La Prima Web Magazine

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NUMERO ZERO 12/2010 PROTAGONISTI // Giuliano de Minicis pag. 02 / Daniele Gaglianone pag. 05 / Malika Ayane pag. 08 / Piero Cesanelli pag. 10 / Carlo Cambi pag. 13 / Giancarlo Trapanese pag. 18 / ARIA DI NATALE NELLE MARCHE Torna lo speciale Mercatino natalizio, interamente dedicato al cappello. Ce ne parla l’ideatore Giuliano De Minicis. > di Silvia Bellabarba Da Candele a Candelara all’EcoNatale di Camerino. Tante le iniziative natalizie nella Regione Marche. Speciale Natale nelle Marche > di Claudio Piesimoni MUSICULTURA TOUR GRAN FINALE Un resoconto di Piero Cesanelli > Intervista a cura di Romina Coccia TARTUFO DI MARCA Carlo Cambi e la ricetta di natale > Intervista a cura di Romina Coccia ASCOLTAMI GIANCARLO TRAPANESE SI RACCONTA > Intervista a cura di Belinda Saltari I “GROVIGLI” DI MALIKA AYANE > Intervista a cura di Alessandro Tibaldeschi IL CINEMA ED I GIOVANI > di Sara Gagliesi 02 05 10 13 18 08

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Numero Zero del Magazine de La Prima Web , giornale online di eventi nelle Marche. Con interviste esclusive, contenuti multimediali, come scoprire i personaggi e gli eventi di una Regione...

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  • NUMERO ZERO

    12/2010

    PROTAGONISTI // Giuliano de Minicis pag. 02 / Daniele Gaglianone pag. 05 / Malika Ayane pag. 08 /Piero Cesanelli pag. 10 / Carlo Cambi pag. 13 / Giancarlo Trapanese pag. 18 /

    ARIA DI NATALENELLE MARCHETorna lo speciale Mercatino natalizio, interamente dedicato al cappello. Ce ne parla lideatore Giuliano De Minicis. > di Silvia Bellabarba

    Da Candele a Candelara allEcoNatale di Camerino. Tante le iniziative natalizie nella Regione Marche. Speciale Natale nelle Marche> di Claudio Piesimoni

    MUSICULTURA TOURGRAN FINALEUn resoconto di Piero Cesanelli> Intervista a cura di Romina Coccia

    TARTUFO DI MARCACarlo Cambi e la ricetta di natale> Intervista a cura di Romina Coccia

    ASCOLTAMI

    GIANCARLO TRAPANESE SI RACCONTA> Intervista a cura di Belinda Saltari

    I GROVIGLI DI MALIKA AYANE> Intervista a cura di Alessandro Tibaldeschi

    IL CINEMA ED I GIOVANI> di Sara Gagliesi

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  • Il cappellaio pazzo lesaspe-razione delle qualit costrut-tive e creative del cappellaio di Montappone, ma non sol-tanto anche di appassionati, scultori, artisti che si sono cimentati in questo tipo di esperienza inventando dei cappelli assolutamente sin-golari, unici, pezzi darte veri e propri, quindi questa una mostra darte sul cappello non una mostra di cappelli e basta.

    E visibile fino al 12 dicem-bre a Montappone ed una mostra che in realt stata ospitata in diversi luoghi im-portanti e voglio ricordare la mostra che abbiamo fatto da ospiti al Pret a Porter di Pari-gi circa tre anni fa a poi una sfilata di cappelli pazzi du-rante la manifestazione pi importante della moda italia-na che Alta Moda Roma. Ed invece si conclusa da poco unaltra mostra I Cappelli nel Cinema, con la presenza di cappelli indos-sati da attori nazionali ed internazionali tra cui voglia-mo ricordare quelli diretti da Mario Monicelli nei film Il Marchese del Grillo con Alberto Sordi e Larmata Brancaleone con Vittorio Gassman.

    Vuoi raccontarci qualche aneddoto accaduto duran-te lorganizzazione della mostra, e magari un ricor-do del regista Mario Moni-celli?

    Monicelli ha toccato il cuo-re di tutti, un uomo dalla straordinaria personalit e noi avevamo alcuni cappelli ideati per due suoi film im-portantissimi e di successo, Larmata Brancaleone e Il Marchese del Grillo.

    Insieme a questi abbiamo avuto ed ospitato cappelli di grandi attori e grandissimi film, dallUltimo Imperato-re a La Vita Bella, Premi Oscar come Marie Antoniet-te.

    Fare questo tipo di mostra a Montappone che la patria del cappello ormai in Italia e non soltanto un modo per creare unattenzione ul-teriore, dichiarare uniden-tit forte per questo tipo di produzione che centrale per leconomia del paese e del territorio circostante. Ed ora dopo tutti questi tra-guardi, Giuliano una curiosi-t, qual il legame che uni-sce te alla Terra dei Cinque Nodi?

    Questemozione di cui ho parlato insomma la vivo la sento cerco di trasferirla in azioni e non soltanto in aspetti pi o meno nostalgi-ci. Allora alla Terra dei cin-que nodi ed a Montappone mi lega una storia familiare che molto sentimentale e anche un po romantica che quella che mi ricorda i miei nonni, alcuni miei pa-renti che hanno vissuto li da contadini, che hanno lavora-to la paglia, hanno lavorato il cappello e continuano al-cuni di loro ancora a farlo.

    Ricordiamo infine il for-mat Persone che cre-scono. Vuoi parlarci di questo tuo progetto?

    E un mix abbastanza ori-ginale di parole immagini musica messaggi. E un racconto complessivo che aiuta a riflettere ognuno di noi sulla sostenibilit. Ascolta lintervista integrale. Clicca qui.

