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il mensile dei soci coop consumatori aprile numero 3 - 2007 41 LA PENSIONE DI DOMANI Gli italiani e la scelta sul destino del Tfr COOP RENO Verso il bilancio sociale, il documento che riassume l’impegno di Coop sui valori e i bisogni delle persone edizione coop reno

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in primo piano consumareinformati

vivere bene

La pensione che verràPer 11 milioni di lavoratori si avvicina la scelta sul destino del proprio Tfr. Scoprendo cos’è la previdenza integrativa

“Quel male non più invincibile”Intervista esclusiva all’oncologo Umberto Veronesi

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Mensile della Cooperazione di Consumatori 40127 Bologna, Viale Aldo Moro,16 Tel. 051.6316911 | Telefax 051.6316908 [email protected]. Bologna 3/8/82 n. 5005 Iscrizione Roc 29/8/01 n. 1040Copia singola euro 0,31 Abbonamento annuo euro 3,10

Direttore responsabile Dario GuidiredazionePiero Giovanolla (vicedirettore),

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Lettere a Consumatori

La pensioneche verràdi Dario Guidi

La fatica delle donnedi Silvia Fabbri

La vignettadi Elle Kappa

Legacoop: “Giochiamo da protagonisti”di Aldo Bassoni

Il valoredei parchidi Mario Tozzi

Lotta all’obesitàdi Eugenio Del Toma

Frutta e verdurabuona e sicuradi Anna Somenzi

Caldo di bucatodi Claudio Strano

Vegetarianicarnivoridi Massimo Montanari

È tempo di...tonnodi Helmut Failoni

Praga magicadi Giuseppe Ortolano

Mostre, libri e dischiIntervista a S. Cristicchidi G. Oldrini e P. Pacoda

La lettera di protestadi Natalino Balasso

12La fatica

delle donneLavorano più degli uomini

ma sono meno pagate.E devono scegliere

tra lavoro e figli

coop editrice consumatori consiglio di amministrazione: Paolo Cattabiani (presidente) Enrico Migliavacca (vicepresidente)Francesco Berardini, Giuseppe Bolognesi, Claudio Cucchiarati, Marco Gaiba, Luciano Landi, Paolo Mandini, Daniele Moltrasio, Claudio Toso

Consegnato alle poste a partire dal 03/04/2007Il numero di marzo è stato stampato in 2.266.827 copieassociato a:ANES, Associazione nazionale editoria specializzata

Daniela Dalpozzo, Sivia Fabbri, Paolo Mandini, Alberto Martignone, Paola Minoliti, Andrea Pertegato, Mauro Poletti, Gianfranco Sansalone, Anna Somenzi, Claudio Strano.

progetto graficoFerro comunicazione & designimpaginazione e grafica Ilde Ianigroresponsabile della pubblicitàGabriella Zerbinistampa Coptip (Modena)

Questa rivista è stata stampata su carta 100% ecologica e riciclata che ha ottenuto il marchio Ecololabel dell’Unione Europea riservato ai prodotti a minor impatto ambientale

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Soci e finanza,una strada percorribiledi Paolo Bedeschi

Berra, vento di ristrutturazionedi Daniela Dalpozzo

La piadinadi castagnadi Walter Matteucci

Sport & amiciziatutto l’annodi Cinzia Martelli

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41 Verso il bilancio socialedi Luciano Landi

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Gentile Coop,scriviamo a proposito di quello scempio ambientale e so-ciale che è l’acquacultura intensiva. Questo business, che si è sviluppato sulle coste dell’Asia e dell’Amercia del sud, sta portando a devastanti conseguenze per le comunità lo-cali di contadini e pescatori. (...) Nelle vasche a ridosso della costa, strappando i terreni ai contadini che li coltiva-no, per far crescere più rapidamente i crostacei, si fa un grande uso di agenti chimici che inquinano l’acqua e pro-vocano poi morie di pesci lungo la costa. Quanti di noi continuerebbero a comprare gamberetti se fossero consa-pevoli del loro costo umano? Miriam Croxatto di Cittadinanzattiva

Risponde Claudio Mazzini di Coop Italia:Siamo perfettamente al corrente della problematica da voi denunciata ed in perfetta sintonia con la richiesta di avvia-re, da subito, azioni tese a ridurre e mitigare il problema. Già da tempo Coop ha affrontato la questione e, oggi, la maggior parte dei gamberi è pescata mentre per quelli alle-vati tra le varie caratteristiche che contraddistinguono il prodotto a marchio Coop si controlla direttamente anche l’aspetto da voi denunciato.Ma vediamo più nel dettaglio cominciando dai Gamberi Coop (Penaeus vannamei – Prodotto decongelato). La maz-zancolla tropicale Coop è allevata nell’estuario del fiume Guaya, in Ecuador. Le mazzancolle Coop sono ottenute da Agricoltura Biologica (Organic Farming): non si utilizzano antibiotici, prima della “semina” le piscine sono arricchite con microrganismi probiotici per limitare l’impoverimento delle acque, non si dragano i fondali delle piscine, non si effettuano vuoti troppo lunghi delle piscine onde evitare danni gravi a tutto ciò che vive sugli strati del fondo.Inoltre la specie allevata (il Penaeus vannamei) è una specie naturalmente presente nell’ambiente di estuario in Ecuador e, rispetto ad altre specie allevate, vive prevalentemente nel-

L’impegno Coopcontro l’acquacultura intensiva

la colonna d’acqua e non scavando sul fondo, rendendo inu-tile l’aratura dei fondali delle piscine, contenendo così l’ac-cumulo di sostanza organica negli effluenti di allevamento. Un altro vantaggio significativo della scelta del Penaeus vannamei sta nella dieta: questa specie richiede un basso tasso proteico ed ha una migliore efficienza alimentare ri-spetto ad altre specie allevate. Infine dal 1999 il governo Ecuadoriano ha emanato un decreto presidenziale che proi-bisce il taglio delle mangrovie. Coop controlla direttamente 2 volte all’anno che tutto ciò sia rispettato. Possiamo per-tanto affermare che i gamberi Coop oggi non solo sono una risorsa economica per quel paese, ma l’allevamento è gesti-to nel rispetto dell’ambiente e della biodiversità.Vediamo ora altri prodotti a marchio Coop. Vogliamo inol-tre segnalare che diverse specie di gamberi (Pandalus borea-lis, Parapenaeopsys stylifera, Metapenaus monoceros) pre-senti come ingredienti, o come singolo componente, in numerosi prodotti surgelati a marchio Coop, sono pescati in 3 diversi oceani: Atlantico, Pacifico ed Indiano. Su tutto il pescato a proprio marchio, Coop, prima azienda in italia, con l’adesione al progetto Friend of the Sea (Amico del Mare) si sottopone, volontariamente, ai controlli sulle mo-dalità di pesca sostenibile.Quanto agli altri gamberi in vendita nelle pescherie dei ne-gozi Coop si tratta di prodotti pescati in 6 casi su 7. Fa ecce-zione il gambero gigante indopacifico (Penaeus monodon) che viene allevato in Vietnam. Anche i questo caso, pur non esercitando un controllo diretto sulle zone di produzione come avviene sui prodotti a marchio Coop, abbiamo richie-sto al fornitore garanzie sia sulle condizioni di allevamento (uso di antibiotici, alimentazione) sia su quelle ambientali.Come vede Coop nel suo agire quotidiano cerca sempre di coniugare all’attività commerciale quei valori di tutela del-l’uomo e dell’ambiente propri dell’essere cooperativa di consumatori a cui anche voi fate riferimento nella vostra denuncia.

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Patate nobiliAl supermercato trovo patate arricchite di varie provenienze e certificate dop. La povera semplice patata non esiste più? Monica Cavallotti – Piacenza

Cibo dei poveri per eccellenza, arrivata in Europa dall’America nella seconda metà del 500, questo tubero fu apprezzato solo nei secoli più recenti. Oggi è stata ampiamente rivalutata: oltre alla prima divisione a pasta bianca e gialla, può essere arricchita ad esempio con il selenio (Selenella), minerale essenziale per il funzionamento degli antiossidanti cellulari che contribuisce alla corretta funzionalità dei muscoli scheletrici. La cottura non intacca la presenza di questo

minerale. Per ciò che riguarda il dop (denominazione di origine protetta), se ne fregia, ad oggi, un’unica varietà di patate, chiamata Primura. Viene coltivata nel bolognese, territorio vocato alla coltivazione di questo tubero, e il disciplinare di produzione garantisce l’utilizzo di tecniche rispettose per l’ambiente.

Gli acari nel lettoSono preoccupata dagli acari… Quali norme devo seguire per combatterli, almeno nel letto dove dormo? Angela Barozzi – Sassuolo (Mo) Gli acari della polvere, invisibili ad occhio nudo, sono responsabili anche di allergie respiratorie e si annidano fra materassi, divani, coperte e tappeti. Si nutrono di

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L’indirizzo per scrivere a questa rubrica èredazione consumatoriViale Aldo Moro, 1640127 Bolognafax 051 6316908oppure [email protected]

>residui di cibo e di pelle umana e amano l’umidità. Per dormire sonni più tranquilli, occorre fare prendere aria a lenzuoli, coperte e cuscini ogni mattina, magari esponendoli alla luce del sole, che è in grado di uccidere gli acari. Poi scegliere tessuti sfoderabili per gli imbottiti e lavarli a temperature superiori ai 60°. Esistono in commercio materiali antiacaro per materassi, cuscini e coperte. I più recenti aspirapolvere poi sono dotati di filtri che catturano spore e acari, riducendo la proliferazione delle muffe, terreno ideale per la vita di questi animaletti.

Lavatrici di notteAttivo spesso la lavatrice e la lavastoviglie di notte perché ho sentito dire che i consumi si riducono. È vero? Giuliana Pozzati – Ancona

L’Enel e altre aziende fornitrici di energia elettrica hanno attivato la Tariffa Bioraia che prevede la fornitura di energia elettrica a prezzi ridotti durante le ore notturne e i giorni festivi. Ma per usufruire di questa tariffa occorre che l’intestatario dell’utenza presenti domanda all’Enel (tel. 800900800 oppure www.prontoenel.it) chiedendo di passare alla nuova tariffa. È comunque necessario che l’impianto abbia il contatore elettronico, oggi piuttosto diffuso nelle abitazioni cittadine e in quelle di nuova

costruzione. In mancanza di questi requisiti, gli elettrodomestici che funzionano di notte potrebbero essere solo un disturbo alla quiete…

Il pesce fa beneMangiate pesce ci dicono continuamente: ma tra quello di allevamento, quello surgelato e l’inquinamento mantiene davvero le sue virtù? Marilena Camon – Udine

Oltre a tutte le cautele e le garanzie che Coop è in grado di offrire sul pesce ed i prodotti ittici col proprio marchio (vedi la scheda nella pagina qui a fianco sull’acquacoltura), il pesce come alimento possiede una serie di protezioni naturali che lo rendono sicuro: le squame e la pelle lo proteggono da ossidazioni e da

attacchi di agenti esterni, a differenza della carne che è invece venduta a pezzi ed è più vulnerabile. Crudo poi mantiene intatte tutte le proprietà nutrizionali compreso il sapore. Una maggiore attenzione invece per i pesci grandi, come tonno e spada, che invece sono venduti a pezzi. Sull’etichetta del pesce è obbligatorio indicare se è pescato o allevato. Sul pesce comperato già surgelato è indicata la data di scadenza. È bene conservare in frigo per non più di 30 giorni il pesce comprato fresco e congelato. Mangiare pesce 2-3 volte la settimana consente di assumere la giusta quantità di omega-3 (maggiormente presente nei pesci grassi come alici, sarde, sgombro e tonno) che aiuta a prevenire malattie cardiovascolari e infiammatorie. Attenzione però ai crostacei e molluschi che hanno un contenuto elevato di colesterolo.

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il mensile dei soci coopconsumatori

Lo sai che Consumatoriè anche su Internet?Notizie, articoli, inchieste a portata di un clicUn servizio in più per i soci Coop

www.consumatori.e-coop.it

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Tecnicamente si chiama Tasso di sostituzione ed è un termine col quale, piaccia o non piaccia, è bene pren-dere confidenza. Serve a indicare quale sarà il rappor-

to tra l’ultimo stipendio percepito e la prima pensione pub-blica che si riceverà. Ebbene se chi è andato in pensione sino ad oggi (in base al sistema retributivo, cioè commisu-rato allo stipendio percepito e non ai contributi effettiva-mente versati) poteva aspettarsi un assegno pari a circa l’80% dello stipendio, in proiezione futura questo rapporto è destinato a diminuire drasticamente, per attestarsi intor-no al 50% e anche meno. Nella sua relazione annuale per l’anno 2005, la Covip, cioè la Commissione di vigilanza sui fondi pensione (altro ente di cui è il caso di cominciare a ricordare il nome) sottolinea che “il problema si pone in particolare per le generazioni più giovani”, ovvero quelle che sono nei primi anni della loro carriera lavorativa e spes-so legate a forme di lavoro autonomo o precario.

CHE PENSIONE ARRIVERÀ? “Tutti devono avere ben presente - spiega Domenico Sicilia-no, responsabile dell’Unità fondi pensione di Unipol - che nei prossimi anni al sistema di calcolo retributivo, in vigore sino al 2012, si sostituirà progressivamente quello contri-butivo che sarà pienamente a regime nel 2030. Ebbene chi andrà in pensione allora, ma sta già lavorando e oggi può avere anche più di 35 anni, si ritroverà una pensione che è tra il 40 e il 55% dello stipendio. E dunque, anche se è diffi-cile pensare a un bisogno proiettato nel futuro, garantirsi una pensione dignitosa è un problema reale”.Pur premettendo (e sottolineandolo con la matita rossa) che le considerazioni che svilupperemo in questo articolo sono basate sul quadro generale del nostro paese e ovvia-mente non possono rispondere ai quesiti dei singoli (che dipendono dall’età, dall’anzianità lavorativa, dai settori in cui si opera, dalle esigenze familiari e dalla propensione al rischio), uno dei punti fondamentali intorno a cui ruota

l’avvio della nuova normativa sulla previdenza complemen-tare e sul Tfr (il trattamento di fine rapporto), è proprio le-gato al destino, non certo brillantissimo, della pensione tradizionale, detta anche “di primo pilastro”. Per questo è bene che ognuno si faccia una idea (partendo dalla propria situazione) di quanto si ritroverà in tasca da pensionato e lo raffronti con quanto riceve oggi.Perché il problema è che entro il 30 giugno 2007 oltre 11 milioni di lavoratori dipendenti privati (per ora quelli pubblici sono esclusi) dovranno scegliere sul destino del loro Tfr. Una scelta che va a toccare abitudini e modi di pensare profonda-mente radicati, specie se si tratta di decidere sul destino dei propri soldi. Tale è infatti la scelta sul Tfr, un gruzzolo che si va accumulando negli anni (per una quota pari al 6,91% della retribuzione lorda) e che al momento dell’uscita dal mondo del lavoro arriva tutto in un colpo e per questo viene percepi-to come un capitale da investire una tantum per bisogni fa-miliari. Destinare invece il Tfr ai fondi pensione significa fare un salto concettuale non indifferente, poiché la somma servi-rà a finalità previdenziali, cioè a integrare la pensione. Questo è il primo punto della riforma. Cioè mettere nel conto che c’è bisogno di far partire una gamba di sostegno alla propria pen-sione e che per far ciò occorre usare i fondi del Tfr.

SCEGLIERE, NON STARE ZITTILa seconda grande novità che la riforma propone ai lavoratori è che per decidere la nuova destinazione di queste somme, occorre affrontare il non semplice mondo di prodotti finan-ziari di diversa natura che possono suscitare più d’una diffi-denza, per numerosi e comprensibili motivi.Ma farsi una opinione è fondamentale, anche perché la nuova legge sul Tfr è fondata su un meccanismo in cui il silenzio del lavoratore, non significa che i soldi del Tfr restano dove sono e non cambia nulla, ma invece che i soldi vengono dirottati al fondo collettivo di riferimento (se esiste) o alla forma pensio-nistica residuale presso l’Inps.“Il primo obiettivo di questa fase - spiega Morena Piccinini, segretaria confederale Cgil e responsabile del settore previ-

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di Dario Guidi

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La pensione che verrà

Entro il 30 giugno 11 milioni di lavoratori devono decidere se destinare il proprio Tfr alla previdenza integrativa. Vediamo di capire meglio cosa conviene e come funziona la normativa: tra fondi negoziali fondi aperti, rendimenti e tasse...

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nue o molto dinamiche (bassi salari iniziali, alti salari finali) devono aspettarsi tassi di sostituzione molto più contenuti, 50 o anche 40% (in funzione degli anni di contribuzione e della crescita del Pil rispetto al reddito personale). I giovani lavoratori autonomi avranno tassi di sostituzione ancora più bassi, intorno al 20-30% del reddito dichiarato. Da qui deriva la necessità di cominciare da subito i versamenti per una pensione integrativa.Dal punto di vista della gestione finanziaria, rispetto al Tfr, quale è la differenza col passaggio alla previdenza complementare?Il Tfr è un credito che il lavoratore dipendente ha nei confronti del datore di lavoro e che cresce, per ogni anno di lavoro in più, per la quota pari al 6.91% della retribuzione lorda dell’anno. La sua remunerazione è fissata per legge dalla formula 1.5% + il 75% dell’inflazione verificatasi.Ciò significa che con un’inflazione all’1.7%, come nel 2006, il Tfr rende al lordo il 2.8% e al netto il 2.5%. Con il passaggio del Tfr futuro (non

“Pensate oggi al futuro Ecco perché conviene”Intervista al professor Riccardo Cesari

quello passato, che resta accumulato presso il datore) nella previdenza complementare gli ammontari vengono investiti da gestori specializzati sui mercati finanziari con la prospettiva di rendimenti sensibilmente più alti (soprattutto nel medio-lungo periodo) rispetto a quelli riconosciuti per legge dal datore di lavoro.Esiste e di che tipo è il rischio economico della previdenza complementare?Il costo di avere maggiori rendimen-ti a medio-lungo termine è dover sopportare una qualche volatilità a breve termine (diciamo dei rendimenti da un anno all’altro).

Del tema previdenza integrativa abbiamo parlato con un esperto come il professor Riccardo Cesari, docente di matematica finanziaria presso l’Università di Bologna.In termini economici che rapporto c’è, oggi, tra l’ultimo stipendio e la pensione e come evolverà questo rapporto nei prossimi anni?Il rapporto tra l’ultimo stipendio e la prima pensione pubblica (chiamato anche tasso di sostituzione) è un buon indicatore di quale sarà il tenore di vita del futuro neo-pensionato.Prima delle riforme del 1992-1995 esso andava da un massimo dell’80% a una media del 70% circa. Dopo le riforme, rese necessarie dai problemi demografici e di deficit pubblico, il tasso di sostituzione è sceso sensibilmente. I giovani dipendenti, soprattutto se con carriere disconti-

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Riccardo Cesari, docente di mate-matica finanziaria presso l’Univer-sità di Bologna è autore del volu-me ”Il Tfr e i fondi pensione” edito da Il Mulino (nelle librerie dal � di aprile). Il volume è una utile guida per chi deve affrontare la delicata scelta sul proprio Tfr.

La pensione che verrà

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denziale del più grande sindacato ita-liano - è che i lavoratori siano tutti messi in condizione di scegliere libera-mente e consapevolmente. Occorre un grande impegno, a tutti i livelli, per ga-rantire le informazioni necessarie, in maniera corretta. Per il sindacato sa-rebbe sicuramente una sconfitta se prevalessero i silenzi, rispetto alle scel-te consapevoli. Noi riteniamo che la scelta verso la previdenza integrativa sia una buona scelta. Occorre sviluppa-re un ragionamento che vada oltre le legittime preoccupazioni su quella che sarà la pensione pubblica. Fondare il proprio futuro anche su una integra-zione della pensione è importante”.

PREVIDENZA INTEGRATIVA, CHI È COSTEI?Del resto su questa strada sono anda-ti ormai molti paesi, dove la previ-denza integrativa è da anni diventata un interlocutore stabile dei lavorato-ri, con punte come la Danimarca dove l’82% ha una pensione privata o l’Olanda e la Svezia con oltre il 90%. Ma pure in Italia la previdenza inte-grativa, anche se forse molti non lo sanno (specie se lavorano nelle pic-cole aziende), è già oggi una realtà che riguarda oltre 3 milioni di lavo-ratori, cioè il 13% degli occupati. Secondo i dati Covip, nel 2005, oltre 46 miliardi di euro sono stati destinati a questo settore e ormai quasi tutte le categorie hanno propri fondi. Basta citare il più numeroso che è Cometa, quello dei metalmeccanici che ha oltre 300 mila aderenti. Poi c’è Fonchim, dei lavoratori chimici,

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È questo il rischio tipico degli investimenti di mercato. Tuttavia il sistema della previdenza comple-mentare offre due strumenti per far fronte a questo rischio. Uno è il comparto “Garantito” o “Sicuro” dei fondi pensione, vale a dire il comparto in cui il gestore offre una garanzia contrattuale di non dare rendimenti sotto un certo livello: ad esempio il Fondo pensione Previcoo-per, dei lavoratori della distribuzione cooperativa garantisce nel comparto “Sicuro” il 2% minimo al netto dei costi di gestione. Un secondo strumento per far fronte alla volatilità dei mercati è il cosiddetto investimento life-cycle: quando si è giovani si investe nel comparto più “dinamico” (più rischioso a breve, ma più redditizio a lungo termine)

per poi passare gradualmente nel comparto “bilanciato” e infine, a pochi anni dalla pensione, nel comparto “sicuro” dove mettere al riparo il montante accumulato nel corso della vita lavorativa. Si aggiunga che molti fondi pensione hanno profili d’investimento di tipo etico, acquistando esclusivamente azioni e obbligazioni di emittenti “socialmente responsabili” (rispetto dell’ambiente, delle relazioni sindacali, etc.)Sempre da un punto di vista del rischio economico e del tipo di investimento esistono differenze tra fondi pensione negoziali, fondi aperti e contratti di assicurazione? Dal punto di vista del rischio economico, non esistono differenze sostanziali tra fondi pensione

negoziali, aperti e le Pip (polizze individuali pensionistiche).Tutti o quasi hanno più comparti (cioè tipologie o indirizzi) di investimento con diversi livelli di rischio e di esposizione azionaria e tutti (o quasi) sono gestiti da banche, società specializzate e compagnie di assicurazione di primario livello nazionale e internazionale.Quali sono stati mediamente negli ultimi anni i rendimenti economici della previdenza complementare e con che differenza rispetto al Tfr?Dai dati dell’autorità di vigilanza (Covip), si ha che nel triennio 2003-2005 i fondi negoziali hanno reso il 5.6% all’anno; nel biennio 2004-2005 hanno reso il 5.9%, nel solo 2005 hanno reso il 7.4%. Negli stessi periodi il Tfr ha reso il 2.6%.

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TFR IN AZIENDA FONDI CHIUSI FONDI APERTIPIANI INDIVIDUALI

PREVIDENZIALI

CONTRIBUTI

Non è possibile per il lavoratore versare contributi aggiuntivi al Tfr lasciato in azienda.

Nel caso in cui si aderisca al fondo esplicitamente, è possibile per il lavoratore versare, oltre al Tfr, anche altri contributi, stabilendone liberamente l’importo. Questa decisione fa scattare anche il versamento di contributi aggiuntivi da parte dell’azienda.

Per il lavoratore è possibile versare i propri contributi aggiuntivi.

Per il lavoratore è pos-sibile versare i propri contributi aggiuntivi.

TASSAZIONE SUI CONTRIBUTI VERSATI

Non potendo versarli, non ci sono tasse da pagare.

I contributi versati dal lavoratore e dal l’azienda sono deducibili dal reddito imponibile Irpef, fino a un massimo di �.���,�7 euro.

ANTICIPAZIONI

Dopo otto anni di accumulo del Tfr il lavoratore può chiedere un anticipo - ad esempio per acqui-stare o ristrutturare casa o per spese sanitarie - fino al 70% del Tfr totale che gli spetta.

