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I I M M M M O O B B I I L L I I A A R R E E B B A A T T T T I I S S T T E E L L L L I I Numero 112 112 febbraio 2014 Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura Collezione Sergio Marigliani Collezione Sergio Marigliani Mostra Mostra Cartoline d’amore dal 1900 ai nostri giorni Cartoline d’amore dal 1900 ai nostri giorni 8-23 8-23 Febbraio 2014 - Terni, Via De Filis 7 Febbraio 2014 - Terni, Via De Filis 7

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Numero 112112 febbraio 2014 Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

Collezione Sergio MariglianiCollezione Sergio Marigliani

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“Preferirei essere morto, piuttosto che cantare Satisfaction a 45 anni”. Questa è una delle più celebri affermazioni di Mick Jagger, leader dei RollingStones, ed è contenuta in un’intervista rilasciata alla rivista People nel giugnodel 1975; a quel tempo il cantante non aveva ancora compiuto 32 anni, e nonc’è dubbio che cominciasse seriamente a sentirsi vecchio, visto che le leggendedel rock and roll solitamente morivano verso i 27 anni di età. Per contro, è notiziarecente che i Rolling Stones stannoprogrammando un tour di concerti per il2014, e siccome non è possibile immaginareun loro concerto che non preveda la lorohit più famosa, è facile prevedere che SirJagger continuerà serenamente a contraddirese stesso, agitandosi sul palco e urlando“I can’t get no” alla veneranda età di anni 71.

Bisogna riconoscere che contraddizionicome queste mettono allegria, e nonpossono essere altro che benvenute. Nonè ad una rockstar che si chiede coerenzae consapevolezza, e se ci sono fan degliStones che hanno ancora voglia diagitarsi sotto il loro palco alla facciadell’artrosi e degli acciacchi, hanno tuttoil sacrosanto diritto di farlo. Molto megliocontraddizioni e affermazioni smentitecome questa che la miriade di suppostimisteri che spesso si sentono raccontareintorno agli idoli della musica giovanile (ehm). Elvis Presley che sarebbe ancoravivo, rapito dagli extraterrestri; Paul McCartney che sarebbe invece morto datrent’anni, come dimostra la copertina di Abbey Road in cui cammina scalzo;inni satanici riconoscibili ascoltando questo o quel pezzo alla rovescia, e cosìvia cantando.

Piuttosto, è curioso come sia passato quasi del tutto inosservato un altrocaso di imprevista longevità: quella del rover marziano Opportunity. Se ne èparlato un po’ nei giornali e telegiornali quando è partito, giusto dieci anni fa(il 25 gennaio 2004), ma come sempre accade, l’attenzione dei media si è spentasubito dopo. Del resto, la previsione di durata della missione di Opportunitysul suolo di Marte era di ben 90 giorni, e non ci si può aspettare che unamacchina, per quanto situata in un posto originale, possa restare sulle prime

pagine per tre mesi di fila.A voler essere pignoli, poi, non si trattava di 90 giorni

propriamente detti, così come li conosciamo noi, ma digiorni marziani, che durano una quarantina di minuti in piùdelle 24 ore a cui siamo abituati. Il termine usato dagliscienziati, per riferirsi a questa unità di tempo marziano, è

“sol”. Fatto sta cheOpportunity non èdurata 90 sol, madecisamente di più: ilmese scorso ha compiutoi suoi dieci anni diininterrotta attività,superando allegramenteil traguardo dei 3500sol: una quarantina divolte più a lungo diquanto ci si aspettasse,roba da far impallidireanche Mick Jagger.

A voler andare acaccia di misteri ecoincidenze, si scoprepoi che anche l’esplora-zione planetaria ha benpoco da invidiare alla

vita delle rockstar: ha infatti fatto scalpore la notizia cheOpportunity ha fotografato una pietra sulla superficiemarziana che solo pochi giorni prima non c’era. La coppiadi foto ha fatto rapidamente il giro del mondo, e non c’èdubbio che l’evidenza parli chiaro: la pietra fotografata indata (pardon, in sol) 3540 non era lì quando lo stesso pezzodi Marte è stato fotografato durante il sol 3528.

C’è davvero tanto da stupirsi? In fondo, non stiamoparlando né di UFO che rapiscono chitarristi né di bassistiresuscitati dall’oltretomba, solo di una pietra che rotola(appunto, una “rolling stone”). Beh, sì e no. Non c’è forseda dichiarare subito che si tratti della prova del passaggiodi una forma di vita marziana, ma un po’ di misteropermane lo stesso: sembra improbabile che si tratti di unmeteorite, perché analizzando il terreno lì intorno non sivede nessuna traccia caratteristica d’impatto; peròpotrebbe essere caduto un meteorite abbastanza vicino,aver scheggiato una roccia e fatto rotolare un residuo sottogli occhi di Opportunity. O forse è stata Opportunity stessaa smuovere qualcosa, anche se non si vedono tracce delsuo passaggio: ma forse lo ha fatto poco più in alto, e lapietra misteriosa è rotolata un po’ più a valle.

Insomma, c’è da indagare, c’è un mistero, ma non èche ci aspetti di vedere ET che torni a raccogliere il suosasso.

Quel che è sicuro, però, è che indagare certi misteri èdavvero molto, molto più esaltante che meravigliarsi perquelli che sono costruiti ad arte per stupire. Anche perchési trovano spesso dei risvolti che è perfino difficileimmaginare, se non si è del mestiere: ad esempio, il puntodi gran lunga più affascinante di questa pietra rotolante nonè la sua origine o la causa del suo moto, ma il fatto cheadesso sia rovesciata, capovolta rispetto alla sua posizioneoriginale. Gli esperti sono riusciti a capirlo facilmente dallafoto, e si sono resi così conto di avere a disposizione unasuperficie che non è stata esposta alla luce e agli eventidella superficie marziana per miliardi di anni: e questa èun’occasione unica di studio, per i veri curiosi professionisti,gli scienziati.

Pietre che rotolano: interessanti, e dure a morire.Piero Fabbri

Pietre rotolantirotolanti

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P i e t r e r o t o l a n t i - P F a b b r iM E D I O A R E AF A R M A C I A B E T T IQuanta corruzione c’è in questa Italia? - A M e l a s e c c h eD e v o p a g a r e i d e b i t i d i m i a m o g l i e / m a r i t o ? - M P e t r o c c h iS A N F A U S T I N OLa storia di Carmela e del mafioso che rispetta le donne - F P a t r i z iIMMOBILIARE BATTISTELLIA S S O C I A Z I O N E C U LT U R A L E L A PA G I N AASSESSORATO CULTURA SCUOLA E POLITICHE GIOVANILIA R A B A F E N I C EA S S E S S O R AT O A I L AV O R I P U B B L I C IT E AT R O V E R D IA S M T E R N I S p AC O N S O R Z I O D I B O N I F I C A T E V E R E N E R ALICEO CLASSICO - ML B e l l i n i , M G a t t o , A C o l a c c iDe Coubert in addio! - S L u p iC O O P E R A T I VA M O B I L I T À T R A S P O R T IL A N D I C O S T R U Z I O N IL A B O R AT O R I S A LVAT IA Z I E N D A O S P E D A L I E R A S A N TA M A R I A D I T E R N IM i s p i a c e : n o n c ’ è b u d g e t ! - C C o l a s a n t iL a s c u o l a , q u e s t a s c o n o s c i u t a - G P i r o z z o l iN U O VA G A L E N OI l m a m b a n e r o - F L e l l iS T U D I O M E D I C O T R A C C H E G I A N IM a r t i n a S a l v a t iPA S T I C C E R I A C A R L E T T IA c a c c i a c o i c a p i - V G r e c h iI l f r e d d o - L P a o l u z z iR e l a t i v i s m o e c r i s i - P L S e r iL’ortupedichi . . . sessolughi - P C a s a l iC E N T R O M E D I C O D E M E T R A - E R R E M E D I C AL a g r o t t a b e l l a - D F a g i o l iS i l e n z i o , l a m u s i c a ! - F P e p i c e l l iP r i m o P i a n o - L T a r d e l l a L a S i c u r e z z a a S c u o l a - G T a l a m o n t iA L F I OC I D ATSindrome del le faccet te ar t icolar i - V B u o m p a d r eL a s p e d i z i o n e d e i m i l l e - F N e r iS A N D R O B I N I - F C a l z a v a c c aF O N D A Z I O N E C A S S A D I R I S PA R M I OS A N VA L E N T I N O : P a s s i d ’ A m o r e - G R a s p e t t iIl ruolo della nutrigenomica nella nutrizione umana - L F a l c i B i a n c o n iU n a s o f f i t t a s u l l ’ u n i v e r s o - M P a s q u a l e t t iA L L E A N Z AGIAN FRANCO GAVIRATI - R B e l l u c c iG L O B A L S E RV I C ES U P E R C O N T I

L A P A G I N A M e n s i l e d i a t t u a l i t à e c u l t u r aRegistrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni

Redazione: Terni, Vico Catina 13 --- Tipolitografia: Federici - TerniD I S T R I B U Z I O N E G R A T U I T A

Direttore responsabile Michele Rito Liposi Direttore editoriale Giampiero RaspettiEditrice Projecta di Giampiero Raspetti 0744424827 - 3482401774

i n f o @ l a p a g i n a . i n f o w w w . l a p a g i n a . i n f oLe collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.

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Terni in mascheraPoderose menti si addensano sullo scenario

elettorale. Il loro dire non è magniloquente comequello di Teofrasto, la parola di Dio, o di Cicerone,la ragione fatta parola, o di Lorenzo il Magnifico,l’avo del Renzino. Proprio no, anzi... i più...bofonchiano! Ma sono sì auliche le proposte-ideeche si accingono a donare alla città che si passasopra a tutto! Attraversato il fuoco purificatore e rigeneratoredi stressantissimi studi, temprati da mille riunionicon filosofi, poeti, matematici e logici, forti dipersonali esperienze lavorative ricche di inventiva,innovazione, progettualità con tanto di realizzazionirelative, oggi, costoro, possono alfine annunciare,urbi et orbi (soprattutto a quest’ultimi) di averanalizzato e capito tutti i problemi di Terni e, graziead eroiche peripezie mentali, saperne guarirequasi tutti i mali. E così ci è dato assistere ad un festoso caleidoscopiodi proposte per il bene, c’è da dirlo?, comune. Tranon molto ci faranno dovutamente sapere doveerano fino a ieri, intenti a realizzarlo questo benecomune! Quale la loro vita professionale cosìdensa di cultura, progettualità, imprenditorialità,inventiva, sagacia, soprattutto a quando la grandepropulsione donata alla città dalla realizzazionedei loro progetti! Questa licitazione sarà necessaria proprio perevitare che dei minus quam possano infiltrarsinell’agone politico, mimetizzarsi e, mascherati dauomini e da amministratori, abbiano a invaderequella scena che deve invece vedere protagonistasolo chi ha già dato mostra di sé: di chiacchieroninullafacenti, di impiegatucci di amministrazioniborboniche o di attoruncoli da avanspettacolo chevogliono fare politica (per soddisfare il propriomalato ego o per rubacchiare un po’ o persfamarsi) ne abbiamo piene le tasche! E così oggi molti decatleti della cultura ciforniscono agende, elenchi, ricette, proposte, idee,sospiri, suggestioni che, in riduzione sintetica, macon molto piacere, sveliamo al lettore: Cultura,Natura, San Valentino! Si sono accorti, i grandi, dall’alto della loroperspicacia culturale, che nel territorio ci sonodovizie quali Piediluco e la Cascata delleMarmore e, forse, qualche altro sito di interesseprimario, o secondario. Poderosi studi li hannoportati poi ad accertare che San Valentino, oltread essere Patrono di Terni, è anche Protettoredegli Innamorati! Ed ecco allora risolto il problema:basta “sfruttare” queste potenzialità per diventarericchi! Quali sublimi meandri del pensiero! E chici avrebbe mai pensato! Per fortuna Terni genera,di tanto in tanto, figli così geniali! Abbiamo propriobisogno di questi illustri concittadini, della lorointelligenza, della loro cultura, siamo anchedisponibili a passar sopra alla loro dialetticapecoreccia, ma non toglieteci quelle grandissimecapacità professionali e manageriali che hannoilluminato la loro vita privata! Devono davveroaver meditato tanto nelle grotte dei Sibillini onelle alture del Tibet per poter sintetizzare le perleche chiamano progetti!

Cari lettori, quando incontrerete tali mascherecarnascialesche, in liste di sinistra, centro, civiche,mezze destre, un quarto sinistre, o come so’ so’,fate loro presente che un progetto non corrisponde aidee sparse, rituali, allusive e sbocconcellate. Se vi parleranno di San Valentino o della Cascatadelle Marmore senza dirvi come, cosa e quandosi realizza il tutto, presentandovi chiaramente unprogetto che non può fare a meno, come tale, diprogramma, contenuti, tempi, modi, definizionedelle strutture e dei costi… se non vi dirannoniente di tutto ciò, siatene certi: pensano solo (emale) a se stessi, non hanno mai fatto niente dibuono e niente sapranno mai fare! Altro che la favola del bene comune! GR

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È una domanda che di questi tempi molti si pongono e le vicende dicronaca incrementano la sfiducia. Può aiutarci a comprendere il fenomenoun’organizzazione no-profit che ha fatto della lotta alla corruzione suscala mondiale il suo primo obiettivo, sitratta della Transparency International, chepubblica dal 1995 il Corruption PerceptionsIndex, la classifica dei Paesi più (e meno)corrotti del mondo. Nel dettaglio, si tratta dell'indice sul gradodi corruzione percepita nel settore pubblicoin 177 Paesi nel mondo: maggiore è il punteggioottenuto dai vari Stati, maggiore è il lorogrado di "limpidezza", su una scala di valoricompresa tra 0, "fortemente corrotto" (highlycorrupt) e 100, "molto onesto" (very clean).Più in alto si sale in classifica, più si è percepiti come virtuosi. In generale, nessun Paese ha mai totalizzato 100 (il massimo delpunteggio raggiunto nel 2013 tocca i 91 punti), ma anzi i due terziottengono un risultato inferiore ai 50 punti: dal che si evince che esistesu scala mondiale un serio problema di corruzione.Ai primi posti nella graduatoria, fra i più virtuosi, ci sono i Paesi delNord Europa (con i soliti primatisti: Danimarca e Finlandia), nelmezzo si infila la Nuova Zelanda, poi i rimanenti Paesi scandinavi eSingapore, Svizzera, Australia, Canada.La Grecia resta la peggiore dell'Unione Europea, a causa della crisieconomica e del rigore impostole a fronte degli interventi finanziari disupporto. Risulta infatti il Paese più corrotto nell'Unione Europeaanche se migliora un po' rispetto al 2012 salendo dal 94° all'80° posto.

Quanta corruzione c’è in I tal ia?

