La Settimana n. 2 del 15 gennaio 2012

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Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 15 gennaio 2012 L’amore vero non si arrende di fronte alle difficoltà L e difficoltà anzi diventano una prova, una maturità di amore, non un’occasione di giudizio, di condanna, di allontanamento. E nella vita ognuno può conoscere smarrimenti, ognuno può perdere valori, quei valori che lo rendevano attraente, ognuno può andarsene, uscire di casa, cercare altrove la gioia. Ma chi ama non si arrende, come è capace di dono è anche capace di perdono. Nei rapporti umani , così fragili che facilmente si annebbiano per i nostri limiti, difetti, peccati, la capacità di perdono è essenziale a chi ama veramente. a cura di ristabilire l’unione riguarda tutta la Chiesa, sia i fedeli che i Pastori, e ognuno secondo le proprie possibilità, tanto nella vita cristiana di ogni giorno». Il Concilio Vaticano II ci insegna che il ristabilimento della piena comunione visibile tra tutti i cristiani è volontà di Cristo e che essa è essenziale per la vita della Chiesa cattolica. Si tratta di un compito che compete a tutti, ai laici come ai ministri ordinati: « Tutti i fedeli sono chiamati ad impegnarsi per realizzare una comunione crescente con gli altri cristiani». «L’impegno ecumenico [è] come un imperativo della coscienza cristiana illuminata dalla fede e guidata dalla carità». Giovanni Paolo II Ogni anno, a metà gennaio, la Chiesa invita i cristiani di tutto il mondo a vivere una settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: una settimana di riflessione biblica, di condivisione di esperienze ecclesiali e di dialogo tra fratelli cristiani. Le comunità cristiane che operano sul nostro territorio ed evangelizzano, spesso senza conoscersi, avranno modo di vivere insieme intensamente questi giorni. La Chiesa, quale Madre, convoca tutti i cristiani all’inizio dell’anno nuovo, prima di ricominciare la missione evangelizzatrice: ci stringiamo intorno alla casa di Nazaret per poter poi vivere e testimoniare nuovamente insieme l’esperienza di Cristo. Nel più sincero spirito di condivisione usciremo dalle nostre chiese per incontrare nell’altro cristiano il Cristo vivente. Le diverse esperienze cristiane s’incontrano per parlare, pregare insieme, vivere l’esperienza di Cristo, il Verbo che parla a noi. Chi ha incontrato Cristo non può mai rimanere non aperto, o ancor peggio indifferente, al dialogo fra le chiese cristiane; chi vive l’esperienza personale di Cristo non può rimanere indifferente alla preghiera di Cristo che continuamente ci invita all’unità. La preghiera per l’unità, dunque, non è un «accessorio opzionale» della vita cristiana, ma anzi, ne è il cuore. L’ultimo comandamento che il Signore ci ha lasciato prima di portare a compimento la sua offerta redentiva sulla croce, è stato quello della comunione fra i suoi discepoli, dell’unità affinché il mondo creda, come Lui e il Padre sono uno. Il Signore dona a noi il suo comandamento affinché realizziamo quell’immagine di cui siamo plasmati, quella comunione di amore che spira fra le Persone della Trinità e che li rende Uno. Sostenere la preghiera di Gesù per l’unità dei cristiani è perciò una grande responsabilità per tutti i battezzati. Ci sono ancora oggi, purtroppo, alcuni che non riescono a vedere nell’ecumenismo un “amico del vero spirito ecclesiale”; questi lo avvertono come un pericolo per la propria fede, come un’attività marginale che nulla abbia a che fare con il nostro impegno pastorale, altri lo percepiscono come un movimento nostalgico promosso da coloro che lo vogliono tenere in vita. Pericoloso, invece, è non dialogare, o peggio ancora vivere nella convinzione assoluta della propria perfezione, nella difesa esclusivista della ragione personale; pericoloso è non uscire per incontrarsi e vedere nella diversità delle tradizioni soltanto un pericolo. Rimanere chiusi al dialogo crea molteplici e vari problemi: sfiducia, pregiudizi e paura dell’altro cristiano, pur senza conoscerlo. Il motivo profondo e vero per cui ci riuniamo non è la nostra simpatia o meno nei confronti dell’unità, non è condividere o meno lo spirito ecumenico oppure ancora, come scrive Maria Vingiani la vocazione ecumenica, ma la chiamata di Cristo che ci convoca e ci chiede di pregare con Lui per l’unità. Il momento storico nel quale viviamo non è facile per la dignità della persona umana e per la società stessa; non è un momento felice neanche per le famiglie cristiane di tutto il mondo. Basti pensare alla persecuzione del cristianesimo oggi presente nelle sue diverse forme, persino quelle silenziose e dolorose del cinismo e dell’indifferenza nei confronti dei cristiani. Questo fedeli cristiani sono discreditati per il semplice motivo di credere in Cristo. È oggi quanto mai importante che il mondo cristiano riprenda il dialogo con la cultura odierna, ma prima ancora è doveroso che i cristiani delle diverse confessioni si incontrino per dialogare insieme in casa propria: un dialogo fra cristiani. Papa Benedetto XVI scrive: “Viviamo un momento di grandi pericoli e di grandi opportunità per l’uomo e per il mondo, un momento che è anche di grande responsabilità per tutti noi che si riconoscono cristiani”. In un momento di scontri culturali, il quale porta con sé un relativo aumento di problematiche, in una realtà sempre più conflittuale non basta più un generico messaggio di pace; non bastano più dichiarazioni consolanti, ma c’è fortemente bisogno di una testimonianza univoca e di una risposta concreta da parte dei cristiani: la preghiera, espressione della nostra fede, testimonianza per i credenti e i non credenti. Don Piotr Kownacki, direttore del CeDoMei, delegato per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della diocesi di Livorno Il programma delle iniziative per la Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani a pag VIII L « li appelli e le idee concrete lanciate dal Vescovo Giusti nelle scorse settimane non hanno lasciato insensibile il vertice po- litico della Regione Toscana che «ha letto con piacere le proposte in tema di alloggi e sfratti» come scrive il presidente Enrico Rossi in una lettera indirizzata a monsignor Giusti. Una comunicazio- ne non formale che esprime la disponibilità concreta della Regio- ne Toscana per “progettare e realizzare interventi, anche in via sperimentale, che vadano nella direzione del sostegno alle fasce deboli della popolazione”. La lettera, che riportiamo quasi integralmente, rappresenta un se- gnale importante di attenzione che arriva dal governo regionale per le iniziative intraprese con la cosiddetta lobby per i poveri e che potrebbe riservare sviluppi significativi nel prossimo futuro. Una prima occasione pubblica per tornare a riflettere sulla que- stione sarà il prossimo incontro del 23 gennaio promosso dal Progetto Culturale diocesano insieme al Comune di Livorno nel quale si parlerà di come innovare le politiche sociali a sostegno della famiglia. In questa occasione è previsto l’intervento del pro- fessore Belletti, presidente del Forum nazionale delle famiglie e del Sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi. Particolarmente si- gnificativa anche la sede dell’incontro che sarà la sala consiliare del Comune di Livorno. Caro Vescovo, (…) Ho letto perciò con grande piacere l’articolo pubblicato qualche tempo fa sulla stampa locale in cui vengono riportate le Sue proposte in tema di alloggi e sfratti. Con grande capacità di ascolto e di analisi del- la realtà Lei coglie infatti una delle problematiche più complesse e ango- scianti che abbiamo di fronte. Nel 2010, infatti, si contavano in Tosca- na 5023 provvedimenti di sfratto emessi, di cui 564 per finita locazione e ben 4336 per morosità. Tra questi c’è sicuramente una percentuale ri- levante di casi riconducibili alla crisi: persone che hanno perso il lavoro, che sono state messe in mobilità o in cassa integrazione, che hanno do- vuto chiudere una attività, oppure che sono state colpite da una malat- tia grave, da un infortunio, dalla morte di un componente della fami- glia che ha causato la riduzione del reddito. Sempre nel 2010 ci sono state 22 mila domande per case popolari in li- sta di attesa e sono stati eseguiti 2650 sfratti. Una politica nazionale per l’edilizia popolare è inesistente. Dunque dobbiamo rimboccarci le maniche. In parte la Regione lo ha già fatto, stanziando 90 milioni di euro per il recupero e l’incremento dell’edilizia residenziale pubblica e 4 milioni di euro a sostengo degli in- quilini morosi "incolpevoli". Nella finanziaria approvata proprio in questi giorni dal consiglio regionale su proposta della giunta sono previ- sti impegni per la revisione normativa riguardante l’edilizia residenzia- le pubblica e la possibilità di utilizzare per social-housing parte del pa- trimonio immobiliare dismesso delle Asl e di altri enti. Abbiamo aperto il bando per assicurare un contributo per l’affitto ai gio- vani e alle giovani coppie che intendono metter su casa in modo autono- mo dalla famiglia di origine. Ma naturalmente tutto questo non basta. Come lei certamente sa tra Regione Toscana e la Conferenza episcopale intercorrono da molti anni rapporti formalizzati che regolano anche for- me di contribuzione per la sistemazione e la messa a disposizione a fini abitativi di parte del patrimonio immobiliare della Chiesa. La storia di queste relazioni è positiva e potrebbe essere nuovamente rilanciata e rafforzata, studiando insieme nuove modalità di collaborazione. Nello spirito di quello sforzo collettivo di cui prima parlavo le confermo quindi tutta la mia personale disponibilità a progettare e realizzare interventi, anche in via sperimentale, che vadano nella direzione del sostegno alle fasce deboli della popolazione e, in ultima istanza, a difesa e sviluppo della coesione sociale della Toscana.(…) Credo che insieme sapremo sviluppare anche in forme originali, come Lei suggerisce, quella capacità di dialogo, di farsi carico e di vicinanza attiva di cui c’è davvero bisogno. Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana G La lobby per i poveri arriva alla Regione Toscana Il Presidente Rossi ha scritto al Vescovo Dal 18 al 25 gennaio: le iniziative per l’Unità Il dialogo nella casa dei cristiani IL GRANELLO di senape per gli sposi di monsignor Ezio Morosi La settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani Il motivo profondo e vero per cui ci riuniamo non è la nostra simpatia o meno nei confronti dell’unità, ma la chiamata di Cristo che ci convoca e ci chiede di pregare con Lui per l’unità

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Settimanale della Diocesi di Livorno

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Via del Seminario, 6157122 Livornotel. e fax0586/[email protected]

Notiziario locale Direttore responsabileAndrea Fagioli

Coordinatore diocesanoNicola Sangiacomo

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

15 gennaio 2012

L’amore vero non si arrende di fronte alle difficoltà

Le difficoltà anzi diventano una prova, una maturità di amore, nonun’occasione di giudizio, di condanna, di allontanamento.