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    il cappello di natale

    Intervista di Silvia Bellabarba a Giuliano De Minicis

    Dal 4 al 12 dicembre 2010, il borgo antico di Montappo-ne (FM), accoglie Il cappello di Natale. Il borgo marchi-giano, cuore del distretto produttivo del cappello dove nascono le pi belle crea-zioni italiane ed europee poi esportate in tutto il mondo, regala una originale occa-sione di festa ai curiosi e agli appassionati. Lo speciale Mercatino di Natale infatti tutto dedi-cato al cappello, capo che rappresenta la grande vo-cazione del territorio e la cui lavorazione unisce tradizione e intraprendenza contempo-ranea.A cominciare dalla scenogra-fia che coinvolge la piazzetta del borgo antico di Montap-pone e in cui spicca il grande Albero di Cappelli, contor-nato da una miriade di Ca-sette di Natale piene di luci e colori. Nelle Casette sar possibile trovare caldi cap-pelli invernali, magnifici copri-capi di tradizione, splendide anticipazioni estive e tante altre idee regalo per chi in cerca dei doni di Natale.

    Giuliano chiedo a te le novi-t della terza edizione del CAPPELLO DI NATALE? Un mercatino esclusivamen-te dedicato ai cappelli. Non si trover altro che cappelli e delle specialit della gastro-nomia locale. Quindi molto caratterizzato, assolutamen-te singolare. Non ci sono mercatini simili a questo in giro per lItalia. E forse questo uno dei motivi per cui vale la pena visitare il mercatino del cappello a Montappone. Inoltre si pu visitare la mo-stra del Cappellaio Pazzo che lesagerazione del cap-pello, la creativit allo stato puro, che ha riscosso molto interesse.

    Insieme alla mostra del cappellaio pazzo merita una visita la chiesa di Mon-tappone, la Chiesa di San Giorgio, dove una mostra particolare dedicata al Nata-le denominata Presepe sul Cappello, mini costruzioni, piccoli presepi utilizzando come capanna il cappello. Sono appunto pezzi unici ideati da ragazzi delle scuole primarie e secondarie, ma anche da alcuni appassio-nati e creativi del cappello.

    E un programma interes-sante per chi alla ricerca della particolarit, di cose caratteristiche e poco con-suete, credo che questa sia una visita che premia la curiosit di ciascuno. Qual lidea che sta die-tro alla mostra e chi il Cappellaio pazzo? Il cappellaio pazzo spero si possa essere tutti quanti noi, un po pazzi, un po sopra alle righe, in qualche caso geniali.

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  • aRia di natale nelle MaRcHe

    A cura di Claudio Piersimoni

    Un ricco programma in pie-no clima natalizio quello dei prossimi giorni nelle Marche.

    Mercatini natalizi, letture e teatro per bambini, gustose merende, concerti, inaugura-zioni, per trascorrere insieme piacevoli momenti in allegria. Pesaro si prepara a festeg-giare il Natale con numero-si ed emozionanti appunta-menti nella magica cornice del centro storico. Per tutta la settimana in piazza del Popolo dalle ore 10 alle 20 i tradizionali mer-catini natalizi nelle tipiche ca-sette in legno di quel villag-gio natalizioso.Mentre dalle ore 10 alle 20, via Pedrotti e piazza Olivieri ospitano il mercatino dellar-tigianato artistico dove tro-vare idee regalo originali ed inconsuete. Tutti i pomeriggi, inoltre, alle 17.30 in piazza del Popolo, i bambini delle scuole elemen-tari con i loro Canti sotto lalbero renderanno latmo-sfera natalizia ancora pi suggestiva.

    Dal 26 dicembre al 3 genna-io, il territorio di Genga ospi-ta un presepe vivente davve-ro affascinante.

    Lambiente non potrebbe es-sere pi suggestivo: il magni-fico e aspro scenario natura-le della Gola di Frasassi e la vasta grotta naturale dove sorgono leremo-santuario di S. Maria infra Saxo e lotto-centesco tempietto Valadier. Sono pi di 300 i figuranti abbigliati in abiti dellepoca di Cristo, intenti a semplici attivit manuail: dalla pesca alla macinazione dei cereali, dallattivit del vasaio a tessi-tura e filatura. Non mancano neanche i le-gionari.

    Fino al 6 gennaio, Camerino ospita in una grande Casa Babbo Natale in persona che accoglier grandi e pic-coli con dolci natalizi e sor-prese. La grande casa pre-senta nuovi suggestivi locali: il laboratorio dei giocattoli, langolo della posta con muc-chi di lettere, la cucina con focolare e sedia a dondolo, la camera con il lettone, la sorpresa dei Mercatini di Natale.

    Il Natale a Fermo anche questanno offre tante occa-sioni di festa, di incontro,di shopping. Si comincia, se-condo la tradizione della citt, con laccensione delle luminarie nelle vie del cen-tro storico e dellalbero di Natale in Piazza del Popolo.

    Camminando per le vie di San Benedetto del Tronto nel periodo natalizio, anche i pi piccoli trovano uniniziati-va pensata per loro. la casa di babbo Natale, installata in piazza Matteotti, dove depositare le letterine.

