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LA PRIMA JUGOSLAVIA Lezione IX L’atto di nascita del nuovo stato jugoslavo è il 1 dicembre 1918. La nuova realtà statale non si chiamò Jugoslavia, ma Regno dei serbi-croati-sloveni. Già prima della Grande guerra esistevano diverse prospettive a lungo termine per il riordino della regione, sia nel contesto di un’espansione della Serbia verso occidente, sia nel quadro di riforme dei rapporti tra le nazionalità all’interno dell’Austria- Ungheria. Tuttavia fu solo durante il conflitto che le prospettive di una unità statale jugoslava si definirono. Nikola Pašić, già il 7 dicembre 1914, a nome del governo serbo, aveva proclamato che lo scopo della guerra della Serbia era la <<liberazione>> di tutti i serbi, croati e sloveni dal dominio austro-ungarico. Sin dall’inizio della guerra, inoltre, un gruppo di emigranti croati che facevano riferimento al <<nuovo corso>> inaugurato in Croazia da Ante Trumbić e Frano Supilo, propose alla Triplice Intesa la costituzione di uno stato jugoslavo comune su base federale. Gli emigranti si organizzarono in un <<comitato jugoslavo>> (ufficialmente il 30 aprile 1915, a Londra). Si adoperarono subito per ottenere la revisione del Patto di Londra. A loro si doveva quel <<corso nuovo>> che si basava su un totale rovesciamento della politica tradizionale, individuando il pericolo maggiore nell’espansionismo tedesco e quindi spingendo verso un accordo dei croati non solo con i serbi, ma anche con gli italiani e perfino con le forze di opposizione ungheresi. Le autorità austriache, fedeli al proprio motto <<divide et impera>>, non avevano fatto nulla per favorire il superamento dei conflitti etnici; talvolta li avevano favoriti, puntando, con cinismo, per esempio in Bosnia, non sull’elemento cristiano, cioè serbo e croato, ma su quello musulmano, più influente e ricco, sebbene numericamente più ridotto. Anche in Croazia si era assistito al sorgere di un nazionalismo estremo, violento e ferocemente antiserbo e per questo molto gradito a Vienna e a Budapest, in relazione all’orientamento filorusso della Serbia. L’ascesa dei Karadjordjević, con il loro orientamento filorusso e <<jugoslavo>> sembrò favorire la creazione di una nuova atmosfera tra croati e serbi, soprattutto tra i giovani, e il cui frutto fu appunto la politica del <<corso nuovo>> a cui aderirono partiti 1

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LA NASCITA DELLA JUGOSLAVIA

LA PRIMA JUGOSLAVIA

Lezione IXLatto di nascita del nuovo stato jugoslavo il 1 dicembre 1918. La nuova realt statale non si chiam Jugoslavia, ma Regno dei serbi-croati-sloveni.

Gi prima della Grande guerra esistevano diverse prospettive a lungo termine per il riordino della regione, sia nel contesto di unespansione della Serbia verso occidente, sia nel quadro di riforme dei rapporti tra le nazionalit allinterno dellAustria-Ungheria. Tuttavia fu solo durante il conflitto che le prospettive di una unit statale jugoslava si definirono.

Nikola Pai, gi il 7 dicembre 1914, a nome del governo serbo, aveva proclamato che lo scopo della guerra della Serbia era la di tutti i serbi, croati e sloveni dal dominio austro-ungarico.

Sin dallinizio della guerra, inoltre, un gruppo di emigranti croati che facevano riferimento al inaugurato in Croazia da Ante Trumbi e Frano Supilo, propose alla Triplice Intesa la costituzione di uno stato jugoslavo comune su base federale. Gli emigranti si organizzarono in un (ufficialmente il 30 aprile 1915, a Londra). Si adoperarono subito per ottenere la revisione del Patto di Londra.A loro si doveva quel che si basava su un totale rovesciamento della politica tradizionale, individuando il pericolo maggiore nellespansionismo tedesco e quindi spingendo verso un accordo dei croati non solo con i serbi, ma anche con gli italiani e perfino con le forze di opposizione ungheresi.

