LA PIAZZADI GIOVINAZZONOVEMBRE 2012

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1 NOVEMBRE 2012

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MENSILE DI VITA CITTADINA

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LA PIAZZA

ASS. AMICI DELLA PIAZZAII TRAV. MARCONI,4270054 GIOVINAZZO (BA) ITALY

Via Cairoli, 95 Giovinazzo 70054 (Ba)Edito da Ass. Amici della PiazzaIscr. Trib. di Bari n. 1301 del 23/12/1996Part. IVA 05141830728 Iscr. al REA n.401122Telefono e Fax 080/394.63.76IND.INTERNET:www.giovinazzo.itE_MAIL:[email protected]

Fondatore Sergio Pisanidirettore responsabile Sergio Pisani

redazioneGabriella Marcandrea - Giusy Pisani -Porzia Mezzina - Agostino Picicco - Ales-sandra Tomarchio - Damiano de CegliaMarianna La Forgia - Daniela Stufano -Vincenzo Depalma- Onofrio Altomare -Angelo Guastadisegni - Diego de CegliaMichele Carlucci - Mimmo UngaroMichele decicco - Enrico Tedeschi

corrispondenti dall’esteroVito Bavaro - Nick PalmiottoGiuseppe Illuzzi - Rocco Stellaccistampa - Grafiche Del Negroprogetto grafico - Ass. Amici dellaPiazzaGrafica pubblicitaria: C. Moreseresponsabile marketing & pubblici-tà: Roberto Russo tel. 347/574.38.73

ABBONAMENTIGiovinazzo: 10 EuroItalia: 20 EuroEstero: 60 EuroGli abbonamenti vengono sottoscritti conc.c postale n.80180698 o con vaglia posta-le o assegno bancario intestato ad:

Normalmente è giallastra, di una tonali-tà simile a quella della birra quando sista bene. Parliamo del colore della no-stra pipì che può alterarsi in sfumaturecromatiche di giallo quando si presenta-no condizioni di non perfetta salute. Cin-quanta sfumature di giallo ma anche diodore perché sappiamo intonare gli odo-ri più sfacciati della pipì a secondadell’ingestione di determinati alimenti.L’odore della pipì è sgradevole, special-mente se quella della propria specie. Lapipì del cane non dà tanto fastidio comequella degli uomini anche perché percontrastarla basta fare «copia ed incolla»dagli altri albi pretori degli altri Enti lo-cali per emanare un’ordinanza comuna-le restrittiva rivolta a tutti i proprietaried ai detentori a qualsiasi titolo di cani.Provate invece ad entrare nei bagni pub-blici di Piazza Porto, di Piazza Garibaldi,del mercato coperto di via Cappuccini.Qui, il giallista Carlo Lucarelli in Misteri

italiani riuscirebbe a farci sentire il pro-fumo di 50 schizzi di giallo. Roba da farscompisciare dalle risate anche E.L. Jamesautrice di Cinquanta sfumature di grigio.Esistono piccoli rimedi, semplici e natu-rali, per dire però «Viavà e la puzza se ne

va». Basta che il sindaco TommasoDepalma, su suggerimento di un fido vi-gilante delle aree pubbliche (e sappiamochi è!), encomi con menzione d’onore chifa semplicemente il proprio lavoro, ilbuon Savino e gli altri addetti alla manu-tenzione e alla aromatizzazione dei ba-gni pubblici. Come dire in gergo milita-re, sono finiti i tempi in cui i pulitori mar-cavano visita! Già però al fido vigilantedel sindaco è sfuggita la cattura dell’uo-mo della minzione, immortalato di spal-le nell’atto liberatorio. Allora, la confe-riamo noi de La Piazza la menzioned’onore all’uomo della minzione, uomocopertina del mese di novembre. Nostro

di Giovinazzo

editor

La collaborazione é aperta a tutti. La reda-zione si riserva la facoltà di condensare omodificare secondo le esigenze gli scritti sen-za alterarne il pensiero. Gli articoli impegna-no la responsabilità dei singoli autori e nonvincolano in alcun modo la linea editoriale diquesto periodico.

FINITO DI STAMPARE IL 25-10-2012

fratello, perché, chi non ha mai trovatosollievo dietro un cespuglio? Chi non hadisegnato i propri arzigogoli su un murodi periferia? Chi non si è schizzato lescarpe perché, distratto dal cielo o dalpiacere, aveva dimenticato la sorgentedel suo flusso? Chi non ha trovato libe-razione per la propria vescica ormaistracolma di pipì dallo scoglio più altodella Torretta puntando l’immensità delmare? Fratelli, non sorelle, perché conloro la dinamica si complica e la mecca-nica mal si concilia con il luogo pubbli-co. A proposito di luogo pubblico, vole-vo sapere dal fido vigilante del sindaco

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5 NOVEMBRE 2012

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Depalma cosa succede se si viene bec-cati a dar sfogo all’aperto all’impulsoirrefrenabile in assenza di bagni chimi-ci. Ho scoperto solo che secondo unapronuncia della Cassazione non è reatofare la pipì in pubblico «se non si offende il

sentimento della costumatezza generando fa-stidio e riprovazione». In compenso, ma-gia di internet, mi sono imbattuto in no-tizie parecchio curiose. Negli Stati Uni-ti, per esempio, ad Ohio City è previstauna multa di cinquecento dollari per chiè sorpreso ad orinare per strada. ABuenos Aires, invece, in un supermer-cato la direzione ha deciso di distribuire

pannoloni alle cassiere per evitare cheusino i bagni nei momenti di maggioraffluenza di clientela. In Italia dueaziende, De Longhi e Star, avrebberopromosso in passato l’iniziativa «trat-tenuta per la pipì»: due euro in meno inbusta paga in caso di assenza per bi-sogni fisiologici. Un preside delCasertano, infine, dopo la patente apunti avrebbe introdotto la pagella apunti: meno cinque punti a chi entrain ritardo, meno un punto per chi vain bagno fuori dall’orario di lezione perpiù di sei volte a settimana. Arrivati aventi punti si è sospesi da gite scola-stiche e gare sportive.Ma al di là di queste brevi divagazionicerchiamo di dare un colpo di reni al-l’impellente problema. L’uomo coltoin fallo nella foto è stato immortalatoperché su di lui pesano gravi accuse.Si vede che è lì solo soletto ma tuttisanno che chi non la fa in compagniao è un ladro o è una spia. Il suo gesto,infatti, sembra proprio un tentativo disegnare il proprio territorio approprian-dosi così di un pezzettino di costa chein realtà è di tutti. Quel signore sa diessere arrivato giusto in tempo, primadella Rotonda, dopo il Braccio, in unangolo di spiaggia aperto ancora alpubblico con tanto di scala di accessoprima che l’erosione si mangi anchequella. Vabbè, abbiamo scherzato finoadesso. Stop alle chiacchiere. L’uomocatturato di spalle dal nostro click nellanormale posizione della minzione inrealtà (miracolo del Photoshop) sta ri-dendo. Diciamo solo che la pipì perstrada non si fa, ma in un posto nonancora interdetto all’accesso ad horasdalla gabbia metallica del lungomaredove mancano i bagni chimici non cisi può che scompisciare dalle risate.

SERGIO

PISANI

DEDICATA A CHI

ALMENO UNA VOLTA NELLA

VITA HA DISEGNATO I

PROPRI ARZIGOGOLI SU UN

MURO O SU UNA CHIANCA.

LA FOTOCOMPOSIZIONE È

STATA REALIZZATA DA

C. MORESE

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Può sembrare una considerazione abnorme, visto che finora lestatistiche hanno attestato che l’80% degli italiani sono proprietaridi immobili. In realtà tutto questo accadeva fino a non poco tem-po fa. La crisi economica in discesa libera infatti ha delineato unnuovo futuro per il mercato della compravendita. La precarietàdei posti di lavoro sta facendo scricchiolare molte certezze e oggisi preferiscono le soluzioni temporanee, il «qui ed ora» che per-mette di impostare situazioni temporanee e che si spera possanodurare nel tempo. Con l’idea di attendere periodi migliori.Fioccano così le offerte di monolocali e bilocali a Giovinazzo giàarredati e per uso temporaneo. La temporaneità spesso dipendedalla fortuna di firmare un contratto di lavoro a tempo indeter-minato ed eliminare così il pagamento di una pigione che, a contifatti, depaupera i bilanci di una famiglia media attuale, seppurecomposta da tre persone, senza alcun ritorno economico in ter-mini di proprietà. Il cruccio dei proprietari d’altro canto è quellodi trovarsi di fronte ad una mancanza di solvibilità da parte del-l’inquilino e, spesso si baratta questo elemento fondamentale conun piccolo ritocco del canone.Così mentre i prezzi medi di vendita delle abitazioni negli ultimimesi sono calati, non si registrano sensibili diminuzioni dei canonidi locazione in quanto la domanda di case in affitto resta semprestabile e in crescita appare il numero dei contratti stipulati. I con-trolli infatti si sono fatti più severi finalmente e comincia a diven-tare sempre più complicato utilizzare stratagemmi per sfuggire alfisco, soprattutto per le nuove locazioni.I mutui ormai sono una chimera per molti, l’acquisto di un im-mobile è diventata «roba da ricchi» e sempre più destinato a chiun patrimonio immobiliare già ce l’ha. Rate elevate per i mutui egaranzie richieste dalle banche non sono cose da poco. Sulla sponda

opposta infatti c’è la mancanza di sicu-rezza di poter effettuare i pagamenti daparte di chi un lavoro oggi forse ce l’hama domani non si sa.

L’IMU… ALLE PORTE

La seconda rata dell’IMU è in scadenzae per chi possiede una seconda casa sa-ranno dolori. Se la casa è affittata a ca-none concordato, cioè in base a criterifissati dagli accordi territoriali fatti tra leassociazioni degli inquilini e quelle dellaproprietà edilizia, l’aliquota scende. Saleinvece per gli appartamenti dati a cano-ne libero, con contratto cioè di quattroanni che si rinnova automaticamente mache può essere interrotto in qualsiasi mo-mento dal proprietario per proprie ne-cessità. Il canone è determinato dal mer-cato. Nei contratti a canone concordatoinvero, si mira a riequilibrare il liberomercato, concedendo riduzioni ai loca-tari e agevolazioni fiscali ai locatori.Fin qui tutto appare lineare, in realtàmolto spesso i cosiddetti «padroni dicasa» affittano ad un canone registratosul contratto che non rispecchia i soldi

versati materialmente dall’inquilino. Può sembrare questo un veroe proprio ricatto. Spesso infatti l’inquilino accetta questo strata-gemma per trattare il prezzo del canone mensile, mentre il locato-re beneficia di uscite più contenute nell’assolvere al pagamentodelle imposte. Una parte dell’affitto viene in buona sostanza pa-gato in nero, così come molto spesso avviene nelle compravendite.Il problema si presenta quando l’affittuario fa domanda per rice-vere il contributo integrativo per il pagamento del canone di loca-zione (Legge sulle locazioni 431/98) e si vede respingere la do-manda perché il rapporto tra il reddito annuo imponibile e laspesa del canone annuo di locazione risultante dai contratto par-zialmente in nero non consente di usufruire dei fondi stanziatidalla Regione Puglia.

CHI VENDE E CHI AFFITTA

Mercato immobiliare in sofferenza dunque. Riduzione del 20%delle compravendite a Giovinazzo in tutte le zone, poche le gio-vani coppie che decidono di affrontare l’impegno dell’acquistocon mutuo sine die, più diffusa la vendita di un’abitazione datataper l’acquisto di un appartamento nuovo da parte di famiglie giàconsolidate.«Il valore del mutuo deve corrispondere ad almeno la metà del valore della casa

– spiega GINO PRISCIANDARO, titolare dell’Agenzia Im-mobiliare Assistudio – ed è questo oggi lo scoglio duro per chi deve acqui-

stare. I prezzi si sono abbassati del 20-30% ma restano ancora troppo alti

per i risparmi risicati di coloro che vogliono acquistare, motivo per cui prima di

firmare il contratto preliminare è consigliabile ottenere il benestare della ban-

ca».Tempi duri per chi acquista e può presentare solo copie contrattia tempo determinato o di apprendistato, salgono i rischi per le

l’inchiesta

FOTOGRAFIA LA PIAZZA NOV. 2008

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banche e l’immobilità per chi un gruzzoletto ce l’ha ma la bancanon concede mutui elevati a chi non presenta una redditività li-quida certa.Non cambia la situazione per le locazioni anche se il mercatotende a stabilizzarsi in quanto spesso questa soluzione, seppuredispendiosa, appare l’unica possibile per metter su famiglia. Laflessione dei canoni si traduce in una percentuale del solo 10% intutte le aree di Giovinazzo per le abitazioni, soffrono soltanto ilocali adibiti ad attività commerciali penalizzati dall’altalenanteandamento della situazione economica e dal rischio di impresasempre più accentuato per chi si avventura nel lavoro autono-mo. Gettonati invece i monolocali e bilocali arredati in locazioneper periodi temporanei, nella stagione estiva, per esempio. Qui icanoni raggiungono anche punte di 800-1.000 euro al mese. Nonci sono infatti a Giovinazzo residence che offrono prezzi piùvantaggiosi a chi decide di trascorrere un lungo periodo di va-canza, soprattutto per gli emigranti.«Siamo tutti – chiosa Gino Prisciandaro – in uno stato dormiente.

Qui, per risvegliare il mercato occorre portare i prezzi di vendita degli ap-

partamenti a 1.500-2.000 euro al metro quadro, dobbiamo convincerci

tutti».

E SE VOGLIO L’APPARTAMENTO

NUOVO?

È prassi alquanto diffusa a Giovinazzo, decideredi comprare l’appartamento «sulla carta». Ovvia-mente trattasi di nuove costruzioni che sicuramentegarantiranno ogni comfort e canoni di realizza-zione avanzati e votati al risparmio energetico e del riscaldamen-to degli ambienti, grazie all’utilizzo di materiali all’avanguardia.«Si vende bene ad una media di prezzo che va dai 2.200 ai 2.500 al metro

quadro – illustra ANTONIO CARLUCCI, imprenditore edile– e l’acquirente-tipo è il giovane giovinazzese che vuole fare un investimento ed

ha i genitori alle spalle».Stessa musica, non si cambia. Chi non ha le spalle coperte nonpuò azzardare nulla. E pensare che un’abitazione serve soprat-tutto per viverci con una futura famiglia. La metratura mediarichiesta si aggira intorno ai 70-80 metri quadri, a Giovinazzoperò per le nuove costruzioni c’è una situazione di stallo e non siprevede nulla di nuovo nel futuro prossimo. La zona C3 è bloc-cata dal Piano di assetto idrogeologico e il Piano Regolatore

necessita di modifiche oggetto di analisi e valutazione.L’ultima zona nuova di costruzione la D.1.3 che comprende siaplessi per abitazioni che per attività artigianali ha registrato il tuttoesaurito.

IL FATIDICO MUTUO

Tutto passa, i mutui no. Sembrerà strano ma questo vecchio si-stema di comprar casa riesce ancora a tenere nonostante ormai ilmercato del lavoro sia improntato alla totale precarietà e allamancanza di garanzie che, con la crisi economica, sono semprepiù ridotte.Le banche invece continuano a viaggiare su binari alquanto pa-ralleli e continuano ad imbastire procedure inversamente pro-porzionali alle condizioni di lavoro di gio-vani e famiglie che appaiono sempre menoconfigurate.Spiega CICCIO MAROLLA, quadrodirettivo della Banca Popolare di Bari chesi occupa del movimento anomalo dei pa-gamenti di mutui: «Il parametro principale da

utilizzare per la concessione di un mutuo è il rap-

porto rata/reddito in considerazione dell’80% del

valore dell’immobile. Occorre ovviamente sempre

l’ipoteca e una firma di fidejussione, se manca questo rapporto che oggi si

attesta intorno al 40%».La formula più utilizzata attualmente è il contratto a tasso varia-bile con tetto protetto, cioè vengono fissati valori minimi e mas-simi che non si possono sforare. È necessario assicurarsi comun-que la possibilità di poter pagare il mutuo poiché le banche con-tinuano a non fare sconti a nessuno. O quasi.«Concediamo una sospensione massima – conclude Ciccio Marolla – di

un anno per il pagamento delle rate o del solo capitale o del solo interesse o di

entrambi. Quando necessario siamo obbligati purtroppo a chiedere verifiche di

altri tipi di situazioni anomale quando si verificano, seppure coscienti che oggi

dimostrare un reddito fisso è difficile, tant’è che occorre alla fine sempre la

garanzia dei genitori o di una persona che ha un cospicuo reddito dimostrabile».Insomma comprar casa non era facile e lo è ancora meno oggi.Probabilmente resta sempre favorito chi un immobile in fami-glia già lo possiede ed ha avuto la fortuna del «posto fisso». Un’uto-pia per le nuove generazioni.

GABRIELLA MARCANDREA

ECCO GLI ATTUALI PREZZI DI VENDITA E DI LOCAZIONE

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9 NOVEMBRE 2012

Allo scopo di destagionalizzare l’of-

ferta culturale e turistica rispetto al

periodo estivo, l’Assessorato al Turi-

smo - Cultura - Politiche Giovanili del

Comune di Giovinazzo nella perso-

na dell’Assessore Enzo Posca, inten-

de promuovere il progetto

«GIOVINAZZO IN…ROSA», una

manifestazione che punta a valorizza-

re il ruolo sociale e culturale della

Donna attraverso una serie di inizia-

tive.

Le proposte dunque, che spazieranno

dalle mostre d’arte figurative e abiti

d’epoca a dibattiti, da momenti mu-

sicali affiancati dalla lettura di poesie

e brani tratti da famosi testi, avranno

come unico filo conduttore la Donna e

utilizzeranno contesti di grande pre-

gio storico ed architettonico della cit-

tà.