E nella vita ognuno può conoscere smarrimenti, ognuno può perderevalori, quei valori che lo rendevano attraente, ognuno può andarsene,uscire di casa, cercare altrove la gioia.Ma chi ama non si arrende, come è capace di dono è anche capace diperdono.Nei rapporti umani , così fragili che facilmente si annebbiano per i nostrilimiti, difetti, peccati, la capacità di perdono è essenziale a chi amaveramente.

a cura di ristabilirel’unione riguardatutta la Chiesa, siai fedeli che i

Pastori, e ognuno secondo leproprie possibilità, tanto nellavita cristiana di ogni giorno».Il Concilio Vaticano II ciinsegna che il ristabilimentodella piena comunione visibiletra tutti i cristiani è volontà diCristo e che essa è essenziale perla vita della Chiesa cattolica. Sitratta di un compito checompete a tutti, ai laici come aiministri ordinati: « Tutti i fedelisono chiamati ad impegnarsi perrealizzare una comunionecrescente con gli altri cristiani».«L’impegno ecumenico [è]come un imperativo dellacoscienza cristiana illuminatadalla fede e guidata dallacarità». Giovanni Paolo II

Ogni anno, a metà gennaio,la Chiesa invita i cristiani ditutto il mondo a vivere unasettimana di preghiera perl’unità dei cristiani: unasettimana di riflessionebiblica, di condivisione diesperienze ecclesiali e didialogo tra fratelli cristiani.Le comunità cristiane cheoperano sul nostro territorioed evangelizzano, spessosenza conoscersi, avrannomodo di vivere insiemeintensamente questi giorni. La Chiesa, quale Madre,convoca tutti i cristianiall’inizio dell’anno nuovo,prima di ricominciare lamissione evangelizzatrice: cistringiamo intorno alla casadi Nazaret per poter poivivere e testimoniarenuovamente insiemel’esperienza di Cristo. Nel più sincero spirito dicondivisione usciremo dallenostre chiese per incontrarenell’altro cristiano il Cristovivente. Lediverseesperienzecristianes’incontranoper parlare,pregareinsieme, viverel’esperienza diCristo, il Verboche parla a noi. Chi haincontratoCristo non può mai rimanerenon aperto, o ancor peggioindifferente, al dialogo fra lechiese cristiane; chi vivel’esperienza personale diCristo non può rimanereindifferente alla preghiera diCristo che continuamente ciinvita all’unità. La preghiera per l’unità,dunque, non è un «accessorioopzionale» della vitacristiana, ma anzi, ne è ilcuore. L’ultimocomandamento che ilSignore ci ha lasciato primadi portare a compimento lasua offerta redentiva sullacroce, è stato quello dellacomunione fra i suoidiscepoli, dell’unità affinchéil mondo creda, come Lui e ilPadre sono uno. Il Signoredona a noi il suocomandamento affinchérealizziamo quell’immaginedi cui siamo plasmati, quellacomunione di amore che

spira fra le Persone dellaTrinità e che li rende Uno.Sostenere la preghiera diGesù per l’unità dei cristiani èperciò una granderesponsabilità per tutti ibattezzati.Ci sono ancora oggi,purtroppo, alcuni che nonriescono a vederenell’ecumenismo un “amicodel vero spirito ecclesiale”;questi lo avvertono come unpericolo per la propria fede,come un’attività marginaleche nulla abbia a che fare conil nostro impegno pastorale,altri lo percepiscono come unmovimento nostalgicopromosso da coloro che lovogliono tenere in vita. Pericoloso, invece, è nondialogare, o peggio ancoravivere nella convinzioneassoluta della propriaperfezione, nella difesaesclusivista della ragionepersonale; pericoloso è non

uscire per incontrarsi e vederenella diversità delle tradizionisoltanto un pericolo.Rimanere chiusi al dialogocrea molteplici e variproblemi: sfiducia, pregiudizie paura dell’altro cristiano,pur senza conoscerlo.Il motivo profondo e vero percui ci riuniamo non è lanostra simpatia o meno neiconfronti dell’unità, non ècondividere o meno lo spiritoecumenico oppure ancora,come scrive Maria Vingiani lavocazione ecumenica, ma lachiamata di Cristo che ciconvoca e ci chiede di pregarecon Lui per l’unità.Il momento storico nel qualeviviamo non è facile per ladignità della persona umanae per la società stessa; non èun momento felice neancheper le famiglie cristiane ditutto il mondo. Basti pensarealla persecuzione delcristianesimo oggi presentenelle sue diverse forme,persino quelle silenziose edolorose del cinismo edell’indifferenza neiconfronti dei cristiani.Questo fedeli cristiani sonodiscreditati per il semplicemotivo di credere in Cristo.È oggi quanto maiimportante che il mondocristiano riprenda il dialogocon la cultura odierna, ma

prima ancora è doveroso chei cristiani delle diverseconfessioni si incontrino perdialogare insieme in casapropria: un dialogo fracristiani. Papa Benedetto XVI scrive:“Viviamo un momento digrandi pericoli e di grandiopportunità per l’uomo e peril mondo, un momento che èanche di granderesponsabilità per tutti noiche si riconoscono cristiani”. In un momento di scontriculturali, il quale porta con séun relativo aumento diproblematiche, in una realtàsempre più conflittuale nonbasta più un genericomessaggio di pace; nonbastano più dichiarazioniconsolanti, ma c’è fortementebisogno di unatestimonianza univoca e diuna risposta concreta daparte dei cristiani: lapreghiera, espressione dellanostra fede, testimonianzaper i credenti e i noncredenti.

Don Piotr Kownacki,direttore del CeDoMei,

delegato per l’ecumenismoe il dialogo interreligioso

della diocesi di LivornoIl programma delle iniziativeper la Settimana di preghieraper l’Unità dei Cristiani apag VIII

li appelli e le idee concrete lanciate dal Vescovo Giusti nellescorse settimane non hanno lasciato insensibile il vertice po-

litico della Regione Toscana che «ha letto con piacere le propostein tema di alloggi e sfratti» come scrive il presidente Enrico Rossiin una lettera indirizzata a monsignor Giusti. Una comunicazio-ne non formale che esprime la disponibilità concreta della Regio-ne Toscana per “progettare e realizzare interventi, anche in viasperimentale, che vadano nella direzione del sostegno alle fascedeboli della popolazione”.La lettera, che riportiamo quasi integralmente, rappresenta un se-gnale importante di attenzione che arriva dal governo regionaleper le iniziative intraprese con la cosiddetta lobby per i poveri eche potrebbe riservare sviluppi significativi nel prossimo futuro.Una prima occasione pubblica per tornare a riflettere sulla que-stione sarà il prossimo incontro del 23 gennaio promosso dalProgetto Culturale diocesano insieme al Comune di Livorno nelquale si parlerà di come innovare le politiche sociali a sostegnodella famiglia. In questa occasione è previsto l’intervento del pro-fessore Belletti, presidente del Forum nazionale delle famiglie edel Sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi. Particolarmente si-gnificativa anche la sede dell’incontro che sarà la sala consiliaredel Comune di Livorno.

Caro Vescovo,(…) Ho letto perciò con grande piacere l’articolo pubblicato qualche

tempo fa sulla stampa locale in cui vengono riportate le Sue proposte intema di alloggi e sfratti. Con grande capacità di ascolto e di analisi del-la realtà Lei coglie infatti una delle problematiche più complesse e ango-scianti che abbiamo di fronte. Nel 2010, infatti, si contavano in Tosca-na 5023 provvedimenti di sfratto emessi, di cui 564 per finita locazionee ben 4336 per morosità. Tra questi c’è sicuramente una percentuale ri-levante di casi riconducibili alla crisi: persone che hanno perso il lavoro,che sono state messe in mobilità o in cassa integrazione, che hanno do-vuto chiudere una attività, oppure che sono state colpite da una malat-tia grave, da un infortunio, dalla morte di un componente della fami-glia che ha causato la riduzione del reddito.Sempre nel 2010 ci sono state 22 mila domande per case popolari in li-sta di attesa e sono stati eseguiti 2650 sfratti. Una politica nazionaleper l’edilizia popolare è inesistente.Dunque dobbiamo rimboccarci le maniche. In parte la Regione lo hagià fatto, stanziando 90 milioni di euro per il recupero e l’incrementodell’edilizia residenziale pubblica e 4 milioni di euro a sostengo degli in-quilini morosi "incolpevoli". Nella finanziaria approvata proprio inquesti giorni dal consiglio regionale su proposta della giunta sono previ-sti impegni per la revisione normativa riguardante l’edilizia residenzia-le pubblica e la possibilità di utilizzare per social-housing parte del pa-trimonio immobiliare dismesso delle Asl e di altri enti.Abbiamo aperto il bando per assicurare un contributo per l’affitto ai gio-vani e alle giovani coppie che intendono metter su casa in modo autono-mo dalla famiglia di origine. Ma naturalmente tutto questo non basta.Come lei certamente sa tra Regione Toscana e la Conferenza episcopaleintercorrono da molti anni rapporti formalizzati che regolano anche for-me di contribuzione per la sistemazione e la messa a disposizione a finiabitativi di parte del patrimonio immobiliare della Chiesa. La storia diqueste relazioni è positiva e potrebbe essere nuovamente rilanciata erafforzata, studiando insieme nuove modalità di collaborazione. Nellospirito di quello sforzo collettivo di cui prima parlavo le confermo quinditutta la mia personale disponibilità a progettare e realizzare interventi,anche in via sperimentale, che vadano nella direzione del sostegno allefasce deboli della popolazione e, in ultima istanza, a difesa e sviluppodella coesione sociale della Toscana.(…)Credo che insieme sapremo sviluppare anche in forme originali, comeLei suggerisce, quella capacità di dialogo, di farsi carico e di vicinanzaattiva di cui c’è davvero bisogno.

Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana

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La lobby per i poveriarriva alla RegioneToscana

Il Presidente Rossi ha scritto al Vescovo

Dal 18 al 25 gennaio:le iniziative per l’Unità

Il dialogonella casadei cristiani

IL GRANELLOdi senape per gli sposi

di monsignor Ezio Morosi

La settimanadi preghieraper l’Unitàdei Cristiani

Il motivo profondo e veroper cui ci riuniamonon è la nostra simpatia o menonei confronti dell’unità, ma la chiamata di Cristoche ci convoca e ci chiededi pregare con Lui per l’unità

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI15 gennaio 2012II

Speciale GIORNATA DEI MIGRANTI

Ero migrante...e mi avete accolto

igrazioni e nuovaevangelizzazione»,questo il tema sceltodal Papa per la 98ªgiornata mondiale delmigrante e del rifugiatoin programmadomenica prossima 15gennaio 2012.A Livorno, nellaparrocchia di SS. Pietroe Paolo, alle ore 11 saràcelebrata una Messa,presieduta dal Vescovo,che raccoglierà lediverse comunitàpresenti in Diocesi, cheanimeranno lacelebrazione con i cantie le danze proprie dellediverse culture.Dopo la celebrazione cisarà un momento dicondivisione con lepietanze preparate daidiversi gruppi presenti.Sarebbe dunquesignificativo, nellaprossima domenica,fare una colletta persostenere la MigrantesItaliana (assistenzasacerdoti cheattendono alla cura deimigranti, microprogetti di promozioneed evangelizzazione deimigranti) e diconsegnarla all’ufficioamministrativo dellacuria.In preparazione aquesto evento offriamoalcuni spunti di

riflessione sullacondizione deimigranti, apparsi sulSir.

don Jean Michel e donLuciano, ufficio

diocesano Migrantes

Evangelizzarei migrantied essere da loroevangelizzatiL’odierno fenomenomigratorio è ancheun’opportunitàprovvidenziale perl’annuncio del Vangelonel mondocontemporaneo.Uomini e donneprovenienti da varieregioni della terra, chenon hanno ancoraincontrato Gesù Cristoo lo conosconosoltanto in manieraparziale, chiedono diessere accolti in paesi diantica tradizionecristiana. Nei loroconfronti è necessariotrovare adeguate

modalità perchépossano incontrare econoscer Gesù esperimentare il donoinestimabile dellasalvezza, che per tutti èsorgente di "vita inabbondanza" (Gv10,10); gli stessimigranti hanno unruolo prezioso a questoriguardo poichépossono a loro voltadiventare "annunciatoridella Parola di Dio etestimoni di GesùRisorto, speranza delmondo" (Esort. Ap.Verbum Domini, 105).Sacerdoti, religiosi ereligiose, laici, esoprattutto giovani,uomini e donne sianosensibili nell’offriresostegno a tante sorellee fratelli che, fuggitidalla violenza, devonoconfrontarsi con nuovistili di vita e difficoltàdi integrazione.L’annuncio dellasalvezza in Gesù Cristosarà fonte di sollievo,speranza e «gioiapiena» (Gv 15,11)

al 9 Febbraio al 7 Settembre 2012presso la Sala del Porto di Fraternità,

alla Caritas in Via delle Cateratte, 15 sisvolgerà un corso di formazione per vo-lontari dal titolo: “SOS - See Over theSea”.Realizzato in collaborazione con l’Asso-ciazione Stella Maris, il Cesvot, e il Co-mitato Territoriale per il Welfare dellaGente di Mare di Livorno, La partecipazione è prevista sino adun massimo di 30 iscritti/e. In base al-le esigenze formative ed organizzativedel corso, i responsabili selezioneran-no le domande. Coloro che sono inte-ressati a partecipare al corso devonocomunicarlo alla Segreteria organiz-zativa, anche tramite e-mail, entro l’1Febbraio 2012. Ad ogni partecipanteche sarà stato presente ad almeno 2/3delle lezioni verrà rilasciato un atte-stato di partecipazione.

LE FINALITÀ DEL CORSO:1. Sperimentare un percorso di forma-zione al volontariato innovativo, siaper i contenuti oggetto di disamina,sia per i riscontri concreti di impegnopersonale offerti ai partecipanti2. Promuovere la partecipazione deicittadini alla vita del porto, cresandouna sorta di "ponte" tra terra e mare,contribuendo quindi a diffondere lacultura portuale partendo dai giovani,tenendo come protagonista l’uomo, isuoi bisogni, le sue aspettative3. Fornire un sostegno qualificato ailavoratori marittimi che transitanonei porti di Livorno e Piombino, at-traverso l’attivazione di nuove équi-pes di volontari, di origine italiana estraniera

IL PROGRAMMA:Giovedì 9 febbraio dalle 17.00 alle20.00«Scegliere il volontariato oggi: moti-vazioni, servizio, prossimità, impe-gno» Olivia Zaina, formatriceSabato 11 febbraio dalle 9.00 alle13.00«Il sistema portuale:aspetti di safety esecurity» Ivan bruno, Capitaneria diPorto di LivornoSabato 18 febbraio dalle 10.00 alle13.00«L’accoglienza del martittimo: la visi-ta a bordo delle navi» Olivia Zainadalle 14.00 alle 17.00«Lingua inglese» Tommaso Azchirva-ni, volontario Associazione Stella Ma-ris Livorno,Olivia ZainaSabato 3 marzo dalle 10.00 alle 13.00«L’accoglienza del marittimo: i centriStella Maris» Olivia Zainadalle 14.00 alle 17.00«Lingua inglese»Tommaso Azchirva-ni, Olivia ZainaGiovedì 15 marzo dalle 18.00 alle20.00«Lingua inglese»Tommaso Azchirva-ni, Olivia ZainaGiovedì 22 marzo dalle 18.00 alle20.00«Lingua inglese»Tommaso Azchirva-ni, Olivia ZainaGiovedì 5 aprile dalle 18.00 alle 20.00«Lingua inglese»Tommaso Azchirva-ni, Olivia ZainaGiovedì 19 aprile dalle 18.00 alle 20.00«Lingua inglese»Tommaso Azchirva-ni, Olivia ZainaVenerdì 20 aprile dalle 18.00 alle20.00«Introduzione al corso Ship WelfareVisitor» don Giacomo martino, diret-tore nazionale AMI e istruttore accre-ditato dell’Internacional Committeeon Seararers’ WelfareSabato 21 e Domenica 22 Aprile dalle9.00 alle 17.00«Corso Ship Welfare Visitor- ICSW»don Giacomo MartinoMetà maggio/metà settembreTirocinio (con orari concordati diret-tamente con i partecipanti al corso)Venerdì 7 Settembre dalle 17.00 alle20.00Evento finale con la parteciapzione didon Luciano Cantini, don GiacomoMartino, Elisa Riscazzi e FedericoSgherri

PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI ALLASEGRETERIA ORGANIZZATIVA:c/o Associazione Stella Maris LivornoCalata Pisa ex Molo Magazzini dei Ta-bacchitel. 0586/072379orario di apertura: lun-ven ore 16-18www.stellamaris.tv/[email protected]

D

Domenica 15 gennaio, nellagiornata mondiale dei Migranti,alle 11, nella chiesa dei SantiPietro e Paolo il Vescovo celebreràuna Messa animatadalle comunità stranierepresenti a Livorno

SEE OVER THE SEA

I DATI DEL 21° DOSSIERli immigrati regolari presenti in Italia a fine 2010 sono4.968.000, una cifra simile a quella dell’anno precedente

perché, per effetto della crisi, 684.413 permessi di soggiornoper lavoro non sono stati rinnovati, costringendo moltiall’irregolarità, al rimpatrio o al lavoro nero. Le nuove presenzesono state però oltre mezzo milione e circa mezzo milione puregli irregolari. Le principali collettività sono i romeni (968.576),gli albanesi (482.627), i marocchini (452.424) e i cinesi(209.934). A metà secolo gli stranieri potrebbero essere 12,4milioni, il 18% dei residenti. Sono i dati del 21° Dossierstatistico immigrazione, a cura di Caritas italiana e FondazioneMigrantes, centrato sul tema “Oltre la crisi, insieme”. Nell’ultimodecennio la popolazione immigrata è aumentata di 3 milioni diunità e gli indicatori d’inserimento sono diventati sempre piùforti, dall’equilibrio tra maschi e donne immigrati (queste sono il51,8%) al numero dei minori (993.238), dall’incidenza sullapopolazione residente (7,5%) a quella sulla forza lavoro (oltre il10%), dal numero degli occupati (oltre 2 milioni) a quello deititolari d’impresa (228.540), dalle acquisizioni di cittadinanza(66 mila) ai matrimoni misti (21.357).Nel 2010 sono stati registrati 4.201 respingimenti alle frontieree 16.086 rimpatri forzati, a fronte di 50.717 personerintracciate in posizione irregolare. Le persone giunte sullenostre coste sono state 4.406 (erano 36.951 nel 2008 e 9.573nel 2009), ma gli sbarchi sono ripresi nel 2011 a seguito deglisconvolgimenti politici in Tunisia, Egitto e Libia: oltre 60 milapersone nei primi nove mesi dell’anno. Il Dossier rileva che nei“costosi”Centri d’identificazione ed espulsione (la rettagiornaliera è di 45 euro, l’espulsione di un immigrato costa finoa 10 mila euro), anche a causa del protrarsi del trattenimentofino a 18 mesi,“sono sempre più ricorrenti le proteste”,soprattutto da parte dei nordafricani. Nei Cie sono transitati, nel2010, 7.039 immigrati, ma nonostante gli accordi bilaterali intema di riammissione, osserva il Dossier, nemmeno la metàdelle persone trattenute è stata effettivamente rimpatriata(3.339).“

