro affondano le radici della crisi della società astratta.

L’operaio – osserva Marx – vende non la forza-lavoro, ma il suo uso per un tempo determinato. E’ questo uso determinato che distingue il proletario dallo schiavo 16. Ed è – si può aggiungere – la determinazione del suo uso che fa della forza-lavoro una merce particolare. La particolarità della merce forza-lavoro è stata individuata da Marx, ma da un punto di vista diverso da quello che qui interessa. Per Marx, come è noto, la forza- lavoro è una merce pascolare perché è l’unica merce, presente sul mercato, capace di

16 K. Marx, Il capitale, trad. it., Roma, Editori Riuniti, I, p. 200.

Page 90: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

90

produrre plusvalore17. Qui invece la forza-lavoro è una merce particolare perché è l’unica merce capace di opporre resistenza ad un suo uso incondizionato.

La differenza è di grande portata. Nella prima particolarità della merce forza-lavoro è uno dei presupposti del modo capitalistico di produzione. Nella seconda particolarità è uno dei presupposti della crisi della società astratta. Oltre a ciò, la nozione di rigidità tecnica e sociale è più comprensiva rispetto alla nozione di determinazione dell’uso della forza-lavoro nella giornata lavorativa. Tale determinazione ha infatti carattere soltanto quantitativo. Si riferisce cioè ai limiti di tempo entro cui l’uso è consentito. In tal senso, la determinazione dell’uso della forza-lavoro si afferma storicamente nella regolamentazione della giornata lavorativa, cioè nella imposizione di un vincolo legislativo alla tendenza capitalistica a fare uso illimitato della forza-lavoro.

Tale vincolo riguarda soltanto una delle dimensioni della forza-lavoro: la sua estensione nel tempo. Nella regolamentazione della giornata lavorativa rimane dunque libera da ogni vincolo un’altra dimensione dell’uso della forza-lavoro: l’intensità. Non a caso, è proprio nell’ambito d questa seconda dimensione che il capitale trova nuove possibilità di sviluppo, passando dalla produzione di plusvalore relativo.

Libera rimane anche una terza dimensione: la flessibilità. La flessibilità nell’uso della forza-lavoro è la possibilità, per il capitale, di scegliersi volta a volta, sulla base delle proprie esigenze, i modi, i luoghi ed i tempi di tale uso, pur attenendosi ai limiti quantitativi della giornata lavorativa.

E’ evidente che questa dimensione acquista una rilevanza sempre maggiore con il progredire della tecnologizzazione del processo produttivo, tanto da diventare oggi una dimensione centrale. Ed è proprio come resistenza alla pretesa padronale di flessibilità illimitata nell’uso della forza-lavoro che nasce la rigidità operaia. Si tratta dunque, per origine, di una dimensione in negativo, difensiva. Ma si tratta, nello stesso tempo, di resistenza ad un modo di essere merce della forza-lavoro, cioè alla sua disponibilità – in quanto merce – a definirsi come forza-lavoro tecnicamente e socialmente indeterminata. E perciò la stessa connotazione negativa, di difesa, si traduce in un attacco al processo di indeterminazione sociale e quindi – soprattutto in tempi di grande mobilità del capitale – al sistema complessiva di valorizzazione.

D’altro canto, la rigidità operaia pone all’uso della forza-lavoro vincoli qualitativi, che vengono ad aggiungersi ai tradizionali vincoli quantitativi. Non è più questione soltanto della delimitazione temporale della giornata lavorativa. E’ questione anche dei contenuti, dei tempi, dei modi e dei luoghi di lavoro che una giornata lavorativa data comporta per l’operaio. Contenuti,

17 Ibidem, I, pp. 199 – 200.

Page 91: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

91

tempi, modi e luoghi che il capitale vorrebbe rapportati esclusivamente alle proprie esigenze di accumulazione, pretendendo una assoluta disponibilità della forza-lavoro a seguirlo là dove il profitto chiama, con i ritmi e le tecniche che volta a volta occorrono. E’ l’operaio che, al contrario, pretende che l’uso della sua forza-lavoro sia vincolato a luoghi, tempi e modi dati. Se Marx riscrivesse il famoso passo de Il capitale in cui immagina che si leva la voce dell’operaio a reclamare i suoi diritti nei confronti del capitalista 18, dovrebbe introdurre alcuni elementi nuovi. L’operaio non si limiterebbe ad esigere una giornata lavorativa di lunghezza normale. Non si limiterebbe cioè ad esigere che la sua forza-lavoro sia usata per un tempo determinato. Direbbe anche al capitalista: tu hai comprato l’uso della mia forza-lavoro per un luogo determinato, per una azienda determinata, per un determinato ritmo e modo di lavoro.

La rigidità è dunque niente altro che la volontà operaia di non recedere dalla regolamentazione di tutti gli aspetti dell’uso della forza-lavoro. Questa volontà, agli occhi dei padroni, fa scandalo. Come faceva scandalo, nel secolo scorso, la regolamentazione della giornata lavorativa. Un secolo passa invano quando sono in gioco gli interessi del capitale.

3 Dalla rigidità tecnica alla rigidità sociale

Il processo che ha investito negli ultimi anni la composizione di classe, ha mutato i caratteri della rigidità: dalla rigidità tecnica alla rigidità sociale.

Diciamo subito che la terminologia qui adottata per indicare questo passaggio ci appare inadeguata a rendere le mutazioni che esso provoca. Dire «dalla rigidità tecnica alla rigidità sociale» fa subito pensare ad una semplice dilatazione nel sociale della rigidità tecnica della forza-lavoro. Ed è proprio l’opposto di ciò che andiamo poi a riscontrare, per esempio, nella realtà del lavoro non garantito, in quanto negazione di fatto della rigidità tecnica della forza-lavoro. E allora possiamo anche parlare di rigidità sociale, come corrispettivo odierno della rigidità tecnica del ’69, ma a condizione che teniamo presente lo stravolgimento che ha dovuto subire la nozione di rigidità nel passaggio nel passare dall’universo strettamente operaio all’universo sociale complessivo. La differenza fra rigidità tecnica e rigidità sociale non riguarda solo l’attributo. Riguarda anche – e soprattutto – il sostantivo. La rigidità, investita da una diversa attribuzione, cambia pelle, diventa altro. Non è più soltanto indisponibilità della forza-lavoro a stare a rimorchio delle esigenze tecniche del processo di produzione. E’ indisponibilità dell’universo sociale subalterno a farsi carico del processo complessivo di valorizzazione, se non per quel tanto e nelle forme che consentono ad una persona di disporre dei mezzi di sussistenza.

18 Ibidem, I, pp. 267 – 269.

Page 92: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

92

Per rigidità sociale intendiamo dunque l’insieme degli atteggiamenti e dei comportamenti sociali incompatibili don il sistema di indeterminazione sociale e con il processo complessivo di valorizzazione.

A questo punto, più che di rigidità, nel senso ormai acquisito del termine, sarebbe il caso di parlare di impermeabilità sociale: impermeabilità delle classi subalterne – sul piano degli atteggiamenti e dei comportamenti – alle mutevoli esigenze della valorizzazione sociale.

Rispetto ala rigidità tecnica c’è, indubbiamente, un mutamento di segno. La rigidità dell’operaio-massa afferma bisogni operai legati, direttamente o indirettamente, al mondo del lavoro. I bisogni operai sono stati affermati, in buona parte, attraverso il rigetto della richiesta padronale di flessibilità nell’uso della forza-lavoro. La rigidità sociale gravita invece completamente fuori dalla sfera lavorativa. Anzi, la sfera lavorativa qui si degrada ad area di servizio nei confronti della realizzazione dei bisogni della persona nella sfera sociale. Crolla l’ideologia borghese de “il lavoro nobilita l’uomo”.

In tale contesto, una nozione di rigidità sociale ha un senso solo se definita interamente nel sociale, al di fuori dell’uso della forza-lavoro. Infatti, come è pensabile parlare di rigidità nell’uso della forza-lavoro nel sociale quando, per esempio, uno dei caratteri distintivi del lavoro nero è proprio l’estrema flessibilità della forza-lavoro precaria?

Il fatto è che la rigidità sociale si definisce in sede non più dell’uso della forza-lavoro, ma della sua riproduzione. Cambia dunque lo scenario. Altro è il quadro di riferimento rispetto al quale la rigidità si definisce. Ed altri sono, di conseguenza, i termini della definizione. Si tratta non di adattare il vecchio modello alla nuova realtà, ma di costruire di sana pianta un modello teorico in grado di dare conto delle nuove determinazioni della rigidità.

La rigidità sociale si definisce rispetto alla produzione sociale di plusvalore, alla produzione di plusvalore sociale, cioè rispetto ad una particolare forma di estrazione di plusvalore aggiuntivo, che il capitale realizza attraverso la compressione, nel sociale, del “tenore di vita” delle classi subalterne19. La rigidità lavorativa è affermazione dei bisogni operai contro le esigenze della produzione. La rigidità sociale è invece affermazione dei bisogni proletari contro le esigenze della riproduzione. Il capitale tende ad elevare la produttività lì attraverso l’indeterminazione dell’attività lavorativa, qui attraverso l’indeterminazione della vita sociale. Lì chiede disponibilità operaia a cambiare continuamente lavoro, qui chiede disponibilità proletaria a cambiare continuamente (in peggio) tenore di vita.

In corrispondenza del salto di qualità della richiesta del capitale viene a determinarsi un salto di livello della risposta proletaria. Non più salvaguardia di particolari diritti, ma affermazione di un diritto generale, del più generale dei diritti, il diritto alla qualità della vita sociale.

19 Si veda, in questo testo, Libro Primo, Appendice B, La città come fabbrica sociale.

Page 93: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

93

Su questo terreno, non c’è lotta proletaria senza una qualche rigidità sociale, cioè senza un qualche impedimento per lo sviluppo capitalistico. E non c’è, d’altra parte, sviluppo capitalistico senza una qualche rigidità del capitale rispetto ai bisogni primari che emergono nella società.

Questa inconciliabilità tra qualità della vita sociale e sviluppo del capitale, da una parte strappa il velo ideologico alla nozione di sviluppo come fattore di benessere sociale, dall’altra rivela l’ambiguità e la pericolosità di una nozione di lotta operaia come “motore dello sviluppo capitalistico”20. Se non si recupera tutta l’antiteticità fra lotta proletaria e sviluppo capitalistico, viene a cadere ogni prospettiva reale di opposizione al capitalismo.

Qual è la logica interna alla rigidità sociale? Quali sono le sue radici? Per tentare di dare una risposta a queste domande, occorre risalire al processo di valorizzazione, di cui la rigidità sociale rappresenta la contraddizione vivente.

Il processo sociale di valorizzazione funziona in concreto come espropriazione sociale. Le forme di tale espropriazione sono infinite, ma tutte possono essere ricondotte ad un processo di espropriazione della vita sociale: dalla espropriazione della creatività alla espropriazione dei beni. L’espropriazione della vita sociale da una parte produce plusvalore, dall’altra crea i presupposti materiali della rigidità sociale, come pratica di riappropriazione della vita sociale.

La rigidità sociale percorre in senso opposto il cammino della valorizzazione sociale. Questa si definisce come processo di produzione di valore astratto, ottenuto con lavoro tecnicamente e socialmente indeterminato e scambiato attraverso rapporti sociali astratti. Si definisce in pratica come processo di astrattizzazione della vita sociale. Al polo opposto, la rigidità sociale si definisce come processo di riconcretizzazione della vita sociale: riaffermazione del valore d’uso contro il valore di scambio, dei beni contro le merci, del lavoro concreto contro il lavoro astratto, dei rapporti tra persone contro i rapporti tra cose. In sintesi: società concreta contro società astratta.

20 La nozione di lotta operaia come “motore dello sviluppo capitalistico” ha avuto credito in alcuni settori della sinistra.

Page 94: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

94

Page 95: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

95

Sezione Undicesima Saggi

SOCIETA’ E CAPITALE

N.B. In questa sezione vengono riportati saggi

dell’autore di questo testo, pubblicati in volume

e su riviste.