Le autorit austriache, fedeli al proprio motto , non avevano fatto nulla per favorire il superamento dei conflitti etnici; talvolta li avevano favoriti, puntando, con cinismo, per esempio in Bosnia, non sullelemento cristiano, cio serbo e croato, ma su quello musulmano, pi influente e ricco, sebbene numericamente pi ridotto.

Anche in Croazia si era assistito al sorgere di un nazionalismo estremo, violento e ferocemente antiserbo e per questo molto gradito a Vienna e a Budapest, in relazione allorientamento filorusso della Serbia.

Lascesa dei Karadjordjevi, con il loro orientamento filorusso e sembr favorire la creazione di una nuova atmosfera tra croati e serbi, soprattutto tra i giovani, e il cui frutto fu appunto la politica del a cui aderirono partiti serbi e croati, oltre a numerosi intellettuali, e che ebbe nel 1906, un grande successo elettorale.

In quello stesso 1915, alla Serbia fu offerto da parte dellIntesa, un considerevole allargamento verso ovest a titolo di compensazione per le concessioni allItalia, un progetto del tutto incompatibile con gli obiettivi del comitato jugoslavo. Alla Serbia, nello specifico, sarebbero andate tra laltro, la Slavonia, la Bosnia-Erzegovina e la Dalmazia meridionale fino a Spalato compresa. I territori rimanenti della Croazia e della Dalmazia settentrionale sarebbero rimasti ad unAustria-Ungheria, la cui esistenza non era messa in discussione dal Patto di Londra, sebbene ridimensionata nei suoi confini.

Il governo serbo, dopo la catastrofe militare dellautunno del 1915, costretto a riparare in esilio a Corf, accett, nel 1917, la possibilit di accordo con il comitato jugoslavo. Latteggiamento di disponibilit degli slavi del sud nacque al momento in cui si cominci a intravedre la possibile scomparsa dellimpero asburgico, mentre la Serbia assicurava la propria presenza attiva al fianco della Gran Bretagna e della Francia. Da qui il PATTO DI CORF (20 luglio 1917). Questa definiva serbi, croati e sloveni

.Di conseguenza, la realizzazione di uno Stato, sembrava un atto di unificazione nazionale, paragonabile alla nascita dello stato italiano nel 1861. La dichiarazione prevedeva, oltre allintroduzione di nuovi simboli comuni, la possibilit di mantenere, equiparandoli, quelli vecchi. La Costituzione, comunque, avrebbe dovuto essere approvata con una maggioranza qualificata, cio dei due terzi.IL NUOVO STATOIl 6 ottobre 1918, subito dopo la proposta di armistizio tedesco, a Zagabria si costitu il Consiglio nazionale degli sloveni, dei croati e dei serbi, sotto la presidenza di uno sloveno (Anton Koroec, del Partito popolare sloveno) affiancato alla vicepresidente da un croato e da un serbo.Il proclama emanato dallimperatore Carlo (succeduto al trono dopo la morte di Francesco Giuseppe, nel 1916) di istituire un ordinamento federale per la parte austriaca dellimpero (16 ottobre 1916), fu rifiutato dal Consiglio nazionale di Zagabria, dal momento che in esso non era previsto n il riordino dei rapporti ungaro-croati, n vi veniva prevista lunificazione della Croazia-Slavonia e della Dalmazia. Il 29 ottobre 1918, allindomani della proclamazione dello stato cecoslovacco, il Consiglio nazionale annunci la secessione dalla monarchia asburgico e la formazione dello (SHS, identico acronimo). Il nuovo stato rivendicava la sovranit sulla Croazia-Slavonia e sulla Bosnia-Erzegovina, sulla Vojvodina e inoltre sui territori slavi meridionali occupati della met austriaca dellimpero, cio la Dalmazia, lIstria, Gorizia, la Carniola, la Stiria meridionale e parti della Carinzia.