Peggiora sensibilmente la Spagna colpita da crisi e scandali di varianatura, che scivola giù di dieci posti al 40° posto, sempre comunqueal di sopra dell’Italia. La Germania resta lontana dai migliori, ma è comunque al 12° postopur perdendo un punto.Tra i Paesi dove la situazione è sensibilmente peggiorata rispetto

all'anno scorso ci sono Siria, Libia e Mali,Paesi travolti dalle guerre civili. Ma i piùcorrotti del mondo sono ancora Afghanistan,Corea del Nord e Somalia.Nel rapporto 2013, per incontrare l'Italia,bisogna scendere oltre l'Uruguay, ilBotswana, il Costarica, il Lesotho e giù giùfino ad arrivare alla 69esima posizione. L’Italia, che è comunque migliorata di treposizioni rispetto allo scorso anno e condivideil suo piazzamento con la non propriostabile Romania e il ben poco democratico

Kuwait. Il leggero passo in avanti dell’Italia sembra essereprincipalmente dovuto agli sforzi strutturali compiuti nella direzionedel miglioramento della trasparenza del settore pubblico (si legga,introduzione della Legge Severino). Il trend positivo è maggiormente visibile dai dati del GlobalCorruption Barometer 2013 che ci ha portati almeno a pari meritocon Francia e Germania, e in taluni segmenti anche a superarle. Ma al di là di un trend che sembra premiare gli sforzi che si stannocompiendo nel nostro Paese, permane l’amarezza per l’uso spessodisinvolto, altre volte incompetente, che viene fatto delle risorsepubbliche, con la creazione, senza soluzione di continuità, di ulterioredebito, nuove tasse e, purtroppo, tanta, tanta rabbia.

alessia.melasecche@libero. i t

Il matrimonio, come tutti sanno, genera rapportidi natura patrimoniale che sono oggetto di unapuntuale regolamentazione. La legge disciplina irapporti patrimoniale della famiglia al fine di darerisposta a diversi ordini di problemi; quello di stabilirein che modo e misura ciascun coniuge deve fare

fronte alle necessità economiche della famiglia (casa, cibo, spesemediche e scolastiche, vacanze, ecc.) è risolto dalle regole sugliobblighi di contribuzione; quello di stabilire chi diventa proprietariodei beni che entrano in famiglia durante il matrimonio è risolto dalleregole sul regime patrimoniale della famiglia; quello del trattamentodel lavoro prestato nell’ambito della famiglia, lo risolvono le regolesull’impresa familiare. Può accadere che iconiugi, sposandosi, non stabiliscano nullacirca la proprietà dei loro futuri acquisti, intal caso la legge dispone che il regime applicatoè quello cosiddetto legale che prevede che ibeni acquistati durante il matrimonio, ancheindividualmente da un singolo coniuge,diventino proprietà comune di entrambi.Ciò per la ragione che il legislatore ha intesodare rilevo al lavoro domestico del coniugecasalingo (di solito la moglie), cui si attri-buisce un riconoscimento economico sottoforma di partecipazione agli incrementi patrimoniali realizzati con ildenaro proveniente dall’attività extradomestica dell’altro coniuge,affermando così un principio di solidarietà fra i membri della famiglia.I beni che cadono in comunione possono essere ricondotti ex art.177c.c. alle seguenti categorie: i beni acquistati durante il matrimoniodai coniugi, insieme o anche separatamente; i redditi di lavoro e dicapitale di ciascun coniuge; le aziende costituite durante il matrimonio,e gestite da entrambi i coniugi (se invece l’azienda apparteneva a unosolo dei coniugi prima del matrimonio, e nel corso di questo vienegestita da entrambi, cadono in comunione solamente gli utili e gliincrementi). È comunque bene precisare, tuttavia, che non tutti i beniacquistati dai coniugi durante il matrimonio cadono in comunione.Ne restano esclusi i c.d. beni personali, che rimangono proprietàesclusiva del coniuge che ha fatto l’acquisto (art. 179), quelli acquistatiper donazione o successione, salvo che nell’atto attributivo risulti

che essi sono destinati alla comunione; i beni di uso strettamentepersonale; i beni destinati all’esercizio della professione del singoloconiuge; il risarcimento del danno subito dal singolo coniuge,compresa la pensione attribuita per la perdita di capacità lavorativa;i beni acquistati con il ricavato di altri beni personali, a condizioneche ciò sia espressamente indicato nell’atto di acquisto. Quanto ai redditi di lavoro e di capitale il coniuge che li percepiscene è titolare esclusivo, e può: consumarli per sé o per altri, a propriopiacimento, con il limite di doverne destinare una parte ai bisognidella famiglia, in base ai suoi obblighi di contribuzione; investirli inbeni durevoli, i quali, se non sono beni personali, cadono incomunione; risparmiarli, ed in questo caso scatta il meccanismo della

comunione. Ciò che risulta risparmiato nelmomento in cui la comunione si scioglieforma oggetto di una comunione chiamataresiduale, perché comprende solo i redditiche non sono stati né consumati né investiti.Alla frequente domanda: se i beni dellacomunione possono essere aggrediti daicreditori occorre fare delle distinzioni: se leobbligazioni sono state contratte daentrambi i coniugi, o da uno solo, manell’interesse della famiglia, la risposta èaffermativa; se questi non bastano, scatta la

responsabilità sussidiaria di ciascun coniuge con i suoi beni personali,ma solo per la metà del credito (art. 190 c.c.). Se le obbligazioni sono assunte da ciascun coniuge separatamenteper ragioni estranee all’interesse della famiglia, per esse risponde ilconiuge obbligato, con i suoi beni personali; solo se questi nonbastano, scatta la garanzia sussidiaria dei beni della comunione, cheil creditore personale del coniuge può aggredire, ma nei limiti dellaquota dell’obbligato (art. 187c.c.; 189 c.c.). Nulla vieta poi che fra coniugi in regime di comunione legale esistaanche una comunione ordinaria, accade quando i coniugi abbianoacquistato insieme un bene prima del matrimonio, in questo caso laquota di questa comunione fa parte dei beni personali di ciascuno diessi e non segue le regole della comunione legale. Buona lettura del codice civile a tutti. Avv. Marta Petrocchi

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Devo pagare i debiti di mia moglie/marito?

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Quale alibi può addurre un imputato adulto accusato di aver avutorapporti sessuali con una tredicenne? Se il fatto si è svolto nel profondo Sud Italia, allora l’acclarataprovenienza mafiosa della famiglia delgiovane è sufficiente a scagionarlo.Quel pomeriggio di bagordi squallidi,il figlio diciottenne del boss chespadroneggia Taranto ha sì avutocontatti con una ragazzina, ma non puòaverla stuprata poiché il codiced’onore mafioso condanna questoreato; e laddove interviene il codicemafioso, il codice penale non può cheaccordarsi e accodarsi, così il semplicepedigree malavitoso del giovaneimputato basta agli avvocati perottenere la sua piena assoluzione. Carmela, la ragazzina vittima dirapporti sessuali con minorenni emaggiorenni, tossicodipendenti evenditori ambulanti, è un soggetto problematico; di una bellezzaprecoce che non passa inosservata, viene importunata da un pedofiloall’uscita di scuola, ma dato che il soggetto è un agente militare inservizio, le denunce scivolano verso l’archiviazione; solo un brutalefaccia a faccia con il patrigno di Carmela convince i superioridell’agente a un cauto trasferimento in un altro quartiere di Taranto.Nel frattempo Carmela cresce confusa e ribelle, cede all’idea di una

notte avventurosa fuori casa, incontra un tossicodipendente che ladroga e abusa di lei. Alla psicologa e agli agenti che la interroganoCarmela dice che è tutta colpa sua, che era consenziente. Ha compiuto tredici anni. Le credono. Le voci nel quartiere si alimentano, Carmela è un bocconcino facile.Una mattina viene ritrovata in stato confusionale distesa in un vicolo.Seguono i soliti colloqui con gli psicologi, il ricovero, gli psicofarmaci.Ormai non ha più amiche, resta tutto il giorno in uno stato di torporefarmacologico rinchiusa in un istituto. Riesce a fuggire, sale su un

autobus, incontra le solite personesbagliate tra cui il figlio del boss incerca di svago. Una domenica il patrigno la porta acasa per un pranzo in famiglia,Carmela si alza per andare in bagno enon torna. Si lascia alle spalle unafinestra aperta e una vita bruciata infretta. I genitori chiedono giustizia, ma lacittà vuole dimenticare questaragazzina che ha risvegliato i lati piùoscuri dell’onorata società, i processisi chiudono con archiviazioni eassoluzioni: chi non ha visto, chi invitaa non dare credito a una piccolaschizofrenica e chi non può aver

compiuto il fatto perché di nobile origine mafiosa!Un giorno un’infermiera dell’istituto trova nel cestino dellaspazzatura un diario, legge le prime righe Io so’ Carmela: è il nomeche si è data l’associazione fondata dalla famiglia per difendere iminori vittime di abusi ed anche il titolo della graphic novel cheillustra questo diario con un tratto di matita leggero, fragile, maindelebile. Francesco Patrizi

La storia di Carmela La s toria di Carmela e del mafioso che r ispet ta le donnee del mafioso che r ispet ta le donne

Alessia Di Giovanni, Monica Barengo, Io so’ Carmela, Becco Giallo, 2013

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10 Marzo MAZZILLI - RICCI - RASPETTI17 Marzo GIORGETTI - GRECHI - POLICRETI24 Marzo SERI - RICCI - RASPETTI31 Marzo SANTINI - RICCI - LEONELLI

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La Pagina

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I Venerdì de La Pagina

21 febbraio ore 17Terni sparita A. Ceccoli, Florio, P. Leonelli, L.Santini

7 marzo ore 17Proporzione Aurea 1 G. Raspettida Fidia all’Irrazionale, passando per la Gioconda, i girasole, le rose e le galassie

21 marzo ore 21Cultural Cabaret 7 F. Neri, M. V. Petrioli, M. SalvatiPrimavera in Jazz M. Salvati

ALTRI EVENTI ALTRI EVENTI Febbraio/Marzo 2014Febbraio/Marzo 2014

ore 10.00Sabato 08 1° Incontro Corso di Arabo ore 17.30Giovedì 13 1° Incontro Corso di Cinese ore 21.00Martedì 18 Presentazione del libro: Gli occhi nel borgo. Libro fotografico su Collescipoli. Bruno Galigani, moderatore; Giovanni Tasca, relatore;Giovanni Tasca e Jacopo Castellani, autoriore 21.00 Giovedì 20 1° Incontro Corso di Scacchi ore 17.30Giovedì 27 Psicoanalisi e Diritti Umani Marcello Ricci e Silvana Rosita Leali, relatoriore 17.30 Venerdì 28 Smart City…raccolta differenziata...! Carlo Ottone, Presidente ASM Terni e Stefano Tirinzi,Direttore ASM Terni, relatoriore 17.30Giovedì 06 M Magna Grecia Salvatore Giovanni Zofrea, relatore

ore 21,00BRIDGE Lunedì e/o Mercoledì

L a s u p e r s t i t i o n e p o r t a m a l e

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A s s e s s o r a t o C u l t u r a S c u o l ae P o l i t i c h e G i o v a n i l i

Simone Guerra Assessore alla Cultura

Tra breve il taglio delnastro per la Casa delleDonne, in via Aminale. Si tratta della realizzazionedi un sogno che le donneternane inseguono da anni,un’unione di intenti, diaspirazioni, di collabora-zione e di professionalità.Sarà un luogo in cui troveranno spazio e rispostedonne di tutte le età, etnie, professioni, un luogoaffine ai sentimenti di rifugio, di conforto, ma ancheun laboratorio in cui creare progetti sogni, un luogodove le aspirazioni possono trovare spazio. La Casa delle Donne sarà un’incubatrice di idee,una fucina di espressioni, come l’ha definita SilviaScipioni presidente dell’Associazione Terni Donneche gestirà il servizio Casa delle donne, l’Associazioneche si sta battendo per la realizzazione della Casadelle Donne e che ha trovato una forte rispondenzada parte del Comune di Terni, Assessorati allaCultura e alle Pari Opportunità.La struttura di via Aminale sarà un luogo dove sipotranno organizzare seminari, workshop, laboratori,

ci si potrà informare, si potranno leggere in maniera critica leggi e proposte di legge. Non mancherà uno spazio riservato anche ad attività che conferiscano leggerezza e spensieratezza a quante hanno, o avranno, bisogno dievadere. Il tutto in formula gratuita nello spirito di condivisione e di aiuto. Uno degli obiettivi è quello di far incontrare donne di diverse età e dar vita così ad unoscambio di saperi, competenze e conoscenze. Il nostro sogno è anche quello di avere un posto al centro della città in cui semplicementeincontrarsi con un’amica per parlare. Avere un posto da condividere e da amare. Cipiace anche recuperare una dimensione semplice e quotidiana, raccontano le componentidi Terni Donne. Per questo nella casa ci sarà pure un angolo dedicato al salotto buono euna piccolissima cucina.Ma cosa troveranno le donne ternane nella loro Casa che aprirà i battenti tra pochi giorni?Tantissime iniziative, ma altrettante potranno inventarle e dar loro le gambe. Intanto ci saranno laboratori di sartoria, yoga, danza del ventre, attività culturali ancheper bambini, eventi, sportelli di mutuo aiuto, una biblioteca specializzata ed un centro didocumentazione, spazi dedicati all’artigianato artistico, spazi che promuovano il benesserefisico, mentale e culturale delle donne. Si darà vita a gruppi di aiuto per le donne maltrattate con disagio sociale, con difficoltàlinguistiche anche attraverso l’uso di tecniche artistiche come il canto, la danza, lascrittura creativa, il teatro. Si organizzeranno corsi di formazione o scambio di saperi e conoscenze.

Si metterà apunto una mappa-tura dei servizi,degli spazi, delleopportunità edelle possibilitàche il territoriocittadino riservaalle donne inmodo tale dafornire un aiutoconcreto per ac-c o m p a g n a r l enella lettura dellarealtà in cuivivono.

Una casa per le donne della cittàSorgerà in via Aminale ed ospiterà laboratori, corsi, conferenzeSorgerà in via Aminale ed ospiterà laboratori, corsi, conferenze

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I due giardini si inseriranno nel paesaggio senza impatto, anzi sicercherà di mettere a dimora alberi e arbusti autoctoni, piante cheerano di casa in quei luoghi. Anche se i quartieri in cui sirealizzeranno le due aree verdi sono ormai densamente urbanizzarti,c’è ancora chi ricorda quando, in quelle zone, il verde la faceva dapadrone e, proprio in base a questi ricordi, si è cercato di ricostruire.I due parchi avranno anche giochi per bambini, realizzati con imateriali più moderni e sicuri e zone per la socializzazione; sitratta di aree verdi costruite secondo criteri moderni che nondimenticano però il passato.Nel creare nuovi luoghi di aggregazione e socializzazione si ècercato di coniugare innovazione e tradizione.Si tratta inoltre di riqualificare anche le aree su cui sorgeranno i

due parchi. A Rocca San Zenone lanuova area verde si realizzerà alposto di un vecchio giardino di cuiancora ci sono tracce, si cercherà diriutilizzare la vecchia linea dellailluminazione rendendola sicura e siriutilizzeranno gli allacci dell’acquapotabile. Al posto del vecchio murodi recinsione ci sarà una siepe, altaun metro, che isolerà l’area verdedal contesto ma permetterà comunquedi vedere dalla strada il giardino.Questa sorta di divisone è statavoluta soprattutto dagli adolescentidel quartiere che hanno manifestatola volontà di avere un luogo comunquediviso dal resto della zona. Ancor prima di essere realizzato ilparco di Rocca San Zenone suscitagià sensi di appartenenza. Il parcodi Campitello si realizzerà inun’area in cui per ora c’è solo verdespontaneo che non permette diutilizzare quell’area in nessun modo. Il nuovo parco costituisce un’im-portantissima realtà perché, nono-

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A s s e s s o r a t o a i

I P a r c h i v o l uSilvano Ricci Assessore ai Lavori pubblici

Due nuovi parchi, due aree verdi attrezzate che saranno realizzatea Campitello, vicino al palatennistavolo, tra via del Salice e via delCentenario, e a Rocca San Zenone, in via Val Serra, di fianco allachiesa dedicata al Santo martire a cui è intitolato il quartiere. Un esempio di partecipazione vera perché il progetto dei giardini èstato messo a punto tenendo fede alle indicazioni ed ai suggerimentiche sono emersi durante i vari incontri con i cittadini che abitanoproprio dove si realizzeranno le due aree verdi. Si è cercato diconiugare le diverse esigenze: quelle degli anziani, dei bambini,degli adolescenti. L’intento è di creare una piazza nel senso anticodel termine, un luogo in cui potersi incontrare, discutere, ragionare,divertirsi. Un luogo in cui le diverse generazioni possano dialogaree confrontarsi. Ecco quindi il chiosco e il grande gioco modulare aRocca San Zenone, gli alberi da frutta a Campitello.

