La Garzetta - gennaio 2012

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Gennaio 2012 - Numero 40 - Anno V www.ecodemravenna.it La via italiana alla Green Economy Le dieci proposte Ecodem per rilanciare il Paese Le “Dieci proposte per un via italiana alla green economy”, sono le idee lanciate dagli Ecologisti Democratici nel corso del convegno, organizzato insieme al Pd, “La via italiana alla green economy. Unʼidea di futuro per uscire dalla crisi” svoltosi lo scorso venerdì 13 gennaio 2012 a Roma, presso la sede nazionale del Partito Democratico. Gli Ecologisti Democratici lanciano 10 proposte verdi contro la crisi economica; un vero e proprio new deal ecologico che cammina sulla rivoluzione industriale e tecnologica della green economy, e sulla nuova idea di benessere e diversi stili di vita. Un paese come l ʼ Italia ha la possibilità di innestare la modernizzazione ecologica del sistema industriale e manifatturiero su un patrimonio straordinario di civiltà, bellezza, creatività, e sulle vocazioni di territori ad alta qualità ambientale. La prima proposta degli Ecodem è quella di una modernizzazione e c o l o g i c a d e l l ʼ i n d u s t r i a i t a l i a n a. La rivoluzione industriale dellʼeconomia verde parte dallʼindustria manifatturiera italiana, che è la seconda in Europa. ... e sul tema: Servizi Pubblici Locali pag 6 Il rimagliamento delle ciclabili a Ravenna pag 9 Intervista a Mara Roncuzzi, Assessore all'Ambiente della Provincia sul tema: La Green economy a Ravenna pag 5 Il proverbio del mese pag 10 La dura lezione del dramma dell'Isola del Giglio La raccolta differenziata in Emilia- Romagna La costa ravennate "pedala" verso l'Europa pag.7 Le brevi pag.8 La vi a italiana alla Green Economy pag 3

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La Garzetta, il giornale online degli Ecologisti Democratici della provincia di Ravenna

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Gennaio 2012 - Numero 40 - Anno V www.ecodemravenna.it

La via italiana alla Green EconomyLe dieci proposte Ecodem per rilanciare il Paese

Le “Dieci proposte per un via italiana alla green economy”, sono le idee lanciate dagli Ecologisti Democratici nel corso del convegno, organizzato insieme al Pd, “La via italiana alla green economy. Unʼidea di futuro per uscire dalla crisi” svoltosi lo scorso venerdì 13 gennaio 2012 a Roma, presso la sede nazionale del Partito Democratico.Gli Ecologisti Democratici lanciano 10 proposte verdi contro la crisi economica; un vero e proprio new deal ecologico che cammina sulla rivoluzione industriale e tecnologica della green economy, e sulla nuova idea di benessere e diversi stili di vita.Un paese come lʼItalia ha la possibilità di innestare la modernizzazione ecologica del sistema industriale e manifatturiero su un patrimonio straordinario di civiltà, bellezza, creatività, e sulle vocazioni di territori ad alta qualità ambientale. La prima proposta degli Ecodem è quella di una modernizzazione ecologica dellʼindustria italiana. La rivoluzione industriale dellʼeconomia verde parte dallʼindustria manifatturiera italiana, che è la seconda in Europa.

... e sul tema: Servizi Pubblici Locali

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Il rimagliamento delle ciclabili a Ravenna

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Intervista a Mara Roncuzzi, Assessore

all'Ambiente della Provincia sul tema: La Green economy

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Il proverbio del mesepag 10

La dura lezione del dramma

dell'Isola del Giglio

La raccolta differenziata

in Emilia- Romagna

La costa ravennate "pedala" verso

l'Europapag.7

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Gli Ecologisti Democratici rilanciano il progetto di politica industriale intrapreso con “Industria 2015” nel 2006, con un nuovo programma “Industria 2020”, imperniato su politiche di sostegno alla ricerca ed alla innovazione finalizzate allo sviluppo della green economy nei principali settori manifatturieri (tecnologie e materiali per l’efficienza energetica e la produzione di energia da fonti rinnovabili; industria dell’auto e mobilità sostenibile; nuovi materiali e chimica “verde”; filiere industriali connesse al riciclo ed all’utilizzo efficiente delle materie prime; eco design, ecc.).

Un esempio di attualità è quello connesso alla “rivoluzione” degli shopper: i l divieto di commercializzazione e produzione di sacchetti di plastica non biodegradabili va completato con una norma che dia una corretta definizione di “biodegradabile e compostabile”, una norma promessa dal governo Monti ma misteriosamente sparita dal decreto “milleproroghe”, che gli Ecodem si impegnano a ripresentare in Parlamento.

Una soluzione moderna e sostenibile è quella di una fiscalità ecologica che, a parità di gettito, alleggerisca la pressione sul lavoro e sull’impresa spostando il carico verso i consumi di energia e di materie prime, incentivi produzioni e consumi ambientalmente virtuosi disincentivando quelli più inquinanti.Servono politiche che tutelino il patrimonio ambientale, storico, paesistico dell̓ Italia, promuovano nel mondo il Made in Italy, difendendolo da imitazioni e contraffazioni; sviluppino il turismo di qualità, le

p r o d u z i o n i agroalimentari legate al territorio e le produzioni b i o l o g i c h e ; v a l o r i z z i n o i l sistema dei parchi e t u t e l a r e l a biodiversità.  C’è bisogno, poi, di un nuovo accordo globale per il clima entro il 2 0 1 5 , nell’attuazione del “ K y o t o 2 ” , a cominciare dalla

assunzione dell’obiettivo su scala europea di una riduzione del 30% delle emissioni  entro il 2020. L’Italia deve giocare un ruolo da protagonista in questo.Nell’Italia delle frane e delle alluvioni, con oltre 5 milioni di persone in pericolo,  la più grande opera pubblica necessaria non può che essere l̓ insieme di interventi che riguarda la difesa del suolo, la prevenzione del dissesto idrogeologico, la manutenzione del territorio.Il sistema dei servizi pubblici locali rappresenta – secondo gli Ecodem - un settore fondamentale per la green economy, considerando  le attività già in essere – dall’energia ai rifiuti, dai trasporti all’acqua – e  quelle che potranno essere intraprese. Servizi che vanno accompagnati da investimenti per la realizzazione di

