La Psicoanalisi Esistenziale - SARTRE

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La psicoanalisi esistenziale

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La psicoanalisi esistenziale

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Jean-Paul Sartre

• 1905-1980• Francia• Francia• Filosofo, scrittore e

drammaturgo

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La libertà… (1)

• Sartre comincia la sua attività di filosofo escrittore con ricerche di psicologiafenomenologica che hanno per oggetto l’io,l’immaginazione e le emozioni (La trascendenzadell’Ego, 1936, L’immaginazione, 1936, Saggio diuna teoria delle emozioni, 1939, L’immaginario,dell’Ego, 1936, L’immaginazione, 1936, Saggio diuna teoria delle emozioni, 1939, L’immaginario,1940).

• Evidenti, già in questi primi saggi, sono i richiamialla filosofia razionalistica e spiritualistica (daCartesio a Bergson), di cui egli si è nutrito ingiovinezza e di cui in fondo non si è mai liberato.

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La libertà… (2)

• In particolare, da queste tradizioni filosoficheSartre eredita quello che costituirà il motivoispiratore e unificante del suo pensiero: l’ideadella assoluta libertà della coscienza. E con essaanche la contrapposizione tra coscienza e cose,libertà spirituale e resistenza della materia.anche la contrapposizione tra coscienza e cose,libertà spirituale e resistenza della materia.

• Il concetto di libertà, infatti, già presente neiprimi saggi giovanili sopra citati, diventaprotagonista assoluto negli scritti dellamaturità.

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…dell’io• Nel saggio La trascendenza dell’ego (1936)

Sartre riprende il concetto di“intenzionalità della coscienza” di Husserl elo modifica dicendo: “L’io non è un abitantedella coscienza”.della coscienza”.

• Con questa espressione Sartre intende direche l’io non costituisce una sostanza chiusain se stessa, ma una struttura relazionalecostitutivamente aperta al mondo e aglialtri.

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…dell’emozione• Nel testo Saggio di una teoria delle emozioni

(1939) Sartre riprende il concetto di coscienzacome “essere-nel-mondo” di Husserl per calarlonell’analisi dell’atteggiamento emotivo.

• Per Sartre l’emozione è una maniera possibile divivere i rapporti con la realtà, consistente invivere i rapporti con la realtà, consistente inuna modificazione magica del mondo, ossia unamodificazione diretta a difendersi da ostacoliconcreti: ad esempio lo svenimento davanti a unpericolo imminente non è che la negazione delpericolo, la volontà di annientarlo, non conutensili o strumenti, ma con una fuga nei suoiconfronti.

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…dell’immaginazione• Nei saggi L’immaginazione (1936) e

L’immaginario (1940) Sartre riprende ilconcetto di “trascendenza della coscienza”di Husserl e lo applica allo studio dellafunzione immaginativa.Per Sartre l’immaginazione è un modofunzione immaginativa.

• Per Sartre l’immaginazione è un modoattraverso cui la coscienza trascende larealtà alla luce di un possibile. Come taleessa esprime la capacità umana di negareliberamente il mondo in qualsiasi momento ein qualsiasi situazione.

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…dell’esistenza (1)

• Il testo più noto di Sartre è sicuramenteL’essere e il nulla (1943), considerato daipiù il capolavoro dell’esistenzialismosartriano.

• Come Heidegger, anche Sartre si interroga• Come Heidegger, anche Sartre si interrogasulle strutture dell’essere.

• Procedendo fenomenologicamente, egliafferma che l’essere ci è dato in duemaniere fondamentali: come essere in sé ecome essere per sé.

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…dell’esistenza (2)

• L’essere in sé si identifica con tutto ciòche non è coscienza ma con cui lacoscienza entra in rapporto: ossia lecose del mondo.

• L’essere per sé si identifica con lacoscienza stessa, la quale ha laprerogativa di essere presente a sestessa e alle cose.

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…dell’esistenza (3)

• L’in sé è il dato che la coscienza trovadavanti a se stessa, come qualcosa diopaco, che “è ciò che è”.

• Il per sé è la coscienza che, essendopresenza alle cose, ha la capacità diattribuire loro dei significati.

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…dell’esistenza (4)

• Per questa sua doppia prerogativa di nonessere il dato, ma di dare ad esso deisignificati, Sartre chiama il per sé nulla,intendendo non il contrario dell’essere,intendendo non il contrario dell’essere,ma la coscienza stessa, che sorge comepotenza nullificatrice del puro dato ecome fonte di significati rispetto all’insé.

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…dell’esistenza (5)

• Affermare che l’uomo è coscienza o per séequivale a dire che l’uomo è libero, poichénega la realtà alla luce dei significati che inqualche modo la padroneggiano (ad esempio,appena entro in una stanza dove vi sonoappena entro in una stanza dove vi sonodelle persone, la mia libertà entraconcretamente in azione, poiché proiettosu uomini e cose una rete di significati evalori: bello, brutto, simpatico, antipatico,noioso, divertente, etc).