La durata prevista per l’intera mani-

festazione è di circa un mese e mez-

zo ma i giorni dedicati allo svolgi-

mento reale delle varie proposte

(inaugurazione di mostre, lo svolgi-

mento del convegno ecc.) sono il

martedì e il venerdi sabato domeni-

ca peraltro giorni in cui le donne

beneficeranno di uno sconto pari al

30% presso locali e pubs convenzio-

nati con l’Assessorato e riconosci-

bili dal logo del «gabbiano rosa».

Il progetto prevede inoltre la pre-

senza di un Concorso Nazionale di

Fotografia dove possono partecipa-

re solo fotografe donne. Quest’ulti-

mo è un appuntamento che conce-

derà un certo lustro all’intera pro-

posta dando ampia visibilità a

Giovinazzo e alle sue bellezze stori-

che ed architettoniche.

palazzo di citta’

GIOVINAZZO IN ROSA

Di questa visibilità godranno altresì

le aziende vinicole che vorranno par-

tecipare all’evento: cinque palazzi no-

biliari fra i più belli presenti nel cen-

tro storico, metteranno a disposizio-

ne l’androne che diverrà ideale

location per l’esposizione di abiti d

epoca e la degustazione di vini

pregiati di Terra di Bari.ASS. ALLA CULTURA

ENZO POSCA

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IN ITALIA. Da oltre 8 mesi duesottufficiali del battaglione San Marco sonoin stato di arresto in India in seguito ad un’ac-cusa, non provata, di aver ucciso alcuni pe-scatori indiani in un tentativo di assalto aduna petroliera battente bandiera italiana. Unavicenda incredibile di cui pochi organi di in-formazione si interessano. L’episodio è av-venuto in acque internazionali e, quindi, nonè possibile, secondo il diritto internazionale,che l’India giudichi i nostri militari. Si trattadi una gravissima lesione all’ordinamento in-ternazionale. Il governo non sembra abbiafatto tutto ciò che era necessario per porta-re i fucilieri del San Marco in Italia. I militarisvolgevano un servizio antipirateria per evi-tare i continui assalti alle navi mercantili e,quindi, erano al servizio del Paese ma il Pa-ese li ha dimenticati. Il tanto sbandierato pre-stigio internazionale riconquistato con l’inse-diamento del governo dei tecnici non pareabbia trovato riscontro presso il governoindiano e la comunità internazionale. La pro-paganda vale più della sostanza. E insiemeal governo anche il Parlamento, con rare ec-cezioni, non ha mostrato attivamente gran-de interesse per il caso dei fucilieri del SanMarco. Anche in questo caso la nostra classepolitica ha mostrato, ancora una volta, tuttala sua sciatteria, la sua limitatezza, l’incapaci-tà di agire, almeno in alcune situazione, comesi converrebbe alla rappresentanza di unagrande Paese democratico che sa trovarel’unità nei momenti cruciali. Invece no. Di-stinguo e speculazioni politiche hanno presoil sopravvento. L’ennesima prova, passandoad un altro ambito, che la progressiva per-dita di sovranità nazionale che stiamo suben-do per ragioni solo in apparenza esclusiva-mente economiche è, di fatto, non solo ac-cettata ma in alcuni strati della società addi-rittura ben accolta. Del resto nel coso dellanostra Storia molte volte abbiamo rinuncia-to alla nostra sovranità per debolezza ed ac-quiescenza. Viviamo in un momento assaidifficile non solo dal punto di vista stretta-mente economico ma anche sociale e mo-rale. Arresti, inchieste della magistratura earticoli di giornale e televisioni. Sotto i riflet-tori una classe politica inadeguata e volgar-mente disonesta. Con il comune denomina-tore della trasversalità. Sì, perché, purtrop-po, riguardi tutti i partiti senz’ eccezione. Edil nuovo che sembra avanzare non sembraavere capacità di governo effettivamenteinnovative oltre alla trasparenza che questimomenti bui richiederebbe. Ma non è solo

la classe politica a dare un pessimo esem-pio ed uno sterminato serbatoio di storieincredibili e sconvolgenti. Tanti gli esempi.I governo dei tecnici composto da quellaclasse dirigente che dovrebbe sovvertirequest’ordine perverso delle cose ha deci-so l’aumento delle ore lavorative per idocenti delle scuole medie inferiori e su-periori da 18 a 24 ore settimanali. Moltipenseranno che sia assolutamente giusto.Potrebbe anche essere così. Sennonchésorge un pensiero, in me, prepotentemen-te. Perché non intervenire anche sull’ora-rio di lavoro dei professori universitari?Non vi è alcun modo per pretendere unamaggiore presenza nelle facoltà,negli isti-tuti di docenti spesso assenti? L’attività diricerca che dovrebbe essere propria deidocenti universitari non può essere rego-lata con un orario di lavoro preciso ma,almeno, si trovi uno strumento per otte-nere una maggiore presenza e un più am-pia attività didattica a favore degli studen-ti. Ma il governo dei professori poteva farequesto? E che dire della trattativa per ilrinnovo del contratto dei bancari? L’ABIper bocca del suo presidente Mussari hachiesto aumento dell’orario di lavoro a pa-rità di retribuzione, due giornate di ferieobbligatorie non retribuite, cancellazionedella possibilità di monetizzare le festivitàsoppresse e altre misure più tecniche, perme, di difficile comprensione. Tutto ciòdovuto, sempre per Mussari, alla crisi cheha travolto il sistema bancario nazionale.Anche in questo caso mi è sorta una do-manda. Ma non si tratta dello stessoMussari che aveva fortemente voluto l’ac-quisto della banca Antonveneta a prezziesorbitanti consentendo ad una banca spa-gnola di guadagnare, in pochi giorni, mi-liardi di euro portando, oggi, il Monte deiPaschi di Siena in una gravissima situazio-ne che ne mette a rischio la solidità? In-somma una classe dirigente che non hadimostrato di essere tanto più presentabiledella classe politica. Del resto quotidiana-mente assistiamo a piccoli, ma significati-

IL CONTRAPPUNTOdell ’alfiere

vi, episodi di furberie, abusi, soprusi per-petuati da quella che pomposamente chia-miamo società civile che si indigna per sca-ricare su altri le proprie evidenti ma nonriconosciute responsabilità per il degradomontante. Certo tra chi si approfitta deisoldi pubblici per pagare cene e vacanze echi fine malattie per non lavorare esiste unadifferenza. Ma a ben vedere sono fruttodell’assenza di etica civile che ammorbamolta parte della società e che ha portatoal potere, in molte amministrazioni, quellache a torto o a ragione si ritiene nuovaclasse politica.

A GIOVINAZZO. Una nuova classepolitica si è trovata ad amministrare lanostra città. Certo con l’importante ecce-zione del presidente del consiglio comu-nale che è in politica con alterne fortunedall’epoca della cosiddetta prima repub-blica ma sempre a sinistra. Nell’intervistadoppia con la candidata sconfitta dell’al-tro polo di sinistra Dagostino ci ha rivela-to la sua preferenza. Non so quello chefaranno gli altri consiglieri di maggioranzaed assessori iscritti e simpatizzanti della si-nistra nazionale. Certo alcuni si ritroveran-no dalla stessa parte dei colleghi opposi-tori del PD che dovrebbero, secondo leindiscrezione, accordare la preferenza aBersani. Vendola ha un forte seguito inpaese mentre Renzi ha trovato inaspettatisostenitori in alcuni ex militanti della sini-stra radicale. Forse non erano cosìantiberlusconiani come si pensava. Sì, per-ché l’accusa a fuoco rivolta da sinistra alsindaco di Firenze, mistero fitto sul tem-po che passa nella città toscana, è di essereil clone giovane e vagamente di sinistra delcavaliere nero. Considerando quello chedice troverà più consensi nell’area mode-rata di centro destra che nella sua. Vedre-mo se questo non porterà ad ulteriorisommovimenti nel consiglio comunale. In-tanto l’assise cittadina ha approvato a lar-ga maggioranza l’adesione alla città me-tropolitana di Bari. Quasi tutti favorevoli.

GIOVINAZZO QUARTIERE DI BARI

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13 NOVEMBRE 2012

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La maggioranza e l’opposizione del PD,contrari il consigliere della lista Schittulli equello del gruppo misto. Insomma larghis-sima maggioranza. Non ho strumenti percomprendere esattamente la portata dellanovità. Ho la sensazione che come per l’Ita-lia anche il nostro paese perderà la sua so-vranità per diventare un quartiere di bari. Iconsigliere hanno parlato di atto inelutta-bile. Sarà ma non ho ben capito chi deci-derà su tutte le materie di potestà comu-nale. Il presidente della città metropolita-na e l’organismo che lo coadiuverà avran-no sensibilità e conoscenze approfonditedel territorio su cui avrà competenza? Sel’intenzione era ridurre la spesa pubblica,sarebbe stato logico abolire tutte le pro-vincie e trasferire le competenze di questealle Regioni. Ma l’Italia è la terra dei com-promessi. La Regione Puglia ha stabilito lasoppressione della provincia di Bari, quel-la di Barletta-Andria-Trani e l’accorpamen-to di quella di Brindisi e Taranto. La Pro-vincia di Foggia e Lecce sono state rispar-miate. Ripeto se doveva essere risparmioera giusto abolirle tutte, senza contare ilnebuloso quadro normativo che apre lastrada a contenziosi per le competenze fracomuni, città metropolitana e Regione. Ilsolito guazzabuglio italiano. Mi è difficilecomprendere cosa abbiano approvato iconsiglieri comunali considerando che daquesta nuovissima maggioranza mi sareiaspettato scelte di rottura, prese di posi-zioni forti e decise fuori dagli schemi dellarealpolitik, valutazioni libere daicondizionamenti ma frutto di approfon-dite analisi e volte all’esclusivo interessedella città. Leggo, invece, che alcuni, fra inuovissimi consiglieri, hanno votato a fa-vore per senso di responsabilità. Senso diresponsabilità verso chi e cosa? Giovinazzocosa sarà domani? Un’appendice di Barida cui dipenderemo per cosa? Senso diresponsabilità? Però sono stati tutti d’ac-cordo, sinistra di governo e di opposizio-ne. Il maestrale che avrebbe spazzato viaincrostazioni, malaffare, favoritismi e com-promessi per il potere si sta trasforman-do in venticello? Certo è presto per giudi-care, molto presto. L’aumento delle tassenon è, però, un bel segnale se è destinato afinanziarie attività di dubbia utilità genera-le. Mi auguro che il presidente del consi-glio, nell’intervista doppia, abbia chiarito imiei dubbi. Chi erano i consiglieri comu-nali che non erano graditi in consiglio co-munale in caso di vittoria del PD ufficiale?Una risposta non inutile visti i movimentiverificatesi nell’opposizione in questi po-chi mesi.

118 SERMOLFETTA,IL DOVER DI DIRE GRAZIECarissima Piazza,nel suo inimitabile mensile tan-te le notizie sulla nostra bella cit-tadina.Pagine che si occupano dellacriminalità dilagante frammistea pagine di solidarietà socialee a cronache cittadine. Consen-timi, questa volta cara Piazza,di utilizzare il tuo mensile perdarmi la possibilità di ringraziare persone cui devo molto.Domenica 23 settembre, per una crisi di aritmia cardiaca, mi sono recatoalla farmacia Fiore dove, auscultato con apparecchiature di telecardiologiadi avanguardia, installate in detta farmacia, mi hanno consigliato di ricorre-re con immediatezza alle cure del pronto soccorso. Grande è stato il miostupore e la mia ammirazione nel constatare la grande tecnologia presentein quella farmacia che mi ha dato un velocissimo responso.Il mio primo ringraziamento è pertanto indirizzato alla Farmacia Fiore.Anche al Pronto Soccorso di Giovinazzo, ho trovato persone gentilissimee preparatissime che mi hanno prestato le prime cure dirottandomi poi alpiù attrezzato Pronto Soccorso di Molfetta, con una ambulanza dellaSerMolfetta. Inutile parlare del mio stato di agitazione per non fare preoccu-pare moglie e figli, tanto che, nel tentativo di recuperare un’agendina telefo-nica dal borsello mi è scivolato fuori il portafoglio contenente una discretacifra. Della sua mancanza mi sono accorto il giorno dopo, quando, ritornatoa casa, avevo smaltito l’effetto dei sedativi. Rammaricato avevo perso ognisperanza. Il 29 settembre invece i carabinieri di Bari mi notificavano unavviso con l’invito a ritirare il portafoglio presso la caserma dei Carabinieridi Giovinazzo. Il portafogli era stato rinvenuto nell’ambulanza e gli onestis-simi Sigg.ri Tiritello Giuseppe e Facchini Michele, operatori del 118 -postazione Giovinazzo – con onestà e rettitudine avevano provveduto aconsegnarlo, senza toccare un centesimo, alla stazione dei carabinieri.Voglio tramite il suo giornale ringraziare, unitamente a questi operatori, tuttii componenti la squadra SerMolfetta che con abnegazione e dedizione sioccupano della nostra salute.Ad ulteriore conferma della probità di queste onestissime persone, aggiun-go che non mi è stato possibile sdebitarmi neppure con l’offerta di unapiccola ricompensa.Ho citato questo episodio perché sia di esempio per tutti noi.Al 118 della SerMolfetta dunque, il mio secondo sentito grazie.

VINCENZO DEPALMA

Nel servizio «contro il caro libri» l’articolista Gabriella

Marcandrea dando la parola al dirigente scolastico Miche-

le Vestito scriveva: «Ogni studente viene munito di un co-

dice di accesso personale per poter scaricare da internet a

costo zero molti libri senza più assoggettarsi agli acquisti

dei volumi». Scusandoci con l’intervistato e con i lettori, si

precisa che i testi scolastici consultabili in forma digitale

non sono a costo zero!

ERRATA CORRIGE

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15 NOVEMBRE 2012

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l’interl’interdi SERGI

VEDIAMOC

E’ VERO CHE NEL 1°SEMESTRE DI G

DALLE NARRAZIONI DI NATALICCHIO

DEI CANI? O AL CONTRARIO SIAMO

DEI FATTI? ABBIAMO MESSO GL

CONSIGLIO COMUNALE FAVUZZI E

LIA DAGOSTINO PER VEDERCI MEGL

Nome:

- Vito- LiaCognome:

- Favuzzi- DagostinoIncarico istituzionale:

(Vito Favuzzi): Presidente del Consiglio Comunale(Lia Dagostino): Consigliere comunale (capogruppo)Partito di appartenenza?

(Vito Favuzzi): Ho sempre votato Partito Democratico eccezionfatta nelle ultime amministrative di Giovinazzo.(Lia Dagostino): PD

Parliamo di Comunione e Rottamazione. Cosa ci fa un

vecchio come Favuzzi nella Città del Sole, simbolo del

nuovo che avanza?

(Vito Favuzzi): Innanzitutto vecchio sarà Lei. A parte la battuta,io sono uno dei fautori del Movimento Politico Cittadino «Cittadel Sole», che non si è mai proposto come il nuovo che avanza,bensì come un nuovo modo di fare politica scevro dacondizionamenti di lobbies e famiglie che nell’ultimo decenniohanno soffocato lo sviluppo socio-economico di Giovinazzo.«Citta del Sole» nasce per colmare il vuoto lasciato dai partititradizionali più impegnati a lotte intestine e di posizione cheall’ascolto e alla soluzione dei problemi della nostra splendidacittadina. Ritengo inoltre, riferendomi al pensiero del Sindacodi Firenze, che non vanno rottamate le persone, che moltospesso sono patrimonio di esperienza e memoria, va rottamatoinvece il vecchio modo di fare politica, quello dei faccendieri,dei senza mestiere, degli affabulatori, degli affaristi. Non ci sipuò fare spazio nella vita come nella politica eliminando fisica-mente gli avversari, occorre confrontarsi con loro e se lo si ècapaci batterli sulle idee e sui comportamenti.(Lia Dagostino): Città del Sole è un bluff: non è il nuovo cheavanza, è un avanzo di ex nuovi e di nuovi apparenti, riunitisi inguazzabuglio assurdo di ex socialisti, ex democristiani di se-conda generazione transitati attraverso il berlusconismo, ex AN,ex antennisti già a caccia di nomine ai tempi della prima ammi-nistrazione Natalicchio e chissà cos’altro. Favuzzi è la massimaespressione dell’ «ex», perchè fu craxiano, poi minerviniano aMolfetta, poi vernoliano alla provincia di Bari e contempora-neamente seguace di Tedesco alla regione Puglia. Oggi è de-mocratico presso gli uffici di via Capruzzi e antidemocraticopresso il Comune di Giovinazzo. Favuzzi, in quanto incarna-zione locale di quel fenomeno di trasformismo largamente dif-fuso in Italia, ben rappresenta ed identifica un gruppo che nonsi sa che cosa è, ma che è sicuramente sempre pronto a cam-biare per un miglior tornaconto.

Per le primarie Giovinazzo ha già deciso di rottamare le

idee di Renzi, Vendola o Bersani?

(Vito Favuzzi): Io voterò Bersani che francamente mi dà unsenso di sicurezza, stabilità e fiducia, valori dei quali in questomomento il nostro paese ha tanto bisogno. Vendola spero fini-sca il suo mandato di Presidente della Giunta Regionale dovesta facendo bene. Renzi rappresenta un avventura pericolosis-sima che il nostro paese non può permettersi, mi sembra piùun affabulatore illusionista alla Berlusconi che un possibile uomodi Stato.(Lia Dagostino): Rottamare rimanda ad un lessico dei consumiche non mi appartiene. Auspico che a prescindere dall’esito

delle primarie, le buone idee, indipendentemente dalle personeche oggi le espongono, sopravvivano comunque e contribuisca-no tutte a costruire un impalcato più forte su cui costruire buonapolitica.Quanto guadagna un presidente del consiglio?