Due milioni di lavoratori, 1/5 dei disoccupati. Nel mondodel lavoro gli occupati stranieri sono 2.089.000 e costituisconoun decimo della forza lavoro. Anche gli immigrati, però, stannopagando gli effetti della crisi: sono un quinto dei disoccupati.Ancora vivace è il dinamismo imprenditoriale: sono 228.540 leimprese gestite da immigrati, 20 mila in più dell’annoprecedente. La precarietà del lavoro si riflette sul pianoabitativo, dove il 34% degli immigrati (contro il 14% degliitaliani) lamenta condizioni di disagio.

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A Firenze, la Comunità di Sant’Egidio di Livorno ha partecipato allamanifestazione del primo giorno dell’anno: la marcia per la pace

Pace in tutte le terre

Formazione per volontari

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI15 gennaio 2012 III

UN NUOVO WELFAREper la famiglia

Lafamiglia,risorsasociale

In attesa di ascoltare il professorBelletti nella conferenza che terrà il23 gennaio a Livorno, proponiamoun suo scritto recente sul ruolo dellafamiglia nella società odierna.

necessario partire dallaconstatazione che citroviamo, oggi, a vivere inun periodo storico unico

nella storia dell’umanità. È unperiodo storico in cui le cosecambiano nell’arco dicinque/dieci anni in modoradicale. Questo è espresso nelrapporto intergenerazionale daun capovolgimento dei ruoli:fino a trenta/quarant’anni fa, legenerazioni più giovani eranoignoranti e le generazioni adulteerano esperte; oggi è l’opposto.La post-modernità è, prima ditutto, caratterizzata da unarapidità dei cambiamenti. Lanostra contemporaneità ècaratterizzata dalle innovazionitecnologiche, dalle invenzionidella medicina, daicambiamenti linguistici. Si pensisemplicemente alla scomparsadel congiuntivo, all’uso deglisms. La modalità dicomunicazione dei giovani, deifigli, è diversa daquella degliadulti. Lefamiglie sitrovano a fare iconti con questetrasformazioni.E proprio l’ideadi famiglia è unadi quelle che hamaggiormentesubito questicambiamenti.Sull’idea difamiglia si èaddensata tutta una serie diquestioni che hanno a che farecon l’identità della persona, conl’idea dell’essere umano. Qui sigioca il primo nodo: tra un’ideadi persona come individuo eun’idea di persona comeinterazione. Questa è una sfidaantropologica, su cui ciascunoha un pensiero diverso. Lefamiglie, tuttavia, contanoancora moltissimo, perchél’unico valore realmentecustodito e riconosciuto dallepersone, è la vita privata. Sonofamiglie fragili, che presentanoforme differenti, ma la famiglia ègarantita.Utilizzando i dati di un’indagineeuropea suduecentosettantamila casi,emerge che il primo fattoreprotettivo che alimenta la felicitàdelle persone è la famiglia, non isoldi, non la carriera, nonl’amicizia, non l’integrazionesociale; tutti questi aspetti, chein qualche modo fanno un po’condizioni di felicità econdizioni di benessere, sonosubordinate alla qualità dellerelazioni familiari. Se uno viveuna positiva esperienza familiare

È

ha una condizione di benesseremigliore di chi ha unacondizione familiarescombinata. La famiglia è allabase della capacità di costruirerapporti positivi con gli altri. Sein famiglia si apprende che ilegami con le persone sono unacosa buona allora si avrà unrapporto positivo con le altrepersone, anche al di fuori dellapropria famiglia.La società attuale si è impoveritadi orizzonti di speranza e vede iltempo come una clessidra chescorre e quando finisce la sabbianon ce n’è più. Si è persa laconsapevolezza che il tempo èanche provvidenziale, è kairos, èpieno di opportunità. Percomprendere questo ènecessario avere anche un’ideadi provvidenza. Altrimenti sivive di difesa, di paure, dibisogno di protezione. La nostraidentità è definita dalla relazionedi creatura-Creatore e parte delcreato, analogamente siamorigenerati dalla relazione con glialtri. Naturalmente questochiede un grande rispettodell’altro.Nell’esperienza familiare non si

può nonriconoscere ladiversità e labellezzadell’altro perchéè altro da te.Dentro lafamiglia non cisono ruoli ma cisono condizionidiverse: ilmaschile e ilfemminilehanno una loroqualità

specifica, diversa, non migliore opeggiore.Non si può, altresì, nonrispettare la differenza tra legenerazioni: una delle cosepeggiori della nostra società è lacancellazione della differenzagenerazionale. È da riconoscerecome sbagliato ciò che accade inalcune famiglie, a seguito di unaseparazione, quando il padre vavia ed il figlio si trova asostituirlo: ciò non corrispondeai suoi bisogni. Unimpoverimento seriodell’esperienza famigliare si haquando l’adulto perde lacapacità di instaurare unarelazione da educatoreresponsabile nei confronti delgiovane, e tende invece a porsisullo stesso piano. Se gli adultivengono meno a questaresponsabilità, le nuovegenerazioni navigano a vista.Ciò che conta non è avere tantiamici quanto piuttosto averequalcuno che indichi la stradada percorrere, le cose per cuispendere la vita.Le relazioni, soprattutto quellefamiliari, comportano la faticadel riconoscere la diversità, tra

uomo e donna, tra adulto egiovane, come una cosa buona.La società è, oggi, untumultuoso organizzarsi edisorganizzarsi. La diversità cipermette di confrontarci. Lafamiglia ha certamente unaparticolare vocazione alriconoscimento della diversità. Ele diversità sono di varie specie,anche tra i sessi, tra legenerazioni e tra le culture. Lafamiglia è, quindi, un luogoprivilegiato di relazioni e dirapporti, ed è questa la risorsache può offrire alla società.Sulla questione educativa vannosottolineati tre aspetti.Primo: l’educazione è il rispettodella libertà dell’altro.Secondo: l’educazione è unarelazione, perché non c’è veraeducazione senza uncoinvolgimento e unacontaminazione dell’educatore,il che significa che anchel’educatore ne esce un po’scombinato, viene messo incrisi.Terzo: l’educazione ha ilcompito di portare alriconoscimento dell’altro e dellarealtà. Dentro ad un’esperienzafamiliare è necessario insegnareche ci sono delle leggi, dellenorme, delle regole che inqualche modo vanno seguite,vanno riconosciute. I percorsieducativi non sono giocatisolamente sul singoloindividuo. Perciò in famiglia sideve apprendere lasocializzazione.Mediamente lefamiglie di oggisono famiglieche tentano diessereresponsabili,purtroppo,però, le nostrepolitiche sonoancora pocoattente adanalizzarequesta capacità,oppure addirittura sonoirrilevanti, non riescono adintercettare le famiglie.È necessario , quando si parla diresponsabilità, però, chiedersi sele famiglie sono responsabilisolo per i propri bisogni o ancheper il bene comune? È unadomanda impegnativa mafondamentale. La famiglia,infatti, ha la potenzialità peressere patrimonio per il benecomune. E’ in famiglia, infatti,che il giovane si educa a quei

valori sociali, quale ilvolontariato, ad esempio, oanche la fiducia e la gratuità.Un’altra delle questioni crucialiper la nostra società è il conflittoe, di conseguenza, lamediazione. Cosa vuol dire“amatevi come fratelli” se si viveda figli unici? “Amatevi comefratelli” vuol dire voler bene alprossimo, al più vicino. Questa èla prima esperienza dellafratellanza: voler bene a coluiche è vicino, con cui si condividecon gli spazi di vita.Il primo compito di unafamiglia che genera capitalesociale, che alimenta il benecomune, è educare personeadulte, libere, responsabili efertili. Educare alla libertà èmolto più difficile che educareall’obbedienza. Un adulto o èuna persona libera, o altrimentiè un servo. Ovviamente la libertàcomporta anche una buonadose di responsabilità, ché vuoldire rispondere di, rispondere a.Poi la fertilità, che vuol dire farecose di cui beneficeranno altri,significa generare associazioni,significa mettere in piedi unpaese, dare lavoro ad altra gente.Il terzo livello di responsabilitàdi una famiglia che vuole esserepatrimonio della società e nonsolo attenta al bene proprio,consiste nell’avere relazionipositive e legami aperti a tutti.Non si tratta soltanto diadozioni internazionali, diattenzione agli ultimi, ma di una

casa aperta aicompagni diclasse dei figli.Una famiglia conle porte e lefinestre chiuse èmolto modernacome idea; maperde di vista ilfatto che propriola solitudine è ilprimo nemicodella famigliaoggi, l’isolamento

è il primo nemico dei genitori,perchè li sovraccarica diresponsabilità educative.L’orizzonte della responsabilitàsociale per le famiglie diventapiù concreto quando le famigliesi mettono insieme ad altrefamiglie.Rilanciare la famiglia comeluogo socialmente rilevanteaiuta tutti, non è una nuovacategoria da difendere, è unpunto di vista nuovo sullasocietà.

