La riorganizzazione sindacale e i modelli 1940-1948.

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La riorganizzazione sindacale e i modelli 1940-1948

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La riorganizzazione sindacale e i modelli

1940-1948

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Le premesse

• Inizia una nuova fase della storia sindacale che giunge agli anni 80

• Siamo nella cosiddetta fase della «transizione alla democrazia« che si conclude nel 1948 con le elezioni politiche

• Gli alleati cercarono di introdurre un sistema sindacale compatibile, ma i risultati che raggiunsero furono sempre lontani da quelli prefissati

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La crisi dello stato corporativo

• Il governo Badoglio con due decreti (2 agosto e 9 agosto 1943) sciogli il sistema corporativo , mantenendo quei contratti collettivi che nella loro parte normativa e di efficacia obbligatoria per tutti i lavoratori, sono ritenuti indispensabili al controllo della situazione

• Le vicende del nord e quelle del sud sono talmente diverse da rendere disomogenea l’impostazione della ricostituzione formale e sostanziale delle organizzazioni sindacali

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La crisi dello stato corporativo• Durante la guerra il fascismo aveva intuito come il sistema

sindacale corporativo fosse un adeguato strumento di mobilitazione e di disciplina delle risorse

• E’ la grande differenza dal primo conflitto quando lo Stato era stato costretto (M.I.) a definire le esigenze della nazione in guerra

• Nel quadro dei passaggi di ricostituzione del sindacato vanno tenuti in considerazione:– Persistenze del regime– Tentativi introduttivi sistemici degli alleati– Necessità della guerra– Rinascita dei partiti– Resistenza e vento del nord– Occupazione e forme istituzionali policentriche (AMG, Governatori,

Istituzioni italiane)

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La politica sindacale USA

• Per gli USA la situazione sindacale ed economica dell’Italia al momento dello sbarco in Sicilia è incomprensibile specie per l’ampio impegno e le tradizioni delle istituzioni pubbliche nella vita economica e sociale

• Questa capillare diffusione nel tessuto italiano causa una crisi di funzionalità pericolosa, dovendo far congiungere le esigenze belliche con la riattivazione delle strutture pubbliche e produttive

• Gli Usa hanno un modello astratto di quali relazioni sociali e sindacali introdurre in Italia; astrattezza resa ancor più vaga di fronte alla compenetrazione storica tra Istituzioni-società-sindacato

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La politica sindacale USA

• Nel 1943-44 oscillano fra la tendenza a costituire proprie strutture e quella di riattivare le vecchie– Nel primo caso si trattava di importare il proprio

modello– Nel secondo si trattava di recuperare le strutture

fasciste depurandole dagli elementi antidemocratici– Riattivare fu una linea ambivalente che segnò il

passaggio dal modello corporativo autoritario ad un modello democratico

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La politica sindacale USA

• La soluzione adottata:– Il sistema fascista, una volta depurato, per quanto illiberale

permetteva un discreto controllo – Una piena libertà di ricostituzione avrebbe condotto alla nascita

di organismi difficili da controllare in una situazione bellica e strategica complessa

– Si scelse così una linea prudente anche per contenere la spontanea rinascita e ricostituzione delle CdL, delle Federazioni e della CGIL

– Quindi puntano ad un rinnovato meccanismo ed incontro tra la componente istituzionale e quella associativo-pubblica che fosse in grado di coordinare le risorse a disposizione e che non poteva essere raggiunto solo dal semplice scioglimento dell’ordinamento corporativo

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La politica sindacale USA• Uno degli aspetti più delicati era il contenimento della formazione di

organismi di rappresentanza di classe come le CdL, dopo la constatazione della loro veloce politicizzazione (1944) e l’impossibilità di bloccarle senza ledere il principio di libertà d organizzazione

• Occorreva favorire i tentativi di ancorare una libera democrazia sindacale ad uno schema di apoliticità extrasettoriale, introducendo un doppio criterio– Legittimità per l’organizzazione tecnico-economica a base federale– Illegittimità per quella economico-politica a base camerale

• Diviene evidente l’impossibilità di introdurre ed imporre un modello nuovo

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Due modelli sindacali

• Il modello sindacale USA prevedeva– Apoliticità– Federalità o settorialità– Aziendalismo

• Il modello italiano che si stava ricomponendo era– Confederale, camerale e di classe– Politicizzato – Federativo

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La transizione

• La transizione al modello italiano è complessa

• All’apparato corporativo si sostituirono «libere associazioni sindacali” con queste persistenze che si mischiano al modello proposto da USA:– Una associazione sindacale per ogni categoria di

attività economica– Per rappresentare e tutelare una categoria di cittadini

in materia di lavoro – Il 50% del consenso implicava la rappresentanza per

l’intera categoria nei contratti collettivi

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La transizione• In questo senso gli Uffici del Lavoro e gli Uffici intersindacali

avrebbero dovuto svolgere una funzione di prevenzione verso la rinascita di organismi di rappresentanza di classe come le CdL

• Il tentativo USA si concretizza così nell’agganciare una libera democrazia sindacale in uno schema apolitico ed extrasettoriale