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…dell’esistenza (6)

“Un esistente che, come coscienza, ènecessariamente separato da tutti gli altri,giacché essi sono in rapporto con lui solo nellamisura in cui sono per lui, un esistente che decidedel suo passato, sotto forma di tradizione, allaluce del suo futuro, in luogo di lasciarlo puramenteluce del suo futuro, in luogo di lasciarlo puramentee semplicemente determinare il suo presente, unesistente che si fa annunciare da ciò che è altroda lui, cioè da un fine che non è e che essoproietta dall’altro lato del mondo, ecco ciò chechiamiamo un esistente libero”.

(J. P. Sartre, 1943)

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…dell’esistenza (7)

• Se l’uomo è libero, di conseguenza l’uomo èresponsabile del mondo e di se stesso.

• Tutto ciò che accade nel mondo risale allalibertà e alla responsabilità della sceltaoriginaria, perciò nulla di ciò che accadeall’uomo può essere detto inumano.originaria, perciò nulla di ciò che accadeall’uomo può essere detto inumano.

• Non esistono delle passioni invincibili cheobbligano un uomo ad agire in un modoanziché in un altro, e affermare ilcontrario significa essere deterministi edin malafede.

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…dell’esistenza (8)

“Le più atroci situazioni della guerra, lepeggiori torture, non creano affatto unostato di cose inumano. Non c’è una situazioneinumana: soltanto per paura, per la fuga e peril ricorso ai comportamenti magici, ioinumana: soltanto per paura, per la fuga e peril ricorso ai comportamenti magici, iodeciderò su ciò che è inumano; ma questadecisione è umana e ne porterò l’interaresponsabilità”.

(J. P. Sartre, 1943)

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…dell’esistenza (9)

• Sono io che decido del coefficiente diavversità delle cose e perfino della loroimprevedibilità, decidendo di me stesso.

• Non ci sono casi accidentali; se io sono• Non ci sono casi accidentali; se io sonomobilitato in una guerra, questa guerra èla mia guerra, è a mia propria immagine eio la merito.

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…dell’esistenza (10)

“Io la merito in primo luogo perché potevosottrarmi ad essa col suicidio e la diserzione:queste possibilità ultime devono sempreesserci presenti quando si tratta diaffrontare una situazione. Se non mi ci sonosottratto, io l’ho scelta: forse solo peraffrontare una situazione. Se non mi ci sonosottratto, io l’ho scelta: forse solo permollezza, per debolezza davanti all’opinionepubblica, perché preferisco certi valori aquelli del rifiuto stesso di fare la guerra. Main ogni caso si tratta di una scelta”.

(J. P. Sartre, 1943)

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…dell’esistenza (11)

• La libertà fa sì che l’individuo risulti in unostato di permanente conflitto con gli altri.

• Nello stesso momento in cui “pietrifico”l’altro mediante i miei significati, la stessal’altro mediante i miei significati, la stessaoperazione la compie il mio vicino.

• Per cui è inevitabile lo scontro delle libertàe la guerra dei significati.

• “L’inferno sono gli altri” fa dire Sartre a unpersonaggio di una sua opera teatrale.

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…dell’esistenza (12)

• Anche l’amore stesso, che costituisce iltentativo principale di realizzare l’unità ol’assimilazione tra l’io e l’altro, risulta perSartre inevitabilmente votato allo scacco.

• Ognuno nell’amore vuole essere per l’altro• Ognuno nell’amore vuole essere per l’altrol’oggetto assoluto, il mondo, la totalità infinita;ma per questo occorre che l’altro rimangasoggettività libera e altrettanto assoluta.

• Ma poiché entrambi vogliono esattamente lastessa cosa, l’unico risultato dell’amore è unconflitto aperto o strisciante.

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…dell’esistenza (13)

• La libertà, intesa come nullificazionecoscienziale del mondo mediante isignificati, coincide con la struttura stessadell’esistenza.

• Pertanto l’esistenza risulta condannata per• Pertanto l’esistenza risulta condannata percostituzione ontologica ad essere libera.

• Qui risiede il paradosso della condizioneumana, secondo Sartre: pur essendo liberodi fronte al mondo, l’individuo non è liberodi essere libero.

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…dell’esistenza (14)

• Pur scegliendo il senso del suo essere,l’uomo non sceglie il suo essere stesso,ossia il fatto di essere gettato nel mondo edi esistere come libertà.

• Ma il fatto di essere al mondo, per l’uomocome per tutti gli altri enti, è qualcosa di

• Ma il fatto di essere al mondo, per l’uomocome per tutti gli altri enti, è qualcosa diassurdo, ossia che non ha spiegazioni al dilà del fatto medesimo di esistere.

• Gli scopi o i fini nascono soltanto conl’uomo, che dà un senso a ciò che in-sé nonha senso.

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…dell’esistenza (15)

• L’esperienza emotiva di tale assurdità difondo dell’esistenza è la nausea, cheSartre descrive nel noto romanzo del 1938.