I rappresentanti del governo serbo e del Consiglio nazionale zagabrese si incontrarono, subito dopo larmistizio firmato dallAustria, a novembre del 1918, a Ginevra. In quella occasione fu elaborato un programma per il futuro dello stato jugoslavo che prevedeva unentit bipolare di tipo federale, se non addirittura confederale. In esso infatti era prevista la sopravvivenza del Regno di Serbia e del Consiglio nazionale di Zagabria. Le questioni comuni avrebbero riguardato la politica estera, lesercito, i trattati di pace. I ministri dei dicasteri comuni sarebbero stati designati equamente dalle due parti. Lulteriore definizione della struttura dello stato sarebbe dipesa dalle decisioni di unAssemblea costituente. La rigorosa simmetria tracciata in quelloccasione ricorda il Compromesso austro-ungherese, con ununica essenziale differenza: non era previsto un capo di stato comune.Le decisioni di Ginevra non vennero mai tradotte in pratica.

Questo programma era stato firmato anche dal presidente del consiglio serbo, Nikola Pai, che, per, solo qualche giorno ne denunci la sottoscrizione sostituendolo con un documento di carattere spiccatamente centralista. Le motivazioni di questo cambiamento furono dovute, in parte, allopposizione del reggente Alessandro, fermo ad una visione autocratica dello stato e quindi ostile ad ogni concessione a croati e sloveni; in parte, alla stessa debolezza di questi ultimi, che furono costretti ad accettare le imposizioni serbe, per assicurarsi una qualche forma di tutela internazionale. Dopo la riconquista del territorio statale serbo, infatti, avvenuto con laiuto delle potenze dellIntesa, il governo serbo si vide schierato dalla parte dei vincitori, mentre il Consiglio nazionale era stato relegato dalla parte degli sconfitti. Di fronte allavanzata degli italiani a nord-est, il 24 novembre 1918, il Consiglio nazionale prese la decisione di affidare al reggente serbo Alessandro il potere sovrano , riconoscendo quindi un capo supremo dello Stato.

Lunico deciso oppositore rimase Stjepan Radi, capo del Parito contadino croato. Paventava un nuovo centralismo sotto la dinastia Karadjordjevi, esortava a non sottovalutare la propria tradizione storica e diffidava di un ingenuo sentimento unitaristaLunione della Croazia, era stata preceduta dalle dichiarazioni di adesione della Vojvodina e del Montenegro al Regno della Serbia. Anche gli sloveni entrarono nella nuova compagine statale, spinti da senso di solidariet jugoslava,ma anche da altri calcoli. Il crollo dellaustria-Ungheria li aveva posti infatti in una situazione difficile, senza frontiere riconosciute e senza possibilit di far sentire la loro voce alle potenze vincitrici. Avevano soprattutto come vicina lItalia vittoriosa, che reclamava vasti territori sloveni. La scelta ottimale si rivel affiancarsi ai serbi vittoriosi. Lambiguit della formazione statale tra unificazione degli slavi meridionale ed espansione della Serbia appare del tutto evidente.

Si apr cos un periodo di intensa conflittualit interna, causata dallinsoddisfazione dei croati, che, con gli sloveni, portavano avanti fermamente una concezione federalista. Questi, infatti, non erano disponibili a rinunciare allidea di mantenere la propria individualit statale. - Per tutto il 1919 la popolazione contadina in Croazia-Slavonia si rese protagonista di forti agitazioni a causa degli arbirti fiscali e dei reclutamenti. Quando la procedura ufficiale di marcatura a fuoco del bestiame, utilizzata gi in Serbia, ma sconosciuta in Croazia, venne introdotta ufficialmente, i contadini temettero che questo preludesse alla requisizione. Ebbe cos inizio unaperta insurrezione che pot essere sedata solo con limpiego dei militari e dei copri di polizia.- Alto motivo di contrasto fu provocato dalla transizione valutaria

- Infine vi fu profonda insoddisfazione quando gli ufficiali e sottufficiali dellesercito serbo furono automaticamente accolti nellesercito del regno, mentre gli ex ufficiali dellesercito austro-ungarico lo furono solo su richiesta e con una valutazione delle singole posizioni. Inoltre questi furono penalizzati anche dal punto di vista della promozione e della retribuzione. Nel corpo ufficiali dominavano i serbi; ancora nel 1938, la quota dei croati presenti era solo del 10%.