Page 96: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

96

Page 97: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

97

Saggi Sa1

SISTEMA DI MACCHINE E MODO CAPITALISTICO DI RODUZIONE NELLA TEORIA DI MARX

Il modo capitalistico di produzione, per quanto appronti una propria

struttura tecnica specifica, non può prescindere da quelli che sono i caratteri

di fondo e gli elementi basilari del processo lavorativo, considerato in

generale. Il capitale, anche quando con la sussunzione reale trasforma

radicalmente il processo lavorativo, non può non avvalersi della struttura

portante di ogni attività, presa in sé. In altri termini, il sistema di produzione

non inventa ex nihilo, all’atto della sua sussunzione al capitale, una qualche

funzione lavorativa, ma è costretto ad avvalersi della capacità lavorativa che

esiste nell’essere umano a prescindere della esistenza del capitale. Il che,

d’altra parte, significa che lo stesso modo capitalistico di produzione non si

esaurisce nel capitale, né storicamente né strutturalmente. Il capitale ha

bisogno di attingere ad una fonte – la forza-lavoro – che è altro da sé.

A questo altro da sé il capitale ha bisogno di opporre – all’interno del

processo lavorativo – qualcosa che figuri come parte di sé, come

incarnazione di sé. La funzione di rappresentare materialmente il capitale in

seno al processo lavorativo viene assegnata alle macchine. In un sistema

produttivo che, pur essendo capitalistico, potrebbe apparire – per il ruolo che

vi svolge il lavoro vivo – “alienato” dal capitale, le macchine assolvono la

funzione di spostare dalla parte del capitale il baricentro tecnico della

produzione. Non è un caso che le macchine non solo compaiono come

capitale, ma costituiscono la forma più appropriata del capitale, il suo modo

di esistere più pieno. Esse non si limitano ad incarnare il capitale, ma

operano come capitale. Non sono soltanto capitale in potenza. Sono anche

capitale in atto. Sono capitale che produce capitale.

Viene così a configurarsi la collocazione delle macchine nel processo

lavorativo sussulto al capitale. Le macchine da un lato fanno parte della

condizione oggettiva del lavoro, dall’altro incidono in maniera rilevante sul

processo lavorativo, determinando una inversione di ruolo tra fattori oggettivi

e fattori soggettivi della produzione. L’introduzione delle macchine modifica

la condizione oggettiva del lavoro. Ma si tratta di una modificazione che ha

qualcosa di particolare. Lo specifico di questa modificazione non è nel fatto

Page 98: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

98

che c’è un progresso tecnico nella situazione di lavoro, ma che questo

progresso si definisce come processo di oggettivazione sociale, in quanto

assegna alla condizione oggettiva un ruolo nel processo lavorativo che

prima era della forza-lavoro.

E in questo tratto di analisi che va ricercata l’angolazione sociologica del

“modello” teorico marxiano relativo a quello che qui emblematicamente

chiamiamo «sistema di macchine», estendendo al sistema meccanizzato in

sé una espressione che Marx riferisce ad una particolare fase tecnica.

Una tale angolazione non può, d’altra parte, lasciare fuori campo il quadro

teorico complessivo. L’analisi marxiana della realtà delle macchine non si

esaurisce nelle macchine. Il sistema di macchine sconfina

programmaticamente nel sistema di fabbrica. E il “modello” sulle macchine

altro non è che una specificazione della teoria marxiana del sistema di

produzione sussulto al capitale.

Chiarito – ad apertura del discorso sulle macchine21 - che nel modo

capitalistico di produzione il macchinario non serve ad alleviare la fatica

dell’operaio, ma a produrre plusvalore, l’analisi marxiana cambia subito

direzione e punta diritto alla struttura tecnica della macchina. Sembrerebbe

una virata da tecnologo. E invece, a partire da qui, Marx prende a smontare

e a rimontare il «sistema di macchine» con un approccio che, a ben

guardare, ci fornisce la chiave di lettura del suo “modello” teorico.

C’è nell’analisi marxiana della struttura della macchina, un passaggio per

noi rivelatore. Ed è là dove Marx individua nella macchine utensile la sede

della rivoluzione del modo di produzione. Che cosa ha di particolare la

macchina utensile rispetto all’apparato motore ed a quello di trasmissione?

Sembra, a prima vista, un dettaglio tecnico. E invece nella risposta che Marx

dà a questo interrogativo è, secondo noi, la chiave di lettura dell’intero

“modello”. La macchina utensile, osserva Marx, agisce direttamente sulla

materia prima e quindi sostituisce l’operaio nella elaborazione del prodotto.

La meccanizzazione si risolve dunque, nel “modello” di Marx, nel

trasferimento a strutture meccaniche di funzioni lavorative sottratte

all’operaio. In tal senso, il progresso tecnico si definisce come processo di

oggettivazione delle funzioni lavorative. La struttura del processo lavorativo

ne risulta sconvolta. Il dato più significativo di un tale sconvolgimento è

l’inversione di ruolo tra operaio e condizione di lavoro. Non è più l’operaio

che usa la condizione di lavoro, ma la condizione di lavoro che usa l’operaio.

21 K. Marx, Il capitale, trad. it., Roma, Editori Riuniti, 1970, I, p. 413 e sgg. .

Page 99: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

99

E’ qui il passaggio centrale dell’analisi marxiana. Ed è a partire da qui che

il processo di oggettivazione prende a definirsi come la via aperta davanti al

capitale per il dominio non solo sulle funzioni lavorative, ma su tutto il

sistema di produzione.

(Tratto da F. Viola, Il sistema di macchine, Roma, Edizioni Associate,

1996, 3^ ediz., p. 9 -11)

Page 100: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

100

Page 101: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

101

Saggi Sa2

IDENTITA’ CULTURALE E NEORAZZISMO

L’identità culturale - intesa come specifica modalità sociale di una

comunità – è un valore che si iscrive a pieno titolo nelle lotte della sinistra di

base contro l’omologazione al modello capitalistico. Provoca quindi

sconcerto sentirla chiamare in causa come motivazione di atteggiamenti

razzisti contro gli immigrati. Come si è prodotta questa inversione di segno

politico? Lo spunto per tentare di tradurre lo sconcerto in riflessione mi viene dalla

recente edizione italiana di uno stimolante contributo a due voci di Balibar e Wallerstein (Razza, nazione, classe, Roma, Edizioni Associate, 1991). Ho, in altra sede, definito società astratta l’assetto capitalistico dell’organizza-zione sociale, proprio perché non sopporta vincoli derivanti da specificità culturali, sociali, esistenziali. Ora, di fronte alla pretesa di schiacciare le particolarità personali e collettive sulle esigenze del processo di valorizzazione, risulta evidente la qualificazione antagonista della salvaguardia dell’identità culturale, in analogia a quanto si sostiene per la difesa dell’ambiente naturale. E’ lecito dunque chiedersi: per quale via sotterranea atteggiamenti razzisti si motivano richiamandosi all’identità culturale di una comunità?

Balibar parla di razzismo di «seconda posizione», che valorizza le differenze culturali e viene definito da Taguieff «differenzialista». Questo «neorazzismo» fa proprie alcune argomentazioni dell’antirazzismo, per colpire con più efficacia il bersaglio principale, che viene individuato nell’immigrazione.

La chiave di lettura di Balibar è dunque calibrata sul tatticismo argomentativo del messaggio neorazzista. Ora, a me pare che l’inversione di segno politico dell’identità culturale, operata dal neorazzismo, non possa essere spiegata soltanto in termini di tattica. Per cogliere in profondità questo imbarazzante fenomeno, occorre addentrarsi nel contesto della sua dinamica.

Prendiamo il caso della Lega. Essa traduce l’identità culturale nei termini degli interessi dell’imprenditoria locale, contrapposta al potere centrale. Qui il segno anticapitalistico dell’identità culturale risulta già rovesciato. La comunità locale si costituisce non sulla base di valori solidaristici, ma intorno a interessi egoistici. In questo quadro, l’identità si chiude in sé, in una

Page 102: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

102

fantomatica «purezza ideale», e sente come nemico l’immigrato che invade dall’esterno il territorio della cultura comunitaria.

La dinamica dell’identità culturale risulta così letteralmente stravolta. La soggettività comunitaria ha bisogno, per arricchirsi, di espandersi, di intersecare altre soggettività collettive. Una identità concepita come esclusività territoriale e/o culturale finisce per inaridirsi nella paura delle contaminazioni.

Chi fa esperienza di contesti interetnici, vissuti in chiave solidaristica (come al centro sociale «Villaggio Globale» di Roma), scopre un dato inequivocabile. Le etnie che convivono non cancellano le loro identità, ma le valorizzano, arricchendole con quotidiani scambi culturali.

L’esito neorazzista dell’attaccamento all’identità comunitaria rivela dunque non una semplice appropriazione tattica da parte della Lega, secondo la lettura balibariana dell’ideologia neorazzista, ma una trasposizione della specificità etnica in una cultura segnata dall’egoismo capitalista. Gli immigrati vengono rifiutati anche perché vengono percepiti come una minaccia per l’identità concepita come proprietà privata di diritti, da recintare, per poterne fare un uso esclusivo.

Una conferma di questa interpretazione si ha nella operazione che

Wallerstein chiama «etnicizzazione» della forza-lavoro. In questo caso, il

neorazzismo, invece di produrre rigetto dell’altra etnia, dà luogo ad una

latente etichettatura di inferiorità nei confronti degli immigrati e quindi all’uso

di forza-lavoro a basso costo. Come dire che il neorazzismo è disposto a

rinunciare alle sue intransigenze quando si tratta di venire incontro alle

esigenze dell’apparato locale di produzione.

A questo punto insorge una ultima questione. Come si concilia il

particolarismo della Lega con l’universalismo proprio dell’approccio

capitalistico? Per intenderci, il capitale deve poter giocare tutte le possibilità

che si rendono disponibili. In tal senso, il suo operare è di tipo «universale».

Il capitale non può permettersi il lusso di affezionarsi a particolari modalità di

vita sociale. Deve potere spaziare su tutto il ventaglio delle alternative sociali

e culturali a disposizione. E allora, come può l’ispirazione imprenditoriale

dell’ideologia leghista stare insieme con il particolarismo culturale del

neorazzismo?

Wallerstein sostiene che il capitalismo combina universalismo e razzismo.

Ma questa affermazione si limita a rilevare un dato, senza risolvere la

questione teorica. A mio avviso, il modello capitalistico è di tipo

universalistico. Solo che l’universalismo del capitale arriva al punto di non

escludere – se c’è di mezzo il profitto – nemmeno la possibilità di usare il

Page 103: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

103

particolarismo razzista, per potere disporre di forza-lavoro etichettata come

«inferiore» e quindi utilizzabile a basso costo.

Così il cerchio si chiude. L’identità culturale – da potenziale di ricchezza

collettiva, esposta alla rapacità del capitale – si trasfigura in mediazione

razzista per una pesante modalità dello sfruttamento.

(«Politica e Classe», n. 9, settembre 1991)

Page 104: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

104

Page 105: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

105

Saggi

MOVIMENTI SOCIALI

Page 106: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

106

Page 107: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

107

Mo1

Movimento '68

ESPERIENZE DI AUTONOMIA POLITICA E DI DEMOCRAZIA DIRETTA Mo1.1 L' "ipotesi" degli studenti

Non bisogna mai dimenticare, quando si parla o si scrive di ciò che sta accadendo nelle università italiane (e non solo italiane), che gli studenti - e loro sono i primi a rendersene conto - non sono intenti ad eseguire un tranquillo esperimento di laboratorio, bensì impegnati, con tutte le forze di cui dispongono, a portare avanti una drammatica lotta politica.

Certo, anche una lotta come quella studentesca può essere rimeditata nei classici termini dell'esperimento, nel senso che la volontà di incidere su una data realtà sociale può assumersi come ipotesi da sottoporre al vaglio dell'effettiva incidenza.

Ma in tal caso, come ben si comprende, non è corretto fermarsi alle formulazioni contenute nei documenti elaborati dagli studenti 22. Bisogna anche saper andare oltre: entrare nel vivo della competizione (la realtà che tende a rimanere sostanzialmente immutata e la volontà che pretende di rivoluzionarla), cogliere le situazioni in cui avvengono gli scontri e valutare i mutamenti che via via intervengono (anche solo - e non è poco - in termini di rapporti di forza).

In tal senso, la situazione nelle università italiane è già cambiata (il che non vuol dire affatto che essa e già rivoluzionata). Pertanto se anche, per assurdo, la verifica conducesse ad una invalidazione totale della "ipotesi" portata avanti in questi mesi dagli studenti, ci si troverebbe nella imbarazzante condizione di non poterla scartare, o scartare del tutto. Il che vorrebbe dire che i termini dell'esperimento qui non funzionano, o funzionano poco.