• In esso Sartre racconta le vicende di• In esso Sartre racconta le vicende diRoquentin, un professore di storia chescopre progressivamente la gratuità e lamancanza di senso dell’esistenza, che gli sirivela mediante un nauseabondo sentirsi ditroppo rispetto al mondo e agli altri.

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…dell’esistenza (16)

“Eravamo un mucchio di esistenti impacciati,imbarazzati da noi stessi, non avevamo laminima ragione d’essere lì, né gli uni né glialtri, ciascun esistente, confuso, vagamenteinquieto, si sentiva di troppo in rapporto aglialtri, ciascun esistente, confuso, vagamenteinquieto, si sentiva di troppo in rapporto aglialtri […] Esistere è esser lì, semplicemente;gli esistenti appaiono, si lasciano incontrare,ma non li si può mai dedurre”.

(J. P. Sartre, 1938)

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…dell’esistenza (17)

• Sebbene gli uomini abbiano cercato disormontare questa consapevolezza conle metafisiche e le religioni, essa rimaneal fondo di ogni uomo come inespressama inequivocabile intuizione e verità.ma inequivocabile intuizione e verità.

• Da ciò deriva il progetto dell’uomo difarsi Dio, ossia di divenire un essere cheè ragione e fondamento di se medesimo,attuando la sintesi fra in sé e per sé.

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…dell’esistenza (18)

• Ma questo è impossibile: l’ideale di unacoscienza-che-fonda-se-stessa è solo unachimera della nostra mente. Le ragioni e gliscopi dell’esistenza sono qualcosa che noiinventiamo solo dopo che siamo già venuti almondo.mondo.

• Prima dell’uomo c’è solo materia bruta esistenteal di là di ogni senso e significato.

• Nel suo sforzo di farsi Dio l’uomo è dunquedestinato allo scacco, tant’è vero che Sartrepresenta l’uomo come un Dio mancato o una“passione inutile”.

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…dell’esistenza (19)

• Dal punto di vista di questa ontologianegativa, tutti i comportamenti umanisono quindi sullo stesso piano edugualmente fallimentari.ugualmente fallimentari.

• Sartre, infatti, chiude L’Essere e ilNulla con la tesi assurdista secondo cui“è la stessa cosa, in fondo, ubriacarsi insolitudine o condurre i popoli”.

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…della sua esistenza (1)

• La profonda credenza nella libertà,ereditata dalla tradizione culturale, èsostenuta in Sartre dalla stessaesperienza di vita.esperienza di vita.

• Quest’esperienza ha nell’infanzia le sueradici e mostra che per il filosofo lalibertà è stata, ancor prima cheun’acquisizione culturale, un datooriginario della sua vita vissuta.

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…della sua esistenza (2)

• L’infanzia di Sartre, infatti, si configuranel suo insieme come un’esperienza dilibertà.

• Libero dal bisogno e (rimasto subito orfanodi padre) libero anche dal conflitto edipico,di padre) libero anche dal conflitto edipico,l’infanzia gli dà l’illusione della libertàassoluta.

• È la sua compagna, Simone de Beauvoir(1908-1986, filosofa, scrittrice efemminista francese), a spiegarlo.

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…della sua esistenza (3)

“Sartre non aveva mai conosciuto suo padre; suamadre, i suoi nonni, non avevano mai impersonato lalegge, per lui; in certo senso eravamo entrambi senzafamiglia e avevamo eretto questa situazione aprincipio. Nessuno scrupolo, nessun rispetto, nessunaaderenza affettiva ci tratteneva dal prendere lenostre decisioni alla luce della ragione e dei nostriaderenza affettiva ci tratteneva dal prendere lenostre decisioni alla luce della ragione e dei nostridesideri; non scorgevamo in noi nulla d’opaco o ditorbido: pensavamo di essere pura coscienza e puravolontà. Nulla, dunque, ci limitava, nulla ci definiva,nulla ci assoggettava; eravamo noi stessi a creare inostri legami col mondo; la libertà era la nostrasostanza stessa”.

(S. de Beauvoir, 1960)

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…della psicoanalisi (1)

• La formazione intellettuale di Sartreavviene proprio negli anni in cui lapsicoanalisi inizia la sua diffusione susuolo francese.suolo francese.

• Ma se la maggior parte degli intellettualidella giovane generazione mostra subitointeresse per Freud, diverso èl’atteggiamento di Sartre.

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…della psicoanalisi (2)

• Il bisogno di riaffermare la libertà, el’esperienza teorica e pratica che losostiene, fanno provare a Sartreavversione per tutto ciò che appareavversione per tutto ciò che apparecondizionare le libere scelte dellacoscienza, e quindi anche per lapsicoanalisi.

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…della psicoanalisi (3)

• Sartre sente nei confronti del freudismouna profonda ripugnanza (“profonderépugnance”).

• La causa va attribuita, a suo stesso parere,• La causa va attribuita, a suo stesso parere,a quel “razionalismo cartesiano”, che lo hasempre accompagnato e di cui abbiamo giàparlato in precedenza. È lui stesso a dire:“Non bisogna mai dimenticare il peso delrazionalismo cartesiano in Francia”.