impianti ed infrastrutture (dalle reti per il gas e l’elettricità agli impianti per il trattamento dei rifiuti, dagli acquedotti ai depuratori),  anche con modalità innovative di finanziamento.Nel campo della mobilità pubblica cʼè moltissimo da fare, e ritardi enormi da recuperare. I provvedimenti del governo Berlusconi avevano addirittura quasi azzerato i finanziamenti per il trasporto pubblico locale, abbattendoli da 1800 a 400 milioni.Economia verde, ambiente, turismo, agricoltura di qualità costituiscono importanti opportunità per lo sviluppo del Mezzogiorno. Indispensabile è la legalità che si afferma lottando contro l’abusivismo edilizio, le ecomafie, il lavoro nero e l’evasione fiscale. Secondo gli Ecodem bisognerebbe procedere ad una riforma del sistema dei controlli ambientali (ISPRA ed Agenzie regionali), garantendone autorevolezza e indipendenza e promuovendo la collaborazione con le imprese per migliorare le loro performance ambientali. Un sistema di controlli adeguati è condizione essenziale per sostenere le imprese di qualità.

Infine, in un paese che ha più di 2 milioni di disoccupati e nel quale 1 giovane su 3 è senza lavoro, bisogna creare nuova occupazione e con lo sviluppo della green economy è possibile creare almeno un milione di nuovi posti di lavoro nei prossimi anni. Per vincere la sfida bisogna però investire di più e meglio sul capitale umano, sulla formazione e sulla ricerca. L’offerta formativa deve corrispondere meglio alle esigenze del mondo produttivo ed agli obiettivi di sviluppo dell’economia verde.

“Serve coraggio, equità e che si riesca ad affrontare il tema facendo sul serio senza disturbare qualcuno e altri no”. Così il segretario del PD, Pier Luigi Bersani nel suo intervento. Ieri, ha ricordato Bersani, "ho chiesto che siano a bevuta pari, cioè che siano distribuite a tutti, anche a quelli che finora non sono stati toccati". Poi spiega che "le liberalizzazioni si devono fare per dare più accesso al lavoro ai giovani e non avere rendite di posizione, per abbattere i prezzi e animare l'economia, per oliare il meccanismo di consumi più equi. Cerchiamo di fare cose che diano l'idea che si fa qualcosa per tutti. In più servono politiche industriali e politiche attive".

"Non è finito il nostro compito, dobbiamo andare avanti, anche con riforme che costano. Per noi questo passaggio per quanto difficile è in larga parte compreso ma ci siamo fermati sulla soglia di un disastro. In questo passaggio c'è il grande tema sociale, ora si deve avere occhio alle persone che soffrono di più: chi ha perso il lavoro, i pensionati e chi vive disabilità".

“I lavori sono in corso ma ho elementi per dire che il nostro partito potrà essere il contenitore attivo di questa novità: del saper coniugare il grande tema sociale con politiche di crescita ispirate alla cultura ambientalista”.

“Il PD vuole essere il partito dei riformisti del nuovo secolo. Dobbiamo uscire da questa fase di difficoltà con una idea precisa di cosa vogliamo essere”. Per questo il segretario ha garantito che la sensibilità ambientalista sarà“sempre più centrale” per il partito e saprà raccogliere la sfida di tenere insieme rosso e verde.

“In una situazione che non ha molti confronti in Europa, abbiamo alcuni elementi che ci permettono di

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affermare che il PD è quel partito che sa interpretare le politiche sociali con il modello di crescita sostenibile che conosce suoi limiti.. Nel panorama europeo, il PD è in condizione di giocare questa carta e lavorerà con tutte le forze progressiste per realizzare queste idee”.

Prima del segretario era intervenuto fra gli altri anche Ermete Realacci, responsabile Green Economy del PD, affermando: "Puntare sulla green economy è la vera scommessa per uscire dalla crisi. Un 'filo verde' che già esiste e attraversa gran parte della nostra economia".

"Una ricerca di Symbola e Unioncamere - spiega Realacci- calcola che il 23,9% delle imprese italiane piu' innovative hanno investito, tra il 2008 e il 2011, in tecnologie e prodotti green, creando occupazione, tanto che il 38% delle assunzioni programmate per l'ultimo anno e' per figure professionali legate alla sostenibilita'. O, all'enorme successo del credito di imposta del 55% per l'efficienza energetica in edilizia, che ha attivato 1.400.000 interventi, circa 17 miliardi di euro di investimenti, 50 mila posti di lavoro all'anno".

"E' una strada - sottolinea l'esponente del Pd - che il governo deve intraprendere con coraggio, per far ripartire l'economia e la crescita e per la quale e' gia' disponibile un miliardo di euro da investire in green economy. Mi riferisco ai 600 milioni di euro del fondo rotativo per Kyoto, stanziati dal governo Prodi e mai utilizzati, e al 50% dei diritti di emissione di Co2 che, dal 2012, ammontera' a 400 milioni di euro all'anno, risorse disponibili e che possono rappresentare un volano importante per questa nuova economia".

Marco Turchetti

“LA VIA ITALIANA ALLA GREEN ECONOMY.

Un’idea di futuro per uscire dalla crisi”

La GarzettaDirettore: A. MazzottiCaporedattore: M. TurchettiRedazione: A. Borsotti, M.Cavallari, S.Patrizi, P.Montanari, D.Paviani, A.Rebucci, M.Turchetti, P.TurchettiGrafica: M. RoncuzziContributi: P. Pingani, S. Savorelli, S. Zamboni

Tutte le notizie e i materiali del convegno li trovate qui. Di seguito il “cuore” della relazione introduttiva di Fabrizio Vigni, presidente nazionale Ecodem.   “La crisi segna un passaggio d’epoca: è la crisi di un modello di sviluppo basato su mercati finanziari senza regole, indebitamento economico e ambientale, crescenti disuguaglianze. Chi pensa che passata la nottata si potrà ricominciare come prima si sbaglia. La rotta giusta per uscire dalla crisi è verso un green new deal, in Europa e nel mondo. La crescita di una nuova economia ecologica, più efficiente nell’uso delle materie e dell’energia, per uno sviluppo ecologicamente sostenibile. Una nuova rivoluzione industriale e tecnologica incentrata sulla green economy ed al tempo stesso una nuova idea di benessere, più sobria e intelligente”.