Dopo otto anni di accumulo il lavoratore può chiedere fino al 7�% dell’accantonato per l’acquisto o ristruttu-razione della prima casa, oppure fino al 30% per altre esigenze (con una tassazione del 23%, come per il Tfr). Per motivi di salute, è possibile chiedere l’antici-pazione anche prima di otto anni e ottenere fino al 7�% di quanto accantonato, con tassazione tra il 1� e il 9%, a seconda degli anni di iscrizione al fondo.

In generale è possibile chiedere e ottenere anticipa-zioni. È il regolamento del fondo a stabilire in quali misura e per quali esigenze è possibile ottenere l’anticipo.

PORTABILITÀ E RISCATTI

Le regole su portabilità e riscatti non si applicano al Tfr, che viene erogato quando cessa un rapporto di lavoro.

Dopo due anni di iscrizione, è possibile passare ad un altro fondo, per esempio se si cambia lavoro. Se si cessa l’attività lavorativa e si resta disoccupati per un periodo compreso tra i 12 e i �� mesi, oppure se l’azienda fa scattare procedure di mobilità o di cassa integrazione, è possibile chiedere un riscatto parziale, fino al �0% dell’accantonato.

PRESTAZIONI

L’intero capitale versato viene liquidato al lavoratore al termine del rapporto di lavoro; non è pre-vista invece la possibilità che ven-ga erogata una rendita mensile.

Al momento della pensione, il lavoratore può richiede-re di avere subito il �0% del maturato e il restante �0% come rendita mensile, oppure di avere tutto come rendita mensile. È possibile ottenere tutto l’accantona-to, se il rapporto di lavoro è stato inferiore ai � anni.

Al momento della pensione, il lavoratore può richiedere di avere subito il �0% del maturato e il restante �0% come rendita mensile, oppure di avere tutto come rendita mensile.

TASSAZIONE SULLE PRESTAZIONI

Il Tfr è tassato, in linea generale, con l’applicazione di un’aliquota che può anche raggiungere la media della tassazione del lavoratore e comun-que non inferiore al 23%.

Non sono soggette a tassazione quelle voci che sono state tassate durante la fase di accumulo del Tfr (per esempio, i rendimenti). La parte imponibile è tassata con aliquota del 1�%, che si riduce dello 0,30% - a partire dal 1�° anno di adesione - per ogni anno di partecipazione al fondo. Nel caso in cui si resti iscritti al fondo per 3� anni, l’aliquota si riduce fino al 9 per cento. Nel caso di riscatto parziale, al momento del pensionamento (fino al �0% dell’accantona-to) la tassazione sarà uguale a quella sul Tfr lasciato in azienda (23%).

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in primo piano

9aprile 2007

Naturalmente ci possono essere periodi negativi ma c’è largo consenso sia teorico sia empirico (ad esempio in base alle esperienze estere, già assai più lunghe della nostra) sulla maggiore redditività dei fondi pensione su un arco di tempo pluriennale.Mediamente quanto incidono i costi di gestione sui rendimenti e se ci sono tipologie di prodotti media-mente più costose di altre?I costi di gestione sono molto diversificati tra fondi negoziali, fondi aperti ad adesione individuale e Pip. Sempre dai dati Covip, si nota che i fondi negoziali si caratterizzano per un livello di costi molto contenuto.Naturalmente il livello dei costi cresce con la quota azionaria in gestione (la gestione delle azioni è

più costosa di quella delle obbligazio-ni): i comparti azionari hanno costi di gestione di 0.22% all’anno sul patrimonio in gestione contro la metà per i comparti obbligazionari. In media i costi totali incidono per meno di mezzo punto (0.47% nel 2005): ciò significa che un rendimen-to del 7.9% lordo da costi diventa 7.4% netto. I fondi aperti hanno costi più elevati (circa 1.4% all’anno in media) e le Pip livelli ancora più elevati, in cui incide il caricamento iniziale (preconto): 5.1% il costo annuo su 3 anni di permanenza, 3% il costo annuo su 10 anni. Quali consigli fondamentali darebbe, anche in termini molto concreti e operativi, a chi deve operare la sua scelta? Tenuto conto della tassazione

agevolata sia su versamenti che prestazioni riservata alla previdenza complementare e tenuto conto del fatto che se verso un mio contributo (es. 2% della retribuzione mensile) il mio datore fa altrettanto, la scelta preferibile, per salvaguardare il tenore di vita negli anni della pensione, è l’adesione esplicita con contribuzione al fondo pensione negoziale, versando il 100% del Tfr e con in più il versamento contributivo con l’aliquota più elevata consentita dalla nostra capacità di risparmio.

TFR IN AZIENDA FONDI CHIUSI FONDI APERTIPIANI INDIVIDUALI

PREVIDENZIALI

CONTRIBUTI

Non è possibile per il lavoratore versare contributi aggiuntivi al Tfr lasciato in azienda.

Nel caso in cui si aderisca al fondo esplicitamente, è possibile per il lavoratore versare, oltre al Tfr, anche altri contributi, stabilendone liberamente l’importo. Questa decisione fa scattare anche il versamento di contributi aggiuntivi da parte dell’azienda.

Per il lavoratore è possibile versare i propri contributi aggiuntivi.

Per il lavoratore è pos-sibile versare i propri contributi aggiuntivi.

TASSAZIONE SUI CONTRIBUTI VERSATI

Non potendo versarli, non ci sono tasse da pagare.

I contributi versati dal lavoratore e dal l’azienda sono deducibili dal reddito imponibile Irpef, fino a un massimo di �.���,�7 euro.

ANTICIPAZIONI

Dopo otto anni di accumulo del Tfr il lavoratore può chiedere un anticipo - ad esempio per acqui-stare o ristrutturare casa o per spese sanitarie - fino al 70% del Tfr totale che gli spetta.

Dopo otto anni di accumulo il lavoratore può chiedere fino al 7�% dell’accantonato per l’acquisto o ristruttu-razione della prima casa, oppure fino al 30% per altre esigenze (con una tassazione del 23%, come per il Tfr). Per motivi di salute, è possibile chiedere l’antici-pazione anche prima di otto anni e ottenere fino al 7�% di quanto accantonato, con tassazione tra il 1� e il 9%, a seconda degli anni di iscrizione al fondo.

In generale è possibile chiedere e ottenere anticipa-zioni. È il regolamento del fondo a stabilire in quali misura e per quali esigenze è possibile ottenere l’anticipo.

PORTABILITÀ E RISCATTI

Le regole su portabilità e riscatti non si applicano al Tfr, che viene erogato quando cessa un rapporto di lavoro.

Dopo due anni di iscrizione, è possibile passare ad un altro fondo, per esempio se si cambia lavoro. Se si cessa l’attività lavorativa e si resta disoccupati per un periodo compreso tra i 12 e i �� mesi, oppure se l’azienda fa scattare procedure di mobilità o di cassa integrazione, è possibile chiedere un riscatto parziale, fino al �0% dell’accantonato.

PRESTAZIONI

L’intero capitale versato viene liquidato al lavoratore al termine del rapporto di lavoro; non è pre-vista invece la possibilità che ven-ga erogata una rendita mensile.

Al momento della pensione, il lavoratore può richiede-re di avere subito il �0% del maturato e il restante �0% come rendita mensile, oppure di avere tutto come rendita mensile. È possibile ottenere tutto l’accantona-to, se il rapporto di lavoro è stato inferiore ai � anni.

Al momento della pensione, il lavoratore può richiedere di avere subito il �0% del maturato e il restante �0% come rendita mensile, oppure di avere tutto come rendita mensile.

TASSAZIONE SULLE PRESTAZIONI

Il Tfr è tassato, in linea generale, con l’applicazione di un’aliquota che può anche raggiungere la media della tassazione del lavoratore e comun-que non inferiore al 23%.

Non sono soggette a tassazione quelle voci che sono state tassate durante la fase di accumulo del Tfr (per esempio, i rendimenti). La parte imponibile è tassata con aliquota del 1�%, che si riduce dello 0,30% - a partire dal 1�° anno di adesione - per ogni anno di partecipazione al fondo. Nel caso in cui si resti iscritti al fondo per 3� anni, l’aliquota si riduce fino al 9 per cento. Nel caso di riscatto parziale, al momento del pensionamento (fino al �0% dell’accantona-to) la tassazione sarà uguale a quella sul Tfr lasciato in azienda (23%).

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11aprile 2007

Telemaco dei lavoratori delle teleco-municazioni per arrivare ai due della cooperazione, Foncoop e Previcooper (dei dipendenti delle imprese coo-perative di distribuzione). Importante è chiarire che quelli sin qui citati sono fondi chiusi, cioè destinati esclusivamente agli aderenti a un de-terminato contratto di lavoro e che sono ormai disponibili per circa l’80% dei lavoratori privati (e nei pochi com-parti sin qui esclusi le parti sociali si stanno comunque già attrezzando). A questi fondi si aggiungono poi quelli aperti, cui si può aderire singolarmen-te, che vengono proposti da banche e istituti assicurativi e i cosiddetti Pip, cioè i Piani pensionistici individuali, strumenti personalizzati che, sempre singolarmente, possono essere attivati con singole banche o realtà assicurati-ve e finanziarie. Oggi in Italia esistono oltre 100 fondi aperti e una sessantina di polizze previdenziali.

TASSAZIONE E RENDIMENTIMa facciamo un passo indietro e tor-niamo alla scelta tra Tfr e previdenza complementare. Importante è avere chiare anche le differenze sulla tassa-zione. Intanto sulle rate di capitale versato (sia nei fondi aperti che chiu-si) c’è uno sconto fiscale, per cui ver-so 70 ma mi ritrovo 100. Rispetto al Tfr la tassazione sul rendimento an-nuale è alla pari (oggi è dell’11%), mentre al momento finale, quando cioè si riscuotono i soldi accumulati negli anni, la differenza è netta. “Per il Tfr la tassazione è del 23% - spiega ancora Morena Piccinini - mentre sui fondi siamo a un 15% che si riduce di uno 0,3% per ogni anno di perma-nenza nel fondo dopo i primi 15”.Altro nodo chiave è quello dei rendi-menti. Non sono mancate le voci che hanno invitato a tenersi stretto il proprio Tfr, che dà un rendimento modesto ma certo: cioè l’1,5% più il 75% dell’inflazione, che significa che nel 2006, con una inflazione dell’1,7%, il Tfr è cresciuto al netto del 2,5%. Questo contro l’idea di ade-rire a fondi che sono soggetti ai rischi del mercato finanziario. Sui rendimenti dei fondi c’è da dire che, nonostante dubbi e timori appe-na citati, le cifre, provenienti da studi e indagini di varia natura sono tutte concordi sul fatto che, mediamente, questi rendimenti sono superiori a quelli del Tfr. Tra le tante fonti propo-niamo i dati della già citata Covip rela-tivi al 2005. Contro un 2,6% di resa

del Tfr “i fondi negoziali hanno messo a segno un rendimento del 7,4%, men-tre più alto è stato quello conseguito dai fondi aperti, pari all’11,5%. Le dif-ferenze tra i rendimenti medi delle due categorie di fondi si giustificano per la diversa esposizione sui mercati azionari: la stessa è pari al 25% per i fondi negoziali, mentre sale al 51% per i fondi aperti”. La Covip aggiunge che “anche su più ampi orizzonti tempora-li, i risultati dei fondi negoziali conse-guono rendimenti superiori alla riva-lutazione del Tfr in quasi tutti gli intervalli di tempo considerati”.La Covip fornisce dati anche sul pro-blema dei costi di gestione di questi strumenti. Un tema che, in un paese che (giustamente) ha una certa diffi-denza verso il mondo bancario e assi-curativo, è decisamente delicato. Sui fondi negoziali (che sono i più conve-nienti) siamo a spese che incidono, sull’intero periodo di adesione, al di sotto dello 0,5%, che diventa l’1,2% per i fondi aperti (su un ipotetico pe-riodo di adesione di 35 anni), per arri-vare ai Pip che, su base 35 anni, hanno un costo del 2,3% (che però è del 5,1% se la partecipazione è solo di 3 anni). È chiaro che nel discorso su rendimenti e costi di gestione incide la percentua-le di mercato azionario che si inserisce nel proprio portafoglio.

QUALI GARANZIE“Credo verso il settore della previden-za integrativa ci siano da rimuovere delle diffidenze - spiega ancora Dome-nico Siciliano di Unipol - Parliamo di un settore maturo, attivo già dal 1993, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. In Italia siamo partiti più tardi che in altri paesi, ma proprio per que-sto ci sono cautele e garanzie in più. Come Unipol, abbiamo i nostri prodot-

ti previdenziali e assicurativi, ma so-prattutto siamo impegnati nella ge-stione di numerosi fondi negoziali che riguardano mezzo milione di persone. E devo dire che per i lavoratori dipen-denti che possono accedervi, i fondi negoziali sono davvero la miglior ri-sposta per affrontare i propri proble-mi previdenziali. Certo se invece uno è un lavoratore autonomo o lavora in un settore scoperto allora occorre ra-gionare sugli altri strumenti disponi-bili”. E i motivi di vantaggio dei fondi negoziali sono davvero numerosi. Ol-tre ai costi gestionali più bassi, sono gli unici nei quali al contributo del di-pendente si unisce un contributo pure da parte del datore di lavoro. Sul piano della gestione poi i Fondi sono istituiti attraverso il contratto di lavoro di ca-tegoria e hanno presenti nei loro or-ganismi gestionali rappresentanti dei lavoratori e delle imprese. “Ma ovvia-mente - aggiunge Morena Piccinini - chi sta lì, a cominciare dal sindacato, non può e non vuole fare un mestiere non suo cioè quello di gestire i soldi. La gestione è invece affidata a speciali-sti scelti attraverso bandi di gara pub-blici. E questi specialisti sono sempre più d’uno, proprio per diversificare e ridurre così i rischi”. Da ricordare è poi che, entro i fondi negoziali, i lavoratori hanno la possi-bilità di scegliere tra profili d’investi-mento diversificati. “E’ sempre la leg-ge a imporre - spiega ancora Siciliano - che devono esserci almeno due com-parti, uno garantito, dove il profilo dell’investimento è più prudente, e al-meno un comparto più orientato al rischio. E la scelta spetta al lavoratore. Infine, a ulteriore garanzia, è anche prevista una distinzione tra chi gesti-sce gli investimenti e le banche dove i soldi sono depositati”.

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LA FATICA DE LLE DONNE Le celebrazioni – dall’8 marzo

all’anno europeo della donna - durano poco. Invece, le di-

scriminazioni sul lavoro non passa-no. Anzi peggiorano. Questo è il messaggio che ci conse-gnano i dati sulla vita delle donne italiane, su quanto lavorano e quan-to vengono pagate, nonché su quale percorso di carriera possono aspet-tarsi. Nel 2005 l’occupazione fem-minile, in Italia, era del 45,3%, con una media europea (dell’Europa a 25 paesi membri) del 56,3% e un obiettivo da raggiungere, fissato dal-l’Unione, del 60%. L’ultimo dato reso disponibile dall’Istat è quello dei primi nove mesi del 2006 che se-gnala un’occupazione femminile al 47,9%, contro il 71% maschile.Una piccola crescita di cui essere

soddisfatti? Niente affatto. Secondo la classifica tra nazioni contenuta nel Global Gender Gap 2006 del World Economic Forum (elaborata in base al grado di partecipazione, opportunità economiche, risultati scolastici, stato di salute e potere politico delle donne) l’Italia occupa il 77° posto su 115 paesi classificati. Peggio di noi, solo nazioni extra-eu-ropee come Ecuador (82° posto), Bahrein (102°) o Iran (108°). Meglio di noi tutta l’Europa, con la Svezia al primo posto, la Spagna all’11°, il Portogallo al 33°, l’Albania al 61°. Ma anche con la Namibia al 38° e l’Uganda al 47°. “E c’è anche un’al-tra analisi - spiega l’economista Tin-dara Addabbo (del Centro di analisi delle politiche pubbliche dell’Uni-versità di Modena e Reggio Emilia) - del World Economic Forum, che classifica i paesi europei sulla base

L’occupazione femminile crescema il salariodelle lavoratriciè inferiore del 20% rispettoa quellodei maschi.Marina Piazza:“Senza welfare,ancora costrettea scegliere tra carriera e figli”

di Silvia Fabbri

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Lavorano più degli uomini ma sono meno pagate

12aprile 2007

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LA FATICA DE LLE DONNE

13aprile 2007

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la vignetta di ellekappa

continua a pagina 14 >

Lavorano più degli uomini ma sono meno pagate dei progressi fatti rispetto ai diversi obiettivi fissati dall’Unione europea; ebbene, questa analisi mostra che dal 2004 al 2006 la posizione del-l’Italia è peggiorata passando dal 14° posto nel 2004 al 24° nel 2006”. All’interno di questo lungo e pesan-te “scivolamento” medio verso le posizioni più basse della classifica c’è una realtà nazionale che presen-ta fortissime differenze territoriali. “Passiamo da un’occupazione media pari al 55,1% al nord – continua Ad-dabbo - al 30,1% del sud; dal 63,2% di Bologna al 21,2% di Foggia. Non credo che sia un caso se anche l’in-cidenza di iscritti ai nidi sul totale di bambini da 0 a 3 anni sia molto va-riabile, passando dall’1% nella Pu-glia al 24% in Emilia-Romagna”. E l’Unione europea pone come obiet-tivo per il 2010 addirittura il 33%.

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Unione Europea

Il 2007, anno delle pari opportunità Il 2007 è l’Anno europeo per le pari opportunità. Le donne che occu-pano posizioni decisionali in campo politico ed economico si uniranno per creare una rete europea. Il nuovo Istituto europeo per l’eguaglian-za di genere riceverà �2,� milioni di euro fino al 2013. Sarà un centro di eccellenza per i temi dell’eguaglianza di genere, che offrirà consu-lenza e svilupperà le conoscenze in materia. Tra i suoi compiti, quello di stimolare la consapevolezza delle politiche di genere tra i cittadini europei, raccogliere dati e analisi comparativi a livello comunitario e sviluppare nuove metodologie di studio.Altre azioni saranno realizzate attraverso il programma ‘Progress’, gra-zie a uno stanziamento di ��0 milioni di euro, mentre altri finanzia-menti arriveranno dai fondi strutturali europei e da altri progetti. Sa-ranno passate in rassegna le legislazioni nazionali in materia di eguaglianza di genere, per verificarne l’aggiornamento e l’esistenza di norme che assicurino le pari opportunità in tutti gli Stati membri. Nuo-vo impulso sarà dato, infine, agli organismi nazionali che si occupano di pari opportunità e di lotta contro le discriminazioni sessuali.

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Il 18,4% a casa dopo il primo figlio“Già, pare che le donne siano anco-ra costrette a scegliere tra il lavoro e la famiglia: o dai al lavoro tutto quello che può dare un uomo, in termini di tempo e disponibilità, o te ne resti a casa. Un aut aut inelut-tabile, specie nei territori in cui non esistono praticamente i servizi per l’infanzia”, spiega Marina Piazza, sociologa ed ex presidente della Commissione nazionale per le Pari opportunità. Che continua: “Il pro-blema comunque è nazionale: an-drebbe ridisegnata tutta la politica del welfare alla luce di questa con-traddizione che le donne vivono sulla loro pelle. Oggi in Italia manca completamente il senso dell’acco-glienza sociale non solo della ma-ternità, ma anche della paternità”. Non è un caso che l’Italia sia uno dei paesi meno fertili d’Europa (con 1,33 figli per donna, tra l’altro in gran parte immigrate), contro inve-ce una realtà che varia dall’1,74 del

Regno Unito all’1,78 della Danimar-ca, fino al 1,94 della Francia. Tutti paesi, questi ultimi, in cui alle don-ne è permesso di lavorare molto più che in Italia. Un paradosso? “Non abbiamo ancora stabilito una rela-zione inversa tra tassi di occupazio-ne e fertilità – spiega ancora Tinda-ra Addabbo – ma una cosa è certa: in paesi come la Francia si è investito moltissimo sulle politiche di conci-liazione”. E in Italia? “Diciamo che la cultura della conciliazione, man-ca proprio del tutto”, conferma Piazza. E così accade che il 18,4% delle mamme occupate all’inizio della gravidanza decida di licenziar-si. E che il 20% circa delle donne rinunci al secondo figlio per motivi economici. Insomma, pare di capire che di fronte all’aut aut famiglia o lavoro le donne ci provino comunque, a tenere assieme tutto. “Sì – confer-ma Piazza, che ha anche recente-mente scritto un libro intitolato “Le

trentenni”, tutto dedicato alle gio-vani donne, alle loro aspirazioni, ai loro stili di vita – le nuove genera-zioni non pensano affatto a rimane-re a casa. Anzi, vivono i loro diversi ruoli come un innalzamento identi-tario. Anche perché le donne italia-ne studiano, e tanto. Anzi, la cresci-ta del tasso di istruzione femminile è tra le nostre più importanti con-quiste, tra gli elementi che più di altri ci fanno ben sperare per il fu-turo. Le ragazze italiane si diploma-no più e meglio dei maschi. Si lau-reano e frequentano anche con successo i percorsi post-laurea”. Per questo le donne ci provano per tutta la vita, ad occupare il doppio fronte della famiglia e quello del lavoro.Anche a costo di fatiche e sacrifici. Come quello dello stipendio che sempre – a parità di contratto, di incarico, a livelli elevati o più bassi, in un mestiere o in una professione - è mediamente più basso almeno del 20% rispetto agli uomini.

Europa

1�aprile 2007

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Ecco dove la parità (o quasi) esiste. A partire dalle quoteNorvegia. È questo, senz’altro, il paese più radicale in tema di legislazione per la parità. In virtù di una legge introdotta nel 2003, entro la fine del 2007 tutte le aziende norvegesi, tranne le piccole imprese familiari, dovranno assicurare che il �0% dei consigli di amministrazione siano composti da donne. Que-sto è l’ultimo provvedimento delle politiche di gene-re realizzate dalle istituzioni norvegesi: politiche (pri-ma tra tutte quella delle quote) che hanno portato il parlamento norvegese al primo posto in Europa per rappresentanza femminile (37,7%).Spagna. Un miracolo realizzato, in apparenza, in pochi anni. Eppure anche in Spagna vi è da tempo una diffusa sensibilità al tema della parità e della rap-presentanza femminile a tutti i livelli di responsabilità e di potere. Prova ne sia che sta per essere varata una legge di parità che introdurrà una quota del �0% per le candidature a tutte le assemblee elettive del paese, locale e nazionali. E, come la Norvegia, anche nei cda delle aziende. Già adesso la dinamica Spa-gna ha un 3�% di parlamentari donne (e, tanto per fare paragoni, la Finlandia – che non è arrivata ieri – è al 3�%).Svezia. Questo paese ha tra i più alti tassi europei di istruzione, di occupazione femminile, di accesso dei bambini a nidi e scuole per l’infanzia (tasso che è considerato giustamente dall’Unione fattore di svi-luppo). Le donne svedesi fanno anche un sacco di figli (1,7� a testa, assai più delle italiane che oltre l’1,33 non vogliono o non possono andare), anche

perché viene da anni promosso l’utilizzo del conge-do parentale anche da parte dei padri, tanto che oggi è equamente diviso tra donne e uomini. Inoltre è stata introdotta una legge sulle pari opportunità che richiede agli imprenditori che impiegano più di 10 dipendenti di redigere, ogni anno, un “piano di uguaglianza”. Portogallo. Le quote funzionano? Pare di sì, a giudi-care dal caso Portogallo. L’Assemblea nazionale ha infatti adottato, lo scorso anno, una legge che limita a due terzi del totale i candidati dello stesso sesso nelle liste elettorali. La nuova legge prevede che qualsiasi partito le cui liste non rispettino le nuove disposizioni venga escluso dalla competizione elet-torale. E infatti, la percentuale delle parlamentari donne ha già superato quella italiana: è al 19,�% contro il nostro 17,3%.Francia. È in assoluto il paese più fertile dell’Unione, con quasi due figli per donna (1,9�). Secondo i ricer-catori il baby-boom d’Oltralpe ha una sola ragione: una politica che favorisce la famiglia e la conciliazio-ne. Anche in Francia, poi, sono state introdotte le quote rosa: dal 2000 esiste una legge di parità che impone ai partiti di candidare alle elezioni locali, na-zionali ed europee lo stesso numero di donne e di uomini (anche se per il momento le donne presenti in parlamento sono solo il 12,1%). Da segnalare inoltre che a livello locale la regola vale solo per i comuni con più di 3.�00 abitanti e la maggior parte dei comuni ne ha di meno.