Durante tutto il periodo della sua esistenza, il regno dei Karadjordjevi fu uno stato autoritario e, a tratti, dittatoriale. In esso si riconoscevano soltanto i serbi, finalmente unti in un solo stato, o meglio, loligarchia al potere. Si trattava di un gruppo composto da politici gravitanti intorno alla corte, dallalto clero della chiesa ortodossa, allalta borghesia di Belgrado, ma soprattutto da ufficiali dellesercito, legati direttamente al sovrano (la consorteria della , un patto di fedelt alla figura del re)Di qui la scelta sul nome del nuovo stato, per non rinunciare allindividualit serba. Nonostante ladozione del nome trialistico, loligarchia al potere non fu affatto disposta ad accettare un programma trialistico, ma puntava piuttosto allassorbimento dei di ieri o almeno alla loro neutralizzazione.

LA COSTRUZIONE DELLO STATOIl 28 novembre 1920 ebbero luogo le elezioni per lAssemblea costituente. Ne uscirono vincitori i due partiti di governo:

il Partito democratico (DS), fondato nel 1919

il Partito radicale.

Entrambi i partiti si rivolgevano agli elettori serbi, sia in Serbia e in Montenegro, sia nei territori ex-austriaci. Entrambi sostenevano programmi centralistici.

Seguivano i comunisti e il Partito contadino. Anchesso, simile ai partiti serbi, con un elettorato/clientela di piccoli proprietari, sostenitori dellautonomia della Croazia entro la federazione jugoslava.LAssemblea costituente stabil a quel punto che per lapprovazione della Costituzione sarebbe stata richiesta la maggioranza assoluto e non dei due terzi, come precedentemente stabilito. In questo modo la coalizione avrebbe potuto realizzare un impianto statale di tipo centralisticoIl Partito dei contadini rifiut il giuramento dei deputati al re e boicott la vita parlamentare. In questo modo, per, rinunci anche alla possibilit di svolgere unopposizione costruttiva, perch con la sua collaborazione i partiti orientati in senso federale avrebbero potuto disporre della maggioranza.A Zagabria, il Partito del contadini elabor un suo progetto di Costituzione, sulla formazione di una , di contadini croati sul territorio della Croazia Slavonia, che in seguito avrebbe potuto federarsi con gli altri territori, allinterno della compagine creata nel 1918. La Dalmazia avrebbe potuto decidere se entrare a far parte della Repubblica dei contadini con un plebiscito. Il trattato di Rapallo stipulato nel 1920 con lItalia veniva dichiarato nullo e si pretendeva, al contrario, lannessione di Fiume e dellIstria alla repubblica. Con questo trattato, il governo di Belgrado aveva accettato una linea divisoria che lasciava nellIstria ormai italiana ben 200.000 croati, privi di tutela dei diritti etnici e linguistici; Fiume era stata dichiarata citt libera, status che conserv fino al 1924, quando fu annessa definitivamente allItalia.LA COSTITUZIONE DEL 28 GIUGNO 1921 (detta di Vidovan, votata il giorno di San Vito, lo stesso giorno in cui nel 1389 era stata combattuto la battaglia di Kosovo Polje). La scelta del giorno fu il primo chiaro indizio dellaspirazione a legare alla tradizione dei serbi limmagine del nuovo stato.

Fu votata con una maggioranza ristretta, poich i deputati espressi dalla Croazia-Slavonia e dalla Dalmazia, non parteciparono al voto. Fu un compromesso raggiunto da serbi e musulmani. Se Pai era incapace di comprendere la complessit multietnica del nuovo regno e fidava nella forza dellesercito e nella propria capacit di manovra, Radi non si rendeva conto dellisolamento politico in cui si trovavano i croati e della conseguente necessit di un compromesso con Belgrado. Non seppe inoltre valutare limportanza che il nuovo stato aveva per i francesi e gli inglesi in quanto baluardo balcanico nei confronti dellUnione Sovietica e della Germania. La decisione del boicottaggio dei lavori della costituente permise, facilmente, ai serbi di organizzare uno stato del tutto corrispondente ai propri interessi, suddiviso in alla francese e retto da unamministrazione rigidamente centralizzata.