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    il cineMa ed i GioVani

    Intervista di Sara Gagliesi a Daniele Gaglianone

    Tolentino incrocia la propria strada con il cinema. La citt che ha dato i natali a Mario Mattli, noto per la regia dei pi famosi film di Tot, ospi-ter, dal prossimo gennaio, il centro di formazione e pro-duzione cinematografica indi-pendente OffiCine Mattli. Fin da questo primo anno, con lattivazione di tre corsi (Filmmaking, Sceneggiatura e Recitazione cinematogra-fica) e numerosi progetti la-terali, listituto si configura come la realt regionale pi importante in tema di au-diovisivo, grazie alle collabo-razioni con professionisti e produzioni di livello nazionale. I corsi partiranno a Genna-io 2011 e si svolgeranno prevalentemente duran-te i weekend, fino a Luglio 2011. Alla fine di questo primo anno i tre corsi la-voreranno insieme per la realizzazione di un corto-metraggio finale di diploma. I docenti sono registi ed atto-ri di fama nazionale ed inter-nazionale.

    Ed proprio con il docen-te di punta del corso di filmmaking. Daniele Ga-glianone, che andiamo a parlare della proposta for-mativa di Officine Mattli. Gaglianone, anconetano di origini, uno dei pi promet-tenti registi indipendenti Italiani, nonch vincitore nel 2009 del David di Do-natello per il miglior docu-mentario (Rata Nece Biti). Quali sono gli obiettivi del corso. Per quanto mi riguarda lo-biettivo del corso offrire alle persone che vi parteci-peranno una consapevolez-za maggiore del processo di realizzazione di un film.

    Far capire quali sono i nodi che una persona deve scio-gliere quando decide di gi-rare un film. Chi realizza un film sa che il processo cre-ativo del cinema messo in relazione con vari momen-ti: scrivere, girare, monta-re, studio degli ambienti, la sceneggiatura, scelta e lavoro con gli attori, ecc. Tra gli obiettivi anche la maggiore consapevolezza del linguaggio cinemato-grafico strettamente inte-so: inquadrature, macchi-na da presa, il rapporto con il montaggio. Bisogna , quindi, saper tenere in con-siderazione tanti fattori.

    necessaria una prepara-zione di base per frequenta-re il corso. Naturalmente importante avere una certa dimestichezza con le termi-nologie e col linguaggio cine-matografico ed essere spet-tatori pi consapevoli, avere capacit di analisi, cio capa-ci di andare al di l del rap-porto emotivo che il film

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  • chiede di instaurare con lo spettatore e quindi di smon-tare questo rapporto cer-cando di comprendere da dove arriva e perch certi meccanismi funzionano in un certo modo e altri no.

    Il corso permette di avere degli sbocchi professionali. Sicuramente frequentare un corso di questo genere ti d la possibilit di confrontarti con persone che questo la-voro lo fanno gi e con quel-le persone che condividono la tua stessa passione , ma che non ne hanno ancora fatto un lavoro. Tuttavia quel-lo del cinema un mondo molto slegato dal classico iter scolastico e pedagogico. importante acquisire ma-turit, conoscenza e consa-pevolezza di ci che si vuole e non si vuole fare. Questi corsi forniscono strumenti importanti per poter capire come muoversi. Un ricordo di Mario Moni-celli. I registi come Mario Mo-nicelli e Dino Risi che negli anni 50 60 e 70 sono quelli che hanno raccontato lItalia in modo apparente-mente pi lieve rispetto a un cinema considerato pi serio e rigoroso. Visti adesso i loro film sono molto pi incisivi del cinema detto serio dellepoca. Pen-so che i film I soliti ignoti e La grande guerra per quanto riguarda Monicelli,

    ci raccontano il nostro pa-ese in modo puntuale, sia rispetto al momento contin-gente in cui sono stati fatti, ma danno uno sguardo sul-la natura del nostro paese dellItalia e degli italiani che tuttora molto efficace.

    Ho rivisto poco tempo fa I soliti ignoti e credo che sia un film cardine della comme-dia italiana perch racconta in modo certo, lieve, leggero non superficiale un passag-gio epocale della storia dellI-talia: la storia di un gruppo di persone che non ha nes-suna intenzione di adeguarsi allItalia del boom economi-co.

    C un rifiuto delletica del neocapitalismo che tuttal-tro che leggera, ci sono dei passaggi nel film che raccon-tano ad esempio la specula-zione edilizia che ha massa-crato una citt come Roma. Mario Monicelli autore importantissimo del cinema italiano. Ultimamente alcune sue

    prese di posizione erano stu-pefacenti dal punto di vista dellardore con cui venivano pronunciate. Ieri ho rivisto alcuni spezzoni delle sue in-terviste che aveva rilasciato lanno scorso.

    Credo che ci siano alcuni passaggi che devono essere ricordati come ad esempio il suo discorso sulla speranza che apparentemente cini-co, ma carico di umanit.

    C infatti molta umanit nel rifiutare il concetto di spe-ranza, lui diceva: la speranza lhanno inventata i padroni. Quel tipo di speranza serve solo a farti digerire una con-dizione di disagio esistenzia-le e sociale che ha delle mo-tivazioni molto precise.

    Ne sentiremo la mancanza, non come regista perch i suoi film resteranno, ma in questi ultimi anni le sue ap-parizioni erano di una lucidi-t che scarseggia sempre di pi nei nostri mezzi di infor-mazione.

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    al Via il pReMio liBeRo BiZZaRRi

    A cura della Redazione

    Stanno terminando le ripreSe del tuo ultimo film ruggine.

    I protagonisti di questo film sono dei bambini, una ban-da di bambini tutti immigrati che, alla fine degli anni 70, vivono nella periferia di una citt del nord che potrebbe essere Torino o Milano, e sono gli unici a rendersi con-to che il nuovo medico arri-vato nel quartiere, che tutti stimano perch persona di gran classe, in realt una specie di orco che mangia i bambini.