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*

Anno Uomini Donne Totale

1995 65,9 % 35,4 % 50,6 %

2000 67,5 % 39,6 % 53,5 %

2005 69,7 % media UE* 71,3 %

45,3 %media UE* 56,3%

57,5 %media UE* 63,8 %

2006** 71 % 47,9 % 58,4 %

60 % 70 %

in primo piano

I progetti

Coop, tra part-time e conciliazione

1�aprile 2007

Ore giornaliere dedicate al lavoro domestico

Uomini Donne

Italia 1.35 5.20

Germania 2.21 4.11

Francia 2.22 4.30

Svezia 2.29 3.42

Regno Unito 2.18 4.15

Fonte Eurostat

1995 9 % 16,25 % 11,6 %

2000 8,1 % 14,5 % 10,6 %

2005 6,2 % media UE* 7,9 %

10,1 %media UE* 9,8 %

7,7 % media UE* 8,7 %

2006** 4,8 % 8 % 6,1 %*Media dell’Unione Europea a 2� paesi membri **Primi nove mesi del 200�Fonti: Istat, Eurostat

Tasso di occupazione in Italia

Tasso di disoccupazione in Italia

In Coop il personale alle dipendenze è composto per il ��,9% da donne. Una quota rilevantissima di occupazione femminile che per l’impresa coopera-tiva – spiega il sociologo Aris Accornero, che ha studiato le dinamiche occupazionali nella coop di consumo – “rappresenta una ricchezza. È ormai riconosciuta non solo l’utilità e l’indispensabilità delle donne, in particolare nel settore dei servizi, ma addirittura la loro insostituibilità”. Il settore dei servizi è anche quello in cui più facilmente assistia-mo a una diffusione del part-time, tanto è vero che in Coop arriva al �9,3% sul totale (contro un 2�% sul totale delle italiane occupate, mentre in Olan-da, tanto per fare qualche raffronto, il part-time femminile arriva al 7�%). “Sì – conferma Accorne-ro – nei servizi gli orari corti sono frequenti, assai meno nel settore industriale”. Ma quelli Coop han-no qualcosa di particolare: “Gli orari delle casse sono un miracolo di assetto condiviso”. Si tratta del progetto “Isole”, adottato tra l’altro da Coop Adriatica, Coop Liguria, e prossimamente da Coop Nordest, che permette l’autogestione del-l’orario di lavoro per chi è addetto alle casse (in grande maggioranza donne). Come? Ogni mese, una responsabile eletta a rotazione tra le lavoratrici e i lavoratori coinvolti armonizza le esigenze perso-nali con la necessità di copertura dei turni. A Coop Estense, invece si sperimenta il part-time

fino a due anni - in caso di maternità - per i quadri e i direttivi. Un’azione assai poco praticata, in Ita-lia, ma che Coop Estense realizza affiancando un allievo alla persona che sceglie il part-time. E con-sentendo poi alla persona che ha scelto il metà tempo di tornare al lavoro senza penalizzazioni. “Il part-time dovrebbe essere collegato a una parti-colare fase della vita di ogni persona – spiega Ac-cornero – a tutti i livelli, anche quelli manageriali. Mentre invece ciò che capita frequentemente in Italia è che la possibilità di fare carriera sia legato alla vicinanza all’azienda, alla disponibilità di tem-po”.A Coop Nordest si sperimentano anche percorsi di consulenza individuale per le lavoratrici e il pro-getto di conciliazione tra famiglia e lavoro dal si-gnificativo titolo “Una questione privata”.

Obiettivo europeo per il 2010

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I ristoranti vegetariani si stanno moltiplicando, la domanda di cibi alternativi alla carne è in continua crescita. I motivi sono diversi, diverse le suggestioni che presiedono a queste scelte. Prediligere un’alimentazione vegetariana (in modo più o meno rigoroso) può significare un atteggiamento di rispetto nei con-fronti dell’animale, vuoi per adesione a precise ideologie o filo-sofie, vuoi, più spesso, per una semplice “simpatia”, per il disa-gio a immaginare che il nostro cibo dipende da una vita spezzata. In altri casi prevalgono considerazioni di natura ecologica: l’idea (più o meno giustificata) che in termini di dispendio energetico allevare animali sia più costoso che coltivare piante, e perciò più dannoso per l’ambiente. Al rispetto per gli animali o per l’am-biente talora subentrano, o si incrociano, considerazioni più egocentriche legate alla tutela della propria salute, ovvero alla (presunta) maggiore salubrità degli alimenti vegetali. Non man-cano le ragioni del piacere: la cucina dei vegetali è ricca, varia, gustosa. Né mancano – come sempre – le suggestioni della moda. Fatto sta che cresce, per motivazioni diverse, il numero dei consumatori che preferiscono non mangiare carne. È curioso, però, che in molti casi la scelta vegetariana manchi di una propria autonomia gastronomica. Capita che i piatti vegeta-riani siano “truccati”, assumano l’aspetto – o magari solo il nome – di un tradizionale piatto di carne, quasi che si esitasse ad abbandonarlo veramente. Un recente articolo del Sole 2� Ore (supplemento domenicale del 21 gennaio) racconta i menu dei ristoranti vegetariani che continuano ad aprire in Cina: polli ar-rosto e maiali in agrodolce, anatra laccata e frittelle di anguilla… i piatti di carne più tipici della cucina cinese riappaiono nella loro forma ma con diversa sostanza, preparati con prodotti ve-getali che imitano alla perfezione i modelli tradizionali. Manipolazioni sorprendenti prendono avvio da sostanze mallea-bili come il “tofu”, fino a raggiungere forma e consistenza di coscia, di ala, di petto, sono l’alternativa vegetariana proposta a un pubblico esigente, legato a una cultura come quella buddi-sta, tradizionalmente avversa ai cibi animali. In modo meno sistematico, anche da noi si trovano salsicce ve-getali, bistecche di soia e ogni sorta di cibi “finti” che simulano un piatto originariamente diverso. Questo genere di cucina ap-pare profondamente contraddittorio, perché, mentre proclama di volersi distaccare dal modello carnivoro, in realtà continua a imitarlo e, in questo modo, lo conferma come modello “vero” e vincente. Una “vera” cucina vegetariana sarà quella che, prima o poi, riuscirà a emanciparsi affermando una propria diversa identità.

VEGETARIANI CARNIVORI

17aprile 2007

Il lavoro non pagato Ma la fatica più grande è quella del lavoro non pagato, quello che si fa a casa, la cosiddetta attività di cura, il lavoro “che sostiene anche il lavoro pagato degli uomini”, chiarisce Ad-dabbo. Secondo una analisi dell’Eu-rostat le donne italiane lavorano in casa, mediamente, 5 ore e 20 minu-ti. Gli uomini 1 ora e 35. Un destino ineluttabile? Niente affatto, visto che le nostre cugine d’Oltralpe, la-vorano 1 ora in meno (4 ore e mez-za) e i loro compagni un’ora in più. Ma proprio a causa di questa doppia fatica può essere che il complesso equilibrio tra lavoro, figli e casa, salti. Ecco allora l’effetto scoraggia-mento: “Specie nel sud – spiega Ad-dabbo – assistiamo al paradosso per cui, pur non crescendo l’occupazio-ne, cala la disoccupazione. Le don-ne, cioè, rinunciano a cercare lavo-ro, perché, formalmente, non sono neppure più conteggiate tra le di-soccupate”. “Questo accade – con-ferma Marina Piazza, quando man-cano contemporaneamente tutti gli elementi che consentono a una donna di stare in equilibrio, seppur faticosamente, tra tutti i suoi ruoli. Insomma, la donna cede quando non ha nulla intorno a sé: né i ser-vizi, né altre donne che l’aiutino a cominciare dalla madre - perché il patto intergenerazionale funziona ancora – né una maternità retribui-ta, né un lavoro stabile, né una casa né la prospettiva di riuscire a com-prarla”. Una condizione tutt’altro che infrequente, in taluni territori italiani.

Differenze di classeBisogna anche considerare che il lavoro precario è più diffuso tra le donne che tra gli uomini(e dura più a lungo, fin oltre i 40 anni) e con differenziali retributivi ancora più elevati che arrivano addirittura al 50% in meno rispetto al salario ma-schile. “Ecco dunque - conclude l’ex presidente della Commissione per le pari opportunità - un ulterio-re elemento che ci consente di capi-re la condizione delle donne in Ita-lia: e cioè che esiste una forte differenziazione di opportunità e chance rispetto alla classe cui si ap-partiene”. Insomma, chi è ricco se la cava meglio, specie in un paese in cui i servizi (e le politiche di conci-liazione) sono insufficienti. Se non assenti.

di Massimo Montanaridocente di Storia medievale e di Storia dell’alimentazione, Università di Bologna

cibo e cultura

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ricerca ne ha individuati con certezza alcuni che sicura-mente incidono sulla formazione dei tumori: il fumo, l’alimentazione scorretta, l’esposizione a sostanze cance-rogene note. Il controllo di questi tre fattori, che atten-gono al comportamento individuale, ridurrebbe drastica-mente l’incidenza dei tumori nel mondo.Quali sono i principali fattori di rischio?Tra i fattori di rischio il più evidente è l’età: infatti il cancro il più delle volte è una malattia degenerativa, legata alla cro-nica esposizione a fattori ambientali, oltre che ad un inde-bolimento del nostro sistema immunitario. Più le nostre cellule si usurano e si riparano con difficoltà, più probabilità vi sono che una possa deviare verso la neoplasia; gli studi epidemiologici dimostrano che il rischio di ammalarsi di cancro per una persona di 80 anni è doppio rispetto a una di 60, che a sua volta rischia due volte di più di una di 40. Inoltre bisogna ricordare che la proliferazione tumorale è un processo multifasico, spesso lento, e che può durare molti anni. Dal momento in cui un agente cancerogeno vie-ne a contatto con il Dna cellulare al momento in cui com-pare il tumore passa un lungo periodo di incubazione. Altri fattori di rischio certi sono il fumo di sigaretta e l’esposizio-ne a sostanze cancerogene, quali l’amianto.La mortalità per tumori è in diminuzione anche in Ita-lia, mentre invece aumenta l’incidenza. Perché? L’incidenza aumenta soprattutto a causa del generale al-lungamento della vita, perché, come abbiamo appena detto, il cancro è una malattia dell’invecchiamento. La mortalità invece è in diminuzione grazie alla prevenzio-ne. Fino a 50 anni fa la guaribilità di tumore era più una speranza che una realtà. All’inizio del secolo nessuno guariva di cancro, solo l’1-2%; negli anni ’50 eravamo al 20%, mentre oggi guariamo il 52% dei malati di tumore. Questo è accaduto anche grazie alla diffusione della dia-gnosi precoce. I tumori infatti guariscono se curati bene

INTERVISTA A UMBERTO VERONESI

“Quel male non più invincibile”di Sergio Ventura

Individuare e colpire con farmaci specifici le cellule staminali maligne. È la sfida del prossimo quinquen-nio, il passo forse decisivo per sconfiggere il cancro.

Il professor Umberto Veronesi, da mezzo secolo pioniere della lotta ai tumori, lo scienziato italiano più conosciu-to nel mondo assieme a Rita Levi Montalcini e Renato Dulbecco, in questa intervista a “Consumatori” parla del “male non più invincibile”. “Intanto è possibile cercare di prevenirlo – suggerisce - osservando alcune regole: non fumare, controllare il peso corporeo, alimentarsi moderatamente”. Poi, per chi sof-fre, ecco le nuove speranze di cura aperte dalla chirurgia mininvasiva, dalle terapie intelligenti e, anzitutto, dagli straordinari progressi compiuti dalla ricerca genomica specialmente nel 2006, un autentico anno di svolta. “Sia-mo vicini a ottenere una vera e propria mappa dei geni di ogni tumore - assicura il celebre oncologo - quindi ad ave-re a disposizione un numero di terapie molecolari sempre più mirate per ogni paziente in grado anche di ridurre drasticamente il ricorso alla chemioterapia”. Professor Veronesi, perché ci si ammala di cancro? All’origine del tumore ci sono fattori ambientali, com-portamentali e genetici. La malattia infatti insorge sem-pre a seguito di un danno al DNA provocato da una mu-tazione e tale danno è causato per lo più da fattori esterni. Una volta che è avvenuta l’alterazione del DNA, il ripristino delle condizioni normali è compito dei co-siddetti “geni riparatori”, la cui efficienza può variare a seconda delle persone. Per questo, pur avendo la stessa esposizione a fattori ambientali, alcune persone si am-malano ed altre no. Nella maggior parte dei casi queste alterazioni del DNA si attivano per effetto di fattori am-bientali collegati agli stili di vita individuali. Di questi la

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Il professor Umberto Ve-ronesi è nato a Milano nel 192�. Laureato in medicina nel 19�0, è en-trato all’Istituto dei tu-mori che ha poi diretto per 1� anni. Nel 199� ha fondato e dirige L’istituto europeo di oncologia (Ieo). Primo presidente dell’Unione internaziona-le di oncologia ha fonda-to la Scuola europea di oncologia (Eso). Specia-

lizzato nella cura dei tumori al seno, Veronesi ha ideato una tecnica rivoluzionaria, la quadrantectomia, che per-mette di evitare in moti casi l’asportazione totale della mammella. Nel 2000 è stato anche Ministro della sanità con il governo Amato.

La carriera di un grande medico

Il grande oncologo fa il punto sulla lotta ai tumori e spiega, tra ricerca genica e nuovi farmaci, come si è evoluta la cura di una delle malattie più temute: “Oggi guariamo il �2% dei malati”. Ma molto dipende dai nostri stili di vita e da una diagnosi precoce

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INTERVISTA A UMBERTO VERONESI

“Quel male non più invincibile”

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Ogni anno in Italia i tumori colpiscono 2�0 mila perso-ne. L’�0% dei tumori dipende da fattori ambientali a cominciare da scorretti stili di vita ed esposizione a so-stanze cancerogene esterne (fumo, radon, inquinamen-to atmosferico, amianto, benzene, ammine aromati-che). La percentuale di guarigione tocca oggi circa il �0%. Dai dati del Centro per lo studio e la prevenzione oncologica emerge che negli ultimi cinque anni la mor-talità per cancro in tutta Europa ha iniziato a diminuire in media del 10% che corrispondono a 1� mila decessi in meno in Italia, ogni anno. Un’inversione, questa, do-vuta anzitutto alla prevenzione. Al tempo stesso però nel nostro Paese, ormai da trent’anni, sono in aumento i nuovi casi diagnosticati: 1 uomo su 3 e una donna su quattro svilupperanno un tumore nel corso della vita. Fra i diversi tipi di neoplasie, in Europa quella alla mam-mella rappresenta il 3�% dei casi tra le donne, mentre con il 1�% il tumore del colon retto è la malattia che ha la maggior prevalenza fra gli uomini.

Italia, 250 mila malati l’anno

e presto; se vengono individuati il prima possibile, quan-do sono ancora molto piccoli, non solo è più facile di-struggerli o rimuoverli ma è anche meno probabile che abbiano invaso altri organi. Dunque cosa si può fare per una più efficace prevenzione?Gli ultimi studi epidemiologici realizzati in Europa indi-cano che oltre 90.000 vite ogni anno vengono salvate grazie alla prevenzione, con un investimento minimo da parte dei governi. Questo numero può aumentare in modo esponenziale. Un calcolo matematico ha dimo-strato che se potessimo avere una diagnosi precoce per

tutti i tumori, e se potessimo mettere sempre in atto del-le terapie corrette, come non sempre succede purtroppo, passeremmo già oggi dal 52% al 70% con un altro balzo in avanti. Comunque la prevenzione non è sottoporsi con ansia a tutti gli esami possibili, ma è inserire fra i propri impegni di vita un programma semplice e razio-nale di tutela della salute. Dal punto di vista della dia-gnosi precoce oggi possiamo avvalerci di una serie di esami che valgono per le forme più diffuse, i cosiddetti “big killers”. Inoltre è importante abituarsi a uno stile di vita sano fin dall’infanzia e attenersi ai pochi e semplici

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capisaldi della prevenzione individuale. Quali sono?Il primo caposaldo è l’educazione a non fumare: non ini-ziare e smettere subito, a qualsiasi età. Il secondo capo-saldo è il controllo del peso corporeo: l’obesità è, nei co-siddetti paesi sviluppati, la causa principale di morbilità e mortalità e costituisce, sia per le malattie tumorali sia per quelle cardiovascolari, il maggiore fattore di rischio dopo il fumo. Il terzo caposaldo è dunque la cura dell’ali-mentazione, che deve essere prima di tutto frugale; la moderazione è la regola d’oro per tutti i tipi di alimenti, salvo che per frutta e verdura che devono essere abbon-danti e consumati regolarmente. Il quarto caposaldo è ascoltare e controllare il proprio corpo, cioè fare atten-zione e non sottovalutare i cambiamenti o le alterazioni del nostro organismo e parlarne subito con il proprio medico. Queste abitudini, se praticate con regolarità, co-stituiscono la più importante arma di prevenzione che è a portata di mano di ciascuno di noi.Dopo la quadrantectomia da lei introdotta per il cancro al seno, quali sono stati i progressi più significativi compiu-ti nella terapia dei tumori? E in particolare in quali?Sulla scia della quadrantectomia, l’invenzione e la diffu-sione della chirurgia conservativa, che abbiamo iniziato nei primi anni ’80, ha prodotto una grande evoluzione di pensiero verso una medicina sempre più attenta all’inte-grità del corpo del paziente e alla sua qualità di vita. In questa direzione va anche la procedura del linfonodo sentinella, una metodica di “stadiazione” del tumore che è diventata standard internazionale nella chirurgia del cancro del seno e di altri organi. La cura del tumore del seno è migliorata anche grazie all’introduzione della ra-dioterapia intraoperatoria, una tecnica radioterapica che permette di concentrare direttamente sul tumore alte dosi di radiazioni, in un’unica somministrazione, duran-

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te l’operazione chirurgica. Per il tumore della prostata, i progressi più importanti provengono dalla radioterapia conformazionale, con la quale è possibile irradiare l’or-gano malato seguendo esattamente i contorni della mas-sa tumorale, senza danneggiare i tessuti circostanti. La radioimmunoterapia, cioè la cura dei tumori attraverso anticorpi carichi di radiazioni intelligenti che colpiscono le cellule maligne ma risparmiano quelle sane, ha porta-to nuove speranze nella lotta ad alcuni tumori cerebrali, in particolare il glioblastoma, e a quelli dell’ovaio. Invece sul fronte dei farmaci? Il progresso più significativo è stato il passaggio dalle mo-lecole tradizionali citotossiche, che colpiscono indiscrimi-natamente tutte le cellule, a quelle “intelligenti”, che col-piscono selettivamente le cellule malate, rispettando il resto dell’organismo. Risultati molto importanti si sono ottenuti inoltre nella farmacoprevenzione, che studia il modo di contrastare farmacologicamente il processo di formazione del tumore prima che la malattia si manifesti: il farmaco Tamoxifen si è rivelato efficace nel ridurre del 50% la probabilità di sviluppare il tumore del seno nelle donne sane a rischio, mentre la Fenretinide, un farmaco derivato dalla vitamina A, è in grado di ridurre del 50% l’incidenza del tumore del seno nelle donne sotto i 40 anni e del 40% in tutte quelle non ancora in menopausa.Ora quali nuove speranze si aprono per chi soffre? Sarà davvero possibile, e quando, dire addio alla chemioterapia?Nel 2007 ci aspettiamo importanti sviluppi sul fronte della prevenzione primaria e in particolare nella farma-coprevenzione, che ho già citato. La terapia si evolverà ancora verso la “miniinvasivasità” sia nella chirurgia che nella radioterapia, che significa per il malato interventi più mirati, con ricoveri più brevi, minore tossicità e mi-gliore qualità di vita. La radioterapia si svilupperà la me-todologia intraoperatoria che, perfezionata per il tumore

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del seno, verrà applicata ad altri tumori, e la chirurgia aprirà le porte alla robotica, che comporta precisione, risparmio di tessuti sani, riduzione del dolore postopera-torio. Si svilupperà inoltre il grande filone delle cosiddet-te terapie intelligenti capaci di riconoscere il bersaglio tumorale e di circoscrivere ad esso la propria azione di-struttiva, ottenendo la massima efficacia e la minima tossicità. Io sono convinto che questi farmaci sono desti-nati a sostituire i chemioterapici classici. Alcuni modelli di farmaci molecolari sono già disponibili; ad esempio l’acido retinoico per la cura della leucemia promielociti-ca; altri farmaci già in uso come l’Iressa, il Glivec e l’Her-cerptin, sono utilizzati nella cura di diversi tipi di tumo-re all’interno di studi clinici controllati. E ogni anno la ricerca ne identificherà di nuovi.Dai laboratori dell’Istituto superiore di sanità, dell’IRC-CS di Torino, dello stesso IEO da lei fondato, pare che oggi il mondo della ricerca punti anzitutto a svelare il processo di formazione delle metastasi, prime respon-sabili dei decessi per cancro. Con quali prospettive?Il meccanismo delle metastasi tumorali potrebbe essere svelato da un nuovo importantissimo obiettivo della ri-cerca: le cellule staminali del cancro. Si tratta di cellule tumorali più indifferenziate delle altre, che sono in gra-do di alimentare la proliferazione del tumore. La loro esistenza è indirettamente confermata da osservazioni cliniche che la ricerca non riusciva a spiegare: ad esem-pio, la ricomparsa del male dopo molti anni, anche quan-do le cure sembravano averlo sradicato; o, al contrario, le poche metastasi ossee che si verificano rispetto alla gran quantità di pazienti che hanno cellule cancerose nel mi-dollo osseo. La scoperta dell’esistenza di queste cellule potrebbe quindi portare alla formulazione di farmaci in grado di prevenire le metastasi. Con la loro capacità di moltiplicarsi senza sosta infatti, le staminali del cancro alimentano la malattia; poterle caratterizzare e trasfor-marle in bersaglio, poterle quindi colpire con farmaci specifici vorrà dire in futuro distruggere alla radice il tu-more e impedirgli di produrre il vero pericolo mortale connesso con il cancro: la metastasi. È questa la sfida del prossimo quinquennio.L’Italia spende assai più per gli armamenti che per la ricerca scientifica, mentre i cittadini sostengono gene-rosamente associazioni quali Airc e Firc; questo para-dosso cosa le suggerisce?Purtroppo il nostro paese continua a sottovalutare l’im-portanza strategica della ricerca. La classe politica in ge-nerale, anziché affrontare, senza pregiudizi, i grandi temi e le grandi questioni, mira a difendere gli interessi dei gruppi che rappresenta. Ma non investire in ricerca scientifica significa condannare il Paese all’obsolescenza culturale, alla fuga dei nostri cervelli migliori e alla di-pendenza tecnologica che, come la storia ci conferma, facilmente si trasforma in dipendenza politica. Eppure in Italia sono in piena crescita le cosiddette “charities”, cioè le associazioni che si occupano della raccolta fondi - in grado di finanziare progetti di ricerca importanti. Questo è una riprova del fatto che, come io stesso ho più volte toccato con mano nella mia carriera di oncologo, la con-sapevolezza della gente svolge un ruolo fondamentale per il progredire della ricerca. Soltanto trent’anni fa, per esempio, il cancro era definito un male incurabile e al di là di questo non si poteva andare; la malattia era ignorata dai medici e contagiata dal fatalismo della popolazione,

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1. Non fumare. Se fumi, smetti.

2. Evita l’obesità.

3. Fai ogni giorno attività fisica.

�. Mangia ogni giorno frutta e verdura: almeno cin-que porzioni. Limita il consumo di alimenti conte-nenti grassi animali

�. Modera il consumo di alcolici, birra, vino o liquori (due bicchieri al giorno se uomo, uno se donna)

�. Presta attenzione all’eccessiva esposizione al sole.

7. Osserva le raccomandazioni per prevenire esposi-zioni occupazionali o ambientali ad agenti cance-rogeni noti, incluse le radiazioni ionizzanti.