22 Sono già uscite, in volumi, le seguenti raccolte di documenti della lotta studentesca in Italia:

1) Documenti della rivolta universitaria, Bari, Laterza, 1968, pp. VII-415. Vi sono raccolti documenti

di Torino, Milano, Venezia, Firenze, Roma 2) Università: I'ipotesi rivoluzionaria, Padova, Marsilio,

1968, pp. 225. Oltre che materiale documentario di Trento, Torino, Napoli, Pisa, Milano, Roma, il

volume contiene i seguenti contributi personali: M. Rostagno, Note sulle lotte studentesche

(Trento), pp. 7-25; G. Viale, Contro l'Università (Torino), pp. 85-137 (tratto dal n. 33, 1968, dei

«Quaderni Piacentini»); M. Menegozzi, Movimento studentesco e processo rivoluzionario (Napoli),

pp. 141-149. 3) La scuola e gli studenti, Feltrinelli, Milano, 1968, pp. 85. E' una raccolta di documenti

di Pisa, a cura del gruppo «Il potere operaio». 4) Relazione sulla scuola, Milano, Feltrinelli, 1968, pp.

21. Si tratta di un contributo del gruppo «Il potere operaio» di Pisa. 5) Documenti dell'occupazione

del Liceo Parini (di Milano), Milano, Feltrinelli, 1968, pp. 47.

Page 108: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

108

E non è difficile capire cos'è che non quadra. Quella che viene qui assunta come ipotesi, ha già in sé la forza di autovalidarsi, in una qualsivoglia misura, nel momento in cui la presenza degli studenti nelle università si pone come presenza di tipo nuovo, in grado di modificare in ogni caso la situazione oggettiva nella quale si trova ad operare.

Ma non si tratta soltanto di presenza nelle università. C'è molto, molto di più. Ed è ciò che porta il Movimento studentesco fuori dell'ambiente universitario, differen-ziandolo, in maniera che non potrebbe essere più netta, da tutti i movimenti giovanili che lo hanno preceduto. C'è la volontà di porsi come movimento politico di massa23, alla sinistra dell'intero schie-ramento dei partiti italiani ed al di fuori dell'ambito parlamentare. C'è la volontà di recuperare tutto lo spazio della eversione politica, disertato via via dai partiti della sinistra italiana.

Da qui, per un verso, le ripercussioni, di varia natura ma tutte di grande risonanza, che le lotte studentesche stanno avendo - cosa del tutto nuova, almeno nelle attuali proporzioni - nel dibattito politico nazionale; e, per altro verso, i molteplici tentativi volti a "catturare" il Movimento, a farlo rientrare nella "corretta" prassi politica e, al limite, a conferirgli la funzione di dare nuova linfa alle attuali istituzioni 24.

Mo1.2 Le battaglie per l'autonomia politica Ed ecco già il primo terreno di scontro: I'autonomia politica del Movimento.

Più che di scontro, sarebbe il caso di parlare di assedio a distanza, con qualche uscita in campo aperto. Un assedio lungo, continuo, sfibrante, messo in atto dalle segreterie dei partiti, attente a cogliere gli umori che circolano all'interno del Movimento, per trarne vantaggio, in un modo o nell'altro.

Di tale situazione di accerchiamento in cui sono costretti a portare avanti il loro lavoro, gli studenti di Roma hanno chiara coscienza: «(...) siamo diventati importanti, e allora hanno cominciato tutti a occuparsi di noi, ma per un solo motivo, per strumentalizzarci» 25, è detto nel documento su «Le Elezioni e il Movimento Studentesco» elaborato a cura della «Commissione Elezioni», sul quale vale la pena di soffermarsi, per le molteplici indicazioni

23 « (...) la caratteristica fondamentale della lotta studentesca in Italia (...) è quella di un

movimento politico che ha voluto e vuole essere movimento di massa». (Le Elezioni e il Movimento

Studentesco, a cura della «Commissione sulle Elezioni», Roma, del Movimento Studentesco.

Documento ciclostilato, fogli 8 non numerati, diffuso il 10 aprile 1968. Il passo citato è al foglio 5). 24 Aldo Moro: «Accanto all'inquietudine c'è una ricerca di un approdo innovatore, costruttivo, e

capace di fare avanzare la nostra società». (Da ll Giorno, Milano, del 20 marzo 1968). Il passo è

iportato in Le Elezioni e il Movimento Studentesco, cit., p. 1, e in M. Rostagno, Note sulle lotte

studentesche, op. cit., p. 10. 25 Le Elezioni e il Movimento studentesco, cit., p. 2 (il corsivo è mio).

Page 109: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

109

che può trarne il nostro discorso. Vediamo in esso, intanto, fronteggiarsi i virtuosismi circonlocutori di certo linguaggio politico - tutto proteso verso il recupero, magari in una nuova sintesi, delle formulazioni che pretendono di collocarsi in posizione antitetica - e la fredda determinazione di ridefinirsi, ogni volta che occorra, come forza autonoma, attraverso un modo diretto di intervenire sulle cose, che può dirsi, se si vuole, esasperato, ma solo nel senso in cui può esserlo un colpo di vento che fa saltare le serrature alle imposte.

Da una parte: «Tutto un fermento di idee e di esperienze (quello degli studenti),

sconcertante qualche volta, non privo di rischi, ma coi segni di una straordinaria e accettabile validità»26.

Dall'altra: « (...) Ia storia noi la mettiamo in moto non per le idee che offriamo agli

altri (e per il piacere che gli facciamo a lasciargli gestire il potere anche per noi) ma per quello che facciamo noi direttamente, e che ha e ha avuto una carica dirompente proprio perché non abbiamo accettato un posto subordinato in un disegno altrui, ma abbiamo fatto e gestito in prima persona le nostre lotte» 27. Un tentativo di "cattura politica" si risolve così in una occasione per la riaffermazione e, aggiungerei, per l'esaltazione dell'autonomia del Movimento. Gli studenti sentono che le battaglie decisive, quelle che danno valore a tutte le altre, si combattono su questo terreno. Sentono che è proprio il non avere accettato «un posto subordinato in un disegno altrui», a dare alla loro lotta una «carica dirompente».

Considerata la piattaforma ideologica del Movimento, gli studenti sanno che le più difficili battaglie per la loro autonomia debbono combatterle sul fronte sinistro dello schieramento politico italiano. «Il discorso più pericoloso - affermano - è (...) quello fatto dai giornali di partito della sinistra: in essi è più difficile scorgere l'atteggiamento reale, perché nascosto difeso mistificato da una disponibilità puramente nominale»28. Sulla scorta di una tale valutazione, gli studenti stralciano gli elogi della stampa di sinistra, non per fregiarsene o compiacersene, ma per passarli al vaglio della loro analisi, tutta tesa a leggere tra le righe ed a mettere a nudo le pieghe nascoste del discorso, sì da individuarne le dissonanze rispetto alle formulazioni del Movimento:

«Questo contatto (studenti-operai) va molto al di là del commento di «Rinascita», che ricorda le morotee «convergenze parallele» quando dice che gli studenti «vogliono sottolineare il collegamento che avvertono fra la

26 Aldo Moro (da Il Giorno, Milano, del 20 marzo 1968. Il corsivo è mio). Il passo è riportato in Le

Elezioni e il Movimento Studentesco, cit., p. 1, e in M. Rostagno, Note sulle lotte studentesche, op.

cit., p. 10. 27 Le Elezioni e il Movimento Studentesco, cit., p. 1 (il corsivo è mio). 28 Ibidem, p. 5.

Page 110: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

110

loro lotta contro l'autoritarismo universitario e quella dei lavoratori della FIAT contro l'autoritarismo padronale, entrambi spalleggiati dagli strumenti repressivi del potere politico». Gli studenti e gli operai, invece, non conducono una lotta parallela contro affini autoritarismi, collegati dallo stesso tipo di repressione, restando cristallizzati nella loro figura giuridica fissata una volta per tutte dal sistema, bensì si sono collegati nel corso di lotte che hanno avuto in comune il rifiuto della settorializzazione del momento contestativo e l'affermazione di una volontà dii contestazione globale, in cui studenti e operai convergono nello stesso tipo di lotta eversiva» 29.

Al di là della valutazione specifica che ognuno può dare a un siffatto tipo di discorso, non può non sorprendere la straordinaria lucidità che i giovani del Movimento dimostrano tutte le volte che si impegnano in un contraddittorio politico. Ma quel che qui ci interessa sottolineare è la capacità di trasformare un mare di insidie verbali - che è il portato di un professionismo politico estremamente raffinato - in un terreno di chiarificazione all'interno del Movimento 30 e di ricerca operativa alI'esterno 31.

Portare avanti una propria linea, in piena autonomia rispetto allo schieramento politico tradizionale ed alle organizzazioni sindacale, è già, di per sé, una esperienza politica di rilievo per una moltitudine di giovani.

Certo, di contro ai motivi di chiarificazione e di esaltazione che il Movimento riesce a trarre, per virtù propria, dalle condizioni in cui è costretto ad operare, permangono gli intralci che arreca all'azione degli studenti

l' "operazione cattura" messa in atto dai partiti e in particolare, per ragioni facilmente intuibili, dai partiti di sinistra. Direi però che mai i tentativi operati dalle segreterie politiche raggiungono l'effetto desiderato. Sono anzi, quasi sempre, controproducenti.

E' sintomatico, a tale riguardo, ciò che accade tutte le volte che gli studenti avvertono la necessità di puntare su qualche obiettivo intermedio 32. Scattano subito, dentro e fuori l'ambito universitario, i meccanismi di integrazione, già pronti per "ingabbiare" il Movimento. E allora che succede?

29 Ibidem, p. 6. 30 «Con la Commissione sulle Elezioni ci proponiamo di approfondire il discorso su che tipo di

movimento politico siamo e come ci collochiamo rispetto al sistema politico-parlamentare del

nostro paese». (Ibidem, p. 1).

31 «La Commissione è intitolata alle elezioni solo perché è durante il periodo elettorale che

vengono più chiaramente alla luce i meccanismi di funzionamento di questo sistema (...)» (Ibidem). 32 Vengono definiti «intermedi», da parte degli studenti, quegli obiettivi che non costituiscono

mete autentiche del Movimento, in quanto non sono direttamente contestative del sistema

politico-sociale, ma vengono tuttavia utilizzati come punti di riferimento della lotta. Tali obiettivi

sono scelti in base alla forza di mobilitazione che riescono a sprigionare ed hanno pertanto la

funzione di allargare la base del Movimento. D'altra parte, permettendo agli organismi universitari di

continuare a funzionare, rispondono anche all'esigenza di alleggerire la pressione di quei settori

studenteschi che vedono nel Movimento nient'altro che un intralcio al «regolare corso di studi».

Rientrano in questa categoria di obiettivi molte delle proposte di ristrutturazione didattica a breve

scadenza.

Page 111: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

111

Succede che, per eludere la stretta, gli studenti sono costretti ad abbando-nare l'obiettivo intermedio ed a riprendere le fila del loro discorso contestativo.

Per farmi intendere meglio, dirò che il Movimento si trova talvolta nella situazione di un aereo in volo illegale. Appena si abbassa per tentare, in circostanze di particolare difficoltà, un "atterraggio" di fortuna, ecco mettersi in moto i "dispositivi di cattura", per cui è costretto a "riprendere quota". Grazie alla esperienza accumulata, la base studentesca attivamente impe-gnata, qui a Roma, nei lavori del Movimento, ha finito con il possedere una specie di sesto senso, in grado di captare i pericoli di "cattura" da qualsiasi parte essi vengano. Per fare un esempio: tutte le volte che, a livello di «assemblea generale» o di «consiglio», si tenta in qualche mozione di spostare la linea del Movimento, anche in misura appena avvertibile, in direzione di posizioni politiche o di obiettivi di lotta facilmente strumentalizzabili da partiti o da sindacati, la mozione viene inesorabilmente respinta 33. E dire che talvolta si tratta di complesse elaborazioni, sostenute con abili manovre da parte di agguerriti gruppi infiltratisi nel Movimento con l'intento, sapientemente mascherato, di mediare le lotte e gli obiettivi degli studenti "per conto terzi". Si può anzi affermare che tali tentativi si votano all'insuccesso nella misura in cui si rivelano frutto di una consumata esperienza nella cosìddetta "politica di corridoio".