“L’economia verde – ha continuato –, l’unica che sta crescendo anche dentro la crisi, è uno dei pilastri su cui ricostruire l’Italia. Il nostro paese può avere grandi potenzialità se sa incrociare la modernizzazione ecologica del sistema manifatturiero (il secondo in Europa dopo la Germania) sul patrimonio di civiltà,

bellezza, creatività e sulle vocazioni di territori ad alta qualità ambientale che fanno la forza del Made in Italy. E’ questa la via italiana alla green economy.”

Le dieci proposte avanzate dagli Ecodem rappresentano progetti proposte concrete per la cosiddetta “fase due”, per la ripresa dell’economia e per creare lavoro. Eccole in sintesi:

1. Modernizzazione ecologica dell’industria italiana. Un programma “Industria 2020” per la green economy (industria dell’auto, nuovi materiali e chimica verde, industria del riciclo, tecnologie per l’efficienza energetica e le rinnovabili, ecodesign).

2. Riforma fiscale ecologica. Alleggerire il carico su lavoro e impresa, spostarlo sui consumi di materia e di energia; incentivare produzioni e consumi sostenibili.

3. Politiche per la qualità italiana. Puntare sulla tutela dell’ambiente e del paesaggio, sull’agricoltura di qualità, sul turismo, sui parchi, sulla promozione del Made in Italy nel mondo.

4. Nuovo piano energetico. Un programma per l’efficienza energetica nell’industria, nei servizi, nell’edilizia; 50 per cento di elettricità da rinnovabili entro il 2030; Smart grid; riduzione del 30 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2020; rendere permanente l’ecobonus del 55 per cento.

5. Difesa del suolo. E’ la più grande opera pubblica per l’Italia: utilizzare almeno un terzo dei fondi Cipe e parte dei r isparmi da r inuncia al l ’acquisto dei cacciabombardieri F35; deroga al patto di stabilità per i Comuni; frenare il consumo di suolo.

6. Servizi pubblici locali. Sono parte importante della crescita della green economy, con gli investimenti per acquedotti e depuratori, impianti per i rifiuti, reti di trasporto, energia e gas; rispettare le indicazioni emerse dal referendum sull’acqua.

7. Mobilità sostenibile e città ecologiche. Investire sul trasporto pubblico locale, ferrovie locali, tramvie e metropolitane.

8. Sud. Economia verde, ambiente, energie rinnovabili, priorità per lo sviluppo del Mezzogiorno.

9. Più legalità, meno burocrazia. Lotta alle ecomafie, introduzione dei reati ambientali nel codice penale, lotta all’abusivismo; riforma dell’Ispra e del sistema dei controlli ambientali; semplificare norme e procedure.

10. Lavoro verde. Un milione di posti di lavoro dall’economia verde; investire su formazione e ricerca.

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La GarzettaEcodemocratici RavennaLa raccolta differenziata

in Emilia-RomagnaPer la prima volta la raccolta differenziata dei rifiuti urbani ha superato la boa del 50%. Dato contenuto nel Report Rifiuti 2011 (realizzato da Regione Emilia-

Romagna e Arpa e riferito a dati 2010), che colloca la differenziata al 50,4% sul totale dei rifiuti urbani prodotti (oltre un milione 550 mila tonnellate). Altro dato significativo emerso dal Rapporto è l’aumento della produzione dei rifiuti (più 2,4% rispetto al 2009), in contrasto con la cosiddetta gerarchia europea della gestione dei rifiuti che al primo posto mette proprio la riduzione della produzione (seguita da riuso, riciclo, recupero energetico, con lo smaltimento in discarica come ultima opzione).

In tema di riduzione della produzione dei rifiuti domestici, per lo scambio di buone pratiche converrebbe gettare uno sguardo oltre i nostri confini regionali, e puntarlo su Brescia, dove la multiutility Aprica del gruppo A2A ha avviato un interessante programma integrato, che servirà come test “sul campo” per metter a punto il piano regionale in materia.

Sei le azioni già partite, a cominciare dalla riduzione degli imballaggi nella grande distribuzione, in collaborazione con Coop e Simply-Sma, attraverso la vendita alla spina di prodotti alimentari e detersivi sfusi. A metà 2011 si erano già risparmiate oltre 8 tonnellate di imballaggi. La seconda azione riguarda il recupero dell’invenduto alimentare da destinare a persone svantaggiate, una voce che ha anche una connotazione etica, basti pensare che ogni anno nel nostro paese, come ricorda “Il libro nero dello spreco in Italia: il cibo”, di Andrea Segrè e Luca Falasconi, dall’1 al 2 % di ortofrutta viene gestito come rifiuto (109.617 tonnellate nel 2009) e che vanno spreate poco meno di 100mila tonnellate di prodotti alimentari. La terza azione “Compostiamoci bene” è stata dedicata alla promozione del compostaggio domestico, e la quarta, in collaborazione con l’associazione di donne EVA, alla diffusione dei pannolini lavabili per neonati. A ridurre gli imballaggi per alimenti freschi ha pensato “Spesa in cassetta di prodotti biologici a filiera corta”. Nelle “Giornate del riuso”, organizzate in collaborazione con 9 parrocchie, lo scambio dei beni ha visto il 70% di vestiario, scarpe, attrezzi sportivi, libri, piccoli elettrodomestici, computer, radio, lettori dvd, tutti funzionanti, cambiare padrone anziché finire tra i rifiuti (ridotti per circa 10 tonnellate). La fase 2 del programma prevede, nel 2012, la promozione nella grande distribuzione di prodotti a basso imballaggio; il sostegno al consumo di acqua alla spina (in alternativa all’acqua minerale in bottiglia) in mense aziendali, ristoranti e scuole non comunali (il Comune nelle proprie scuole ha già attivato un progetto simile); la riduzione del consumo di carta in un migliaio di uffici; la promozione dei farmers market biologici a chilometro zero; la lotta alla distribuzione di materiale pubblicitario nelle buchette condominiali.