Il 23 gennaio sarà a Livorno il professor Belletti,presidente del Forum nazionale per le famiglie.Parlerà alle 17.30 nell’aula consiliare del Comunedi Livorno, insieme al sindaco Cosimi e al Vescovo,in un incontro organizzato dal Progetto culturalediocesano sulle nuove prospettive di welfare per lafamiglia.

n Votoper dire grazie!» siintitola così (nella foto la

copertina) il racconto a fumetti cheuscirà su queste pagine e in fascicolola prossima settimana.Quest’anno infatti, per raccontare lafesta del Voto del 27 Gennaio allaMadonna di Montenero, sono statiscelti proprio i fumetti, soprattuttoper spiegare ai più giovani ilsignificato di questa promessa, fattadai nostri antenati tanti anni fa.Lorenzo Bernardini, un giovanedisegnatore, ha prestato il suo talentoper questa storia, raccontando conironia, ma anche con fedeltà, ciò cheaccadde in quel lontano giorno diGennaio del 1742.Mettendo in evidenza, ad esempio,che storicamente si narra che fu unospaventoso terremoto a cui seguìl’innalzamento delle acque nei fossi,e non un maremoto comeerroneamente molti credono.Su queste pagine la storia apparirà inbianco e nero, mentre il fascicolo, chegià molti parroci hanno prenotatoper i ragazzi del catechismo, sarà acolori.Una breve introduzione del Vescovoed una grande immagine dellaMadonna di Monteneroaccompagneranno la storyboard sulfascicolo, a cura dell’UfficioComunicazioni Sociali della Diocesi.La festa del Voto, forse un po’dimenticata da tanti livornesi, sispera che riesca a tornare nel cuore dimolti: i livornesi che nel 1742pronunciarono la loro promessa difedeltà per ringraziare la Vergine, lofecero anche a nome dellegenerazioni future e quindi anche dinoi, uomini e donne degli anni 2000!

c.d.CHIUNQUE VOLESSE PRENOTARE IL FA-SCICOLO PUÒ FARLO ALL’INDIRIZZOEMAIL: [email protected].

27 gennaio 2012:la festa del Voto

Una storiaa fumetti

Chi è Francesco Belletti Nato nel 1957, sposato con Gabriella, ha tre figli, vive e lavora aMilano. Laureato in Scienze Politiche presso l’Università degli Studidi Milano nel 1983, ha lavorato per oltre 15 anni come consulente ericercatore libero professionista per enti pubblici e privati no profitsu tematiche sociali.Dal 1990 collabora al Cisf (Centro internazionale studi famiglia) diMilano, dapprima come vice-direttore e dal 2000 come direttore(carica che ricopre attualmente). Dal 2009 è Presidente nazionaledel Forum delle associazioni familiari. Dal 1991-1992 al 2003-2004 è stato docente presso il Corso di laurea in Servizio socialedell’Università Cattolica di Milano, occupandosi di politiche sociali efamiliari e di organizzazione dei servizi sociali. Dall’annoaccademico 2010-2011 è docente in corsi - Master di tematichefamiliari in diverse università (Un. Regina Apostolorum, Roma, Pont.Un. Santa Croce, Roma, Istituto Giovanni Paolo II, Roma). Dal 2009è consultore del Pontificio Consiglio per la famiglia. Autore di diversivolumi di ricerca e di articoli, su riviste specialistiche e divulgative:tra i più recenti si segnalano:- Essere padri (Edizioni San Paolo)- Mai parlato così tanto di famiglia? tra Dico e Family Day (EdizioniPaoline)- Ripartire dalla famiglia. Ambito educativo e risorsa sociale(Edizioni Paoline).

Le famiglie contanoancora moltissimo,perché l’unicovalore realmentecustodito ericonosciuto dallepersone è la vitaprivata

Il primo compitodi una famiglia chegenera capitalesociale, chealimenta il benecomune, è educarepersone adulte,libere, responsabilie fertili

La prossimasettimana su questepagine e infascicolo a coloriuscirà la storia delVoto alla Madonnadi Montenero,realizzata con unadivertente e fedelestoryboard

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI15 gennaio 2012IV

VENERDÌ 13 GENNAIONella mattina, udienze laici in vesco-vado18.30 incontro con i cresimandi digennaio in vescovado

SABATO 14 GENNAIO9.00 il Vescovo è all’istituto teologicointerdiocesano a Camaiore

DOMENICA 15 GENNAIO9.30 alla Circoscrizione 1, premiazio-ne UISP del pattinaggio11.00 alla chiesa di SS. Pietro e Paolo,S.Messa per i Migrantes16.00 incontro con la comunità Figlidi Dio alla chiesa dei Sette Santi

MARTEDÌ 17 GENNAIO16.00 in occasione della Giornata del-l’Amicizia Ebraico Cristiana, preghie-ra davanti alla sinagoga di Livorno(vedi locandina in pagina)

MERCOLEDÌ 18 GENNAIONella mattina il Vescovo è a Roma peril comitato progetti beni culturali del-la CEI18.30 apertura della settimana di pre-ghiera per l’unità dei cristiani allaChiesa di San Giovanni (vedi Locan-dina pag.8)

GIOVEDÌ 19 GENNAIO9.30 consiglio presbiterale in vescova-do18.00 vespro ortodosso alla chiesadella misericordia, in occasione dellasettimana di preghiera per l’unità deicristiani (vedi Locandina pag. 8)

VENERDÌ 20 GENNAIONella mattina, udienze laici in vesco-vado18.00 in ospedale, tavolo dell’oggetti-vità con i primari

SABATO 21 GENNAIO8.00 pellegrinaggio mensile al Santua-rio di Montenero e a seguire S. Messa18.00 S.Messa e cresime alla chiesa diSan Giovanni e Ilario a RosignanoSolvay20.00 incontro con le giovani coppiealla parrocchia della Madonna

DOMENICA 22 GENNAIO10.00 S. Messa e cresime alla chiesadei Sette Santi15.00 Giornata dell’infanzia missio-naria all’Istituto Santo Spirito16.00 nell’ambito della visita pastora-le al I vicariato, incontro con i genitorie i ragazzi del catechismo della par-rocchia di Santa Caterina17.00 incontro con i catechisti dellaparrocchia di Santa Caterina, in occa-sione della visita pastorale al I vicaria-to

Agenda del VESCOVO

1° GIORNO – MARTEDÌ 24 GENNAIOItalia / Tel Aviv / Galilea

2° GIORNO – MERCOLEDÌ 25 GENNAIONazareth / Muhraqa / Monte Carmelo

3° GIORNO – GIOVEDÌ 26 GENNAIOLago di Tiberiade

4° GIORNO – VENERDÌ 27 GENNAIOMonte Tabor / Banias / Gerusalemme

5° GIORNO – SABATO 28 GENNAIO Deserto di Giuda / Gerico / Qumran /Mar Morto / Ein Gedi / Mar Musa

6° GIORNO – DOMENICA 29 GENNAIOBetlemme/ Ein Karem

7° GIORNO – LUNEDÌ 30 GENNAIO Gerusalemme

8° GIORNO – MARTEDÌ 31 GENNAIO

Gerusalemme

9° GIORNO – MERCOLEDÌ 01 FEBBRAIOGerusalemme

10° GIORNO – GIOVEDÌ 02 FEBBRAIOGerusalemme / Tel Aviv / Italia

Quota euro 1.450,00 - anticipo di euro 450.00 Supplemento camera sin-gola euro 360,00Per info: Pharus Viaggi s.r.l. Via S. Andrea, 69 - 57122 LivornoTel. 0586.211294 / 0586.276215 - Fax [email protected] / [email protected]

BREVI DALLA DIOCESIIncontro SaeGIOVEDÌ 12 GENNAIO ALLE 17.30In ricordo di Manuela Paggi, presentazione del suoultimo libro "Aprirsi alla vita" presso la sala consi-liare della Provincia di Livorno

Incontro DiaconiSABATO 14 GENNAIO ALLE 16.00Nel Salone Filicchi della parrocchia S.E. Seton, in-contro dei diaconi; la riflessione sarà offerta da donLuciano Cantini su «La diaconia di Gesù negli am-bienti di pastorale di frontiera».

Progetto Culturale diocesanoLUNEDÌ 23 GENNAIO ALLE 17.30Convegno dal titolo “Livorno sei amica della fami-glia ? Un nuovo welfare può permettersi una fami-glia fragile ?”, relatori il Sindaco di Livorno dott.Alessandro Cosimi e prof. Francesco Belletti, presi-dente del Forum nazionale per le famiglie

Terra Santa

Libri da LEGGEREdi Mo.C.