(Vito Favuzzi): «Guadagna» mi sembra una parola usata a spropo-sito, comunque: 389.05 (trecentoottantanove/05) euro mensili.(Lia Dagostino): Non mi sono mai preoccupata di saperlo. Sicura-mente non molto, ma quel poco può essere troppo se si rende uncattivo servizio, come avviene quando un presidente, dimentica ilsuo ruolo di terzietà, imparzialità e di tutela delle prerogative ditutti i consiglieri, svestendo continuamente i panni del garante,spesso persino per indossare quelli di capo della sua maggioran-za, con funzioni vicarie della stessa. Sicuramente un’opposizioneche, anche senza le preferenze di chi ha saltato il fosso al secondoconsiglio comunale, è stata eletta con il doppio dei consensi diCittà del Sole (e soci) e rappresenta quindi la maggioranza del-l’elettorato cittadino, ha ben diritto a pretendere che il presidentefaccia davvero in consiglio ciò per cui è pagato: assicurare ad ogniconsigliere il libero ed effettivo esercizio del suo mandato.Quanto guadagna una zanzara - consigliere che dovrebbe

punzecchiare una maggioranza di elefanti?

(Vito Favuzzi): 13 (tredici) euro a seduta di consiglio comunale e/o commissione consiliare, posso stimare che accumuli un com-penso mensile intorno ai 120 (centoventi) euro in media.(Lia Dagostino): Meno di 20 euro lordi a seduta di consiglio e di

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17 NOVEMBRE 2012

rvistarvistaIO PISANI

CI CHIARO

GOVERNO DEPALMA SIAMO PASSATI

AI CONFRONTI TEORICI SULLE CACCHE

PASSATI DALLA POESIA AL GOVERNO

I OCCHIALI AL PRESIDENTE DEL

AL CAPOGRUPPO DELL’OPPOSIZIONE

LIO

commissione consiliare. Non è un guadagno ma un mero get-tone di presenza.

Quanto ci costano le numerose campagne di

disinfestazione contro le zanzare in paese?

(Vito Favuzzi): E’ un argomento che non mi appassiona, sonocerto il giusto e a questo ci pensa l’ottimo assessore al bilancioAntonia Pansini. Sono interessato più all’efficacia dei trattamentiche al loro costo.(Lia Dagostino): Si tratta di spese assurde, perché le disinfestazionivere funzionano veramente male e quelle metaforiche peggio.Estate giovinazzese 2012. Chi ha mangiato?

(Vito Favuzzi): Gli unici luoghi dove si è mangiato sono statiquelli che hanno ospitato le sagre cittadine. Voglio ricordare quelladel «Panino della Nonna» che quest’anno è stata formidabile,poi abbiamo avuto quella della focaccia, delle frittelle ed altreancora, tutte molto efficaci. Nel complesso è stata un’ottimaEstate Giovinazzese senza sprechi e ben organizzata dall’asses-sore Posca.(Lia Dagostino): Gli amici del sindaco, dell’assessore e del consi-gliere di maggioranza di turno. Penso come è ovvio al cibodella mente.Le indennità ai politici locali che «lavorano per il bene

della comunità» non ti sembrano un cattivo esempio nei

confronti di tante famiglie che non arrivano a fine mese?

(Vito Favuzzi): I compensi che ho sopra evidenziato parlano da

soli. Voglio ricordare che un assessore che ha un lavoro, comenel mio caso, percepisce le stesse 389.05 che percepisco io. Icattivi esempi da non dare sono altri: oggi i cittadini chiedono aipolitici di non rubare e di fare il proprio dovere avendo a cuoreil bene comune.(Lia Dagostino): I soldi utilizzati per la buona politica di normanon sono soldi sprecati. Esistono ancora amministratori cheproducono il bene della comunità e che vanno quindi retribuitiper il loro lavoro. Sicuramente vanno ridotti gli eccessi e punitigli approfittatori. A Giovinazzo, pur se le indennità non sonoalte, io ne ho proposto un dimezzamento nel secondo consigliocomunale, proprio come esempio buono nei confronti delletante famiglie che non arrivano a fine mese e che saranno sem-pre di più dopo gli aumenti imposti da questa amministrazioneall’IMU ed all’IRPEF, ma la proposta non è stata ritenuta meri-tevole di considerazione. Sinora questa amministrazione si è di-mostrata piuttosto insensibile alle problematiche delle famigliein difficoltà.Un politico locale trombato alle ultime comunali percepi-

sce un vitalizio fisso, una specie di Win for Life dalla Re-

gione Puglia per un solo mandato. Si può applicare una

norma che preveda l’annullamento di un «diritto consoli-

dato nel tempo?».

(Vito Favuzzi): Qua parliamo di altro, sono privilegi indegni. Nonso se si possono annullare per legge, certo sarebbe un bell’esem-pio se chi ne beneficia rinunciasse ad averli: contribuirebbe aridare credibilità alla politica.(Lia Dagostino): Bisognerebbe fare una legge ad hoc, ed in questoclima di spending review, sarebbe anche giustificabile: ma credoche la sua approvazione troverebbe molte resistenze e sicura-mente non avrebbe effetto retroattivo.

Secondo Favuzzi l’aula consiliare non era la sede opportu-

na. Volendo rispondere a La Piazza, qual è l’incompatibi-

lità sollevata da Lia Dagostino tra il presidente del Consi-

glio Favuzzi e il suo incarico di DS nell’AFP Giovinazzo?

(Vito Favuzzi): Io non ho mai detto che l’aula consiliare non erala sede opportuna, ho semplicemente detto che non era un ar-gomento iscritto all’ordine del Giorno del consiglio che si stavacelebrando in quel momento. Entrando nel merito della suadomanda, posso garantire senza tema di smentita che non c’èalcuna incompatibilità contestabile al sottoscritto, nemmeno lamente più fantasiosa riuscirebbe ad inventarsela. Non vi era al-cuna incompatibilità nemmeno con la carica di presidentedell’AFP, incarico che ho ricoperto sino a qualche mese fa e dalquale mi sono dimesso solo per una questione di opportunità enon di incompatibilità. In questo momento non sono nemme-no socio della AFP, l’incarico di Direttore Sportivo è esterno allaSocietà e viene svolto da me a titolo gratuito, in quanto ho acuore le sorti di questo magnifico sport che ha fatto grande lanostra città e per il quale credo di aver dato anche io nel miopiccolo qualcosa per farlo rinascere. Non so se chi continua an-cora a strumentalizzare questa questione ha altrettanto a cuore lesorti dell’hockey giovinazzese.(Lia Dagostino): Favuzzi ha cercato di evitare l’argomento nelloscorso consiglio comunale, respingendo una mia regolare mo-zione ed ha vietato al segretario Comunale di esprimersi al ri-guardo, non concedendogli la parola come da me richiesto, manon potrà più farlo nel prossimo consiglio, perché saràpreventivamente oggetto di apposita interrogazione dell’oppo-sizione PD. L’AFP riceve contributi dal comune. Per legge (art.63 del Testo Unico degli Enti Locali) Favuzzi non può, comeconsigliere comunale, dare contributi a quella stessa società spor-

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tiva in cui egli è direttore sportivo, poiché in quest’ultima veste èlui stesso a decidere come spenderli e quindi può, in tesi,beneficiarne direttamente o indirettamente. La legge mira ad evi-tare questi conflitti di interesse, anche ipotetici. Se, peraltro, si pensache, a quanto consta e salvo smentite, nella medesima veste didirettore sportivo, Favuzzi ha già assunto decisioni discutibili e inodore di “familiarismo” circa la sostituzione dell’allenatore dellasquadra, è evidente che siamo già di fronte a qualcosa di più diuna ipotesi che il denaro pubblico sia utilizzato per scopi (anche)privati.In ambito forense, tutti inizialmente fanno i praticanti, col

tempo molti diventano praticoni. La regola vale in politica

anche per i neofiti della Città del Sole?

(Vito Favuzzi): Città del Sole è una palestra di vita, non ci sonopraticanti e non ci saranno praticoni, ci sono persone che hanno acuore e nel cuore Giovinazzo e che sperano di poter contribuireal rilancio socio-economico di questa splendida nostra cittadina.(Lia Dagostino): Sicuramente in Città del Sole, non ci sono prati-canti. Ci sono o consiglieri comunali senza pratica e senza vogliadi farne (in consiglio comunale di alcuni si ignora anche il timbrodi voce), o vecchie glorie (prolungamenti delle figure paterne).Poi c’è il sindaco Depalma, che è stato in campagna elettorale per7 anni, sin dall’anno della sua gestione della festa patronale.

La Città del Sole sta trasformando il Comune in un’azien-

da privata. Puoi elencare qualche esempio?

(Vito Favuzzi): Non so dove ha attinto questa notizia che mi sem-bra quantomeno bizzarra. Stiamo ottimizzando l’utilizzo delle ri-sorse umane nonché le procedure amministrative rendendole ilpiù chiare possibili e all’insegna della massima trasparenza.(Lia Dagostino): Io qualcosa la sto vedendo e ho cominciato adenunciarla. Ma il giornalista sei tu. Invece di fare un’intervista, faiun’inchiesta, una ricerca sugli atti, che so relativi agli ausiliari deltraffico o al servizio civico o alla gestione della dotazione organi-ca del comune o sulle aziende invitate alle gare o alle personeindicate come responsabili di alcune tematiche comuni, ecc... Sa-rebbe bello avere almeno una redazione impegnata ad offrire atutti i cittadini un servizio pubblico, magari imparziale, anziché aspargere sempre incenso ed allori per ingraziarsi il vincitore.C’è o ci sarà nepotismo nelle esternalizzazioni dei servizi

comunali?

(Vito Favuzzi): Non ci sono servizi comunali da esternalizzare aparte quelli che già lo sono. Per quelli in scadenza di contrattosaranno effettuate regolari gare d’appalto nella massima traspa-renza.(Lia Dagostino): Per ora l’Amministrazione ha solo bloccato tuttele gare. A cosa porterà questo blocco? Vedremo.I bandi di gara solitamente chi li vincerà?

(Vito Favuzzi): Chi produrrà le offerte più vantaggiose per il Co-mune valutate da una commissione composta solo da tecnici.(Lia Dagostino): Al momento, come ho già detto, sarei già contentadi vedere qualche bando di gara.

Se con tutti quei debiti fuori bilancio, il Presidente del con-

siglio Favuzzi s’illuminerà d’incenso per commemorare tut-

ti i sinistri del Comune io preferirò imboccare via Crocifis-

so. Promettiamo di rendere più frizzante il consiglio comu-

nale nelle prossime puntate?

(Vito Favuzzi): Io auspico sempre un Consiglio Comunale cheproduca effetti benefici per Giovinazzo.(Lia Dagostino): Speriamo di non dover rimpiangere i debiti fuoribilancio. Non so se hai seguito il dibattito cittadino da quando c’èquesta amministrazione. Siamo passati dalle lezioni o, come diceVendola, dalle «narrazioni» di Natalicchio alle cacche dei cani.A chi sarà affidata la diretta in streaming del consiglio co-

munale. Io già lo so. E tu?

(Vito Favuzzi): Io certamente no, non mi occupo di gestione am-ministrativa, a questo compito sono assegnati i dirigenti comunali.Il mio interesse, in questo caso, è quello di dare massima divulga-zione a ciò che avviene nella massima assise cittadina.(Lia Dagostino): Io lo presumo fortemente. Confido, comunque,in un servizio attento ed imparziale.Se fossimo su Vanity Fair ti chiederei la posizione preferita

nel fare l’amore. Siamo su La Piazza e ai giovinazzesi inte-

ressa già conoscere dei nostri cari politiconi l’iscrizione sul-

la lapide. Li accontentiamo?

(Vito Favuzzi): Preferisco pensare alla vita, per gli epitaffi funebric’è sempre tempo. Si può dire che ho toccato ferro?(Lia Dagostino): La storia si ripete: il popolo di Gerusalemme scel-se Barabba, quello italiano Berlusconi. I Giovinazzesi non scelseroLia Dagostino (ma non scrivetelo sulla lapide: non amo le iscri-zioni lapidee).

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19 NOVEMBRE 2012

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21 NOVEMBRE 2012

Giovinazzo ha tutte le caratteristiche, dallebellezze storico - paesaggistiche alla irripetibileposizione, per divenire una importante cittàturistica. Ed è l’unica scommessa credibil-mente concreta per creare subito economiadiffusa qui, dal momento che i presuppostinoi ce li abbiamo davvero tutti. Conditio sine

qua non oltre alla sicurezza – su cui è immi-nente la presentazione di un piano dimonitoraggio esteso dell’intero territorio -la assoluta pulizia, dalle spiagge alle strade efino all’ultimo giardinetto o spazio pubbli-co; il tutto in un quadro generale di recuperourbano e della vivibilità di «una città che deve

brillare», parola di Sindaco prima e dopo leelezioni. Una premessa necessaria questa perspiegare anche il perché dell’appuntamentomonotematico che l’Amministrazione havoluto organizzare sabato 26 settembre nel-la sala S. Felice: non solo un modo per farsapere o ribadire che i proprietari dei canisono ora tenuti a pena di sanzione a rimuo-vere immediatamente le deiezioni canine susuolo pubblico e a pulire i luoghi sporcati(ordinanza sindacale n.42 del 26.7 c.a.) quantoe soprattutto un’occasione per cercare di pro-muovere un civile chiarimento tra i cittadinicinofili e buona parte del resto della popo-lazione. Inutile negarlo, ma il degrado urba-no dovuto alla presenza di escrementi ani-mali e cattivo odore di questa estate e la con-temporanea comparsa in tutta la città dibottiglie di plastica ‘dissuasive’ – spesso con-tenenti anche sostanze molto pericolose –erano il segnale evidente di una intolleranzadiffusa, se non disperata, che non si potevacerto ignorare. Era dunque un’opportunitàpreziosa, quest’incontro, per aprire un dia-

logo tra posizioni diverse e cercare in-sieme quanti più punti possibili d’incon-tro. Obiettivo purtroppo mancato, no-nostante la buona volontà e preparazio-ne dei relatori al tavolo, perché in unaplatea numericamente preponderante levoci degli ‘altri’ non hanno avuto spaziorispetto alle rivendicazioni quasi a sensounico di chi era venuto evidentemente adifendere o vantare diritti per il suo ami-co a quattro zampe. A ristabilire una og-gettiva misura tra le cose e a fare sintesi,come è solito ripetere, è stato il sindacoTommaso Depalma che ha giustamenterivendicato il merito di aver acceso «il

faro sulla questione» e dichiarato la sua pie-na disponibilità «pur essendoci altre più im-

portanti priorità» a cercare una soluzioneanche ai problemi di chi ama il cane. Manon certo venendo meno ai suoi doveridi tutore dei diritti di tutti i cittadini edella salute pubblica. Di qui la fermezza

multe per le deiezioni non rimosse

a mantenere il divieto di ingresso ai caninel giardino pubblico e nei luoghi analo-ghi frequentati da bambini. Non è certo ilcaso di gettare benzina sul fuoco, ma in-vece di protestare a vanvera perché nonchiedersi piuttosto quali possano essere leragioni di questa limitazione? E qui non sitratta di essere animalisti o meno, ma direcuperare una giusta coscienza civile oltreche una più consapevole conoscenza deirischi a cui ci si può esporre anche in pri-ma persona se l’animale che diciamo diamare non è però attentamente e periodi-camente seguito dal punto di vista veteri-nario. E questo è oltretutto il minimo chegli dobbiamo per tutto l’amore di cui ècapace. Se è vero, come è vero, che il caneè il miglior amico dell’uomo, siamo poicosì certi di ricambiarlo sempre con la stes-sa moneta?

ENRICO

TEDESCHI

UNA CITTÀ A MISURA D’UOMO

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DI GABRIELLA MARCANDREA

il fatto

Siamo entrati nel tempio dell’olio no-strano, nella sede storica della II trav.via XX Settembre del oleificio socialedove confluisce il 90% della racolta del-le olive giovinazesi. In questo stabili-mento nasce «L’Ogliarola diGiovinazzo». Un nome che la Coope-rativa ha voluto dare al proprio olioextra-vergine di oliva per connotarlo edistinguerlo da altre produzioni locali.Siamo entrati nel tempio dell’olio no-strano per capire come sarà l’annataolivicola che è alle porte. Ci sarà – e lodiciamo subito - una grossa perdita siadal punto di vista qualitativo chequantitativo nella raccolta del 2012. Sel’annata precedente è stata interessatada una brutta grandinata nel mese diottobre, quest’anno a farla da padroneè stata la siccità. Tutti ovviamente nonabbiamo ancora dimenticato le tempe-rature record dell’estate e il clima torri-do che hanno impedito il pieno svilup-po delle olive.«Ci prepariamo ad una campagna delle olive

molto difficile in quanto la lavorazione ri-

sulterà difficoltosa. Nella zona di Bitonto e

Giovinazzo non si sono registrate piogge e le

annate precedenti sono state molto più profi-

cue» - spiega Gaetano Turturro, dot-tore in Agraria e vicepresidente dellaCooperativa Olivicoltori a.r.l. diGiovinazzo. Una prospettiva non cer-to allettante per i 500 soci della Coo-perativa che ogni anno fanno confluirele olive dei propri fondi

PREZZO AMARO, OLIO DOLCE

La raccolta avrà inizio a fine ottobre -inizi novembre come tutti gli anni e ilprezzo delle olive si aggirerà sempreintorno ai 33-36 euro al quintale sal-vo mutamenti dell’ultim’ora dovuti al-l’aumento della produzione. «Il prezzo

– prosegue il vicepresidente Turturro– resta comunque al di sotto del costo di pro-

duzione, la redditività è molto bassa. Lemaestranze? I giovani in campagnanon vogliono più andare. Il perché èpresto detto. «Oggi dalle campagne non si

vive più. Abbiamo un problema serio di ri-

cambio generazionale. Quasi tutti i soci oggi

hanno un’età compresa tra i 60 e gli 80

anni ma i figli hanno imboccato altre stra-

de». Un fenomeno, quello dell’abban-dono dei fondi, che sta prendendo sem-pre più piede. Nonostante gli aiuti co-

munitari per riqualificare il terri-torio e concedere nuove possibi-lità, le difficoltà e i sacrifici perseguire gli uliveti sono immensi ela vita di campagna ormai nonprocura nessuna certezza ma soloimprevisti.