D u e n u o v e a r e e v e r d i s a r a n n o r e a l i z zD u e n u o v e a r e e v e r d i s a r a n n o r e a l i z z

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stante la crescita esponenziale del numero degli abitanti di questazona, non esistono aree verdi attrezzate fruibili da tutta lapopolazione. La necessità di disporre di spazi all’aperto rappresenta uno deiprincipali bisogni dei giovani, uno dei primi desiderata che sonoemersi dagli incontri tra i tecnici e gli amministratori del comune diTerni e gli studenti delle scuole di Campitello. La scelta del luogo in cui realizzare il parco ha tenuto conto anchedella possibilità di realizzare nelle vicinanze parcheggi comodianche per le mamme con eventuali passeggini al seguito e del fattoche la distanza con le abitazioni è sufficiente per garantire latranquillità degli inquilini di quei palazzi. Nell’area verde di Campitello, per rispettare la tradizione agricoladel luogo, verranno piantumatialberi da frutta e gelsi e si realizzeràun pergolato con la vite in collabo-razione con l’Associazione BrunaVecchietti onlus; la zona sarà acces-sibile per tutti, priva di qualsiasibarriera architettonica. A Rocca San Zenone l’areadedicata ai bambini sarà dominatada una sorta di Drago, un giocomodulare di undici metri per due;sarà ripristinata la vecchia fonta-nella e creati nuovi servizi igienici. Un chiostro in cui funzionerà unpiccolo bar completerà l’opera.Per la realizzazione del progetto diquesto parco fondamentale èl’apporto di architetti ed ingegneriche abitano nel quartiere; un gruppospontaneo che si è formato propriodurante gli incontri con i tecnici delcomune di Terni. Per anni da bambini abbiamogiocato per le vie del quartiere SanZenone infastidendo non poco gliabitanti. Lavorare al progetto del

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L a v o r i P u b b l i c i

u t i d a l l a g e n t e

Fotoservizio di A

lberto Mirim

ao

a t e a R o c c a S a n Z e n o n e e C a m p i t e l l oa t e a R o c c a S a n Z e n o n e e C a m p i t e l l o

parco in qualche modo ci ha disobbligato, è una sorta dirisarcimento a posteriori, racconta Valerio Guidarelli uno deigiovani che ha partecipato concretamente a realizzare il progetto.Tra gli ex ragazzini che hanno collaborato a mettere a punto ilprogetto anche un architetto che ormai vive a Roma e che è tornatonei fine settimana a Terni proprio per lavorare insieme agli amicidi un tempo. Stavolta non si trattava di una partita di pallone ma di redigere unprogetto. Anche l’area verde di Rocca San Zenone si inserisce in una zonadensamente popolata; partendo dall’area giochi, in un raggio disoli ottocento metri, vivono duemila persone e il numero èdestinato a crescere tra breve, quando saranno realizzati i nuoviinsediamenti abitativi previsti dal piano regolatore generale.

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mento delle attività teatrali, ma anche per lalirica, la musica, il balletto. Il nuovo teatrodovrà essere sostanzialmente un luogo diaggregazione e di produzione culturale e nonè da escludere anche un utilizzo parziale dellasala come cinema, in occasione di rassegne,festival ed eventi particolari. L’intervento sulVerdi mira innanzitutto a recuperare lafruibilità piena del teatro, perché i teatri nonsono musei da guardare, ma prima di tutto

luoghi di produzione e fruizione della cultura.L’Amministrazione ha dovuto operare tra molte difficoltà, primatra tutte quella di carattere finanziario, considerata l’attualesituazione di bilancio degli Enti Locali. Non sono mancateanche le ristrettezze normative per quel che riguarda la sicurezzadella struttura, anche a livello statico, oltre che per l’accessibilità. Infine ci sono i vincoli volumetrici, considerata la scelta dilasciare il teatro storico della città nel luogo dove esso si trova. È sembrato naturale lasciarlo nella sua antica sede, ogni ipotesidi spostamento è apparsa poco credibile.Importante è garantire al Verdi un elevato numero di posti, conbuona qualità e comfort per gli spettatori e soprattutto valorizzarela capacità scenotecnica, elemento competitivo e di valore perogni teatro. Ci si assicura quindi la possibilità di garantire ancheallestimenti importanti.Nel prossimo stralcio dei lavori quindi la vecchia torre scenicasarà abbattuta e ricostruita più grande in modo tale da potercontenere tutti gli spazi necessari allo spettacolo, sarà piùfunzionale anche per l’istallazione degli impianti tecnici. Nel momento in cui verranno gettate le fondazioni si procederàanche alla realizzazione di una vasca di accumulo dell’acquaper la prevenzione incendi. La nuova torre sarà realizzata in conglomerato cementizioarmato; in questa struttura saranno inseriti i ballatoi intermedi ela graticcia, la copertura sarà realizzata in un misto di acciaio ecalcestruzzo. Questo primo stralcio dei lavori tiene conto anche del fatto cheil teatro andrà restaurato nella sua interezza, l’intervento è quindianche funzionale alla prosecuzione dei lavori.

Sui restauri della partearchitettonica il dibattitoresta aperto con tutti ivincoli che ben cono-sciamo. Per quanto riguarda i fondiva ricordato che il Co-mune ha fatto la sua partee che un aiuto importanteè arrivato dalla Regione e,in prospettiva, potrebbearrivare anche dal suc-cesso della candidatura diPerugia-Assisi a capitalieuropee della cultura, oltreche dal Governo. Rimaniamo aperti al con-tributo della FondazioneCarit e di qualsiasi altrosoggetto fosse interessato.

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Leopoldo Di GirolamoSindaco di Terni

È stato approvato dal consiglio comunale ilprogetto definitivo per il restauro, l’adeguamentofunzionale e impiantistico del Teatro comunaleVerdi. I voti a favore, 22, hanno stabilito chel’atto è immediatamente eseguibile.Nessuno in passato aveva svolto un’indaginedettagliata sullo stato dell’immobile - ricordal’assessore Silvano Ricci. Noi abbiamoeffettuato uno screening completo dello stabileper capire quale fosse il livello di sicurezza,perché si tratta di un luogo pubblico frequentato costantemente dacittadini verso i quali abbiamo responsabilità precise comeamministratori della cosa pubblica. L’assessore ha sottolineato poi come l’intervento sia stato decisoin un momento di grave difficoltà finanziaria per gli Enti Locali.Prossimo passo, dopo il restauro del pronao, sarà la ricostruzionedella torre scenica. Troppo oneroso restaurarla, non èconveniente, né utile. Lo avevano già evidenziato gli studicommissionati dal Comune al Politecnico di Milano e lo hannoriconfermato gli approfondimenti dei progettisti. La torre scenicaesistente è carente dal punto di vista statico, poco sicura e nonpiù funzionale per tutto l’apparato di nuove tecnologie cheservono per la messa in scena di uno spettacolo. Un eventuale restauro avrebbe previsto un costoso consolidamentodel piano di palcoscenico e della graticcia, ma lo spazio riservatoalla torre scenica sarebbe rimasto comunque angusto. Troppo piccolo per un moderno teatro. I tecnici hanno definito l’ipotesi di un restauro della torre scenicacome diseconomica e irragionevole; i lavori molto onerosi sisarebbero dovuti effettuare su un impianto di fatto pocofunzionale ma anche di scarso pregio artistico e architettonico.La parete di fondo della torre scenica è troppo debole pergarantire la sicurezza, c’è necessità di consolidamento dellaparete di palcoscenico e della graticcia, lo spazio di palcoscenicoè angusto. Sulla base di questi elementi si è deciso dunque diabbattere e ridisegnare tutto lo spazio: è previsto un ampliamentoche verrà effettuato nella zona dietro al palcoscenico; sicreeranno nuovi volumi nelle vicinanze del teatro. Il nuovo ampliamento della torre scenica comporterà anche unrisanamento ed unariqualificazione degli spazivicini al teatro; si prose-guirà quindi nell’opera dirivalutazione del centrocittadino, obiettivo prioritariodell’AmministrazioneComunale.Le decisioni sul teatroVerdi sono importantissimeperché si tratta di unelemento centrale nellepolitiche culturali della città,a loro volta strategiche perlo sviluppo di Terni. L’obiettivo che si proponel’Amministrazione è quellodi provare a restituire allacittà uno spazio polifunzio-nale, non solo per lo svolgi-

Teatro Verdi

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Piazza E. Fermi 5 - 05100 TerniTel. 0744. 545711 Fax [email protected]@teverenera.it - www.teverenera.it

Consorzio di Bon

A d i f e s a d eA d i f e s a d e

L’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (ANBI) haaggiornato nel 2013 la sua proposta per un piano di interventiriguardanti la riduzione del rischio idrogeologico.Tra le priorità strategiche del nostro Paese, va certamenteconsiderata la diffusa fragilità del territorio con la conseguenteesigenza di azioni volte a preservarne l’uso e la funzionalità,nel rispetto e tutela ambientale.Necessita quindi una nuova politica territoriale, che richiede unimpegno operativo serio e costante da parte di tutti gli Entipreposti.I dati conoscitivi sulla vulnerabilità del nostro Paese sono noti.Sono altresì note le indispensabili azioni di manutenzione, pergarantire l’efficienza dei sistemi di scolo, la regimazione dellereti di deflusso superficiale, la riduzione delle interferenzeantropiche, il corretto uso del suolo.Il Governo ed il Parlamento sono chiamati a svolgere la loroparte. Non sono sufficienti gli accordi di programma tra Stato eRegioni, rimasti peraltro largamente inattuati giacché le previsterisorse sono state destinate ad altre finalità.I Consorzi auspicano una fondamentale innovazione: non megaprogetti, bensì la definizione per il Paese di un concreto piano diriduzione del rischio idraulico.A tal fine è necessario evitare tutti quegli slogan che in passatohanno voluto giustificare una situazione di stallo, consistenti neldenunciare la molteplicità dei soggetti competenti e quindi ilblocco dell’operatività.Si tratta di affermazioni semplicistiche e non sempre corrette,visto che occorre distinguere i momenti istituzionali di

programmazione, da quelli di gestione ossia direalizzazione delle opere.Atteso che in tutte quelle azioni che hannocollegamento con le acque e con il loro regime ènecessario operare per bacini idrografici e non giàper ambiti amministrativi, occorre tener contodelle competenze di quegli enti, i cui ambititerritoriali sono definiti idraulicamente sulla basedi confini idrografici.Per quanto riguarda la pianificazione nelladifesa del suolo, essa non può che competere alleAutorità di distretto idrografico (si attende ancorail provvedimento che ne disciplini l’organizzazionee le funzioni); per le azioni, i soggetti deputati allarealizzazione e gestione delle opere non possonoche essere i Consorzi di bonifica e di irrigazione(i cui ambiti di operatività sono definiti da confiniFoto Marco Barcarotti

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Orario di apertura al PubblicoLunedì – Venerdì dalle ore 8,30 alle 12,00

Mercoledì dalle ore 15,30 alle 17,00

i f ica Tevere Nera

e l t e r r i t o r i ol t e r r i t o r i o

idrografici), di intesa con i Comuni, secondo levigenti norme nazionali e regionali.Come peraltro confermato anche dal Protocollodi Intesa Stato-Regioni del 18 settembre 2008,i Consorzi sono persone giuridiche pubbliche astruttura associativa, con una governance fondatasull’autogoverno dei consorziati contribuenti, acui fanno carico le spese di funzionamento deiConsorzi e le spese per la manutenzione egestione delle opere.I Consorzi di bonifica e di irrigazione, forteespressione di sussidiarietà, coprono il 50% delterritorio del nostro Paese (oltre 17 milioni diettari nei quali rientra tutta la pianura, la maggiorparte della collina e una parte minore dellamontagna) hanno realizzato e provvedono allamanutenzione e all’esercizio di un immenso

patrimonio di impianti, canali ed altre infrastrutture destinate alladifesa del suolo: circa 200 mila chilometri di canali irrigui e discolo, 800 impianti idrovori, 22 mila briglie, etc.Gli oneri di manutenzione ordinaria delle opere realizzate e gestitedai Consorzi sono a carico dei consorziati, che annualmentecontribuiscono anche per la manutenzione di opere di scolo e disollevamento delle acque.Nel 2012 sono ammontati a 566 milioni di euro gli importi versatiai Consorzi da parte di 7,7 milioni di contribuenti per la gestionedelle opere di bonifica idraulica e di irrigazione.La manutenzione ordinaria è a carico dei privati consorziati,mentre occorrono risorse pubbliche per la manutenzionestraordinaria necessaria ad adeguare gli impianti in relazione alladiffusa situazione di vulnerabilità del territorio, al singolareregime delle piogge ed alla necessità di ammodernamento diimpianti, che siano in grado, di fronte alla profondatrasformazione subita dal territorio, di rispondere alle necessitàdi riduzione del rischio idrogeologico.Va altresì tenuto presente che i Consorzi hanno dato rispostatempestiva a quelle esigenze di riordino territoriale da tempoinvocate.I Consorzi di bonifica, infatti, attraverso un intenso processo difusioni ed incorporazioni, realizzato mediante norme regionali,sono attualmente 127 rispetto ai 250 degli anni settanta ed ai 180del 1998. Nello stesso periodo il territorio sul quale i Consorzi operano nonha subìto riduzioni ma si è accresciuto. Si tratta pertanto di un significativo e serio processo diammodernamento con connesse riduzioni di spesa.

Foto Marco Barcarotti

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C e n t ’ a n n i f a l a

Tra le tante ricorrenze dell’anno nuovo una delle piùimportanti è il centenario della Prima Guerra Mondiale.Tale evento ha segnato una profonda cesura nella storiad’Europa, tanto da essere analizzato e studiato inogni suo aspetto con grandissima cura. Il conflitto fu il risultato di una lunga serie di ostilitàe attriti tra le diverse nazioni: l’opposizione tra laTriplice Intesa (1907), formata da Francia, Russia eInghilterra, e la Triplice Alleanza, rinnovata nel 1912da Germania, Austria-Ungheria e Italia, le due “crisimarocchine” e le due guerre balcaniche fanno dapremessa storica all’evento. Ma alle tante cause siaggiunge il clima di esasperato nazionalismo chedilagava in Europa agli inizi del nuovo secolo,situazione raffigurata perfettamente nelle parole dello

storico e politico britannico Albert Fisher: Un nazionalismo violento e appassionato sopraffeceogni altra forza.A tal proposito sono davvero sconvolgenti le parole di Papini, nell’ottobre 1914: È finita la siestadella vigliaccheria, della diplomazia, dell’ipocrisia e della pacioseria. I fratelli son sempre buoniad ammazzare i fratelli; i civili sono pronti a tornare selvaggi; gli uomini non rinnegano le madribelve […]. I cimiteri, finalmente, si socchiudono: le trincee non hanno forse la forma e l’ufficio digrandi fosse comuni? Queste parole forti, che inneggiano alla guerra ad oltranza, non importa conquale alleato, con quale nemico e, soprattutto, per quale ideale, verranno poi smentite e rinnegateuna volta capito quale fosse davvero la situazione.Difatti in tutta Europa il nazionalismo aveva fatto presa; e, come affermato dal poeta britannicoSigfried Sassoon, “in tempo di guerra il patriottismo è la soppressione della libertà”, concetto affinealla massima ciceroniana “fra le armi tacciono le leggi”, che si è rivelata tristemente vera in fintroppe occasioni. Le voci dell’opposizione pacifista erano troppo deboli ed eterogenee per potercostituire un fronte compatto; ad esempio, in Italia, coloro che auspicavano la neutralità erano granparte delle masse contadine e operaie, i socialisti guidati da Filippo Turati, i cattolici raccolti sottoil magistero di Benedetto XV e i liberali giolittiani. Tuttavia, la diversità dei rispettivi orientamentiprevalse sull’obiettivo da raggiungere e il 24 maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria. Il medesimo fallimento fu registrato dai pacifisti degli altri Paesi; in Francia Jean Jaurès,che tentava di organizzare un movimento pacifista comune tra Francia e Germania con mezzi nonviolenti, come gli scioperi generali, fu assassinato a Parigi il 31 luglio 1914 da un giovanenazionalista francese. A proposito del conflitto ormai prossimo, il politico francese si espresse così: Ogni popolo andavacon una fiaccola in mano per le strade d’Europa. E ora c’è l’incendio.La Grande Guerra segnò una svolta radicale anche per le stesse tecniche di combattimento: nuovearmi di enorme potenza distruttiva come il carro armato, il gas, potenti sottomarini e altre invenzioniprodotte dalle industrie, sempre più moderne. Fu una guerra di trincea, un conflitto immobile elogorante che come non mai fu sofferto dai soldati di ogni fronte. Memorabile è la testimonianzapoetica (oltre a quella del più famoso Ungaretti) di Clemente Rebora nella sua lirica intitolataViatico: “Tra melma e sangue / Tronco senza gambe / E il tuo lamento ancora, / Pietà di noi rimasti/ A rantolarci e non ha fine l’ora, / Affretta l’agonia / Tu puoi finire”. Innumerevoli documenti fotografici ritraggono le terribili condizioni di vita dei soldati in trincea,pigiati e costretti all’immobilità nel fango, infestati dai parassiti e morsi dai topi, spinti a combatteree a ubbidire. “Morire, non ripiegare”, queste le parole del rigidissimo generale Luigi Cadorna nelsettembre 1917. Gli uomini, sfiniti dal combattimento, videro il ribaltamento della concezione diPapini, in generale i popoli sconfessarono, almeno temporaneamente, gli inni alla violenza e allospargimento di sangue, una volta compresa la mostruosità della guerra. I soldati sono sognatori; quando i cannoni iniziano a sparare / pensano ai focolari domestici, ailetti puliti e alle mogli (Sigfried Sassoon).La Grande Guerra si concluse nel 1918. I Paesi vincitori si riunirono a Parigi il 19 gennaio 1919,per sottoscrivere un trattato di pace. Ma fu la stessa conclusione del primo conflitto mondiale acontribuire, in parte, alla nascita del secondo: il presidente americano Wilson auspicava larealizzazione dei “Quattordici punti”, enunciati l’anno precedente in un messaggio al Congressodegli Stati Uniti, secondo i quali sarebbe stato possibile ristabilire l’equilibrio in Europa basandosisul rispetto del principio di nazionalità, sul diritto dei popoli all’autodecisione e sulla creazione diun organismo, la Società delle Nazioni, che fungesse da moderatore nelle controversie internazionali.Invece Francia, Italia ed Inghilterra puntarono alla “pace cartaginese”, che punisse Germania,Austria e Ungheria, imponendo rispettivamente i trattati di Versailles, di Saint-Germain e delTrianon, che prevedevano mutilazioni territoriali, riduzioni degli eserciti e indennità astronomiche.La pace del 1919 sarebbe stata gravida di conseguenze. La conservazione nella memoria storica del conflitto che lacerò l’Europa avrebbe dovuto servireda monito per i tempi a venire; come afferma il coro finale dell’opera teatrale “L’eccezione e laregola” scritta nel 1930 dal poeta e drammaturgo tedesco Bertolt Brecht: E -vi preghiamo- quelloche succede ogni giorno / non trovatelo naturale / di nulla sia detto: è naturale / in questo tempodi anarchia e di sangue / di ordinato disordine, di meditato arbitrio, / di umanità disumanata, / cosìche nulla valga / come cosa immutabile. Maria Livia Bel l ini III IF