Lo stato venne definito come monarchia ereditaria, parlamentare e costituzionale.

Il potere del re era molto forte, perch disponeva, ugualmente al parlamento, 1. del potere legislativo, 2. del diritto di veto e, 3. per il diritto di promulgazione, poteva anche ritardare la promulgazione di una legge.4. Nominava anche il governo che era cos vincolato non solo alla fiducia del parlamento, ma anche a quella del sovrano.Infine, senza tenere in nessun conto le differenze di formazione politica, di sviluppo culturale ed economico fra le diverse regioni storiche del paese, divise il territorio statale in dipartimenti (33), avulsi da ogni tradizione storica e pensati in modo da garantire il dominio del centro. I sostenitori di questa costituzione spiegavano che sarebbe stato errato istituzionalizzare le differenze esistenti e che la presenza contemporanea di un parlamento centrale e di istituzioni locali avrebbe evitato che una qualsiasi delle comunit prendesse il sopravvento.Il governo ag come se la Jugoslavia non fosse altro che una Serbia ampliata comprendente anche gli altri slavi meridionali; mentre lopposizione croata a ag come se la Jugoslavia fosse unAustria-Ungheria in versione slavo-meridionale, in cui la Croazia sarebbe stata lUngheria rispetto alla Serbia.Nella nuova situazione statuale, i croati non ebbero quindi n lunit territoriale n il riconoscimento di quellautonomia ricercata per secoli. Ci provoc una forte RINASCITA DEL NAZIONALISMO CROATO. Alcuni leader croati emigrarono: i moderati, in Svizzera, peroravano lautonomia della Croazia; altri, pi estremisti, passarono in Bulgaria e poi in Ungheria. Questi accettarono aiuti e denaro dai fascisti italiani e ungheresi, riuscendo a formare una organizzazione terroristica filofascista: gli ustaa. I rappresentanti dei nazionalisti croati rimasti, insieme ai comunisti, subirono processi e imprigionamenti. IL PARLAMENTARISMO = DEMOCRAZIA DI FACCIATALa Jugoslavia era di fatto uno stato multinazionale (in totale 2 milioni di allogeni, pari al 17% della popolazione) in cui la nazione serba esercitava un ruolo di leadership. Data questa natura, anche la maggior parte dei partiti erano definiti in primo luogo in termini nazionali e solo secondariamente in termini politici. Con lunica eccezione del Partito comunista, che per dalla fine del 1920 fu costretto a operare in clandestinit, perch messo fuori legge.