INTEGRAZIONE COMUNITA-

RIA PER L’OLIO D’OLIVA. «Dal

prossimo anno – conclude GaetanoTurturro – si registrerà con grande proba-

bilità una diminuzione dei contributi a fa-

vore degli olivicoltori, poiché i fondi della Co-

munità Europea saranno spalmati su tutti i

tipi di coltivazione. Ciò significa che, una

grande risorsa della nostra Puglia, perderà

sempre più colpi e si decreterà la morte del

cuore pulsante della nostra agricoltura».Previsioni senza ottimismo dunque checi lasciano l’amaro in bocca e che cifanno assistere ad un fenomeno di fron-te al quale restiamo sempre più impo-tenti pur essendo coscienti che oggidovremmo privilegiare soltanto i pro-dotti a chilometro zero, cioè i fruttigenuini della nostra terra.

SEGNALI POCO CONFORTANTILa nuova campagna olearia? Il caldotorrido ha impedito il pieno sviluppodelle olive

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23 NOVEMBRE 2012

Un mondo di sacrificio e lavoro duro. Ilmondo dei frantoi, delle campagne e deicontadini. Simbolo della dieta mediterra-nea che madre natura ci ha regalato. Perquesto, con un esperto del settoreagroalimentare, tenteremo di «demolire»tante vanterie senza senso.Partiamo con l’analizzare il prodotto fini-to, quello che viene venduto sugli scaffalidella grande distribuzione nei supermerca-ti. Spesso sulle etichette/bottiglie appaio-no indicazioni particolari che mirano a farsembrare un olio diverso dagli altri e «spe-ciale» in generale per giustificare un prezzopiù alto. Si tratta di specchietti per le allo-dole verso le massaie-consumatori. Tentia-mo di smascherarli.a) PRIMA SPREMITURA. Non signi-fica niente: non è affatto detto che l’olio diprima spremitura sia migliore. A volte èeccessivamente acido.b) PREMITURA A FREDDO. Le buo-ne norme di lavorazione prevedono il man-tenimento di temperature il più possibilebasse durante tutte le fasi del processo pro-duttivo: ma una lavorazione assolutamentea freddo è impossibile visto che il procedi-mento stesso di frangitura meccanica creacalore. Questa dichiarazione non corrispon-

de a nessuna definizione precisa di legge enon è controllabile.c) BASSA ACIDITÀ. È vero che più èbassa l’acidità, migliore è l’olio. Ma la sem-plice scritta «bassa acidità» non dà nessunagaranzia di acquistare un olio con tenoredi acidità inferiore ad altri, che non fannovanto particolare. Alcuni oli extraverginehanno un tenore di acidità molto basso,senza necessità di dichiararlo in etichetta.d) NON FILTRATO. L’olio mantienel’aspetto torbido dovuto alla presenza dimucillagini, bollicine d’aria e particelle d’ac-qua nebulizzate. Non è un vantaggio, anzi,l’olio potrebbe irrancidirsi più in fretta diquello filtrato.e) ROBUSTO-GENTILE. Terminigenerici: fanno riferimento alle caratteri-stiche di sapore dell’olio ma non indicanonulla di preciso. Il modo migliore per ca-pire se un olio è di vostro gusto è assag-giarlo. Dalle nostre parti abbiamo: cimadi Bitonto (oliarola) e la coratina.f) DIETETICO. Per prima cosa sgom-brate il campo dall’illusione che un oliodietetico sia meno calorico o “più magro”.Tutti gli oli di olive (di semi), sono costitu-iti al 99% da materie grasse e sono gli ali-menti più calorici in assoluto (9 Kilocalorie

a grammo). Dietetico significa solo che al-l’olio sono state aggiunte alcune sostanze dalpunto di vista nutrizionale (vitamine).g) OLEIFICIO DI… Segue a questo ilnome di una città conosciuta e rinomata (diregione) per il suo olio. Toscana, Puglia, Li-guria. Attenzione: il luogo dove è postol’oleificio può non essere affatto quello doveè stato imbottigliato. Le olive e l’olio po-trebbero arrivare da qualsiasi altro postofuori dalla nostra nazione. L’indicazione«Prodotto in Italia» dà garanzie ragionevoliche trattasi di olio fatto in Italia. Comunquesi tenga ben presente che la provenienza del-l’olio in sé non dà indicazione sulla qualitàma sul gusto. Per esempio l’olio ligure è piùdelicato di sapore del nostro olio pugliese, iconsumatori e le massaie sono avvisati.Per denunciare i casi sopraindicati, telefona-re alnumero verde del Comando Carabi-nieri - Politiche Agricole e Alimentari800.020.320

MICHELE DECICCO

OLIO EXTRA VERGINE, Il decalogo per non farsi so-

praffare dalla pubblicità ingannevole

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24

Page 25: LA PIAZZADI GIOVINAZZONOVEMBRE 2012

25 NOVEMBRE 2012

Un’estate calda, funestata da scippi e rapi-ne soprattutto nei confronti degli anziani.Ogni azione però ha il suo seguito e il 14

settembre due persone sono state denun-ciate a piede libero dai Carabinieri dellalocale stazione per lo scippo di unacatenina effettuata nei primi giorni di set-tembre nei pressi della Villa Comunale. Siera da tempo sulle loro tracce e ora si è inattesa dell’ordinanza di custodia cautelaredella Procura di Bari. Altri risultati sonostati ottenuti il 20 settembre con la de-nuncia di due donne di etnia rom trovatein possesso di arnesi da scasso e monili inoro dai Carabinieri durante un controllo.Sono state fermate e denunciate a piedelibero. Stesso copione il 12 ottobre,

allorquando sono state denunciate duepersone, una minorenne e un’altra mag-giorenne, sempre di etnia rom, in posses-so ingiustificato di cacciaviti e strumenti perl’apertura delle porte blindate. Un invito

dunque alla cittadinanza di chiudere

sempre a chiave le porte blindate, al-

trimenti la loro installazione non ci

rende affatto sicuri perché possono

essere aperte in qualsiasi momento.

RAPINE. E’ il 21 settembre, orario dichiusura serale. La Farmacia Fiore è tea-tro dell’ennesima rapina. Tre malviventi tra-visati con caschi da motocicletta si sonointrodotti nell’esercizio e con una pistolahanno intimato i presenti dietro il banco-ne a consegnare il danaro contante.Dopodiché si sono allontanati probabil-mente a piedi. Ad oggi le indagini sonoancora in corso per l’individuazione deimalviventi che sono riusciti ancora unavolta a scalfire il senso di sicurezza dei ti-tolari di farmacie ed esercizi commerciali.E’l’8 ottobre. Un’altra rapina ha colpitoun commerciante giovinazzese nelle pri-

me ore del mattino mentre si recava al mer-cato ortofrutticolo per gli acquisti di rito.E’stato raggiunto nel suo garage da tremalviventi travisati e muniti di pistola lohanno costretto a consegnare il danaro con-tante che aveva con sé. Sono poi fuggiti apiedi e attualmente sono in corso le indagi-ni sul caso.E’il 18 ottobre, parliamo di una rapina incui i malviventi, gli ennesimi rapinatori d’as-salto, sono finiti nel sacco. Di originebitontina, con spavalderia e decisione han-no aggredito una giovane coppia diGiovinazzo in auto, nei pressi del TouristVillage, direzione S. Spirito. Volti travisati euna pistola, affamati di danaro contante,hanno colpito il giovane senza esitare e sot-tratto effetti personali. Un carabiniere inborghese però, informato di ciò che stavaaccadendo ha bloccato il ribaldo che si sta-va dando alla fuga con il suo complice.Intervenuti i Carabinieri della Stazione diMolfetta, è stato condotto in caserma e im-mediatamente si è riusciti a risalire all’altrocomplice che è stato rintracciato a Bitontonella sua abitazione. I due, incensurati, sonostati associati alla Casa Circondariale di Barie la refurtiva è stata restituita alla coppia.

ROGHI D’AUTO. Un incendio di un’au-tovettura Renault Clio si è registrato il 29

settembre in viale Aldo Moro, nella zona167. Sconosciute le motivazioni come an-che gli autori. Ci si auspica che possa trat-tarsi comunque di un episodio sporadico eche non faccia tornare l’incubo degli incen-di a raffica di vetture usate che haattanagliato Giovinazzo fino a qualche meseaddietro.

LADRI DI BICICLETTE. Le biciclet-te invece continuano ad essere sempre presedi mira dai ladruncoli. Che poi vengono

la cronaca nera

GABRIELLA

MARCANDREA

RAPINE E FURTI IN DISCESA

denunciati soprattutto se colti in flagranzae spediti in carcere. È quanto è successo il4 ottobre a P.I., un giovinazzese che, nellazona 167, all’interno di un cortile, ha com-piuto una bravata. Che gli è costata abba-stanza cara perché è stato immediatamentescoperto dai Carabinieri della locale stazioneche lo hanno fermato nei pressi della sta-zione su segnalazione di un cittadino cheaveva assistito alla scena. La bicicletta è sta-ta riconsegnata al legittimo proprietario.

LO SCIPPO. 12 ottobre, intorno le ottodi mattina. Non poteva mancare nel mesein corso il classico scippo ai danni di unasfortunata donna che dopo aver parcheg-giato l’auto ha visto sottrarsi la borsa da unmalfattore che ha agito da solo, lasciandopoi perdere le tracce. Episodi spiacevoli chedevono farci riflettere sulla mancanza di si-curezza personale dettata da pochi«mestieranti di strada» che, ad oggi, conti-nuano ad agire indisturbati approfittandodella distrazione dei cittadini.

I PRIMI RISULTATI DELLE FORZE DELL’ORDINE.SVENTATA UNA RAPINA NEI PRESSI DEL TOURIST VILLAGE

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26

DI SERGIO PISANI

ATTILIO DACONTO, MILITAREL’erosione?

«Si poteva

evitare. Il

fenomeno è

stato trascu-

rato negli ul-

timi decenni»

l’angolo del lettore

Cari lettori, questo mese La Piazza sisofferma in quella casa dietro la stazione,abitata da anni dal gen. Ottavio Daconto.Per dire la verità, davanti a quella casa, doveuna volta sostavano i treni merci lunghicome mostri che uscivano dalla Ferriera, cisiamo passati un po’ tutti durante le pas-seggiate di campagna. Solo adesso mi sonofermato per visitarla. Ad attendermi, il fi-glio del generale, Attilio Daconto, «un mi-litare» come semplicemente ama farsi chia-mare, nipote del dott. Saverio Daconto,medico in prima linea durante la GrandeGuerra e l’ultimo storico del secolo breve.L’angolo del lettore è un’escursione lungoil sentiero della memoria: in quella casa doveoggi sfrecciano gli eurostars vi è una bi-blioteca di interesse locale, la più ricca e lapiù grande di Giovinazzo in fatto di nume-ri per documenti e opere custodite. «La bi-

blioteca - spiega Attilio Daconto – si è forma-

ta nel tempo grazie alla sensibilità dei miei avi ed

era lo studio di mio nonno. Poi, fu resa di più agile

consultazione da mio padre che negli ultimi anni

avviò l’informatizzazione dei cataloghi cartacei. Non

è aperta al pubblico ma chiunque chiedesse di con-

sultare le pubblicazioni custodite, la mia famiglia è

pronta a metterle a disposizione».

CEMENTIFICAZIONE SELVAG-

GIA. Il nome dei Daconto si lega indisso-lubilmente con l’amore per Giovinazzo.

Famiglia di antiche tradizioni, Attilio haimparato dal papà ad amare la Patria e laBandiera. E soprattutto Giovinazzo. «Già,

Giovinazzo trasformata negli ultimi quarant’anni

da un’espansione urbanistica che ha consentito a

tanti di vivere in case confortevoli ma che non sem-

pre, sembrerebbe aver tenuto in debita considera-

zione l’ambiente in quel giusto ed armonico rap-

porto tra ‘cemento’ e ‘verde’». Le conseguenze?Allagamenti, smottamenti, campagneinondate dall’acqua. «La natura, di tanto in

tanto, si ribella - puntualizza Attilio Daconto- tracimando in mare tutto ciò che incontra sul suo

percorso colpendo, purtroppo, in modo indiscriminato.

A distanza di 27 anni le montagne ferrose dell’ex

AFP sono ancora lì a salutare i viaggiatori dei

treni mentre il programma di risanamento, di bo-

nifica e messa in sicurezza del territorio è ancora

in mente dei ».

L’EROSIONE? SI POTEVA EVITA-

RE

Il mare si mangia la costa. L’erosione avan-za e si è mangiata anche il tratto della Ro-tonda. «Il fenomeno è stato, un po’ ovunque, tra-

scurato negli ultimi decenni. Se avessimo, negli anni,

razionalizzato qualsiasi intervento antropico forse

avremmo ancora potuto fruire del nostro bel Lun-

gomare». Quanto ai lavori di messa in sicu-rezza del lungomare per fronteggiare ilmoto ondoso «non sempre è facile e semplice

fronteggiare l’erosione delle coste. La direzione e

l’intensità delle correnti e delle mareggiate variano

non solo nel corso degli anni ma anche ovviamente

delle stagioni movimentando, da una zona ad un’al-

tra della costa migliaia di metri di cubi di sedimen-

ti. Sarebbe necessario, prima di realizzare qualsia-

si opera, uno studio idrodinamico attento e partico-

lareggiato dei moti ondosi, propedeutico alla messa

in opera delle barriere frangiflutti». Pensieri e pa-role di Attilio Daconto, Ufficiale del Cor-po delle Capitanerie di porto con il gradodi Capitano di Fregata e da poco tempo inservizio a Bari, dopo aver assolto a nume-rosi incarichi nei vari Comandi del Corpodisseminati lungo le coste italiane ed averricoperto, da ultimo, l’incarico di UfficialeSuperiore addetto al Ministro delle Infra-strutture e dei Trasporti.

IL SOGNO DEL PORTICCIOLO

TURISTICO

Una marineria in crisi. «Non sono a conoscenza

della situazione della marineria di Giovinazzo ma

un porto, con una banchina ma senza adeguati fon-

dali e senza i necessari servizi non ha molte possibi-

lità di operare». Il porticciolo turistico potevaessere un punto d’arrivo e un punto di par-tenza per tutti coloro che volevano dareimpulso turistico attraverso il mare. «Invece

resta un’araba fenice. Giovinazzo perse, per ragio-

ni che ignoro, la possibilità di accedere ai Fondi

POP 94 – 98 ed avere, così, quelle possibilità che

cittadine limitrofe hanno avuto e saputo sfruttare.

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27 NOVEMBRE 2012

Oggi temo sia una strada non semplice da percorrere, quanto meno

nel breve periodo». Insomma, accontentiamoci almeno divedere le lampare turistiche.

PULIZIA DEL MARE

Non lasciatevi ingannare dai dati diramati dalla GolettaVerde di Legambiente che usa una metodologia di azionemolto discutibile e che a soli fini propagandistici riesceanche a spostare flussi turistici verso alcuni territori anzi-ché altri. «Il nostro mare è tra i più puliti del Nordbarese. Certo,

la Puglia ha nel Salento un luogo di assoluta eccellenza dovuto anche

alla posizione geografica che consente un continuo ‘ricambio’ delle

acque». E la famosa schiuma densa e biancastra che ci ap-pare come acqua che bolle in pentola nella stagione deibagni? «La schiuma che, a volte, affiora sul nostro mare può deri-

vare da non corrette procedure delle navi in transito oppure essere di

natura antropica. In entrambi i casi non sempre è facile scoprirne le

cause e gli autori ma, credimi, che gli Organi preposti al controllo

sono vigili e pronti a sanzionare chi violi le norme di tutela ambien-

tale». Forse, senza andare molto lontano, sono gli scarichianche di depuratori malfunzionanti.

TOPONOMASTICA CITTADINA

Più spazio alla memoria cittadina. «Giovinazzo è un paese

dalla storia antica e con cittadini che, nel loro piccolo, hanno contri-

buito, dando lustro alla Città, alla storia della nostra Nazione e che

non sempre le Amministrazioni, che si sono succedute nel tempo,

hanno adeguatamente onorato con l’intitolazione di vie cittadine».

Fin qui la voce di Attilio Daconto, figlio del generaleDaconto che ha combattuto, inquadrato nel 184° Rgt.Folgore del Corpo Italiano di Liberazione, la guerra diLiberazione impugnando il Tricolore e nessun altra ban-diera. E che attende più di qualche illustre sconosciutol’intitolazione di una strada cittadina.

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29 NOVEMBRE 2012

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30

S. ANGELOIn ogni luogo di culto cristiano è facile trovare immagini di an-geli.La figura dell’Angelo come simbolo delle gerarchie celesti, ap-pare fin dai primi tempi del cristianesimo in prosecuzione dellatradizione ebraica. Come celesti messaggeri, nei momenti piùimportanti della Storia della Salvezza, la Bibbia cita gli Arcangeli:Michele, Gabriele e Raffaele.Michele, capo dell’esercito celeste, lasciò il segno della sua pre-senza sul Gargano e il luogo dove la tradizione vuole che abbiaimpresso la sua orma sulla roccia venne chiamato “Monte San-t’Angelo”; a Roma apparve a papa S. Gregorio Magno sul Ca-stello che poi, a Lui intitolato, si chiama ancor’oggi “Castel S.Angelo”. Gabriele il messaggero di Dio, apparve al profetaDaniele, a Zaccaria per annunciare la nascita del Battista, ed allaVergine per annunziare la venuta del Messia. Raffaele citato nelLibro di Tobia, fu guida e salvatore dai pericoli del giovane Tobia.Dei tre Arcangeli è attorno alla figura di Michele, genericamentedenominato “Angelo” poiché tale per eccellenza, che si sviluppòla devozione maggiore quando la chiesa di Costantinopoli nonsi era ancora scissa da quella di Roma.Così anche in Giovinazzo, passaggio per i pellegrini diretti sulGargano, il suo culto dové diffondersi da tempo immemorabile.