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…della psicoanalisi (4)

• Così imbevuto di cartesianesimo e dirazionalismo, Sartre non può accettare lapsicoanalisi. Nel 1972 afferma: “Quando siè appena superata la maturità, a 17 anni,dopo aver ricevuto un insegnamento basatodopo aver ricevuto un insegnamento basatosul ‘cogito, ergo sum’ di Cartesio, e si aprela Psicopatologia della vita quotidiana […]si resta senza fiato”.

• E la de Beauvoir spiega questo rifiutoancora meglio.

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…della psicoanalisi (5)

“Soprattutto per la parte che accordavaall’inconscio e per la rigidezza delle suespiegazioni meccanicistiche, il freudismo qualenoi lo concepivamo distruggeva la libertà umana[…] In un individuo lucido, pensavamo, la libertà[…] In un individuo lucido, pensavamo, la libertàtrionfa dei traumi, dei complessi, dei ricordi,delle influenze […] Piuttosto che assegnareteoricamente dei limiti alla nostra libertà, cipreoccupavamo praticamente di salvaguardarlapoiché era in pericolo”.

(S. de Beauvoir, 1960)

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…della psicoanalisi (6)

• D’altronde, pur non accettando la psicoanalisi,ed essendo anzi forte l’avversione nei suoiconfronti (e nonostante fosse per di piùimpegnato nella costruzione di una psicologiafenomenologica), Sartre non cessa di situarsi inrapporto alla psicoanalisi, di intrattenere conrapporto alla psicoanalisi, di intrattenere conessa, come è stato scritto, “un rapportoambiguo, fatto di un’attrazione e di unareticenza ugualmente profonde” (J. B. Pontalis,1969).

• Soprattutto Sartre condivide con Freud“l’esigenza di cogliere i significati impliciti inogni atto”.

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…della psicoanalisi (7)

“Una sola scuola è partita dalla stessaevidenza originale nostra: la scuola freudiana.Per Freud come per noi, un atto non puòlimitarsi a se-stesso: rinvia immediatamentea strutture più profonde. E la psicoanalisi è ilmetodo che permette di rendere esplicitea strutture più profonde. E la psicoanalisi è ilmetodo che permette di rendere esplicitequeste strutture. Freud, come noi, sidomanda: a quali condizioni è possibile che latale persona abbia compiuto il tale attoparticolare?”

(J. P. Sartre, 1943)

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…della psicoanalisi (8)

• Per aver capito che la comprensione umanaè possibile solo attraverso un’ermeneuticadei comportamenti empirici, Freud diventaper Sartre il modello per una nuovapsicoanalisi: la psicoanalisi esistenziale(ossia l’esito sartriano della psicologiapsicoanalisi: la psicoanalisi esistenziale(ossia l’esito sartriano della psicologiafenomenologica).

• Si tratta di una psicoanalisi alternativarispetto a quella freudiana, in quantofondata sulla libera coscienza, anzichésull’inconscio.

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…della psicoanalisi (9)

• A differenza di Freud, Sartre non crede che“un’indagine psicoanalitica non riuscirà mai ailluminarci sulla necessità che l’individuo siadivenuto quello che è e nessun altro”, e che ci sidebba arrestare al semplice riconoscimento di“un margine di libertà, che non si puòdebba arrestare al semplice riconoscimento di“un margine di libertà, che non si puòulteriormente scomporre con la psicoanalisi”.

• Proprio questo “margine di libertà”, invece, inquanto costituisce il fondamento irriducibile delprogetto originario, è, secondo Sartre, ciò chela psicoanalisi esistenziale intende raggiungere.

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…della psicoanalisi (10)

• Lo scopo, quindi, della psicoanalisiesistenziale consiste, per Sartre, nellosvelare la scelta originale dell’uomo(ossia il modo in cui la persona ha decisodi esprimere concretamente quelladi esprimere concretamente quella“struttura astratta che è il desiderio diessere in generale”, ed è simbolizzatadalla “miriade di desideri concreti checostituiscono la trama della nostra vitacosciente”).

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…della psicoanalisi (11)

• I presupposti teorici della psicoanalisiesistenziale Sartre li identifica in:1) “L’uomo è una totalità e non unacollezione”.collezione”.

2) “La psicoanalisi esistenziale nonconosce nulla prima dell’originalenascere della libertà umana”.3) “Il fatto psichico è coestensivo allacoscienza”.

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…della psicoanalisi (12)

• Il punto di partenza è l’esperienza.• Il punto d’appoggio è la “comprensione

preontologica”, ossia la comprensione insenso fenomenologico.

• Il metodo è comparativo. Partendo dal• Il metodo è comparativo. Partendo dalpresupposto che “ogni modo di agire umanosimbolizza, alla sua maniera, la sceltafondamentale”, è col confronto dei diversimodi di agire che essa vuole fare scaturire“la rivelazione unica che esprimono inmaniera differente”.