Morandi F. – Oliver Clement, profeta dell’unità-Ed. Paoline, pp.255, euro 16,00

Il 20 gennaio 2009 proprio nella settimana del-le celebrazioni dell’unità dei cristiani, si spe-gneva Oliver Clement. A tre anni dalla suamorte Flaminia Morandi ci presenta la sua bio-grafia dove emerge nella sua pienezza la figuradi un laico francese ortodosso che partendodall’ateismo, cioè da molto lontano, è statouno dei cristiani del XX secolo che ha dato ungrosso contributo all’incontro e al dialogo tral’Occidente e l’Oriente cristiani. Convertitosi atrent’anni, uomo di grande cultura, era infattistorico, insegnante, filosofo, mistico, scrittore esia negli scritti che nel dialogo ecumenico sape-va unire l’intelletto e la mistica con una prosacosì ispirata da offrire emozioni e sensazioniche facevano comprendere quanto fosse inna-morato di Dio. Tenne vivo il dialogo tra orto-dossi e cattolici per oltre cinquant’anni, e spes-so si incontrò con Giovanni Paolo II il qualevolle che nel 1998 scrivesse le meditazioni del-la Via Crucis per il Colosseo. Il Patriarca Barto-lomeo I ha detto di lui: “ Una figura che ha se-gnato l’Ortodossia del XX secolo, un autenticodiacono della Parola e un cantore della bellez-za al quale siamo tutti riconoscenti”.

l prossimo incontro diocesano dell’U.S.M.I. si terrà domenica 15gennaio alle 16.00 presso l’Istituto Maria Ausiliatrice, dove don

Raffaello Schiavone, guiderà la riflessione sul tema “Una Parolache educa al passaggio dalla solitudine alla comunione”

I

Incontro USMI

DAL 24 GENNAIO AL 2 FEBBRAIO 2012, DA PISA

Prossimopassaggio suGranducato TV:

sabato 14Gennaio alle 14.15 e alle 21.05 eDomenica 15Gennaio alle 10.15

Diocesiinforma

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI15 gennaio 2012 V

DI GIULIA SARTI

ibattiti, libri, studi.Professori, sacerdoti,genitori, giornalisti.Tutti analizzano il

“fenomeno giovani”. Si parladi “disagio giovanile”, perditadi valori, mancanza di ideali epoca voglia di sporcarsi lemani. A volte addirittura siarriva a pensare che quelli cheun tempo venivano guardaticon speranza perché erano ilfuturo, con invidia, per il loroentusiasmo e la passione perla vita, siano solo unproblema.Ma provate a vivere comefanno loro oggi…precariato,modelli a cui ispirarsi chesembrano sempre piùscomparire, anni di studio perritrovarsi a lavorare in un callcenter (con tutto il dovutorispetto), dove se ti sembra diessere sfruttato non importa,c’è qualcun altro che può farloal tuo posto, in casa con igenitori fino a 30 anni nonperché siano dei“bamboccioni” ma perché conun contratto a progetto non cisi può certo permettere divivere da soli, e con unmiraggio stile oasi nel desertoche prende il nome di“contratto a tempoindeterminato”.Bene, dopo questo scenarioche sembra suggerire “lasciateogni speranza o voi cheentrate” nel mondo dellavoro, ci credereste che cisono giovani che mettono laloro passione, il loroentusiasmo e le loro capacitàal servizio di se stessi e deglialtri, certo non per lostipendio d’oro, mentre quellavoro tanto atteso locercano?Me lo auguro! Sichiama “Servizio civile”.“Un anno della propria vitamesso al servizio degli altri,un anno di crescita personale,educativa e formativa, unagrande opportunità di esserecittadini con la C maiuscola,per aiutare chi ne ha bisogno.Il servizio civile è tuttoquesto”. Così si legge sul sitodella Regione Toscana.Da quando nel 2005, abolitol’obbligo di leva, il serviziocivile nazionale è diventatosolo di tipo volontario, è nataquesta nuova possibilità pertutti i giovani tra i 18 e i 28anni. Organizzazioni che sioccupano di beni culturali ecultura, ONG, associazioni divolontariato e di ambitosociale in genere, sono tantigli enti iscritti all’albo a cui iragazzi possono faredomanda ogni anno.Blandina, Giulia, Honorina eMargherita hanno sceltoprima, e sono state scelte poi,il Centro Mondialità SviluppoReciproco come sede per illoro anno di servizio civileregionale, l’equivalente, circa,di quello nazionale. Per433,80 Euro al mese, per 25-30 ore settimanali, per 12mesi, sono diventate parteattiva dei progetti che il CMSR

Dporta avanti.Non è solo il negozio in Viadella Madonna dove sipreoccupano di dareinformazioni sul perché delcommercio equo e solidale,hanno allestito anche unbanchetto alla stazione e unpunto vendita in PiazzaCavour per le feste natalizieper farlo conoscere a chi nonlo conosceva, promuovono ingiro il consumo critico e lasolidarietà consapevole. «Epoi - spiega Margherita-abbiamo imparato a scrivereun progetto, a gestire un sitoweb, a organizzare e reperireraccolte di fondi, tutte coseche anche quando questoanno finirà ci saranno utili».Lei ha 27 anni, è laureata incooperazione internazionale,viene dalla Basilicata e stafinendo la specialisticaall’Università di Napoli.«Avevo sentito parlare benedel servizio civile nel settoresociale in Toscana, mi sonooccupata di Africa per i mieistudi e mi piacerebbe lavorarein una ONG. Anche se non miporterà a un lavoro vero eproprio, l’esperienza qui alCMSR mi ha fatto capire se mipiace davvero».Giulia invece, 26 anni, ha unaLaurea specialistica in Storiacontemporanea con indirizzoin relazioni internazionali. Stasfruttando questo anno pervedere cosa voglia direlavorare nell’ambito dellacooperazione internazionale:«Ho scelto il CMSR non comeuno fra tanti, ma perconfrontarmi con un mondoche avevo visto solo sui libri edi cui avevo sentito parlare».Poi c’è Blandina, che di annine ha 27. «Studio scienzepolitiche internazionali e nelfrattempo ho colto l’occasionedi guadagnare qualcosa eessere dentro a progetti cheoperano nel mio Paese».Blandina infatti è arrivata quidalla Tanzania diversi anni fa.

In altre regioni italiane nonavrebbe avuto la possibilità difare servizio civile perchéquello nazionale prevede tra irequisiti, quello di esserecittadini italiani. La nostraRegione, ha invece modificatoil regolamento in quelloregionale, garantendol’accesso a tutti coloro cherisiedono nel nostroterritorio, quindi anche aBlandina, che la cittadinanzaitaliana non ce l’ha. Belmotivo di vanto per la nostraRegione che in questo modoha dato possibilità a tantigiovani immigrati di entrare afar parte attiva del mondolavorativo e di volontariato.Honorina, la più giovane coni suoi 20 anni, dopo ildiploma si è presa un annoper capire cosa voglia fare dagrande e ha deciso, nelfrattempo, di dedicarsi a unacosa utile che le permettesseanche di mettere qualchesoldo da parte. «Questa è unarealtà che conoscevo perchéanche i miei genitori nehanno fatto parte quandoabitavo in Tanzania, sonosicura di quello che vienefatto qui per i popoli africanie questo mi fa sentire a casa emi permette di mettere inpratica la mentalità divolontariato con cui mihanno cresciuta». E poiHonorina è convinta che sipossa crescere anchecamminando mentre si cercala meta e che questaesperienza nel piccolo, le saràutile anche per tutto quelloche c’è fuori, qualunque cosasia quello che farà dopo.

Che è anche quello per cui lealtre hanno preso la decisionedi fare domanda al CMSR: «E’ovvio -dice Blandina- che fareservizio civile qui ha pocosenso per un aspirante medicoo ingegnere, ma per queilavori nell’ambito sociale puòdarti una possibilità in piùmagari anche per quantoriguarda il curriculumpersonale da presentare infuturo». Perché il servizio civile non èun trampolino di lancio che tiapre porte e portoni per unlavoro «Però -continuaMargherita- è un’esperienzaformativa che può farmicapire se lavorare in una ONGcome questa è davvero quelloche voglio». E poi, è Giulia adirlo, anche se alla fine dei 12mesi non ti assicura un lavoro,almeno ti fa entrare nelmeccanismo, ti fa acquisirecompetenze e ti fa capire cosavoglia dire confrontarsi concolleghi che non ti sei scelto, econ le persone con cui ti trovia interagire.

Ogni anno in Toscana sono circa2500-3000 i giovani che decido-no di dedicare un anno della lorovita al servizio civile che, consa-pevoli che non sarà un’opportu-nità di lavoro, fanno comunqueuna scelta di vita di impegno eattenzione verso gli altri, rispon-dendo a quell’invito che Don To-nino Bello faceva proprio ai gio-vani quando diceva “Cambiereteil mondo e non lo lascerete cam-biare agli altri.” E continuava“[…] se voi non avete fiducia, gliadulti che vi vedono saranno piùinfelici di voi”.

Costruiscoil mioFUTURO

PER UN ANNO AL SERVIZIO DEGLI ALTRI: ECCO LA SCELTA DI ALCUNE GIOVANI RAGAZZE.........

n anno della propria vita messo al servizio degli altri, un anno di crescita personale, educa-tiva e formativa, una grande opportunità di essere cittadini con la C maiuscola, per aiutare

chi ne ha bisogno. Il servizio civile è tutto questo. La Toscana, accanto al servizio civile nazio-nale, ha istituito quello regionale, un’opportunità in più estesa anche agli stranieri residenti.Gli enti toscani accreditati sono oltre 100, i ragazzi che nel 2006 hanno preso parte ai progettiquasi 3.000: sono numeri che collocano la Toscana ai primi posti in Italia per contributo alservizio civile.

Gli enti toscani accreditati iscritti negli albi nazionale, regionale e provinciale sono 108. Nel2006 i ragazzi che hanno aderito a progetti banditi dall’Ufficio nazionale sono stati 2.816, 200in più rispetto al 2005. La Toscana è la sesta regione in Italia per numero di volontari.Accanto al servizio civile nazionale la Toscana, con una legge approvata nel luglio 2006 ha isti-tuito il servizio civile regionale. Entro la prima metà del 2008 saranno attivati i regolamenti at-tuativi che consentiranno al progetto di essere operativo. Alla Regione, in base alla legge istitu-tiva, spetteranno le funzioni di programmazione e indirizzo e la tenuta dell’albo degli enti,pubblici e privati, che dovranno presentare i progetti in base ai bandi regionali.Al servizio potranno partecipare tutti i giovani con età compresa tra i 18 e i 30 anni e che sianoresidenti o domiciliati in Toscana. Potranno perciò fare domanda anche gli stranieri. Le perso-ne con handicap potranno fare domanda fino a 35 anni. Il servizio durerà 1 anno con un im-pegno settimanale tra le 25 e le 30 ore. Ai giovani verrà corrisposto un assegno mensile di circa420 euro e l’anno speso sarà valido come credito formativo e conferirà punteggio per i concor-si pubblici regionali.