    Loro sono riusciti ad accor-gersene, ma non dicono nul-la per paura di non essere creduti dai grandi. Trentanni dopo, tre di questi bambini ormai cresciuti devono fare i conti nel loro quotidiano con il ricordo dellincontro-scon-tro con questo uomo nero.

    Nella parte contemporanea questi tre bambini sono in-terpretati da Stefano Accor-si, Valerio Mastandrea e Va-leria Solarino, mentre lorco, il dottore interpretato da Filippo Timi.

    In vista dellinizio dei corsi di Officine Mattli quale consiglio ti senti di inviare a coloro che intendono intra-prendere un percorso pro-fessionale nel mondo del cinema.

    Il consiglio quello di non avere fretta e di cercare di guardarsi intorno il pi pos-sibile, di non pensare al cine-ma, ma di pensare a vivere, cio di considerare il cinema come un percorso della vita, non qualcosa di avulso dal contesto in cui viviamo.

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    Si apre la XVII edizione pre-mio Libero Bizzarri, dal 3 all8 dicembre , sei giorni di proiezioni, dibattiti, labo-ratori sul cinema documen-tario. La giuria del concorso Italia Doc presieduta da Ita-lo Moscati, quella del Fon-do per lo Sviluppo che asse-gner 5 mila euro al miglior progetto di doc da realizza-re, da Gualtiero De Santi. Si aprir con un ricordo del regista Mario Monicelli, le-gato da amicizia fraterna con Libero Bizzarri Lui ce-ra sempre, nei momenti di difficolt mi dava la spinta

    per andare avanti, a cui la Fondazione Biz-zarri assegn nel 2008 il Premio alla Carriera. In serata, si entra subito,

    nel clima festoso del fe-stival con la consegna del premio Bizzarri Cinema al regista Pasquale Scimeca di cui verr proiettato il film Malavoglia che rilegge il capolavoro di Giovanni Ver-ga per raccontare la Sicilia ed il sud del mondo e la con-dizione dei giovani di oggi senza prospettive. Il film presentato alla Mo-stra del cinema di Venezia, approder sugli schermi allinizio del prossimo anno.

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    Il Grovigli tour dopo una bre-ve parentesi in Germania nel corso del mese di novembre, torner in Italia e toccher tra le altre citt Ascoli Piceno.

    Speciale tour di grovigli, ul-timo diSco di malika ayane e per parlarne un po abbiamo qui proprio malika. ciao mali!dicevo, uScito grovigli Spe-ciale tour e la domanda dob-bligo: da dove naSce leSigenza per te di.. per coS dire, aggior-nare grovigli?

    GuARdA, NAscE dA uNA sERIE dI fAttoRI. AvENdo fAtto uN touR stuPENdo E dI succEsso, LA MIA cAsA dIscoGRAfIcA (LA suGAR, NdR) MI hA dAto LA PossIBILIt dI MEttERE su dvd ALcuNE RIPREsE dEL MIo PRIMo soLd out, quEL-Lo ALLAudItoRIuM PARco dELLA MusIcA dI RoMA. tutto IL touR, coMuNquE stAto BELLIssIMo PER AtMosfERA E PRoduZIoNE.

    al cd Si aggiungono un dvd e alcuni pezzi inediti, ome per eSempio il giorno in pi che-Sar inSerito nella colonna Sonora del nuovo film di fabio volo...

    c un guSto particolare ad in-terpretare canzoni che Saran-no inSeriti in un film?

    NoN NEGo chE IL cINEMA sIA uN Modo chE MI AffAscINA E MI PIA-ce e mi piacerebbe molto avvi-cinarmi Sempre di pi a queSta Scatola di Sogni. quello che ho fatto con un giorno in pi, Stato per prendermi la re-SponSabilit di produrre un pezzo. queSto Significa che non mi Sono limitata ad interpretare un brano, ma mi Sono chiuSa in Studio, ho lavorato Su del-le idee per dare un veStito alla canzone aSSieme alla mia band. e Stato un lavoro corale e collettivo.

    C poi un pezzo che rap-presenta una collaborazio-ne inedita tra due artisti. Hello, gi inserito nellultimo lavoro di Cesare Cremo-nini, hai deciso di inserirlo anche nel repack di Grovi-gli. Insomma, la faccenda si fa sempre pi intensa! Come per Un giorno in pi, con cui ho conquistato

    assieme alla mia band uno spazio di condivisione anche fisica dello spazio artistico, con Hello c il coronamen-to dal punto di vista artistico della mia vita personale. I due lati, quello professiona-le e quello personale, sono entrati in contatto in modo cos prepotente che realiz-zare una canzone assieme, senza preoccuparci di quello che la gente avrebbe detto e pensato, stato come farci un regalo.Questo anche perch ci sia-mo sempre apprezzati come artisti, e precluderci la pos-sibilit di lavorare assieme solo per il timore che la colla-borazione sarebbe stata os-servata in termini gossippari ci sembrava limitante. Il tour che hai portato in giro per lItalia stata unesperienza importante. Cosa senti che ti ha dato, in particolare? E stato bello vedere che, dalla data zero di Fermo allultima di Cremona a Set-tembre, lo spettacolo sia cresciuto, esattamente come sono cresciuta io ed cresciuta laffinit tra tutte le persone che collaborano a questo progetto.

    Per questo lultima data stata molto difficile per noi, perch terminava questa esperienza straordinaria in cui tutti gli automatismi del-lo spettacolo, come tra noi, erano praticamente perfetti.