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…della psicoanalisi (13)

“La psicoanalisi esistenziale è questometodo destinato a mettere in luce, sottouna forma rigorosamente obiettiva, lascelta soggettiva per mezzo della qualescelta soggettiva per mezzo della qualeogni persona si fa persona, cioè si faannunciare a se stessa ciò che è”.

(J. P. Sartre, 1943)

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…della psicoanalisi (14)

• Come applicazione della psicoanalisi esistenzialeSarte scrive le biografie di alcuni noti scrittori: ilBaudelaire del 1946, dedicato a Charles Baudelaire(1821-1867) e il San Genet, commediante e martiredel 1952, dedicato a Jean Genet (1910-1986).

• Pur sottolineando la diversità delle due figure,• Pur sottolineando la diversità delle due figure,Sartre ne ricostruisce la vita con il medesimointento di dimostrare che l’uomo resta sempre ecomunque libero, non nel senso che è privo diqualsiasi condizionamento, ma nel senso che è liberodi scegliere la maniera di assumere il propriocondizionamento e di integrarlo in un progetto.

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…della psicoanalisi (15)

“Mostrare che soltanto la libertà può renderconto di una persona nella sua totalità, farveder codesta libertà alle prese col destino,dapprima schiacciata dalle proprie fatalità, eche poi vi torna sopra per digerirle a poco apoco, dimostrare che il genio non è un dono,che poi vi torna sopra per digerirle a poco apoco, dimostrare che il genio non è un dono,ma la soluzione che si inventa nei casidisperati, ritrovare la scelta che lo scrittorefa di se stesso, della propria vita e del sensodell’universo”.

(J. P. Sartre, 1952)

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…della storia (1)

• A partire dagli anni Sessanta il pensiero diSartre subisce delle modifiche: ladrammatica esperienza della guerra segnaprofondamente il filosofo.

• Sartre passa a poco a poco da una• Sartre passa a poco a poco da unaprospettiva individuale e psicologica a unaprospettiva storica e sociologica, allo scopodi rendere conto del fatto della libertàalienata (Questioni di metodo, 1957 eCritica della ragione dialettica, 1960).

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…della storia (2)

“Mi ero creduto una libertà sovrana ed è statonecessario che m’imbattessi nella limitazione della mialibertà perché prendessi coscienza dell’importanzadella gente e dei miei legami con tutti gli altri e ditutti gli altri con me. La guerra ha veramente diviso lamia vita in due […] È in guerra, se vogliamo, che sonopassato dall’individualismo e dall’individuo puro dimia vita in due […] È in guerra, se vogliamo, che sonopassato dall’individualismo e dall’individuo puro diprima della guerra al sociale, al socialismo. È questa lavera svolta della mia vita: un prima, un dopo. Il primam’ha condotto ad opere come La nausea, in cui ilrapporto con la società era metafisico, il dopo m’haguidato lentamente alla Critica della ragionedialettica”.

(J. P. Sartre, 1972)

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…della storia (3)

• Anche la psicoanalisi esistenziale non può nonrisentire di queste evoluzioni teoriche.

• Essa viene ora sostituita con un nuovo metodo (cheunisce psicoanalisi classica e marxismo): il metodoprogressivo-regressivo.

• Si tratta di un metodo fondato su: una parte• Si tratta di un metodo fondato su: una parteregressiva, che deve mettere in evidenza il soggettonella sua completezza, quindi sia negli elementibiografici sia nei suoi rapporti con la realtàeconomico-sociale; e una parte progressiva, che faemergere l'individuo come un “tutto”, come unprogetto di vita che ha metabolizzato tutti i fattoriche circondano il suo esistere.

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…della storia (4)

• Questo nuovo metodo non si pone come opposto allapsicoanalisi esistenziale ma come suo arricchimentoe sviluppo.

• Diversi punti della psicoanalisi esistenziale vengonoripresi nel metodo regressivo-progressivo, peressere approfonditi ulteriormente;essere approfonditi ulteriormente;In particolare:- lo scopo: la ricerca del progetto originario (ossiadella sua determinazione libera e cosciente) qualefondamento di intelligibilità di tutte le azioni e leesperienze della persona.- i momenti costitutivi: la psicoanalisi regressiva e laprogressione sintetica.

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…della storia (5)

• La differenza sta nel fatto che ora l’attenzionenon è più sull’assurdità metafisica di questoprogetto (come Sartre diceva nel 1943nell’Essere e il Nulla), ma sulla suaresponsabilità individuale e sociale. (NB: Ilconcetto di “responsabilità” era già presenteconcetto di “responsabilità” era già presentenegli scritti precedenti, come L’Essere e ilNulla, 1943 e L’esistenzialismo è un umanismo,1946, ma soccombeva alla tesi dell’assurdità).

• Sartre così abbandona il negativismo el’assurdismo iniziale e reinterpretal’esistenzialismo nei termini di una teoriadell’azione e della storia.