... atque ubi solitudinem faciunt, pacem appellant.Così Tacito, nel I secolo dC, fa parlare Calgaco,capo dei Caledoni, nell’appassionato discorso diesortazione prima della battaglia decisiva contro iRomani. ... dove fanno il deserto, lì la chiamano pace.Sono passati novantacinque anni da quando, a Parigi,il 19 gennaio 1919, si apriva il congresso con ilquale gli Stati vincitori della Grande Guerra siapprestavano a dettare le terrificanti condizioni diuna pace che creò il deserto per le potenze vinte.Ma, allora, la posizione di Inghilterra, Italia eFrancia, le quali, avendo vissuto l’orrore dellaguerra sui propri confini, sul suolo natio, volevanopunire la Germania, e si contrapponevano perciò aWilson, che si batteva affinché i popoli sconfittifossero trattati con equanimità e rispetto, erasoltanto manifestazione di crudeltà e desiderio divendetta? Non era forse stata una guerra agognatada tutti in Europa? Le unioni sacre non si eranoaffermate forse in moltissimi governi? Con l’eccezione dell’Italia, che impiegò un bel po’di tempo prima di prendere la decisione sbagliatae dove si scontrarono interventisti e neutralisti, nelresto d’Europa, la maggior parte dei socialisti fuben contenta di appoggiare la guerra.Quei pochi contrari, rimasti fedeli all’ideale dellaguerra di classe, si incontrarono a Zimmerwald,dove però, atterriti dalla proposta rivoluzionariadel capo bolscevico Lenin di trasformare la guerracapitalistica in una rivoluzione proletaria, rifiutaronodi pianificare la sconfitta del proprio Paese emodificarono l’idea di Lenin, auspicando lastipulazione di una pace senza annessioni e senzaindennità, l’esatto contrario di ciò che avvenne.Scrissero: Mai fu nella storia una missione piùnobile e più urgente. Non vi sono sforzi o sacrificitroppo grandi per raggiungere questo scopo: lapace tra gli uomini.Avevano compreso la brutalità di quella guerra,che purtroppo era stata acclamata e accolta a bracciaaperte in gran parte d’Europa, dove il nazionalismo dimatrice naturalistica aveva attecchito profondamente,spesso unito a una sorta di bellicismo estetizzante.Ci voleva una bella innaffiatura di sangue perl’arsura dell’agosto […]. Com’è bella, da montea monte, la voce sonora e decisa dell’artiglieria!Come ricopre bene, coi suoi tonfi lunghi e larghi,i pistolotti degli avvocati, i razzi dei poeti e i boatidelle folle incattivite! Il cannone non fa che unverso ma quel verso riempie per giornate intere

Tr a m e l m a e s a n g u eTr a m e l m a e s a n g u e L a L a ύ β ρ ι ς ύ β ρ ι ς d e l ld e l l

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G r a n d e G u e r r a

La prima guerra mondiale, primo punto culminante, secondo GiorgioPavone, di una Guerra dei Trent’anni del XX secolo, durò dal 1914 al 1918.Tuttavia, come quasi ogni grande conflitto, il suo scoppio si deve ad unaserie di sedimentazioni pericolosamente esplosive, risalenti a molti anniaddietro: basti citare, ad esempio, la pace cartaginese imposta dalla Germaniaalla Francia al termine della terza guerra per l’unificazione tedesca (1870),le cui condizioni estremamente severe umiliarono la Francia e costituironouna vera e propria premessa al conflitto mondiale (così come il Trattato diVersailles del 1919 lo sarà per la seconda guerra mondiale).Naturalmente, gli occhi dei posteri riescono a cogliere solo gli abomini, ladistruzione e le vittime che la guerra provocò, ma al tempo, per quantoparadossale possa sembrare, la guerra piacque, almeno all’inizio, e piacqueperché l’Europa, proveniente da un periodo d’oro, quale fu quello dellaBelle époque, si sentiva una potenza superiore a tutte le altre, si erainsuperbita fino all’arroganza, grazie anche agli umori nazionalistici edimperialistici che la invadevano. Benché, dunque, già esistessero varie tensioni geopolitiche (la rivalità austro-russa, quella franco-tedesca, ecc.), cheandavano a formare il contesto frammentato delle Intese e delle Alleanze, un tale atteggiamento temerario, sprezzante eforse addirittura incosciente, fu decisivo, e lo si può riscontrare anche e soprattutto in Italia, nella massa degli interventisti,in cui affluivano membri provenienti da ogni ceto e ogni orientamento politico: la borghesia censitaria, il proletariatosocialista, i democratici (come Salvemini), gli irredentisti, i nazionalisti estremisti dell’ANI, i socialisti moderati, glianarco-sindacalisti.L’opposizione neutralista era rappresentata dai socialisti di matrice turatiana, dai cattolici e dai giolittiani. La guerra, perciò, fu voluta da una ragguardevole parte della popolazione, e a nulla servirono la Lettera del parecchiodi Giolitti, il quale riteneva l’Italia, nata soltanto da qualche decennio, troppo fragile per affrontare un tale conflitto, ola Nota di pace di Papa Benedetto XV, che bollava la guerra come un’inutile strage, tanto che venne addirittura censurata,poiché considerata una manifestazione di disfattismo e che, dunque, avrebbe potuto influire negativamente sul moraledei soldati.A tali scritti si contrapponeva il linguaggio provocatorio e polemico del nazionalista Papini il quale, allo scoppio dellaguerra, scriveva: Finalmente è arrivato il giorno dell’ira. […] Ci voleva, alla fine, un caldo bagno di sangue nero dopotanti umidicci e tiepidumi di latte materno [la Chiesa] e di lacrime fraterne [i socialisti], inneggiando così alla guerraintesa come “sola igiene del mondo”.Animati dallo stesso entusiasmo furono anche Gabriele D’Annunzio, il quale in un’arringa al popolo di Roma affermavache “ogni eccesso della forza è lecito, se va a impedire che la Patria si perda”, e un ancora poco conosciuto BenitoMussolini, il quale, con atteggiamento anti-parlamentare, scriveva un articolo su ‘’Il Popolo d’Italia’’, definendo lemanovre del Parlamento insignificanti, “alla maniera delle repubblichette sud-americane” e i deputati “pusillanimi,mercatori, ciarlatani proni ai voleri del Kaiser”. Non è difficile dunque rintracciare il fervore esaltato e febbricitante cheportò, nel 1914, allo scoppio della guerra e alla successiva entrata dell’Italia nel conflitto (a favore, però, delle Potenzedell’Intesa). Ma l’entusiasmo non durò a lungo: già dal 1916 si faceva sentire la stanchezza di una guerra rapace edistruttiva e, nelle trincee, i soldati, delusi nella loro giovanile aspettativa della grande impresa, si confrontavano con ildolore, la paura, la sporcizia.Ma il colpo decisivo che ruppe l’incanto dell’illusione fu Caporetto (1917), quando i soldati arretrarono come in unosciopero generalizzato (Lehner), e vennero svelate non solo le condizioni fisiche e materiali estremamente precarie, maanche l’instabilità emotiva e psicologica dei combattenti italiani nell’affrontare il nemico. Benché Caporetto segnasseanche la decisione di sostenere la guerra da parte dei socialisti turatiani (lo slogan diventò aderire e non sabotare), ebenché l’Italia uscisse vincitrice accanto a Francia ed Inghilterra, i soldati che tornarono a casa dopo la Guerra netornarono profondamente e radicalmente cambiati, scolpiti nell’animo e nella mente dagli orrori vissuti.Nemmeno la Pace di Parigi del 1919, che raccoglieva tutti i trattati che stabilivano le condizioni imposte ai vinti (gliImperi Centrali) dai vincitori (le Potenze dell’Intesa), fu una pace senza preoccupazioni: le trattative obbligaronosoprattutto Germania ed Austria a risarcimenti quasi impossibili, e molti territori acquisiti precedentemente (anchel’Alsazia e la Lorena, strappate alla Francia sempre nel 1870) vennero restituiti, e gli Stati stessi territorialmente mutilatie indeboliti. È evidente che queste trattative, per così dire, di pace, permettevano alla Francia e all’Inghilterra una sortadi risarcimento, per sanare i torti subìti prima e durante la guerra, ed avevano lo scopo implicito di umiliare terribilmentegli sconfitti, soprattutto la Germania, che se ne ricorderà bene: va segnalato, infatti, che Adolf Hitler, futuro cancellieretedesco del Terzo Reich, guadagnò molto successo fra la popolazione presentandosi proprio come colui che avrebberisollevato le sorti della Grande Germania, vendicando i torti subìti.Una vera pace, dunque, nonostante la vittoria e il trionfo di Inghilterra, Francia e Italia, non ci fu: né il turbamento dicoloro che erano tornati a casa poteva essere così facilmente placato. I soldati sopravvissuti, meno della metà di coloroche erano andati al fronte, quelli che ebbero il coraggio e gli strumenti per raccontare (molti erano ancora analfabeti),diedero vita ad una serie di testimonianze che non conservano più nulla dell’ardore iniziale. Si ricordano ad esempioUngaretti, poeta che raccontò in pochi e semplici versi gli orrori della guerra e la desolazione che essa aveva lasciato;Carlo Emilio Gadda, che lasciò il “Diario di Guerra di Prigionia’’, dove emerge il grande contrasto fra il sogno di gloriae una tremenda inazione; e Clemente Rebora, i cui versi sono intrisi dall’ossessione per i cadaveri, per le urla dei feriti,per il tremendo silenzio che aleggia nelle trincee. I soldati che tornarono avevano una consapevolezza nuova, sia della guerra che della pace: era il tentativo di fareammenda a danni troppo grandi, che finivano con un tributo sacrificale enorme, quasi indicibile. Con un riferimento di matrice biblica a questo sacrificio, uno sconosciuto scolpì nella Galleria del Castelletto alle Tofanequesti versi: Tutti avevano la faccia del Cristo / nella livida aureola dell’elmetto / Tutti portavano l’insegna del supplizio/ nella croce della baionetta / E nelle tasche il pane dell’Ultima Cena / e nella gola il pianto dell’ultimo addio.

Alexandra Colacci III IF

gli stupidi cicli agresti datroppo tempo stagnanti erimane scritto sul campo dimira a lettere di sangue consvolazzi di fumo. Così scrive Papini, nel 1914,e si può solo immaginarequanti altri intellettualiabbiano così rappresentatoquello che nient’altro fu senon un inutile massacro. Meinecke, storico prussiano,anch’egli salutò con entusiasmola guerra in un primo momento,salvo poi, vivendola,comprendere. Comprenderequanto spietata fosse. Saràproprio lui a scrivere, inesilio, nel 1943: Non avevoancora compreso a fondo ildemonismo della vecchiapolitica di potenza; […]vedo il mio vecchio idealenazionale, statale e culturale,sfigurato e insudiciato daifautori della politica dipotenza. La ύβρις dell’ideadi potenza continuerà ainfuriare.Guerra è scendere in campoda uomo e uccidere uno,due, tre, cento altri uomini,e, una volta in guerra, morireè difficile, uccidere ancoradi più e neppure la pace èfacile, perché a stipularlanon sono mai gli stessi uominiche in trincea pregano Dio chei topi non li mangino nel sonno.Dopo secoli e secoli l’uomocontinua a compiere glistessi errori, senza impararenulla, né da chi ha parlato,né da chi ha scritto, né da chiè morto.Forse, allora, è vero: Laύβρις dell’idea di potenzacontinuerà a infuriare, persempre.Francesca Gatto III IF

a p a c ea p a c e I l d o l o r o s o d i s i n c a n t oI l d o l o r o s o d i s i n c a n t o

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Taluni di essi, esaltati dalla degenerazionedello sport professionistico, assurgonosettimanalmente ad esempi negativi,rendendosi protagonisti di atteggiamentiscorretti ed intemperanti. Il riferimento èanche a quegli allenatori e dirigenti checaricano di aspettative e tensioni i giovaniatleti, ricercando la sterile affermazioneagonistica piuttosto che la formazione ela sana crescita del ragazzo.Rimuovere queste degenerazioni significabattersi per una società migliore. Rispettare l’avversario implica la tolleranzae la comprensione verso le ragioni deglialtri. Rifiutare il doping comporta una

consapevolezza preventiva verso l’uso delle droghe. Quando cilasciamo andare a gesti inconsulti ed esagerati pensiamo a tuttoquesto, ricordando soprattutto gli occhi ed il cuore dei nostri figli. Lo sport necessita certamente di impiantistica e risultati, ma nonpuò né deve prescindere dalla presenza di educatori e personedi buona volontà affinché primeggi l’idea cardine del lavoro di

tanti volontari: far crescere in un ambientesportivamente sano i ragazzi.Occorre una generale assunzione diresponsabilità affinché le persone seriecontinuino a manifestare con il proprio impegnoun modo diverso di interpretare lo sport, intesocome condivisione di valori, rispetto edamicizia. La passione sportiva è un valore da preservaree mantenere, così come l’esempio che ciascungenitore, tecnico o dirigente deve dare aigiovani ! Dott. Stefano Lupi

Delegato Coni di Terni

La società contemporanea proietta erimanda modelli comportamentali cheinfluenzano negativamente la sport intesonella sua gioiosa e spensierata pratica daparte dei giovani. Il raggiungimento del risultato non vienevissuto come miglioramento personale,frutto di un percorso di impegno esacrificio, ma piuttosto come meta daconquistare tramite comode scorciatoie.Se non restituiamo il giusto valore ed igiusti valori allo sport, rischiamo dirovinare una parte importante del nostrovivere, condizionando pesantemente lacrescita etica e civile dei nostri figli.Sempre più spesso i campi di gioco si trasformano in arene dove sisfogano tensioni e frustrazioni. Questi fenomeni non riguardano solo le ampie platee professionistichenelle quali lo show business detta i tempi e le regole dello sport,relegando la prestazione ad elemento di contorno, ma purtroppoanche le categorie giovanili.Recentemente a Terni durante una partita dicalcio tra bambini c’è stata una violenta rissa fragenitori. Tale vergognoso episodio offende lasensibilità di tutti coloro che, con profondadedizione, lavorano per la promozione dellosport. Le singole Federazioni ed il Coni hannointrodotto progetti ambiziosi per far maturareuna cultura del rispetto e della correttezza. Non basta!Ritengo prioritario invece, educare i genitoriaffinché loro stessi siano i primi ad imparare leelementari norme del Fair Play.

De Coubertin addio!Corruzione,violenza,doping

negano i l d ir i t to al lo sport

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La Struttura Complessa Chirurgia Digestiva eUnità del Fegato dell’Azienda Ospedaliera di

Terni, diretta da Amilcare Parisi, si distingue per la grande attenzione dasempre posta alle tecniche laparoscopiche e robotiche in chirurgia oncologicadell’apparato gastro-intestinale e, più recentemente, in chirurgica bariatrica per lagrande obesità per le quali dispone delle più avanzate tecnologie.