1^IPOTESIGli storici Paglia e Marziani, senza fornire fonte documentaria,riferiscono essere intitolata a S. Michele Arcangelo l’attuale Chie-sa del Carmine in via Cattedrale, una volta chiesa di “S. Angelodei greci”.Così scriveva Ludovico Paglia: «Furono mentre anche domi-navano i Greci edificate nella nostra città varie chiese peruso del lor clero … e dentro le sue mura la Chiesa di S.Michele Arcangelo detto comunemente S. Angelo de’ Greci;hoggi rifatta con il titolo di S. Maria del Carmine» (Istoriedella città di Giovinazzo, p 27).I documenti testimoniano però per quella chiesa solo l’anticotitolo di “S. Angelo”, mutato in S. Maria del Carmine nel 1598con l’insediamento dell’omonima confraternita.Accanto alla chiesa vi è il palazzo dei sigg. Marziani. Lo smussodell’angolo su via Cattedrale e via Lecce di quel palazzo presentaun piccolo bassorilievo nel quale è raffigurato un angioletto cheaccompagna per mano un bimbo, che si è sempre ritenuto vo-lesse richiamare l’antico titolo “S. Angelo” della vicina chiesa.Tanto però in contraddizione con quanto riferito dal Paglia.

2^ IPOTESIEssendo quella del bassorilievo la più classica iconografia dell’ar-cangelo Raffaele che accompagna il piccolo Tobia, chi scriveinvece aveva ipotizzato che il bassorilievo fosse stato lì appostoin considerazione della grande devozione che la famiglia dellostorico riservava all’Arcangelo Raffaele, in virtù di quanto si leg-ge a p. 180 delle Istorie della città di Giovinazzo di Luigi Marziani:«Chiesa S. Maria degli Angeli … ha delle statue fra le quali … il piccologruppo dell’Arcangelo Raffaele in atto di salvare Tobia dal mostro marino,di patronato de’ Marziani, che hanno obbligo di solennizzarne la festa». Diquesto gruppo statuario si son oggi perse le tracce.Ma è possibile avanzare un’altra ipotesi.

3^ IPOTESINel 1614 la chiesa del Carmine fu affidata ai padri Somaschichiamati a Giovinazzo dal vescovo Giulio Masi perché fornisse-ro adeguata istruzione ai fanciulli ed agli adulti del luogo cheversavano in precarie condizioni culturali.Lo studio di Rosanna Carlucci relativo alla presenza in Giovinazzo

dei Somaschi, pubblicato sull’ultimo numero di Odegitria, an-nali dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Bari faluce su questa pagina della storia della Chiesa e della città diGiovinazzo.Con atto rogato dal notaio Garofoli il 28 febbraio del 1615(ASBa, piazza di Giovinazzo, sk. 8, vol. 62) la confraternita delCarmine cedette ai padri Somaschi non solo la chiesa ma anchealcuni immobili attigui, dei quali è indicata chiaramente l’ubicazionee il pregresso titolo di proprietà. Dall’atto di cessione si evincechiaramente quali furono i locali destinati ad abitazione e scuoleper i Padri. «l’è stato concesso spontaneamente … vera et reale possessioneet dominio ch’essa congregatione et confraternità have et tiene sopra …casamenti … lasciati per il quondam notar Dattilo Petroni de Seclino site etposte dentro di questa città nel pittagio del Vescovado prope le case d’AngeloAntonio Paglia, iuxta la casa di Prospero Biancolella, iuxta la stradapublica si va dalla piazza al vescovado, iuxta il vico con-tiguo alla chiesa predetta ed alle case et trappeto furonodelli Sassi, iuxta l’antemorale della città et altri fini».È chiaro che i locali concessi ai padri erano separati dalla chiesada una via: l’attuale tratto di via Lecce che sbocca sul Lungoma-re, e quindi erano quelli corrispondenti all’attuale palazzo Marziani.Questo immobile, seppur modificato più volte dal ‘600 ad oggi,a grandi linee presenta alcune delle caratteristiche strutturali dellacostruzione indicata nell’atto «case consistenti in un corpo basso grande

NEL XVII SECOLO

DI DIEGO D

ALCUNE IPOTE

RIGUARDO A

ALCUNE DEVOZI

storia

CHIESA DEL CARMINE,

PALA DELL’ALTARE

MAGGIORE, IN BASSO DA

SINISTRA: S. MARIA

MADDALENA DE PAZZI

(CUORE IN MANO), S.

ORSOLA (BANDIERA),

S. SIMONE STOK (FON-

DATORE DEL

CARMELO), S. GIUSEP-

PE (CUI ERA DEVOTA LA

CARMELITANA S. TERE-

SA D’AVILA), S. PIE-

TRO D’ALCANTARA

(CROCIFISSO IN MANO),

S. GIOVANNI DELLA

CROCE (LIBRO IN

MANO), S. TERESA

D’AVILA (CROCE)

Page 31: LA PIAZZADI GIOVINAZZONOVEMBRE 2012

31 NOVEMBRE 2012

a modo di refettorio con cisterna grande cavata solamente, non fabricata,cortiglietto mezzo scoverto con scala di pietra». Ulteriore descrizione ènella relatio ad limina del vescovo Agnello Alfieri del 1688.Considerato che, come riferisce l’atto notarile summenzionato,quell’edificio doveva essere stato adibito a dimora dei padriSomaschi, e dové essere scuola per i fanciulli, si può avanzareun’altra ipotesi priva però di un supporto documentario cir-ca la presenza del bassorilievo con la figura dell’Angelo propriosu quel palazzo.Nel testo di Marco Tentorio Saggio storico sullo sviluppo dell’ordinesomasco si legge che i padri Somaschi avendo la cura dei fanciulli,per ogni dove andavano diffondevano una devozione verso l’An-gelo custode. Ciò avveniva perché quei padri vedendo affidatialla loro paterna cura gli orfani e i derelitti, sentivano il dovere difar sentire a questi piccoli innocenti che non erano orfani nel sensointegrale della parola. Dio e la Madonna con il ruolo di padre emadre di tutti i viventi erano per quei piccoli collocati in una sferatroppo alta, e pertanto avevano bisogno di un compagno, di unamico invisibile, che tangibilmente li assistesse anche nelle necessitàmateriali. L’aver insegnato ai piccoli orfani a confidare nella pro-tezione del loro Angelo Custode oltre a testimoniare negli educatoriuna perfetta conoscenza dell’animo infantile, era frutto di peda-gogia cristiana.Considerato quindi che i Somaschi in Giovinazzo oltre alle predi-che di avvento e quaresima, visite agli infermi, confessioni, edaltre opere di culto tenevano «le scuole tanto d’umanità quanto di scien-ze, ed attendevano all’opera dei trovatelli», è lecito ipotizzare che sull’edi-ficio adibito ad accogliere i piccoli avessero voluto far scolpirel’angioletto custode amico dei piccoli.Se lo stato dell’edificio all’epoca dei Somaschi non fosse purel’attuale, è possibile pensare ad un reimpiego delle pietre durante ilavori di ristrutturazione e quindi alla incastonatura in quell’angolodi quel concio scolpito.

E CEGLIAS. ORSOLAGli stessi padri potrebbero aver diffuso in Giovinazzo anche unaltro culto, quello di Sant’Orsola. Sempre dal testo del Tentorioinfatti si apprende che in ogni luogo dove prendevano dimora ipadri ne portavano la devozione.Non a caso proprio nella chiesa del Carmine, utilizzata daiSomaschi agli inizi del Seicento, nella pala dell’altare maggiore, asinistra di chi guarda, tra diversi santi carmelitani e san Giuseppevi è una santa che regge un vessillo bianco con croce rossa, (se-gno di vittoria sulla morte per mezzo del martirio) elementoiconografico proprio di S. Orsola. Una Passio del X secolo, in-fatti, narra di una giovane bellissima, figlia di un re bretone, cheaccettò di sposare il figlio di un re pagano con la promessa che sisarebbe convertito alla fede cristiana. Partì con 11.000 verginiper raggiungere lo sposo, ma l’incontro con gli Unni, Attila pro-vocò il loro martirio ed Orsola fu trafitta da una freccia perchénon aveva voluto sposare lo stesso Attila.La tela è attribuita ai de Musso ed ascritta al XVIII secolo, quan-do i Somaschi non erano ormai più presenti a Giovinazzo, e ciòpotrebbe essere testimonianza di un culto mantenuto vivo anchedopo la loro partenza. Oltretutto a Sant’Orsola era intitolato unbeneficio fondato nella stessa chiesa del Carmine ed ancora esi-stente nel 1749, come si evince dagli atti per la successione delsacerdote beneficiario. Non sarebbe questo il primo caso in cuiin una chiesa, in unico dipinto si ritrovano effigiati i Santi titolaridi benefici in essa eretti o di altari demoliti. Diversa ipotesi avan-za l’arch. Francesco Palmiotto circa la presenza di Sant’Orsola inquella tela. Durante la relazione tenuta anni addietro in occasionedella riapertura al culto della chiesa del Carmine l’architettoricollegava la rappresentazione di Sant’Orsola alla devozione versodi Lei da parte dei Giudice signori di Giovinazzo, che in Napoliavevano palazzo attiguo alla chiesa di S. Orsola e che per lorodevozione verso la Madonna del Carmine e la Santa avrebberocontribuito se non addirittura commissionato l’opera ai De Musso.La devozione a Sant’Orsola, protettrice delle ragazze e delle sco-lare, comunque si tramandò negli anni, e fino al secolo scorso,tanto che alcuni nostri concittadini ricordano ancora la preghieraalla Santa recitata ogni sera dai propri nonni.

S. CARLOIl Tentorio scrive ancora che ai Somaschi si deve anche la diffu-sione della devozione a S. Carlo Borromeo, osiamo quindi sup-porre che anche in Giovinazzo possano essere stati i Somaschi adiffonderne il culto e la devozione.Carlo Borromeo era stato elevato agli onori degli altari il 1 no-vembre 1610 da appena ed essendo stato uno dei maggiori be-nefattori dell’Ordine Somasco, appena proclamato santo era daipadri annoverato tra i suoi principali protettori.È del 1614 (anno di insediamento dei Somaschi) un atto in cuiappare citato per la prima volta un altare dedicato a San CarloBorromeo. Si tratta della pergamena n. 1261 dell’Archivio Capi-tolare, atto notarile rogato dal notaio Francesco AntonioCapograsso con il quale l’Arciprete Riccio istituiva un legato conl’onere di quarantotto messe in suffragio dei suoi genitori dacelebrarsi sull’altare di San Carlo nella Chiesa di Sant’Andrea.Nella stessa chiesa agli inizi del ‘600 si ritrova eretta una confra-ternita intitolata a S. Carlo Borromeo che è lecito ipotizzare siasorta ad opera o grazie all’impulso dei Somaschi. Di questa con-fraternita non è stato finora rinvenuto l’atto istitutivo, ma la suaesistenza in quel periodo è attestata da alcuni atti notarili in cui lastessa appare destinataria di lasciti o parte di contratti; della stessasi perdono le tracce sul finire dello stesso secolo XVII.

ESI

AD

IONI

nostra

PALAZZO MARZIANI,

BASSORILIEVO CON L’ANGELO

DIEGO DE CEGLIA

Page 32: LA PIAZZADI GIOVINAZZONOVEMBRE 2012

32

Chi l’avrebbe detto? L’attuale ministro peri Beni e le Attività culturali, Lorenzo Ornaghi,conosce, anzi è un estimatore di Giovinazzo.Ora Ornaghi è componente del governotecnico del bocconiano Mario Monti, re-clutato anche lui dal mondo dell’Università,questa volta dalla Cattolica, della quale è statorettore fino a qualche settimana fa (per lacronaca sono tre i docenti dell’UniversitàCattolica di Milano che compongono l’at-tuale compagine governativa: oltre al prof.Ornaghi, i proff. Balduzzi e Giarda, rispet-tivamente ministro della Salute e dei Rap-porti con il parlamento).Ma torniamo a Lorenzo Ornaghi. Nel ba-rese è stato diverse volte, ed è tornato re-centemente per affrontare i problemi delteatro Petruzzelli. Ma i suoi primi viaggipugliesi sono stati proprio per visitareGiovinazzo e Bitonto in tempi non sospet-ti, già qualche anno fa, in occasione dellapresentazione di un mio libro nella sua ve-ste di magnifico rettore dell’Università Cat-tolica e per visitare la Fondazione Opera

ineditoDI AGOSTINO PICICCO

inedito

Santi Medici di Bitonto nel suo ruolo allo-ra di presidente dell’Agenzia governativaper il volontariato.

LA CONFERENZA IN SALA SAN

FELICE

Ho chiaro il ricordo del suo arrivo in ae-roporto, dove ero andato a prelevarlo, lesue battute sulla Puglia e i pugliesi (luibrianzolo puro sangue), le scenette per farloaccomodare in auto al posto che a lui spet-tava, la discrezione con la quale si muove-va non facendo pesare la sua carica (quan-do l’auto di rappresentanza con la qualeraggiungevamo Giovinazzo parcheggiòsotto il Comune, dove eravamo attesi, alvigile di servizio fece il mio nome e non ilsuo). Anche a pranzo emerse lo stile so-brio lombardo (con la scusa che dovevaparlare e non poteva appesantirsi avevaevitato di mangiare il dolce). Poi gli erastato spiegato che non si può venire inPuglia e non assaggiare i dolci, e allora nellacena che aveva seguito la conferenza ave-

UN INUSUALE

PROFILO DI LORENZO

ORNAGHI CHE HA

STRIZZATO L’OCCHIO

ALLA NOSTRA

BOMBONIERA

va accettato pure il dolce, ma con l’occhioattento a non esagerare vista la quantità del-le portate soprattutto dei nostri antipasti.Penso di poter dire che Giovinazzo gli halasciato un bel ricordo, sia per l’attenzionedella gente che in sala san Felice - ricevutodall’allora commissario prefettizio FilomenaDabbicco - gli aveva tributato una buonaaccoglienza, sia per la bellezza dei luoghi edel centro storico in particolare che avevaammirato pur fugacemente (dato che que-ste autorità quando si spostano hanno sem-pre i minuti contati).

IN CONCATTEDRALE

In occasione di una visita successiva pressola Fondazione Santi Medici di Bitonto, unodei maggiori enti non profit di Puglia doveera stato invitato in qualità di Presidente del-l’Agenzia del volontariato, avevamo mostra-to al prof. Ornaghi qualche altro scorciocaratteristico di Giovinazzo. Dato che man-cava qualche ora alla prevista conferenza,avevamo fatto sì che Ornaghi visitasse ve-

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locemente il nostro porticciolo e il relativo lungomare. Eragià sera ma si intravedevano ancora in lontananza i baglioridel tramonto. In quella circostanza mettemmo nel program-ma anche una veloce visita alla concattedrale. Il parroco, purcon poco preavviso, fu molto premuroso e accompagnòpersonalmente l’illustre ospite a visitare le vestigia del passa-to presenti sull’altare maggiore della cattedrale, i vari fregiartistici e infine la cripta. Se avesse saputo che sarebbe diven-tato ministro per i beni culturali….Le vecchiette presenti a messa notarono il distinto signoreche, accompagnato dal parroco-cicerone, ammirava tele, sta-tue e soffitti, ma solo dopo che era andato via osarono chie-dere chi fosse. Non era cosa di tutti i giorni vedere il rettoredell’Università Cattolica, nonché presidente di organismigovernativi, aggirarsi discreto tra i nostri cimeli cittadini.Lorenzo Ornaghi ha ottima memoria e anche in questa se-conda visita dimostrò di ricordare bene scorci artistici e datistorici che gli erano già stati illustrati la volta precedente.Adesso il ministro, che all’epoca aveva altro tipo di respon-sabilità, si misura quotidianamente con i problemi della tute-la e della promozione del patrimonio artistico italiano. InItalia, nazione ricchissima di opere d’arte per la sua lungastoria gloriosa, ci sono tanti monumenti che richiedono in-terventi urgenti, promozione più valida, ecc., ma penso cheGiovinazzo gli sarà rimasta nei ricordi più cari, agli inizi dellasua sfolgorante carriera. Sicuramente ricorderà i luoghi arti-stici di pregio (anche se non conosciuti nel circuito turisticonazionale) e le persone che qui l’hanno accolto con semplici-tà, deferenza e amicizia.