�. Molti tumori sono curabili se diagnosticati in tem-po. Rivolgiti al medico se noti la presenza di una tumefazione, una ferita che non guarisce (anche nella bocca), un neo che cambia forma dimensione o colore, ogni sanguinamento anormale, la persi-stenza di sintomi quali tosse, raucedine, acidità di stomaco, difficoltà a deglutire, cambiamenti in-spiegabili come perdita di peso, modifiche delle abitudini intestinali o urinarie.

Esistono poi programmi di salute pubblica per preveni-re l’insorgere di una neoplasia.

1) Le donne sopra i 2� anni dovrebbero essere coin volte in screening per il carcinoma della cervice uterina.

2) Le donne sopra i �0 anni dovrebbero essere coin-volte in screening per il carcinoma mammario median-te mammografia.

3) Chi ha più di �0 anni dovrebbe essere coinvolto in screening per il cancro colonrettale.

Regole utili per prevenire

gli investimenti nella ricerca per decenni sono stati irri-sori. Anche grazie a un coraggioso processo di informa-zione e sensibilizzazione, negli ultimi dieci anni la situa-zione è cambiata e il risultato è stata una prima controtendenza in termini di mortalità. Credo che il compito di un Paese non sia solo finanziare le ricerche, ma costruire le strutture dove quelle ricerche possono essere fatte. I soldi per far ricerca si possono trovare: ol-tre alle già citate associazioni di volontariato, ci sono fondazioni straniere, soprattutto americane, istituti in-ternazionali. Inoltre abbiamo alcuni centri di ricerca di livello internazionale: il potenziamento “intellettuale” di questi centri potrebbe sicuramente dare un nuovo im-pulso allo sviluppo della scienza italiana.Infine, professor Veronesi, qual è il suo bilancio perso-nale dopo una vita consacrata sulla trincea del cancro?Cinquant’anni fa, all’inizio della mia carriera, ho giurato a me stesso che avrei fatto di tutto per sconfiggere il can-cro. Avendo davanti a me un orizzonte temporale lungo, ero convinto che sarei stato testimone della vittoria. Oggi il mio orizzonte temporale è ridotto, e dunque il mio bilancio personale non può che essere negativo. An-che se non vedrò la sconfitta del cancro, ho però la sod-disfazione di aver contribuito a cancellare l’idea della sua incurabilità e a mettere insieme una generazione di ri-cercatori che sicuramente lo sconfiggeranno. E almeno questa posso dire che è la mia rivincita.

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“Giochiamoda protagonisti”

Giuliano Poletti

acquisito dalla cooperazione e la no-stra volontà di accrescerlo ulterior-mente ci pongono di fronte ad una responsabilità ancora più forte nei confronti di un’opinione pubblica sempre più attenta ed avvertita al modo di operare delle imprese in campo economico e sociale. E che chiede alla cooperazione un “di più” rispetto alle altre forme di impresa. È per questo che abbiamo avvertito l’esi-genza di porre al centro del nostro di-battito delle questioni di fondo.Quali sono stati i temi centrali del Congresso?L’impegno per un mercato più plurali-stico ed aperto come garanzia di effi-cienza e di equità; la ridefinizione degli strumenti finanziari per perseguire una crescita idonea a sostenere la sfida della competizione e dell’internaziona-lizzazione, l’adeguamento delle moda-lità nelle quali si esplica il principio fondante della mutualità cooperativa per accrescerne le potenzialità di rispo-sta ai nuovi bisogni sociali; il rafforza-mento del già proficuo rapporto con il mondo della scuola, dell’Università e della cultura. E in ultimo, non certo

per importanza, il tema della gover-nance, che riguarda la totalità del siste-ma imprenditoriale italiano, in quanto investe la qualità del rapporto con i soci e, più in generale, con la collettività.A proposito della Governance, quali indicazioni sono uscite dal Con-gresso?La governance dell’impresa cooperati-va è ispirata a criteri di trasparenza ed affidabilità nei confronti dei soci, del mercato e della società. Noi vogliamo qualificarli ulteriormente per rafforza-re ed aggiornare l’identità cooperativa, accrescendo, così, le prospettive di svi-luppo della cooperazione. Per farlo de-finiremo, d’intesa con le cooperative, indirizzi e linee comuni che verranno approvati in sede associativa ed assu-meranno la forma di un codice di auto-regolamentazione. L’obiettivo è quello di ribadire e rafforzare la partecipazio-ne consapevole dei soci alla vita delle cooperative ed il controllo da parte del-la base sociale delle scelte strategiche, in particolare per le grandi cooperative ed i gruppi cooperativi.Negli ultimi mesi si è registrata una forte iniziativa del governo per aumen-

Si è svolto a Roma dal 7 al 9 marzo scorsi il 37° Congresso nazionale della Lega delle Cooperative.

Giuliano Poletti, dopo la sua riconfer-ma alla presidenza di Legacoop, spiega in questa intervista, i temi che sono stati al centro della discussione.Qual è lo stato di salute del movi-mento?Le cooperative aderenti a Legacoop continuano a registrare andamenti po-sitivi. Anche nel 2006 la crescita ha avuto ritmi decisamente maggiori di quelli registrati dall’intera economia nazionale, che pure evidenzia segnali di ripresa. Il valore complessivo della produzione è aumentato del 4,4 per cento, superando i 50 miliardi di Euro; gli occupati sfiorano le 415.000 unità, con un incremento del 2,5 per cento. È continuata anche la crescita del nume-ro dei soci, cui offre il maggiore contri-buto la cooperazione di consumatori, che superano i 7 milioni e 700 mila, con un incremento del 2,6 per cento. Questi dati si collocano in un contesto complessivo di inversione di tendenza: c’è un ritorno alla crescita, con la ripre-sa del ciclo produttivo, un aumento della domanda interna, dopo anni di forte contrazione, una crescita degli investimenti e un buon andamento delle esportazioni.“I cooperatori protagonisti del futu-ro italiano” era lo slogan del Con-gresso. Che significato ha rispetto all’attuale fase economica, politica e sociale del Paese? Perché crediamo che il significativo contributo che le imprese cooperative assicurano allo sviluppo del Paese – in termini di produzione di ricchezza, crescita dell’occupazione, sviluppo del-l’associazionismo economico – renda-no legittima l’aspirazione di accrescere il loro protagonismo nel panorama economico e sociale del Paese. Natural-mente, siamo consapevoli che il peso

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di Aldo Bassoni

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Giuliano Polettiriconfermato presidente,illustra i contenuti del congresso nazionale di Legacoop

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Proteggere e conservare la natura in Italia non è ancora obiettivo di interesse strategico nazionale, né sembra fare particolare breccia nei cuori e nelle menti degli amministratori locali. E sì che in un Paese che una volta era considerato il giardino d’Europa e in cui il patrimonio culturale è così strettamente connesso a quello territoriale e ambienta-le, questo obiettivo dovrebbe essere nel decalogo di qualsiasi governo. La lacuna è dovuta in parte al tradizionale analfabetismo scientifico e naturalistico degli italiani, ma molto agli ultimi anni di governo del-l’ambiente del Belpaese. È stato lanciato un disegno politico e cultura-le perverso la cui portata malefica spargerà i suoi veleni anche nei prossimi anni. Cioè che la conservazione della natura abbia un senso solo se confortata da un introito economico monetizzabile. Come a dire che istituisco un’area protetta solo se in quel modo si incrementa-no gli affari della comunità locale, a prescindere da qualsiasi altro pa-rametro. Come a dire che posso mettere in vendita (è successo davve-ro) pezzi di foresta, spiagge e intere isole, se per caso non ci sono fondi per mantenere integro il territorio. Insomma, vendere i gioielli di famiglia per pagarsi il mutuo di una casa cui vengono tolte le stanze migliori. Un clamoroso errore di prospettiva.Sono motivazioni scientifiche quelle che presiedono all’istituzione di un’area protetta e non possono essere oggetto di mercanteggia-mento, soprattutto se in oggetto ci sono aree demaniali, cioè appar-tenenti a tutti noi. È il caso delle aree marine protette, tipica giurisdi-zione del Ministero dell’Ambiente su cui però tutti vogliono mettere bocca e a cui molti vorrebbero opporsi temendo chissà quali vincoli “allo sviluppo”. In realtà si tratta perlopiù della difesa di interessi cir-coscritti e locali o di speculazioni vere e proprie che si vorrebbero continuare anche con l’istituzione di un parco. Sono le stesse perso-ne che, però, fanno vanto di vivere in un’area protetta e la rivendono come un marchio per richiamare turisti. Insomma, avere tutti i van-taggi di un parco, ma senza alcun vincolo. Solo in un Paese di ingua-ribili traffichini è possibile un commercio simile che, infatti, non esi-ste in nessuna altra regione sviluppata del pianeta. Se ci sono ragioni scientifiche per l’istituzione di un parco che lo si faccia senza guardare troppo in faccia gli interessi privati o locali, se quelle ragioni, invece, non sussistono che non si proceda nemmeno alla proposta. Sembrerebbe semplice, no? E invece polemiche a non finire fra gli amministratori locali e il Ministero e, come se non bastas-se, un approccio culturale che accoppia il mantenimento degli ecosi-stemi ai denari che ci si possono fare sopra. E’ un problema di confu-sione fra valori e prezzi che gli ultimi anni di governo dell’ambiente hanno acuito e che decenni di comunicazione commerciale hanno reso possibile senza che nessuno lo trovasse strano. E non è solo un portato del liberismo dilagante: anche a sinistra la confusione regna sovrana, come se i parchi dovessero essere per forza un affare econo-mico. Ma un affare già lo sono: migliorano la qualità delle nostre vite, conservano biodiversità, ci fanno respirare meglio e godere di paesag-gi strepitosi. Quanto siamo disposti a pagare tutto questo?

Il valore dei parchitare gli spazi di concorrenza, sbloccare il paese dai vincoli delle corporazioni, aprire a nuove liberalizzazioni. Qual è la posizione della Lega delle Cooperati-ve in merito?Abbiamo espresso soddisfazione ed in-teresse per il “Decreto Bersani” del-l’agosto 2006 e per le successive misure di semplificazione per l’avvio di attività imprenditoriali e per la tutela dei con-sumatori. Temi come il riordino degli incentivi per l’autotrasporto merci, il sostegno alla crescita dimensionale delle imprese, la distribuzione del gas e dei carburanti sono tra i capitoli di un’agenda concreta di modernizzazio-ne del Paese e di rilancio della competi-tività delle imprese. Ve ne sono comun-que altri che vanno affrontati con altrettanta decisione come, ad esem-pio, la riforma dei servizi pubblici loca-li e quella degli ordini professionali.Quale è il ruolo della finanza Coopera-tiva? Esistono nuovi progetti in can-tiere dopo le tormentate vicende della scalata Unipol alla Bnl? Consideriamo la finanza uno strumen-to essenziale a supporto dello sviluppo delle cooperative. Recentemente abbia-mo ridefinito la missione di Coopfond, fondo mutualistico di Legacoop per la promozione e lo sviluppo, collegando-ne all’attività di partecipazione finan-ziaria al capitale o al sostegno finanzia-rio alle imprese anche azioni di analisi, di progettazione, di forte integrazione con il territorio ed i settori. Inoltre, crediamo che per sostenere i processi di integrazione e di internazionalizza-zione - due delle frontiere del nuovo sviluppo cooperativo - vada studiata la possibilità di emettere strumenti finan-ziari che consentano a investitori isti-tuzionali, ad esempio ai nuovi gestori dei fondi pensione, di investire anche all’interno delle imprese cooperative, nella piena salvaguardia e nella piena realizzazione della logica cooperativa e, quindi, della preminenza del socio e dello scambio mutualistico.

di Mario Tozziprimo ricercatore Cnr - Igage conduttore televisivo

un pianeta da difendere

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I nuovi vicini di casaUn libro per imparare a guardare gli immigrati con occhi diversi

te del nostro mondo libro costruito con interviste a immigrati che arriva-no da diversi paesi e che raccontano di difficoltà, di incontri felici e infelici, di amarezza che si somma alla fatica di integrarsi in un paese sconosciuto, a volte nemmeno scelto. Ma parlano an-che delle tradizioni e del cibo. Proprio attraverso il cibo sembra più facile sta-bilire un rapporto, conoscersi. Ecco allora le 76 ricette da 13 paesi diversi, ricette da provare.L’immigrazione in Italia è problemati-ca relativamente recente, generalmen-te neghiamo con forza di essere razzi-sti, forse non lo siamo nelle intenzioni, ma in pratica… Noi italiani con una storia da emigranti, chiamati “mac-cheroni”, obbligati alla quarantena, calati nelle miniere, oggi, dimenticato tutto, sbandieriamo come per proteg-gerci la nostra tradizionale polenta, che però è preparata con il mais arriva-to dalle Americhe o il pomodoro, ame-ricano anche quello. Per fortuna infat-ti siamo stati contaminati da altre tradizioni, da altre culture e abbiamo imparato un sacco di cose.

Attirare l’attenzione sulle persone vere, vicine, ma considerate genericamente diverse, straniere, questo è l’intento del libro Mi racconto…ti racconto – storie e ricette del nostro mondo. Il volume è parte di un progetto che promuove la comunicazione, gli scambi e il reciproco riconoscimento delle culture e delle identità, attraver-so il “raccontare e raccontarsi” le sto-rie, le feste, i cibi e i sapori. Artefici del progetto sono La Casa della Cultura Iraniana, soggetto capofila, che conta come partner: CTP Mestre - Scuola Media “G. Cesare”- Scuola Media Sta-tale “G. Cesare”- Associazione “Ucrai-na Più” Venezia/Mestre- Associazione Senegalese “Ande Diuf” Zenone di Piave (Treviso) - Associazione “Cism Veneto” Venezia/Mestre- Associazione Culturale Rumena “Decebal Traian” S. Donà di Piave (Ve) e Associazione “Nicola Saba” Venezia/Mestre. E Coop che con Coop Editrice Consumatori pubblica il libro, lo presenta ai propri soci con iniziative su tutto il territorio e lo mette in vendita negli ipermercati e nei maggiori supermercati.

“Buongiorno, sto cercando un appartamento in affitto, sono straniera, posso conti-

nuare? - Purtroppo signora per il momento non abbiamo niente, i nostri clienti non vogliono stranieri..- Anche con referenze?- Anche.Chiudo con amarezza la porta e mi vengono in mente le parole viste sul computer del mio saggio amico italia-no: “Il tuo dio è ebreo. Il tuo scooter è giapponese. La tua pizza è italiana e il tuo cous cous algerino. La tua demo-crazia è greca. Il tuo caffè è brasiliano. Il tuo orologio è svizzero. La tua cami-cia è hawaiana. Il tuo walkman è co-reano. Le tue vacanze sono turche marocchine o tunisine. I tuoi numeri sono arabi. La tua scrittura è latina. E tu… rimproveri al tuo vicino di essere straniero!” .Sono le parole di Maria, arrivata in Ita-lia dall’Ucraina dove era vicepreside in un istituto scolastico. È una delle quattordici storie raccontate da Mi racconto... ti racconto – storie e ricet-

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A Torino Il successo di Eataly, regno del cibo di qualitàRistoranti e negozi per degustare, acquistare e anche studiare cibi e bevande di alta qualità, magari partecipando alla lezione di un grande chef. E’ questo ciò che of-

fre Eataly, il grande spazio inaugu-rato nello scorso gennaio a Torino e salutato da un grande successo di visitatori (300 mila nel primo mese) che hanno apprezzato la struttura e, ancor più, la filosofia che lo sorregge. Eataly occupa una superficie di circa 11 mila me-tri quadrati, di cui 3.200 destinati ad aree didattiche e circa 2.�00 a vendita e degustazione. Ideatore del progetto, con la consulenza strategica di una prestigiosa orga-nizzazione come Slow Food, è l’imprenditore Oscar Farinetti. In Eataly, assieme a Farinetti, c’è la

presenza di NovaCoop Piemonte, Coop Liguria e Coop Adriatica che hanno deciso di investire in un progetto estremamente inno-vativo e qualificato. Dopo il suc-cesso torinese l’intenzione è di portare Eataly anche in altre città italiane.La filosofia è semplice: avvicinare il pubblico a prodotti di alta quali-tà, proposti a prezzi sostenibili e accompagnati da una informazio-ne che valorizzi la loro storia e an-che il valore di una alimentazione più sana e corretta. Così nella struttura di Eataly si trovano punti

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I nuovi vicini di casa

Mi racconto…Ti racconto - Storie e ricette del nostro mondoa cura di Reza Rashidy, con la prefazione di Massimo Montanari, Coop Editrice Consumatori,pp 320, 1� euro. Il libro si può prenotare anche nel sito www.consumatori.e-coop.it entrando in Scopri i libri CoopÈ disponibile nelle Librerie Coop

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Purtroppo il sovrappeso e l’obe-sità, con la conseguente scia di problemi medico-sociali, conti-nuano ad aumentare non solo in Italia e nei cosiddetti paesi civiliz-zati ma perfino nei paesi in via di sviluppo. Al riguardo, le preoc-cupazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono or-mai condivise dai governi più attenti che si ingegnano di adot-tare contromisure, talvolta anche discutibili e sorprendenti. In Inghilterra, ad esempio, si è pensato di negare l’assistenza gratuita agli obesi che rifiutano di collaborare ai programmi di dimagrimento offerti dal sistema sanitario (molti anni fa un prov-vedimento analogo fu ideato an-che per le donne che dopo la diagnosi di gravidanza avessero disatteso le previste visite perio-diche di controllo). In altri paesi si sta puntando sulla penalizzazione economica del cosiddetto junk food (cibo spaz-zatura), esageratamente iper-energetico ma povero di pregi nutritivi; altrove si cerca di aboli-re nelle scuole la tentazione dei dispositivi automatici per la di-stribuzione di bibite dolcificate e dolciumi. Il nostro ministero della Salute ha preferito elaborare un program-ma, da condividere con una de-cina di altri ministeri, Regioni ed enti vari (guarda caso nell’elenco non figurano però le Società scientifiche del settore che avreb-bero potuto dare consistenza e validazione ai programmi teori-ci). Il titolo del progetto ministe-riale è certamente accattivante: “Guadagnare la salute – Rendere

facili le scelte salutari”. L’informa-zione riguarderà non soltanto il campo dell’alimentazione ma anche altri e ben noti fattori di rischio, già individuati nel fumo, nell’alcol, nella sedentarietà ec-cessiva; ovvero scelte di vita poco o nulla condizionabili per via au-toritaria (basta pensare a quanti fumatori non si sono scoraggiati di fronte a divieti e intimidazioni mediche!).“Guadagnare la salute” è soprat-tutto un programma destinato a rafforzare l’informazione e la co-noscenza dei comportamenti ali-mentari salutari, nonché a recu-perare e promuovere l’attività fisica, perché senza un incremen-to della spesa energetica non è possibile prescrivere diete ade-guate e “complete”, cioè finaliz-zate alla stabilizzazione del peso desiderabile ma anche dotate di tutti gli elementi non calorici e tuttavia indispensabili alla vita. Il ministero della Salute ha voluto affermare il concetto che “il citta-dino è responsabile delle proprie scelte” invece di colpevolizzarlo per uno stile di vita non di rado imputabile all’ambiente e alla di-sinformazione (basta pensare alla sigaretta che sembrava dare emancipazione ai ragazzi in un’epoca in cui proprio lo Stato gestiva il monopolio del tabacco pur conoscendo i pericoli del ta-bagismo). Auguriamoci, però, che il mondo della scuola diventi, come in altri paesi, il perno del-l’educazione alimentare, con un impegno attivo e ben codificato, altrimenti sarà difficile sovvertire il trend dell’obesità che tanto preoccupa medici e sociologi.

di Eugenio Del Tomapresidente onorario dell’Associazioneitaliana di dietetica e nutrizione clinica

LOTTA ALL’OBESITÁLa strada inglese e quella italiana

alfabeto alimentare

Il successo di Eataly, regno del cibo di qualitàvendita che offrono tantissimi prodotti legati al territorio locale (in questo caso il Piemonte), ma che vengono anche da altre parti d’Italia e del mondo. Poi ci sono una serie di ristoranti tematici (di pesce, vegetariano, di carne, ecc.) dove a prezzi abbordabili si può mangiare un piatto unico di qua-lità. Isomma un pianeta del cibo tutto da scoprire.Eataly è a Torino, via Nizza, 230 int. 1�. Tel. 011/19�0��11 - www.eataly.it. Aperto da martedì a do-menica, dalla 10 alle 22. Chiuso il lunedì.

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vivere bene

Nel nostro Paese, solamente nel primo quadrimestre del 2006 sono stati registrati più

di 8.000 tentativi di frode creditizia (circa 90 al giorno), per un importo pari a 36,4 milioni di euro, a conferma di un fenomeno allarmante, che si sta sviluppando di pari passo con la crescita del credito al consumo.

Cos’è una frode creditiziaLa frode creditizia è un’attività criminale fi nalizzata ad ottenere credito o ad acquisire beni con l’intenzione premeditata di non rimborsare il fi nanziamento e non pagare il bene. Per far questo i frodatori richiedono un fi nanziamentoutilizzando i dati identifi cativi di altre persone (in questo caso si parla di furto d’identità), oppure creando delle identità false. La vittima scopre di essere incappata in un furto d’identità solo dopo mesi, ossia nel momento in cui viene a sapere di aver contratto un debito per un fi nanziamento che non ha mai richiesto. La frode creditizia e il furto d’identità danneggiano il malcapitato e ne pregiudicano anche la storia creditizia: essendo diventato, suo malgrado, un cattivo pagatore, potrebbe avere

Per maggiori informazionie per acquistare Identikit è

possibile visitare il sitowww.mistercredit.it

o chiamare il numero verde800 90 33 70, dal lunedì al

venerdì dalle 9.00 - 19.00

Furti di identità:siamo tutti a rischio!

Informazione Pubblicitaria almeno 6 mesi, con considerevoli perdite di tempo e denaro per risanare la propria situazione. Per questo CRIF ha realizzato IDENTIKIT, il servizio di protezione che informa tempestivamente il consumatore se qualcuno prova a utilizzare i suoi dati personali in modo fraudolento e gli fornisce l’assistenza necessaria per ripristinare la sua reputazione creditizia.

Come funziona IDENTIKITAl momento dell’attivazione del servizio il richiedente riceve un report contenente tutta la sua storia creditizia, necessario a verifi care che nessuno stia già utilizzando illecitamente i suoi dati personali. Successivamente, il profi lo creditizio

viene monitorato ogni giorno e, nel caso in cui venga rilevata

una nuova richiesta di fi nanziamento o un credito accordato a suo nome, il consumatore riceve un SMS e/o una e-mail di

avviso. Se il consumatore non ha richiesto il fi nanziamento e ha il sospetto di essere stato frodato è a sua completa disposizione un servizio di assistenza specializzata, con consulenti esperti in grado di

supportarlo in tutte quelle attività necessarie a ripristinare la regolarità dei propri dati creditizi e a denunciare il furto alle Forze dell’Ordine.IDENTIKIT protegge il consumatore e la sua reputazione creditizia: grazie al servizio, i tentativi di frode compiuti da chi acquista un’auto a rate, richiede un fi nanziamento o una carta di credito utilizzando dati personali altrui, possono essere scoperti facilmente e velocemente.IDENTIKIT è uno dei servizi della nuova linea Mister Credit, pensata da CRIF per rispondere alle esigenze dei consumatori che vogliono muoversi nel mercato del credito con serenità e consapevolezza.

anche problemi nell’ottenere un nuovo fi nanziamento.