Per tutti gli anni Venti, la dirigenza serba govern il paese grazie allappoggio di alcune minoranze. Ad esse assicurava qualche privilegio finanziario o autonomia amministrativa, ricevendone in cambio sostegno per il governo. Queste minoranze furono, in particolare, gli sloveni e i musulmani bosniaci, ma anche dei musulmani della Vecchia Serbia e dei tedeschi della Vojvodina.Lo stato cerc infatti di far s che le terre dei serbi, dei croati e degli sloveni potessero diventare di loro propriet e residenza. In Serbia e Montenegro, la piccola propriet terriera era piuttosto diffusa, mentre nei territori ex-asburgici vi erano grandi tenute, appartenenti soprattutto ai nobili austriaci, tedeschi e magiari, in Macedonia e in Bosnia-Erzegovina i grandi proprietari terrieri erano soprattutto musulmani. Bisognava dare la terra soprattutto agli ex combattenti. Doveva scomparire il contrasto tra le regioni dei grandi latifondi nobiliari, dei possedimenti asburgici, e la democrazia rurale dei piccoli contadini serbi. Anche questo era un modo per conferire una prima base allunit del paese. Il governo jugoslavo eman una riforma agraria: le grandi propriet sarebbero state ridistribuite e i grandi proprietari sarebbero stati risarciti con obbligazioni statali, mentre i destinatari delle terre avrebbero versato allo stato contributi per un periodo di 30 anni. I proprietari terrieri musulmani ebbero il tempo di organizzare, pattuire le condizioni del oro appoggio parlamentare e ottenere risarcimenti. I musulmani bosniaci furono tra coloro che si trovarono pi a loro agio nella scena politica jugoslava. La riforma agraria mirava a neutralizzare il potenziale rivoluzionario dei contadini, a eliminare i proprietari stranieri legati ai vecchi imperi e a ricompensare i veterano di guerra, che, per ovvie ragioni, erano soprattutto serbi. La discriminazione quindi si estese soprattutto alla Macedonia e al Kosovo, dove la popolazione svilupp una forte ostilit. Al di l di questi accordi temporanei e contingenti, le numerose etnie del paese non ebbero equo ordinamento. Per esempio, in alcuni casi, si neg addirittura il riconoscimento etnico, come nel caso delle popolazioni slave della Macedonia, che si cerc di serbizzare rapidamente, imponendo i congimi serbizzati, rendendo obbligatoria la lingua serba e sostenendo le famiglie dei coloni serbi, espellendo circa 300.000 filo-bulgari, oppure nel caso degli albanesi del Kosovo e della Metohija. In conseguenza di tale atteggiamento, nelle regioni interessate crebbe una estrema tensione, che sfoci spesso in atti di rivolta e di terrorismo, i quali a loro volta generavano repliche brutali, alimentando una violenza estrema.

I governi si sforzarono di sopravvivere formando coalizioni instabili.

La legge elettorale venne modificata per ridurre il numero dei partiti e le elezioni del marzo 1923 furono dominate dal tema della revisione della costituzione. I risultati non fecero che inasprire le divisioni: i serbi, in generale, votarono per lasciare le cose cos come erano; i croati per cambiarle.

La conflittualit pi pericolosa, per la stabilit del nuovo stato, veniva tuttavia dai rapporti con i croati. Memori della loro lunga tradizione storica, questi non erano per nulla disposti a lasciarsi dominare. Ad aggravare la situazione cera anche una disparit di tassazione rispetto alle masse serbe. A lungo, il peso fiscale imposto alle popolazioni serbe fu minore rispetto a quello imposto alle popolazioni dei territori ex- Asburgici, ci che contribu notevolmente a rendere pi ostili i rapporti con il centralismo di Belgrado, finendo per sottolineare le differenze esistenti tra popolazioni al di qua e al di l del Danubio, della Sava e della Drina, cio dei tre fiumi lungo i quali correva il confine tra il regno serbo e limpero asburgico. La difficile situazione fu tenuta sotto controllo fin tanto che rimase in vita il capo del Partito radicale, Pai, che aveva creato una capillare rete clientelare, cos da conservarsi al potere e rafforzare la compattezza del nucleo serbo. Alla sua morte, nel 1926, cominci anche il declino del suo partito.

Le conflittualit interne si acuirono e anche nellambiente serbo vennero alla luce quegli estremismi che erano rimasti latenti.

Fu in questo clima, non smorzato dal sovrano, che matur, nel luglio 1928, lattentato di un fanatico montenegrino contro il leader dei croati, Radi.

Quando, per, il re pose la questione della divisione in due del regno, i croati rifiutarono per paura dellirredentismo italiano e magiaro.