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    I GROVIGLI DI MALIKA AYANE

    DI ALESSANDRO TIBALDESCHI

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    MUSICULTURA TOUR GRAN FINALE

    Intervista di Romina Coccia a Piero Cesanelli

    Secondo, perch abbiamo trovato in ogni posto un pub-blico attento, competente, pronto a recepire tutti i no-stri suggerimenti e le nostre proposte. E quindi esiste un pubblico per la nuova can-zone dautore, soltanto va raggiunto, e bisogna avere il coraggio di proporre que-sto genere di musica; esi-ste a tal punto che in molti teatri questo pubblico stato cos numeroso che non potuto entrare per assistere allo spettacolo. Per cui il bilancio positivo e infinitamente superiore a qualsiasi nostra aspettativa.

    la Scelta dello Spazio raccolto del teatro un po come torna-re a caSa per lei, alle origini, a quando ancora il premio citt di recanati Si faceva le oSSa e una certa popolarit?

    Ho sempre amato la ca-rovana della Compagnia di Capitan Fracassa che si spostava di paese in paese a portare la parola o la musi-ca, e quindi a creare una se-rata che poi in qualche modo

    REstAssE NELLA MEMoRIA dEL PuB-BLIco PREsENtE. quEsto uNA fAtto chE MI hA sEMPRE MoLto AccAttIvAto PERsoNALMENtE.

    E poi il conquistare dei terri-tori, nella posizione che que-sti territori occupano, ovvero nellentroterra, dove tutto arriva in modo molto meno clamoroso, in una stagione ostica come quella inverna-le, tra laltro, stato un altro grande traguardo. E abbiamo trovato un pubblico molto sensibi-le e attento, che ascolta le nostre proposte anche quando non sono estrema-mente immediate e facili. Possiamo dire che il mes-saggio lanciato da Mu-sicultura in parte an-che questo, vale a dire la gente sa riconoscere la qualit delle proposte, e dove c qualit risponde con la propria presenza? S. Oltre a questo io direi importante sempre analizza-re se dietro una proposta c un progetto artistico.

    Noi non abbiamo fatto mai proposte che non avessero un progetto artistico molto meditato e studiato. Orga-nizzare una serata di intrat-tenimento, messa in piedi in pochi minuti, pu avere anche un effetto piacevole immediato, ma poi non resta niente. Qualsiasi tipo di pro-duzione Musicultura abbia fatto, ha sempre previsto precedentemente un pro-getto artistico articolato e studiato nei minimi partico-lari, e questo alla fine io dico che premia.

    Abbiamo parlato di teatro, e ben sappiamo in qua-li condizioni versano oggi questi contenitori della cultura. Taglio del fon-do alla cultura, la parola chiave di questo fine anno. Cosa ci vuol dire riguar-do a questo argomento? Io ho unidea precisa. Biso-gna partire da un assioma: il taglio alla cultura equiva-le al taglio alla sanit. Cul-tura sanit mentale ed emotiva di ogni cittadino. Mettere in atto questo pro-getto vuol dire privare il citta-dino di quel tipo di ossigeno che gli permette di trascor-rere una vita che sempre bella non , vuol dire privarlo della possibilit di ricaricarsi, assistendo due tre quattro o pi volte nel corso dellanno a uno spettacolo in cui le va-rie arti, chiaramente parlo di tutto, di musica di letteratu-ra poesia ecc. concorrono a

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    dal 12 novembre il buS del-la muSica fa tappa nei pi bei teatri marchigiani. a bordo quattro artiSti vincitori delle paSSate edizioni di muSicultu-ra feStival, talenti emergenti della muSica popolare e della canzone dautore contempora-nea, e una madrina deccezione, paola turci.

    allideatore ed inStancabile direttore artiStico di muSicul-tura feStival, piero ceSanelli, abbiamo rivolto alcune doman-de.

    a poche ore dallultima tappa del muSicultura tour, qual il bilancio di queSta terza edi-zione?

    Senza eSSere retorici il bilan-cio non pu che eSSere molto poSitivo, per due motivi eSSen-ziali.

    il primo, perch abbiamo veico-lato della buona muSica in tut-ta la noStra regione, e queSto gi un traguardo.

  • a rendere la vita meno pe-sante, anche nel ricordo di quella serata. Significa per-tanto fare una taglio alla sanit, e quindi alla nostra salute. Il taglio alla cultura non solo grave, ma una cosa inaudita il solo pensarla.Nel corso degli anni vediamo che queste serate rimango-no in noi stessi. La canzone, ad esempio, ha un cos forte potere, a volte anche inspie-gabile, che non possiamo fare a meno di ascoltarla, anche quando sappiamo che ci fa star male perch rievo-ca ricordi non belli, ma non possiamo fare a meno di ascoltarla. La canzone una grande protagonista dei no-stri sentimenti. La canzone portatrice di significati profondi, una pa-rola ben detta ha quindi un ruolo importante per Lei? Bisogna fare attenzione per-ch la canzone non n poe-sia n un altro tipo di arte, la canzone, cio un connubio tra musica e testo, e inter-pretazione.

    La canzone non deve essere per nulla accademica. Non ha assunto la sua funzione una canzone perch intelli-gente e difficile, la canzone deve essere popolare, fruita da tutti, il che non significa assolutamente stupida e ba-nale, come spesso accade. Popolare significa anche in-telligente e sensibile.

    A proposito di canzoni, sta-te gi lavorando alla prossi-ma edizione del Musicultu-ra Festival?

    Stiamo analizzando il mate-riale che abbiamo ricevuto, e posso dire in anteprima che abbiamo avuto gi un risultato clamoroso: pi iscri-zioni degli altri anni e il livel-lo, di ci che finora abbiamo ascoltato, molto molto alto.