Come vengono scelte le vittime e come proteggersiIl furto d’identità può colpire chiunque ma, non a caso, nel 2005 le vittime più frequenti sono state persone con una buona storia creditizia, ovvero soggetti considerati affi dabili e ai quali banche e società fi nanziarie erogano tranquillamente credito. I dati raccolti da CRIF rivelano, infatti, che i “ladri d’identità” hanno una buona conoscenza della situazione fi nanziaria e creditizia della vittima cui sottraggono dati personali o documenti di identità. Questo aspetto è confermato anche da uno studio realizzato negli Stati Uniti e dal quale emerge che nella metà dei casi in cui era stato possibile identifi care il truffatore, questi era una persona conosciuta e vicina alla vittima: un amico, un collega, un collaboratore domestico, un vicino di casa o persino un parente.Purtroppo nel 70% dei casi i consumatori apprendono di essere vittime di frodi creditizie dopo

Informazione pubblicitaria

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vivere bene

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oriFRUTTA E VERD URA

Per alimentare il nostro benes-sere, per avere vitamine e sali minerali meglio che da qualsiasi

integratore alimentare, dovremmo mangiare cinque porzioni di frutta e verdura ogni giorno. È quanto sosten-gono i nutrizionisti. Invece i consumi di ortofrutticoli calano, c’è chi dice sia la pigrizia a spingere i consumatori a non acquistare frutta e verdura fresche che poi devono essere mondate, lavate e preparate. C’è chi alimenta paure di scarsa sicurezza, di rischio pesticidi…La pigrizia non può essere accampa-ta come scusa visto che il mercato offre una grande scelta di verdura già mondata e solo da lavare, ma an-che già pronta per la cottura, o già lavata e solo da condire! Non c’è la stessa offerta per la frutta, almeno per ora, ma sbucciare una mela o una arancia non è impresa titanica.Se invece vogliamo parlare di sicurez-za il tema merita più attenzione. Fre-quenti sono gli allarmi che riguardano residui di fitofarmaci su frutta e verdu-ra, o etichettature di origine non veri-tiere, insomma frodi. La normativa italiana è una delle più restrittive e stabilisce l’obbligo della dichiarazione di origine e limiti per ogni residuo ben al di sotto del rischio ipotizzabile per una assunzione co-stante. I dati ministeriali, per altro, parlano per lo scorso anno di una inci-denza dell’1% di campioni non confor-mi, su un totale di circa 7.000 prelievi. Una percentuale di non conformità più bassa della media europea. Ma la possibile commercializzazione di pro-duzioni con falsa origine esiste ed è ancora il ministero a porre l’allarme con il rapporto dell’attività 2006 dei carabinieri delle Politiche agricole.

“Situazioni di illegalità e contraffazio-ne sono, credo, da ricercare tra piccole realtà aziendali, meno sottoposte a controlli - sostiene Maurizio Brasina responsabile del prodotto Coop orto-frutta nella direzione Qualità di Coop Italia - Coop ha sviluppato sistemi pro-pri di controllo dei prodotti, in aggiun-ta a quelli ministeriali, e di rintraccia-bilità di filiera: i prodotti sono seguiti in tutti i passaggi, dall’azienda agricola fino al punto di vendita”.Una realtà che ha alle spalle una lunga storia, è infatti nel 1994 che parte l’ac-curata costruzione dei passaggi e dei rapporti che consentono di garantire sicurezza, una storia che fa la differen-za. Oggi tutti gli ortofrutticoli Coop hanno la tracciabilità: il processo che permette di identificare il prodotto dal campo alla tavola, registrando le infor-mazioni principali in tutti i passaggi. E proprio per una scelta di sicurez-za l’ortofrutta a marchio è coltivata secondo il metodo della produzione integrata e le regole fondamentali che Coop Italia impone ai fornitori sono: • limiti dei residui di pesticidi del 70% inferiori ai livelli stabiliti dalla legge per la produzione convenzionale• eliminazione dei pesticidi tossici, quelli che la Commissione di Tossico-logia nazionale ritiene particolarmen-te pericolosi per la salute umana• limite complessivo al numero di re-sidui che possono trovarsi contempo-raneamente sul prodotto, perché la legge stabilisce un limite per il singolo principio attivo ma non ne fissa uno per il numero di residui che comples-sivamente possono essere presenti• per nitriti e nitrati limiti drastica-mente più bassi di quelli individuati dalla legge e applicati su tutti i prodot-ti e non solo su lattuga e spinaci (come richiesto dalle norme vigenti)

Prodotti con tracciabilità certa dalla terra al piatto, garantiti da Coop

• eliminazione di tutti i trattamenti post raccolta, come quelli cosmetici (ceratura per agrumi e mele per farli apparire più brillanti) e quelli di con-servazione (come gli antigermoglian-ti sulle patate o gli antimarciume su pere, mele, banane, kiwi, ecc). Per conservare i prodotti è consentito solo il freddo, anche per quelli im-portati come le banane che, per sot-tostare a queste regole, sono raccolte e spedite in giornata. Il sistema pre-vede una griglia di verifiche e con-trolli costanti, un piano di intervento per eventuali non conformità, e per i fornitori che più volte risultano ina-dempienti è prevista la sospensione delle forniture. “Con più di 300 verifiche ispettive nel 2006 per i soli ortofrutticoli - so-stiene Marco Malferrari della dire-zione Prodotto a marchio di Coop Italia - il prodotto Coop è oggi uno dei più sicuri in commercio anche rispetto ai rischi di contraffazione. Da qualunque parte del mondo arri-vi le regole sono le stesse, perchè non è tanto importante da dove ven-gono i prodotti, ma piuttosto da chi e come arrivano, che controlli han-

di Anna Somenzi

2�aprile 2007

consumare informati

tanta, buona e sicura

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La linea soluzioni propone 19 insalate già mondate e lavate, solo da condire. Quelle da agri-coltura biologica (quattro) sono in buste di Pla, non plastica quin-di, ma derivato da amido di mais. I prodotti si possono conservare perfettamente grazie al sistema apri e chiudi che mantiene la fre-schezza. La novità è l’insalata pensata per il consumo fuori casa, già pronta all’uso con tutto quello che serve: le posate, il to-vagliolo, olio e sale per condire e scaglie di parmigiano per farne un piatto più ricco.

Se volete invece un contorno cotto non accampate scuse di mancanza di tempo perché c’è anche quello: tre proposte di ver-dure che si possono cuocere al microonde nella loro confezione e si ottengono contorni al vapore in pochissimi minuti. Sono pro-dotte da Fruttagel, cooperativa di Alfonsine che con le 1� aziende agricole associate e gli stabili-menti di trasformazione garanti-sce la lavorazione del prodotto appena raccolto.

FRUTTA E VERD URAconsumare informati

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Per tutti i gusti e tutte le voglieL’assortimento di frutta e verdu-ra coltivata secondo le regole della lotta integrata è composto da 3� prodotti, 93 varietà e �31 referenze che vengono da oltre 13 mila aziende agricole.Tutta la produzione è seguita dai tecnici di Coop Italia che control-lano l’intero processo produttivo, dal campo al negozio di vendita. Sono state oltre �1 mila le analisi effettuate nel 200�. Nella linea bio-logici l’offerta Coop spazia dai prodotti freschi ai legumi secchi, dalle zuppe pronte ai succhi di frutta, dalla passata di pomodoro alla bana-na, insomma un assortimento di 173 prodotti; nel 200� sono stati venduti quasi �� mila quin-

tali di ortofrutticoli da agricoltura biologica a marchio Coop prove-nienti da 2.390 aziende.Solidal sono banane, ananas e le noci dell’Amazzonia, tutti dal commercio equo. Le banane so-no da agricoltura biologica.C’è poi la linea fiorfiore che of-fre l’arancia Navel della Sicilia, la nocciola di Gifoni igp (indicazio-ne geografica protetta), la mela renetta dop (denominazione di origine protetta) la noce di Sor-rento non sbiancata, le albicoc-che del Vesuvio o dell’Emilia Ro-magna, la pesca percoca della Basilicata, prodotti, in questo caso, presenti solo nel momen-to della raccolta nel territorio specifico.

no, che sicurezze danno”. Anche perchè le importazioni sono obbligate, per esempio per patate o kiwi, che siamo abituati ad avere sem-pre, al di là dei periodi di raccolta nel nostro paese, Coop in alcuni momenti si approvigiona fuori dall’Italia. E in tema di sicurezza non dimenti-chiamo la linea bio-logici che, oltre alle garanzie verificate e certificate dal marchio dell’organismo di con-trollo obbligatorio, subisce la griglia delle verifiche Coop come tutti gli altri prodotti. Inoltre Coop sottopo-ne i propri prodotti anche al vaglio dei suoi migliori clienti: attraverso l’Approvato da soci si valuta qual è il grado di soddisfazione percepita in termini di gusto, ecc.Ortofrutta fresca da lotta integrata, contorni pronti, frutta e legumi sec-chi: 640 referenze per le quali un ente indipendente, Csqa - Certificazione dei sistemi qualità delle aziende agroa-limentari - certifica che Coop mette in atto tutti i controlli per assicurare prodotti conformi agli standard stabi-liti nel capitolato con i fornitori. Ecco, ci sono tutte le premesse per man-giare frutta e verdura tranquilli.

La linea di piatti pronti anche per le verdure

Prodotti Coop

Soluzioni

tanta, buona e sicura

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oriCALDO DI BUCATO

Boom di vendite per l’asciugatrice, l’unico grande elettrodomestico a crescere a ritmi sostenuti. Molto diffuso in Europa, completa la lavatrice ed elimina mollette e stendino, restituendo un bucato soffice che quasi non fa una piega. Ma ha un “difetto”: consuma

Un “di più” che ti cambia la vita. Potrebbe essere questo lo slogan adatto all’asciugatrice: un elettrodomestico protagonista negli ultimi anni di un boom di vendite

senza paragoni nel proprio comparto (+83% nell’ultimo biennio, contro il 12% della lavastoviglie, per quanto si parli di quote di mercato basse in termini assoluti, intorno al 4%, rispetto al 38% delle lavatrici e al 30% dei frigoriferi). Un ap-parecchio a due facce, che se da un lato non può certo essere considerato indispensabile nelle case degli italiani baciate dal clima mediterraneo e surriscaldate dall’effetto serra, dall’al-tro è capace di suscitare notevoli entusiasmi in chi lo ha spe-rimentato. “Ti cambia la vita l’asciugatrice, più che la lavasto-viglie, garantito”, scrivono i consumatori nei forum on-line. “Ti dò un consiglio: meglio avere sempre un asciugamano asciutto da lasciare dentro (velocizza l’asciugatura) e mettere poco ammorbidente tanto i capi diventano morbidi lo stes-so”. Di più: “Se non ho tempo di stirare, metto le magliette di Gigino per pochi minuti nella asciugabiancheria et voilá, non c’é più bisogno del ferro da stiro”. E non solo: “Con l’asciuga-trice puoi lavare in casa anche giacche di piumino o addirit-tura, come ho scoperto da poco, i cuscini con l’interno in piuma d’oca, tanto li fa diventare belli gonfi come nuovi”. In sintesi: “Non ho più il bucato steso sui termosifoni e final-mente non dobbiamo aspettare una settimana per asciugare un paio di pantaloni o i tappeti di cotone”. Mollette, fili per biancheria e stendini vengono rimpiazzati da questo erogatore di calore – grande poco meno di una lavatri-ce – che piace poco però agli ambientalisti perché fa aumen-tare i consumi energetici (per un ciclo di asciugatura il con-sumo medio è intorno ai 4 Kwh) e non può certo entrare in concorrenza con l’azione del vento o l’odore di un bucato al-l’aperto (smog permettendo). D’altro canto è pur vero che risolve una serie di problemi di casa: dalla mancanza di sole ed eccesso di umidità (non a caso in Inghilterra la penetrazione di mercato è del 40%, in Ger-mania del 35%), al non poter esporre il bucato sulla pubblica via (in Spagna la legislazione lo vieta tassativamente e le ven-dite, nonostante il caldo, sono dieci volte superiori alle no-stre), al poco tempo che si ha a disposizione in famiglia (per asciugare 6 Kg di biancheria bastano dai 90 al 120 minuti a seconda dei programmi e dei giri di centrifuga della lavatri-ce), all’assenza di un balcone o di un vano lavanderia dove stendere i panni, fino all’odiato epilogo della stiratura che ri-sulterà notevolmente “alleggerita” se si possiede in casa un dryer (asciugatrice in inglese). Come orientarsi allora nella scelta? Decisivi sono più che mai i “preliminari” d’acquisto. Anzitutto bisogna decidersi tra l’asciugatrice e la lavasciuga, che è un combinato tra lavatrice e asciugatrice in grado di offrire qualche risparmio in più in termini di spazio e d’investimento iniziale, ma con le con-troindicazioni che la capacità di carico è ridotta, la durata del programma completo è in genere maggiore di quella dei due apparecchi usati separatamente e poi c’è sempre il rischio,

di Claudio Strano

30aprile 2007

• Asciugatrice: dai 300 fino a 1.000, a seconda della capa-cità, della classe energetica, delle prestazioni e della marca. Per averla con partenza ritardata, almeno �00 euro.• Lavasciuga: prezzi compresi tra 2�0 e 700 euro circa I prezzi sono soggetti alle variazioni del mercato e non tengono conto di offerte e promozioni

Le mani sul portafoglio

consumare informati

Il calore, distribuito in modo omogeneo con le rotazioni, essica il bucato trasformando l’acqua di cui sono intrisi i panni in vapore. È l’elementare principio di funzionamen-to delle asciugatrici che tuttavia solo da pochi anni, da quando cioè le lavatrici hanno aumentato le performance a �00 e più giri al minuto, hanno cominciato a conquistare spazio nel mondo dell’elettrodomestico. Sulla base del trattamento del vapore, si dividono tra le asciugatrici ad espulsione e a condensazione. Nelle prime, più economi-che, il vapore acqueo generato dal processo subisce un’azione di raffreddamento e l’acqua che ne risulta viene convogliata in un tubo di scarico ovviamente da collegare a un impianto idrico. Tale collegamento non è richiesto, invece, per le asciugatrici a condensazione, le più diffuse, nelle quali l’acqua viene raccolta in un’apposita vaschetta estraibile. Impostare un’asciugatrice è un gioco da ragazzi. Basta “dirle” il tipo di tessuto e di asciugatura (da stirare, da riporre, molto asciutto, ecc.) e lei, se tecnologicamente evoluta, troverà il programma idoneo, visualizzando ma-gari il tempo necessario ad eseguirlo. Lo sviluppo della tec-nica sta introducendo funzioni interessanti come l’avvio ritardato (si può programmare l’ora d’inizio asciugatura e uscire di casa) e soprattutto il ciclo antipiega: finita l’asciu-gatura, il cestello ruota ogni tanto finché non si tolgono i capi asciutti, che non rimangono così ammassati sul fondo della vasca. Importante, dopo ogni asciugatura, è vuotare l’acqua e pulire il filtro antilanugine.

Come funziona

Aria bollente e scarico dell’acqua

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CALDO DI BUCATO consumare informati

come per tutti gli ibridi, che un guasto serio possa compromettere tutto. Un’altra considerazione importante ri-guarda la lavatrice alla quale si accop-pierà la nostra lavasciuga: deve essere di ultima generazione, o quanto meno avere una centrifuga veloce da almeno 800 giri al minuto (o 600 se non si vuo-le sostituire quella che si ha già in casa) perché più la biancheria è asciutta in partenza e meno i capi “soffriranno” per i tempi di essicazione. Dopo aver calcolato quanti si è in fami-glia (i single non hanno certo “macchi-nate” di roba sporca da smaltire) si passa a decidere la capacità di carico (in genere coincidente con quella della la-vatrice), il tipo di scarico dell’acqua (a espulsione o a condensazione), la di-mensione e il modello che può essere a carica frontale o dall’alto per sfruttare un angolo del bagno o del ripostiglio. Una volta acquistato il “gioiellino”, il più è fatto e avrete delle soddisfazioni da condividere nei forum on-line: “Sai, l’asciugatrice mi ha cambiato la vita. Fa pure dimagrire. Seleziono il pro-gramma antipiega e invece di stirare, me ne vado in palestra dove ho cono-sciuto Paolo”...

PRO

• Più igiene. Risolve il problema di stendere fuori dalla finestra: non sempre è possibile, in Italia, e i panni ven-gono comunque esposti all’inquinamento dell’aria. Le alte temperature uccidono germi e batteri.• Meno ingombro. Montata a colonna sopra la la-vatrice, fissata a un pensile a parete o affiancata alla lavatrice, l’asciugatrice occupa tutto sommato meno spazio di uno stendino: da non sottovalutare nelle no-stre case sempre più piccole.• Più tempo. In due ore circa i capi sono asciutti e per chi “tiene famiglia” è un bel vantaggio: il bimbo può rimettersi l’indoma-ni la stessa tuta sporcata nel pomeriggio.• “No stir”. Gran parte degli indumenti esce talmente soffice e senza grinze (per-ché il calore scioglie il calcare dell’acqua) da poter andare direttamente nei casset-ti. La strada per la stiratura risulta ad ogni modo spianata dalla regolazione del livel-lo di umidità della biancheria.

CONTRO

• Più consumi. Per quanto si sia cercato di ottimizzarli, rappresentano il principale neo. Un esempio: il consu-mo di una lavasciuga si attesta sulla classe di efficienza energetica A se si utilizza il solo lavaggio (circa 0,9� kwh), ma sale notevolmente se si usa anche l’essicca-zione (circa � kwh). Per limitare costi di utilizzo e spre-chi, si consigliano i modelli con il sensore di umidità. Esistono anche asciugatrici di classe A con pompa di

calore ma forniscono temperature inferio-ri. C’è pure un tipo a gas.• Rischio delicati. Nonostante gli speciali programmi anti-infeltrimento, la vicinan-za a fonti di calore è invisa a certi tessuti delicati come la lana. • Prezzi “altini”. Non rientrando tra gli eletrodomestici indispensabili per la casa, occorre valutare con attenzione il fattore prezzo: i listini si mantengono a livelli ab-bastanza alti rispetto agli elettrodomestici più comuni della casa.

Pro & contro dell’asciugatrice

31aprile 2007

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vivere bene

È uno dei pesci più consumati, da quello in scatoletta, cibo per eccellenza dei singles, a quello al naturale che si presta a infinite soluzioni culinarie. Dalle più semplici alle più raffinate. Vediamone alcune...

a questa domanda sono racchiuse fra le pagine di questo libro che propo-ne anche una serie di ricette che profumano di Sicilia. Sono tantissimi i modi di preparare il tonno, che è il vero maiale del mare (della serie non si butta via niente…). Crudo, marinato, semicrudo o cotto (poco però), il tonno (di cui si posso-no apprezzare a tavola anche ghian-dola pancreatica, cuore, stomaco, cervella) è un alimento completo che sazia. Provatelo magari molto sem-plicemente appena scottato sul tega-me, come se doveste cucinare un fi-letto. Piastra calda con sale grosso sul fondo (in modo che non si attacchi), fiamma alta e via col tonno. Una bre-ve scottatina da una e dall’altra. Con-dite poi con olio extravergine, men-tuccia selvatica, zenzero e cipolla di Tropea cruda. Tempo di realizzazio-ne: pochi minuti. Stagione permet-tendo (quindi non ora) ci si possono abbinare anche i cachi con una spol-verata di zenzero, radice che esalta come poche altre certi pesci crudi dalle carni grasse. Chiudiamo con una ricetta semplice (che del tonno utilizza la bottarga), realizzata dalla cucina di un celebre ristorante italiano, Don Alfonso 1890 di Sant’Agata sui due Golfi: nastri con cozze e bottarga di tonno al pro-fumo di maggiorana. Ingredienti per

È tempo di...

Quanto sappiamo del tonno? A parte i rimandi pubblicitari ai grissini che lo tagliano

meglio di un coltello, cosa si sa? Per i bambini, soltanto quelli di una vol-ta però, il tonno nell’immaginario era l’animale che si portò in groppa Pinocchio. Eppure il tonno è oggi uno dei cibi in scatola più consuma-ti in assoluto. Il più veloce. Il cibo dei single per eccellenza. Apri una scatola, la rovesci nel piatto e volen-

do ti sazia pure. Va bene su paste, risi, in insalate, toast, tramezzini, con il classico ab-binamento fagioli e cipolla. Talmen-te classico che in questo momento storico in cui la grande cucina co-mincia a guardarsi indietro e a ri-pensare i piatti poveri, molti cele-brati chef ripropongono tonno, fagioli e cipolla in versioni – chia-miamole – moderne. Ovviamente l’invito è sempre quello di mangiare prodotti di qualità, veri-ficando etichette e certificazioni (che, come per i prodotti Coop, pos-sono riguardare sia le modalità di pesca rispettosa dell’ambiente che, eventualmente, di allevamento). Noi comunque questo mese vi parliamo di tonno, ma non di quello in scato-la, di quello fresco, perché la tradi-zione italiana della pesca al tonno, vuole che i pesci si avvicinino alle coste dal 23 aprile, San Giorgio, per poi abbandonarle dal 13 giugno, Sant’Antonino, “quando gira l’oc-chio al tonno”, nel momento in cui si dilegua per altri mari. Lo scrive lo chef Carmelo Chiaramonte nella prefazione del suo appassionato li-bro “A tutto tonno” (Biblioteca Culi-naria). Anche lui, in maniera ben più pertinente della nostra, si chiedeva “ma quanto sappiamo del tonno?”. Ebbene, le risposte (numerosissime)

di Helmut Failoni

Ad aprile ci sono anche...

FRUTTA E VERDURE La verdura primaverile per ec-cellenza sono gli asparagi, in-dicati nelle diete dimagranti e ricchi di calcio, fosforo, potas-sio, vitamina A e B. Oltre agli asparagi, la primavera porta in tavola bietole, carote, cavol-fiore, cipolle, fagiolini, fave, fi-nocchi, indivia, porri, patate novelle, spinaci e piselli. Per quanto riguarda la frutta inve-ce potrete optare soprattutto per le fragole.

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32aprile 2007

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vivere bene

La vacca biancamodenese

Valori nutrizionali

TONNO

4 persone: 320 gr. di nastri di semola di grano duro, 500 gr di cozze, 4 gr di maggiorana, 2 cl di fumetto di pesce, 20 gr di bottarga di tonno, 1 spicchio di aglio, olio extra-vergine di oliva, sale. Saltate alcuni cucchiai di olio ex-travergine di oliva in una padella con lo spicchio di aglio e unite le cozze accuratamente lavate, mettete il coper-chio e fatele aprire su fiamma vivace. Appena aperte (1-2 minuti) togliete il coperchio, mescolatele un istante e spegnete. Sgusciate le cozze e mettetele in una padella contenente il fumetto, alcuni cucchiai di olio e la mag-giorana tritata. Nel frattempo si cuocerà la pasta in abbondante acqua sa-lata. Scolata al dente, versatela nella padella assieme alle cozze e saltate il tutto. Accomodate nei piatti, aggiungen-do la bottarga di tonno tagliata a lamelle sottilissime e fi-nite con un filo di olio extravergine di oliva.