Lo sviluppo della chirurgia mininvasiva, laparoscopica e più recentementedi quella robotica, ha permesso negli ultimi 20 anni di ridurre sensibilmenteil trauma chirurgico del paziente, in particolare nel campo della chirurgiaoncologica del distretto gastrointestinale, con tempi di ricovero ospedalieroridotti, un più rapido ritorno alle attività quotidiane ed una minore morbilitàpostoperatoria per il paziente, garantendo gli stessi risultati, in termini di radicalitàoncologica, rispetto alla chirurgia a cielo aperto. Oggi, dunque, la chirurgia nonnecessita di estese incisioni della parete addominale, cosa che condiziona anchela ripresa delle normali funzioni dell’apparato digerente e incrementa il tempodi recupero nel periodo postoperatorio. Tutta la procedura chirurgica avvieneall’interno dell’ambiente anatomo-fisiologico dell’addome chiuso, in cui sipenetra con gli strumenti necessari attraverso piccole incisioni della pareteaddominale e nella maggioranza dei casi è possibile dimettere il pazientemediamente in seconda o terza giornata postoperatoria. I principali vantaggiofferti dall’utilizzo della piattaforma robotica sono la visione magnificatatridimensionale per l’operatore, con totale assenza del tremore fisiologico, e ladisponibilità di strumenti operatori dotati di movimento a 360 gradi.

I principali campi di interesse dell’attività chirurgica in elezione riguardano iltrattamento mininvasivo (laparoscopico-robotico), ma non solo, della patologianeoplastica dell’apparato digerente, con particolare riguardo alle neoplasiedel colon e del retto, dello stomaco, del fegato, vie biliari e della colecisti, del pancreasin tutte le sue porzioni ma anche alle malattie della milza e del surrene diinteresse chirurgico. Vengono abitualmente trattate anche tutte le patologiedismetabolico/infiammatorie dell’apparato digerente tra cui, in particolare, lapatologia infiammatoria e litiasica della colecisti e della via biliare nonché lepatologie funzionali del giunto esofagogastrico (tra cui ernia iatale e patologiefunzionali esofagee quali l’acalasia) e infiammatorie del colon-retto (rettocoliteulcerosa, Morbo di Chron, malattia diverticolare). Vengono inoltre affrontatele neoplasie avanzate che interessano la superfice interna dell’addome e gliorgani in essa contenuti, la cosiddetta carcinosi peritoneale. L’intervento consistenella asportazione di tutte le lesioni metastatiche presenti e nel lavaggio adalta temperatura delle zone colpite dalle metastasi con farmaci chemioterapici.Tutto ciò avviene nello stesso intervento chirurgico e permette una sopravvivenzadel paziente altrimenti impossibile. La struttura si dedica anche alla cura dipazienti con sequele di interesse chirurgico della malattia cirrotica del fegatocome i tumori primitivi epatici e le varici esofagee sanguinanti, trattate anchecon apposizione di TIPS (endoprotesi transepatica portosistemica con approcciotransgiugulare). Per il trattamento di alcune patologie neoplastiche benigne,tra cui la patologia erniaria della parete addominale, l’attività chirurgica vieneeseguita in regime di Day Surgery o ambulatoriale.

Le tecniche chirurgiche mininvasive (laparoscopiche e robotiche) vengonoampiamente utilizzate anche nella chirurgia bariatrica per pazienti affetti daobesità grave; un’attività che, nell’ambito di un centro multidisciplinare perlo studio e la terapia della Obesità (CMO), coinvolge 10 strutture complesse,dirette e coordinate dal dottor Giuseppe Fatati, che raccolgono, oltre allacomponente chirurgica, numerosi specialisti che ruotano intorno al problemadell’obesità: il dietista, il nutrizionista, lo psicologo, lo pneumologo, ilcardiologo, l’endoscopista, l’anestesista e il genetista. L’obesità è divenuto uno dei maggiori problemi di salute del secolo e ladiffusione nei paesi industrializzati e in via di sviluppo sta crescendorapidamente, con modalità di tipo epidemico. Nel mondo, riferiscono i dati

A Z I EN DA O S P EDA LI ER AA Z I EN DA O S P EDA LI ER AS . C . C h i r u r g i a d i g e s t

Dott. Amilcare ParisiResponsabile Struttura Complessa di Chirurgia digestiva e Unità del fegato Azienda Ospedal iera “S. Maria” di Terni

ISTAT, ci sono attualmente 3 miliardi di persone insovrappeso e 310 milioni di persone obese. In Italia ci sono6 milioni e mezzo di pazienti obesi di cui 500.000 sonopronti per essere operati. Naturalmente per essere operati occorre rientrare in alcuniparametri, in particolare l’età, che va tra i 18 e i 60 anni, el’indice di peso di massa corporea o BMI (Body MassIndex). I cosiddetti grandi obesi molto spesso si sottopongono aterapie mediche e terapie dietetiche: possono dimagrire,ma altrettanto spesso riacquistano peso aumentando alcunevolte il loro BMI. L’unica terapia in grado di garantire unaperdita del peso effettiva e prolungata nel tempo è lachirurgia bariatrica, per la quale viene utilizzata lachirurgia laparoscopica e robotica.I principali tipi di interventi chirurgici che vengono effettuatiin chirurgia bariatrica sono restrittivi (che determinano unacapacità ridotta di assumere cibo, riducendo la capacitàdello stomaco), malassorbitivi (con particolari tecnichechirurgiche modificano la capacità di assorbimento deglialimenti, riducendo drasticamente le calorie assorbite eottenendo una perdita di peso costante che si mantiene neltempo) e di tipo misto (malassorbitivo-restrittivo). In particolare oggi la struttura complessa di ChirurgiaDigestiva e Unità del Fegato esegue i seguenti interventi: - il bendaggio gastrico che consiste nel porre un anellointorno allo stomaco riducendone la capacità. Tale bendaggioè regolabile dall’esterno per cui possiamo aumentare o ridurrela capacità gastrica in relazione alle esigenze del paziente.- la sleeve gastrectomy che viene eseguita da noi, come

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S A N TA M A R I A D I T ER N I S A N TA M A R I A D I T ER N Ii v a e U n i t à d e l f e g a t o

Équipe DirettoreA. ParisiMediciR. Pasquale, M. Mezzacapo, E. Giovannelli, M. Massoli, F. Farinacci,F. Ricci, S. Mazzetti, V. Scalercio, L. Guerci, R. CirocchiMedici in formazione specialisticaS. Trastulli, A. Cacurri, J. Desiderio, E. Pressi (Borsista)Capo SalaR. CrestaInfermieriG. Currao, S. Pettinacci, T. Ciavarroni, D. Arcangeli, M. C. Lamberti, M. Tempobuono, E. Valentini, U. Garganese, D. Perotti, T. Bianchini, S. Bruni, C. Manella, A. Rotelli, M. Virili, T. Battistoni, M. Cucco, F. Nicolini, A. Pagani, M. Armeni, A. Trombetti, M. Arcangeli, S. Chieruzzi, M. Martellucci, A. Salvi, S. Giuliani, G. Palombi, R. Di Geraci, F. Andreani, E. Castellani, L. Benedetti, D. Cacciamani A. Marchegiani

Fotoservizio di Alberto Mirimao

intervento di prima scelta. In questo intervento si riduce lostomaco sulla guida di una sonda che viene inserita dallabocca e asportando, con particolari suturatrici, una manicadi stomaco (circa 2/3 terzi) si riduce la capacità gastrica acirca 50 cc; - degli interventi malassorbitivi eseguiamo il bypassgastrico che consiste nel bypassare lo stomaco diminuendoil riassorbimento di alcune sostanze (zuccheri e grassi). Tutti gli interventi sono effettuati, tranne in casi particolari,in chirurgia laparoscopica e robotica.

Questa chirurgia garantisce grandi benefici ai pazienti, intermini di salute e qualità della vita, e anche alla sanitàpubblica, considerato che i pazienti obesi hanno un costosociale elevatissimo. Non c’è infatti solo il problema delsovrappeso, perché l’obesità è sempre associata ad altrecomorbilità che sono: il diabete, l’ipertensione, l’iperlipidemia, iproblemi respiratori e le artropatie. Secondo una recentericerca dell’Università Sant’Anna di Pisa, il costo annuostimato dell’obesità risulterebbe essere di 8,3 miliardi dieuro, pari a circa il 6,7% della spesa sanitaria pubblica.Ipotizzando una vita media attesa della persona obesa di 75anni, il costo sociale totale di un diciottenne obeso rispettoad un coetaneo normopeso è stimabile in circa 100.000euro aggiuntivi. Operarli significa non solo farli tornare aun peso normale, ma ridurre o eliminare tutte le patologieassociate all’obesità.

Nello studio e nella terapia di questa malattia, la partepsicologica riveste un ruolo determinante. La valutazione

psicologica è fondamentale per comprendere i disturbi alimentari ed escludere daqualsiasi trattamento chirurgico pazienti che abbiano disturbi psichiatriciimportanti, che siano dediti all’alcoolismo o che facciano uso di sostanzestupefacenti. Di qui la necessità di lavorare in équipe multidisciplinare,affinché l’attività del chirurgo sia integrata e sostenuta da una serie di specialistiche rivestono un ruolo determinante per il follow-up dei pazienti sottoposti achirurgia bariatrica. Per il follow-up viene impiegato il “sistema Baros” checonsiste in una valutazione eseguita prima dell’intervento e post-operatoriacon controlli dopo 15 giorni e dopo un mese, poi ogni 3 mesi, 6 mesi ed ognianno. Il sistema valuta il BMI, la perdita dell’eccesso di peso (EWL), lariduzione delle comorbilità (ad esempio se il paziente era diabetico non ha piùbisogno di fare insulina oppure se ha ridotto il dosaggio). Da un punto di vistapsicologico valuta l’autostima, il reinserimento nelle attività lavorative e sociali,l’attività sessuale e il gradimento del paziente per quanto concerne ilcambiamento di vita attuato dopo l’intervento.

Negli ultimi due anni, gli ottimi risultati chirurgici ottenuti, anche tramite ilconsolidamento della pratica della chirurgia robotica, hanno portato il dottorParisi e la sua équipe all’attenzione dello scenario internazionale, con importanticontributi scientifici presentati al Congresso Mondiale di Chirurgia Roboticatenutosi a Washington DC negli Stati Uniti) e al Congresso Internazionale diChirurgia Laparoscopica “Palazzini” a Roma, che ha visto collegate le saleoperatorie di 22 istituzioni da tutto il mondo in diretta live streaming.

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Mi spiace: non c’è budget!

Sono giorni che in Rete impazza la campagna “#coglioneNO” che,giocando sulla scurrilità del titolo e sulla delicatezza del tema affrontatoha scatenato reazioni suscitando qualsiasi tipo di commento e riflessionepossibile e immaginabile.Per chi non avesse visto i tre video a cui sto facendo riferimento,specifico di cosa io stia parlando: un gruppo di creativi ha realizzatotre video di tre minuti/tre minuti e mezzo in cui, paradossalmente, almomento di riscuotere il propriocompenso, un antennista, un giardiniere eun idraulico, si sentono rispondere:“Mi spiace: per questo progetto non c’èbudget... pensavo di essere stato chiaro!Ma sei giovane: ti sei fatto una esperienzache puoi mettere nel curriculum!” e altreovvietà sui generis che molte personesperimentano quotidianamente sullapropria pelle.A parte l’idea ingegnosa, semplice emolto di effetto che questi ragazzi hannoavuto il coraggio di rendere realtà c’è dadire che in effetti il momento, già non deipiù rosei in generale, non è proprio ilmomento ideale per chi si ritrova a fare ilmestiere del “creativo”.Già che questo tipo di professionalità èsempre stata vista un po’ come il magoche tira fuori dal cilindro il coniglio; un po’ che quando si nomina lafigura del “creativo” ci si aspetta sempre un po’ “ricchi premi ecotillons”; aggiungiamoci anche un pizzico di quell’estro checaratterizza chi si occupa di questo genere di lavori... e ci ritroviamocon il pacchetto dell’idea preconfezionata di chi il lavoro se l’è belloche inventato, costruito a tavolino e non si suda il pane come chi sispezza la schiena o passa le ore in ufficio a “lavorare sul serio”.In primis mi sento parecchio chiamata in causa, pur non avendoambizioni da “creativa”: sogno di lavorare un campo che non èpropriamente il mondo della finanza, la medicina sperimentale ol’agricoltura e mi sono trovata spesso a difendere la professione deimiei sogni da detrattori vari ed eventuali. Mi sono ritrovata più voltea sentirmi rispondere che mi sarei dovuta accontentare di un budgetminimo o inesistente (volontariato allo stato puro, in sintesi) per

svolgere delle attività che, in altri contesti, sarebbero stati retribuiti,in un modo o nell’altro. Mi sono sentita dire più e più volte: “Eh, masai questo quanto peserà sul tuo curriculum? Mica bruscolini!” e sonostata estremamente fortunata a potermi permettere di vivere questeesperienze grazie alla presenza dei miei che mi hanno sempre paratole spalle e lo stanno continuando a fare dandomi l’opportunità divivere dei miei sogni, rendendoli reali e sperando di poter ripagare iloro sacrifici tra qualche anno. Guardando questi video però, dopoessermi messa a ridere, mi sono indignata profondamente al pensiero

che moltissimi giovani dotati di talento edi capacità che in altri angoli del mondosarebbero valorizzati, apprezzati e giustamenteripagati, qui da noi si sentono rispondereche se vogliono lavorare e fare esperienzadevono essenzialmente lavorare gratis.Che vergogna!Non trovo altre parole se non queste e mirattristo infinitamente al pensiero di tuttiquei progetti di vita che si ritrovano a cambiarestrada, se non a cambiare proprio Paeseper cercare di essere applicati alla realtà,cercando di ottenere quei risultati che sidovrebbe poter trovare anche nel proprioPaese d’origine, specie se questo Paesefa parte dei cosiddetti Paesi sviluppati.E allora non ci resta che metterci anima ecorpo a voler migliorare questo Paese perrenderlo quello che sogniamo, nonostante

chi lo rende così disperato; nonostante tutti coloro che dovrebberofare qualcosa per salvarlo, ma che invece lo tirano a fondo; nonostantechi continua a ripeterci che è inutile sognare e che tanto quelbenedetto budget per il nostro progetto non ci sarà mai.Non credeteci, non stateli nemmeno a sentire, per carità: non fatecitogliere anche la speranza e la voglia di sognare. Come dice Ligabue in una delle sue canzoni più belle dell’ultimoalbum: “Sono sempre i sogni a dare forma al mondo: sono sempre isogni a fare la realtà! Sono sempre i sogni a dare forma al mondo esogna chi ti dice che non è così, e sogna chi non crede che sia tuttoqui! Io non lo so se è già tutto scritto, come è stato scritto; io non loso che cosa viene dopo. Io non lo so: se ti tieni stretto ogni tuo diritto,so che ogni attimo è diverso, so che nessuno è come te!”.

Chiara Colasanti

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Non pensavo potesse essere interessante unarticolo sulla scuola e molto probabilmentenon lo sarà, d’altronde non è un’esperienzaraccontata da un sociologo

o un antropologo o qualcuno che potrebbe avervoce in capitolo su questa tematica, ma sempli-cemente dal punto di vista di uno studente chevive nella sua vita di tutti i giorni una realtàcomplessa e ancora oggi difficile da spiegare.La Scuola serve per imparare e forse mai frasefu più veritiera, ma cosa si impara realmente trai banchi? Semplice: a vivere. Ebbene sì, nelluogo di studio per eccellenza non esiste solo lostudio ma c’è spazio anche per imparare a esserese stessi. L’impatto che la Scuola ha su di noi e sulle nostre vite è rilevante peril semplice fatto che tende a formare l’individuo nel corpo, nellospirito e nella mente. Si entra per la prima volta quando si vivel’infanzia e si esce quando siamo oramai avviati sulla strada delmondo del lavoro. La scuola è come un terzo genitore: vede i proprifigli crescere, imparare, vincere e perdere le loro cause, soffrire esuperare le difficoltà passo dopo passo. Ognuno ha un suo parere: per qualcuno è sostanzialmente un’enormefatica così grande da riuscire a suscitare dell’odio, per altri invece è

La scuola, questa sconosciutauna palestra dove si impara a conoscersi e a migliorarsi (per quantoovviamente sia possibile nelle rispettive possibilità), per altri ancoraè una delle risorse più importanti del nostro paese ma come molti altri

valori viene abbandonata un po’ a se stessa ediviene purtroppo un ostacolo e non un tramiteper il successo del singolo studente e del gruppoin generale.Potrebbe sembrare paradossale ma la Scuolarispecchia quasi del tutto e con una certa fedeltàil periodo storico che vive la società di ognipaese. Prendiamo per esempio l’Italia: in unperiodo di grave crisi economica e di ideali,anche la struttura scolastica arranca. Spesso e volentieri mancano i fondi economici el’inventiva per l’utilizzo di questi ultimi.