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Uno dei più importanti teatri lirici ita-liani, quello di Trieste, ha da quattroanni il privilegio di avere tra i suoi or-chestrali un clarinetto figlio della no-stra Puglia, della nostra Giovinazzodove è rimasto fino al compimentodella sua maggiore età. Non è un fi-glio qualsiasi, è un artista del qualedobbiamo andar fieri perché l’interes-se per la musica che lo ha sostenuto,l’ha coltivato sin da piccolo nella no-stra banda cittadina G. Verdi. France-sco Defronzo ha iniziato gli studi alconservatorio N. Piccini di Bari, sottola guida del Maestro M. Consueto, stu-di che poi ha concluso a Milano. Se-condo clarinetto dell’Orchestra delTeatro Lirico ‘G. Verdi’ di Trieste,Francesco Defronzo si è diplomatopresso il Conservatorio di Milano conLuigi Magistrelli e, dopo aver frequen-tato masterclass con A. Carbonare, haconseguito il Diploma di II livello aModena col massimo dei voti e la lodeseguendo i corsi di C. Giuffredi. Ha rag-giunto eccellenti risultati in campo ar-tistico e ha collezionato diversiprestigiosi premi a livello nazionale edinternazionale: ai concorsi Ponchiellidi Cremona, Città di Carlino, G. Mensi(3° premio), S. Mercadante (2° premiocon 1° non assegnato), Città di Chieri(2° premio), Rino Viani (1° premio).Già prima parte dell’Orchestra Giova-nile Italiana e dell’Accademia del Te-atro alla Scala, ha vinto nel 2008 il con-corso presso l’Orchestra L. Cherubini

diretta da Riccardo Muti che, come eglistesso racconta in una recente intervi-sta, lo ha in simpatia perché conterra-neo; possiamo essere certi però che siail suo alto livello artistico ad aver colpi-to il Maestro. Francesco Defronzo è natoil 23/10/1980 e a soli 32 anni può van-tare nella sua ancora breve ma giàprestigiosa carriera, la collaborazionecon l’Orchestra della Fondazione Toscaninie, come vincitore di audizione, con l’Or-chestra della Toscana e quella del Tea-tro Regio di Torino. Il suo debutto dasolista l’ha visto esibirsi nel Concerto diMozart, accompagnato dall’Orchestra diPadova e del Veneto con la bacchettadi H. Schellenberger.Quello che più entusiasma è che, tantafama e notorietà nei più autorevoli tea-tri lirici italiani, non gli ha fatto dimen-ticare le sue origini e la sua terra nellaquale, se avesse un contratto a tempoindeterminato, egli dice tornerebbe disicuro. E non sono certo parole al ven-to: recentissima, dello scorso mese, è lasua partecipazione ad una delle audizionibandite dal teatro lirico Petruzzelli perla formazione dell’orchestra e del coro,audizione che ha vinto, ma la propostadel teatro pugliese è di un contrattotriennale e, non si può lasciare il certoper l’incerto. Il nostro clarinettista assi-cura però la sua collaborazione con ilPetruzzelli quando gli impegni triestiniglielo consentiranno. Noi non possiamoche augurarci che questo accada fre-quentemente e al più presto.

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Il comitato

di redazione

FRANCESCO DEFRONZO, il clarinettistadell’orchestra del Petruzzelli

il personaggio

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Ai miei tempi, Giovinazzo confinava anord-sud-est e ovest che le checevue.

Per i giovani non avvezzi a questi terminipreciso che la checevue.significava semplice-mente un orto.Oggi, de le checevue di una volta, si sono per-se le tracce ed appena fuori la cittadina tro-vi campi incoltivati, erbacce, alberi con lechiome in disordine e resti di vecchi orti delnostro tempo passato.Gli orti cominciavano subito dopo il mi-nuscolo centro cittadino. All’inizio di ViaMolfetta, subito dopo il macello comunaledopo il vecchio palazzetto dello sport,dopo Via Vittorio Veneto, vicino alla Scuo-la Don Bosco. Gli orti circondavano il ci-mitero e si estendevano anche oltre la lineaferroviaria.Oggi, i prodotti che arrivano sulle nostretavole, sono coltivati in campi attrezzati conserre e con sistemi di innaffiatura idonea perogni prodotto. L’agricoltura era perGiovinazzo una enorme risorsa economi-ca perché provvedeva a quasi tutto ilfabbisogno alimentare dei cittadini, essen-do sconosciute ed assenti le tecnologie com-merciali di oggigiorno che ti consentono dimangiare pesce fresco che arriva dal Giap-pone e ciliegie a Natale. Al lavoro dei cam-pi si dedicava tantissima gente. Ancora unavolta, mi ripeto, per dirvi che la parola di-soccupazione non esisteva nei vocabolari delnostro paese. Il lavoro degli orti era moltoduro ed erano quasi tutti a conduzione fa-miliare e fra le rutuene non mancava lo spiri-to di emulazione, anche perché riuscire avendere i propri prodotti significava benes-sere familiare. Le rutuene ca scevene pe’ nemenete

jevene:Berevecchie, Tre cose, Checafaseule, Coline zi’

Peppe, Mariette Motabbruscheche, La Cugghiette,

Peppaune, (per informazioni rivolgersi al di-rettore), La Grasta, Andrerucce (a l’andeiche de

Fascianidde), Andonie U Zuzze, U Kiazzir etantissimi altri di cui il tempo mi ha fattocancellare il ricordo. Benché provvedesse-ro con il duro lavoro alla gran parte del

nostro fabbisogno alimentare le rutuene era-no apprezzati, ma anche spregiativamentechiamati squagghiamerde. Questa qualificadovuta al fatto che ai miei tempi non esi-stevano concimi chimici di nessun generee gli ortolani ngrassavane u terrene con iliquami che u caratidde aveva ritirato dalleabitazioni nel giro mattutino. Con pochisoldi i liquami venivano scaricati jnze o votene

e diluito con acqua distribuito a le rodde

quanne s’adacquaive.

SISTEMI DI INNAFFIATURA

Sempre per i giovani non avvezzi a questitermini, u votene era una grande vasca sca-vata nel terreno ed impermeabilizzata colcemento dal quale si facevano partire isolchi o canali che portavano l’acqua a le

rodde che erano rettangoli o quadrati deli-mitati da terreno rialzato, di una paio dimetri quadratri. Tubi, idranti non esisteva-no. Quando si decideva di innaffiare siaprivano i rubinetti dell’acqua che defluivae si incanalava nel solco che portava all’ul-tima rodde. Quando il contadino ritenevasufficiente il quantitativo di acqua immesso,con la zappa apriva un varco sul terrenoche delimitava la penultima rodde e con ilterreno tolto provvedeva a chiudere l’ulti-ma proseguendo così, a scalare, fino adarrivare alla prima. Era un lavoroestenuante e di pazienza estrema, ma gliortolani vi erano abituati. La loro giornatacominciava verso le quattro o le cinque delmattino e finiva con il calare del sole. Le

rodde dove erano state seminate i seminidegli ortaggi vari e di verdure diverse ve-nivano innaffiate che le quartere che pazien-temente venivano riempite do votene.

L’acqua veniva versata frapponendo unamano davanti alla bocca de la quartere inmaniera da attutire la violenza del gettoper non danneggiare la chiandeime che quan-do cominciava a diventare grandicella ve-niva spiantata e ripiantata cu chiandateure

nelle rodde predisposte per la coltivazione

di verdure diverse. Durante l’innaffiatura agliscarponi si attaccava il terreno bagnato cheli appesantiva. I contadini, di tanto in tantorimuovevano questo terreno che la rasaule.

COSA MANGIAVANO I CONTADI-

NI

Ho prima detto che la giornata lavorativaera lunga per cui a mezzogiorno qualcosabisognava mettere sotto i denti. La vicinan-za degli orti al paese consentiva, per quasitutti, la pausa pranzo.Pignatidde di cicere, de fefe cu nasidde, faseule,

lendecchie, patene jnze o brote venivano affidatiad un parente o a qualche nipote e dirottativerso la campagna dove erano in attesa i fa-melici contadini. Quando ciò non era possi-bile i contadini mangiavano pane accompa-gnato da pomodori, cipolle cotte sotto lacenere, melanzane o peperoni sotto acetoche non mancavano mai jnze a la torre aspet-tando di mangiare al loro rientro a casa lasera per la cena. Per loro e per noialtri delpaese il pranzo, fatto eccezione per la do-menica, era quasi sempre a base di legumi,de fefe e fogghie, jaite, finicchidde, seveune,verrascene

(borragine frammista ad altre verdure spon-tanee di campo), ceime, cappucce, ceime de repe.

Noi bambini storcevamo il muso e non po-chi di noi creavano problemi perché si rifiu-tavano di mangiare. A questo punto sorridoperché oggi è chic andare al ristorante pergustare fave e cicorie o orecchiette e rape.Noi ne avevamo fin sopra le orecchie, an-che se occorre riconoscere che, con questiprodotti, offerti da madre natura, le nostredonne ci sapevano veramente fare prepa-rando squisite pietanze.Zeite e ceime condite cu lardidde, l’aminue e la

mendeiche de pene sfritte era una pietanza chepiaceva e saziava. Il pasto era frugale ed ab-bondante. Su un tavolo veniva portato unenorme piatto di creta o di ferro fuso che,per rispetto, veniva piazzato non proprio alcentro, ma leggermente spostato verso ilcapo famiglia cui spettava il compito di de’

la preima calete. Le forchette venivano velo-cemente puntate verso il piatto ed altrettan-to velocemente ritornavano alla bocca delcommensale. Il ritmo rallentava man manoche il cibo diminuiva e cessava del tutto quan-do nel piattone non c’era ormai più nulla.Veniva servito subito dopo u sopatavue che,secondo le stagioni poteva essere a base disedani, finocchi, lattughe, ciciridde frische, lat-tughe, carisidde, checumere ed altri ortaggi cheper loro erano sostitutivi della frutta e servi-va a sciacquasse la vocche. Immancabile sullatavola anche nu belle rezzeule de mire ca aggistaive

SCENE DI VITA D’ALTRI TEMPI

DI VINCENZO

DEPALMALE RUTUENE DE NA VOLTE

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tutte. Dopo tanto lavoro i giovani non pote-vano non concedersi una pausa di riposo odi relax. Si sistemavano, si rivestivano conabiti decenti e si concedevano qualche giroin piazza. C’era anche chi andava a trovarela zeite e chi si dedicava alla caccia di qualchesospirata fanciulla. Per quasi tutti il sabato siscapuave preime e si programmava la visita albarbiere.

COSA SI COLTIVAVA NEI NOSTRI

ORTI

Le colture più in uso a Giovinazzo erano ipomodori. La loro vendita era assicurata.Divella, De Santis, Dentamaro, facevano tut-t’altra attività e di certo non la salse. Da noi siconsumavano pomodori in quantità indu-striale. Pemedore pe’ la salse. Pemedore accirrete pe’

la nzalete. Pemedore a preune da conservare ta-gliati in bottiglia pu virne. Tra le verdure inve-ce notevole era il consumo di cicorie, bieto-le, peperoni, melanzane, sedano, finocchi,cavoli, cappucci e lattughe, cime e rape,carisidde e checumere.

Dagli orti arrivavano pure ciciridde friche chesi consumavano soprattutto la domenica e uaccie accafanete che veniva coltivato con il ter-reno attorno e che, per la mancanza di luce,si sbiancava diventando più croccante. I pro-dotti orticoli, oggi coltivati in serra, hannoperso tutta la fragranza e la freschezza delleverdure dei nostri tempi. Il profumo dellepiante di pomodoro si sentiva da lontano ediventava penetrante quando ne sfioravi lefoglie.La cialledde dei nostri tempi con queiprofumatissimi pomodori piaceva anche anoi bambini.

LA VENDITA DEI PRODOTTI

I prodotti degli orti, li segneure, li comprava-no alla piazza da dinghe e danghe oppure allachiazza cheverte (attuale Sala S. Felice), ma ledonne di casa non avevano certo il tempodi andare in piazza a fare spesa. Aspettava-no la mattina u trajene sul quale gli ortolaniavevano caricato i loro prodotti e facevanoil giro del paese. C’era chi faceva pubblicitàdei suoi prodotti. «Longhe e lisce: la basteneche!».«Amere a la vocche e dolce o core: la cimecicorie!».

«A chepe d’acidde: u rafanidde!».

Quando gli ortolani avevano prodotti in ab-bondanza si organizzavano per portare glistessi a Bari ai mercati generali. Caricavano iltraino e partivano verso Bari a tarda sera inmaniera da essere a Bari alle quattro delmattino per piazzare la loro merce. Per tuttala nottata si era in ansia per loro che viaggia-vano che la leusce du lambire. Le auto eranoscarsissime e chi viaggiava di notte sapevadi trovare molti traini sulla sua strada. I pae-sani conoscevano gli ortolani e delle loro

8 SETTEMBRE 2012 STELLA MASTROPASQUA HA SPENTO 90CANDELINE. LE FIGLIE MARIA STELLA, ANNA, NICLA, ISA, LELLA INSIEME AL

FIGLIO LUIGI TORNATO DALL’AUSTRALIA DOPO SEI ANNI, LE HANNO REGALA-TO UNA MAGNIFICA FESTA PRESSO LA SALA RICEVIMENTI «L’ANCORA» SITUA-TA - GUARDA CASO - IN PIAZZA LEICHARDT, PICCOLA GIOVINAZZO DI SYDNEY.I più sentiti auguri di buon compleanno. I parenti tutti

90 CANDELINE

SALUTI DA NY

NEW YORK. IL MIO SINDA-

CO SI CHIAMA BLOOMBER. MA

TU CARO TOMMASO NON SEI

DA MENO».FRANK ED ANNA STERLACCI

NEW YORK. CAPITAN DINO

FIORENTINO CON LA SUA

CIURMA AL COMPLETO (O QUA-

SI). OLIVIA MARIAN FIOREN-

TINO, ANNA E SERENA,

CAROLINA, L’ULTIMA ARRIVATA

DUE MESI FA, DINO E L’EREDE

ALTRONO CORRADO.

CAPITAN DINOverdure conoscevano pregi e difetti ed icampi dove erano stati coltivati. Quandosi trattava di fare la salsa preferivano i po-modori dei contadini che irroravano le lorocolture con l’acqua salmastra delle faldefreatiche perché non erano tutt’acque e per-ché li trovavano molto più saporiti. Que-sta volta mi auguro di non avervi annoia-to molto, ma la scomparsa di questa pre-ziosissima attività economica meritava diessere raccontata e ricordata.

VINCENZO DEPALMA

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No, non si tratta di un qualche ultimo sportestremo non ancora (per fortuna) inventa-to. L’argomento di questo bellissimo librodi Antonio Loconte è invece la cronaca,divertente e seria allo stesso tempo, dell’espe-rienza di uno che ha scelto per la sua vita ildifficile mestiere di giornalista. E’ il raccon-to autobiografico di un ragazzo che ha de-ciso di inseguire a tutti i costi il suo sognopersonale, ma che vede questo all’improv-viso trasformarsi in «un incubo, dopo aver cam-minato cinque metri sopra il cielo» a seguito del-l’ormai classico «ci dispiace tantissimo, ma sia-mo davvero costretti a dover rinunciare alla suapreziosa collaborazione…». In poche parole lastoria di un precario davvero speciale – cioèdi quella figura lavorativa che è quanto dipiù simile esista ad un missionario in quan-to sgobba da mane a sera come il famosonegro di una volta, senza orari né poter san-tificare le feste, e per di più prende un com-penso che è una miseria - che di colpo di-venta uno dei tanti, tantissimi in Italia, chesenza paracadute (raccomandazione) e sen-za colpe si trovano di fronte ad un baratro.E pure senza grandi alternative: in fin deiconti non è un idraulico, un elettricista e ne-anche un ragioniere; lui è sì un grande arti-giano, ma della parola. Di qui l’idea di scri-vere un libro per non lasciarsi andare e so-prattutto per non lasciarsi riprendere dalladisperazione dopo aver persino pensato diimitare quel collega brindisino che, dopoanni di collaborazione a 6 euro lorde a pez-

zo e in un momento di particolare sconfor-to, ha deciso, a 41 anni, di farla finita. Unatragedia però senza grande clamore né titolicubitali sui giornali, ovviamente. Ma Loconteè uno che lotta, che parla e che ludendo docet,anzi denuncia. E lo fa nel modo migliore perfar arrivare a quante più persone possibile ilsuo messaggio, e cioè facendo ridere; non acaso il sottotitolo «Diario tragicomico di un gior-nalista precario» e le bellissime illustrazioni diGaetano Longo. E non è certo un caso seAntonio Caprarica abbia poi deciso entu-siasticamente «…Leggevo e ridevo e sbalordivo…»di scrivere la prefazione a questo libro dopoaverne letto la bozza tutta d’un fiato. E nem-meno è un caso se ben 25 «tra illustri colleghi enon colleghi» abbiano pure «deciso di metterci lafaccia» aggiungendovi un contributo a lorofirma (primi inter pares, altrimenti l’elenco sa-rebbe troppo lungo, Pino Aprile, AlessandroBanfi, Carmelo Sardo, Antonio Stornaiolo, EnzoIacopino, Giorgio Santelli, Vincenzo Iurillo, Stefa-no Tesi, Raffaele Lorusso, Gustavo Delgado,Monsignor Francesco Cacucci, Balazs MagyNavarro). Evento di grande interesse dunque,questo 29 settembre, la presentazione di«Senza Paracadute» nella trecentesca chiesadel Carmine, proprio al centro del nostroincantevole Borgo antico. Una presentazio-ne resa ancora più prestigiosa per la parteci-pazione del Magnifico Rettore dell’Univer-sità di Bari, Corrado Petrocelli; accanto alui, oltre naturalmente all’autore, il giornali-sta Michele Marolla, capocronista della

Gazzetta del Mezzogiorno, nella veste di pre-sentatore ed organizzatore degli incontri dellasua associazione culturale Tracce. Serata resa pia-cevole da qualche improvvisazione di Loconte,è stata però soprattutto un’ occasione per con-frontarsi sul difficile tema del precariato affron-tando l’argomento da ben tre angolazioni di-verse; e questo grazie alla presenza al tavolo direlatori di assoluta eccellenza nelle specifichecompetenze. In particolare il rettore ha sottoli-neato come le attuali situazioni occupazionalidifficili per i giovani non debbano però oscura-re il loro valore e l’ eccellente formazione chequesti hanno ricevuto, come infatti emerge nelmomento in cui i giovani vanno all’ estero, dal-la reputazione che li accompagna e dal riscon-tro oggettivo dei grandi meriti e successo che lìottengono. «L’alta preparazione, questo solo può darel’ Università, non altre certezze che non sono compitodi un ente di mera formazione» – ha infatti precisa-to, aggiungendo a proposito e per scongiurarein partenza equivoci o false illusioni «Un masterin giornalismo, in sostanza, non è un punto di arrivoma di partenza». Il meglio della culturagiovinazzese presente, non sono mancate ne-anche stampa e tv; ma questa volta a parti in-vertite, ovvero era Loconte l’intervistato e nonil cacciatore di notizie! Un momento di merita-to riscatto insomma e non solo per l’ingiustotrattamento subito, ma soprattutto per il corag-gio di denunciare anche quella realtà, quella deigiornalisti, a molti sconosciuta perché eviden-temente sottaciuta. A lui va il merito pieno peressere riuscito a farlo in modo ironico ma sen-za sminuire in nulla la gravità del problema dellacategoria e provocando una profonda riflessio-ne sul mondo del precariato in genere. Un librostraordinario e divertente che dovrebbero dav-vero leggere tutti, Senza Paracadute, ma chesarebbe da inserire tra quelli obbligatori di te-sto per le scuole superiori e quelle di giornali-smo. Per capire non solo cos’è veramente laprofessione di giornalista ma anche un po’ lavita attraverso le parole di chi l’ha guardata millevolle negli occhi e nelle vicende degli altri in 17anni di lavoro nel «mestiere più bello del mon-do».Da parte nostra l’augurio al collega per un me-ritato ritorno in auge ed un ringraziamento peraver arricchito il nostro neonato, ma giàrampante autunno culturale giovinazzese.

