LA RELAZIONE D’AIUTO - cavloreto.it 2013.03.05... · La relazione d’aiuto è una ricca...
Transcript of LA RELAZIONE D’AIUTO - cavloreto.it 2013.03.05... · La relazione d’aiuto è una ricca...
LA RELAZIONE D’AIUTO
� Si ha una relazione d’aiuto quando vi
è un incontro tra due persone di cui
una si trova in difficoltà rispetto ad
una determinata situazione, ed
un’altra in possesso di strumenti e
competenze utili ad alleviare la
situazione di malessere dell’altra.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� Dal latino adiuvare, composto da ad iuvarecioè a giovare, arrecare giovamento.
� Se si riesce a stabilire una relazione veramente di aiuto, allora è probabile che la persona in difficoltà inizi un movimento di maturazione, apprendimento di competenze per rispondere in modo più soddisfacente alle proprie esigenze esterne ed interne.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� In questo tipo di relazione vi è la presenza di una parte forte, colui che presta aiuto, e di una parte debole, colui che soffre, che arrivano ad una relazione per dare l’una ciò che manca all’altra.
� Starà a chi è nella posizione di potere non abusarne e favorire la comunicazione.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� Una delle condizioni fondamentali per
instaurare una relazione d’aiuto è il
sentimento di fiducia reciproca.
� Empatia: la sua etimologia è spuria e
posticcia dalla parola tedesca
einfuhlung, che grosso modo significa
immedesimazione affettiva. La sua
definizione non è del tutto univoca.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� Possiamo definirla: una comprensione
dello stato d’animo di un’altra
persona, senza tuttavia sentire ciò che
l’altra persona sente.
� Se vogliamo trovare un altro termine
possiamo parlare di simpatia: la
facoltà di partecipare alle emozioni
degli altri.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� La persona empatica è quella persona che ti è
vicina, che senti che può capirti, che ti
ascolta, che partecipa della tua esistenza, ma
nello stesso tempo non è coinvolto, non nel
senso che non prova emozioni , ma nel senso
che non prova le tue stesse emozioni. La
giusta distanza non l’indifferenza.
� Non puoi vivere l’emozione dell’altro puoi
solo sostenerla, attraverso la conoscenza
delle tue.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� Diventa essenziale il nostro equilibrio
emotivo: attenzione ad un eccessivo
coinvolgimento, a rapporti fusionali
che creano dipendenze reciproche.
Attenzione a non iper-preoccuparsi.
E’ bene distinguere una sana
sollecitudine da una malsana e
paralizzante apprensione , che può
assumere forma di angoscia.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� Vi invito a riflettere sulla reale utilità di
aggiungere la nostra sofferenza a quella
dell’altro, non gli offriamo un modello non
disturbato da imitare, ma gli stiamo dicendo
che anche noi staremmo male allo stesso
modo.
� Al contrario attenzione ad una eccessiva
distanza, l’altro percepisce fin dal primo
momento la nostra disponibilità a farsi carico
dei suoi bisogni.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� La percezione delle reazioni emotive altrui ha
una base biologica. A livello neurologico
esistono dei sistemi di risonanza, i neuroni a
specchio, che consentono di riconoscere e
percepire in modo immediato e spontaneo le
emozioni della persona con cui ci si relaziona.
Nella mente di due persone che si incontrano
si attivano simultaneamente le stesse
strutture neuronali, motorie ed emozionali,
che si influenzano in modo reciproco.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� La persona ingrata: quando sperimentiamo l’ingratitudine da parte di qualcuno, si producono in noi reazioni complesse di segno negativo che determinano conseguenze importanti nella relazione e pongono gli operatori di fronte ad un processo di usura altamente rischioso. Mettiamo in atto movimenti di allontanamento, iniziamo a provare fastidio, ostilità, intolleranza causati dal logoramento del rapporto.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� Per prevenire situazioni di questo genere
possiamo utilizzare: riunioni d’equipe per la
revisione dei casi, soprattutto quelli più
complessi, per definire con maggior chiarezza
i compiti e valutare la reale fattibilità degli
obiettivi; la supervisione del gruppo orientata
all’acquisizione di una maggior
consapevolezza delle influenze emozionali
che ogni relazione provoca e allo sviluppo di
confidenza con i propri vissuti e sentimenti.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� I rischi: il coinvolgimento emotivo, per cui mantenere sempre una certa distanza, dal punto di vista emotivo fra sé e i problemi degli altri, fra il proprio lavoro e il tempo del proprio non-lavoro.