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…della storia (6)

• Come applicazione del metodo progressivo-regressivo, Sartre scrive la biografia di unoscrittore, similmente a quanto ha fatto per lapsicoanalisi esistenziale. La biografia è L’idiota difamiglia. Gustave Flaubert dal 1821 al 1857, èdedicata a Gustave Flaubert (1821-1880) e di essaSartre pubblica solo i primi 3 volumi nel 1971-72.dedicata a Gustave Flaubert (1821-1880) e di essaSartre pubblica solo i primi 3 volumi nel 1971-72.

• In questo saggio Sartre ricostruisce la vita delloscrittore francese, puntando l’attenzione non piùsulla libertà dell’uomo, ma sui condizionamenti che laStoria apporta a questa libertà.

• Con questo Sartre non vuole dire che la libertàscompare nella Storia, ma solo che entrambe sonougualmente presenti nell’esistenza dell’uomo.

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…della storia (7)

“L’ideale sarebbe che il lettore fosse messoin grado di sentire, comprendere e conoscerecontemporaneamente la personalità diFlaubert, come assolutamente individuale, maanche come totalmente rappresentativa dellaanche come totalmente rappresentativa dellasua epoca […] Totalizzato, e per ciò stessouniversalizzato, dalla sua epoca, l’uomo laritotalizza riproducendosi in essa comesingolarità”.

(J. P. Sartre, 1971-72)

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L’arte in libertà (1)

• Un altro tema molto caro a Sartre (oltre allafilosofia, la psicologia e la storia), e su cui egliscrive molto, è l’arte (in realtà egli parla di“pittura”, poco di “scultura”, per niente di “artecontemporanea” e nemmeno di “arte” ).

• L’arte per Sartre non coincide con la letteratura,• L’arte per Sartre non coincide con la letteratura,perché è un linguaggio autonomo, specifico,inenarrabile, indipendente da quel traduttoreuniversale che è il linguaggio verbale.

• La figura visiva è di altra natura rispetto al segnodel discorso: si esprime attraverso sensi piùglobali, diretti, compatti che parlano ai sensi eall’immaginario, che fanno vedere. È simbolica.

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L’arte in libertà (2)

“Volevo un’estetica in cui l’arte letterariafigurasse, ma nei suoi rapporti con le altrearti; perché essenzialmente la letteraturadice ciò che deve dire mediante segni, senzamai diventare un insieme di simboli nondice ciò che deve dire mediante segni, senzamai diventare un insieme di simboli nonsignificanti - quello che può essere la pitturaad esempio – e s’introduce quindi nell’esteticasoltanto attraverso uno dei suoi lati”.

(J. P. Sartre, anni ‘70)

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L’arte in libertà (3)

• Sartre ha sempre sognato un’estetica cheriunisse nel contempo i suoi interessi letterari ei progetti degli artisti. Ma, più che pensarel’estetica, egli l’ha sempre considerata unprogetto continuamente rimandato e forseirrealizzabile.progetto continuamente rimandato e forseirrealizzabile.

• Così Sartre rinuncia ad un’attitudine esteticaglobalizzata: scrive articoli, saggi, riflessionisull’arte, ma mai un vero e proprio trattato diestetica (i soli lunghi brani di estetica sitrovano ne L’idiota di famiglia).

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L’arte in libertà (4)

• Pertanto, tentare di raggruppare le tanteriflessioni di Sartre sull’arte sotto unpensiero unico, o comunque sotto un’unicasequenza teorica, è complesso: ogniriflessione è un pensiero a sé stantesull’arte; vive di vita propria.riflessione è un pensiero a sé stantesull’arte; vive di vita propria.

• C’è, però, qualcosa, che, direttamente oindirettamente, è presente un po’ in tuttele riflessioni; e questo qualcosa è anche ciòche contraddistingue l’intero pensiero diSartre: la libertà.

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L’arte in libertà (5)

• Arte e libertà sembrano essere, perSartre, strettamente legate l’una all’altra.

• D’altronde, se per il filosofo l’uomo, inquanto coscienza nullificatrice del reale(ossia che nega il reale dandogli un(ossia che nega il reale dandogli unsignificato), è libero, allora l’arte, in quantospazio simbolico dove può avvenire ilprocesso di costruzione/decostruzione delreale, non può che essere espressione diquesta libertà di coscienza dell’uomo.

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L’arte in libertà (6)

“La libertà umana è la sola possibilità didipingere o di scrivere. Se si dipinge o siscrive con la propria libertà, c’è nell’operascrive con la propria libertà, c’è nell’operad’arte qualcosa di particolare e dispeciale”.

(J. P. Sartre, anni ‘70)

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L’arte in libertà (7)

• Se l’arte è espressione della libertà dicoscienza, allora l’arte non può che essereanche sinonimo di responsabilità e impegno,perché se l’uomo è libero, di conseguenzaegli è responsabile del mondo e di sé, e nonegli è responsabile del mondo e di sé, e nonpuò non esserlo.

• Ne consegue che, per Sartre, l’arte èfondamentalmente engagement (termineche Sartre usa per indicare propriamentela parola “impegno”).