Silvia ZamboniCoordinatrice Regionale Ecologisti Democratici

La dura lezione del dramma della crociera Costa all’Isola del Giglio:rispettare le persone e l’ambiente

Di fronte alla drammatica vicenda del naufragio della nave di Costa Crociere presso l’Isola del Giglio, costata la vita a tante persone, che rischia di determinare un pesante impatto ambientale su un’area protetta di straordinario valore (nonostante il lavoro di tutti coloro che stanno prestando opera di messa in sicurezza della nave, a cui va il nostro ringraziamento), i mass media si sono concentrati sull’aspetto più evidente e immediato: la scarsa professionalità e gli atteggiamenti per lo meno discutibili del comandante Schettino.

Certo, Schettino ha le sue pesanti responsabilità, che le indagini dei Magistrati dovranno mettere a fuoco, come dovranno esaminare la posizione dei responsabili di Costa Crociere.

Ma i successivi approfondimenti, e i diversi "misteri" irrisolti, fanno emergere gradualmente un problema di ordine generale: il tema dell’applicazione rigorosa delle regole di professionalità e prudenza, e del rispetto delle persone e dell’ambiente, in un’attività così importante e delicata come il crocierismo, che utilizza navi sempre più grandi e complesse, operanti in mare, elemento al contempo rischioso e preziosissimo, con il pericolo sempre presente di danni incalcolabili per le persone e per gli habitat naturalistici marini.

Bene hanno fatto il Ministro dell’Ambiente e il Governo a emanare immediatamente norme che stabiliscono regole più rigorose e distanze di operatività precise a salvaguardia di aree marine protette, come l’Isola del Giglio e come tante altre in Italia.

Ma c’è, anche in questo caso, un tema più complessivo che si intreccia con le nostre proposte sulla Green Economy. Il crocierismo (ma potremmo parlare ancora di più del traffico via nave di merci, in particolare di petrolio e merci pericolose), attività in crescita e importante dal punto di vista economico e occupazionale, deve però conciliarsi sempre meglio con l’esigenza primaria di tutelare l’ambiente, valore in sé e anche base essenziale della stessa attività turistica.

Dunque regole, professionalità e prudenza, certo, ma anche tecnologie nuove, nelle navi perché siano sempre più sicure ed ecologiche (anche dal punto di vista dei consumi energetici), e nei porti per garantire, attraverso la trasformazione graduale in green port, maggiori tutele ambientali, minor inquinamento, utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e pulite al posto delle tradizionali fonti fossili, sviluppo di forme di mobilità sostenibile tra le banchine e il territorio.

Questo elemento di riflessione generale vale per tutti i porti di un Paese meraviglioso come l’Italia, e anche per il porto di Ravenna, che ha avviato positivamente questo nuovo segmento di trasporto turistico, e che deve di conseguenza attrezzarsi sempre meglio, in termini di servizi, regole e infrastrutture per assicurare l'equilibrio avanzato a tutela della delle nostre coste, delle nostre spiagge e di un territorio così ricco di storia e di biodiversità.

Alberto Rebucci

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Intervista a Mara Roncuzzi,Assessore all’Ambiente e il

Territorio della Provincia di Ravenna

sul tema:La green economy a Ravenna

Assessore Roncuzzi, cʼè un modo per parlare di green economy anche in un momento come questo, con una crisi che sta colpendo duro i cittadini? «Va detto che la crisi ha provocato una chiusura degli orizzonti per tutto ciò che è percepito come ‘nuovo’: anche la green economy, quindi. Una chiusura a cui ha contribuito anche la necessità del governo Monti di portare a termine una manovra fatta di tagli e nuove tasse. Invece, è proprio in un momento di difficoltà come questo che sarebbe importante scegliere senza esitazioni di puntare su uno sviluppo ecosostenibile, con tutto quello che significa».

In che modo? «Scegliendo senza esitazione di applicare i principi della green economy non solo nei modi in cui produciamo energia da fonti rinnovabili. Ma ripensando veramente a come fare ripartire l’economia con attività che puntino al miglioramento ambientale».

Quali sono queste attività?«Quelle che sono legate alla direttiva europea del 20/20/20, cioè all’aumento del 20 per cento dell’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, al medesimo incremento dell’efficientamento energetico e a una riduzione dello stesso peso delle emissioni di CO2. Mentre per il primo punto nel nostro Paese il risultato sembra raggiungibile, per quanto riguarda gli altri due siamo indietro».

Cosa si dovrebbe fare, in pratica, per raggiungere questi risultati?«Prioritario sarebbe intervenire sull’efficientamento energetico del patrimonio edilizio. Purtroppo, e qui si ritorna al tema della crisi, le amministrazioni non hanno risorse per garantire gli incentivi necessari a fare partire interventi, e i cittadini tendono a non fare investimenti».

Come se ne esce?«Cercando di applicare nuovi strumenti di finanziamento, come stanno facendo le amministrazioni più sensibili a questi temi: tra queste c’è sicuramente la Provincia di Ravenna, che in questo campo si sta coordinando con i Comuni per sostenere iniziative sul modello Esco».

Cosʼè una Esco?«È l’acronimo di Energy Service Company, cioè una società che si occupa di realizzare l’efficientamento energetico ripagandolo con quello che risparmia il cliente. È uno strumento molto interessante».