ALESSANDRA TOMARCHIO

SENZA PARACADUTESENZA PARACADUTE«IL MESTIERE PIÙ BELLO DEL MONDO»

TRA DIVERTENTE IRONIA E REALTÀ

«IL MESTIERE PIÙ BELLO DEL MONDO»

TRA DIVERTENTE IRONIA E REALTÀ

recensionirecensioni

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L’idea di partenza di RuggeroMessere, di Francesco, era una raccoltaorganizzata di documenti e ricordi adusum delphini che impedisse che un cosìricco patrimonio di valori e memoriesparse potesse poi diluirsi inevitabil-mente nel tempo. Aiutato dal cuginoDomenico e sua moglie Claudia e coin-volgendo i migliori studiosi, gli ci sonovoluti però ben cinque anni di duro la-voro e ricerche dappertutto per portarea compimento questa sua impresa; a so-stenerlo non tanto la fierezza di unaidentità familiare costruita in secoli ditestimoniate prove quanto e soprattut-to un orgoglio di campanile mai dimen-ticato e la consapevolezza, sempre piùcrescente in corso d’opera, di poter an-che offrire un contributo alla storia, enon solo recente, di Giovinazzo e dellaPuglia. Proprio il punto di forza grazieal quale Enzo Posca, nostro assessorealla cultura di ed amico da sempre del-la famiglia Messere, è riuscito a con-vincere l’autore a pubblicare, anzichédestinarlo ad una stampa strettamenteprivata, questo suo Archivio Storico dellafamiglia Messere sottotitolandolo Settecen-

to anni di Storia Giovinazzese. E Il risul-tato di questa felice operazione è statopiù che evidente sabato 7 u.s. quandoil libro è stato ufficialmente presenta-to: 650 pagine curatissime nei testi enelle illustrazioni - persino le foto deiprincipali manoscritti originali, moltis-

simi in editio princeps, con tanto di tra-duzione/trascrizione sotto - che attra-verso le vicende dei vari protagonistidella casata offrono uno spaccato del-la storia e della vita cittadina che co-pre un arco di tempo di circa sette se-coli. Episodi più o meno noti che par-lano dell’impegno di una famiglia diimprenditori che non hanno mai scis-so i propri interessi da quello per laloro città e che hanno contribuitofattivamente al suo progresso e al benecomune mettendoci pure di proprio.Non a caso l’ultimo sindaco prima delventennio fascista è stato un RuggeroMessere e suo figlio Francesco l’ulti-mo podestà. Ed è proprio a quest’ulti-mo che si deve se la splendida fonta-na della Piazza, e simbolo della città,è ancora lì al suo posto a far bellamostra di sé: requisita per la fusionedurante la guerra, è grazie al prestigiopersonale di cui godeva ed alla colla-borazione dell’amico Giuseppe

Attilio Fanelli se è riuscita a sottrarlaad una fine così ingloriosa per poterlariconsegnare intatta ai posteri. Unamore per la nostra città, quello deiMessere, certificato da settecento annidi storia e che arriva fino ad oggi,quando un erede di questa grande di-nastia pugliese, pur persona di spiccoa Bari, ha fortemente voluto che si pre-sentasse a Giovinazzo, nella sede sto-rica della sua famiglia, questo esclusi-

vo volume a tiratura limitata. E con unamanifestazione all’altezza dell’evento.Anche perché non poteva mancare sulpalco il prof. Giuseppe Galasso, au-tore della prefazione e qui appena al-l’indomani della consegna nelle suemani del Sigillo d’Oro, la massima ono-rificenza che l’Università di Bari con-ferisce, ed eccezionalmente, soltanto apersonalità di universale e riconosciu-to valore accademico. Parterre de rois

della cultura e del bel mondo pugliesee l’ampio chiostro gremito nonostantegli inviti centellinati, tra gli ospiti an-che il sindaco di Bari Michele

Emiliano che ha rivolto un saluto aipresenti prima di cedere la parola al pri-mo cittadino giovinazzese TommasoDepalma. In chiusura un breve ringra-ziamento a nome di tutta la famiglia alcugino ed autore da parte dell’omoni-mo Ruggero (di Ferdinando) prima dell’elegante rinfresco predisposto per i tanticonvenuti da un po’ tutta la regione edoltre. Anche se solo per una sera sta-volta Giovinazzo ha davvero brillato,giusto per ricordare il refrain della for-tunata campagna elettorale del nostrosindaco, con un appuntamento cultu-rale di estrema levatura che ha fornitopure l’occasione giusta per mostrare atutti le grandi potenzialità di questa no-stra centralissima cittadina. A comin-ciare dallo straordinario Istituto Vitto-rio Emanuele II, ospite dell’evento.Giovinazzo città della Cultura della pro-vincia e della regione? E perché no? Infin dei conti ha una storia ed una bel-lezza tali che, per dirla con Sgarbi, è solouna principessa addormentata cheaspetta qualcuno che la svegli. Ma senon è un illusione, forse l’ora sta giàsuonando.

ALESSANDRA TOMARCHIO

ARCHIVIO STORICO DELLA FAMIGLIA MESSEREIN UN LIBRO SETTECENTO ANNI DI STORIA GIOVINAZZESE

recensione

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42

ALFA 159 2.4 MI SW

ANNO 2006

FIAT DOBLO’ 1.3 MI

ANNO 2006

FIAT PUNTO 1.2

ANNO 2003

RENAULT ESPACE 1.9 DCI

ANNO 2008

VOLKSWAGN POLO

ANNO 2007

PEUGEOT 307 SW

1.6 HDI ANNO 2006

CONTRADA CASTELLO, SVINCOLO STATALE 16 - GIOVINAZZO

STRADA PROV. GIOVINAZZO-BITONTOCELL.349.8111416 - FAX 080.394.88.44

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43 NOVEMBRE 2012

«Giovinazzo è proprio bella! E ci tornerò in va-canza per visitarla con più calma» è la promessache Daniela Brancati ha fatto guardandola stupenda cartolina di fronte a sé del no-stro borgo antico sul mare. E lei non è cer-to una persona che le cose le dice tanto perdirle. Giornalista, saggista e scrittrice. E’ stataanche la prima donna direttora di un tele-giornale nazionale in Italia. Già, direttora.Quel termine che appare sottolineato in ros-so quando lo scriviamo al computer e fastorcere il naso ai linguisti ma che è ormaientrato nell’uso comune e che troviamo dap-pertutto, anche nei libri e sui giornali. Eb-bene Direttora è lei che lo ha usato per pri-ma, proprio all’indomani della sua nominain RAI, imponendolo di fatto e da subito atutti suoi collaboratori. Un piccolo episo-dio questo, solo un dettaglio, che però ci daun’idea chiara della caratura della Brancatianche come esponente di spicco della cul-tura italiana. E al femminile, ribadito conorgoglio. Quasi a riscattare la condizione diinferiorità che le donne continuano ancoraa subire nonostante il progresso culturale el’istituzione delle pari opportunità. Ed è statodavvero un evento poterla avere ospite aGiovinazzo, al Fronte del Porto, a presen-tare il suo ultimo libro grazie alla reputazio-ne e all’impegno della signora Ayroldi cheha organizzato questo incontro letterario. Altavolo con l’autrice, Giovanna Indirettoesperta in Pari Opportunità dell’Assessora-

to al Welfare della Regione Puglia, l’assesso-re alla Cultura del Comune di GiovinazzoEnzo Posca e, nel ruolo di moderatore, ilvice caporedattore del Corriere del Mezzo-giorno Angelo Rossano. In sala un pubbli-co assolutamente qualificato e numerosoconsiderando che l’appuntamento erainfrasettimanale e per di più in una delle raregiornate non felici del sempre meravigliososettembre pugliese. Fuori un piccolo mani-festo con la copertina del libro. Una coper-tina che riporta le ammiccanti girls, icone delprogramma cult degli anni ‘80 Drive in ed untitolo parlante «Occhi di maschio. Le donne e latelevisione», che ci presenta subito lo spiritodell’opera: mostrare che quello che abbia-mo visto per più di mezzo secolo e che èciò che gli uomini, o meglio i maschi, vole-vano noi vedessimo. Daniela Brancatiripercorre la storia della televisione italianadal 1954 ad oggi; una storia che nasce all’al-ba della prima repubblica ed attraversa laseconda cambiando solo nell’apparenza, per-ché fondamentalmente il punto di vista chela anima è sempre quello: quello del maschioappunto. Insomma una storia, come la stes-sa Brancati ha spiegato nella sua premessa,decisamente poco convenzionale in quantoscritta non dai vincitori ma dai vinti, cioè ledonne, anche se oggi forse vittime lo siamotutti. Vittime di una televisione in involuzionee che offre sempre meno e sempre peggio.Sono gli anni della ricostruzione quando na-

sce la tv e sono anni in cui chi pretende dicostruire il Paese a proprio gusto e ne esi-ge il comando sono gli uomini. Un mon-do, è il caso di dirlo, a misura d’uomo,dove le donne sono l’ornamento, l’acces-sorio preferito dall’uomo di successo. Madonne coraggiose che non ci stanno e lot-tano per affermarsi non mancano. LaBrancati riporta l’esemplare vicenda di Ma-rina Magaldi e del suo arduo ingresso inRai, quando da un posto di titolare in pro-grammi musicali, a causa del netto rifiutoa trasformarsi in una spia, fu relegata alservizio corrispondenza dove, come tuttele altre donne, doveva sopportare un in-fame grembiule per evitare di provocare icolleghi maschi (colleghi o bestie istintiveincapaci di controllo?). Ad ogni modo lavicenda è esemplare. Ma anche superata lacensura più austera e scivolando negli annisettanta la situazione femminile migliorapoco. Sempre poche le donne ai posti dicomando e quelle che si affermano, comela grande Raffaella, ce la fanno più per ilTuca Tuca che per altro. Un libro che silegge d’un fiato, pieno di storie ed aned-doti raccontate da chi la televisione l’hafatta e non l’ha solo vista. A completare ilvolume un dizionario biografico delle ol-tre ottocento donne della nostra televisio-ne e una cronologia comparata dal 1954ad oggi tra i principali avvenimenti, le con-quiste delle donne sul fronte dei diritti el’evoluzione del mezzo televisivo in Italia.Davvero imperdibile.

ALESSANDRA TOMARCHIO

UN LIBRO PER GUARDARE

MEGLIO LE DONNE IN TV

recensione

OCCHI DI MASCHIOOCCHI DI MASCHIO

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47 NOVEMBRE 2012

E’ difficile parlare in questo periodo, è

un problema per molti. La crisi si sta

mangiando anche la creatività, la voglia

di scrivere. Assistiamo ad una specie ri-

voluzione parlata. Tutti con la frase in

tasca, armata. Siamo ricchi di parole e

di opinioni, più o meno originali, pronti

a dire la nostra. Dammi l’argomento e ti

dirò chi sei. Formulami il quesito e ti

darò la mia personale soluzione. Pecca-

to che come recita un nostro adagio «L

chiacchr s l port u vind». Sì perchè nel ri-

spetto delle altrui opinioni, della demo-

craticità dell’espressione di pensiero,

tutto resta immutato. Mi sorge un dub-

bio atroce: vuoi vedere che questo nuo-

vo tipo di dittatura, questo dell’era mo-

derna, passa da una regola? Far parlare

tutti, dare così una sensazione di parte-

cipazione, una prova tangibile che tutti

contano. Un po’come il due di briscola

o quando sei «piombo» a tresette che ti

puoi liberare di qualsiasi altra carta.

Vorrei scrivere a Gesù, un po’per anti-

cipare tutti un po’perchè o scrivo a lui o

a qualche super eroe. Scarto quest’ulti-

ma ipotesi perché gli eroi sono finiti nella

lista dei panzari. Ormai quando li chia-

mi per risolvere i problemi, quando

Ginko ti sembra che sta per catturare

Diabolik scopri che Eva Kant ha passa-

to le notti a far burlesque. Diamine, an-

che Diabolik parla male di Ginko defi-

nendolo un cesso per quanto sia immo-

rale e schifoso. Ci rimani male, Ginko

no, Batman dietro le sbarre ci può stare,

ma lui no, non su Eva 2000 a

sbaciucchiarsi veline con seno al

silicone. Allora scrivo a Te, caro Gesù.

Tra un po’ nasci e ti scrivo mentre sono

in spiaggia. Dicevo della rivoluzione

parlata. La tua è riuscita, non c’è dub-

bio. Ma vorrei che immaginassi che fos-

simo ai nostri tempi. Perchè, con tutto

rispetto, ti sei scelto, a mio umile pare-

re, il periodo giusto. Allo-

ra immagina quando la fol-

la era tutta lì ad ascoltare

le prediche, i Tuoi inse-

gnamenti, i Tuoi sermoni.

Immagina che arrivate le

8.00 di sera ti saresti ac-

corto che alla chetichella

la gente si sarebbe allon-

tanata, pian pianino. Tu a

chiederti in cosa avessi sbagliato vol-

gendo lo sguardo ai discepoli e accor-

gendoti che invece di dodici è rimasto

solo uno, lui Giuda, che aspetta di ven-

derti. La partita, l’anticipo serale, porca

miseria! Stasera Betlemme vs

Gerusalemme: la finale! E nessuno che

t’avesse avvisato e mentre sei nell’uli-

veto lasciato solo, senti i clacson e le

urla di tifosi, i cori. Che avresti fatto?

Il solito miracolo facile facile: la squa-

dra più forte del mondo. I dodici di-

scepoli a moltiplicare palle, gol, a vo-

lare sul campo e a vincere anche con-

tro il Real Madrid? Risolto questo, sa-

resti ritornato agli insegnamenti, ma

prima devi risolvere un altro proble-

ma. Qualcuno ha creato un evento su

Facebook: «Perchè l’Imu sulle prime abi-

tazioni mentre sulla capanna di Betlemme

no?». Qua non c’è miracolo che tenga

devi pagare anche tu, caro Gesù. L’op-

posizione interna al movimento che ti

ricorda le tue parole: «Dai a Cesare quel

che è di Cesare» che poi era così onesto

Cesare che invitava tutti a pagare le

tasse. Perché chi non pagava dazio era

definito peccatore e nemico di Roma.

Oggi invece lo fanno vedere in tv, sem-

pre nemico di Roma, insieme a tanti

parassiti, lui il colpevole della rovina

generale. Vedi le differenze tra il tuo

periodo e questo? Sono tutti per l’op-

posizione del pensiero e la distrazio-

ne dall’azione. Siamo una miriade di

candidamenteDI BRUNO LANDO

LETTERA A GESÙ«PERCHÉ NON FAR PAGARE L’IMU ANCHE

PER LA TUA CAPANNA DI BETLEMME?»

persone che hanno una miriade di

pensieri. Siamo cresciuti rispetto a

2000 anni fa. Oggi parliamo ed ab-

biamo un’opinione. Se ci avessi por-

tato i 10 comandamenti avremmo si-

curamente raccolto le firme per indi-

re un referendum abrogativo o

propositivo. Oggi sentirsi Dio è diffi-

cile, perché è difficile fare il bene.

Non so se ti conviene venire a Nata-

le. Cioè vieni ma considera che non

te ne puoi uscire più con i tuoi siste-

mi. La moltiplicazione dei pani e del

pesce la devi sostituire con il

superenalotto. I tuoi discepoli sono

oggi scommettitori che pregano a lun-

go in chiesa, nella speranza di riceve-

re segni o indicazioni che permetta-

no loro di vincere nelle estrazioni del

lotto. I I tuoi discepoli sono giocatori

del lotto che strofinano i loro biglietti

contro immagini di santi nelle chiese

mentre pregano per avere buona for-

tuna. Milioni di tuoi fedeli sono gio-

catori che sperano in una vincita cla-

morosa che li faccia uscire dalla po-

vertà Anche i santi o le madonne sono

pregati per vincere al gratta e vinci,

anche loro possono cagionare il male

se non si vince.

Caro Gesù da quanto è che non venivo

qui da te. Fammi entrare nel business.