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L’arte in libertà (8)

• Sartre rende pubblica questa ideanell’ottobre del 1945, con la fondazionedella rivista Les Temps modernes.

• Il filosofo, con l'aiuto di un gruppo diintellettuali e scrittori, quali Aron,intellettuali e scrittori, quali Aron,Merleau-Ponty, Paulhan, Leiris, Ollivier edaltri, vuole fare di Les Temps modernes unpolo aggregante con il compito di definirel'operato dell'intellettuale nei confrontidella società.

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L’arte in libertà (9)

• La maggior parte dei critici ravvisa in questipropositi di Sartre, e più in generale nella suaidea di engagement, solo intenzioni politiche.

• In realtà quello che ha in mente Sartre è unprogetto totalizzante, che coinvolge politica, maprogetto totalizzante, che coinvolge politica, maanche filosofia e psicologia; che investe temi diattualità, ma anche di letteratura e arte.

• Pertanto il concetto stesso di engagement è daconsiderarsi, come lo stesso Sartre sottolinea,ben più ampio e complesso di una mera esemplice azione politica.

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L’arte in libertà (10)

• “Diciamo che l’arte è impegno: dipingendo,ci si impegna e, di conseguenza, ci si trovasolidali con tutti i tratti che fanno sì cheun impegno politico venga dopo. Il pittoreche vuole fare un quadro comunista è uncattivo pittore; ma un pittore che fa unche vuole fare un quadro comunista è uncattivo pittore; ma un pittore che fa unquadro impegnato, cioè qualcosa su quelloche fanno gli uomini o ciò che hanno dafare, quel quadro può essere poi reclamatoda questo o quel partito per il suosignificato politico…(segue)

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L’arte in libertà (11)

…Che viene attribuito dal partito il pittorel’accetta, ma ciò che ha osato fare in quelquadro, ciò che è suo, non è politica. Lapolitica è una forma di impegno ma nonnecessariamente quella che prenderà in tuttipolitica è una forma di impegno ma nonnecessariamente quella che prenderà in tuttii casi. L’impegno è severo, è piuttosto unmodo di essere in una direzione sociale,umana, e di dargli un senso”.

(J. P. Sartre, anni ‘70)

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L’arte in libertà (12)

• Da questa affermazione deduciamo alcunipunti importanti:1) L’arte è impegno.2) L’impegno è inteso come occuparsi diquello che fanno o hanno da fare gli uomini.2) L’impegno è inteso come occuparsi diquello che fanno o hanno da fare gli uomini.3) La politica è solo una forma di impegnodell’arte, ma non l’unica.4) Esistono altre forme di impegno di cuil’arte può essere espressione.

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L’arte in libertà (13)

• Il concetto di engagement è da intendere inmaniera molto più allargata.

• L’intenzione politica è presente nellaformulazione sartriana dell’arte, ma appartienepiù che altro al pensiero dell’ultimo Sartre, ilpiù che altro al pensiero dell’ultimo Sartre, ilSartre maturo, profondamente cambiato dopo ildramma della guerra.

• Sartre parla di arte, seppur non esplicitamente,anche negli scritti giovanili e lì il registro ècompletamente diverso: la politica non è ancoraneanche lontanamente ipotizzata.

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L’arte in libertà (14)

• Si può quindi affermare che nell’estetica diSartre convivono diverse forme di engagementdell’arte, e quindi diverse concettualizzazionidell’arte stessa (anche se ognuna di esse èriconducibile a un particolare momento storico delsuo pensiero):suo pensiero):- L’arte come trasformazione magica del mondo(forma “arcaica” dell’engagement dell’arte).- L’arte come scelta esistenziale del singolare(forma “eroica” dell’engagement dell’arte)- L’arte come intenzione politica dell’universale(forma “storica” dell’engagement dell’arte).

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L’arte come immaginario (1)

• I mobiles di Calder (1949)• La ricerca dell’assoluto (1949)• Dita e non-dita (1964)• Scultura n dimensionale (1970)• Scultura n dimensionale (1970)

• Questi saggi sono chiaro riferimento ai concettiespressi da Sartre negli scritti giovanili:L’immaginazione, 1936, Saggio di una teoria delleemozioni, 1939, L’immaginario, 1940.

• Essi sono rappresentativi del pensiero di Sartresviluppato prima della guerra (seppur scritti dopo).

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L’arte come immaginario (2)

“Il passaggio dal mondo reale al mondo estetico èun atto molto complesso che, con un modello(reale, rappresentato o trasformato), consiste nelricreare, nel dare un’esistenza all’oggetto che, sulpiano dell’opera, ha le caratteristiche che puòpiano dell’opera, ha le caratteristiche che puòavere su quello della percezione. È ciò che contaessenzialmente: non ricreare la pesantezza, le treo n dimensioni, ma costruire un mondo dove ci saràun equivalente di quelle dimensioni o di quellapesantezza”.