La base, più o meno di istinto, ha scoperto una sorta di correlazione positiva fra abilità nell'uso degli strumenti assembleari e pericolo di invisibili tranelli. Ne è sortita una specie di diffidenza nei confronti della "furbizia politica": un po' il processo mentale che si verifica in chi scopre che la commessa del negozio è troppo brava nel presentare il prodotto che vuole vendergli. (Sarebbe interessante poter vedere come se la caverebbero qui,

33 E' questo il caso, fra l'altro, di mozioni in cui si chiede l'adesione del Movimento a

manifestazioni unitarie organizzate da partiti di sinistra o da sindacati. Il rifiuto degli studenti ha

fatto talvolta gridare allo scandalo, o quasi. E' stato scritto, per esempio: «Episodio limite (del rifiuto

a lasciarsi "strumentalizzare"), quello degli studenti di Lettere e Architettura (di Roma) che in oc-

casione della «Giornata contro l'autoritarismo accademico» hanno dissociato il loro movimento da

una manifestazione indetta dalle organizzazioni giovanili dei partiti di sinistra e dalla Camera del

Lavoro». (M. Musu, Non vogliono che l'Università continui a essere la fabbrica dei gregari, in Paese

Sera, Roma, del 27 febbraio 1968, p. 9). E' interessante notare che gli studenti, mentre rifiutano qual-

siasi adesione a livello di organizzazioni istituzionalizzate, cercano per loro conto - anzi ne fanno un

obiettivo di fondo del Movimento - contatti e collegamenti con la base operaia. A monte di una tale

presa di posizione c'è la convinzione che i partiti di sinistra e le organizzazioni sindacali hanno

tagliato fuori la classe operaia dalla gestione delle lotte, al fine di mediarle in senso moderato. Da

qui la necessità di favorire la maturazione di una «avanguardia operaia», in grado di assolvere i suoi

compiti di classe rivoluzionaria. (Si farebbe un torto agli studenti se non venisse precisato che qui,

per trarne il succo, s'è dovuto forzare e schematizzare il loro discorso, che è molto più articolato e

complesso, se non altro per le implicazioni di natura strategica. Si veda Collegamento del movi-

mento studentesco con le forze politiche operaie, in Università: l'ipotesi rivoluzionaria, op. cit., pp.

254-5).

Page 112: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

112

in una arroventata assemblea di studenti, i manager della vita politica nazionale).

Ma, limitandosi al tipo di considerazioni sin qui fatte, non si riuscirà mai a spiegare per intero un fenomeno del tutto insolito nelle vicende italiane di questi ultimi anni: I'autonomia politica di un movimento giovanile. Ci sono ben altri elementi di cui va tenuto conto. Senz'altro di grande importanza è il fatto che parecchi degli studenti oggi più attivamente impegnati nella lotta, sono giunti al Movimento dopo avere maturato, per loro conto, particolari esperienze politiche, che li hanno spinti fuori della logica dei partiti e del sistema parlamentare. «Tutti i partiti europei - si afferma in un Documento di alcuni compagni di Torino fatto diffondere anche qui a Roma - funzionano prioritariamente come macchine elettorali e come meccanismi di organiz-zazione del consenso al regime parlamentare, che nei fatti si è trasformato in uno strumento di legittimazione (attraverso il gioco del dibattito tra maggioranza e opposizione) delle decisioni prese dalla élite del potere.

La partecipazione dei giovani ai partiti della sinistra europea è sempre più scarsa, passiva, burocratizzata. In queste organizzazioni burocratiche non c'è niente da fare se non la carriera. Dalla vita politica della sinistra europea è scomparsa completamente la prassi»34. E tutto ciò mentre alcuni fatti internazionali aprono agli occhi dei giovani più impegnati nuove possibilità di lotta, con un recupero della prassi politica rivoluzionaria. Alla ricerca di una tale prassi, molti studenti escono dai partiti e, tagliandosi i ponti dietro le spalle, prendono a confluire verso gruppi politici minoritari, impegnati in iniziative di protesta antimperialista e di intervento a livello operaio.

Lo scoppio delle agitazioni studentesche giunge per loro come una straordinaria occasione per portare avanti, a livello di massa, un discorso politico e soprattutto una prassi di lotta che non trovano più posto in nessun settore dell'arco dei partiti istituzionalizzati. Il quadro di riferimento si colloca fuori dei confini nazionali (e non solo nazionali). Si chiama: Vietnam e Ho Chi Minh, Cina e Mao Tse Tung, Cuba e Fidel Castro, guerriglia sud-americana e Che Guevara, rivolta nera negli Stati Uniti e Black Power. Si tratta, come si vede, di situazioni differenti per tanti aspetti, ma che hanno in comune il fatto di prospettare soluzioni rivoluzionarie, non mediate.

Il ruolo dei gruppi di avanguardia nelle battaglie per l'autonomia politica del

Movimento è, a mio avviso, di primo piano: a) perché in genere si tratta di

giovani che in passato sono stati impegnati in attività di partito, ne

conoscono la strategia e sono in grado di sventarla; b) perché il loro quadro

di riferimento li colloca in posizione antitetica alle soluzioni mediate,

prospettate dai partiti. Ma, a parte ciò, quale parte hanno gli "estremisti" nel Movimento

studentesco?

34 Documento di alcuni compagni di Torino, ciclostilato, p. 2 (il corsivo è mio).

Page 113: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

113

Si è affermato: «Una prima osservazione, per sgomberare il terreno dagli equivoci, va fatta sulle «punte», le avanguardie («cinesi», «castristi», «trotzkisti», estremisti in genere) che hanno avuto e hanno una funzione maieutica - di rottura e di stimolo -ma che ritengo errato considerare rappresentative del movimento» 35. Fin qui si può essere d'accordo. Non convince invece, a mio awiso, quel che segue: «Il movimento (...) accoglie anche quelle correnti perché una delle sue caratteristiche (...) è il ripudio di ogni pregiudiziale discriminazione (...)36.

Assegnare a questi gruppi un ruolo di "tollerati", o quasi in seno al

Movimento (che li «accoglie» solo in ottemperanza al «ripudio di ogni

pregiudiziale discriminazione») significa, a mio modo di vedere, tenere in

poco conto il cordone ombelicale che lega il Movimento Studentesco alle

esperienze di avanguardia, tutte centrate sulla ripresa di un discorso

eversivo di natura extraparlamentare. Per il resto, i gruppi politici minoritari riescono ad essere presenti nel

Movimento nella misura in cui si lasciano trasportare dalla sua onda, che è essenzialmente un'onda dal basso, insofferente di canali diversi da quelli che si scava con la sua stessa azione d'urto. Direi di più: questi gruppi stanno via via dissolvendosi nella prassi del Movimento, conferendo ad essa tutta la carica della loro ideologia rivoluzionaria. Basta pensare alle forme di lotta che gli studenti vanno sperimentando fuori dell'ambito universitario, in collegamento con le lotte operaie. Ed è proprio da tale ideologia che deriva quella sorta di insofferenza nei confronti delle "soluzioni manovrate", che non è difficile cogliere nelle affollate assemblee e che talvolta si rivolge contro gli stessi leader del Movimento, costretti a buttare a mare linee di lotta pazientemente elaborate in "separata sede".

Mo1.3 Le esperienze di democrazia diretta Gli studenti manifestano così la loro sete di democrazia diretta, l'urgente

bisogno di realizzarsi pienamente nella gestione in prima persona delle lotte, la ferma determinazione di non dare deleghe, non solo all'esterno, ma nemmeno all'interno del Movimento.

Basterà, per rendersene conto, seguire rapidamente le vicende attraverso cui è passata la strutturazione del Movimento a Roma.

Dopo una fase iniziale, durante la quale del potere decisionale è investita l'«assemblea generale» degli studenti, che si divide in «commissioni di

35 R. Zangrandi, Cosa c'è di nuovo nella «rivolta», in «Paese Sera», Roma, del 22 aprile 1968, p.

3 (il corsivo è mio). 36 Ibidem (il corsivo è mio).

Page 114: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

114

facoltà»37 il Movimento si struttura in «consigli», che sostituiscono le «commissioni» ed hanno compiti di studio e di iniziative connessi al problema dell'allargamento della base dentro e fuori l'ambito universitario 38. I «consigli» - a cui affluiscono gli studenti con piena liberta di scelta, in base ai propri interessi - sono investiti di potere decisionale nel settore di competenza e riferiscono alla «assemblea generale», che è una riunione comune dei consigli, a carattere informativo.

La soppressione del momento decisionale a livello di assemblea si spiega con gli inconvenienti rilevati nella fase iniziale, durante la quale i lavori erano spesso bloccati da difficoltà tecniche (conteggio dei voti, eccessivo numero di interventi, ecc.).

Alla guida del Movimento viene eletto un «comitato d'agitazione», il cui compito principale è quello di pianificare la lotta, coordinando le indicazioni e le iniziative pratiche dei «consigli».

Gli inconvenienti cui da luogo un tale tilpo di struttura sono molteplici e vengono presto avvertiti dalla base in questi termini:

a) L'«assemblea generale», da sede di dibattito politico, con carattere di grande tensione e con sbocco nelle decisioni che riguardano le scelte di fondo del Movimento, decade a semplice occasione per la comunicazione di decisioni settoriali prese "ad alto livello";

b) Il «comitato d'agitazione» va, sempre più, perdendo i contatti diretti con la base. I suoi membri non partecipano ai lavori dei «consigli», tutti presi come sono dalle loro continue riunioni "ad alto livello";

c) In definitiva, le scelte di fondo del Movimento, circa i tempi e gli obiettivi della lotta, sono nelle mani di pochi che, nel migliore dei casi, si prendono cura di comunicarle alla base.

d) C'è un salto fra i risultati cui approda via via il lavoro dei «consigli» e le decisioni che scaturiscono dalle riunioni del «comitato d'agitazione».

Tutto ciò porta ad una frattura fra la base e il vertice. Il «comitato d'agitazione» in carica viene dichiarato decaduto. Si elegge un «comitato di coordinamento», i cui membri sono obbligati a partecipare ai lavori dei «consigli», che hanno il potere di dichiararli decaduti in qualsiasi momento.

Ma nemmeno questa struttura soddisfa gli studenti della base, i quali premono per far cadere ogni diaframma tra le conclusioni cui essi stessi pervengono in seno ai «consigli» e le scelte del Movimento.

Dietro una tale pressione, si perviene all'abolizione di ogni tipo di «comitato-guida». I «consigli», quando ne avvertano l'esigenza, si scelgono

37 Si veda il documento elaborato dalla Facoltà di lettere di Roma il primo giorno

dell'occupazione (2 febbraio 1968), in Documenti della rivolta universitaria, op. cit., p. 374. 38 Vengono istituiti i seguenti «consigli»: Interfacoltà, Studenti di Lettere, Studenti fuori sede e

lavoratori, Studenti medi, Collegamento con la classe operaia. (Si veda Documenti della rivolta

universitaria, op. cit., p.386, sotto la data 11 febbraio). I «consigli» organizzano, fra l'altro,

«controcorsi» su: Black Power, Autoritarismo e repressione sessuale, Storia del Movimento

Studentesco (interrotti dall'intervento della polizia).

Page 115: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

115

nel loro ambito, di volta in volta, membri cui affidare incarichi specifici di carattere operativo. Quanto alle scelte di fondo del Movimento, il potere decisionale passa di nuovo alla «assemblea generale», che riacquista così il suo valore di sede di dibattito politico, con sbocco nelle decisioni a livello generale.

Le vicende qui sommariamente riferite inducono ad alcune considerazioni, che toccano da vicino il nostro discorso:

I) La spinta decisiva alle scelte di fondo del Movimento viene dal basso. Quando la struttura non risponde o risponde poco ad una tale esigenza di democrazia diretta, si tende a sostituirla.

II) I leader vengono riconosciuti come tali nella misura in cui si dimostrano capaci di organizzare la partecipazione diretta della base ai momenti decisionali. In caso di una loro inversione di tendenza, vengono emarginati, oppure "utilizzati" per compiti specifici di carattere operativo.