    Quale passo ulterio-re vorrebbe far com-piere al suo Festival? Di questi tempi mantenere i risultati raggiunti gi un traguardo enorme, visto lat-teggiamento di coloro che decidono della cultura. Io penso che dopo ventun anni di Musicultura, lo stia-mo illustrando questanno con Musicultura Tour, noi siamo pronti a proporre una nuova generazione della can-zone dautore, che in qual-che modo possa convivere con la vecchia grandissima esperienza di canzone che

    abbiamo avuto in Italia, e penso alla scuola genove-se, romana, bolognese, una grandissima stagione della canzone dautore che per non ha messo in mostra persone a cui poter passare il testimone, anche se questi artisti esistevano. Noi lo stia-mo facendo.

    Ha un sogno nel cassetto Piero Cesanelli? C un arti-sta a Lei caro che vorrebbe e non ha ancora portato sul palco del Festival?

    Lo stiamo rincorrendo per-ch per me rappresenta, ol-tre che un grandissimo arti-sta, unicona per quello che stato da un certo anno in poi la rivoluzione musicale. Lo dico da una vita: Bob Dylan.

    Ringrazio Piero Cesanelli per la Sua cortesia. Da parte mia e di tutta la redazione un sincero augu-rio di Buone Feste.

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    TARTUFO DI MARCA muccia, torna il feStival del tartufo nero pregiato

    interviSta di romina coccia a carlo cambi

    Il 4 e 5 dicembre torna il Festival del Nero Pregiato. Allinterno della Distilleria Varnelli, a Maddalena di Muccia ha luogo la stori-ca manifestazione enoga-stronomica centrata sulla promozione del tartufo au-toctono. Organizzata dai Comuni di Monte Cavallo, Pieve Torina, Muccia e Fior-dimonte, in collaborazione con lassociazione Stella dei Sibillini, oltre al mercato dei produttori, numerosi sono gli eventi proposti durante il goloso fine settimana: dai duelli enogastronomici

    alle lezioni di cucina, dagli aperitivi culturali ai conve-gni e laboratori sensoriali.

    Tra gli ospiti delledizione 2010 uno dei pi autorevoli giornalisti enogastronomici dItalia, Carlo Cambi, auto-re del famoso Il Mangia-rozzo. 1000 e pi osterie e trattorie dove mangiare almeno una volta nella vita. Quale occasione migliore di questa manifestazione per ritrovare colui che da sem-pre privilegia e scrive dei luoghi dove la cucina ha

    il sapore e i profumi del territorio. Gli abbiamo ri-volto alcune domande. La storica manifestazione assume questanno per la prima volta il nome Tartufo di Marca sot-tolineando in manie-ra pi forte il collega-mento con il territorio.

    Cosa vuol dire secondo Lei e perch cos importante la realizzazione di un marchio di riconosci-bilit a difesa del Nero Pre-giato dellAlto maceratese?

  • Da anni mi occupo di mar-keting territoriale e sono convinto che i prodotti eno-gastronomici siano dei po-tentissimi marcatori territo-riali. Cosa significa? Semplicemente che hanno capacit da una parte di at-trarre visitatori, dallaltra di evocare i territori con il loro linguaggio sensoriale. Per farla ancora pi semplice: se il tartufo un oggetto di desiderio, sapere che quel tartufo dei Monti Sibillini trasferisce il desiderio anche sul territorio dei monti Sibilli-ni. Ma non solo questa la ragione. Oggi un prodotto deve essere riconoscibile e affidabile: riconoscibile per-ch il consumatore lo pos-sa scegliere tra migliaia di opzioni possibili, affidabile perch il consumatore per-cepisce il valore di un prodot-to attraverso la garanzia. E il marchio ha questa doppia funzione. Infine vi la sempre maggiore esigenza di tutela dalle contraffazioni. E questa tutela ha una doppia valenza: sia per i produttori che per i consumatori.

    Dunque dare alla manife-stazione un forte connotato territoriale operazione non solo positiva ma imprescindi-bile. Mi pare che gli organiz-zatori facendo questa scelta siano sulla strada giusta.

    Semmai da domandarsi quanto il territorio macera-tese sia le forze economi-che private, sia le istituzioni pubbliche siano consape-voli del valore di questa ope-razione, quanto siano pronte a sostenerla, quanto siano in grado di assicurarle continu-it.

    Per affermare un marchio e un prodotto servono pro-grammazioni di medio-lungo periodo.

    A Muccia sono solo allini-zio, ma sarebbe esiziale non comprendere il valore di questa manifestazione sulla quale conviene investire se si vuole far dare come al-meno a parole dicono tutti una nuova prospettiva di sviluppo allareale montano maceratese.

    Cultura gastronomica e tu-rismo. E questo il tema del-la tavola rotonda di sabato 4 dicembre. Come contribuisce la valo-rizzazione del prodotto au-toctono, in questo caso il Tartufo pregiato, allo promozione e allo svi-luppo economico del territorio montano? Sostanzialmente in base alle indicazioni che ho gi dato. Semmai nel caso specifico del tartufo vi una leva in pi che si pu attivare e vi una direzione sulla quale investire: sono la qualit e la specificit. La qualit va intesa sia in senso speci-fico relativa al tartufo che come condensato di valori aggiunti material e imma-teriali (la rarit, la sapidit, la versatilit gastronomica, la naturalit) sicuramente una spia qualitativa positi-va, sia per il trascinamen-to qualitativo che impone. Servire il tartufo vuol dire avere qualit nella ristorazio-ne (altrimenti si devalorizza il prodotto, lo si banalizza e addio valori aggiunti!), ma anche qualit ambientale, vuol dire avere conservato il ciclo tradizionale (bosco-ca-vatore-commercializzazione) e la densit antropica degli areali montani.