Da http://www.regione.toscana.it

U

Il Regolamento del SERVIZIO CIVILE

Nella foto: Giulia e

Margherita

GIO

VAN

I

Page 6: La Settimana n. 2 del 15 gennaio 2012

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI15 gennaio 2012VI

Gli auguri ai BAMBINI

La befana con i più piccoliLa visita di monsignor Giusti ai bambinidel reparto di pediatria

n patto con igiovani peril lavoro» èstato il tema

del IV Workshop promosso dalTavolo dell’Innovazione delComune di Livorno che si ètenuto alla BibliotecaLabronica. L’incontro è statoaperto e coordinatodall’assessore al Lavoro delComune, Darya Majidi, che hasubito chiarito che il convegnoera dedicato «agli addetti ailavori», agli enti economici ealla Confindustria, al fine dicreare un processo, tuttiinsieme, rivoltoall’occupazione dei giovani,visto che i dati sonodrammatici. Ci sono però deglistrumenti operativi da partedelle Istituzioni, che pochiconoscono, finalizzati a creareun futuro migliore per igiovani.L’assessore Provinciale alLavoro, Ringo Anselmi, haevidenziato che nella fascia dietà dai 16 ai 29 anni, aLivorno, ci sono 9600 giovaniche non vanno a scuola e chenon hanno un lavoro, è lapercentuale più alta dellaRegione Toscana, il 36,7%. Legrandi industrie non riesconopiù a fare da volano e ilprossimo anno si prospettapeggiore dell’attuale, a livelloeuropeo si prevede nel 2020la perdita di circa dieci milionidi posti di lavoro. Comemuoversi? Puntare -haaggiunto Anselmi- su alcunisettori trainanti come lanautica e le nuove energie, poicon azioni di sostegno alreddito, con il sistema dellaformazione attraverso azioni

U«mirate e più snelle attuandocorsi finanziabili anche afavore delle imprese, con ilfare informazione facendoconoscere quello che a livelloistituzionale già c’è, con ivaucher post-laurea e con lerisorse per la gente di mare. Èopportuno, soprattuttoall’interno del settore nautico,“fare rete”con la Confindustriae con la CNA. Ha poi reso notoche grazie al sostegno

all’autoimprenditorialità con ilBando gestito dal BIC, sononate 12 imprese giovanili nelComune di Livorno, ma sonorimasti nel cassetto 500 milaeuro perché quest’anno non cisono state richieste da partedei giovani.L’assessore Regionale alLavoro e alla Formazione,Gianfranco Simoncini, ha dettoche bisogna avere laconsapevolezza che la crisi ha

colpito soprattutto i giovanicon i contratti a termine nonrinnovati e con lo sfruttamentodel lavoro parcellizzato.Mettere a margine i giovani èingiusto, pericoloso e anchesbagliato rispetto agli obiettiviche si vogliono conseguire alivello toscano che sono quellidell’eccellenza, della qualità edell’innovazione. Il temadell’occupazione è prioritario alivello di Regione, infatti,

malgrado i tagli, 340 milioni dieuro sono stati stanziati per illavoro, comprendenti le azionia sostegno delle famiglie eall’arricchimento dellecompetenze personali. È inatto il sistema di riforma dellaFormazione Professionalesecondo le nuove esigenze dimercato, così come si vuolegarantire il diritto al lavoro coniniziative rivolte alla lotta allaprecarietà, con l’apprendistato

e con i contratti di ingresso allavoro, 9 milioni di euro sonodestinati agli incentivi per lastabilizzazione dei contratti datempo determinato a quelli atempo indeterminato, cosìcome sono previsti strumentiper l’accesso al credito per ilavoratori a tempo. Sonoprevisti vincoli -ha continuatoSimoncini- per i tirocini inimpresa, dato che molti diquesti tirocini hanno preso laforma mascherata di unrapporto di lavoro sottopagato.Sono previsti incentivi a fondoperduto per l’assunzione deilaureati e per l’assunzione atermine di un anno. Dal 15dicembre è in atto la nuovalegge sull’imprenditorialitàgiovanile dotata di 12 milionidi euro che riguarda tutti isettori produttivi, inoltre lapresenza della Fidi Toscanasvolgerà una funzione digaranzia per le nuove impresegiovanili.Il Vescovo, monsignor Giusti,tra i relatori dell’workshop,sottolineato l’importanza dellafamiglia come ammortizzatoresociale, ma si è anche chiestofino a quando potrà ancoradurare questo aiuto ai giovani.Non bisogna sottovalutare –ha ricordato - il malcontentogiovanile, negli anni 70/80abbiamo vissuto la stagionedel terrorismo, perciò senzafare allarmismi è necessarioche le istituzioni siano moltoattente a questo fenomeno. Igiovani di 32 anni e oltre -haaggiunto- li abbiamo costruitinoi con un sistema che haportato a deresponsabilizzarli,bisogna sostenere il processodi riavvicinamento alla

condizione adulta. Rifacendosialle parole del MinistroPassera, monsignor Giusti haaggiunto che siamo entratinella recessione senza unpiano di protezione per igiovani, bisogna perciò avere ilcoraggio di ripensare ad unnuovo modello di sviluppo e aun nuovo sistema di coesionesociale superando certe formedi neo-capitalismo perché “nonè detto che la qualità della vitadipenda dal reddito”, inoltrebisogna non illudere i giovaniche sono nell’incertezza eridisegnare le competenzescolastiche con il “saper fareun lavoro”. L’obiettivo che cisiamo posti in Diocesi -haterminato- è quello di osarel’impossibile, di avere unsogno che si può realizzare conla costruzione di una realtànuova che coniughi l’homofaber con l’homo ludens che sipuò inverare in una “economiadi comunione”creatrice di unnuovo modello di sviluppo cosìcome è auspicabile la nascitadi nuove cooperative giovanili.Cosa fare subito? Impegnarsiper una Livorno “città turistica”aprendo subito una campagnadi sensibilizzazione su questotema, studiando accordi con lenavi crociera, con l’impegno alavorare tutti seriamenteperché “il tempo di fare lecicale è finito, ora bisogna farele formiche”. Bisogna poi direbasta alla “conservazione deiprivilegi”e stabilire “un nuovopatto sociale per il lavoro”,anche per il lavoro a bassoreddito, per poter dare unapossibilità di vivere a chi nonha niente.Al termine il professor PaoloDario della Scuola SuperioreS. Anna di Pisa ha parlatodell’Università come partnerper la crescita dei giovaniinnovatori, ponendo inevidenza che gli studentiuniversitari italiani sono dieccellente qualità e superioriper capacità agli altri studentidel mondo, siamo “ottimi nellaricerca, ma deboli nella suavalorizzazione”.

Gianni Giovangiacomo

Un patto con i giovaniper il lavoro

el giorno dell’Epifania, nellachiesa della Sacra Famiglia, sono

stati ricordati in una celebrazioneeucaristica: Giada Menicagli, donAntonio Marini, don Teodoro Biondie monsignor Ablondi Ablondi;quattro persone che con la loro vitahanno saputo testimoniare la fede e lasperanza cristiana, lasciando in chi liha incontrati granelli veri di amore edi pace.Durante la celebrazione moltotoccante è stata la testimonianza diGiovanni, un carcerato, che leggendogli scritti della giovane Giada, hariscoperto la fede ed ha ritrovato lavoglia di vivere e di cambiare inmeglio la propria esistenza.Per ricordare la figura di questaragazza così speciale pubblichiamoquesto suo scritto che la famiglia ci hainviato come augurio natalizio.

Caro Gesù Bambino non devidimostrarmi niente. Non mi devi niente.Aiutami però se vuoi a essere.Essere una persona per la quale Tu seitutto, essere una persona libera, capace diamare fortemente e completamente comehai fatto Tu. So che la tua risposta è giàin atto da quando mi hai voluto". Hocompreso che se mi fermo un attimo aguardare il cielo ed a pensare per che cosaposso ringraziarTi, respirarTi, allora ilmio essere non sarebbe più inetto. Tutto sicapovolgerebbe.Non avrei più niente da chiederTi, masolo qualcosa da donarTi: me stessa.Ancora un messaggio: Una cosa che nondovete perdere di vista: davanti alSignore, un giorno è come 1000 anni e1000 anni come un giorno solo. IlSignore non ritarda nell’adempiere la suapromessa, coem certuni credono, ma usapazienza verso di voi, non volendo chealcuno perisca, ma che tutti abbianomodo di pentirsi.All’inizio dell’anno avevo chiesto pietà eancora chiedo la stessa cosa. Se saròtentata ricordaTi che credo in Te. Chesopra ogni cosa so che è il Tuo volere avincere. Quindi se la mia risposta nonfosse quella che Tu sai essere giusta,guidami con forza ove Tu vuoi. Grazie diamarmi come mi ami, di volermi comemi vuoi.Lodato sii, mi Signore.Giada, 1996

N

Alla Sacra FAMIGLIA

Lo workshop cittadino sull’innovazione

n occasione della festività dell’Epifania, il Vescovocome ormai da qualche anno a questa parte, ha

fatto visita al reparto di pediatria dell’ospedale diLivorno per salutare i bambini ricoverati ed incon-trare i medici ed il personale ospedaliero.Un grazie al diacono Paolo Bencreati per le fo-tografie.