In base a quanto si è detto fin qui, non mi pare si possa dare grande credito all'impressione, molto diffusa, che siano pochi leader a condizionare, in maniera decisiva, la lotta del Movimento Studentesco 39. Ancora meno poi trova riscontro, per quello che mi è parso di capire, il tipo di condizionamento che si vuole ipotizzare quando si parla di una massa di «bravi ragazzi», in balia di un ristretto numero di estremisti.

La mia convinzione è invece che il Movimento Studentesco, per ragioni ancora da ricercare in profondità, riesce a trovare motivi di grande mobilitazione, spesso al di là di ogni preventivo di lotta, soprattutto nei momenti in cui lo scontro con il sistema politico del nostro paese diventa frontale.

Durante la prima fase della lotta a Roma, fino a tutto febbraio, i «consigli» si riuniscono attorno a dei tavoli disposti a semicerchio. All'inizio della seconda fase, un'aula immensa non riesce a contenere il solo consiglio per il «Collegamento con la classe operaia»40. La svolta è segnata dallo scontro fra studenti e polizia davanti alla facoltà di Architettura, a Valle Giulia.

Fatti come quelli cui si è fatto riferimento sin qui, sono rivelatori, agli occhi dei leader, del tipo di indicazioni che vengono dal basso: da un lato l'insofferenza per ogni delega del potere decisionale diretto, dall'altro la determinazione di utilizzare tale potere per una pressione in senso eversivo41. Certo, come ogni cosa, anche le esperienze di democrazia

39 Un solo esempio: «E' vero che coloro che rifiutano a priori e in modo assoluto il dibattito

sono certamente pochi, ma condizionano le mosse dell'intero movimento (...)». (P. Sylos Labini, La

campana critica, in Astrolabio, Roma, del 3 marzo 1968, Anno VI, n. 9, p. 20). 40 Si veda la nota (18). 41 Il fenomeno della crescita del Movimento Studentesco dopo ogni intervento repressivo della

polizia è stato talvolta interpretato in chiave solidaristica: «E' bastato (...) che la lotta degli

universitari sia venuta a trovarsi, anche se solo episodicamente, su un terreno comune al

movimento democratico (quello della difesa della libertà e dei diritti dei cittadini contro la

repressione poliziesca), per suscitare attorno a sé un'ondata ampia di solidarietà e di simpatia». (M.

Page 116: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

116

diretta hanno, per l'economia del Movimento, il loro prezzo42. Parecchi giovani sono alla prima esperienza di partecipazione in prima persona aIIe scelte della comunità in cui vivono ed operano. La scuola non ha avuto mai bisogno di loro per fare le sue scelte. «Credeva (lo studente) - si afferma in un documento elaborato a Torino - di andare all'Università per imparare la storia, il diritto, la fisica, la medicina e invece ha imparato soprattutto a comandare e a obbedire»43. Qui, dove non si comanda e non si ubbidisce, ma si discute per decidere, alcuni, specie all'inizio, si sentono un po' spaesati. Ascoltano, votano, ma non intervengono mai. Altri, al contrario, forti di esperienze extra-scolastiche, hanno troppa fretta di intervenire, man mano che arrivano. Non aspettano di rendersi conto dello stato di avanzamento dei lavori. Così, riportano indietro il discorso. o ne ritardano gli sviluppi.

Ma nessun prezzo è troppo alto per una esperienza come questa, in cui tanti giovani sentono, spesso per la prima volta, di realizzarsi come esseri umani. («La Critica Sociologica», n. 5, Primavera 1968, pp. 12 – 22)

Musu, Non vogliono che l'Università continui a essere la fabbrica dei gregari, art. cit.). Sarà anche

vero dal punto di vista del «movimento democratico», non certo da quello del Movimento

Studentesco, che rifiuta ogni discorso di questo tipo, considerandolo arretrato e irto di insidie per la

sua autonomia. 42 Beninteso, in termini di maturazione, non di "efficienza". Si ricordi, a questo proposito,

quanto hanno scritto gli studenti di Pisa: «E' apparso (...), ed è stato bene chiarirlo a noi stessi,

come il concetto di un'efficienza oggettiva («qui non si conclude niente») sia violentemente imposto

sul vuoto che è stato operato sulla personalità dello studente (...)». (Cronaca delle lotte

studentesche pisane, in La scuola e gli studenti, op. cit., p. 9. Il corsivo è nel testo). Ma soprattutto

si tenga presente lo spirito che anima la citata Relazione sulla scuola. 43 Sulla occupazione (Torino), in Quindici, Roma, n. 7, gennaio 1968. p. VI.

Page 117: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

117

Mo2

IL MOVIMENTO ‘77 E L’ASTRAZIONE POLITICA Mo2.1 L’operaio sociale e il movimento '77

Il movimento del '77 nasce sulle spalle del '68. La critica della società

capitalistica è stata ormai ampiamente socializzata, ma stenta a tradursi in pratica sociale collettiva. Nel frattempo si è affermata nei gruppi extraparlamentari una certa logica minoritaria, che rende difficile il coinvolgimento di vasti strati sociali.

E' in questo quadro che irrompe sulla scena un nuovo soggetto sociale. Alla soggettività operaia ammassata in fabbrica, sintetizzata nella figura dell'operaio-massa, subentra la soggettività proletaria diffusa nel sociale, rappresentata emblematicamente dalla figura dell'operaio sociale. Questa figura si intreccia ad una diffusa soggettività sottoproletaria, in particolare giovanile, che vive ai margini della struttura sociale, in assoluta estraneità rispetto al sistema istituzionale.

Questa figura composita della soggettività collettiva nel 1977 si mette in movimento, innescando una miscela esplosiva. La nuova figura occupa la scena direttamente come soggetto sociale, mandando in frantumi tutti gli schemi politici, compresi quelli che nel post-sessantotto si sono sedimentati all'interno dei gruppi extraparlamentari.

Mo2.2 Il soggetto collettivo e l’astrazione politica

In questo quadro, l'agire collettivo cambia pelle. Il leaderismo - che nei gruppi raggiunge livelli aberranti, producendo la figura del carrierista politico, pronto a inserirsi nel sistema dominante - nel movimento del '77 provoca, là dove emerge, reazioni diffuse di rigetto. Reazioni che investono anche ogni tentativo di imporre rigide strutture organizzative ad un soggetto sfuggente e imprevedibile. Le organizzazioni che affiancano il movimento hanno vita difficile nella loro pretesa di "dare la linea".

Il soggetto collettivo è recalcitrante di fronte a qualsiasi proposta politica che si presenti in forma strutturata. Nella coscienza collettiva della base del movimento passa soltanto una forma politica, per così dire, primordiale, in cui una soggettività frammentata esprime la propria condizione di vita. Nelle assemblee di movimento vengono ascoltati con attenzione gli interventi di giovani sottoproletari che esprimono il loro disagio esistenziale e gridano la loro rabbia contro la società dell'indifferenza. E invece vengono ignorati o fischiati gli interventi improntati ad una visione canonica della politica.

Page 118: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

118

Non si tratta di semplici umori, ma di una vera e propria svolta. Entra in scena direttamente la concretezza esistenziale degli uomini e delle donne in carne e ossa. Ed è su questa base che, nei termini della nostra analisi, possiamo definire il '77 come movimento di opposizione all'astrazione sociale.

(In questo volume, Capitolo Quarantottesimo, paragrafo 48.4 L'astrazione

sociale e il movimento del '77)

Page 119: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

119

Mo3 Movimento '90

UNIVERSITA' PUBBLICA E CAPITALE PRIVATO

Il Movimento '90 44, pur tra mille difficoltà, sta dimostrando, fin dai suoi

primi passi, una straordinaria intelligenza. Del progetto di legge Ruberti 45

ha colto in pieno il segno politico di fondo. Non era facile. Soprattutto perché

l'obiettivo a cui mira il provvedimento è nascosto dietro una parola che, dal

'68 in poi, gode di un fascino particolare nell'universo giovanile: autonomia

universitaria. E' stata quindi una prova di grande capacità intellettuale, oltre

che politica, non cadere nel tranello. L'intelligenza collettiva arriva là dove

l'acume del singolo spesso si perde.

Non di autonomia si tratta dunque, ma proprio dell'opposto. Attualmente la

struttura della nostra società prevede la separazione formale tra sistema

universitario pubblico di formazione e ricerca e sistema privato di

imprenditoria industriale. Sappiamo bene che, al di là dell'assetto formale,

tra i due sistemi c'è già un intreccio a maglie strette. Ma, sul piano

istituzionale, l'università attualmente si presenta come un ente pubblico che

fonda la sua autonomia, culturale e scientifica, sulla possibilità teorica di

condurre ricerca e sperimentazione al di fuori di qualsiasi condizionamento

degli interessi privati. In questo contesto, l'operazione che sta dietro il progetto di legge Ruberti

segna una gravissima svolta. Dalla convivenza di fatto si passa alla celebrazione ufficiale del matrimonio tra università e capitale privato. In una mozione approvata dall'assemblea di ateneo di Palermo questo passaggio viene messo in evidenza. Il progetto di legge Ruberti, scrivono le facoltà occupate di Palermo, «legittima l'ingresso del capitale privato come principale e determinante fonte di finanziamento della ricerca».

Da questo compattamento tra istituzione pubblica di formazione-ricerca e capitale privato discende una pesante conseguenza: vengono a chiudersi, di fatto, gli spazi - già molto stretti - per una ricerca legata ad interessi strettamente scientifici. Ora, non è un caso che questo atto di asservimento dell'università all'imprenditoria privata venga presentato con la falsa etichetta dell' "autonomia universitaria". Si sa che, se un prodotto ha un punto debole,

44 Nel 1990 si sviluppa nelle università italiane un imponente movimento, conosciuto come

«Pantera» (si veda, più avanti, la Finestra 3 B), contro la privatizzazione dell'università e la

mercificazione della cultura. 45 Il Prof. Antonio Ruberti, ministro della Università e della Ricerca Scientifica, presenta in quel

periodo un progetto di legge che, in sostanza - al di là della etichetta formale - introduce la

privatizzazione nell'Università (si veda, più avanti, la Finestra 3 B).

Page 120: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

120

il messaggio pubblicitario che deve sostenerlo sul mercato viene mirato a rovesciare l'immagine proprio su quel difetto.

Al di là della facciata, c'è però - nella operazione politica complessiva - una falsificazione di fondo della realtà universitaria. Si parte da un dato reale: l'università è fatiscente. Ma, invece di riportare questa fatiscenza alla attuale gestione, legata ad interessi baronali e privati, si tenta di collegarla alla suggestiva immagine di una struttura paralizzata dal suo rapporto con la sfera pubblica. E' chiaro dove si vuole andare a parare. Dato che la gestione pubblica della formazione e della ricerca ha prodotto la degradazione universitaria, l'unico rimedio è quello di "riformare" l'università con criteri privatistici e affidarla alle "cure" del capitale privato.

Ora, a personaggi che compaiono sulle copertine di Capital non si può offrire una università in cui abbiano voce in capitolo quegli scalcinati degli studenti. Figuriamoci. L'efficientismo manageriale non sopporta le stranezze di giovani politicamente impegnati. E se poi questi "benedetti ragazzi" si mettono a concepire una formazione e una ricerca al servizio della collettività e contro il profitto? Non sia mai.

Perciò tutto il potere agli ordinari. Cioè a quella componente della docenza universitaria nella quale si annidano i maggiori responsabili dell'attuale sfascio dell'università. Per intenderci, i baroni delle cliniche, i consulenti delle imprese, i personaggi - più o meno famosi - legati all'industria culturale. In pratica, coloro che attualmente la gestiscono con criteri marcatamente privatistici.

E' tanta la voglia di sgombrare il campo dalle altre componenti universitarie, che nel testo del progetto di legge non si esita a incorrere in una sgrammaticatura formale. Guardate che perla: «ai professori ordinari è riservata una rappresentanza pari ad almeno metà dei componenti interni. E' comunque garantita la rappresentanza dei professori associati, dei ricercatori, degli studenti e del personale non docente». Come dire: per definire la nuova struttura basta dichiarare con esattezza la rappresentanza della categoria che conta. Gli scarti si possono dare a forfait.