    Vi poi il lato della specifici-t: il tartufo di per se mette in moto un ciclo microecono-mico ad alto valore aggiunto.

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    Basterebbe fare il confron-to col prezzo che spunta un nero pregiato a fronte di altri prodotti agricoli per capire quanto consistente sia la dif-ferenza di valore.

    Ma non solo il tartufo pu essere indubbiamente ca-vato e venduto, ma innesca comunque un ciclo di tra-sformazione cavatore-nego-ziante oppure cavatore-ne-goziante-ristoratore-cliente o ancora cavatore-grossista-trasformatore-cliente. Se poi il cliente anche turista la catena del valore si allunga ulteriormente.

    Sarebbe interessante fare una stima del Pil generato dal tartufo. Scopriremmo che a bassi volumi di prodot-to corrisponde un alto molti-plicatore economico. Ma perch tutto questo fun-zioni al meglio necessario avere buon ambiente, buona distribuzione, buona risto-razione, buona promozione, buona capacit di generare turismo. Insomma serve un sistema territoriale coeso e tarato su alti standard quali-tativi. E il marchio territoriale legato al tartufo il primo, ma indispensabile passo.

    Riconquistare la tradizione del pranzo della domenica, con i cibi autentici e gli in-gredienti che in quella stagione il ter-ritorio produce, significa esprimere i valori di una co-munit?

    Lei minvita a una riflessione che, per essere esaustiva, richiederebbe spazio ben di-verso da quello che ci qui concesso. Cercher di spie-garmi in sintesi estrema e perci approssimativa. Parto da un dato di crona-ca. Si molto enfatizzato il pericolo dellalcolismo nei giovani e nei giovanissimi finendo con il demonizzare anche il vino che con lo sbal-lo non centra nulla.

    Tuttavia vero che la tra-smissione del sapere ga-stronomico che una volta si faceva in famiglia, attorno alla tavola, portava natural-mente ad un consumo mo-derato ancorch costante di vino.

    Vi una pedagogia del cibo che insieme affettiva e fattiva. Il pranzo della dome-nica era non solo una festa, ma un momento di riaprro-priazione dei valori familiari.

    La cucina prima di tutto affetto.

    Cito Michel Bourden im-menso cuoco francese che disse cucinare un modo di dare. Dunque il pranzo della do-menica unalcova dei sen-timenti. E dei sensi. Vi una sorta di liturgia nella mensa della festa che forse il pi alto momento di trasmissio-ne di valori nella famiglia. A ci si aggiunga che la cu-cina delle Marche intima-mente legata con i riti e le stagioni rurali. Recuperare quei piatti della nostra tradi-zione significa ripristinare il legame tra tavola e terra e dunque seguire rigidamente i cicli stagionali e il legame tra terra e appartenenza. Che poi il senso profondo delle identit che si disvela-no in famiglia e che diven-tano comunit. Vi dunque anche un profondo valore di coesione sociale in questo modo di intendere il pranzo domenicale. E per questo ab-biamo deciso di riproporlo a

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  • a Muccia per esaltare an-cora di pi il carattere iden-titario e rurale dei nostri riti gastronomici.

    Lei un antesignano della filiera corta e della spesa a chilometri zero. A che punto siamo secondo Lei? Mi perdoni: non per spirito di polemica, ma io con la fi-liera corta e con il supposto chilometro zero centro dav-vero poco.

    Anzi le dir che sono espres-sioni che non mi piacciono e le trovo fastidiose come tutti gli slogan. Sono delle sem-plificazioni. La cucina a chi-lometri zero non mai esi-stita. Pensi solo alluso delle spezie.

    Quanto alla filiera corta essa ha un senso se sintende: re-cupero delle origini rurali del-la gastronomia.

    Ma lei non ha colpa di questo fraintendimento. E che anco-ra una volta lo slogan ha fat-to premo sulla sostanza.

    E un po come nel caso del-la dieta mediterranea che una mera invenzione di un nutrizionista americano.

    E vero invece che io con Il Mangiarozzo e con Le ricet-te dOro del Mangiarozzo li-bri che presenter a Muccia e di cui editore la Newton Compton -

    ho compiuto unoperazione di recupero delle ricette di tradizione e territoriali e di quei ristornati, trattorie e osterie che praticano quella cucina. Il che significa cuci-na stagionale, legata intima-mente agli areali agricoli e rurali dove risiedono quelle tavole, recupero delle cottu-re lente, recupero dellingre-diente fresco, recupero dei piati cosiddetti poveri.

    In particolare con Le ricet-te dOro che un librone dove sono narrate, spiegate e catalogate oltre 1600 pre-parazioni ho fatto un lavoro che non era stato pi fatto dallArtusi in poi: recupera-re quanto pi possibile della stratificazione gastronomica dei nostri territori, ma non di una gastronomia storica bens di quella ancora pra-ticata e servita quotidiana-mente nelle trattorie italiane.

    Lei giustamente mi dir: ma non una gastro-nomia a filiera corta e chilometro zero? No.

    Nel senso che gli agricoltori devono fare al meglio il loro insostituibile mestiere e i cuochi, le cuoche e i ristora-tori devono esaltare questi ingredienti. Semmai una cucina di prossimit, di stagionalit, semmai il tentativo di assi-curare attraverso i ristoran-ti un mercato agli agricoltori di specialit.

    La filiera corta presuppone che un tale extravergine ven-ga usato da chi lo ha prodot-to, io invece sono perch a Macerata si usi lolio da Mi-gnola, da Piantone di Moglia-no, da Coroncina, ma non facendo cucinare ad un im-provvisato agriturista bens da un cuoco o da una cuoca che sa esaltare la peculiarit di questo ingrediente attra-verso i suoi piatti.