Oh no, i soldi lo so

che non danno la felicità. Immagina però

come può stare chi non li ha…

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49 NOVEMBRE 2012

Non è una novità. Ascoltare ogni giornole notizie del vecchio continente, l’Euro-pa e dell’Italia in particolare. News e fattidi corruzione, ruberie dei signori politiciche non vogliono abbandonare mai leloro poltrone, operazioni bancarie dalladiscutibile trasparenza e via discorren-do. Non pensate però che qui noi siamoesenti da tutto ciò.A poche settimane dall’elezione del nuo-vo Presidente, che sia democratico o re-pubblicano, il prossimo eletto nulla potràcambiare o migliorare. Sia l’uno che l’al-tro si troveranno davanti ad un immanedeficit pubblico da risolvere, a riformeeconomiche urgenti da effettuare e taglidella spesa pubblica. Proprio come staaccadendo in Grecia e in Spagna. Chestrano! Eppure il 2008 è stato l’anno del-la depressione economica e le statisti-che degli economisti attestavano che cisaremmo poi ritrovati in un periodo dicrescita economica. Non è stato così. Adistanza di quattro anni il debito nazio-nale è aumentato del 60% e non si pro-mette nulla di buono se non l’incrementodello stesso.Questo è stato un anno di euforia per ipolitici americani, avevano interesse apromuoversi senza badare a spese perraggiungere il risultato sperato. Ma, il gior-no dopo la prossima fatidica elezione, ilcandidato si troverà a decidere seria-mente delle sorti economiche dell’Ame-rica, pena un altro grande periodo di de-pressione e conseguente aumento deldebito pubblico in una spirale viziosa. Siprevede che potrebbe balzare al 113%del Pil.La ripresa dell’economia americana èstata appena percettibile nella prima par-te dell’anno anche a causa di una disoc-cupazione ancora a livelli alti, i giovaniin primis ne pagano le conseguenze. Pergli Stati Uniti, dopo il 6 novembre sarànecessaria solo la volontà politica di af-frontare la realtà dei numeri. Finora nonc’è stata. Il 1° gennaio 2013 scadranno itagli fiscali di Gorge W. Bush e vari altrimeccanismi di sostegno ai redditi per untotale di 600 miliardi su base annua. Se600 miliardi vengono tolti all’economia siannulla il 3% abbondante del Pil e que-sto sarebbe insostenibile per un’econo-

mia già sull’orlo della recessio-ne. Se però i 600 miliardi ven-gono lasciati all’economia e nonriportati nelle casse federali si-gnificherà procedere con deficitinsostenibili. E l’America non si potràsicuramente permettere un nuovodebito di 100 miliardi al mese. Que-sto è il quadro attuale della nostraAmerica. Se poi ci aggiungiamo laperenne e delicata situazione in Me-dio Oriente che ogni giorno riservanovità e sorprese, il dado è tratto per-ché le spese relative al capitolo bellicosono ancora abbastanza sostenute.All’orizzonte dunque nulla è chiaro,non si prevedono situazioni migliori.Addirittura attualmente c’è anche il ri-schio che, in campagna elettorale, idati pubblicati su disoccupazione edeficit possano essere persino ma-nipolati per far pendere la bilancia afavore di un candidato piuttosto chedell’altro.I politici americani continuano a guar-dare con preoccupazione la situazio-ne dell’Eurozona temendo ulterioriconseguenze negative a causa del-l’annunciato default di Grecia e Spa-gna. In realtà la crisi economica e ilconseguente crollo delle Borse haavuto origine proprio in America, neitempli della finanza, a causa dello sto-rico fallimento della Lehman Brothers,nel 2008.Tutti noi qui vorremmo poter festeg-giare l’inizio di un nuovo man-dato presidenziale, continuan-do a sperare in una vera e pro-pria ripresa, avvertire nell’ariaun altro nuovo cambiamentocome accadde quattro anni facon Obama. Oggi però nonvige nessuna cer tezza. Epassa in secondo grado la vit-toria di un repubblicano o di undemocratico.Noi tutti vorremmo inveceguardare oltre l’elezione edavere la certezza di non ritro-varci dinanzi ad una catastro-fe economica che potrà nuo-vamente coinvolgere l’Euro-pa.

QUALE SARÀ IL FUTURODELL’AMERICA?

little italyDI NICK PALMIOTTO

IN

LOVING

MEMORY OF

JOSEPH

FIORENTINO

LUTTO

3 APRIL 194219 OCTOBER 2012

LA REDAZIONE DE LA PIAZZA SI ASSOCIA

AL DOLORE CHE HA COLPITO DINO PER

LA DIPARTITA DEL SUO CARO FRATELLO

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51 NOVEMBRE 2012

little italyDI VITO BAVARO

I NONNI SONO I GUARDIANI DEI NIPOTINEW YORK. Sarebbe potuto acca-dere: tranciare le proprie radici per-ché spinti dal desiderio di lavoro edi dignità oltreoceano. Capita a vol-te a noi emigranti, con le nostre con-sorti, di interrogarci riguardo al fu-turo della nostra famiglia in un al-tro continente, alla possibilità che,dopo di noi, i nostri nipoti possanoarchiviare definitivamente gli affettidella famiglia e della città. Quan-do i figli sono piccoli, si sa, si rie-sce a coinvolgerli maggiormentesoprattutto durante le vacanze esti-ve quando il ritorno a Giovinazzoha costituito sempre per noi, un de-siderio da realizzare ogni anno.Come però recita una nota canzo-ne, «i figli crescono e le mammeimbiancano…», così ci siamo tro-vati con degli ometti che, a lorovolta, sono diventati padri di fami-glia qui in America. Proprio in quel-la terra che per noi era nuova esconosciuta, mentre i figli sono dicasa, la loro vita è qui.E così dopo tanti anni mio figlio hadeciso di seguirci durante le ulti-me vacanze estive, portando consé i due ragazzi di 12 e 15 anni.Una gioia immensa perché dopo28 anni, i mie figli Druw e Vito han-no rivisto il paese e soprattutto gliamichetti di infanzia, ora uominianche loro. Grazie ad internet ilcontatto è stato mantenuto in que-sti ultimi periodi, però per noi è sta-to bello vedere che figli e nipotihanno conosciuto Giovinazzo, dadove ha origine tutto, almeno incasa Bavaro. Oggi i ragazzini sonosempre impegnati tra scuola, sport,amicizie, locali. Sono rimasti sba-lorditi poiché hanno constatato chesebbene giornali e rete internethanno sempre documentato glieventi di Giovinazzo, dal vivo tuttoappare molto più vero e diverten-te.E poi, vogliamo mettere i nostri cibi

e le prelibatezze dei ristoranti no-strani? Non si assaggiano micaattraverso la rete! La nostra cuci-na è speciale, così come i sapo-ri. I miei nipoti sono rimasti stupi-ti dal nostro centro storico, i de-dali di viuzze sconosciute inAmerica, i locali caratteristici e lenostre specialità. Gettonati ipanzerotti e nella loro mentesono rimasti impressi quelli diLuigi e di Mimmo Snack. Al pun-to che ci hanno assegnato il com-pito, una volta tornati in America,di provare a cimentarci per pre-pararli a casa. Chissà se riusci-remo ad essere all’altezza!In particolare mio nipote Vito, agliinizi titubante, ha apprezzato tan-tissimo l’antipasto all’italiana, ilprosciutto in particolare. Ha im-parato subito ad ordinare pro-sciutto e mozzarella in ogni loca-le. Per non parlare delle nostresemplici ma gustosissimeimpepate di cozze. Ora, tornatoin America, indovinate cosa miha chiesto? Prosciutto crudo diParma, il regalo più bello che può

ricevere per il suo 15° complean-no. Anche lui però mi ha già riser-vato un bellissimo dono: si è or-ganizzato con i suoi amici per tor-nare in Italia per l’ agosto venturo,regalandosi due settimane di va-canze! Hanno intenzione di sco-prire con calma tutti i tesori dellanostra terra, perché ormai da meha ricevuto l’imput. In effetti quan-do sono stati qui, ho spiegato cheGiovinazzo discende dagli antichiromani, che dal centro storico si èestesa oltre la piazza fino ad inte-ressare la vicina Molfetta o SantoSpirito con i suoi residence e casesul mare. Prossimamente l’espan-sione avverrà oltre la ferrovia.Chissà cosa riserverà urbanistica-mente il futuro. Noi siamo vecchiper scoprirlo. Continuiamo però afare i guardiani dei nipoti, a veglia-re su di loro con amore. Chissà seun giorno con al scusa deipanzarotti buoni di Giovinazzo ciillustreranno in quella fetta di cie-lo cosa sarà della mia città!

VITOBAVARO

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53 NOVEMBRE 2012

Come leggere le pagine del cielo? Tuttii secoli sono racchiusi nell’etere. Tuttociò che è stato creato è un’energia chespazia in equilibrio nelle atmosfere dellegalassie. L’uomo sarà capace di leggerequeste indeterminate pagine incise nel-l’universo? Come sfogliare le pagine del-l’universo? Nell’universo non abitanosoltanto i pianeti, le meteoriti, le stelleo le galassie. E’ tutto l’intero universodella creazione con tutti i viventi di ieri,di oggi e di sempre. E’ giunto il tempoin cui l’uomo capterà le energie e lesinergie del cielo e le proporrà reali comein un computer nella sua mente. E co-nosceremo l’inizio e il principio dellastessa creazione. E conosceremo la svi-luppo di tutte le galassie. E conoscere-mo i respiri di ogni persona. I canti diogni attesa. Gli sguardi di ogni speran-za. I segreti nascosti per timore. E co-nosceremo ogni battaglia e ogni quiete.Ogni dolore e ogni letizia. Ogni scon-fitta e ogni vittoria. E conosceremo tut-to il bene e tutto il male che nei secoli ipopoli hanno fatto. Intuire l’universosarà la pagina che affascinerà i giovanipuri di mente. L’infinito è la realtà piùsemplice che esista. Chi è innocente,conosce già la via della conoscenza. Chiè superbo, tutto ciò, gli è reale di fra-stuono e di incomodo abissale. “Ti ren-do lode, o Padre, perché queste cose lehai nascose ai sapienti e ai dotti e le hairivelato ai piccoli”. La semplicità è ilgamete di ogni conoscenza. Dio può na-scondere qualche cosa? Non è Dio chenasconde ma è l’uomo incapace di ve-dere il reale divino dentro e fuori di sestesso E’ la superbia la causa dello squi-librio della stessa creazione e delle turbedella mente dell’uomo. Tutto ciò che èstato creato per amore da Dio non puòandare perduto, né si può distruggere.Tutto ritorna in Dio, purificato, reden-to e santificato. Tutto ciò che è statocreato, anche il filo d’erba più tenero eminuto, è un fiato di Dio e gli appartie-ne per sempre. L’anticreazione è ilmale. Tutto ciò che non è stato creatoè l’anti Dio. Ci chiediamo se

l’anticreazione è una realtà.L’anticreazione non è il nulla. Il nullaè l’adversus reale che turba l’equilibrionon solo del cuore di ogni persona mala stessa armonia dell’universo. Il nul-la è l’abisso che esiste in ogni pensie-ro, in ogni intuizione. Vaga come unleone ruggente per divorare l’uomo nelmale. E’ il lucifero che si spegne nel-l’abisso dell’inferno. L’avversario allaverità non può che essere avversarioe mai verità. La verità è l’innocenzapiù pura che abita nel cuore di ognipersona. L’avversario non può maientrare dentro di te e non può assolu-tamente dominarti. Tu sei stato crea-to libero. Tu sei una persona amata ecreata da Dio e come tale nulla puòfare l’adversus. Nulla può fare il dia-volo nello Spirito che Dio Padre haeffuso dentro di te. E’ necessario peròcapire la differenza tra lo Spirito effusoda Dio dentro di te e la coscienza cheman mano i secoli hanno incrostato lapersonalità dell’uomo. Nella coscien-za potrebbe entrare il male, nello Spi-rito mai. La coscienza potrebbe esse-re malata nei secoli, a causa delle leg-gi, a volte ingiuste, che l’uomo scrivenei codici del tempo. Ogni potente chevuole il sopruso dei deboli e dei po-veri nulla può incidere dentro lo Spi-rito che Dio ha fiatato per amore den-tro ogni sua creatura. Il prepotente puòcon superbia incidere sulla coscienzadelle persone che per paura di opporsie di rischiare la vita, si sottomettono.I codici cambiano secondo i secoli. Ilcodice da Vinci non esiste, esistonosoltanto i coloridella verità di don-na Lisa. Lo Spiritodella verità cheabita dentro ognipersona non puòcambiare e né èdato a ogni poten-te di poter influen-zare o inciderequalcosa con lapotenza del dena-

ro. Ecco la libertà che è il germogliocreato dallo Spirito che Dio ha effusodentro ogni persona e che germogliacontinuamente dentro ognuno di noi.Il tempo batte i secondi, le ore, i gior-ni, i mesi, gli anni, i secoli. Il nostroSpirito canta soltano l’eternità. Lo Spi-rito non si perde nel tempo. E’ immu-tabile come Dio. Ecco perché non muo-re. Ecco perché non può non ritornareall’origine di se stesso che è Dio. Eccola gioia: noi siamo fatti per Dio. Ognivolta che ammiro un tramonto, sentodi tuffarmi nell’infinito. Ogni volta checontemplo le onde tempestose delmale, avverto la burrasca che l’adversusvuole tentare di sbattere in faccia al-l’uomo. Esistono palazzi dove il dia-volo naviga liberamente. Palazzi dellamassoneria. Palazzi della mafia. Palaz-zi di sacrestie. Nulla può al nostro Spi-rito. Il nostro Spirito, come in Dio, èimpenetrabile, inaccessibile. Il malenon può entrare dentro di te, se tu nonvuoi. Ecco la gioia del cuore. Non esi-ste nessuna ragione per perdere la pacedel cuore. Non c’è paura che possasfondarci dentro, se il nostro cuore èun pilastro di serenità. La serenità è lachiave di lettura dell’universo. Si sfo-gliano dinanzi a te, non solo nella men-te, galassie dopo galassie. Spiriticelestiali a Spiriti celestiali. E’ la co-munione dell’universo. E’ la comunio-ne dei santi.

INTUIRE L’UNIVERSO!

dipingila pace

III Trav. Daconto, 50 - Giovinazzotel. 080.394.88.64

*DI DON PAOLO TURTURRO

PADRE TURTURROPRETE ANTIMAFIA

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LA PRESA IN GIRO D’ITALIADI ONOFRIO ALTOMARE

i racconti del pescatore

Giro d’Italia, edizione 2013. Sono concen-trato ad osservare la cartina ufficiale delpercorso ma subito noto un’anomalia:Giovinazzo non è nemmeno un puntinonero, non è indicata nella sesta tappa Moladi Bari - Margherita del 9 maggio. Eppu-re la nostra cittadina sarà attraversata dallasesta tappa di questo evento prestigioso.Cosa avrà pensato il sindaco TommasoDepalma appassionato ciclista che due annifa riuscì nel suo intento di elevare il desi-derio di agonismo e di partecipazione po-polare della nostra gente facendo deviarela 10ma tappa del Giro d’Italia nella suaamata Giovinazzo per concludersi aBitonto. Allora la tappa non doveva nem-meno sfiorare Giovinazzo. La carovana delGiro doveva puntare direttamente il tra-guardo di Bitonto transitando da Terlizzi.Tommaso Depalma, membro della com-missione del Giro d’Italia in Puglia, ven-dette l’anima al diavolo per far passare lacorsa rosa per Giovinazzo. Altrettantodovrebbe fare adesso che è sindaco pergridare ai quattro venti che Giovinazzo èalmeno un puntino geografico di 21milaabitanti. Avrei voluto leggere una sua ar-ringa nei confronti dell’organizzatore delGiro Zomegnan. Avrei volentieri letto conpiacere le scuse nei confronti deigiovinazzesi nella rubrica «Porto Franco»del vice direttore Franco Arturi. Invece,silenzio. C’è ancora tempo. Intanto soloun triste ricordo scivola via a proposito diGiro d’Italia: due anni fa i cameraman dellemigliori tv nazionali volentieri bypassaronole vedute di Giovinazzo, sorvolando an-che sulle cadute degli sfortunati ciclisti sul-la curva per via Bitonto. Ora siamo già neldimenticatoio ancor prima di esordire! Inu-tile negare che volevamo il passaggio inpompa magna sulla piazza centrale con laFontana dei Tritoni sullo sfondo, ma que-sto resta un sogno. Eppure in tempi chefurono anche gli Imperatori Romani, quale

Traiano per esempio, non si esentarono dalconsiderare la nostra Juvenatium importan-te nodo viario. La stessa Giovinazzo eramenzionata nella Tavola Peutingeriana, unantico stradario dei romani. La nostra sto-ria dunque può essere ben tracciata e rivisi-tata attraverso l’esame di questa documen-tazione che si perde nella notte dei tempima che è servita a storici e cittadini a rico-struire le proprie origini. Un orgoglio dun-que che ai nostri giorni a quanto pare nonsi ripete per il Giro d’Italia. In effetti oggile nostre strade non sono così agevoli dapercorrere. E tornando all’edizione del2013 del Giro non sarà impresa facile pro-grammare ad esempio il rifacimento delmanto stradale del tratto dell’ex SS16Molfetta - Santo Spirito dove più che conle biciclette è consigliabile transitare solo coni fuoristrada. Considerato che la realizza-zione del manto sintetico del campo spor-tivo appare un sogno, presumo che anchela strada di Baghdad, la strada della morteMolfetta-Santo Spirito, rimarrà un’incom-piuta. Due anni fa Tommaso Depalmaebbe però parole dure nei confronti del-l’allora sindaco Natalicchio che non avevanemmeno provveduto alla «politica del rat-toppo». Cosa direbbero a maggio i peg-

giori accusatori invece di Depalma? Misbilancio. Non vorrei che l’assenza sullacartina del Giro sia un manovra volutadall’alto perché la tappa rosa faccia unvolo pindarico da Santo Spirito e pren-da altre strade fino a Molfetta. Staremoa vedere. In bocca al lupo sindaco e so-

prattutto auguri per il Giro d’Italia!

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ANTICHE MURA

Sotto il Palazzo Ducale

apro il giornale

ed è subito volo di gabbiani!

E poi passeri e corvi

raggruppati in stormi

con il loro chiurlare.

Un canto comune

con l’acqua dell’onde

di fronte l’azzurro del mare.

Così mi vien di sognare…

pipistrelli e barbagianni

che nell’oscurità silenziosa

penetrano le antiche mura.

Le mura di Traiano!

ONOFRIO ALTOMARE

LA CORSA ROSA ATTRAVERSERÀ GIOVINAZZO IL 9 MAGGIO

CHE NON FIGURA PERÒ SULLA CARTINA DEGLI ORGANIZZATORI

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55 NOVEMBRE 2012

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