Meno di cento anni fa nei consorzi zootecnici comu-nali delle province di Modena, Ferrara, Mantova e Reggio Emilia erano registrati circa �2.000 capi. Negli anni ‘�0 il numero dei capi supera quota 1�0.000 ma, solo dieci anni dopo, inizia la fase discendente, di pari passo con la inarrestabile espansione della razza frisona. La fortuna del Parmigiano Reggiano, infatti, convinse gli allevatori a sostituire le due razze autocto-ne (la modenese e la rossa reggiana) con quelle pro-venienti dall’Olanda, famose per la loro produttività e con le mammelle perfette per la mungitura meccani-ca. Oggi della vacca modenese, che viene chiamata anche Val Padana, sono rimasti poche centinaia di capi: il libro genealogico, istituito nel 19�7, conta non più di 2�0 femmine iscritte mentre il numero totale dei capi registrati presso i servizi veterinari delle Asl, si aggira intorno ai ��0. La bianca modenese è un animale dalla duplice attitudine che, in passato, oltre ad essere destinata alla produzione di latte e carne, costituiva anche un valido aiuto nel lavoro dei campi.L’opinione più comune è che derivi da bovini dal mantello fromentino, simili alla rossa reggiana, incro-ciati a più riprese con bovini grigi di tipo podolico. I documenti testimoniano una prima consistente presenza della Bianca nella zona di Carpi, in provincia di Modena da cui, poi, si è estesa progressivamente alle zone vicine. La bianca modenese produce un latte particolarmen-te adatto alla trasformazione in Parmigiano Reggiano. Questo è dovuto al rapporto ottimale fra tenore di grasso e proteine, e dove la frazione k delle caseine, che favorisce una coagulazione rapida e più resistente del latte, è presente in quantità elevate. Le sue carni sono sapide e ben marezzate di grasso, adatte a cot-ture veloci.La Provincia di Modena ha avviato con alcuni alle-vatori storici un progetto per il recupero di questa razza autoctona raggiungendo un primo importante risultato: nel Caseificio Rosola di Zocca, sull’Appenni-no modenese, si producono forme di Parmigiano di montagna fatte solo con latte di bianca modenese e una delle cinque caldaie del caseificio, ben separata dalle altre, è stata dedicata alla produzione giornaliera di due forme. Gli allevatori del Presidio sono riuniti nel Consorzio Valorizzazione Prodotti Razza Bianca Modenese-Valpadana Modena (www.consorziobian-camodenese.it).

vivere bene vivere bene

33aprile 2007

Per 100 gr di tonno

Tonno in scatola sott’olio fresco al naturale sgocciolatoCarboidrati 0 0 0proteine 21,� 20 23,�grassi � 2,� 1�,�acqua �1,� �1,� ��,�colesterolo �� �� ��sodio �3 39 n.d.calorie 1�� 103 2�7 calorie al lordo 1�2

fonte: Thea 2004

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C’è chi la conosce come la città d’oro e chi come Praga magi-ca, chi la ricorda come città di

pietra e chi per le sue cento torri. O ancora come la Praga madre delle città. Qualsiasi sia la definizione che le si vuole dare la capitale della Re-pubblica Ceca è una città affascinan-te, un gioiello architettonico il cui nucleo storico è stato dichiarato, nel 1992, Patrimonio culturale mondiale dell’Unesco. Un vero e proprio ma-nuale vivente di tutti gli stili architet-tonici europei, dove il visitatore può ammirare rotonde romaniche, torri e cattedrali gotiche, signorili palazzi rinascimentali, sinagoghe ebraiche, chiese, conventi barocchi, oltre ad architetture in stile liberty e cubista. Alla visita della città bisogna dedica-re almeno tre giorni. Si può iniziare andando alla scoperta dei monu-menti più importanti, che si ammi-rano percorrendo a piedi la via Rea-le che inizia dalla Casa Municipale, ex sede dei re boemi, e termina al celebre castello. Lungo il cammino si attraversa la piazza della Città Vecchia, la più importante piazza

di Giuseppe Ortolano

PRAGA MAGICALe meraviglie di una città

Piena di monumenti e musei, ricca di storia e di fascino, la capitale della repubblica Ceca è meta ideale anche per la vita notturna dei suoi jazz club o per le storiche birrerie

Una città a misura di bambinoPraga è una città affascinante anche per i bambini ma, dopo musei, piazze e monumenti, vale la pena trovare anche qualche meta a misura di pic-colo turista. Come la Collina di Petrin, raggiungibile in fu-nicolare e riconoscibile per la torre delle telecomunicazioni che assomiglia alla Torre Eif-fel, con il suo labirinto degli specchi ed i simpatici pony da cavalcare. O lo Zoo, nei pressi del Palaz-zo Trója a Praga 7, con la pic-cola seggiovia a posti singoli, collegato al centro da battelli che navigano la Moldava. Il Museo dei Giocattoli espone la seconda raccolta di giocat-toli più grande al mondo, con giochi di tutto il pianeta, dal-l’antica Grecia fino ai giorni nostri. Il sito http://it.marys.cz/family_accommodation se-gnala alberghi e appartamenti particolarmente attenti ai pic-coli ospiti, che forniscono let-tini e seggioloni ed in genera-le capiscono le esigenze dei genitori.

del centro storico, al cui centro si erge il vecchio Municipio con la ce-lebre torre dell’orologio astronomi-co. Si prosegue quindi per il Ponte Carlo, risalente alla prima metà del XIV secolo, con le trenta sculture barocche di santi poste sui pilastri, fino a raggiungere la piazza Malo-stranské, dominata dalla Cattedrale di S. Nicola e circondata da palazzi nobiliari. Poi viene il Castello di Pra-ga, al cui centro si trova la cattedra-le di San Vito, il monumento reli-gioso praghese più noto, costruito su ordine dell’imperatore Carlo IV e destinato a diventare il luogo di cul-to più importante del regno boemo. All’interno dell’area, raggiungibile anche percorrendo la Vecchia scali-nata del Castello (Staré zámecké schody) che inizia dalla stazione della metropolitana di Malostran-skè, si possono visitare: il vecchio Palazzo Reale, l’esposizione sulla storia del castello, la pinacoteca, la basilica di San Giorgio, il monastero di San Giorgio, la Galleria naziona-le, il Vicolo d’oro e la torre di Dali-bor. Chi viaggia con i bambini può dedicare un po’ di tempo anche al Museo dei giocattoli. Ma Praga non

Le curiosità

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3�aprile 2007

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Informazioni utili

Altri viaggiNelle Marche, all’interno del Parco Naturale Gola della Rossa e di Frasassi, è custodito uno dei più spettacolari complessi carsici d’Europa, risalente a 1.�00.000 anni fa. Scoperte solo nel 1971, le Grotte di Frasassi si possono visitare percorrendo il classico itinerario turistico, lungo 1,� km, che attraversa le cinque sale principali e dura 7� minuti. Info: tel. 0732-90090, www.frasassi.com.

È sempre un piacere visitare il Delta del Po nel mese di Aprile. Quest’anno c’è un motivo in più dato che Co-macchio ospita, dal 2� aprile al 1° maggio, la Fiera Internazionale del Birdwatching e del Turismo Na-turalistico. L’edizione di quest’anno è dedicata allo Slow tourism, ovvero al turismo lento (dal nautico flu-

viale, al cicloturismo, agli itinerari enogastronomici) e prevede anche escursioni guidate. Info: www.podel-tabirdfair.it, tel. 0�33-�7�93.

La Rocca Sanvitale di Fontanellato, in provincia di Parma, è un suggestivo castello da fiaba a misura di bambini, ragazzi, famiglie e scolaresche, in cui vivere per un giorno, l’atmosfera sospesa nel tempo di una vivace Corte Rinascimentale all’epoca dei nobili Conti Sanvitale e del pittore Francesco Mazzola detto il Par-migianino. Tra le numerose attività proposte ai visita-tori: laboratorio d’affresco, costruzione di burattini, viaggio fantastico nella storia del castello, visita alla misteriosa camera ottica e serate in costume. Info: www.fontanellato.org, tel. 0�21-�23220.

La primavera è la stagione migliore per visitare Praga. Robintur (www.robintur.it) e Bonolatours (tel. 02-�9���339) propongono ai soci Coop tour in bus o aereo, con soggiorno in albergo. La durata del viaggio varia da 2 a � notti. I turisti fai da te possono raggiungere Praga con la propria auto (circa 900 km da Milano e 1300 da Roma) o con i voli di Csa-Czech Airlines (www.czechair-lines.com/it, tel. 199-309939) e Alitalia (www.alitalia.it, tel. 0�-2222). O con le compagnie low cost Smartwings (www.smartwings.net - tel. 00�20-2��700�27), SkyEurope (www.skyeuro-pe.com, tel. 1��-20�30�) e EasyJet (www.easyJet.com - tel. ���-��77��). Per visitare la Repubblica Ceca gli Italiani devo-no essere muniti della carta d’identità in corso di validità, maggiori informazioni turistiche sono reperibili sul sito dell’Ente del Turismo della Repubblica Ceca (www.czechtourism.com, tel. 02-��9927237). Una volta raggiunta la città ci si può fare guidare dalle preziose in-dicazioni de Il meglio di Praga (edizioni EDT, 12 euro) e della non tradizionale Praga delle Gui-de Clup (22 euro).L’originale Cartoville di Praga del Touring Club (�,�0 euro) è invece un album con � dettagliate carte pieghevoli, con una scelta di �0 luoghi da non perdere e una selezione di 200 indirizzi di ristoranti, caffè, sale da tè e da concerto, bar, teatri, negozi, mercati e alberghi.

PRAGA MAGICALe meraviglie di una città

termina qui. La città ospita ben 300 tra musei e gallerie, tra i quali la Galleria nazionale, con la bella esposizione dedicata all’arte cubista, e il Museo nazionale, oltre a nu-merosi teatri, club musicali e sale da concerto. Tra le proposte più originali troviamo le rappresentazioni della Laterna Magica, un teatro che presenta un genere di spettacolo particolare, che combina la tecnica cinemato-grafica con quella teatrale e che può essere apprezzato anche da chi non conosce il ceco. La vivace vita culturale praghese non si esaurisce nelle visite a monumenti o mu-sei, nelle simpatiche gite in vaporetto sulla Moldava. Le serate possono essere dedicate ai numerosi club praghesi che offrono tutti i generi di musica: dal pop al rock fino al jazz; o nelle birrerie storiche, che producono direttamente le birre che offrono ai clienti. Tra queste la Klášterní pivo-var Strahov (la birreria del Monastero di Strahov) che, dal XVII secolo, produce la gustosissima birra St. Norbert, ambrata e scura. O U Fleku (www.ufleku.cz ) che organiz-za nei giorni feriali visite guidate con degustazioni degli impianti di fermentazione artigianali.

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libri

Alce Nero & Mielizia - via Idice, 299 . Monterenzio (BO)www.alceneromielizia.it - [email protected]

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a cura di Giorgio Oldrinicultura e oltre

libriLuca Cambiaso a Genova

Genova presenta una mostra su Luca Cambiaso in due sedi prestigiose della città, quella principale di Palazzo Ducale e quella di Palazzo Rosso. Un impegno straordinario per un evento che segna una stagio-ne artistica importante per-ché vengono esposti nei due palazzi circa 200 opere del Maestro del Cinquecento eu-ropeo, quadri, disegni, scul-ture. Per allestire la mostra è

stato necessario un lungo lavoro di contatti inter-nazionali, perché contribuiscono alla esposizione Musei e raccolte di tante parti del mondo che hanno accettato di inviare a Genova opere spes-so mai viste in Italia. L’esposizione offre un per-corso della vita artistica di Cambiaso che va dal periodo giovanile genovese fino alla maturità, quando venne invitato a lavorare alla corte spa-gnola di Filippo II, dove morì, pare per il lavoro straordinario e faticosissimo di affrescare la basi-lica del Monastero di San Lorenzo all’Escorial. Per i soci Coop è previsto uno sconto sul biglietto d’entrata.Luca Cambiaso. Un Maestro del 500 europeoPalazzo Ducale e Palazzo RossoGenova - sino all’8 luglioBiglietti: Intero 8 euro, ridotto soci Coop 6 euroTel. 010-2759185 - www.palazzoducale.genova.it

Graffiti urbani a MilanoLe opere dei più noti graffitisti italiani resteranno esposte al gazometro di Milano dal 1� al 29 aprile 2007 nel corso della manifestazione “Writing and Street Art” promossa dall’asso-ciazione Action Art con il pa-trocinio del Comune e della Provincia di Milano e dell’Uffi-cio scolastico regionale per la Lombardia del Ministero della

Pubblica Istruzione. Lungo l’elenco degli artisti: Cento, Cano, Flycat, Rae Martini, Styng, Gatto, Skah, Sisma, Raptus, Nes, Senso, Nail, Rades, Tawa, Van Love, Mind2, Banc, Weik, Asker, Uroka, Orbita. Live painting tutti i giorni e musica dal vivo. Writing and the street artMIlano, via Giampietrino 24 (quartiere Bovisa)Dal 14 al 29 aprile, tutti i giorni, dalle 15 alle 22. Ingresso gratuito. Per informazioni [email protected] e www.action-art.org. Telefono: 335.1623432.

L’avvocato indagaTorna l’avvocato Guido Guerrieri in un romanzo del magistrato scrittore bare-se Gianrico Carofiglio, a parlarci questa volta del caso e del processo di un im-migrato senegalese accusato di avere assassinato un bambino di nove anni. Ma è, come sempre nei romanzi giudi-

ziari di Carofiglio, l’occasione per descriverci la Bari di una media borghesia spesso frivola e per confes-sarci le inquietudini e le paure, addirittura le fobie, di una generazione di quarantenni alle prese con la fine degli ideali e con amori incerti e passeggeri. Così l’avvocato Guerrieri quasi per caso, trova l’equilibrio psicologico proprio nel suo lavoro da Perry Mason di Bari, ma senza aiutanti aitanti e con una Della Street timida e casereccia, e permette così al povero senegalese a ritrovare la sua vita ed a se stesso di superare il terrore della vita.Gianrico CarofiglioTestimone inconsapevoleSellerio editore - pagg 316, euro 11

Memorie del PoAnche Natalino Balasso, comico e pro-tagonista di tanti programmi televisivi di successo, utilizza il romanzo giallo, ovviamente trattato con ironia, per par-larci di una parte della provincia italia-na. In questo caso si tratta del Polesine

che Balasso, nato a Porto Tolle in provincia di Rovi-go, conosce molto bene. E per chi ha vissuto sul Po, la minaccia della piena è una paura costante che ac-compagna tutta la vita. Così il romanzo ci parla di un autunno piovoso e dell’acqua del fiume che sale, che sale, fino al livello di guardia minacciando un piccolo paese. E ci racconta di un uomo misterioso e senza memoria che nel Po ha cercato di suicidarsi, mentre per il paesino sulle rive minacciose appaiono improvvisamente strani personaggi, una giornalista rampante, un killer siciliano, tre operai bergamaschi. Cosa c’entrano con lo smemorato, cosa hanno in comune tra di loro, e quando finirà di salire, salire quel fiume inquietante?Natalino BalassoLivello di guardiaMondadori - pagg. 168, euro 8,40

Morire di lavoroSegnaliamo volentieri un libro di Rudi Ghedini che racconta la più grave tragedia del lavoro italiana del dopoguerra: era il 13 marzo 19�7, a Ravenna, quan-do tredici operai morirono atrocemente, soffocati nella stiva di una nave nei cantieri della Mecnavi.Rudi GhediniNel buio di una naveBradipoLibri - pagg. 104, euro 10

37aprile 2007

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z P s g f H d n a m r Q t b cGentile rivista della Cop,

ci scrivo per ramaricarmi che non siamo attenti a

niente. Io sono sempre andato a mangiare a “Il discreto dignitario”, un ristorante cinese che alla fine del pasto ti servivano la glappa di lose con dentro ai bicchierini l’im-magine di una donna nuda, che te

però la vedevi solo alla fine che avevi bevuto e quindi, vista la gra-dazione alcolica la vedevi molto sfuocata. Però mi son sempre trovato bene, erano molto attenti alla clientela: per esempio una volta sono entra-to che non c’era ancora nessun cliente, loro stavano ascoltando

Ramazzotti e, appena sono entra-to, hanno subito spento e hanno messo quella musichina cinese coi campanellini per creare l’ambien-te. Ormai li conoscevo: la signora, il marito, i figli maschi, la femmina. Un giorno all’improvviso vedo che l’insegna è cambiata, adesso il ri-storante è “Il pervicace samurai” e

lettera di protesta

Dalla stella soul più sentimentale della black music, cantante capace di passare dalla più irruenta sensualità ai toni duri e drammatici. Le sue canzoni più celebri

sono infatti state reinterpretate dagli sperimentatori dance elettronici, in bilico tra pista da ballo e avan-guardia. Da Frankois K a Tony Humpries, sino a Col-dcut e molti altri. Un lavoro di modificazione che rende l’opera di Nina Simone al tempo stesso incre-dibilmente lieve e profondamente consapevole.Nina Simone - Remix & Reimagined - BMG

Quattro adolescenti con il rumore delle chitarre dei Sex Pistols nel cuore e l’este-tica della ribellione giovanile nell’anima. I The View raccontano, con le loro balla-

te ad alto tasso di energia a tratti sporca, approssima-tiva, ma proprio per questo irresistibile, la vita di ogni giorno, le ansie e le aspirazioni di una generazione che ha trovato nella “strada” il luogo dell’incontro e della creazione. Canzoni destinate a diventare una sorta di indelebile “pelle sonora”. Basta un ascolto per sentirle parte integrante delle nostre giornate.The View - Hats off the Buskers - Sony

Brian Ferry, cantante nei primi anni ‘70, con i Roxi Music (gruppo che aveva “in-ventato” con Brian Eno) è un cantante dai toni vellutati, capace di melodie che

si avventurano nei territori del più etereo romantici-smo senza essere stucchevoli. Ma è, soprattutto, un grande interprete. E lo dimostra dedicando un inte-ro album al repertorio “classico” di Bob Dylan, met-tendo insieme brani The Times They are a Changing, Knocking on Heaven’s Door e All Along the Wa-tchtower. Da non perdere.Brian Ferry - Dilanesque - Virgin.

Mavis Staples è una delle più intense e “mistiche” voci della musica gospel “originale”: ha inciso per la leggendaria Stax Records (l’etichetta che ha fatto la storia della black music) ed era parte delle Staples Singers che portarono l’impegno sociale dai banchi delle chiese ai movimenti per i diritti civili. Il suo nuovo bellissimo album è prodotto da Ry Cooder (che suona anche la chitarra) ed è un omaggio alle radici blues della musica moderna. Insieme a lei, il coro sudafricano Ladysmith Black Mambazo.Mavis Staples - We’ll Never Turn Back - Anti

di Natalino Balasso www.natalinobalasso.net

Il ristorante alla moda

Musica da sentire ...

Un libro che racconta l’evoluzione di uno dei pro-tagonisti assoluti del rock più oscuro e urbano. Le passioni e l’arte di Lou Reed, dagli esordi, insieme a John Vale e Andy Wharol nella factory di New York, dove nasceva la pop art e si sperimentavano i primi incontri tra linguaggi artistici diversi. Il vo-lume ci restituisce un Lou Reed non solo cantan-te, ma anche poeta, interprete di quella “solitu-dine della metropoli” che con lui diventa opera d’arte. V. Bockris - Trasformer, vita e mito di Lou Reed - Arcana

È la ristampa (economica) di un libro classico dedicato alle radici “sociali” e musicali della cultura afro americana. Amin Baraka, studioso, antropologo, musicologo, (suo nome vero é Leroy

Jones) racconta la nascita e l’evoluzione del suo-no che ha dato consapevolezza e valore artistico al popolo degli schiavi sradicati dalla loro terra. Il blues, appunto, e il jazz così strettamente legati alle lotte per i diritti civili, ed alla storia, alle tra-sformazioni degli Stati Uniti d’America. Un testo di inarrivabile fascino.Amin Baraka - Popolo del Blues - Shake

di Pierfrancesco Pacoda

...e da leggere

cultura e oltre

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3�aprile 2007

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24 aprile a Bologna Per ricordare l’importanza della ricerca sonora di Ennio Morricone, vincitore dell’Oscar alla Carriera, e autore di indi-menticabili temi di film entrati nella storia del costume e della musica, Bologna ospita un irri-petibile concerto dell’Orchestra e del Coro di Roma Sinfonietta. L’ensemble, diretto dallo stesso Morrico-ne, si esibirà il 2� aprile al Palamalaguti di Casalec-chio, che per una volta, sarà “arredato” dalle note sontuose ed avvolgenti di composizioni che hanno accompagnato generazioni di cinefili.Da Gli Intoccabili di Brian de Palma al Vizietto con Ugo Tognazzi, sino, naturalmente, alla suggestione delle colonne sonore delle opere di Sergio Leone, essenza stessa dell’immaginario western (Per un Pugno di Dol-lari, Il Buono, il Brutto, il Cattivo) sino all’epica partitura di C’era una Volta in America, omaggio ai grandi auto-ri del ‘900. Un concerto che fa della tangibile seduzio-ne di un mondo fantastico, la sua forza. Grazie al toc-co del maestro ed a una straordinaria orchestra di 200 elementi. Per informazioni, tel. 0�1- �1�3370

Simone Cristicchi è un artista che riesce perfettamente a con-ciliare le melodie del pop accat-tivante (con le quali ha conqui-stato il pubblico di Sanremo) e la necessità di uno sguardo at-tento e critico sui lati nascosti della quotidianità. Insieme al-

l’album Dall’Altra Parte del Cervello, dove c’è il brano Ti Regalerò una Rosa, che ha vinto il festival di Sanre-mo, ha pubblicato il libro Centro di Igiene Mentale, una fluida e vibrante narrazione basata su lettere e poesie spedite (e spesso censurate) dai manicomi.Simone, quali cd ti accompagnano nel tour in giro per l’Italia, tra concerti e presentazioni del libro?In macchina ascolto Joy di Giovanni Allevi, del quale amo perfezione formale e tecnica straordinaria. Poi Stazioni Lunari, il nuovo disco di Ginevra di Marco. Mi piace la sua rilettura, in chiave moderna, delle tradi-zioni popolari. E l’album di Pier Cortese, un cantauto-re con una capacità poetica raffinata e suggestiva.Qualche classico?Adesso tutto Fossati, in particolare Lindberg e Capos-sela. Il suo Ballo di San Vito è uno dei dischi che più ascolto durante i mie viaggi.Che dvd hai acquistato in questi giorni?Volver di Almodovar, pura passione, non l‘avevo vi-sto al cinema e mi ha emozionato, e Scemo di Guerra di Ascanio Celestini, che considero uno dei più gran-di attori italiani. Abbiamo deciso di lavorare insieme. Al cinema mi ha divertito, Una notte al museo. Pensa che il mio primo album contiene una canzone, An-gelo Custode, che racconta una storia simile. Che libri leggi?In questo periodo esclusivamente saggi sulla nostra mente. Come L’inganno psichiatrico di Roberto Ce-stari e I miei matti di Vittorino Andreoli. E il bel Diario di una Diversa di Alda Merini.

z P s g f H d n a m r Q t b cfa specialità giapponesi. Entro e ci sono ancora quelli di pri-ma, la stessa famiglia, che però era cinese! Allora ci domando: “Cos’è successo, signora Cesira?” (io non ho capito bene come si chiama e quindi la chiamo Cesira), lei mi ri-sponde: “Eh, cosa vuole signor Barasso, qua il cinese non va più di moda, anzi, la gente ci sputava nei piatti e adesso tira tanto il giappo-nese e così ci siamo adeguati”. Ma, dico io, possibile che la gente non si accorga che sono i stessi ci-nesi di sempre che però fanno giapponese? Sarebbe come se un napoletano va in Olanda e apre un ristorante

tirolese! I gestori dicono che sono più contenti così, perchè facendo la roba cruda consumano meno metano e c’è meno puzza. Perchè, non so se lo sapete, ma a loro ci dà molto fastidio la puzza dei involti-ni primavera, ma pensano che i italiani son più contenti con l’odor di fritto nei giubbotti, lo fanno per farci un piacere.Insomma, la gente, basta che cambi nome alle cose, non si ac-corge di niente. Così ho voluto fare un esperimento. Sono andato al mio lavoro interinale e ho detto al capoufficio (noi non abbiamo un ufficio, giriamo con un camion di spurghi, ma lui vuole che lo

chiamiamo capoufficio lo stesso) e ci ho detto: “Guarda che mi devi pagare la mesata!” lui mi fa: “Ma se ti ho pagato l’altro ieri in nero!”. Io ci dico: “No, l’altro ieri hai pa-gato Balasso, io invece mi chiamo Bartolometti Gianguido!” e lui mi fa: “E allora cosa ci fai nel mio ca-mion, brutto imbecille?!”Mi ha tirato una frustata con il tubo dei spurghi che non mi pos-so più mettere il giubbotto da tan-to che è rimasto impregnato. Al-trochè involtini primavera!Ecco, gentile rivista, qual’è il pro-blema del nostro paese: troppi odori e pochi giubbotti! Natalino Balasso

l’intervista: Simone Cristicchi

il concerto: Ennio Morricone

IL VIDEOPer perdersi nelle atmosfere sen-suali tra funk e ed hip hop del nuo-vo suono urbano, il dvd di Beyon-ce è lo sfondo perfetto. Si tratta di

un cofanetto con il cd B’Day, che contiene � nuo-ve canzoni in inglese e una in spagnolo, (tra i bra-ni la sinuosa Beautiful Liar, con Beyonce che duet-ta con Shakira) ed un dvd con 9 piccoli film dedicati all’immaginario pop della cantante ame-ricana che rilegge, per le recenti generazioni, la leggenda delle girls band della tradizione soul. Beyonce - B’Day - DVD Columbia