� Spersonalizzazione: attenzione a non essere risucchiato dall’altro, ci sono dei limiti da non superare pena l’annullamento di se stesso
� Induzione di aspettative irrealistiche: non considerarsi quasi onnipotenti, quasi fossimo in grado di risolvere ogni problema.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� I benefici: il primo consiste nella possibilità di auto-coscienza, è nella relazione con l’altro che ognuno di noi sperimenta se stesso , le proprie sicurezze i propri limiti.
� Questa conoscenza ci permette di intraprendere un possibile cambiamento e ciò costituisce una forma di crescita e maturazione.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� Vivere una relazione d’aiuto ci costringe ad essere aperti alle domande che nascono dalla vita. Essere aperti al dialogo con noi stessi e con gli altri, ci permette di fare esperienza, che è fonte di sapere, di conoscenza, di saggezza.
� Ma per fare una esperienza bisogna che accettiamo di essere uomini patetici, non freddi ma ricchi di passione.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� La relazione d’aiuto è una ricca opportunità
perché l’esperienza accada, perché ci
costringe a dare spazio ai nostri sentimenti, a
riconoscere ciò che sentiamo e a renderlo
meno caotico e confuso e a sviluppare la
funzione sentimento così spesso dimenticata.
La relazione con l’altro ci aiuta a crescere,
scoprendo come prendersi cura dell’altro
voglia dire prendersi cura di se stessi, della
propria anima, della propria vita.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� Vi sono comportamenti che possono limitare
la comunicazione: egocentrismo,
taciturnismo, logorrea, umorismo,falsità,
superiorità, fretta, anticipazione, invadenza,
recitazione,valutazione, sdrammatizzazione,
cambio d’argomento, assolutismo,
disattenzione, non considerazione.
� E’ quindi indispensabile che colui che riveste il
ruolo di aiutante, consideri e tenga presenti
gli effetti che i propri comportamenti
possono generare nell’altro.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� Esistono comportamenti che agevolano il raggiungimento di una buona comunicazione
� Prima cosa creare un ambiente non ostacolante.
� Porre delle domande come stimolo all’avvio della conversazione ricordando che esistono domande chiuse ed aperte.
� Comunicare calma e disponibilità di tempo, assumere posture rilassate, limitare la gestualità, non interrompere ed utilizzare una voce dis-tesa.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� E’ necessario rendere comprensibile all’altro
ciò che si va dicendo, quindi utilizzare una
vocalità chiara, un linguaggio semplice ed
essenziale, ripetere concetti, chiedere
conferme.
� E’ importante presentarsi per ciò che si è,
coerentemente con la propria personalità,
con i propri limiti e con le proprie funzioni.
� Linguaggio non verbale.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� Se ci piace donare e non solo ricevere è
perché il donare ha per noi una funzione. Chi
fa un dono, persegue un fine, il donare serve
innanzitutto agli interessi di chi dona.
� A volte dimentichiamo che è meglio non
cominciare facendo subito qualcosa, invece
sarebbe necessario prima capire quale sia la
situazione che abbiamo di fronte e quali siano
le nostre risorse.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� Cercare di capire la realtà che abbiamo di
fronte piuttosto che vedere la realtà come la
vorremmo.
� Attenzione al moralismo che ci fa sentire
dalla parte del giusto e ci fa partire fiduciosi
per le crociate senza sapere quali saranno le
montagne da scalare e se avremo per strada
abbastanza da mangiare.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� Quale può essere il motivo della nostra
generosità?
� Un’attesa inconscia di una contropartita.
L’attesa implicita di una generosità che a sua
volta si rivolga verso di noi, magari in un
futuro indefinito.
� Oppure un “beneficio di identità” la necessità
di un valore che ci viene dagli altri perché
facciamo qualche cosa per loro.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� Che cosa accade se una persona riceve in cambio pochi benefici tangibili? E in fondo cosa chiediamo? Riconoscimento.
� Chiediamo di non restare isolati, abbiamo bisogno di appartenere.
� Beneficio di identità, il piacere di essere identificati come persone buone non è da poco.
� Disponibilità informale degli altri ad aiutarci quando ne avremo bisogno.
� Soddisfazione nel constatare i risultati del lavoro svolto, un riconoscimento interno che può prescindere dagli altri: è la soddisfazione di un lavoro ben fatto.
LA RELAZIONE D’AIUTO
� La relazione d’aiuto mi sembra che possa
essere rappresentata come un gioco nel quale
ci si sente tutti dalla stessa parte, nel quale si
accetta di vincere o perdere insieme.
� Lo sguardo generoso più che di guarire,
liberare si preoccupa di promuovere, di
incoraggiare, di sollecitare, sostenere lo
sforzo dell’altro nel mobilitare risorse che gli
appartengono e poter costruire così il proprio
percorso.