Alle volte si presenta una notevole confusione nei punti fermi e negliobiettivi che la Scuola pone, seguendo per certi aspetti con una curiosafedeltà nella situazione politica attuale.Cos’è quindi la Scuola? In realtà non è possibile definire con estremaprecisione il concetto di Scuola perché è un meccanismo cosìingegnoso da risultare complicato anche a chi ci lavora; si puòsemplicemente pensare come “la prima grande prova che ci vienesottoposta di molte altre che ci accompagneranno per tutta la vita”.

Giovanni Pirozzol i

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Uniche infatti sono le possibilità offerte dallo “strumentoacqua”, che agisce contro la forza di gravità (principio di

Archimede), e consente al corpo dimuoversi in assenza di peso: questodetermina una maggiore facilità amuoversi quando per esiti traumatici,per deficit neurologici o dopo chirurgiaortopedica sarebbe impossibile odannoso caricare il peso reale suipropri arti. Il risultato è una diminuzione dellostress e del carico sull’apparatomuscolo scheletrico che facilital’esecuzione di movimenti in assenzadi dolore.

La resistenza offerta dall’acqua ègraduale, non traumatica, distribuitasu tutta la superficie sottoposta amovimento, proporzionale alla velocitàdi spinta e quindi rapportata alle capacità individuali di ognipersona. L’effetto pressorio dell’acqua, che aumenta con la profondità,esercita un benefico effetto compressivo centripeto sul sistemavascolare, normalizzando la funzione circolatoria e riducendoeventuali edemi distali. Tale effetto è ampliato nel Percorso Vascolare Kneipp dovesi alterna ciclicamente il cammino in acqua calda e fredda.

Inoltre la temperatura dell’acqua, più elevata (32° - 33°)rispetto alle vasche non terapeutiche, permette la riduzionedello spasmo muscolare e induce al rilassamento. Per questoil paziente si muove meglio e la muscolatura appare più elastica.La riabilitazione in acqua è utile e proponibile a tutti, daibambini agli anziani; per potervi accedere non occorre essereesperti nuotatori è sufficiente un minimo di acquaticità.

Con la riabilitazione in acqua è possibile non solo ristabilirele migliori funzionalità articolari e muscolari dopo unincidente, ma anche eseguire delle forme di eserciziospecifiche per prevenire la malattia o per curare sintomatologiecroniche come la lombalgia.Tali esercitazioni sono particolarmente indicate per queisoggetti in forte sovrappeso con difficoltà di movimentolegate ad obesità, ad artriti, a recenti fratture o distorsioni.Nella maggior parte di questi casi si registra un nettomiglioramento del tono muscolare e dei movimenti articolaridopo un adeguato programma terapeutico. Il paziente, seanziano, acquisisce in tal modo un maggiore controllomotorio che, migliorando l’equilibrio, allontana il rischio dicadute e rallenta il declino funzionale legato all’invecchiamento.

La riabilitazione in acqua è particolarmente indicata in:- esiti di fratture - distorsioni, lussazioni - patologie alla cuffia dei rotatoridella spalla

- artrosi dell’anca e delle ginocchia - tonificazione muscolare in preparazione all’intervento chirurgico

- mal di schiena (lombalgia, sciatalgia, ernia ecc.)

- para paresi spastiche- esiti di interventi neurochirurgici- esiti di ictus- esiti di lesione midollare- disturbi della circolazione venosa

- Riabilitazione in acqua- Rieducazione ortopedica- Riabilitazione neurologica- Rieducazione Posturale Globale- Onde d’urto focalizzate ecoguidate- Pompa diamagnetica- Tecarterapia

- Visite specialistiche- Analisi del passo e della postura- Elettromiografia - EEG- Ecografia apparato locomotore- Idoneità sportiva... e molto altro

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Oggi è domenica. Tutto tarda a svegliarsi. C’è nell’aria un odore difesta. Arriva dopo gli affanni lavorativi in foresta, le cui immaginicontinuano a scorrermi per inerzia in pensieri affollati. Una sostaserve a riordinare le idee e ritemprare le forze. Voglio godermela.Sto seduto sulla butaca preferita e guardo, fra le punte dei piediappoggiati sulla balaustra della veranda, la ripresa lenta del giorno. Oltre la rete che delimita il solar, vedo passare gli stessi uomini ele stesse donne di sempre, assolutamente indifferenti al giorno direlax.Oggi, non ho voglia neppuredi pensare. Tutto il personaleè a casa, cuoco compreso.Qualcosa mangerò. Non so cosa, ma troverò infrigo qualche avanzo.C’è solo Salimu a guardia delpatio. Gira senza sosta fra lafalegnameria, il deposito e larete di cinta. I furti sonoaumentati. A tutti piacevivere bene, magari senzatroppi sforzi. Osservo gli enormi pipistrellipendere dai rami della palma.Si agitano ancora, sonorientrati da poco. Per tutta lanotte mi hanno martellato latesta con il suono metallicodelle ali. Fa già un caldoinfernale, mi tolgo il cappelloe smuovo un po’ d’aria allaricerca disperata d’un minimo sollievo. È tutto inutile. Il senso di soffocamento aumenta quando tento di alleviarne i fastidiagitando le braccia. Il disco infuocato del sole s’è appena sollevato sulla linea dell’orizzontee i raggi filtrano attraverso il fogliame dei ceiba, colpendomi ognitanto come frecce appuntite. Spingo la testa all’indietro per appoggiare la nuca alla spalliera esocchiudere un po’ gli occhi dietro le lenti scure dei Ray-Ban.È a quel punto che vedo scendere lentamente un mamba nero lungoil tronco di un mango, a lato del cancello principale. È lungo duemetri circa e ha un corpo spesso quanto un braccio. Scivola silenzioso, lento, schivando il fogliame folto. Di sicuro ha già individuato la sua preda. Non c’è peggiore incontro che si possa fare nell’Africa sub sahariana.Qui lo chiamano siete pasos, tanti ne consente dopo un morso; ilsuo veleno coagula immediatamente il sangue e blocca il cuore. È il solo serpente a non temere l’uomo; al contrario lo attaccavolutamente, come se fra i due perduri un’atavica partita mai conclusa.Per fortuna la sua presenza è rara in città; nel contesto urbano riescesempre a uccidere. La gente ne conosce bene le abitudini ed èterrorizzata solo alla vista. La fuga non è una soluzione; è capace dimuoversi alla velocità di un cavallo al galoppo.Eccolo avanzare nell’assenza totale di fruscii, s’allunga sopra unpacchetto di tavole, poi ne discende sfiorando ogni cosa al passaggio.Alza ogni tanto la testa e non sembra distrarsi dall’obiettivo prescelto.È a circa venti metri da me e alla stessa distanza da Salimu che mista di fronte e verso cui si rivolge minacciosamente, dandomi ildorso. Il guardiano non s’avvede del pericolo e io non vogliogridare per non innervosire l’animale. Potrebbe decidere di avventarsisu di lui senza indugi e metter fine alla sua esistenza in un attimo.Ora è a circa dieci metri da Salimu che sta tagliando, machete in

L’Africa, prima che un Continente, è uno stato d’animo, dove convivono colori, profumi, emozioni.Persone e luoghi mai scontati, situazioni inattese, misteri e magie. Riuscire a trasmettere queste sensazioni è l’aspirazione di chiunque ne scriva, ma anche esercizioegoistico di non perderne la memoria. L’Autore ha vissuto dieci anni in Guinea Equatoriale. Ha avuto il tempo di condividere con ilocali una fase delicata della crescita della piccola repubblica, della quale è diventato ConsoleOnorario nel 1992. Da questa esperienza è nato il romanzo Okiri, pubblicato nel 2007 e prendespunto la raccolta di racconti Magica Africa, storie brevi ambientate in luoghi preclusi al turismodi massa e impenetrabili agli occhi di visitatori occasionali.

mano, i ciuffi d’erba alla base della rete di recinzione.Sinuoso e calcolatore, rallenta i movimenti, attento a non farerumore, pronto a sorprendere la vittima con uno scatto. Non so chefare. Gridare o fuggire… mi avvicino, prendo un bastone, più perdifendermi da un suo attacco che per salvare Salimu.Ho il cuore in gola, ne seguo le mosse senza perderlo di vista. Ora, ha la testa sollevata di circa mezzo metro da terra, osservo iriflessi del sole sulla pelle chiara e lucida dell’animale. Mi trovo a

cinque metri dal serpente eSalimu non s’è accortoancora di niente. Un passante vede la scena esenza troppi riguardis’avvicina alla rete e mandaun grido strozzato: Señor, laserpiente… una mamba negra.Salimu si gira e il terrore glisi stampa in viso. Il serpente gli è di fronte,immobile e determinato. S’è sollevato ancora dalterreno. Non riesco a respirare, né abattere ciglio. La sola vista mi sconvolge.La bestiaccia tiene gli occhifissi su Salimu, sembra glistia trasmettendo la condannaa morte. Il disgraziato mi getta unosguardo implorante, poi

allunga davanti a sé il machete. Ma, si rende subito conto che non è la posizione giusta perrespingere un attacco. Dovrebbe allontanare il machete da quelpunto, allargare il braccio sulla destra, accorciando così il tragittodella lama sull’animale. Ecco, fa proprio così, dimostrando diconservare la lucidità necessaria. Capisce che non gli potrò essereutile. I mamba non si distraggono facilmente.All’improvviso, richiamato dalla voce del passante, arrivaabbaiando Chico, il cane a guardia del solar. S’avventa sulla rete metallica contro l’uomo e solo qualche istantedopo s’avvede del mamba. Chico digrigna i denti e si sposta verso la coda della bestia che hapreso ad agitarla per non offrire un facile bersaglio al cane. Il rettile tiene, comunque, la testa ferma, puntata su Salimu. Dalla bocca chiusa esce ripetutamente la lingua a saggiare l’aria eassaporare il terrore che ha sparso. Si solleva ancora di più, s’inarca e si sposta all’indietro, come aprendere la rincorsa per la stoccata mortale.È a quel punto che Chico riesce ad affondare i suoi denti nel corpodel serpente. La reazione del mamba è fulminea: gira la testa versoil cane e con le fauci spalancate afferra con precisione chirurgica ilmuso di Chico. Neppure un verso… solo uno sguardo rassegnatoverso di me. Mi sento addosso tutto il peso del suo sacrificio. Tutto dura un pugno di secondi. In quel frattempo, Salimu riesce asferrargli un colpo micidiale di machete a trenta centimetri dallatesta. Come un tubo per l’irrigazione abbandonato alla pressionedell’acqua, il mamba fende l’aria spargendo sangue dappertutto eimbrattando Salimu da cima a fondo, tanto da sembrare uscito daun mattatoio. Il miracolato lascia cadere il machete e si piega sulleginocchia. Dal viso grondante di apre un sorriso.Un sorriso isterico, ma pur sempre un sorriso. Franco Lel l i

I l m a m b a n e r o

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Durante le feste natalizie, specialmente nella nostra regione, è quasigiocoforza mettere su qualche chiletto, ma dopo un tempo breve perriordinare le idee, chi vuole essere in forma per la stagione estiva, devecominciare a programmare una terapiad’urto. Questo perché, anche se moltoimportanti per un buon protocolloterapeutico, l’attività fisica e l’attenzioneall’alimentazione non sono sufficienti;diventa necessario affidarsi ad un team

di specialisti del settore: “i Professionisti della Medicina Estetica”.Nei nostri centri la prima visita è affidata al medico specialista che valuta con l’ecocolordopplerlo stato di salute della circolazione delle gambe e con l’ecografia la misurazione dello spessoredel pannicolo adiposo nelle varie liposedi addome, zona peritrocanterica, fianchi, ginocchio e caviglie.Dopo questa prima visita lo specialista ha tutti i dati necessari per impostare una efficace terapia.Diciamo subito che se il paziente collabora i risultati sono veramente eccellenti, i protocolli

sulla cellulite sono oggi veramente efficaci e noicerchiamo di abbinare alla mesoterapia eall’ossigenoozonoterapia anche terapie drenantiche eseguono i collaboratori del team fisioterapico.La nostra filosofia è quella di dare il massimorisultato nel minor tempo possibile e con ilminimo della spesa da parte del paziente e questoin un momento di crisi come quello in cuiviviamo è molto apprezzato.Le terapie mediche durano pochi minuti edil paziente può tornare al lavoro senzaprecauzioni particolari.Oltre il sovrappeso e la cellulite altro settore

“core business” dei nostri centri è il trattamento della insufficienza venosa agli arti inferioricon specializzazione particolare nel trattamento delle varici e dei capillari. Come si può vedere nei prima e dopo terapia inseriti nell’articolo i risultati sono eccellentie la tecnica gold standard rimane sempre la scleroterapia.Un capitolo a parte sono i fili di biostimolazione da poco entrati nella pratica clinica magià diventati un pilastro importante e a lato si può intravvedere un ottimo risultatoottenuto nel trattamento del rilassamento delle braccia.Per maggiori informazioni consigliamo ai lettori di consultare il nostro sito www.tracchegiani.it o di scrivere ad [email protected] ai nostri numeri è possibile poi ricevere informazioni dalle nostre assistenti che provvederanno a chiarire ogni dubbio.

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Dr. Aldo TracchegianiNato a Narni e laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Perugia. Specializzato con lode in Angiologia medica presso l’Università degli Studi di Catania. Ha frequentato come interno i reparti di Dermatologia, Chirurgia Vascolare, Angiologia, Medicina Interna, negliospedali di Terni, Spoleto e Perugia. Svolge attività libero professionale dal 1986 nel settore della Flebologia,Dietologia e della Medicina Estetica. Coautore del libro Il Flebolinfedema e autore di numerose pubblicazioni. Ha partecipato in qualità di relatore a numerosi congressi Nazionali e Internazionali. È stato docente in Flebologia e Scleroterapia presso la scuola della Nuova Medicina di Bologna, e in numerosi masterpost universitari. È Direttore Sanitario di numerosi Poliambulatori e Centri Specializzati nei Trattamenti di MedicinaEstetica, Flebologia e Dietologia.