Ma la nota più alta dello spirito democratico che ispira il progetto di legge si raggiunge in quella bella invenzione che è il «Senato degli studenti» con funzioni consultive. Anche qui il trucco c'è e si vede. Una pomposa etichetta per coprire il vuoto assoluto in fatto di potere decisionale. Ve li immaginate questi studenti riuniti in «Senato», che con il soffio di un parere consultivo bloccano un progetto di ricerca legato agli interessi della Fiat? Se non ci fosse di che preoccuparsi, ci sarebbe da ridere.

Una operazione di questa portata politica non può essere ridotta al colpo di testa di un ministro. E' tutta all'interno di un progetto di ristrutturazione autoritaria e privatistica della società.

(«Avvenimenti», 31 Gennaio 1990)

Page 121: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

121

Mo4

Movimento '90

CONTRO LA MERCIFICAZIONE DELLA CULTURA: GLI STUDENTI E LE ISTITUZIONI

La Pantera46 c'è, anche se non si vede. Uscita di scena, è alla ricerca di una sua nuova identità. Come dire che guarda in avanti, a questo '91 che ha da poco aperto i battenti. E tuttavia non può fare a meno di rivisitare il fatidico '90, che, dopo l'ondata gloriosa delle occupazioni, i battenti li ha chiusi in modo poco esaltante per il movimento. Così accade che la discussione inciampi su un punto interrogativo piantato come un chiodo storto su una strada in salita: dov'è che abbiamo sbagliato?

Questo lacerante rebus mi suona come l'eco di un pensierino che vado a ripescare nel mio quaderno di appunti: decine e decine di facoltà occupate, in tutta Italia, lungo un intero anno accademico (roba da fare impallidire le occupazioni del '68 e del '77) non sono bastate a bloccare il progetto Ruberti47 sulla privatizzazione universitaria. Dov'è che abbiamo sbagliato? Arrischio il mio punto di vista, per quel che può valere: abbiamo sbagliato nel fare affidamento sull'appoggio della sinistra ufficiale. Ricordate? Ci dicevano: il movimento deve definire chiaramente il suo obiettivo. Saranno le forze politiche e sindacali della sinistra a dargli uno sbocco istituzionale.

Ebbene, il movimento il suo obiettivo l'ha definito con estrema chiarezza: il ritiro del disegno di legge Ruberti. Un punto inequivocabile, deliberato - con procedure scrupolose fino all'eccesso - dalle assemblee nazionali di Palermo e di Firenze. I tentativi, operati dall'esterno, di annacquare il rigetto della privatizzazione sono andati tutti a vuoto. Alla base di questo rifiuto ci deve dunque essere una ragione di fondo. Quale?

La spirale della innovazione tecnologica ha provocato anche nel nostro paese, come è noto, una secca riduzione dell'impiego di lavoro umano nel processo di produzione. Così le nuove generazioni hanno dovuto imparare, a proprie spese, che non sempre lo studio si traduce in occupazione lavorativa. Per una sorta di paradosso involontario, questa incongruenza ha finito per dare alla formazione culturale un valore in sé, legato più alla persona che alla struttura industriale. Di conseguenza, molti studenti

46 Il nome «Pantera», con il quale è conosciuto il Movimento '90 (si veda la Finestra 3A), è legato

ad un episodio. Nel primo periodo del movimento i giornali parlano di una pantera in libertà, che

viene avvistata ripetutamente, ma che nessuno riesce a catturare. Gli studenti hanno una trovata

creativa, che avrà molta fortuna. Adottano lo slogan «La Pantera siamo noi». Il significato è chiaro:

il movimento non si lascerà catturare dalle forze politiche istituzionali. 47 Il Prof. Antonio Ruberti, ministro della Università e della Ricerca Scientifica, presenta in quel

periodo un progetto di legge che, in sostanza - al di là della etichetta formale - introduce la

privatizzazione nell'Università (si veda più avanti, in proposito, la Finestra 3 B).

Page 122: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

122

cominciano a sentirsi portatori di una cultura come valore autonomo rispetto alle leggi del mercato del lavoro. Un valore da realizzare come ricchezza sociale e non come oggetto di appropriazione privata.

Su questo atteggiamento - non a caso più accentuato nelle facoltà umanistiche e nel Meridione - il disegno di legge Ruberti ha un forte impatto negativo. La privatizzazione spiazza la cultura come valore in sé. Gli studenti si ritrovano così, di punto in bianco, a detenere un valore che viene ufficialmente dichiarato fuori corso. Si profila all'orizzonte una cultura rampante - personificata nella figura di Berlusconi48 - di fronte alla quale la conoscenza come strumento di arricchimento personale, da riversare nella vita sociale, viene relegata fra le scorie di una concezione arcaica della formazione intellettuale. Attraverso un processo di maturazione collettiva, la reazione immediata si traduce poi in una rivolta morale e politica contro il processo complessivo di mercificazione della cultura. E' in questo aspetto della rivolta il tratto di più alta qualità politica del movimento '90. Giovani spesso costretti - per frequentare l'università in una grande città - a vivere in condizioni materiali al limite della sopportazione si fanno carico di una lotta per la dignità della cultura.

E la sinistra che fa per dare efficacia a questa lotta nelle sedi istituzionali? Meno che niente. Lascia la richiesta di ritiro del progetto Ruberti nelle mani degli studenti, come un cerino acceso, in attesa che si consumi e si spenga. Alla luce di questo dato di fatto, dobbiamo ammettere che c'è stato, da parte del movimento, un errore di valutazione rispetto ai reali schieramenti in campo, al di là delle dichiarazioni di intenti. E non per recriminare, tanto meno per provocare rotture. Ma, al contrario, per chiarire i termini in cui è possibile oggi tracciare, sulle sabbie mobili della sinistra, un nuovo percorso di rapporti e di alleanze.

Se vogliamo capire quel che è accaduto, dobbiamo dunque guardare un po' più in là delle etichette di facciata. Certo, una battaglia contro la mercificazione della cultura si iscrive a pieno titolo nel quadro degli ideali della sinistra. Attenzione, però. Su questo terreno l'impegno viene a cadere, di fatto, nella sfera di influenza di intellettuali abituati a vendere i loro prodotti culturali come scatolette e quindi poco inclini a provare indignazione per la degradazione della cultura a merce. Per non parlare dei baroni delle cattedre, di sinistra sì, ma pur sempre baroni. Per loro l'ingresso dei privati all'università significa l'apertura di un mercato legale, dove poter piazzare le loro competenze. Nel quadro va anche inserita una sorta di rispetto per il privato, come presunto modello di efficienza, che la sinistra non riesce a scrollarsi di dosso.

48 Silvio Berlusconi, proprietario di televisioni commerciali - che in anni successivi entrerà in

politica, fondando il partito politico denominato «Forza Italia» e diventando presidente del consiglio

- viene visto dagli studenti del movimento come il simbolo della mercificazione della cultura.

Page 123: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

123

A questo punto, dovremmo sapere dove andare a cercare le responsa-bilità del mancato ritiro del progetto Ruberti. E, a ben guardare, si tratta di responsabilità molto pesanti. Dopo il '68, dopo il '77, viene sconfitta una ipotesi di conduzione dal basso della domanda sociale da parte di un movimento, di cui tutto si può dire meno che è disponibile per la pratica della violenza politica.

In questo senso, la vicenda della Pantera può essere letta come un test per le nostre istituzioni. Caduto l'alibi della violenza, ora è provato che viviamo in una società ermeticamente chiusa ad ogni istanza che sale dal basso. Viviamo nella società dell'indifferenza. In pratica, siamo di fronte ad una ridefinizione del rapporto fra sistema istituzionale e società civile. Si è messa in atto, alla chetichella, una sorta di autonomia della sfera istituzionale. Le donne e gli uomini - giovani studenti o anziani in pensione - possono pure fare i salti mortali per fare sentire la loro voce. Il sistema istituzionale segue il suo corso, come se nulla fosse. Funziona appunto come sistema di indifferenza.

Il caso del progetto di privatizzazione universitaria è esemplare. La protesta degli studenti è stata accantonata su un binario morto. Parallelamente, sul binario istituzionale, il disegno di legge Ruberti è andato avanti, senza doversi nemmeno misurare con una reale opposizione. I due binari sono disposti in modo da non doversi mai incrociare (paradossalmente, nel '68 e nel '77 gli scontri di piazza erano modi di incrociarsi di percorsi antagonisti). Questo raffinato congegno istituzionale ha prodotto un dato politico che è sotto gli occhi di tutti. Alla resa dei conti, mesi e mesi di presenza attiva nelle facoltà occupate, montagne di analisi e di elaborazioni teoriche prodotte dagli studenti, assemblee nazionali e manifestazioni di piazza, non hanno scalfito il destino di un progetto di legge. Un vero capolavoro di ingegneria politica. E, soprattutto, una bella lezione di democrazia. La Pantera ringrazia e rinvia ai mittenti.

(«Avvenimenti», 23 Gennaio 1991)

Page 124: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

124

Page 125: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

125

Sezione Dodicesima Interventi ATTUALITA’ POLITICA E SOCIALE N.B In questa sezione vengono riportati interventi dell’autore di questo testo, pubblicati su riviste.

Page 126: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

126

Page 127: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

127

Interventi In1

SEGNALI DI VITA DI UNA GENERAZIONE DEVASTATA

Come è possibile? I movimenti non sono morti da una pezzo? Ogni volta

che si muove qualcosa nell’universo giovanile, una sorta di stupore collettivo

si riversa sulle colonne dei quotidiani. L’interrogativo andrebbe rovesciato.

Come è possibile che oggi i giovani, messi all’angolo e tagliati fuori dai

processi economici e sociali, reagiscono solo a sprazzi?

E’ questo il vero dato oscuro che le nuove generazioni si portano addosso.

Spiegare l’inquietante passività dei giovani non è facile. In ogni caso, è

opportuno tenere presente la sistematica devastazione della soggettività

giovanile operata negli ultimi decenni. Pur di scongiurare il pericolo di nuove

insorgenze della contestazione, non si è andati per il sottile. La soggettività

giovanile è stata frammentata, svuotata e lasciata marcire ai margini della

vita sociale. Ora, se da questo mondo devastato arrivano, di tanto in tanto, segnali di

vita, in forma di agitazioni nelle scuole e nelle università, invece di stare a disquisire sulla legittimità della occupazione di un istituto o di una facoltà, bisognerebbe cogliere l’occasione per riflettere sulla vicenda giovanile. Che volete che sia la sospensione di una lezione di fronte alla chiusura di ogni prospettiva per una intera generazione?

Di questo, appunto si tratta. Si è consumato un paradosso sociale. Ai soggetti che incarnano, come si dice solennemente, l’avvenire della società è stato sottratto il futuro che li riguarda in quanto persone. In questa fine millennio, in cui si pretende di razionalizzare i processi sociali, i ragazzi e le ragazze non sono in condizione di darsi un progetto di vita.

La mancanza di prospettiva tiene le ragazze e i ragazzi come sospesi nel vuoto. Da qui una sensazione di impotenza, che procura angoscia. Gli orizzonti di vita si chiudono. Si oscura lo spettro delle soluzioni. I soggetti si sentono come topi in trappola e non vedono via di uscita.

E’ in questo stato d’essere l’origine del disagio che attraversa tutto lo spettro dell’universo giovanile e si esprime nelle forme più svariate. Può condurre da una parte allo stordimento nelle discoteche e alla fuga nel mondo artificiale dell’eroina, dall’altra alla ricerca di una propria identità personale e collettiva, attraverso – perché no? – esperienze di autogestione scolastica. Quanti si scandalizzano di fronte a certe iniziative degli studenti

Page 128: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

128

dovrebbero misurarsi con le alternative che stanno davanti ad una generazione devastata.

Questa generazione dà di sé una immagine pulviscolare e riduttiva. Non lascia trasparire la tragedia sociale alla quale è stata inchiodata. Sbaglia dunque chi, ricoprendo posti di responsabilità istituzionale, dichiara la propria disponibilità ripiegando furbescamente su concessioni spicciole. Talvolta la protesta assume forme e contenuti minimali rispetto alla portata delle motivazioni di fondo che accendono la contestazione. Attenzione, dunque. Anche là dove si parla di banchi vecchi, si vuole intendere altro. Si vuole segnalare, per via simbolica, il degrado di una condizione giovanile che dovrebbe aprire le porte del futuro e viene invece lasciata stagnare in un vicolo cieco. E persino là dove si contesta la riforma dell’istruzione o il finanziamento alle scuole private, gli specifici provvedimenti governativi funzionano, oltre che come misure da contrastare, anche come fantocci su cu scaricare la rabbia provocata dalla condizione di marginalità del soggetto giovanile.