Ce ne sono altri?«È opportuno cercare di attingere a fondi europei specifici: l’Unione europea continua a finanziare progetti

sulla sostenibilità ambientale. E come Provincia stiamo cercando di lavorare sul fronte dell’educazione ambientale. Questo perché per aumentare l’offerta, ovvero la realizzazione, di abitazioni di nuova concezione, ad alto valore aggiunto ambientale, è necessario che vi sia una domanda. E questa domanda va creata con l’educazione, che se è rivolta non solo ai bambini, ma anche verso gli adulti, può contribuire a creare la sensibilità necessaria».

Quali sono gli ostacoli in questo caso?«In questo momento un’abitazione ad alta efficienza energetica ha un costo più elevato di una casa tradizionale. Ed è difficile convincere le persone che un maggiore investimento iniziale convenga perchè nel tempo si hanno costi più bassi di gestione. Nello stesso tempo, le imprese dovrebbero cercare di puntare a offrire case realizzare con nuovi criteri a costi non così lontani da quelle tradizionali».

Nel passato lo strumento dell'ncentivio ha avuto successo.«È vero. L’efficientamento del patrimonio edilizio già costruito grazie agli incentivi è stato positivo. Gli interventi permessi dal meccanismo del 55 per cento di detrazione dalle tasse hanno attirato molti cittadini a eseguire lavori di adeguamento, che miglioravano l’efficienza sul lungo periodo e diminuivano l’imposizione fiscale. E ha messo in moto piccole e medie aziende del territorio, portando anche a una considerevole emersione del sommerso».

Paolo Pingani

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La GarzettaEcodemocratici Ravenna... e sul tema:

Servizi pubblici localiLe tariffe dell’acqua e dei rifiuti

Il 7 dicembre sono state approvate le tariffe 2012 di acqua e rifiuti urbani. La questione era sul tavolo da molti mesi e non è facile capire dai giornali quale sia il percorso che porta a tali decisioni o come e chi decida quanto i cittadini pagano per questi servizi.

Assessore Roncuzzi, lei risulta essere la Presidente dell' ex-AATO, ma cosʼè AATO e che compiti svolge?AATO è (era) l’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale di Ravenna, ovvero il soggetto pubblico a cui compete l'organizzazione del servizio idrico integrato (acquedotto, fognatura e depurazione) e del servizio rifiuti urbani su scala provinciale (precedentemente svolta dai singoli comuni), per garantirne la gestione secondo criteri di efficienza, efficacia ed economicità, nel rispetto dell'ambiente e del territorio. L'Autorità d'ambito è retta da un Presidente, un Direttore e dall'Assemblea dei Rappresentanti degli Enti locali (sindaci o assessori delegati).

Dell'A.T.O. n. 7 Ravenna fanno parte i 18 comuni della provincia. L'ambito ha un'estensione pari a circa 1.850 Kmq ed è relativo a circa 400.000 abitanti.

AATO organizza e gestisce i servizi pubblici assegnati, compresa l'adozione dei necessari regolamenti e la definizione dei rapporti con i gestori dei servizi e, di conseguenza, è ad essa che compete la determinazione delle tariffe.

Quindi le tariffe non le decide direttamente Hera? E come fa AATO a decidere il corrispettivo?Come è noto, io sono subentrata soltanto a giugno nella gestione di questo soggetto, per cui mi sono limitata a gestire una situazione in essere che decade, oltretutto, al 31/12/2011. Il corrispettivo e gli eventuali aumenti tariffari da riconoscere al gestore, in questo caso Hera, si basano su due parametri principali: il metodo normalizzato (nazionale per i rifiuti, regionale per l’acqua) e la convenzione in essere col gestore, oltre ad eventuali indicazioni/prescrizioni sovraordinate che possono arrivare dalla Regione o dallo Stato.

La pianificazione della qualità del servizio e degli obiettivi è in linea di massima quinquennale, ma naturalmente può essere aggiornata, come dicevo, a causa di nuovi fattori esterni o di obiettivi di miglioramento concordati tra le parti. Per fare un esempio, se esce una legge che richiede un metodo innovativo e molto più costoso di smaltimento dei rifiuti o di trattamento delle acque, è necessario che l’Autorità, in contraddittorio col gestore, determini un aggiornamento dei costi.

E la situazione attuale a Ravenna quale era nello specifico?La situazione di Ravenna ha richiesto un aggiornamento del costo di smaltimento del rifiuto indifferenziato, a fronte di un costo valutato su parametri forniti dalla Regione nel 2005 e non più aggiornato e il riconoscimento di alcuni servizi aggiuntivi richiesti da parte dei sindaci al gestore per migliorare la qualità

dell’ambiente in cui viviamo, oltre all’aggiornamento all’inflazione degli altri costi (spazzamento, raccolta, smaltimento differenziata, ecc.).

Per l’acqua, invece, l’incremento è stato quello che era già previsto dalla convenzione vigente per l’anno 2012 quando fu pianificato il quinquennio 2008-2012.

Ma questo significa che non avete tenuto conto del referendum di giugno, se avete tenuto ciò che già era previsto?Purtroppo non è stato possibile concretizzare il risultato del referendum inerente l'eliminazione della remunerazione del capitale dalle bollette. Ciò non è stato possibile in quanto, come indicato dalla Regione a tutte le AATO provinciali in una nota, i contratti in essere sono fatti salvi e, in ogni caso, si attende un intervento del legislatore nazionale che modifichi il metodo tariffario per dare applicazione omogenea agli esiti del referendum. La singola AATO non può decidere in autonomia. È necessario tuttavia sottolineare, a scanso di equivoci e in quanto valido anche per il futuro, che l'abbassamento non si sarebbe tradotto in una diminuzione del 7 percento dell'importo della bolletta, ma soltanto della quota che riguarda i nuovi investimenti, che ragionevolmente potrebbe tradursi in un decremento nettamente inferiore all’1 percento nel singolo anno successivo all’entrata in vigore.