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cultura e oltre

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Tradurre in impresa i valori, i bisogni e le domande delle persone. Su questo tema centrale del “fare cooperazione”Coop Reno sta mettendo a punto un documento (il suo primo Bilancio sociale)che riassume l’impegno di un anno

verso iL biLancio sociaLeCoop Reno ha chiuso il 2006 con 52.769 soci, 32 punti vendita e 639

dipendenti, realizzando 125.963.000 euro di vendite, quindi un buon incremento sul 2005. Pensiamo che per un’impresa cooperativa, e

particolarmente per un’impresa cooperativa di consumatori, il punto di partenza non possono essere che i valori, ed è a partire da questi che è pos-sibile creare la ricchezza e creare valore sociale.Fare cooperazione significa soprattutto sviluppare un’attività imprendito-riale cercando in ogni momento di essere coerenti con quel tipo di scelta strategica. Perché il problema non è soltanto quello di come si ridistribui-sce la ricchezza, considerando la diversa finalità dal profitto dell’impresa cooperativa, ma è quello relativo alla modalità con le quali si produce la ricchezza: cioè gli elementi che caratterizzano il processo produttivo del-l’impresa e i diversi aspetti del processo economico. L’attenzione deve esse-re posta sugli effetti che la nostra attività determina sulle persone, soci e lavoratori in primo luogo ma anche sull’ambiente in generale nel quale la cooperativa opera. Coop Reno si propone di analizzare l’attività svolta nell’esercizio 2006 a partire da presupposti che non siano di esclusivo carattere economico-fi-nanziario, ma che in modo particolare vadano a descrivere l’impatto sociale delle iniziative intraprese. Un’operazione di ampia dimensione che, tutta-via, non riesce ad avere ancora un carattere di piena esaustività: la forte presenza di Coop Reno sul territorio e il crescente impegno ai diversi livelli accompagnano, infatti, lo scaturire di sempre più numerose iniziative che, dal livello nazionale, si propagano divenendo fonte di ancor più numerosi interventi ed azioni di stampo locale.Monitorare la ricchezza e la varietà di tali iniziative comporta un piano di lavoro rilevante che Coop Reno si prepara ad affrontare: attraverso lo studio di azioni, stimoli e interventi sarà così possibile la realizzazione del primo vero Bilancio sociale di Coop Reno. Scopo di questo lavoro è offrire uno strumento attraverso il quale si possa più agevolmente leggere l’intreccio tra il valore sociale e commerciale del nostro lavoro e il suo valore econo-mico, prendendo in considerazione tutti gli aspetti dell’azione svolta sul territorio, avvalendosi di indicatori creati ad hoc, semplificando e detta-gliando gli obiettivi raggiunti per renderne più comprensibile l’utilità so-ciale e la fruibilità per il socio-consumatore. n n n

di Luciano Landivicepresidente di Coop Reno

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“Le azioniaiuterebberoa capitalizzare la cooperativa. E per i soci investitori, non mancherebbero certo i motivi d’interesse per una coop capace di creare socialità e ricchezza”

soci e fi nanZa

Recentemente in Coop Reno, con l’aiuto di valenti giuristi, abbiamo approfondito la possibilità di emettere strumenti finanziari da parte di una cooperativa a mutualità prevalente, secondo la nuova riforma

del diritto societario. A mio avviso questi sarebbero temi innovativi ed utili per il futuro della cooperazione, però prima di trattarli, permettetemi di esprimere un parere sul Congresso nazionale che stiamo svolgendo.Personalmente non mi sono appassionato al dibattito congressuale, perché credo che questo sarà solo un congresso di transizione. Avremmo dovuto affrontare con decisione il tema dell’unità della cooperazione, perché abbia-mo i fianchi esposti, e quindi sarebbe necessario fare quadrato. Avremmo dovuto parlare di fiscalità, di trasformazione in fondazioni, di accesso al mercato finanziario, del prestito da soci e per la cooperazione di consuma-tori, del ricorso pericoloso di Federdistribuzione alla Ue. Lo sviluppo poderoso del movimento cooperativo ha aumentato enorme-mente la nostra responsabilità nei confronti dei soci, dei dipendenti, dell’in-dotto e della società che trae dalle nostre imprese risorse e valori per il suo progresso. Avremmo dovuto confrontarci per stabilire se i cooperatori deb-bano avere una propria rappresentanza in Parlamento e in quale modo ot-tenerla. Oppure in alternativa agire come lobby pretendendo però di essere

una strada percorri bile: con coraggio di paolo bedeschi presidente di Coop Reno

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42aprile 2007

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soci e fi nanZa

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trattati come una grande forza economica e sociale che con il Parlamento e il Governo deve avere rapporti più precisi e diretti, anziché, come succede attualmente, mischiati con decine di associazioni imprenditoriali di peso molto inferiore al nostro ed espressione di interes-si molto diversi dai nostri.Avremmo dovuto approfondire l’idea del professor Za-magni sulla borsa delle Cooperative. Avremmo dovuto discutere del passaggio generazionale e quindi a quali nuove figure di cooperatori inevitabilmente dovrà esse-re passato l’enorme patrimonio che abbiamo costruito.Invece abbiamo dovuto parlare di autonomia dalla poli-tica, da posizioni difensive. Ci siamo resi conto che il passaggio tra la Prima e la Seconda Repubblica, all’in-terno di Legacoop, è stato affrontato in maniera non corretta, e che il caso Unipol non era così strano e ano-malo. Sulla stranezza di questo Congresso ho sviluppa-to una ulteriore considerazione: se un anno fa non fosse successo il caso Unipol, l’amico Giuliano Poletti sareb-be senatore eletto dal suo partito e al suo posto ci sareb-be un “continuatore”. E questo Congresso cosa sarebbe

una strada percorri bile: con coraggio stato? Però tutto il male non viene per nuocere, perché comunque si è affrontato in modo abbastanza concreto il tema della “governance”, dello sviluppo e anche del-l’accesso al mercato di capitali, sotto attacchi furibondi da parte dei nostri avversari che continuano a vedere la cooperazione come una anomalia, perché non paga le tasse nella stessa misura delle imprese capitalistiche e perché, o per le dimensioni raggiunte o per la larga base sociale, secondo loro, non può essere che eterodi-retta. Io sono il presidente di una Cooperativa che, per sua natura, è di larghissima base sociale: 53.000 soci. Solo il 2% di questi partecipa alle assemblee separate di bi-lancio, però circa il 75% utilizza la tessera socio per registrare la propria spesa al fine di partecipare al ri-storno e al collezionamento riservato ai soci. Circa 8.500 sono soci prestatori e di questi circa 1.600 utiliz-zano la tessera socio come carta di credito.In Coop Reno da anni abbiamo ritenuto insufficienti questi contatti con i soci: dal 1994 teniamo assemblee dei soci prestatori per informarli sull’andamento del

Per fare il punto sugli strumenti

finanziari che la Riforma del diritto societario consente anche alle

cooperative a mutualità prevalente di emettere,

il presidente di Coop Reno,Paolo Bedeschi, ha scelto

come platea l’ultimo Congresso nazionale di Legacoop (che si

è svolto a Roma dal 7 al 9 marzo).

Riportiamo qui il suo intervento

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mondo economico e finanziario e dello stato patrimo-niale della cooperativa, registrando una partecipazione quasi analoga a quella all’Assemblea di Bilancio. Utiliz-ziamo la rivista “Consumatori” per dare, a tutti i soci, con frequenza, le informazioni sul budget, sull’anda-mento delle vendite, sulle ammissioni a socio, sulle azioni di solidarietà a cui partecipiamo, sullo sviluppo, le scelte strategiche, i rapporti con i dipendenti e il con-seguente peso del costo del lavoro.Ci siamo imposti di essere una cooperativa-impresa per soddisfare nel modo migliore possibile i soci, ma li vo-gliamo coinvolgere come soci-imprenditori, rendendo pubblico l’orientamento che la Cooperativa persegue: dare vantaggi ai soci, avere dipendenti motivati nei no-stri punti di vendita sempre più accoglienti, e conte-stualmente creare ricchezza. Il socio di Coop Reno può anche disinteressarsene, ma non potrà mai dire che la cooperativa gli ha sottratto le informazioni.Da qualche anno, in accordo con le organizzazioni sin-dacali, abbiamo definito un criterio per determinare le quantità di risorse da destinare ai dipendenti sotto for-ma di salario variabile pari al 25% dell’utile lordo della gestione caratteristica. Il Cda nella stessa misura del 25% propone la determinazione del ristorno da ricono-scere ai soci cooperatori; e quindi, per differenza, le ri-sorse che devono rimanere alla Cooperativa, per la sua capitalizzazione, per sostenere lo sviluppo.L’equilibrio patrimoniale che abbiamo raggiunto e l’equilibrio tra gli interessi di coloro che partecipano alla vita della Cooperativa è il nostro punto di forza. Au-mentiamo le vendite e aumentiamo il numero dei soci, pur operando in un mercato difficile e competitivo.Dalla approvazione della riforma del diritto societario si è data la possibilità, anche alle cooperative a mutua-lità prevalente, di emettere strumenti finanziari che potrebbero essere azioni, anche quotate, ovviamente finalizzate ad accelerare il processo di capitalizzazione e quindi per aumentare lo sviluppo e per avere uno strumento finanziario aggiuntivo e/o alternativo al prestito sociale.La domanda che ci stiamo ponendo è la seguente: per-ché un investitore di capitali dovrebbe puntare su una impresa dove il cliente non è un soggetto da spremere, anzi è il proprietario e come tale va rispettato, oppure il dipendente non è solo un costo da contenere al mas-simo, mentre da noi viene considerato un elemento fondamentale per il successo dell’impresa? Perché do-

vrebbe investire, se una parte delle risorse prodotte va prima utilizzata per compensare queste figure di soci e dipendenti, e un’altra va devoluta a sostegno di un’in-finità di iniziative sociali riguardanti la solidarietà, la cultura, le scuole, gli anziani, l’educazione ai consumi, il sostegno alle comunità? È stato verificato che in Coop Reno questo modo di es-sere cooperativa crea anche ricchezza. I risultati eco-nomici prodotti da questa impresa che agisce come cooperativa, o se vogliamo di una cooperativa che agi-sce come un’impresa, possono essere tali da attrarre soci investitori? Con le regole che prevedono la possi-bilità di nominare, fino e non oltre il 30%, negli organi statutari rappresentanti di queste figure di soci investi-tori, i soci cooperatori, in maggioranza, saprebbero amministrare con la saggezza ed il giusto equilibrio dando soddisfazione agli uni e agli altri?Il nuovo è questo. Su questi argomenti ci dobbiamo misurare, altrimenti si rischierà di essere chiusi in una riserva. In Coop Reno i soci consumatori che utilizza-no il servizio della cooperativa sono circa 43.000 e svi-luppano circa il 67% delle vendite. I soci prestatori conferiscono 70 milioni di euro. Queste figure di soci cooperatori sono detentori di ol-tre 3 milioni di euro di capitale sociale e, in 18 anni di attività, hanno permesso alla cooperativa di accumula-re circa 23,5 milioni di euro di riserve indivisibili. At-tualmente, come tutte le cooperative a mutualità pre-valente, paghiamo le imposte sul reddito sul 30% dell’utile.La legge vieta comunque la distribuzione ai soci coo-peratori anche dell’utile tassato; questo però potrebbe essere destinato a riserva divisibile, che potrebbe esse-re assegnata ai soci investitori, il cui capitale potrebbe essere pertanto remunerato da dividendi, entro i limiti di legge, e da questa forma di “capital gain”.Dalle nostre simulazioni, la quantità di capitale di ri-schio remunerabile in misura sufficientemente soddi-sfacente potrebbe essere di poco inferiore all’attuale patrimonio netto, sull’ordine quindi di 20 milioni ri-spetto ai 26,5 di patrimonio netto.Le figure dei grandi cooperatori riformisti come Giu-seppe Massarenti, a cui personalmente mi sono sempre ispirato, il coraggio dell’innovazioni lo ebbero sempre, riuscendo a costruire dal niente grandi imprese nell’in-teresse esclusivo dei soci e per la loro emancipazione.Perché non provarci ancora? n n n

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Buono n° 6 del libretto Off erte Soci 2007

Prosciutto crudodi Parma

Articoli da stiro

Mobiletti arredo

Idropulitrice Lavorwash

I mobiletti verranno consegnati già montati.

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9Ritiro dal 2 al 16 maggio 2007

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Ritiro dal 19 al 30 aprile 2007

Ritiro dal 19 al 30 aprile 2007

Ritiro dei prodotti in off erta Soci Coop

Buono n° 7 del libretto Off erte Soci 2007

Buono n° 8 del libretto Off erte Soci 2007

Buono n° 9 del libretto Off erte Soci 2007

Ritiro dal 10 al 28 aprile 2007•Ogni Socio può acquistare fi no ad un massimo di 2 prodotti

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Dieci anni di costanti migliorie sotto la gestione di Coop Reno e adesso una profonda rivisitazione che ha apportato modifiche commerciali e d’immagine. Tra le novità, il banco carni assistito, l’ambientazione, la barriera casse e un elegante box per l’accoglienza dei soci

di Daniela Dalpozzo

coop reno

chi ci lavora

caponegozio andrea pavanini

vice enza musacchi

responsabili miledi massarenti (gastronomia), Daniele capatti (macelleria)

e poi… elisabetta astolfi, Daniela briati, marcella canella, filippo fabbri, francesca pizzi, roberta sacchetti e patrizio tumiati.

A circa 35 chilometri dal capoluogo ferrarese, Berra è un paese di circa duemila abitanti, che quasi si triplicano se aggiungiamo le frazioni di Cologna e

Serravalle. È collocato in una zona vocata alla coopera-zione, prima di tipo bracciantile come manodopera per l’agricoltura, oggi anche di consumo e d’impresa. Il supermercato di Berra è passato nel 1997 dalla gestio-ne di Coop Estense a quella di Coop Reno ed è stato su-bito ristrutturato: dal 1997 ad oggi, in varie fasi, sono stati apportati miglioramenti modificando il reparto ga-stronomia, sostituendo il retrobanco pane e salumi, i banchi surgelati e latticini e le centrali frigorifere. Ma dopo dieci anni, nonostante i continui miglioramenti, è stato in questo mese nuovamente ristrutturato per ren-derlo più attuale e funzionale. Per i lavori di ristruttura-zione, il negozio è rimasto chiuso alle vendite per due settimane. “Le modifiche hanno toccato in particolar modo l’aspetto commerciale, cambiando sia il layout delle attrezzature che quello merceologico”, ci spiega Sandro Sandretti, responsabile dello sviluppo di Coop Reno. Le modifiche sono state molte. Innanzitutto si è inserito il banco carni assistito – una delle richieste più pressanti della clientela da sempre – completato da un inserimento di un banco carni a libero servizio per il prelievo diretto di prodotti preincartati o confezionati. Poi si è pensato alla frutta e verdura con la sostituzione del banco ortofrutta per esporre il fogliame sfuso e l’in-serimento di un piccolo murale per le insalate pronte. E poiché l’estetica vuole la sua parte, ecco la sostituzione

BERRA vento di ristrutturazione

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vendite, budget 2007 € 2.065.000 tenendo conto del mix negozio vecchio/nuovo e le due settimane di chiusura

Dipendenti 11

casse 3superficie di vendita mq 400

Generi vari 590 metri espositivi

extralimentari 35 metri espositivi

Latticini e salumi 43,80 metri espositivi

refrigerati + 20 non refrigerati

surgelati 37,50 metri espositivi

Gastronomia 4,60 metri

pasticceria 1,20 metri

salumi refrigerati 1,20 metri

carni 3,70 metri assistiti + 2,50 metri a

vasca 2,50 murale libero servizio

ortofrutta 5,20 metri refrigerato

cottura polli e vendita ricariche telefoniche

delle scaffalature per la presentazione delle merci, del tipo più recente, più basse per avere una maggiore visi-bilità nei confronti del cliente che gira fra esse senza sentire ‘l’incombere delle merci’, inoltre caratterizzate dai colori delle nostre recentissime aperture. Sono poi state inserite scaffalature dedicate all’esposizione delle acque. E, infine, poiché il buongiorno si vede dal matti-no, all’ingresso si sono sostituite la barriera cassa e le bilance, e inserito un nuovo box per il caponegozio e per il ricevimento dei soci”.Oltre alle modifiche “commerciali” anche l’immagine ha subito delle migliorie: è cambiata l’ambientazione, con l’inserimento di vele in cartongesso, sono stati inse-riti faretti per l’illuminazione con tipologie che variano in base ai prodotti esposti. E il supermercato è stato rin-frescato con una tinteggiatura dalle tonalità chiare per renderlo più luminoso, si è inoltre inserita tutta la car-tellonistica istituzionale e commerciale, come il format nazionale prevede. Infine si è ripristinata parte della pa-vimentazione interna ed esterna.“Entrando nell’area di vendita – prosegue Sandretti – su-bito si nota la differenza d’impostazione del negozio ri-spetto al passato. Ci troviamo di fonte al nuovo box infor-mazioni del caponegozio, tutto in legno e aperto, che rende la zona molto ariosa e, attraversando il cancelletto d’ingresso, eccoci nella piazza del fresco dedicata alla vendita dell’ortofrutta, esposta in contenitori di plastica verde e bianca, contornata dai nuovi e capienti banchi refrigerati; poi, di fianco, il banco dei latticini e sul fronte l’allettante banco assistito di gastronomia, formaggi, sa-lumi e pane. Fare la spesa diventa un piacere”. In questa zona è inserita l’area promozionale con l’espo-sizione in bancarelle o pallet. Di seguito l’area delle car-ni con il libero servizio e il banco assistito, seguito dal banco surgelati e dalla zona acque. La zona casse è par-ticolare: oltre a due mobili tradizionali, per la prima volta si è inserita una cassa integrata all’interno del mobile che delimita il box del caponegozio, permetten-do così di ottimizzare il lavoro di chi gestisce l’ufficio il quale, al bisogno, può fare alcuni conti veloci per smal-tire l’eventuale coda alle casse, senza distogliere il pre-sidio del box.Intanto il nuovo supermercato riscuote molto successo: “È stato molto apprezzato l’ottimo livello della piazza: sfido chiunque a non accorgersi dell’impatto provocato dal cambiamento”, conferma Andrea Pavanini, il capo-

i nuovi numeri

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negozio. “La nostra clientela ha anche molto gradito l’inserimento di tutti i preparati di carne, soprattutto del pollame, a prelievo diretto, modalità che evita loro di fare la fila al banco della macelleria”. Lo scontrino si è alzato: segno evidente del gradimento. L’inserimento dell’extra-alimentare, soprattutto tessile e casalinghi, è stato apprezzato e i prodotti vengono acquistati. Unico neo, ma risolvibile: avere assortimenti più mirati alle esigenze della clientela locale. “Abbiamo una concor-renza fortissima a Copparo, a Rovigo dove ci sono realtà distributive eccellenti, per non parlare della vicina Fer-rara. Noi vinceremo sugli altri supermercati solamente se saremo in grado soddisfare i desideri della nostra clientela, che ci chiede prodotti particolari locali, tipici del nostro territorio – conclude Pavanini – perché il servizio a 360 gradi deve essere il nostro carattere di-stintivo…” n n n

47aprile 2007

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A Monteacuto delle Alpi, nel bolognese, il “ciaccio” significa festa, tradizione, ritorno alle radici. E in estate, una sagra dai forti sapori genuini

di Walter matteucci

A noi piace, è quasi un obbligo morale di questa ru-brica, dare visibilità anche alle feste e alle sagre che sono ritenute minori, vuoi per capacità aggregati-

ve vuoi per importanza dell’ente promotore. Mai come questa volta penso di aver dato doveroso rispetto all’im-pegno professionale. Sono stato a Monteacuto delle Alpi, una frazione del comune bolognese di Lizzano in Belve-dere. È un paese che ha storicità e tradizione antica, col-locato su un cucuzzolo di un monte ad oltre mille metri sul livello del mare. Punito dal cambiare economico della produttività del secolo appena concluso, la cui emigra-zione verso e città lo ha svuotato di abitanti. Oggi ne con-ta poche decine, sono solo venti. Venti – ho scritto giusto – nel periodo invernale, che aumentano in estate in forza

di un turismo che tocca anche queste zone, complice quel “ritorno d’affetto” che la residenzialità d’origine crea con legami e vincoli con il territorio natio. Monteacuto delle Alpi è paese che ha certezza di origine storica, documentata in un rogito del gennaio del 1184 nel quale un signore del luogo attesta il “lascito in dono all’Abbazia di Nonantola di una Rocca e pertinenze aven-ti titolo di possesso in Montis Acuti”. Ma il fascino di que-sto paese è legato a storie che hanno origine ben oltre l’anno mille; nei focolari degli accampamenti del genera-le romano Lucio Cornelio Silla di cui è certa la presenza in questo territorio; nelle fole antichissime portate dai rumori generati dal vento nell’intrigo dei boschi. Fu paese di confine fra l’Emilia e la Toscana, oggetto di scontro di signori medievali che in forza di milizie mer-cenarie ne campavano governo e possesso. E in questo vivevano obbedienti genti che producevano beni e com-merci, sapendo trarre sostentamento dai prodotti del bo-sco, di cui, attore primario, il castagno con il suo legno, i suoi frutti. E come non richiamarsi a questo prodotto chi ancora oggi ama e ricorda questo paese che sente suo, nonostante viva a Bologna, Ravenna, Milano, Venezia, Londra, Madrid o chissà dove altro ancora. Un gruppo di persone, alcune ancora residenti altre con titoli di proprietà di antichi cascinali e di abitazioni di famiglia in cui ogni tanto ritornano per godere della se-renità che il luogo offre, hanno costituito una Pro loco e

La piaDina Di castaGnacons

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recuperato un’antichissima festa tradizionale che era uso svolgersi, si ha memoria da sempre, in concomitanza con la macinatura della farina nuova della castagna: di norma ai primi di novembre. La Pro loco si costituisce nel 1965 e pone nel suo operare sociale il riavvio di questa usanza che si era persa, dando realizzo alla “Sagra del ciaccio”. Il ciaccio è una pietanza semplicissima che ha come base la farina di castagna, acqua di sorgente, due grani di sale. Il tutto mischiato viene cotto in una teglia chiusa che viene passata sul fuoco da ambo le parti. Il ciaccio ha forma sottile, ancor meno della più nota e conosciuta piadina romagnola. Comprensibilmente la “Sagra del ciaccio” è molto altro: è un modo per ridare corpo e presenza ad una comunità. Per dare una ragione di un ritrovarsi in un luogo che è memoria di affetti, di storia familiare, di appartenenza, di voglia di radici. Di costruire possibili sviluppi per un ritorno a questo territorio con una pre-gnanza economica possibile, offerta da un turismo eco-ambientale, da prodotti di cui il bosco, gestito in modo compatibile con il suo esistere, sia volano di ricchezza. E quindi il recupero di un prodotto, la castagna che è stato alimento per generazioni. Dicevamo che questa “festa” era uso svolgersi nel tardo autunno; ora, invece, per comprensibili ragioni si svolge nel mese di luglio. Quest’anno, che coincide con il 40° anniversario, è in agenda per domenica 22 luglio. La sagra è tutta realizza-ta dai soci della Pro loco di Monteacuto delle Alpi che,

nonostante l’esiguo numero, una trentina, riescono a dare costrutto a tutte le iniziative offerte. Si uniscono però, volontariamente, molte altre persone che per l’oc-casione si spendono per contribuire a dare corpo a que-sta iniziativa sociale, culturale, turistica, economica, che negli anni aumenta il suo tono, tanto da richiamare nell’ultima edizione quasi un migliaio di persone. Una sagra che trova spazio in uno stand che viene allestito in un’area appositamente attrezzata per dare accoglienza a questa manifestazione. Comprensibilmente la sagra of-fre i prodotti derivanti dalla castagna e dalla sua farina: quindi il “ciaccio” morbido e dolce; il “patollo” di eguale impasto ma cotto in piccoli contenitori di coccio, impi-lati e messi vicino a vivide braci; e poi tutta una serie di varianti aggiuntive che oggi si trovano in cucina: l’uvet-ta, formaggi molli, fettine sottili di lardo, ciccioli e per-sino nutella. Vi è una cosa che è corretto dire: chi viene a questa sagra e assaggia questi prodotti non ha obbligo di pagare. È un pegno di ringraziamento gioioso che questi abitanti, come quelli di ieri, fanno per ritrovare la dispensa arric-chita della “farina nuova”. È una tradizione che si man-tiene: ognuno però può donare qualcosa che sarà utiliz-zato per pareggiare i costi e, se rimane qualcosa, per altre attività sociali finalizzate a questo paese. Durante la sagra si fanno giochi, cabaret, musica, ballo: è, insom-ma, una vera festa. n n n

La piaDina Di castaGnacoop reno

49aprile 2007

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orifiori per la vita

Dalla loro vendita migliaia di euro per i bambini brasiliani

Un prezioso lavoro svolto da cinque volontarie di Pilastri, nel ferrarese, che allestiscono banchetti davanti ai supermercati

Sono poche, oggi solo cinque, ma riescono a raccogliere fondi per mi-gliaia di euro allestendo, davanti ad alcuni supermercati di Coop Reno, in vari momenti dell’anno, dei banchetti che vendono piante e fiori.