LA DITTATURA DELLA MONARCHIA E IL REGIME AUTORITARIO

Fu loccasione che consent ad Alessandro di approfittare della situazione, per una soluzione extraparlamentare, abolire la costituzione e per proclamare la sua dittatura personale. Il 6 gennaio 1929 emise il decreto di scioglimento del parlamento e di abolizione dei partiti. Il nuovo governo nominato fu guidato da un militare.Nei mesi successivi, fu cambiato il nome in Jugoslavia (3 ottobre 1929). Lunit nazionale stabilita per decreto avrebbe dovuto mettere fuori gioco i nazionalismi in competizione fra loro. Furono quindi aboliti tutti i simboli, le bandiere e gli stemmi tradizionali, al fine di favorire lunit del paese. Furono unificati i codici e i curricula scolastici. I distretti furono sostituiti con 9 grandi province, le banovine (o , province), che prendevano i rispettivi nomi dai fiumi che le attraversavano oppure dalla posizione sul mare. Non presentavano per alcun elemento di continuit con i confini dei territori storici. Nei banati della Sava e del Litorale, per esempio, la maggior parte della popolazione era formata da croati; in quello della Drava da sloveni, mentre gli altri 6 banati erano stati definiti in modo tale che i serbi vi rappresentassero la maggioranza. In realt lelemento serbo rimaneva saldamente al potere, accogliendosi intorno al sovrano una cerchia ancora pi ristretta ed esclusiva.La popolazione serba e i loro partiti accettarono il colpo di stato, con qualche rara eccezione (per esempio il capo degli agrari di sinistra, Jovanovi). Alessandro godeva di una grande popolarit tra i contadini serbi e la nuova situazione fu accolta favorevolmente perch da essa ci si aspettava la dissoluzione delle contrapposizioni nazionali e regionali. Del resto, secondo il proclama emesso, la dittatura doveva essere provvisoria, in modo da far placare gli animi, creare un sentimento di unit nazionale e di velocizzare il processo di integrazione.

La dittatura monarchica pu essere spiegata come reazione alla crisi dello stato jugoslavo. Si riconduce anche alla tendenza generale in molti stati europei tra le due guerre a sostituire il parlamentarismo con forme di governo autoritario. Questo era la reazione allimpressione del fallimento dei meccanismi parlamentari, ai conflitti nazionali e alle difficolt economiche.Dallestero, Ante Paveli lanci il movimento degli ustaa (), creato in Italia nel 1930, per lottare in tutti i modi possibili per lindipendenza della Croazia. Si trattava di una frangia estremista diretta dallestero, di tendenze fasciste, appoggiata dallItalia e dallUngheria per minacciare la Jugoslavia. Gli ustaa, per questo, non ebbero molti sostenitori in patria, sebbene il malcontento su cui il movimento si basava fosse invece molto diffuso.LA COSTITUZIONE DEL 1931

La crisi economica del 29 mise in ginocchio la gi fragile agricoltura. Ne segu una situazione di generale disorientamento, che il ristretto gruppo al potere non seppe gestire. Colp in particolare un sistema economico fondato sui prezzi agricoli: questi crollarono al 44% per il grano e al 26% per il mais, annullando il potere di acquisto di tre quarti della popolazione. Sotto la pressione dellopinione pubblica sempre pi avversa e al fine di risanare la reputazione del paese allestero, il re effettu il tentativo, nel settembre 1931, di dare una nuova costituzione e riconvocare un parlamento. Si tratt di un tentativo rivolto piuttosto ai paesi esteri, per indurli ad appoggiare la Jugoslavia con prestiti consistenti. Si profilava gi la forza economica espansiva della GermaniaGli effetti della nuova costituzione furono assai lontani dalle aspettative. Era comunque autoritaria: prevedeva un parlamento bicamerale, ma il governo sarebbe stato responsabile solo davanti al re, ; nelle elezioni previste, furono autorizzate solo liste nazionali; non cera pi spazio per i partiti definiti su base regionale , dal momento che ogni lista doveva presentare candidati in tutte le circoscrizioni elettorali dello stato;

Il voto era palese e la lista pi votata avrebbe avuto i due terzi dei seggi. Nelle elezioni del 1931, lunica lista fu quella presentata governo. Dato che tutti i vecchi partiti, ora relegati nellillegalit, avevano proclamato il boicottaggio delle elezioni, la partecipazione al voto fu bassissima: un terzo degli elettori non and a votare. Da Zagabria, Vlado Maek, succeduto alla guida del Partito contadino croato, dopo luccisione di Radi, respinse con le dichiarazioni programmatiche contenute nel , denunci il regime antidemocratico e rivendic un programma di riforme, con il riordino dello stato sulla base del principio della parit nelle unit federali. Maek venne condannato a 6 anni di reclusione.