Si è sentito parlare di incrementi con cifre precise anche per gli anni prossimi. Sono già state prese decisioni specifiche al riguardo?Per l’anno prossimo, in realtà, non vi sono ancora valutazioni precise, perché l’articolazione tariffaria si fa di anno in anno. Per i rifiuti c’è una percentuale minima già determinata che riguarda una parte della rivalutazione dei costi di smaltimento che non è stata applicata in un'unica soluzione, ma suddivisa. Per l’acqua, invece, nel corso del 2012 si svolgere la revisione tariffaria per determinare i nuovi obiettivi 2013-2017. Sono previste novità perché i sindaci hanno assunto come indirizzo quello di passare alla tariffazione pro-capite, cioè per singola persona su tutto il territorio provinciale e anche perché si spera che nel frattempo il governo intervenga con l’elaborazione dl nuovo metodo tariffario che dia piena applicazione al risultato del referendum.

Dunque siete già all̓ opera per il prossimo anno?In realtà non è propriamente così, perché ci sono state novità rilevanti fra dicembre e gennaio. L’AATO così come è organizzata non esiste più dal 31 dicembre 2011, per cui spetta al nuovo ente (ATERSIR) fare tutti i ragionamenti che precedentemente proponevo. Il nuovo ente, così come la Regione lo ha definito, sarà unico a livello regionale, ma composto sempre da rappresentanti degli enti locali che si coordineranno sia a livello regionale (Consiglio d’Ambito composto da 9 membri, uno per ogni Provincia fra amministratori già eletti), sia a livello locale (Consiglio locale, composto da un rappresentante della Provincia e da tutti i 18 Comuni del territorio, come in precedenza). Rimane da capire come tutto questo si potrà coniugare con lo “svuotamento” delle province previsto per il 31/12/2012.

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Sono spesso paragonate alla Camargue francese, ma si trovano a pochi chilometri dal centro di Ravenna: l’area della Foce del Bevano, le spiagge e le zone umide e pinetali ad esso adiacenti, per un percorso totale di circa 6 km, sono fra le aree naturali più belle della nostra costa e hanno un fascino e un valore ambientale, turistico e culturale inestimabili. Le anse che il torrente forma alla foce, il cui tracciato viene ogni anno modificato dalle forti correnti marine, sono naturale rifugio per flora e fauna protetti su cui vigila il vincolo della Stazione sud “Pineta di Classe e Saline di Cervia” del Parco del Delta del Po, la pineta retrostante è Riserva Naturale della Stato e l’importante cordone dunoso ancora presente in molte parti, oltre a essere un elemento geologico-geomorfologico che descrive bene l’evoluzione del territorio, rappresenta la difesa naturale più importante rispetto al fenomeno dell’ingressione marina. Il piano di fruizione messo a punto nel 2010 da un tavolo di lavoro a cui hanno preso parte Corpo Forestale dello Stato, Comune e Provincia di Ravenna e Ente Parco del Delta del Po in attesa dell’adozione del Piano di Stazione del Parco del Delta, insieme alle sentenze di demolizione delle strutture edilizie che hanno fatto tanto notizia sui quotidiani dei mesi scorsi, centrano la questione della tutela del patrimonio ambientale e della regolamentazione della presenza antropica in aree con equilibrio precario come queste.

Ma se è di notevole importanza la tutela per preservare un valore ambientale di pregio, questa deve essere accompagnata da un valido progetto di valorizzazione, inteso come pubblicizzazione e incentivazione di percorsi naturalistici protetti puntando sull’incremento del turismo naturalistico e sulla corretta e rispettosa fruizione del territorio. Le due località balneari di Lido di Dante e Lido di Classe (immerse in questi paradisi ambientali e da essi fortemente connotate) si impegnano da tempo in questa direzione e collaborano per aderire e sostenere iniziative e progetti che valorizzino le peculiarità di questi ambiti. Ed è in questo senso che è fortemente sostenuto e caldeggiato il progetto denominato “INTERBIKE”, promosso dalla

Provincia di Ravenna e previsto nell'ambito della Cooperazione transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013 col quale si intende collegare tra loro le piste e gli itinerari ciclabili già esistenti nelle singole aree, progettare e realizzare alcuni segmenti ancora mancanti ed organizzare anche i sistemi intermodali di

connessione, s iano ess i treno+bici che bus+bici e nave+bici in una rete di percorsi che da Ravenna g i u n g e a K r a n j s k a G o r a , i n S l o v e n i a , passando per le province di F e r r a r a , T r i e s t e , Gorizia ed Udine ed il v i c i n o Veneto.

La notizia riportata anche sugli organi di informazione è sicuramente apprezzabile e condivisibile non solo dagli amanti della bici, ma anche da chi crede sulla forte valenza turistica e culturale degli aspetti ambientali del nostro territorio. Tutto questo in un momento di grande interesse verso il tema ambientale e ai suoi aspetti turistici, con la presentazione del piano di investimenti per lo sviluppo del Turismo Ambientale nel Parco del Delta del Po che prevede interventi concentrati nelle grandi zone di pregio (Punte Alberete e Ortazzo e Ortazzino) e nelle strutture della ex idrovora Bevanella per la creazione di un museo didattico interattivo. L’inserimento delle località di Lido di Classe e Lido di Dante (e con esse tutti i Lidi Sud) in questo progetto si rende particolarmente agevole e auspicabile anche perché queste zone sono già dotate di una rete cicloturistica strutturata che le collega alla città e alle località limitrofe, consentendo di percorrere e apprezzare svariati ambiti naturalistici: da quelli fluviali a quelli pinetali della pregiata Pineta di Classe, a quelli umidi e unici dell’Ortazzo e Ortazzino.

Il pecorso non è ancora ben definito; sarà tracciato a fine aprile e collegherà fra loro le località turistiche dai lidi sud fino a Marina di Ravenna e questi con la città, ma di sicuro sarà collegato a sud con il percorso del progetto “Bicy” che da Cervia sale fino a Ravenna e a nord con il percorso cicloturistico europeo denominato “Eurovelo 8” (che collega il Portogallo alla Grecia). Il turismo ambientale e il cicloturismo hanno ancora molto da dare nelle nostre zone e questo importante “progetto di rete” consente di valorizzare aree ambientali di pregio, preservandole dall’abbandono e dal degrado attraverso una corretta fruizione e un programma che le proietta sulla scena turistica internazionale.