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Fronte larga, barba incolta, una goccia di sudore salato rendeva perun istante di nuovo giovane quel volto affaticato e ne distendeva lerughe, la manica della veste bianca la asciuga. Due occhi mostrano illoro stupore e meraviglia di fronte a ciò che riconoscono come proprio:il verde smeraldo del crepuscolo faceva contrasto col loro colore azzurrocielo, una locomotiva sbuffante corre su di un binario che non c’è conmeta Gipango, a qualche centinaia di metri di distanza da una torrerossa… E un tavolato. Sarebbero bastati altri tre colpi di remi perapprodare a quella baia meravigliosa. L’anima di quel vecchio nonaveva mai visto nulla di più metafisico…- …Così non va… Ci vuole più sentimento e meno umanità… Andromaca,afferra il braccio di tuo marito e amalo come mai hai amato!- Tο όνομά μου είναι Αριστοκλής! - Un po’ più verso il sole, Ettore! - Aλλά ο ήλιος μη λάμπει!I due coniugi sembrarono non farsene un cruccio; si spostarono versosinistra, in modo tale che il sole li ferisse di fronte e facesse di lorodue ombre nere e allungate.- È per loro che il sole deve brillare, per le loro ombre; se voi nonsiete in grado di vederlo, non me ne stupisco. È infatti del loro sole chesto parlando, che, a quanto vedo, è proprio lì, alla loro sinistra, noncerto di quella palla di fuoco color vermiglio che è appena sparitadietro l’orizzonte e che decide di far capolino o lasciarci al freddoquando più le fa comodo.- Credo sia stato un lapsus da parte vostra, niente di grave spero. Alludevateall’Idea di sole che è nell’Iperuranio, vi sarete espresso erroneamente…- Oh, mi sono espresso benissimo invece! Piuttosto voi, mi direste digrazia con chi ho l’onore di disquisire?- Aristocle di Atene, se vi piace. Grande filosofo del mio tempo,grandissimo direi, se non filosofo di svolta, oserei definirmi.È grazie a me, sapete, che si parla di metafisica! È miodovere spiegarvi che con la mia seconda navig…- Fermatevi, vi prego! Di metafisica parlate…Guardatevi intorno: il mare, la locomotiva, latorre, il crepuscolo, le ombre, i due manichini…Non vi sembra questo un perfetto mondometafisico?Il pittore aveva posato i pennelli e si dirigevaverso quella locomotiva che, immobile, correvaimpazzita, ansiosa di raggiungere quella metaimpossibile.- Fermatevi, per Zeus padre, fermatevi! Non crederetecerto che la nostra discussione sia terminata!- Cos’altro dovrei dirvi? - Oh, voi nulla di certo, avete già detto abbastanza dafarmi intendere che sarò io qui a dovervi dire ben piùdi due paroline… Come prima cosa: per quale motivoriproducete modelli umani come manichini?- E voi sareste il “filosofo di svolta” grazie al quale si parla dimetafisica? Eppure è in questi manichini che si riconosce quel tipo diamore che prende il nome proprio da voi: è questo l’amore platonico,questo l’amore metafisico, quello vero, l’amore in grado di esisteresenza una qualsiasi forma di corporeità, un sentimento insito nell’animadi ognuno, che, proprio perché comune, lega due individui, seppurinconsciamente, a volte, indissolubilmente. Vedete Ettore e Andromaca?Per rappresentare il loro sentimento, non è necessario rappresentareanche i loro corpi, che ne risulterebbero soltanto una pellicola cherischierebbe di renderlo opaco.- Cosa dunque voi definite metafisica? - Nulla. E tutto. La torre è metafisica, il cielo, la locomotiva èmetafisica, perfino il tavolato lo è.- Sì, sì, ma… I manichini allora? La torre, il cielo, la locomotiva, iltavolato, sono tutto elementi “al di fuori”, i manichini cosa rappresentano?E perché Ettore e Andromaca non li avete considerati?- Nulla di più metafisico, ecco cosa rappresentano i due manichini. E per Ettore e Andromaca, beh… Semplice: loro sono la realtà, quellavisibile a chiunque, a cui va tolto il contenitore, quella pellicola opacaa cui alludevo prima; a quel punto non emergerà nient’altro che isentimenti, le emozioni, le passioni che rendono vive due persone,depurati da ogni minimo accenno di sensualità o materialità; provatead osservare il mio quadro senza aver prima guardato i modelli reali:riuscite a capire chi dei due manichini è Andromaca e quale Ettore?- Alla vostra sinistra c’è Ettore e a destra Andromaca?- Esatto, e da cosa lo deducete?- Non so, c’è qualcosa nel volto di lei, un quid di diverso che in luinon c’è: il suo volto sereno e terribilmente angosciato per la partenzadell’amato che è consapevole non rivedrà mai più, quella minuscoladecorazione densa tuttavia di significato all’altezza dell’attaccaturadel “naso”, la stessa posizione della testa, l’intero atteggiamento del

corpo, il colore delle “vesti”… E Ettore, Ettore sta chiaramente stringendoa sé Andromaca, e sta tentando di consolarla, si vede dal suo voltoreclinato su quello di lei!- Più chiaro di così? Voi sostenete l’esistenza di un mondo soprasensibile,caratterizzato dalla presenza di essenze, come le definite, di paradigmi,modelli, esseri veri, Idee di ciò che c’è qui: per ogni essere c’èun’Idea, un’essenza, l’archetipo perfetto. Quando mi hanno spiegatola vostra filosofia alle scuole superiori mi è stato portato un sempliceesempio: un cavallo; ecco, il cavallo è la “brutta copia” dell’Idea dicavallo che si trova nell’Iperuranio, e che rappresenta sì l’animale, manella sua forma perfetta; è qualcosa di intangibile, di soprasensibile, dimetafisico, ma c’è. Mi sbaglio?- No di certo, avete illustrato nel modo più calzante possibile quellache è la mia teoria per quanto concerne la metafisica, ma la vostra?Qual è il vostro scopo nel farmi descrivere le fattezze umane dei duemanichini?- Dimostrare che la vostra e la mia “teoria” riguardante la metafisica,se così la si può chiamare, perché non è assolutamente di teoria chesi parla, non sono poi così agli antipodi come potreste credere. - Ora correggete anche i termini che utilizzo?- Se hanno a che vedere con lo scopo che desidero raggiungere, perchéno, oserò essere così sfrontato. Proviamo entrambi a capire qual è ilvero punto contrastante tra le nostre due “teorie” (un passo alla volta):mentre remavate per approdare al tavolato, cosa avete pensato nelguardarvi attorno?- ‘La mia anima non aveva mai visto nulla di più metafisico’, mi sembraabbia scritto il narratore.- Benissimo (chiunque sia ci ha dato un enorme aiuto); dunque, in

base a quello che ho detto poc’anzi e con cui voi avete prontamenteconcordato, la torre, la locomotiva e tutto il resto, escludendo

Andromaca ed Ettore, è metafisica, giusto?- Nient’affatto: come pensavo, voi non siete in grado

di vedere cosa sia veramente μετα΄ τα` φυσικα΄,oltre la natura: la mia anima non aveva mai vistonulla di più metafisico perché era un cielo smeraldoche aveva visto, una torre rossa, una locomotivache corre su un binario che non esiste, non uncrepuscolo, una torre ed una locomotiva, comeavete detto in precedenza. Io solo posso vederela realtà soprasensibile, io solo so riconoscerla,perché io solo l’ho conosciuta.

- Ma l’avete vista intorno a voi, nel mondo reale!Mi sembra piuttosto che vi stiate contraddicendo!

Voi sostenete l’esistenza di una realtà metafisica inun mondo iperuranico, o sbaglio?

- Ma allora i manichini? Quelli sono nel vostro dipinto!Non vorrete dirmi che la metafisica sia presente nell’arte,

che non fa altro che ingannare riproducendo falsamente larealtà, che di per sé è già tutt’altro che perfetta!- È esattamente ciò che ho in mente di fare: l’avete ammessa voistesso, e la avete anche dimostrata, la possibilità di cogliere la veraessenza, l’Idea di uomo, di donna, dei loro ruoli e perfino dei lorosentimenti! Senza che vi chiedessi se nei manichini riconosceste dueesseri umani, affermato e descritto con dovizia di particolari primal’uno e l’altro sesso, motivando esaustivamente la vostra risposta eindovinando addirittura ciò che essi provano l’uno per l’altra, senzasbagliare un colpo! - Sì, ma…!!!- Sono spiacente, grande Platone, vi ho persuaso con l’arte che voi piùodiate, e, con ogni artificio possibile di essa più degno, come lo stessoEttore fece con Patroclo, dopo che questi con più colpi era già statoferito, sferrerò contro di voi l’ultimo: se la preposizione μετα΄ ha ilsignificato di oltre, non sarebbe possibile tradurla anche con “superiore”? Ora, incastriamo quelle componenti che, tra i nostri due puzzles, differiscono:per voi il soprasensibile è al di fuori -o almeno lo era- del mondosensibile, e tutte le sue componenti, le Idee, sono di importanza assaisuperiore a quelle che invece costituiscono tutto ciò che è tangibile. Per come la penso, e, soprattutto, per come la vedo io, soprasensibilesignifica sì superiore, ma solo per importanza, perché la metafisica èdi chiunque. Non occorre nient’altro che rimuovere la già svariatevolte nominata patina opaca che la cela allo sguardo più superficiale:sono sufficienti due manichini per rappresentare e descrivere i sentimentipiù umani e nobilitanti dell’animo, privandoli, o meglio, depurandolida un pericoloso eccesso di umanità. E poi, osservate con maggioreattenzione il mio quadro: la torre È rossa, il cielo È smeraldo e lalocomotiva corre su un binario che NON C’È, traete voi le conclusioni.- Se ho sempre detestato la retorica una motivazione c’era… Lo ammetto, mi avete battuto signor…- Giorgio de Chirico, se vi piace! Martina Salvati

I due coniugi sembrarono non farsene un cruccio; si spostarono verso sinistra, inmodo tale che il sole li ferisse di fronte e facesse di loro due ombre nere e allungate

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Rompietti scese dal costone e si avviò per partecipare allagioia del Capo mentre, insieme al suo cane, cercava diritrovare la preda abbattuta. “Dott. Rompietti non eraquesto il punto di caduta? …Io non vedo niente però ...chiami anche Sippa … vediamo … non può essere che daqueste parti ... Ecco, ecco …guardi ... Qui c’è l’erba sporca disangue … Guardi … e le penne …guardi … dove è caduto … Kriss… Trovalo … può essere ferito …è sicuramente qui intorno … Bisognastare attenti … eppure l’ho centrato… non è vero?… l’ha visto purelei! …le cartucce … queste sonole cartucce che non vanno … Maledette … maledette … mi diaqualcuna delle sue … anzifacciamo il cambio … tanto siamoin riserva e di fagiani ce ne sonomolti … possiamo permetterci illusso di fallirne qualcuno … perprovare queste maledette cartucce…accidenti!”.E il giovane dipendente annuivaconfermando tutte le tesi e leipotesi per risalire un po’ nellaconsiderazione del Capo, visto la china in cui era caduto.“Ha fatto bei tiri e anche difficili”, diceva per rabbonirloperché il fagiano aveva preso velocità. “E qui si vede chiaramente dove è caduto, l’erba pestata e

sporca di sangue, le penne … sicuramente le cartucce non vanno …”. Lui annuiva ma lo guardava di sottecchi per scoprire se gli stava dicendo laverità o se lo stava ancora prendendo in giro, visto che comunque il fagiano erascappato.Nel frattempo erano arrivate anche le altre squadre, che s’informavano

sull’accaduto e su quanta selvagginaavevano preso. Nessuno aveva presouna lepre e un fagiano come loro due:chi aveva preso niente, chi una miserafagiana.Il problema era che il Grande Capo nonaveva preso niente!Allora, con una serie di spiegazioni chenon c’entravano niente, il GrandeManager di lungo corso prese ladecisione di rifare gli accoppiamentidelle squadre, così il Rompietti siritrovò con un collega, mentre il Nettiscelse un altro dipendente sicuramentepiù rispettoso.Intanto era scattata l’ora del pranzo, checonsumarono in una trattoria della zonadove si abbuffarono di pastasciutta alragù, spezzatino con patate, vino, fruttae caffè. Durante il pasto il dott. Netti sirivolse al Rompietti ad alta voce, in

modo che tutti sentissero: “Lei mi piace poco, dott. Rompietti, come tutti quelliche si lasciano la barba … ho la sensazione che avete qualcosa da nascondere…”. E giù tutti a ridere … E il Rompietti, imbarazzatissimo e anche un po’ im-bambolato dal sonno: “La ragione vera è che a farla con la lametta, metodo chepreferisco, ci vuole una vita. Così me la accorcio una volta a settimana ladomenica, risparmiando minuti preziosi, che utilizzo per vedere il telegiornalee le previsioni del tempo, visto che sono tutto il giorno on the road”.Voleva anche dire che una volta c’era uno che non sopportava gli ebrei, ma nonlo fece.Il dott. Beppinelli, vista la giornata non buona del Suo Capo, giacché avevamangiato ‘gni ‘osa facendo anche la scarpetta, visto che stava morendo dalsonno e non era cacciatore, si fece accompagnare nella villa di caccia e si buttòvestito sul primo letto che trovò. A sera lo trovarono che ronfava ancora come un porco.Dopo pranzo combinarono pochino a causa del lauto pasto, della stanchezza edei fagiani che si dimostrarono molto furbi. Comunque al tramonto radunarono sul piazzale della villa undici fagiani e unalepre senza contare quelli della coppia Netti - collega buono, che ancora nonerano tornati. Radio caccia diceva però che la coppia ritardataria non aveva preso niente. Allora un collega, coetaneo del Netti, unico che si permettesse di dargli del tu,preparò uno scherzo atroce.Legò con un lungo spago un fagiano a una zampa e lo mise sul bordo dellastrada bianca, in mezzo alle erbacce e poi si nascose dietro un cespuglio. Da lontano si vedevano due cacciatori stanchi, preceduti da due cani felici diritornare alle macchine. Stava facendo buio. A un tratto i cani puntarono qualcosa sul ciglio della strada. Prontamente il dott. Netti tolse il fucile dalla spalla e lo imbracciò in direzionedei cani, pronto a sparare. “Prendilo Kriss” e il cane si avventò sul poverouccello morto mentre il perfido collega, tirando lo spago, faceva attraversare alfagiano tutta la strada bianca inseguito da Kriss, che tentava di riprenderlo. E giù tutti a gridare: “sopra, sopra … spara, spara ” all’indirizzo del Netti e delsuo malcapitato accompagnatore.Il Grande Capo disse ad alta voce una serie di parolacce, non salutò nessuno,non prese la sua parte di selvaggina, saltò in macchina col suo cane e partìsgommando verso Milano, nascosto da una densa nube di polvere bianca.Venimmo poi a sapere che la settimana successiva ritornò in quella riserva dasolo, si fece rilasciare dieci fagiani dalle gabbie, ne prese nove e fu feliceinsieme al suo Kriss.Dopo quel giorno fu caldamente suggerito a tutti di non parlare di caccia allapresenza del Grande Capo e nei loro curricula apparve una gigantesca pallanera che troncò, in chi immeritatamente l’aveva, ogni speranza di carriera.Però quanto si divertirono! vittorio.grechi@gmail .com

A c a c c i a c o i C a p iOgni r i fer imento a persone e a fat t i realmente accadut i è puramente casuale

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Quando arriva l’inverno abbiamo tutti paura del freddo e delle sueconseguenze e in particolar modo dell’influenza e dei raffreddamentiche possono essere a loro volta forieri di altre conseguenze quali lesindromi reumatiche. Ma accade lo stesso quando piove; abbiamo paura della pioggiaperché ci bagna, lo stesso quando è caldoperché ci fa sudare, quando c’è ventoperché ci da fastidio... insomma ognivolta che c’è un cambiamento “abbiamopaura”. Il cambiamento ci spaventa perché non cifidiamo più del nostro corpo e delle suecapacità di risposta che nel tempoabbiamo sopito con l’eccesso di comodità.L’adattamento rappresenta la condizionefondamentale dell’esistenza e soloattraverso la sua capacità di seguire ciòche cambia possiamo vivere. In altre parole abbiamo perduto lacapacità di essere soggetti elastici, ingrado cioè di dare risposte adatte allasopravvivenza; ci siamo irrigiditi e non siamo disposti a confrontarcicon la vita e gli elementi che essa ci propone. Vorremmo che tuttofosse come ci piace. Allora i riscaldamenti domestici e non, chevanno “a palla”, i condizionatori come sopra e così via, tutto vienemodificato a piacimento ed oltre. È chiaro che quando è freddo bisogna scaldarsi e quando è caldorinfrescarsi, ma è sempre più evidente che siamo nell’eccesso. Non ci viene in mente per esempio che si può fronteggiare ilcambiamento climatico con l’alimentazione scegliendo alimentiche siano per esempio scaldanti ed evitare quelli che sono

I l f r e d d orinfrescanti. Seguire in un certo senso ciò che la stagione ci propone, ammessoche ricordiamo quel che è tipico della stagione! Quello che posso consigliare a chi soffre il freddo è un’alimentazioneche preferisca zuppe e minestre (zuppe di cipolle, di patate, di

quinoa, di farro, di legumi...), le verdurepreferibilmente cotte al vapore e conditecon piccole quantità di peperoncino (perchi non ha particolari problemi), oppurealla piastra, risotti e brodi di carne o dipollo, la frutta anch’essa cotta al forno oin altro modo, tisane durante il giorno chesiano in grado di riscaldare oltre che conl’acqua anche con misture di erbe tipocannella e chiodo di garofano. Un cenno particolare merita lo zenzeroche secondo la medicina tradizionalecinese è la radice più efficace in assolutoper trattare il freddo e le malattie dafreddo. La si può usare mescolata ad altre erbe in

tisana, si può grattare direttamente nelle zuppe come se fosseparmigiano, si può fare con la frutta al forno, si può anche mangiaredirettamente in piccole quantità o succhiare misto a miele ezucchero, si può pestare in un mortaio e farne un succo damescolare con altra frutta.... Ci sono tanti modi per scaldarsi ma occorre soprattutto evitare ciòche può raffreddare il corpo e cioè diete incongrue e povere dicalorie; non è certo l’inverno il periodo per mettersi a dietasoprattutto per chi soffre già il freddo.

Dr. Leonardo Paoluzzi - Medico agopuntore e fitoterapeuta

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‘nfasciata pe’ ‘na mesata. Quanno so’ ‘rtornatu c’era ‘n andrumedicu ancora che mm’ha dittu...