    Spero si capisca la differen-za. Una cosa per certa: la cucina che racconto io, che amo io, che frequento io la cucina dove lingrediente re-gna sovrano.

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    Mai come in questo periodo i migliori piatti che ogni pa-drona di casa sa comporre e realizzare, i migliori vini delle nostre cantine vengo-no gioiosamente consuma-ti. Vorrebbe offrirci un men delle festivit che abbia come spunto il tartufo? Un men glielo offro volen-tieri, ma mi lasci dire che in questi giorni nelle librerie un volume di rara importan-za sia gastronomica che cul-turale e che sar presenta-to anche questo a Muccia.

    E La cucina delle Marche scritto da Petra Carsetti (Edi-tori Newton Compton) che ha un valore assoluto per-ch il frutto di un lavoro di ricerca durato oltre un anno tra conventi, libri di casa no-biliari, ristoranti, famiglie, co-munit, artigiani del gusto.

    Sono oltre 450 ricette dove condensata tutta la tradi-zione e la sapienza gastrono-mica delle Marche:

    una sorta di saggio antropo-logico in forma di racconto con la straordinaria utilit del ricettario.

    E in pi ad ogni ricetta sta-to abbinato un vino sempre marchigiano. Insomma si potrebbe estrarre da que-sto pregevole volume tutto il profilo sensoriale e culturale della cucina marchigiana. Ivi compresi i men che lei mi chiede. Ma ecco i miei sug-gerimenti.

    Comincerei con una galanti-na di pollo fatta come iddio comanda dove il tartufo nero ingrediente insostituibile nella farcitura. In abbinamento un Colli Ma-ceratesi bianco per esalta-re la freschezza del vitigno Maceratino che in perfetto sposalizio con le carni bian-che. Proseguirei con un crostone di pane caldo con fette di lar-do di maiale nero dellAppen-nino grattata di caciofiore dei Sibillini a fondere e una generosa spolverata di tar-tufo nero.

    In abbinamento con un Ver-dicchio di Matelica capace di stemperare lamaro del ca-ciofiore e di pulire la bocca dal grasso.

    Come primo piatto inevitabi-li i Princepsgrass alla moda del Nebbia (una ricetta che insieme ad Emilia Migliorelli che stata la marietta in senso artusiano - di Petra Carsetti e ha contribuito non poco alla stesura del volume che citavo prima presente-remo a Muccia) da abbi-nare con un Rosso Piceno giovane.

    Come secondo piatto si pu fare un gustosissimo petto di faraona a ventaglio con tar-tufo nero e castagne glassa-te nel vino rosso da abbinare sia con una Vernaccia nera ferma sia con un Sangiovese strutturato. E per finire dei bon bon di cioccolato amaro al cuore di tartufo da sposare con una Vernaccia di Serrapetrona. Grazie Dott. Cambi ed arrive-derci a Muccia.

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  • aScoltaMi di GiancaRlo tRapaneSe

    A cura di Belinda Saltari

    Esordir domenica 5 dicem-bre alle 17,15 alla Sala Ver-di del Teatro della Fortuna di Fano , con una prima nazio-nale, il nuovo lavoro di Gian-carlo Trapanese Ascolta-mi edito dalla PeQuod gi in libreria in tutta italia da mer-coled 24.

    Si tratta di un percorso a racconti negli itinerari e nei tragitti sentimentali attraver-so vicende o frutto della fan-tasia o che prendono spunto da fatti realmente accaduti. Una prosecuzione ideale sia del primo libro dellautore marchigiano (Se son Fiori) sia del contenuto emozio-nale di Sirena senza coda, il libro scritto assieme a Cristina Tonelli, giunto or-mai alla quinta ristampa, e che continua a far parlare di se ( un femomeno edito-riale ha scritto lEco di Ber-gamo facendo riferimento al considerevole numero di vendite tutte basate sul passa parola e senza alcun vetrina salottiera -televisiva). Intenso gi il programma di presentazioni di Ascoltami:

    dopo lappuntamento di Fano sar l11 a Saltara (17,30 Palazzo Bal), il 18 a Ma-donna di Campiglio alle 18 (Hotel Gianna) e soprattutto il 20 dicembre ad Ancona, teatro ridotto delle Muse alle 21,15. Quindi il 27 sera al Ci-nema Itralia a Numana. Il messaggio ed il contenu-to del nuovo libro partico-lare: lamore in tutte le sue espressioni la nota di fondo che accompagna ciascuno dei sedici racconti ognuno corredato da una foto di un fotografo marchigianoche ha interpretato il senso visi-vo della storia sotto la dire-zione tecnica del grande Pa-olo Monina che ne ha curato

    la copertina. Ma forse pi esatto definirli piccoli romanzi, poich ogni storia, lunga o breve che sia, rap-presenta unoccasione a se stante per riflettere su un singolo aspetto del senti-mento umano pi autentico e profondo. Ascoltami un invito a ri-scoprire e riconquistare noi stessi, esplorando le mille sfaccettature dellamore, nellerotismo, nellamicizia, nella famiglia, con i diver-si modi di alimentare gioia, dolore, speranza, rassegna-zione, tradimento, passione, bellezza, lasciando alle spalle lindifferenza e la paura per aprirsi alla fragilit ma anche alla dolcezza e allemozio-ne.Dunque vicende, alcune immaginate, altre tratte da casi reali, ambientate nella quotidianit, in cui ognuno pu avere la sensazione di trovare qualche cosa che lo riguarda e insieme la felice percezione di aver colmato almeno un po la nostalgia verso la parte pi autentica di noi stessi.

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