Silvia SavorelliCosigliere Comunale PD Ravenna

La costa ravennate “pedala” verso l’Europa

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“Il 2011 si chiude con un ennesimo periodo di sforamenti dei limiti sulla qualità dell’aria. Il numero di giorni di superamento dei limiti delle PM10 (le polveri sottili) quest’anno sono giunti a valori astronomici, ben più alti del 2009 e del 2010, e le ultime settimane sono state caratterizzate da continua emergenza”. Lo rileva Legambiente.

Per questo Legambiente chiede per il 2012, alla Regione e dei sindaci, di mettere in atto azioni di emergenza serie e continuative assieme ad azioni strutturali sul traffico.

"Se i blocchi del traffico episodici non risolvono il problema a monte, è necessario comunque un forte segnale culturale che l’uso dell’auto privata deve diventare sempre più ridotto nelle nostre città. Quindi i blocchi devono essere mantenuti ed estesi ad ampie aree delle città, riducendo al minimo le deroghe.

In questo, una menzione di coraggio va al comune di San Lazzaro, alle porte di Bologna che pur avendo meno di 50.000 abitanti dal 2004 ha aderito all’Accordo di Programma sulla qualità dell’aria, e che quest’anno ha emanato un’ordinanza prevedendo per una settimana intera e su tutti i giorni la regolamentazione più restrittiva sulla circolazione dei veicoli, tipica dei “giovedì” di gennaio. Inoltre ha aggiunto la disposizione ad abbassare la temperatura massima di esercizio del riscaldamento, e riducendone il funzionamento di 1 ora al giorno.

Con riferimento alle azioni strutturali è necessario destinare i fondi per gli investimenti con priorità assoluta al trasporto pubblico cittadino e pendolare e alla rete delle piste ciclabili."

Le Brevi Case ed efficienza energetica: magri progressi dellʼItalia

Legambiente: 2011 anno drammatico per la qualità dellʼaria in regione

Nel dicembre scorso, nell'area del terminal crociere di Porto Corsini, è stato inaugurato l'impianto minieolico di 1,5 KW di potenza, la cui messa in opera è stata resa possibile dalla collaborazione tra Provincia di Ravenna, Autorità Portuale di Ravenna, Ravenna Terminal Passeggeri, Tozzi Nord che ha donato l'impianto eolico sperimentale, e grazie anche ad un cofinanziamento del Progetto europeo Powered del programma transfrontaliero IPA Adriatico. Nello stesso tempo, la scelta del luogo si collega alle indicazioni del progetto europeo Wico (Wind of the Coast) da poco concluso, che aveva lo scopo di valutare le potenzialità dei moderni impianti microeolici in diverse aree costiere d'Europa, al fine di favorire la riqualificazione ecologica delle attività turistiche.

Inaugurato l'impianto minieolico al terminal crociere di Porto Corsini

Nel nostro paese dal 10 anni i consumi di energia per abitazione si sono ridotti solo del 2,6%: oltre 4 volte meno della media europea.

Nel 2009 il consumo energetico del settore residenziale nel nostro paese è stato di 26,0 Mtep, con un incremento del 3,2% rispetto al 2008. Il consumo di energia per abitazione mostra una riduzione del 2,6% del valore 2009 rispetto al 2000. Questo dato è notevolmente al di sotto della corrispondente variazione per la UE27 che risulta essere di -11,7% e delle riduzioni ottenute da Germania, Francia e Regno Unito.

Meglio degli altri in genere l’Italia ha fatto sul consumo elettrico per abitazione. Nel periodo considerato, si legge nell’ultimo rapporto Enea ha registrato una modesta riduzione (-1,8%), conseguenza dell’acquisto e utilizzo da parte dei consumatori di apparecchi elettrici più efficienti.

Il consumo termico per abitazione invece è leggermente aumentato, al contrario di quanto verificatosi per la maggior parte dei Paesi europei.

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Alla luce di quanto pubblicato negli ultimi tempi circa la mobilità ciclabile, è possibile affermare che nonostante si ripetano (e si pubblichino) sempre le stesse cose adesso a l m e n o e n t r a m b i g l i schieramenti, maggioranza e opposizione sembra siano concordi nel dire che è arrivato il momento del “fare”.

L’opposizione propone con una petizione il rimagliamento e la micromanutenzione della rete ciclo pedonale. Bene, come dargli torto e non essere più che favorevoli. Fiab auspica una valanga di firme.

La maggioranza ripete che a Ravenna ci sono già 100 km di piste, ma che effettivamte occorrebbe rimagliare ok. Fiab sottolinea che da sempre propone soluzioni e idee per il rimagliamento disponibili per tutti nel sito www.fiabravenna.com.

Quindi se siamo tutti concordi è ora di pensare ad una struttura che si occupi della educazione alla mobilità, della programmazione degli interventi, degli investimenti del coordinamento, della ricerca di fondi e della applicazione del piano della mobilità ciclabile (quando vedrà la luce…), in altre parole un ufficio “Mobilità ciclo–pedonale”.

Via Cairoli è presa d’assalto da orde di ciclisti, è un problema culturale, di convivenza, di legge? Quale struttura del Comune ora è in grado di reprimere ed educare ? Via Paolo Costa è un via vai continuo di cicli in contro mano, ci si è mai posti la domanda del perché e se esistano itinerari alternativi o se sia possibile istituire una corsia preferenziale? Chi fa l’analisi, chi si occupa di monitorare possibili soluzioni? I controviali di via Maggiore sono nel caos? Via Faentina è una ecatombe di incidenti? Via San Gaetanino è irraggiungibile, quale ufficio coordina e si incarica di ascoltare le esigenze di tutti, pianificare i parcheggi, sentire le rimostranze, far si che chi si occupa di lavori pubblici non ignori quello che fa la manutenzione strade? Il problema economico ci attanaglia: è proprio così vero che occorrano investimenti milionari? Fare gli inviti nei marciapiedi di via Teodorico per collegare la ciclabile di via Antico Squero con la ciclabile del Parco di Teodorico per permettere ai disabili di poter arrivare all’ufficio di collocamento e al parco di Teodorico senza stare sulla strada quanto costa? E davvero impossibile coordinare una piccola squadra di operai Comunali attraverso un ufficio “Mobilità ciclo-pedonale” che effettui questi piccoli lavori? E tutta la miriade di micro interventi per i quali non vi è nessuno in ascolto.