• A ridosso della liberazione di Roma (giugno 1944) si evidenziano tre linee di intervento– Controllo della rinascente organizzazione camerale e della sua

politicizzazione– Controllo e riorganizzazione del collocamento (specie per i settori

coinvolti nell’economia di guerra)– Funzione arbitrale delle controversie delegata sempre più a livello

aziendale per esautorare la magistrature del lavoro

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La transizione

• Nell’autunno del 1944 queste tre linee di intervento evidenziano sfasature perché entrano in gioco– A) forme e contenuti dell’esperienza del nord– B) ripresa sindacale dopo il Patto di Roma– C) incisività e partecipazione operaia nella resistenza – D) depoliticizzazione dello Stato in conseguenza

dell’occupazione alleata che stimola la politicizzazione del sindacato

• La grande novità è che (diversamente dal 1906) la rinascita del sindacato sarà parte integrante del processo di ricomposizione delle istituzioni anche per la forte spinta aggregativa che proveniva proprio dal mondo del lavoro

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Il Patto di Roma• Il patto di Roma firmato il 3 giugno 1944 da Giuseppe Di Vittorio per il PCI,

Achille Grandi per la DC e Bruno Buozzi per i socialisti (poi ucciso dai tedeschi vicino Roma fu l'accordo tra gli esponenti sindacali dei maggiori partiti italiani che costituiva formalmente la CGIL unitaria. Esso dette rilievo all'unità di tutti i lavoratori italiani indipendentemente dalle opinioni politiche e dalle credenze religiose e costituì una vittoria significativa per la politica di cooperazione tra i partiti antifascisti.

• La firma del Patto di Roma è un evento straordinario, non solo per gli effetti che produce, ma anche per il lavoro di tessitura unitaria che lo precede e per il modo in cui viene siglato. È bene ricordare, infatti, come l’intesa venga raggiunta in piena clandestinità durante l’occupazione nazista; la prima firma viene posta nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1944, prima della Liberazione della capitale da parte degli Alleati, mentre l’accordo ufficiale porta la data del 9 giugno 1944. L’eccezionalità dell’evento è dunque accentuata soprattutto dalla drammaticità del momento; l’uccisione da parte dei nazisti del socialista Bruno Buozzi, ultimo Segretario Generale della CGL prefascista e indiscusso protagonista del Patto di Roma, avvenuta poche ore prima della firma dell’intesa, è la testimonianza più intensa di quella barbarie.

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Il Patto di Roma• In secondo luogo, il Patto trae sostegno dalla spinta dei lavoratori che dal

marzo 1943, e poi ancora nel novembre-dicembre 1943 e nel marzo 1944, tornano a scioperare contro il fascismo, responsabile della guerra e delle terribili condizioni di vita e di lavoro che questa comporta.

• Non importa discutere se si sia trattato di scioperi legati a motivazioni economiche o politiche; quello che qui preme sottolineare è che alla base degli scioperi del 1943-1944 non c’è una cattiva congiuntura militare, bensì il fallimento del sistema corporativo e la disgregazione del sindacato fascista di Stato, che hanno prodotto durante il ventennio la repressione totale della dialettica sociale, una forte compressione salariale e un rigido controllo del mercato del lavoro.

• Con gli scioperi del 1943-1944, i lavoratori si riappropriano con forza di un loro diritto fondamentale e ribadiscono il valore della libertà e della pace.

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Il Patto di Roma• Traspare la pluralità delle culture sindacali, ben presenti nelle

biografie dei tre firmatari del Patto: la cultura socialista e riformista di Emilio Canevari, il sostituto di Buozzi; quella cattolica, impersonata da Achille Grandi, ultimo Segretario Generale della CIL e primo Presidente delle ACLI, nate nell’estate del 1944; ed infine, la cultura “plurale” di Giuseppe Di Vittorio, Segretario Generale della CGIL unitaria ed esponente di primo piano del sindacalismo rivoluzionario, poi di quello socialista e infine di quello comunista

• Con il Patto di Roma del 1944 rinasce in Italia il nuovo sindacato, libero e democratico. Rinasce la CGIL unitaria che, seppure destinata ad una vita breve a causa delle tensioni politiche nazionali e internazionali legate al nuovo scenario della guerra fredda, inciderà notevolmente sugli assetti costituzionali dell’Italia e sulla ricostruzione materiale, economica, sociale, civile ed umana del Paese, uscito sconfitto dal conflitto mondiale.