Primule in primavera e ciclamini in autunno: con questi fiori si presentano a Baricella, a Medicina, a Minerbio, a San Pietro in Casale e a San Giorgio di Piano. I soldi raccolti sono finalizzati a garantire due cose essenziali a 2.500 bambini brasiliani che vivono nell’indigenza più totale: pane e latte. Clara Poletti, Enrichetta Ferrari, Augusta Agnotti, Mariella Barbieri e Silvana Giannotti sono un gruppo di volontarie che gravitano intorno alla parrocchia di Pilastri nel ferrarese. Clara Poletti, che tiene un po’ le fila di questa attività di volontariato, ci racconta che tutto parte dall’incontro con don Roberto Si-bani, parroco di Pilastri (Ferrara) che è poi il responsabile delle iniziative umanitarie organizzate a favore della popolazione di Parauapebas, nello stato del Para in Brasile. Don Roberto si reca ogni anno presso questa gente, nel periodo estivo, per concretizzare progetti in grado di dare aiuto a chi vive in questa baraccopoli. In alcuni dei quartieri più poveri ci sono migliaia di bam-bini a rischio di denutrizione che ricevono gli aiuti delle comunità di Pilastri e di Burana. Perché, durante tutto l’anno, continua l’attività di raccolta, attra-verso tante iniziative che fanno sempre capo a questo sacerdote. Clara Poletti infatti ci racconta che, durante il mese di novembre e fino all’8 dicembre, funziona il “Mercatino degli abiti usati” che mette a disposizione di tutti og-getti e abiti ricevuti e sistemati dalle volontarie nei mesi precedenti. E anche questa attività, portata avanti da decine di volontari, permette di raccogliere ulteriori soldi per i bambini. In questo ambito, quest’anno si è messo a con-fronto il cibo dei poveri e quello dei ricchi, facendo riflettere adulti e scolare-sche sullo spreco della nostra società. Oltre che per il sostentamento dei bam-bini, i soldi raccolti negli anni precedenti sono serviti alla costruzione di case in mattoni per 22 famiglie, mentre già sono in consegna altre 12 abitazioni e altre ne potranno seguire. Perché con ciò che è stato raccolto quest’inverno se ne costruiranno altre dodici. A questo proposito, don Roberto cerca sempre volontari, soprattutto se con buone braccia, per aiutare durante l’estate la costruzione delle case in Brasile. n n n

Info: don Roberto Sibani, parrocchia di San Matteo Apostolo, tel. 0532.883303

di Daria Dandini

coop reno

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sport & amicizia

con questo spirito il gruppo podistico atletica 90 di san pietro in casale organizza corse, eventi sportivi, serate in compagnia

Il gruppo podistico dilettantistico Atletica 90 è stato fon-dato nel 1990 da sette appassionati di podismo a San Pie-tro in Casale. Quello che accomuna questo gruppo di

sportivi è sempre stato l’impegno nel promuovere lo sport che predilige gli spazi aperti e l’ambiente naturale per stare insieme in allegria.Il presidente, Giuseppe Baravelli, fa parte del Consiglio di Zona di Coop Reno e ci spiega che molti membri di Atletica 90 partecipano alle attività della cooperativa in qualità di soci. “Durante questi anni – racconta – i soci che praticano atletica e podismo si sono impegnati anche nell’organizza-zione di manifestazioni sportive di grande rilievo; all’interno del gruppo ci sono atleti agonisti che hanno ottenuto vittorie e tuttora ottengono piazzamenti, ma quello che voglio sotto-lineare è che ciò che tiene unito il Atletica 90 è lo spirito di amicizia, la pratica di uno sport sano che si svolge tutto l’an-no. Siamo diventati un gruppo di podisti, organizziamo an-che camminate, manifestazioni sportive e gite abbinate ad eventi sportivi, anche fuori dall’Emilia Romagna. La nostra attività si realizza prevalentemente la domenica, mentre nel periodo estivo organizziamo ritrovi infrasettimanali legati a sagre paesane o ad eventi a cui il gruppo partecipa anche per passare splendide serate in compagnia. Una delle molteplici attività a cui ci dedichiamo è mettere a disposizione attrezza-ture, logistica e trasporto in occasione di feste organizzate nel Comune di San Pietro in Casale e oltre: infatti collaboria-mo con varie associazioni in occasione di eventi sportivi di Bologna e Provincia”.Coop Reno da sempre sostiene le manifestazioni organizzate da Atletica 90 e fornisce i prodotti alimentari consumati dopo le gare e durante le feste sociali. Il presidente di Atletica 90, mostrando le fotografie di una recente manifestazione

organizzata dal gruppo, spiega: “Da 14 anni il nostro organiz-ziamo il tradizionale Circuito dell’Epifania, appuntamento folcloristico e sportivo che anima Castel San Pietro il 6 gen-naio; alle gare partecipano 2.500 sportivi tra cui campioni stranieri”.Atletica 90 è aperta a tutti ed è composta da un gruppo eterogeneo di tutte le età. Giuseppe Baravelli aggiunge che “alle gare possono partecipare anche i bambini, fin dai pri-mi anni della nostra attività abbiamo organizzato anche gare per disabili e ora stiamo portando avanti un progetto con le scuole secondarie per sensibilizzare i ragazzi alle at-tività sportive”. n n n

Atletica 90 S.P.C., via Costituzione, 18, 40018 San Pietro in Casale (Bo). Tel. 051.818886; e-mail: [email protected]

di cinzia martelli Le prossime date

20 aprile (ore 19,15)Raduno podistico, camminata popolare di Malalbergo

23 giugno Gara di retrorunning (corsa all’indietro) e americana ad eliminazione, in occasione della festa di San Pietro in Casale “Aemiliana”

11 agosto (ore 19)Camminata e gara competitiva con musica e grigliata al Casone del Partigiano

Camminate e retrorunning

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tutto l’anno

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Circa trentacinque anni fa Francesco Arcangeli, du-rante una delle conversazioni “d’arte e di vita” che teneva affettuosamente con gli studenti dei suoi

corsi universitari di Storia dell’Arte, mi suggerì di pren-dere in considerazione, per la tesi di laurea, la Chiesa di San Giovanni Battista di Minerbio, che riteneva la più bella del forese di Bologna. Allora abitavo nella vicina fra-zione di Tintoria e quel suggerimento si connotava non solo di motivazioni artistiche, ma anche, capivo, della memoria tenerissima che Francesco Arcangeli conserva-va di sua madre, Maria Villani, nativa proprio di quel sob-borgo minerbiese. In breve, la vita mi portò altrove e la tesi ebbe un argomento diverso, ma le parole del profes-sore e il sentimento di bellezza che ho cominciato a per-cepire proprio in questa chiesa fin dall’età di tre anni (quando la mia famiglia si trasferì qui per lavoro), sono lievitati nascostamente ma incessantemente, così da in-durmi ora, per un sentimento d’amore e di gratitudine, ad occuparmene. Ed è stato meglio che il tempo sia trascorso perché la stessa vita e i miei recenti interessi per l’arte sacra e per il simbolismo religioso hanno reso la lettura di questa chiesa più ricca e consapevole. Ho così cercato, a distan-za di tanti anni, con questo lavoro, di conoscere meglio e di far conoscere ai minerbesi – senza escludere gli altri – la storia e il patrimonio artistico della nostra chiesa e anche di aiutare chi vi entra e chi la vorrà visitare a riap-propriarsi consapevolmente della sua bellezza che, come tale, non è solo estetica ma si compenetra con l’Assoluto. Perché, come diversi teologi sostengono, nell’arte e so-prattutto nell’arte sacra, si realizza una quasi identità tra la bellezza e l’Essere, fra il Mistero e il suo splendore, tra il senso dell’Infinito e la sua espressione. L’arte sacra del-la nostra chiesa attinge i suoi contenuti e i suoi messaggi

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La più bella chiesa del forese di bologna

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È stato pubblicato di recente il secondo volume sulla Chiesa Arcipretale di San Giovanni Battista a Minerbio. L’opera completa, a cura della studiosa Gabriella Sapori, è composta di 3 volumi, il primo dei quali già pubblicato nell’autunno del 2004. L’ultimo vedrà la luce a metà 2007, in occasione del 270° anniversario della sua edificazione. Pubblichiamo di seguito la premessa dell’autrice al secondo tomo

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dal patrimonio di fede della Chiesa, e il mio tentativo di leggerli e interpretarli rientra nella convinzione, matu-rata nel tempo, che per comprendere un’opera d’arte sa-cra non può prescindere da essi neppure il non credente e, chi non ne ha più memoria deve appassionarsi alla loro riscoperta. Non solo ma ho maturato anche la convinzio-ne che le espressioni di arte sacra possono essere colte nel loro pieno significato solo nell’ambientazione per cui sono state pensate, non in gallerie e musei, dove molte si trovano relegate da espropri arbitrari. Nella loro sede ori-ginaria, dunque, i dipinti e gli arredi presenti nella no-stra chiesa sveleranno pienamente la loro bellezza a chi vorrà porsi in loro ascolto fino al punto estremo che con-fina con il Mistero. n n n

(Gabriella Sapori, dalla premessa al libro)

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Di pelle nera, conteneva gli strumenti di un mestiere oggi pressoché scomparso. Lei era una signora quasi sempre di mezza età, con un cappello o il più tradizionale fazzoletto, autonoma negli spostamenti e incline a raccogliere confidenze

La borsetta della levatrice

Una capace borsetta di pelle nera, una signora quasi sempre di mezza età, a volte con un in-

solito cappello invece del tradizionale fazzoletto, per lo più in sella a una bicicletta. Così è nella memoria di chi non ha più vent’anni la figura profes-sionale della “levatrice”. L’operatrice di quell’arte, vecchia come il mondo, che ha un ruolo importante e gravoso di facilitare e aiutare la donna nel suo atto essenziale: il parto, la nascita, lo scindere una nuova vita dal corpo ge-nerante e renderla autonoma. Un’arte che è diversa nel tempo, nelle culture dei popoli, nelle classi sociali. Anche ora. Una professione quindi di grande rilievo sociale, che godeva di ossequio e di rispetto nella comunità. In quel-la borsetta vi erano gli strumenti del mestiere: siringhe, disinfettanti, ferri dai nomi strani, forbici e lacci. Di nor-ma, la donna incinta instaurava con

di Walter matteucci la levatrice un rapporto confidenziale sin dai primi mesi della gravidanza, che si andava via via accentuando in prossimità del parto. Parto che per lo più – salvo la stessa levatrice ne rav-vedesse l’opportunità per particolari gravità e allora consigliava il ricove-ro in ospedale – avveniva nella stessa abitazione della puerpera. Ai primi segnali fisici del parto si chiamava la levatrice. Onere e competenza, di norma, dello stesso marito. Questi, sempre con affanno – fosse o meno desiderato il nuovo venuto – correva (è il termine esatto perché sovente molti non avevano altro mezzo che le proprie gambe) alla casa della “cmar” (forma dialettale con cui si indicava la levatrice). Come dicevo sopra, era figura che si muoveva autonomamente sul terri-torio: ad inizio secolo con un birocci-no e un cavallo, poi in bicicletta, poi con una rumorosa “lambretta” e, da ultimo, anche con l’automobile. Era

accolta nelle case con trepidazione e, quasi sempre, da altre componenti femminili dell’ambito familiare: non-ne, madri, sorelle. Tutte si facevano scrupolo di preparare lenzuola, bende, acqua calda, catini smaltati di bianco. Dalla camera del parto, dalla casa era-no esclusi gli uomini per non parlare dei bambini che venivano portati per un’inaspettata vacanza dai nonni o dai cugini. E c’era la nascita, la nuo-va vita. La levatrice compiva il gesto dello “schiaffetto” al nuovo arrivato che gli imponeva “il prendere fiato”, e poi il taglio del cordone ombelicale. Nelle case in cui il nuovo arrivato era desiderato si faceva festa. Nelle altre se ne prendeva atto, ci si rasserenava e si sapeva che c’era un’altra bocca a cui procurare cibo. Era un compito dovu-to per comandamento divino.Oggi nel nostro Paese la maternità gode di particolari attenzioni e il par-to avviene in asettiche cliniche ospe-daliere in cui il bimbo, e la puerpera, fruiscono del meglio della medicina. Non sempre la gravidanza e il parto erano eventi gioiosi. Condizioni socia-li ed economiche spesso aggravavano la naturale pericolosità dell’evento. Citeremo solo casi di nascite avvenute negli stessi luoghi di lavoro, da cui le donne gravide non venivano distolte per mere ragioni economiche. n n n

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una tessera sociod’altri tempi

m’illumino di meno Il 16 febbraio, alle ore 18, in tutti i supermercati di Coop Reno si sono abbassate le luci: non è stato un calo di tensione improvviso ma un’operazione che rientra nella Giornata nazionale del risparmio energetico, giunta alla terza edizione e quest’an-no patrocinata dal Ministero dell’Ambiente e delle Politiche Agricole. Tutti uniti per diminuire i con-sumi in eccesso e mostrare all’opinione pubblica come sia possibile un utilizzo “intelligente” del-l’energia. Lo scorso anno è stato calcolato che, dalle 18 alle 19,30, si era risparmiato l’equivalente del consumo medio quotidiano di una regione come l’Umbria.

parlami della cooperazione… L’associazione Artistigando di San Pietro in Casale sta organizzando una serie di incontri sul tema “Etica, solidarietà e cooperazione”. Il 4 aprile Lu-ciano Sita, presidente di Legacoop agroalimentare e di Granarolo, parlerà sul tema “Il comportamen-to etico del manager: premessa per un’azienda so-lidale”; l’11 aprile Luigi Marino, presidente nazio-nale di Confcooperative, esporrà il tema “La democrazia economica e la cooperazione di ispira-zione cattolica”, infine il 18 aprile Enea Mazzoli, presidente onorario di Unipol, interverrà su “Evo-luzione della solidarietà cooperativa: dalle piccole cooperative comunali alle cooperative quotate in borsa”. Gli incontri si tengono presso la Sala del Centro Civico Culturale di San Pietro in Casale.

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appuntamenti a savigno 9 aprile: mercato delle cose buone, mercato del vecchio e dell’antico, sagra del cinghiale; 15 aprile: loc. Bortolani, Itinerando, passeggiata enogastro-nomica; 25 aprile: loc. Parco Casellina, Gimkana Cross; 1° maggio: 23° edizione gara ciclistica “10 colli bolognesi”; 3 maggio: loc. S. Croce, Festa pa-tronale; 5 maggio: loc. Vedegheto, Festa patronale; 6 maggio: loc. Samoggia, Festa della Madonna; 13 maggio: mostra mercato delle cose buone, mostra del vecchio e dell’antico; 19-20 maggio: 12° Palio di Maggio; 20 maggio: loc. Merlano, festa della Madonna di Monte Nonascoso; 26 maggio: loc, Samoggia, visita della Madonna della Villa; 27 mag-gio: Lambretta Day; 27 maggio: loc. Vedegheto, 1ª Sagra del pesce fritto

a castel san pietro 10-24 aprile: Sala Fienile, mostra personale di Clau-dio Cavazza; 14-21-26 aprile; Sala Sassi ore 21, Ras-segna Con Passione; 20-21-22 aprile: centro storico, 20ª edizione Cassero Jazz; 21-22 aprile: piazza XX Settembre, Telefono Azzurro 2007; 24-28 aprile e 2-4 maggio: Sala Sassi, Corso micologico in 4 serate; 25 aprile: Libera Musica; 1° maggio: Osteria Grande in musica; 4-5-6 maggio: Festa delle Scuole cattoli-che; 13 maggio: centro storico, Carrera dei piccoli; 12-27 maggio: Sala Fienile, La follia del corpo (mo-stra d’arte); 25 maggio; Premio Cleto Tomba 2007.

Nel 1945, quando finisce la guerra a Calderino, Dino San-doni è un ragazzino e abita a

San Lorenzo, ma quando vede i tede-schi che si ritirano esulta, anche se l’armata in ritirata porta via tutte le bestie che costituiscono l’unico bene della sua famiglia. Già nel 1944 San Lorenzo subì un pesantissimo bom-bardamento americano nel quale persero la vita alcuni suoi parenti. A guerra finita però il cibo scarseggia ancora e non è facile da trovare e co-munque tutto ha sempre prezzi mol-to alti. Intorno al 1950 nasce a Calde-rino, per venire incontro alle esigenze degli abitanti, una cooperativa di

consumo, organizzata da Bologna gestita prima da due signore e poi, dopo alcuni anni, dal signor Fini. Si apre quindi un piccolo spaccio e suc-cessivamente se ne apre un altro a

San Lorenzo che però non ha molto successo e dura solo pochi anni. È di questi anni la tessera associativa qui fotografata, “antenata” delle nostre carte socio Coop. n n n

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notizie e...

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e i mosaici trovano casa

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Continua la consegna dei defibrillatori a tutti i territo-ri nei quali è presente Coop Reno. Dopo averli conse-gnati a Mesola, è stata la volta di Berra, Ficarolo e

Baricella. A Berra, in occasione dell’apertura del supermer-cato Coop completamente rinnovato, Paolo Bedeschi, presi-dente di Coop Reno, lo ha consegnato al sindaco Cristiano Capisani che lo ha poi affidato al presidente dell’associazio-ne di volontariato Nico Soccorso, Claudio Sisti. L’assessore comunale alla Sanità, Cristiano Benetti, ha ribadito come il defibrillatore semiautomatico sia uno strumento indispen-sabile per chi compie quotidianamente emergenze sulle strade nel salvataggio di molte persone. Nel corso della giornata della solidarietà, a Ficarolo, dome-nica 11 marzo, presso la sala consiliare del Municipio, ana-loga consegna è avvenuta alla presenza del sindaco, Anto-nella Mantovani, dell’assessore regionale alle Politiche sociali, Stefano Valdegamberi, di tutti gli assessori e i consi-glieri comunali di minoranza e di maggioranza, del respon-sabile di zona di Coop Reno, Gilberto Bianchini, e del presi-dente della Casa di Riposo di Ficarolo, Patrizia Malerba.

A ciascuno il suo

Il 25 marzo il sindaco di Medici-na, Nara Rebecchi, presente il vicepresidente di Coop Reno

Luciano Landi, ha posizionato i due mosaici di Erio Carnevali ricevuti in dono dalla cooperativa. Rendere più ordinati e attraenti i portici sto-rici del centro di Medicina è da sempre un obiettivo dell’ammini-strazione comunale. “Non si tratta solo di favorire il restauro, ma se possibile di rendere i nostri portici più interessanti perché i medicinesi e i visitatori li possano frequentare volentieri, rendendoli così luoghi di vivace incontro”, ha dichiarato l’as-sessore alle Attività produttive, Re-

nato Santi. E Coop Reno ha colto questo intento donando a Medicina i due mosaici di Erio Carnevali che vanno ad ornare due punti storici dei portici: l’arco sotto la Torre del-l’Orologio, luogo centrale di Medi-cina e del suo secolare mercato, e il Porticone di via Saffi, struttura in-compiuta dell’architetto Angelo Venturoli, degna di essere valoriz-zata e vitalizzata come merita. Nel-l’anno del 500° anniversario del Mercato del giovedì, questo inseri-mento artistico assume un signifi-cato di esempio e auspicio per altri interventi di qualità. Anche a Moli-nella i mosaici dell’artista Erio Car-

nevali rappresentanti due visioni della città, la Torre civica e la Torre Campanaria, sono stati donati al Comune nel corso di una cerimonia che ha visto anche la premiazione dei vincitori della prima edizione del Concorso delle Performance di Strada Città di Molinella, indetto lo scorso anno dall’assessorato alla Cultura. Anche San Pietro in Casa-le, la terza città rappresentata nei mosaici di Carnevali, li riceverà prossimamente in dono. n n n

Sono stati collocati a Medicina, Molinella e prossimamente a San Pietro in Casale i mosaici di Erio Carnevali

anche berra, ficarolo e baricella hanno ricevutoil defibrillatore da coop reno

L’obiettivo dell’incontro era di invitare ad una riflessione sul tema della famiglia. Le istituzioni di Ficarolo hanno contri-buito, in questi recenti anni, al sostegno e al benessere delle famiglie attraverso progetti di solidarietà, tra cui l’erogazio-ne di 500 euro per ogni bambino nato, l’introduzione di strutture di animazione estiva per i bambini, la moderniz-zazione di strutture ricreative e culturali grazie ai contribu-ti della regione Veneto, la creazione di un’Università Popo-lare e i servizi di assistenza rivolti agli anziani. Un passo in più è stato compiuto grazie all’iniziativa di Coop Reno che, attraverso la raccolta dei punti spesa non utilizzati dai soci e l’aggiunta di un contributo in denaro, ha permesso di ac-quistare un defibrillatore che sarà collocato nella Casa di Riposo di Ficarolo. L’invito è oggi quello di realizzare dei corsi, all’interno delle strutture per anziani, per un corretto utilizzo di questo apparecchio da parte di tutti i volontari. A Baricella il 15 marzo, presso il Palazzo della Socialità, il vicepresidente di Coop Reno Luciano Landi ha consegnato al sindaco, Luigi Zanardi, l’atteso defibrillatore che verrà posi-zionato presso la società sportiva di calcio Malba. La scelta è dettata anche dalla vicinanza al Centro sociale per anziani “La villa” e al futuro palazzetto dello sport, insomma una zona ad alta presenza di soggetti “a rischio potenziale”. Intanto si pen-sa di addestrare all’utilizzo dello strumento anche i vigili ur-bani che, tutte le sere, escono in pattuglia sulle grandi e peri-colose arterie della pianura. n n n

Nell’ordine, la consegna dei defibrillatori alle comunità di Berra, Ficarolo e Baricella

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Il Consiglio di Amministra-zione di Coop Reno nell’ul-tima seduta del 5 dicembre 2006, ha deliberato l’innal-zamento del limite massimo

di deposito del prestito socia-le, che dal 1° gennaio 2007 è stato definito in € 31.150.

comunicazione a tutti

i soci prestatori

Pagamento della spesaQuesto servizio offre l’opportunità di pagare con la propria carta la spesa, che verrà addebitata sul libretto del Socio Prestatore, con valuta calcolata all’ultimo giorno del mese.

per attivare la carta socio (coopcard) a questo servizio e per ulteriori informazioni, rivolgersi

al capo negozio del p.v. di appartenenza.

Il Consiglio di Amministra-

2006, ha deliberato l’innal-zamento del limite massimo

di deposito del prestito socia-le, che dal 1° gennaio 2007 è stato definito in € 31.150.

comunicazione a tutti

i soci prestatori

Pagamento della spesaQuesto servizio offre l’opportunità di pagare con la propria carta la spesa, che verrà addebitata sul libretto del Socio Prestatore, con valuta calcolata all’ultimo giorno del mese.

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Diventa SOCIO PRESTATORESe sei già un Socio Coop, niente ti conviene di più che diventare Socio Prestatore

Per diventare socio prestatore... e aprire il libretto nominativo è necessario essere socio da almeno tre mesi (fa testo la data indicata nella delibera del C.d.A.). Il Socio affidando i suoi risparmi alla Cooperativa godrà di tassi di interesse sicuramente vantaggiosi e potrà effettuare operazioni di prelievo e versamento totalmente gratuite, in orari comodi, sabato compreso. Saranno gratuiti anche la tenuta del conto e l’invio ad inizio anno dell’estratto conto.

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