Questi giovani contestatori senza ieri e senza domani – che non si sentono figli del ’68 e non certi di resistere sino al ’98 – sembrano avere il fiato corto. Può anche darsi che, nell’immediato, la protesta segua la solita parabola discendente riscontrata negli ultimi anni. Ma nessuno si faccia illusioni. Di anno in anno, passo dopo passo, si va accumulando anche negli strati meno reattivi della soggettività giovanile un potenziale di estraneità all’assetto istituzionale. Questo progressivo scollamento segue dinamiche imprevedibili. Ogni ipotesi rischia di essere smentita. Ma i piccoli fuochi che si accendono ogni anno nelle scuole e nelle università potrebbero, prima o poi, sfociare in un grande incendio sociale. («Avvenimenti», n. 49, 24 Dicembre 1997)

Page 129: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

129

Interventi In2

L’UNIVERSITA’ COME AZIENDA

“Liscia o gassata? Università di Macerata”. Questo slogan campeggiava,

fino a qualche settimana fa, su grandi cartelloni stradali e rendeva, con indubbia efficacia, il modello dell’università come azienda, da reclamizzare alla stregua di un’acqua minerale.

È il modello al quale si ispira la controriforma Moratti. Ma non è un fulmine a ciel sereno. La Moratti porta alle estreme conseguenze una logica aziendale che si è insediata nella vita universitaria con l’introduzione della laurea triennale. Le ricadute di quella svolta sono note: riduzione del sapere a semplice operatività tecnica e frammentazione degli insegnamenti in una miriade di moduli didattici.

Gli studenti - con l’intelligenza collettiva, propria dei movimenti - hanno

colto subito il dato di continuità dell’ultimo provvedimento con gli interventi

legislativi del centro-sinistra. E, partendo dalla rivendicazione del diritto allo

studio ed al sapere, hanno iscritto nell’agenda della protesta la loro

drammatica condizione materiale e immateriale. Fra tasse alle stelle, libri

costosissimi, camere in affitto a prezzi di speculazione, per non parlare del

caro-vita, studiare all’università è diventato un lusso, che pochi possono

permettersi. E il tutto in un quadro di perenne precarietà e marginalità, per

via di una organizzazione sociale fondata sulla centralità dell’azienda. L’introduzione della logica aziendale nell’università, cioè in una istituzione

culturale e scientifica che ha alle spalle secoli di storia, equivale al trapianto di un organo. Era quindi nel conto che potesse provocare una generale reazione di rigetto. Da qui una sottile strategia, volta a sostenere il processo di aziendalizzazione con una operazione ideologica che sposti l’attenzione dalla qualità funzionale all’efficienza amministrativa.

Lo scarto non è di poco conto. Si passa dalle finezze della elaborazione intellettuale alle rudezze del calcolo ragionieristico. Il cambiamento si sente nell’aria e si riflette anche sull’organizzazione della vita universitaria. Uno studente non fa un corso di studi. Accumula crediti e debiti. Un docente non è uno studioso con una particolare biografia ed una personalità culturale e scientifica. È un budget. Su questa scia, si arriva ad affermare in sedi ufficiali che un docente anziano equivale a due docenti di prima nomina.

L’ideologia dell’efficienza pretende di separare la gestione amministrativa dell’università dalla sua funzione culturale e scientifica. Nella prima sfera il metro di valutazione sarebbe il tasso di produttività, nella seconda varrebbe

Page 130: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

130

il livello di scientificità. In realtà, la logica aziendale è pervasiva. Non c’è aspetto della vita universitaria che non ne venga investito. Si finisce per modellare la produzione scientifica sullo standard della produzione industriale.

È al tramonto la figura del ricercatore scienziato. Si va affermando la figura del manager culturale, capace di piazzare sul mercato i sottoprodotti dell’azienda universitaria. E in questa direzione non si va per il sottile. Che volete che valgano i diritti acquisiti e i destini personali di migliaia di donne e uomini di fronte all’esaltante progetto di “modernizzare” il sistema universitario, adeguandolo alle impellenti esigenze della produzione capitalistica?

In funzione del processo di “modernizzazione”, l’università tende a connotarsi sempre più come mera struttura di potere. Le gerarchie di potere nell’università non sono certo una novità. Ma, all’interno del processo di aziendalizzazione, esse subiscono una mutazione di notevole portata. Dalla struttura di tipo feudale si passa alla organizzazione manageriale di tipo industriale.

E gli studenti? La sottomissione dell’istituzione universitaria alla logica aziendale comporta una ristrutturazione che operi in due direzioni: da un lato sulla formazione del sapere e dall’altro sui soggetti sociali che devono farsi portatori di funzioni estranee alla cultura ed alla scienza. Su questo secondo versante, si tende a disegnare un soggetto studentesco funzionale alle dinamiche del mercato. Nell’università si è insediato un ampio strato di precarietà sociale: giovani che si arrangiano in mille modi in condizioni disastrate. Un soggetto con queste caratteristiche - disancorato da ogni certezza esistenziale e quindi culturalmente irrequieto, discontinuo, imprevedibile - da un lato può essere facilmente sottoposto a ricatto e supersfruttamento, dall’altro può rappresentare una mina vagante all’interno di una logica privatistica della formazione e della ricerca. Va quindi rimodellato da una accademia che aspira a darsi una immagine centrata sul valore della efficienza aziendale.

L’università, per presentarsi con titoli manageriali sul libero mercato, tende ad offrire un soggetto giovanile ancorato ad un sapere esclusivamente tecnico, direttamente fruibile nel processo produttivo e disponibile a vivere in uno stato di permanente precarietà. In questo quadro, un particolare rilievo assume lo stravolgimento della formazione universitaria. La formazione non è finalizzata alla crescita culturale degli studenti, ma all’utilizzo tecnico. Questo abbassamento della tensione formativa comporta una ridefinizione del rapporto fra università e mercato del lavoro. È il mercato che crea le figure professionali. All’università viene riservato un ruolo subordinato: produrre le professionalità che le industrie richiedono. Non solo. Si va in direzione di un rapporto sempre più stretto fra università e industrie del

Page 131: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

131

territorio. Al punto che gli industriali possono arrivare ad assumere un ruolo interno all’università e condizionarne le scelte.

Il modello che si viene a delineare ha effetti devastanti sul ruolo dell’università nella società. Intanto, le facoltà vengono a perdere, in pratica, la propria autonomia culturale e scientifica. Non possono mettere mano a progetti autonomi, perché devono stare attente alle variazioni che si determinano nel mercato del lavoro. E, poiché queste variazioni sono sempre più accelerate, mentre la cultura e la scienza hanno bisogno di progetti di ampio respiro, l’università finisce di definirsi come sede istituzionale della formazione “superiore” e tende a presentarsi sul mercato come semplice agenzia di servizio professionale.

Il piano dell’università come azienda comporta per la collettività la perdita di una importante risorsa culturale e scientifica, a cui potere attingere per progettare il proprio futuro. Perdita non di poco conto, nella prospettiva - tutta da costruire - di una organizzazione democratica e popolare dello studio e della ricerca. («Proteo», n. 1 – 2006)

Page 132: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

132

Page 133: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

133

Interventi In3

L'UNIVERSITA': UNA ACCADEMIA PER MANAGER

Chi non è in grado di pagarsi gli studi, lasci perdere l'università. A leggere certe dichiarazioni apparse sulla stampa, sembra questo lo spirito con cui i consigli di amministrazione degli atenei italiani stanno decidendo pesanti aumenti delle tasse universitarie. Certo, c'è a monte il buco finanziario prodotto dalla soppressione del contributo straordinario dello Stato. Ma aumenti di questa portata (si arriva al raddoppio), non possono essere concepiti e programmati come semplici operazioni finanziarie. I miliardi da raccogliere sono nei bilanci. Ma insieme ai soldi si intende incassare dell'altro. Che cosa?

Il salto di cifre che gli studenti, all'atto dell'iscrizione, troveranno sui bollettini del prossimo anno si colloca all'interno del processo di privatizzazione dell'Università. La sottomissione dell'istituzione universitaria alla logica del capitale privato comporta una ristrutturazione che operi in due direzioni: da un lato sulla formazione del sapere e dall'altro sui soggetti sociali che devono farsi portatori delle nuove funzioni intellettuali. L'aumento delle tasse agisce su questo secondo versante. Scaricando sulla componente più debole il costo dell'autonomia finanziaria, tende a rimodellare brutalmente la popolazione studentesca, sulla base della posizione economica dei singoli soggetti.

Questo dato segnala una inversione di tendenza rispetto agli ultimi decenni di politica universitaria. A partire dal '68 l'università è stata caricata di funzioni extraistituzionali. Fra l'altro è stata usata come "ammortizzatore sociale". Non potendo garantire una occupazione ai giovani diplomati - ragazze e ragazzi pronti a presentarsi sul mercato del lavoro - si è pensato di convogliarli nelle università.

L'uso degli atenei come "aree di parcheggio" di forza-lavoro giovanile ha però prodotto, alla lunga, un preoccupante effetto collaterale. Per questa via si è insediato un ampio strato di precarietà sociale: masse di giovani che si arrangiano in mille modi e si adattano a condizioni disastrate, per potere vivere e studiare. Un soggetto con queste caratteristiche - disancorato da ogni certezza esistenziale e quindi culturalmente irrequieto, discontinuo, imprevedibile - viene visto come una mina vagante all'interno di una logica privatistica della formazione e della ricerca. Va quindi escluso dal corpo di una accademia che aspira a darsi una immagine centrata sul valore della efficienza aziendale. C'è da aspettarsi che l'università, per presentarsi con titoli manageriali sul libero mercato, tenda a scaricare il precariato giovanile annidato nella popolazione studentesca.

Page 134: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

134

Su questa strada siamo ancora ai primi passi. La confezione di un prodotto culturale e scientifico da poter offrire sul mercato richiede il concorso di soggetti dotati di una identità stabile, interiormente contaminati dalla ideologia aziendalistica e disponibili a farsi portatori di un sapere strutturato in senso tecnico e gerarchicamente subordinato. Esattamente l'opposto delle masse di studenti precari, fuori sede e via dicendo.

Il raddoppio delle tasse, oltre a rastrellare miliardi, ha la funzione di arginare l'afflusso di studenti socialmente spiantati. Chi non ha alle spalle una solida posizione e non conduce una vita ordinata si deve far passare la voglia di mettere piede in una sede universitaria. Fervono i preparativi per l'annunciato matrimonio ufficiale tra la scienza accademica e il Capitale. Nelle liste degli invitati non figurano gli studenti sforniti di conto in banca. («Avvenimenti», n. 4, 29 Gennaio 1992)

Page 135: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

135

Interventi In4

LA NUOVA RESISTENZA AL DEGRADO SCOLASTICO

La parola d'ordine è chiarissima e corre da uno striscione multicolore ad un coro ritmato, lungo l'interminabile serpentone di ragazzi e ragazze: no alla privatizzazione della scuola.

Stando dentro il corteo di Roma dell'11 dicembre (1993), sotto un cielo

che minaccia pioggia, si sente a fior di pelle che il rischio del privato nella

scuola non viene vissuto come uno slogan, ma come una minaccia alla

propria esistenza concreta, al proprio essere persone desiderose di

crescere, conoscere, giudicare, vivere. Perciò i riferimenti ideologici sono

quasi inesistenti. Qualche richiamo al '68 («Il sessantotto ce l'ha

insegnato...»), qualche eco della Pantera («La cultura è un valore. Non si

può acquistare»), ma il cuore degli studenti sta dentro la scuola di oggi. Il primato della cultura viene ribadito in ogni scritta, ma non ci sono voli

teorici o creativi. Gli studenti si tengono a ridosso della propria difficoltà, del pericolo reale di dovere uscire in tanti dalla scuola, se entra il preside manager.

Perciò la diga che questa impressionante marea di ragazze e ragazzi oppone alle voglie falsamente moderniste dei cultori del privato è il diritto allo studio, cioè la sacrosanta aspirazione di massa a vivere come esseri pensanti.