I

Insiemeper ricordareLa celebrazioneper affidare al Signorenella preghiera:don Biondi, don Marini,monsignor Ablondi e Giada Menicagli

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI15 gennaio 2012 VII

uca Collodi, giornalistalivornese e amico personaledel nostro giornale, è ilnuovo direttore del canale

italiano di Radio Vaticana.Già da tempo caporedattorenell’emittente, è stato incaricatodi far partire il nuovo palinsestodella Radio del Papa, connotiziari e nuovi programmi conun servizio più articolato eintegrato su diverse piattaforme,unendo le diverse redazioni dilingua italiana.Lo abbiamo intervistato perconoscere meglio questoimportante incarico che gli è statoaffidato.

Da quanto tempo lavori allaRadio vaticana? Ti aspettaviquesta nomina?«Lavoro alla Radio Vaticana daoltre 15 anni. Ho lasciatoLivorno intorno al 1994,quando lavoravo a GranducatoTv. Quando fai con passione esacrificio il tuo lavoro ed haiuna solida base di formazione,conquistata sul campo in varimedia locali e arricchita dastudi universitari a Firenze,proprio nel settore dellaComunicazione di massa esociale, non te l’aspetti subitoma ci speri.Devo dire, che anche laformazione spirituale hacontribuito a questo percorso.E voglio ricordare il mioparroco di San Matteo, donRenato Roberti. Esserecresciuto con lui, con le sueintuizioni sociali, spirituali eculturali è stata una verafortuna e ricchezza».

In cosa consisterà il tuo lavoro?Cambia rispetto a quello chegià facevi?«Il mio lavoro consiste nelcoordinamento giornalisticodella redazione del canaleitaliano della Radio Vaticana.Un gruppo di circa15 personein gamba ed una serie dicollaboratori. Il canale italianodella Radio Vaticana è un po’ ilcanale "nazionale"dell’emittente pontificia etrasmette in Italia su variepiattaforme dalla FM al WEB alsatellite e alla nuova FMdigitale, il DAB+. Rispetto almio compito di caporedattoreora si aggiunge anche laresponsabilità del palinsesto edei vari programmi checontiene. Oltre alla lineaeditoriale decisa con i verticidell’emittente».

Sarai più giornalista odirettore?«Temo di fare più ilresponsabile che il giornalista.Sto cercando di mantenerespazi in diretta. Cosa che stogià facendo, anche se temo con

Llimiti di tempo rispetto aprima».

Come cambia il palinsesto?«Il nuovo palinsesto, già inonda dal 1° gennaio - lopotete leggere e ascoltareall’indirizzowww.radiovaticana.org/105 -offre un linguaggioradiofonico moderno senzaovviamente tralasciarecontenuti e qualità. Lascommessa è un po’ questa.Fare radio senza timori,servendo la Chiesa masoprattutto guardando al"popolo di Dio" alla gente.Pensa che molti cipercepiscono, soprattutto aRoma, come radio di servizio.Ci dicono di preferire noiall’informazione Rai perchémeno condizionati da politicaed economia.Una bellaresponsabilitàma anche ungrande segnaledi libertà e diservizioall’uomo cheviene dallaChiesauniversale».

Quanti sonogli ascoltatoridi radiovaticana? Sipuò fare unastima? E qual èil target?«È difficilequantificarel’ascoltoglobale di unaradio chetrasmette suvariepiattaforme -Onda Corta in particolare - efusi orari in almeno 30 lingue.Si pensa, ma sono dati deglianni ’90, ad almeno 2 milionidi ascoltatori nel mondo. Sonodati con molte variabiliproprio per la natura dellostrumento universale quale è laRadio Vaticana. Per il canaleitaliano, l’ascolto su Roma, adesempio, si aggira intorno ai40mila contatti quotidiani, suun bacino di almeno 4 milionie oltre di ascoltatori potenziali.Ma sono dati indicativi, dalmomento che nonpartecipiamo ai rilevamentidegli ascolti radiofonici. Anchese negli ultimi mesi il sistemaAudiradio è andato in crisi edal momento non ci sonorilevamenti ufficiali.Il target è vario. Medio alto conprofessionisti e laureati.Sacerdoti, ma non mancanocasalinghe e operai, e questa èuna bella sorpresa. L’età mediadei nostri ascoltatori si aggira

tra i 40 ed i 50 anni».

Cosa significa per te portare ilmessaggio del Papa attraversola radio?«È una sfida. È parlare al cuoredell’uomo portando veritàsull’uomo e sulla societàumana che altri non fannosenza un qualche interesseparticolare. È una grandericchezza parlare della veritàdell’uomo, nel bene e nelmale, alla luce della fedecristiana. È la grande ricchezza,anche mediatica, dellaChiesa».

È difficile lavorare in uncontesto come quello dellaChiesa Vaticana? O meglio èdifficile far passare un certotipo di messaggio quando altriMedia riportano solo ciò chevogliono spesso estrapolandosolo certe cose dal contesto?«No, non è difficile lavorare inVaticano. Anzi, dico, avendo

lavorato in variambientiprofessionali,anche laici, mi ècapitato dipensare spessocon qualcheverità che avvertomaggiore libertàalla radio che inaltre realtà.Confrontandomianche concolleghi di altretestate. Questo èmerito anchedella gestioneche i padrigesuiti fannodella radio delPapa».

Sei ancora legato a Livorno,come vedi la città da fuori?Cosa ne senti dire?«Sono ancora molto legato allamia città, alla quale devo lamia formazione umana eprofessionale. Ho casa aLivorno dove vivono i mieiparenti più cari. Purtroppo dalivornese vedo una città che haperso fiducia in se stessa.Addormentata. La città, vistada Roma, ha forse perso quellacapacità di pensare in grandeche ha sempre caratterizzato lasua storia umana, civile ereligiosa.Il pericolo che vedo è che lagente si chiude troppo in sé,inaridendo il proprio cuore.Livorno non può essere questoe la politica, le istituzioni, lastampa locale devono farsicarico di questo rinascimentoculturale prima che sia troppotardi. La Chiesa locale lo hacapito in modo chiaro».

Chiara Domenici

Livornese, giornalista da una vita,Luca Collodi racconta il suo nuovoincarico come direttore del canaleitaliano della Radio Vaticana

l proprium della vita consacrataè riproporre la forma di vita che

Gesù ha abbracciato e offerto ai di-scepoli che lo seguivano: l’evangeli-ca vivendi forma»: su questo pensie-ro centrale si impernia il «Messaggiodella Commissione Episcopale per ilclero e la vita consacrata per la 16ªGiornata Mondiale della vita consa-crata» (2 febbraio 2012). In Italia ireligiosi sono circa 140 mila, deiquali 18 mila uomini e 122 miladonne. A livello mondiale sono qua-si 875 mila, con 135 mila uomini e740 mila donne. I religiosi italianirappresentano il 16% del totale. Iltitolo scelto per il messaggio è «Edu-carsi alla vita santa di Gesù» e i ve-scovi della Commissione sottolinea-no in apertura del testo un rapportoparticolare tra i consacrati e il cam-mino di questo decennio per laChiesa italiana dedicato al tema del-l’educazione. Educare alla vita buo-na del Vangelo – scrivono - implicacertamente l’educare alla vita santadi Gesù. È questo il dono e l’impe-gno di ogni persona che voglia farsidiscepola di Gesù, specialmente dichi è chiamato alla vita consacrata».

Spandere «il buon profumo» - Nellaparte centrale del messaggio, ivescovi indicano quattro «note» che«mostrano la coerenza della vita conla vocazione specifica » mostrandoal tempo stesso la «fecondità di unassiduo cammino formativo». Lequattro note sono: «primato diDio», «fraternità», «zelo divino» e«stile di vita». In particolare laprima richiama “la sfida principaledel tempo presente” che consistenella secolarizzazione.Particolarmente i consacrati sonochiamati a riflettere sul fatto che“urge una nuova evangelizzazione,che metta al centro dell’esistenzaumana il primo comandamento diDio, la confessio Trinitatis e laParola di salvezza, di cui – scrivono- voi avete profonda esperienzaspirituale”. Questo primo aspettoviene ulteriormente approfonditocol pensiero che “nella misura in cuitestimoniate la bellezza dell’amoredi Dio, che segue l’uomo coninfinita benevolenza e misericordia,voi spandete quel ‘buon profumodivino’ che può richiamarel’umanità alla sua vocazionefondamentale: la comunione conDio. Nella vostra esistenzatrasfigurata dalla bellezza della suasantità, siete chiamati ad anticiparela comunità ‘senza macchie e senzarughe’, ‘il cielo nuovo e la terranuova’ che ogni uomo desidera”.Mentre la quarta nota sullo «stile divita», si rifà ai voti di castità, povertàed obbedienza, tipici della vitareligiosa. Scrivono in proposito ivescovi che «la povertà favorisce unostile di vita all’insegnadell’essenzialità»; la castitàconsacrata «aiuta a riqualificare lasessualità e a dare ordine esignificato vero agli affetti”, mentrel’obbedienza “liberadall’individualismo e dall’orgoglio».«Vissuti sull’esempio di Cristo e deisanti, i consigli evangelici – sichiude il messaggio - costituisconouna vera testimonianza profetica dalprofondo significato antropologico,che suppone e richiede un grandeimpegno educativo».Il messaggio integrale è disponibilesul sito della Chiesa Cattolica.

Dal Sir

Il 2 febbraio la Giornatadella Vita consacrata

Il dono el’impegno«Educarsi alla vitasanta di Gesù»:il messaggio dellaCommissioneEpiscopale per ilclero e la vitaconsacrata

Portare il messaggio di Cristoin radio:una sfida

L’INTERVISTA ALuca Collodi

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI15 gennaio 2012VIII