Un ultima nota per concludere. La Provincia di Ravenna attraverso fondi comunitari sta attrezzando l’itinerario che dalla stazione di Ravenna porta alla stazione di Cervia, ove è già disponibile un punto di noleggio bici. Il nuovo rimagliamento di via Trento annunciato dall’Assessore permetterà di raggiungere attraverso la ciclabile di via Rubicone (collegata con Classe e quindi con Cervia) viale Pallavicini. Occorre qui ricordare che i larghi marciapiedi di Viale Pallavicini (in parte ancora

ghiaiati) non sono percorribili dalle Bici, perché solo pedonali, quindi se da un lato i ciclo escursionisti provenienti da Cervia dovranno rimanere in strada, tra bus e sportellate di auto in sosta, dall’altro dovranno procedere “contro mano” (un’altra via Paolo Costa?). Fiab rimane comunque a disposizione di tutti.

A. Navacchia Presidente Fiab “AdB” Massa Lombarda – Lugo – Ravenna.

Il rimagliamento delle ciclabili a Ravenna

La Regione Emilia-Romagna prepara un Fondo agevolato per l’efficienza

energetica delle impreseLa Regione Emilia-Romagna sta avviando le procedure di gara rivolte a soggetti finanziari idonei, per l’attivazione entro il 2012 e la gestione di un fondo regionale di rotazione per assicurare finanziamenti agevolati alle imprese della regione che investono in efficienza energetica e nelle energie rinnovabili.

Tale fondo verrà costituito grazie alle risorse finanziarie europee legate al POR FESR Emilia-Romagna 2007-13.

Il Fondo avrà una dotazione di quasi 10 milioni di euro di fondi pubblici a cui si aggiungeranno quelli offerti in sede di gara dal soggetto gestore che risulterà vincitore.

Tali risorse dovranno essere impiegate integralmente almeno una volta al 100% entro il 31/12/2013 ma il contratto di gestione opererà fino al 31/12/2020.

Lo scopo del Fondo sarà quello di finanziare in termini agevolati e in regime di De Minimis le seguenti tipologie di investimento imprenditoriale:

a) Miglioramento dell’efficienza energetica

b) Sviluppo di fonti di energia rinnovabile

c) Sviluppo di reti intelligenti ( smart grid )

d) Creazione di reti condivise per la produzione e autoconsumo di energia da fonti rinnovabili

e) Creazione di beni e servizi destinati a migliorare l’efficienza energetica e lo sviluppo delle fonti rinnovabili

Le imprese che potranno usufruire di tali condizione agevolate possono operare praticamente in tutti i settori, dall’industria al commercio, al turismo, ai servizi intesi nel senso più ampio.

Una scelta molto positiva e innovativa dunque che può accelerare, nella nostra regione, l’attuazione degli obiettivi del Piano Energetico Regionale finalizzata al rispetto degli obiettivi europei del 20/20/20 e che merita di essere ampiamente pubblicizzata e sostenuta da istituzioni locali e dalle associazioni imprenditoriali.

Noi, con le nostre possibilità cercheremo di dare una mano in questa opera di informazione capillare.

Nel contempo avanziamo una proposta: realizzare qualcosa di simile (un fondo agevolato e di garanzia) anche per i cittadini che vogliono investire in efficienza energetica e in energie rinnovabili della propria abitazione. Anche questo potrebbe aiutare molto a raggiungere gli obiettivi regionali e a favorire la ripresa di settori oggi in serie difficoltà.

Ecologisti Democratici Ravenna

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I dè dla mérlaNo fe zérla

(Nei giorni della merlaNon fare zerla)

Fare zérla significa arare perché la zérla è sia la bacchetta munita di un pungolo con la quale si soleva “stimolare” le mucche durante l’aratura sia il timone mobile che si metteva davanti ai buoi durante appunto l’aratura.

Da qui un altro detto:

Fe’ zérla insén(Arare insieme prestandosi reciprocamente Le mucche per il tiro)

Ma cosa sono i giorni della merla?

Sono i giorni più freddi dell’anno e precisamente il 29, 30 e 31 di gennaio; ecco perché non era consigliabile l’aratura in quanto il terreno, quasi sempre gelato quindi molto duro da lavorare, ne sconsigliava la lavorazione.

Perché “della merla”

Qui ci soccorre una fiaba che voleva che, ai tempi dei tempi, i merli, sempre presenti nei nostri territori, fossero completamente bianchi.

Passata l’ondata di freddo che solitamente si presentava verso la fine di gennaio, una merla assai irriverente derise e canzonò Gennaio, perché non era stato capace di fare abbastanza freddo.

Gennaio, mese assai poco incline allo scherzo e assai permaloso, se ne adontò e si vendicò dell’irriverente merla facendo in modo che gli ultimi tre giorni rimastigli, prima dell’avvento di febbraio, fossero i più freddi in assoluto, oltre che pieni di burrasche e gelate.

La merla per ripararsi da quel freddo imprevisto, ma da lei provocato, cercò rifugio per lei e per i suoi piccoli. Non trovando altro che una gola di un camino vi si rintanò fino a che non passò la buriana.

Ma quale fu la sorpresa quando, uscita dal rifugio in cui aveva trovato riparo, si avvide che, ahimè, le sue piume erano diventate nere.

Gennaio si era così vendicato e da allora i merli di nero piumaggio, durante l’inverno, migrano verso i paesi caldi, dove non è più necessario rifugiarsi in camini o altri anfratti bui pieni di amari imprevisti.

Buon 2012 a tutti.

Av salut

Paolo Turchetti

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Il proverbio di gennaio

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