Ed è attraverso questa elementare, quasi primordiale, rivendicazione che i ragazzi e le ragazze delle mille autogestioni sparse in tutta Italia si autodefiniscono, praticamente, come polo di aggregazione sociale.

Oggi che si segnano i nuovi spartiacque della vita politica (progressisti-conservatori, centralisti-federalisti, ecc.) la fiumana che invade le strade di Roma segna un confine ineludibile fra quanti pretendono di trattare l'istruzione come elemento di distinzione di classe e quanti vedono nello studio a tutti i livelli una prospettiva di crescita personale e collettiva, a cui non intendono rinunciare.

Questa sorta di rigidità esistenziale, questo ostinato resistere di massa alla degradazione e all'abbrutimento fa dell'opposizione alla privatizzazione della scuola una ipotesi di aggregazione dal basso, che può fare irrompere sulla scena sociale un autentico nuovo soggetto politico.

(«Avvenimenti, n. 49, 22 Dicembre 1993)

Page 136: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

136

Page 137: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

137

Interventi In5

FIAT DI MELFI: UNA LOTTA DURA CHE FA SCUOLA

La lotta dura alla Fiat di Melfi fa testo. Un compagno, incrociandomi alla manifestazione del 4 maggio a Roma, mi ha detto: «Sei qui, a scuola?». Ottima idea. Ed eccomi qui, seduto su un banco, a cercare di apprendere gli insegnamenti di lotta dura della Scuola di Melfi. Eccomi qui, a trarre indicazioni che ci aiutino a decifrare le dinamiche di un impatto di classe così netto fra i bisogni operai e la struttura di comando padronale. Netto al punto di comportare il blocco della produzione. E ciò, si badi, in un contesto generale, sociale e politico, di segno opposto.

Non viviamo in anni “caldi”, come sappiamo. Tutt’altro. La soggettività operaia è come ingabbiata in una fitta rete di mediazioni politiche, sindacali e sociali, che ne sviliscono le potenzialità antagonistiche. Non è il caso qui di addentrarsi nei sofisticati orpelli ideologici che vengono attivati per schiacciare la condizione operaia sulle compatibilità imposte dal capitale. Ci ho provato in altri interventi su «Proteo». Ciò che interessa in questa sede è cercare, in prima istanza, di interpretare, sul piano teorico, i processi materiali e immateriali che si sono messi in atto nel corso dello scontro.

Za.1 La rottura esistenziale Partiamo da un dato incontrovertibile. A Melfi, attraverso processi che qui

dobbiamo tentare di ripercorrere, la base operaia ha acquistato una compattezza ed una forza tali da essere in grado di attaccare ed intaccare il comando padronale. Beninteso, si tratta di una piccola maglia incrinata. Dopo anni di entusiasmi caduti nella polvere, bisogna resistere alle facili illusioni. Si impone il pessimismo della ragione. E tuttavia occorre registrare il segnale che Melfi ci manda. Si tratta di attrezzarsi a dovere per cercare di metterlo a frutto. Per rendere la situazione con una immagine, è come se in una strada deserta, pavimentata in cemento, improvvisamente venga fuori uno zampillo. E’ segno che sotto c’è una vena d’acqua. Chi ha sete di lotta non deve limitarsi a bagnarsi lì per lì le labbra. Deve scavare in profondità e mettere in opera una conduttura politica che porti in superficie l’acqua a gettito continuo.

Per mettere a frutto gli insegnamenti di Melfi bisogna partire da una domanda: come è potuto accadere che un filo d’acqua abbia perforato la lastra di cemento? Fuori metafora, come è stato possibile che, in un contesto di dominio padronale a trecentosessanta gradi, una base operaia,

Page 138: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

138

schiacciata sui ritmi della produzione, metta fuori, di punto in bianco, una soggettività collettiva capace di tenere testa al colosso per antonomasia dell’industria italiana? Sembra quasi di rivivere la leggenda di Davide e Golia.

Per tentare di dare risposta a una tale domanda, procediamo per gradi.

Intanto, è da escludere un primo elemento di spiegazione, a cui facilmente si

fa ricorso. In un quadro di generale stagnazione dell’antagonismo di classe,

la rottura anche di una piccola maglia della rete di dominio del capitale sulla

società non può determinarsi sul piano ideologico. E non è solo una

questione di dimensione del caso Melfi. Manca la forza di una identità di

classe che metta in campo un soggetto politico in grado di opporre ai piani

del capitale la presenza, sulla scena sociale, delle forze di lavoro. Dal caso

Melfi al caso Italia non c’è dunque soltanto un passaggio di dimensione. Si

tratta di un vero e proprio salto di qualità. Per ragionare a contrario,

immaginiamo quali risorse politiche verrebbero chiamate in causa se la lotta

esplosa in situazioni particolari e circoscritte si riproducesse a catena, sino a

tradursi di fatto in scontro diretto fra la classe operaia e la classe padronale

nazionale.

Restiamo dunque con i piedi per terra e atteniamoci al caso che stiamo

cercando di analizzare e interpretare, non a fini di conoscenza accademica,

ma per evitare di operare alla cieca in sede di intervento politico e sociale. Il

dato di partenza che ha prodotto l’esplosione di Melfi non attiene alla sfera

della coscienza politica. Nel corso della manifestazione di Roma mi sono

affiancato via via a diversi operai, che spontaneamente si sono messi a

parlare della loro situazione. Ebbene, a dare ragione della durezza della loro

lotta non facevano mai ricorso a motivazioni politiche e tanto meno

ideologiche. Dicevano semplicemente: «Non ce la facciamo ad arrivare alla

fine del mese». E qualcuno aggiungeva: «Chi ci fa la predica sulla situazione

economica provi lui a campare con il nostro salario». E’ una annotazione

significativa. All’astrazione economica gli operai oppongono la concretezza

esistenziale. Questa contrapposizione fra astrazione e concretezza è di

antica data. Risuona persino in una vecchia canzone di protesta: «Se otto

ore vi sembran poche, provate voi a lavorar».

Quando il discorso degli operai tocca la questione dei turni di lavoro,

vengono fuori storie allucinanti. E non si tratta soltanto dell’intollerabile

sovraccarico di notturni continuativi, che è una delle ragioni della protesta.

La Fiat di Melfi raccoglie mano d’opera in un ampio bacino, che tocca per

esempio Caserta e Benevento. E poiché gli operai di fuori, con i loro salari di

fame, non possono permettersi il lusso di mettere su casa a Melfi, sono

Page 139: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

139

costretti a fare i pendolari. Così, con gli orari dei turni che si ritrovano,

passano spesso parte della notte su un pullman. Un panino e via, ad

affrontare i ritmi massacranti della fabbrica, dove la produzione viene spinta

al limite delle umane possibilità.

La miccia che ha appiccato il fuoco è dunque strettamente esistenziale. E

la piattaforma della vertenza non viene elaborata a tavolino, nell’astrazione

di una strategia sindacale, ma è già impressa, a caratteri di fuoco, nella vita

quotidiana dei lavoratori e delle lavoratrici, uomini e donne in carne e ossa.

C’è in questo passaggio una prima indicazione di carattere teorico. Perché

si inneschi un processo di rottura radicale, bisogna che la condizione

esistenziale, progressivamente sempre più degradata, superi la soglia della

“sopportabilità”. Bisogna che in quella condizione sia diventato impossibile

continuare a vivere. La base materiale è necessaria, ma non sufficiente.

Perché il dato materiale non è in natura. E’ un dato sociale, che passa

attraverso la percezione personale e collettiva, sulla quale opera l’apparato

ideologico della classe dominante. Se a Melfi la condizione materiale è

diventata esplosiva, è perché la sua “insopportabilità” ha perforato la

percezione ideologica interiorizzata nella coscienza, per esprimersi nei

termini esistenziali del vissuto quotidiano degli operai. Per questa via, la lotta

si è tradotta in rottura esistenziale. Ed è in questo suo connotato la radice

della sua irriducibilità.

Za.2 Giustizia sociale e dignità personale

Una volta attivato da una urgenza materiale della vita quotidiana, il

processo va avanti e investe le sfere immateriali, determinando

quell’intreccio fra materialità e immaterialità che ho più volte segnalato in

altre sedi. Nei ragionamenti degli operai di Melfi la sequenza è chiara:

«Perché dobbiamo avere meno salario degli altri operai della Fiat? Non

vogliamo essere trattati come operai di serie B». L’equiparazione del salario

come richiesta di giustizia sociale, in una piattaforma che ha al centro gli

operai come persone, con il loro carico di urgenze materiali, ma anche con i

loro scatti di orgoglio e di dignità.

La dignità personale è un motivo ricorrente nei discorsi appassionati di

queste esemplari figure del sud. Un motivo che investe un’altra ragione della

lotta: i provvedimenti disciplinari. Alla Fiat di Melfi vige una versione

terroristica del comando padronale. Un comando che ha prodotto nell’ultimo

anno 2500 provvedimenti disciplinari. Veri e propri avvertimenti agli operai:

Page 140: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

140

se osate alzare la testa, verrete schiacciati. In un tale clima, la ribellione

operaia è una forte dimostrazione di coraggio, che non arretra nemmeno di

fronte alle manganellate repressive della polizia, perché attinge la sua forza

nella dignità operaia ferita. Una tale impennata affonda le sue radici nella

tradizione della soggettività operaia. Una soggettività che può attraversare

fasi di appannamento, ma si riscatta quando la misura del comando

padronale oltrepassa il segno dell’arroganza. A quel punto, la protesta di

Melfi non mira soltanto al ritiro dei provvedimenti. Va ben oltre. Vuole

reintegrare la dignità della figura operaia, che il padrone ha inteso per anni

sbeffeggiare e umiliare. Vuole reintegrare la persona nella figura operaia.

Za.3 Comunità operaia e autonomia

Una lotta così dura, nella quale gli operai investono la loro esistenza e

quella delle loro famiglie, incide fortemente sullo stato della soggettività

operaia. Attraverso un processo di condivisione degli obiettivi e dei relativi

rischi, la base operaia, frammentata nel rapporto individuale con la direzione

dell’azienda, si trasforma in comunità, in soggetto collettivo. A questo punto,

la comunità operaia si scrolla di dosso tutte le impalcature delle mediazioni

e mette direttamente in campo le proprie richieste, rivendicando di fatto una

gestione autonoma della lotta. Non si tratta, in origine, di una rivendicazione

“politica”. Si tratta semplicemente di una misura che tende a fare la guardia

sull’andamento della vertenza. Ma il progressivo innalzarsi del livello dello

scontro e la parallela compattazione della base trasformano la precauzione

in affermazione del soggetto collettivo come espressione dell’autonomia

operaia.

Tutte queste trasformazioni riportano il processo alla sua origine, in un

movimento circolare fra versante materiale e versante immateriale della

lotta. Quando è in gioco non questo o quel punto, anche importante, di una

piattaforma sindacale, ma direttamente l’esistenza delle persone, chi può

decidere della propria vita se non le stesse persone? Quando, come alla Fiat

di Melfi, alla base della lotta ci sono condizioni materiali con valenza

esistenziale, quando sono in gioco l’integrità e la dignità di uomini e donne in

comunità, le esperienze di autonomia operaia non possono essere

facilmente azzerate. E ciò indipendentemente dall’andamento e dalla

conclusione della vertenza sindacale. La vertenza passa. La soggettività

operaia prodotta dalla lotta resta.

(«Proteo», n. 2 – 2004)

Page 141: LA SOCIETA' ASTRATTA - filippoviola.org · 49.3 La definizione operativa dell ... idee-forza su cui si regge l'organizzazione capitalistica della ... forza-lavoro manuale-intellettuale

141

FILIPPO VIOLA, nato in Sicilia, a Pietraperzia (Enna), è

docente di Sociologia (ora in pensione) all’Università di

Roma «La Sapienza».

Sociologo eretico e umile militante del sogno rivoluzionario

degli sfruttati, degli oppressi e degli emarginati.

Da anni porta avanti esperienze di lavoro sociale nei

quartieri popolari di Roma, in collaborazione con

associazioni, centri sociali ed altre strutture di base.

Come studioso, ha pubblicato lavori di ricerca teorica ed

empirica, nel quadro di un progetto di sociologia esistenziale,

cioè di analisi del sistema sociale dal punto di vista della

condizione esistenziale degli uomini e delle donne, con

particolare attenzione ai processi immateriali della vita

sociale.