(J. P. Sartre, anni ‘70)

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L’arte come immaginario (3)

• L'immaginazione è un modo di essere dellacoscienza; quindi non é la copia o larappresentazione di una cosa che non é piùpresente materialmente, ma é un'attività libera,volta a fini diversi da quelli della percezionevolta a fini diversi da quelli della percezione(“L’immagine è un atto, non una cosa”).

• La sua funzione é derealizzante, cioè consistenel tenere il reale a distanza, nell'essere liberidi fronte ad esso e nel negarlo, in modo da darluogo alla costituzione di un oggetto dicoscienza autonomamente caratterizzato.

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L’arte come immaginario (4)

• Come l’immaginazione, anche l’emozione è unmodo di essere della coscienza, quindi èun’attività libera.

• Essa è una maniera possibile di vivere i rapporticon la realtà, consistente in una trasformazione

• Essa è una maniera possibile di vivere i rapporticon la realtà, consistente in una trasformazionemagica del mondo, ossia una trasformazionediretta a difendersi da ostacoli concreti dellarealtà.

• Questa trasformazione è tanto più magicaquanto più coincide con la capacità soggettiva diinterpretare il mondo in una luce propria.

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L’arte come immaginario (5)

• In queste riflessioni l’arte non può cheessere indirettamente coinvolta, perché ilsuo contenitore è l’immaginazione e la suaorigine è l’emozione.origine è l’emozione.

• In quanto tale, essa contiene la stessalibertà di questi due modi della coscienza:la scelta dell’immaginario, ossia l’impegno atenere lontano il mondo attraverso una suatrasformazione magica.

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L’arte come immaginario (6)

• L’impegno dell’arte è metafisico.

• La libertà è assoluta.• La libertà è assoluta.

• La prospettiva è individualista.

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L’arte come solitudine (1)

• La pittura di Giacometti (1964)• Masson (1964)

• È evidente in questi saggi il richiamo ai concettiespressi da Sartre nell’Essere e il Nulla (1943) enell’Esistenzialismo è un umanismo (1946).

• Essi sono rappresentativi del pensiero di Sartresviluppato nel periodo contemporaneo alla guerra(seppur scritti dopo).

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L’arte come solitudine (2)

• L’uomo è libertà assoluta, e quindi puòfarsi indipendentemente dal suocontesto socio-culturale.

• Ogni uomo è responsabile di sé e del• Ogni uomo è responsabile di sé e delmondo (“L’uomo è solo, senza scuse esenza aiuto”).

• La libertà coincide con la strutturastessa dell’esistenza.

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L’arte come solitudine (3)

• L’uomo è condannato ad essere libero:pur scegliendo il senso del suo essere,egli non sceglie il suo essere stesso,ossia il fatto di esistere come libertà.ossia il fatto di esistere come libertà.

• Il fatto di essere al mondo è qualcosa diassurdo, ossia che non ha senso al di làdel fatto medesimo di esistere.

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L’arte come solitudine (4)

• L’arte non deve più tenere lontano il mondo,ma guardare ad esso, per mostrare il vuotodel suo non-senso (“C’è l’intrusionedell’elemento esistenziale”).

• L’artista è un eroe che sceglie• L’artista è un eroe che scegliecoraggiosamente di affacciarsi sugli abissidell’esistenza, non temendo neanche lasolitudine che deriverà da questo gesto.

• Il compito dell’arte è svelare eroicamenteil vuoto dell’esistenza.

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L’arte come solitudine (5)

• L’impegno dell’arte è esistenziale.

• La libertà è assoluta.• La libertà è assoluta.

• La prospettiva è individualista.

Page 77: La Psicoanalisi Esistenziale - SARTRE

L’arte come politica (1)

• Il pittore senza privilegi (1964)• “Coesistenze” (1972)

Questi saggi rimandano ai concetti espressi in• Questi saggi rimandano ai concetti espressi inQuestioni di metodo (1957) e Critica dellaragione dialettica (1960).

• Essi sono rappresentativi del pensiero di Sartresviluppato dopo la guerra (ossia quello piùinfluenzato dalla drammaticità di quest’evento).

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L’arte come politica (2)

• L’uomo non è più libertà assoluta, malibertà limitata dai condizionamenti delcontesto politico-socio-economico; equindi può farsi solo limitatamente allequindi può farsi solo limitatamente allepossibilità che gli concede la Storia.

• L’uomo non è solo, appartiene allasocietà e quindi ha una responsabilitànon solo individuale ma anche sociale.

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L’arte come politica (3)

• L’arte non deve più tenere lontano il mondo,e neanche rappresentarne solo il vuoto, mapiuttosto calarsi totalmente in esso permostrarne tutto l’orrore.

• L’artista non ha più i “privilegi” dell’eroe; è• L’artista non ha più i “privilegi” dell’eroe; èun uomo in mezzo a tanti altri uomini.

• Il compito dell’arte è indicare all’uomo cosafare concretamente nella società; in altreparole è vedere cosa resta dell’uomo oltrela Storia.

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L’arte come politica (4)

• L’impegno dell’arte è politico.

• La libertà è limitata.• La libertà è limitata.

• La prospettiva è collettiva.