LA SVOLTA DEL 1934A partire dal 1934 un dialogo tra Alessandro e Maek cominci a svilupparsi per trovare una soluzione al problema croato. A quel punto gli ustaa decisero di agire, anche per impedire il rafforzamento del re con le azioni diplomatiche che stava imbastendo.Il 9 ottobre 1934, appena sbarcato a Marsiglia per una visita ufficiale in Francia, fu assassinato da un macedone, inviato dal leader degli ustaa, Ante Paveli.La conseguenza non fu la dissoluzione della Jugoslavia, come avrebbero voluto gli ustaa, ma il suo rafforzamento.

Ad Alessandro successe il figlio, di appena undici anni, Pietro II, sotto la reggenza di Paolo, cugino di Alessandro. La struttura dello stato non fu modificata, ma si cerc, comunque, di trovare un accordo con i croati.

Maek e altri detenuti politici furono liberati e furono indette nuove elezioni per il 1935.

Quale primo ministro fu scelto, inizialmente, un banchiere e un abile amministratore, Milan STOJADINOVI. Con una base composta da serbi, musulmani e sloveni, avrebbe cercato la cooperazione del Partito contadino croato per attuare un programma di riforme. La sua politica estera spinse progressivamente la Jugoslavia ad accostarsi alla Germania nazista.La crisi giunse in occasione del tentativo di concordato con la Santa Sede, per regolarizzare i rapporti tra la chiesa cattolica e lo stato jugoslavo. Era dal 1920 che le trattative si protraevano. , messo a punto dal primo ministro. Laccordo fu firmato nel 1937. Lestablishment serbo, con in testa la gerarchia ortodossa, insorse in un violentissimo movimento di protesta, a cui si aggiunsero anche le masse popolari. Il concordato fu visto come il primo passo di una nuova politica estera filo-italiana.Tuttavia lopposizione al concordato non produsse n un fronte popolare, n una rivolta serba anti-croata, ma ebbe leffetto di rafforzare lopposizione.

Nellottobre 1937, i partiti serbi, il Partito croato dei contadini e i suoi alleati chiesero congiuntamente la creazione di un governo nazionale che operasse insieme al reggente per favorire la transizione verso un nuovo ordinamento costituzionale.

A quel punto molti serbi desideravano stringere un accordo con i serbi, per rimuovere lo spettro della secessione.

Nel mese di dicembre, il primo ministro fiss la data delle elezioni. Credeva che la situazione internazionale avrebbe confermato la sua ipotesi secondo cui il momento non era propizio per contare sul sostegno franco-britannico o per modificare radicalmente la costituzione, ma ottenne un risultato pessimo. Il suo autoritarismo era osteggiato persino allinterno del suo stesso governo e aveva allarmato il principe Paolo. Il fatto che Stojadinovi avesse puntato sui vantaggi economici derivanti dal commercio con la Germania, nonch la sua prontezza nellavvicinarsi alla Germania, raddoppiando gli scambi commerciali, e allItalia (trattato del marzo 1937), suscitarono molte paure nella Serbia francofila.

Nel 1938 risult chiaro quanto fosse indispensabile il raggiungimento di un accordo con i croati, al fine di scongiurare lo scivolamento della Jugoslavia nella sfera hitleriana (Accordi di Monaco, settembre 1938, per lacqiusizione tedesca dei Sudeti e chiara sconfitta per la Francia e la Gran Bretagna). Gi la Romania e la Bulgaria gravitavano nellorbita del III Reich. Il reggente Paolo decise la sostituzione del primo ministro, con Dragia CVETKOVI, anche lui appartenente al Partito radicale (febbraio 1939). Fu lui che riusc a concludere un accordo con Maek. IL BANATO DI CROAZIA NEL 1939

Il 26 agosto 1939 fu firmato lACCORDO (sporazum) CVETKOVI MAEK che istituiva un banato croato, cio una provincia autonoma di Croazia, che quindi assicurava ai croati una particolare autonomia nellambito della Jugoslavia. Fu un Ausgleich (