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Testo del Patto di RomaGli esponenti delle principali correnti sindacali dei lavoratori italiani - comunista,

democratico cristiano e socialista - dopo un largo scambio di vedute sul problema sindacale nell'Italia liberata dall'invasore tedesco e dai suoi complici fascisti; convinti che l'unità sindacale di tutti i lavoratori senza distinzione di opinioni politiche e di fede religiosa, è lo strumento più efficace per il potenziamento dell'organizzazione del lavoro, onde assicurare la più efficace difesa degli interessi economici e morali dei lavoratori stessi e garantire il loro apporto più efficiente all'opera immane di ricostruzione del Paese (opera che sarà necessariamente imperniata sulle forze del lavoro) di pieno ed unanime accordo dichiarano:

1) di realizzare l'unità sindacale, mediante la costituzione, per iniziativa comune, di un solo organismo confederale per tutto il territorio nazionale, denominato CONFEDERAZIONE GENERALE ITALIANA DEL LAVORO; d'una sola Federazione Nazionale per ogni ramo di attività produttiva; d'una sola Camera Confederale del Lavoro, in ogni Provincia; d'un solo Sindacato locale e provinciale per ogni ramo o categoria d'attività produttiva;

2) lasciando impregiudicate tutte le altre questioni relative all'orientamento generale dell'organizzazione, alla sua struttura definitiva, alla compilazione del progetto di statuto (questioni che saranno esaminate con una larga partecipazione dei militanti sindacali d'ogni corrente e con i dirigenti del movimento sindacale libero già operante nel Mezzogiorno), la unità sindacale viene immediatamente realizzata sui seguenti punti generali:

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Testo del Patto di Roma• a) la C.G.I.D.L. fondata sul principio della più ampia democrazia interna.

Tutte le cariche sociali, pertanto, in ogni grado dell'organizzazione, debbono essere elette dal basso, rispettivamente dalla assemblea generale del sindacato locale e dalle assemblee di delegati regolarmente eletti. In ognuno degli organismi dirigenti, dal vertice alla base, deve essere assicurata la partecipazione proporzionale delle minoranze.

• b) In tutte le organizzazioni della C.G.I.D.L deve essere assicurata la massima libertà d'espressione a tutti gli aderenti e praticato il rispetto reciproco di ogni opinione politica e fede religiosa.

• c) La C.G.I.D.L. è indipendente da tutti i partiti politici. Essa si associerà, ogni volta che lo ritenga opportuno, all'azione dei partiti democratici che sono espressione di masse lavoratrici, sia per la salvaguardia e lo sviluppo delle libertà popolari, sia per la difesa di determinati interessi dei lavoratori e del Paese.

3) Le correnti sindacali nominate costituiscono la Direzione provvisoria dell'organizzazione che viene così composta: un Comitato Direttivo Provvisorio di 15 membri, 5 per ciascuno delle tre correnti; una Segreteria Generale Provvisoria con poteri esecutivi, di tre membri, uno per ciascuna delle tre correnti.

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Testo del Patto di Roma• Questa Direzione Provvisoria sarà allargata con l'inclusione di

esponenti del movimento sindacale libero operante nel Mezzogiorno e successivamente coi rappresentanti delle regioni che saranno liberate - mantenendo la uguale proporzione fra le tre correnti - e durerà in carica sino al primo congresso confederale che dovrà tenersi al più presto possibile. Con lo stesso criterio verranno formate le direzioni provvisorie delle federazioni nazionali e delle C.C.D.L. provinciali. Nelle province e nelle categorie in cui esistono altre correnti sindacali aventi seguito effettivo fra le masse; una rappresentanza di esse sarà chiamata a far parte della Direzione Provvisoria Camerale e Federale. Queste Direzioni resteranno in carica sino al primo congresso della rispettiva organizzazione.

• A Segretari Generali vengono nominati: On. Emilio Canevari, On. Giuseppe Di Vittorio, On. Achille Grandi, che entrano subito in funzione.

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Il Nord e il Sud

• Con l’incontro fra modello istituzionale del Sud ed esperienza del Nord la tensione interna aumenta, mettendo in crisi l’unità sindacale

• Le due esperienze non rendono compatibili la riorganizzazione avvenuta al sud (dove si riattiva la triangolazione) con il sindacalismo di classe del nord

• La spinta operaia viene in contrasto con il neocorporativismo democratico del sud e del Patto di Roma

• Il modello USA diviene inapplicabile ma lo scenario sta mutando

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Il cambio di scenario

• Il movimento sindacale tra il 45 ed il 47 si presenta con alcune caratteristiche molto particolari che ricadono nella eccezionalità della fase

• Il cambio di scenario (1947: Piano Marshall, GF, Costituzione) segna l’avvio della fase ordinaria

• Siamo sempre nel quadro unitario ma diviene via via evidente come il clima stesse mutando verso una contrapposizione ideologica

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Il cambio di scenario• Molte energie sono assorbite da:

– Scontro referendario 1946– Assemblea costituente– Occupazioni delle terre– Attacchi al movimento dei lavoratori (Portella delle Ginestre 1-5-1947)– Partecipazione alla ricostruzione del paese con due accordi di tregua

salariale (ott.46 e maggio 47)• Politicamente:

– Fine dei governi della resistenza (Parri) e avvio di quelli di unità con le sinistre

– Crisi economica inflattiva– Viaggio De Gasperi in USA ed esclusione sinistre da governo (febbraio-

maggio 1947)– Piano Marshall (5 giugno 1947)– Fase istituzionale di fondazione della repubblica– Postdam, Cortina di ferro, dottrina Truman