... tutti ‘sti giorni!? Via via lu ferru!...A dotto’... ‘stu ditu non ze mòe ... me pare stortu… Ah ah ah... facce li bbagnoli sotto l’acqua calla e ‘nte prioccupa’!...Giustu pe’ scrupulu de coscienza so’ ‘nnatu daquillu a ppagamentu... che ppo’ me so’ ‘rcordatuche cce stéa ppure issu ‘nzieme a ‘ll’andriortopedichi su lu ‘spedale… m’ha dittu che ppo’èsse c’éo li legamendi ruvinati e lu ditu non s’erasardadu bbene ... toccàa vede’ fra ‘n bo’ de mesi e io…

Giulià mo’ che cce faccio co’ ‘st’affare drittu? …“##§*##”... No no ‘ste cose Giulià a mme no’ mme le déi di’ ... anzi mo’ chemm’hai fattu arrabbia’ te cunziju ‘lli dottori... non so’ ‘ngranché come ‘rtupedichi ma come sessolughi te pòzzonoanna’ bbene! paolo.casal i48@alice. i t

A Pa’ come va co’ lu …ditu?...Ma perché ce sentu pocu Giulià? Ambè dicéi de quillu de lamano… è ‘rmastu drittu co’ ‘n bo’ de curva a ssinistra!...Ma l’ortupedicu che tt’ha dittu?...Quale ‘rtupedicu? Quillu de lu ‘spédale o qquillu appagamentu? … Perché n’hai sintitu più dde unu? Unu vale l’andru!...Quistu a mme no’ mme lu déi di’... perché pe‘sperienza sò che pprima de fatte male dovristi‘nformatte co’ cchi mmedicu te cumbini su lu‘spedale… io doppo èsse cascatu come ‘n salame...co’ lu ditu tuttu ‘rpiegatu ... so’ ‘nnatu su lu prontusoccorsu che... fino qquì tuttu bbene ... m’hanno mannatu da ‘nortupedicu che doppo avemme fattu ‘spetta’ più dde n’ora ... co’n’aria da capiscione m’ha rassicuratu dicennome ... ‘staruttura é ‘na cacchiata! ... M’ha cchiappatu lu ditu ... j’ha datuquattru ‘rgirate... lu tempu de ‘n cambiu de rota de Ferrari eppo’ ha dittu a lu ‘nfermiere... mitti lu ferru e ddaje ‘na

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La parola crisi, come abbiamo detto nell’articolodi dicembre, è diventata di uso comune, quasiuno slogan obbligatorio a cui nessuno o politicoo semplice cittadino possa sottrarsi. Non c’è programma televisivo di qualsiasi rete,

non c’è testata giornalistica che non ne parli e soprattutto non c’è politicodi qualsiasi colore che non se ne riempia la bocca nei suoi discorsi eche puntualmente dichiari a lettere di fuoco di voler risolvere, maquanto a risultati concreti se ne vedono ben pochi. Tutti ormai sullanostra pelle, o meglio sulle nostre tasche, sappiamo che le sue radicisi affondano nel campo economico, politico ed istituzionale. A questopunto sorge però spontanea una domanda: il dilagare della corruzione,il malaffare, il trattare la res publica come res privata, gli assurdi edingiusti privilegi di casta spacciati come dirittiacquisiti, trovano la loro spiegazione nellaeconomia, nelle leggi di mercato basate sulprofitto? Sì, sembra essere la risposta scontata,ma se analizziamo le cose più a fondo ciaccorgiamo che la problematica è più complessa.È innegabile che l’economia nella storia deipopoli ha sempre rivestito un ruolo fondamentale,prima del Das Kapital di Marx se ne eranoaccorti liberal inglesi come A. Smith, tuttaviaè nostra convinzione che essa possa spiegaremolto, ma non tutto. In questo articolo cercheremo di spingerci piùa fondo, entrando nel campo filosofico. Con questo non vogliamotediare il lettore con astratte disquisizioni teoriche, ma semplicementeinformarlo che la crisi ha le sue basi anche nel campo filosofico, nonsolo in quello economico-politico. Gli anni che stiamo vivendo e buona parte dello scorso secolo sonoattraversati da una corrente filosofica chiamata Relativismo che èappunto il pattern, direbbe un sociologo, il terreno su cui poggiano lebasi teoriche della famigerata crisi. Cos’è allora questo benedettoRelativismo? Spiegato in poche e semplici parole, esso è unaposizione filosofica che nega che l’uomo riesca a conoscere unaverità assoluta e irrefutabile e che, se anche esiste, o non è conoscibileoppure conoscibile solo parzialmente. Di conseguenza il Relativismosi pone in posizione antitetica a tutte le teorie e le istituzioni chedichiarano di fondarsi su verità assolute. Non è un caso che tre pontefici contemporanei, Giovanni Paolo II,Benedetto XVI e Francesco lo abbiano apertamente criticato. Non è un caso che il filosofo relativista Popper definisca Hegel eMarx falsi profeti. Se ci fermiamo alla definizione data poco fa, tuttala cultura contemporanea, particolarmente quella filosofica, è relativistaad onta degli anatemi lanciati da schieramenti opposti. Va detto peròche il Relativismo non è cosa dei nostri giorni, ma risale a 2500 annifa quando nel mondo greco la Sofistica sostenne la negazione dellaverità assoluta. Infatti per il filosofo Protagora la misura del giusto edel bene non è l’individuo, ma l’intera comunità a cui egli appartiene,giusto è ciò che giova alla maggioranza, alla polis. Gorgia si spingeoltre affermando che tutte le possibilità si equivalgono e pertantol’oratoria con la sua dialettica può fare e disfare, dimostrando che

tutto è il contrario di tutto. Forme di relativismo troviamo nel particulare del Guicciardini inopposizione agli assiomi di Machiavelli. Anche il filosofo scienziatoPascal afferma che la verità assoluta non potrà mai essere trovata perchétutto muta col tempo. Nietzsche, alle soglie del Novecento, si spingeoltre affermando che, siccome nel mondo tutto muta, non può esistereun essere eterno ed assoluto fuori di esso, concludendo che non esistealcuna verità assoluta e irrefutabile. Tracce di relativismo le troviamoanche in varie correnti filosofiche come nello Scetticismo, nelloEmpirismo, nel Criticismo e in alcuni esiti dello Storicismo. Ad ulteriore dimostrazione della complessità del fenomeno va osservatoche il Relativismo negli ultimi due secoli si è frantumato in variecorrenti interessando vari campi della cultura e della società.

Esiste un Relativismo culturale sostenuto dagliantropologi americani Boas e Mead che partedal presupposto che ogni cultura, anche primitiva,ha la sua specificità e che vada esaminata solonel suo specifico contesto. Nell’ambito del Postmoderno troviamo posizionirelativiste nel Decostruzionismo di Derrida,nel Poststrutturalismo Lyotard, nel Costruttivismodi Deleuze e nella teoria del Pensiero deboledi Vattimo. Esiste anche un Relativismo eticoper il quale i valori, le regole di un singologruppo hanno validità soltanto nell’ambitospecifico e non possono avere valore universale.

Proprio contro quest’ultima forma si è opposta decisamente la Chiesacattolica. Uno dei pilastri del relativismo contemporaneo è il filosofoPopper che sostiene la fallibilità della conoscenza e della scienza,teorizzando una Società aperta basata sull’uguaglianza, sul pluralismo esulla multicultura. Antirelativisti sono coloro per cui l’esistenza di unEssere assoluto è una verità irrefutabile. A questo punto il lettore chiederà: tutta questa disquisizione cosac’entra con la crisi? Rispondiamo: c’entra e come! Infatti, lasciando perdere università, accademie, professori, filosofi,studiosi ecc... il Relativismo portato nella spicciola quotidianitàdiventa sic et simpliciter questo: non esistono verità e valori assoluti,ergo tutto si può fare, tutto è permesso. E ancora: chi dice che questosia un bene o un male? Nessuno! Allora siccome nessuno lo stabilisce,sarò io a farlo, quindi posso agire come meglio mi aggrada,perseguendo il mio utile personale…elementare, no?È proprio questo relativismo spicciolo che, dopo il fallimento dellegrandi ideologie idealistiche e materialistiche, ha a poco a poco attecchito,come un ospite indesiderato, in tutti i ceti sociali alti, medi, bassi,condizionandone gli usi, i costumi, i modi di comportamento.Esso in breve si traduce in personalismo sciovinistico, presenzialismo,bramosia di successo e di denaro, predominio dell’apparire sull’essere,puro utilitarismo a scapito degli altri. Tutto questo ad onta dei valori fondamentali della solidarietà e dellagiustizia sociale, conquista della società moderna. Vi sembra troppoteorico questo discorso? Allora ascoltate un tg qualsiasi o megliodatevi un’occhiata intorno e traetene voi stessi le conclusioni!

Pierluigi Seri

R e l a t i v i s m o e c r i s iR e l a t i v i s m o e c r i s i

L’ortupedichi… sessolughiL’ortupedichi… sessolughi (Fattu accadutu a mme medesimu)

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Convenzionato con ASL UMBRIA2

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La grottabella

Alle pendici del Monte Aiola, nascosta da boschi di Castagni, si apreuna splendida cavità naturale nota come Grotta Bella. Ci troviamo nel comprensorio Amerino, a circa un paio di chilometrida Santa Restituta, nel comune di Avigliano Umbro (Terni). Da un punto di vista geologico la grotta è inserita nel calcare massicciodel giurassico ed è ricca di concrezioni: stalattiti e stalagmiti. L’ingresso ha un’apertura di quasi 10 metri; l’interno è costituito daun perimetro molto irregolare, con una larghezza di circa 25 m, unaprofondità massima di 30 e una serie di cunicoli che si dipartono dallaparete di fondo. Frequentata sin dall’antichità, presenta una vasta sequenza stratigraficache va dal Neolitico alla tarda Età imperiale. L’indagine archeologica, realizzata non senza difficoltà a causa dellecondizioni ambientali, è stata condotta dal dott. G. Guerreschi, neiprimi anni ’70, per conto della Soprintendenza per i Beni Archeologicidell’Umbria in collaborazione con l’Istituto di Paletnologia dellaUniversità di Milano. Durante le diverse campagne di scavo sono stati recuperati oltre10.000 reperti: vasellame, bronzetti, resti ossei, monete, repertifaunistici e molto altro. Le prime testimonianze di una presenza umana sono attestate in duefasi distinte del Neolitico (VI-V millennio aC). La ceramica della prima fase risulta molto cotta e di colore brunoscura. Nella seconda troviamo terracotta più chiara, in argilla figulina edipinta. Sono attestati anche numerosi manufatti litici, realizzati in pietrascheggiata e levigata. Questo momento è caratterizzato da un uso ri-tuale della grotta, sia a scopi cultuali che sepolcrali. Una nuova frequentazione è documentata nell’Età del Bronzo. In questo periodo è presente ceramica decorata. Dopo un lungo intervallo si arriva al VI sec. aC; in questa fase è evidentel’uso cultuale della grotta che perdurerà sino al IV-V sec. dC. Il primo periodo -VI-IV sec. aC- è contraddistinto dalla piccolaplastica votiva, tipica delle popolazione umbre: figurine schematicherealizzate in bronzo fuso e rifinite a lima. Prodotti in loco, i bronzettipotevano rappresentare divinità, semplici offerenti o animali, indice,questi ultimi, dell’importanza dell’allevamento e della pastorizia.Molto singolari, da considerarsi quasi un unicum, sono le figurinemaschili e femminili realizzate in piombo, con il busto di prospetto ele gambe di profilo. Con la romanizzazione, siamo ormai nel III secolo aC, cambia latipologia dell’offerta votiva: dal bronzo alla terracotta, dalle figurinestilizzate a votivi raffiguranti parti anatomiche (mammelle, mani,etc.). Di questo periodo è anche un bellissimo modellino fittile di unpiccolo tempio. Altre testimonianze materiali sono rappresentate dalle aes rude, pezzidi bronzo con funzione pre-monetale. Un’ulteriore serie di ritrovamenti conferma la frequentazione del sitodurante tutto il periodo imperiale; trattasi di una serie di moneteromane che arrivano fino a Teodosio I e II, e di cospicui frammentidi lucerne a volute e ceramica a pareti sottili. Dall’analisi dei resti botanici è stato possibile ricostruire il clima cheha caratterizzato la vita nella caverna nei periodi più antichi, vale adire nel Neolitico e nell’Età del Bronzo. Un clima contraddistinto da temperature calde, eccetto un improvvisoraffreddamento avvenuto verso la fine del Neolitico. Diverse analisi sono state eseguite anche sui reperti faunistici. Dal cospicuo numero dei resti ossei si è potuto stabilire chel’economia della grotta ruotava intorno al maiale allevato, forse allostato brado, nei boschi circostanti. Non mancano testimonianze anche di animali selvatici: cervo, lupo,gatto selvatico, lince. Oggi la grotta risulta decentrata rispetto alle principali vie dicomunicazione, ma nelle epoche passate doveva essere collegatameglio, di sicuro con il ramo settentrionale della via Amerina. L’ingresso ora è protetto da una recinzione e chi desidera visitarlapuò farlo solo su prenotazione. Denis Fagiol i

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ad ogni età. Infatti non esiste secondome un’età precisa entro la qualesiamo educati, ma la nostraeducazione può durare tutta la vita;basta semplicemente volerlo. Ciò riguarda anche la musica, ovviamente. Ecco perché non esistono limiti di età per imparare la musica e percominciare a frequentare le sale da concerto.La sala da concerto è il luogo deputato ad ascoltare collettivamentela musica, ma ormai esistono per questo scopo tanti spazi alternativie tante altre situazioni. Ma vorrei concentrarmi sulla classica sala daconcerto, che influisce notevolmente sull’ascolto.Ogni sala ha un suono, certamente ha un “silenzio”, che altro non èche il rumore di fondo, misurabile scientificamente con apparecchiatureidonee. Ma soprattutto ha forme e materiali che contribuiscono in

modo decisivo alla defini-zione dei caratteri del suonoche arriverà agli orecchi degliascoltatori. Proprio in questigiorni ho sentito lodarel’acustica della Sala delConcertgebouw di Amsterdamdalla viva voce di alcunimusicisti appartenenti allamitica Orchestra che prova esuona ogni giorno là. “La sala del Concertgebouwè stata per me un grandemaestro”, afferma HeinWiedijk, da quasi vent’anniclarinettista dell’orchestraolandese.Certamente poi il suono è creato

anche dalla capacità del pubblico di ascoltare; la concentrazione chegli spettatori manifestano aiuta i musicisti ad esprimersi. Insomma il rapporto che si crea nella sala da concerto tra interpreti edascoltatori è speciale, unico di quel dato giorno e non si potrà mairipetere. Anche da qui nasce l’unicità dell’esperienza dell’assisteread un concerto.Capire la musica può essere semplicemente entrare in contatto conquesta realtà e abbandonarsi al silenzio interiore, che in un’ottica digrande apertura all’esterno, all’accoglienza, consente di ricevereemozioni, sensazioni, idee, stimoli, forme ed altri infiniti regali.

Francesco Pepicel l i

Non capisco la musica. Ho spesso ascoltato questa affermazionee a volte è stata proferita da persone dibuona, se non ottima cultura. Ma sonoconvinto che non si può non capire lamusica, o meglio che esistono tanti modi

di capire la musica, che ognuno ha il suo unico e irripetibile e chenon può esistere uno stadio di incomprensione totale di essa.Intanto la musica non è altro che un insieme di suoni organizzato inun tempo, che trasmette messaggi a chi la ascolta. Naturalmente ilcompositore che ha creato la musica, l’interprete che la realizza el’ascoltatore che ne fruisce sono tre componenti essenziali che entranoin gioco in questo sistema.Vorrei qui concentrare l’attenzione sull’ascoltatore, che entra nelnostro gioco con la sua eventuale voglia di ascoltare, con le sueconoscenze tecniche e con ilsuo bagaglio di esperienzepersonali legate a tutti i suonidella sua vita, non solo quelliche pensiamo appartenere allasfera della musica. Eccodunque che la preparazionemusicale dell’ascoltatore èsolo in parte influente sullacapacità di ascolto, mentregiocano un ruolo fondamentaleanche l’effettivo interesseprovato per l’esperienza diquel preciso momento, che sipuò legare ad un atto divolontà, e la totalità dei suonie delle musiche vissute finoa quel momento, cheindubbiamente non dipendono dalla nostra volontà.Certamente può essere utile, interessante ed anche piacevole impararequalche nozione musicale, sperimentando soprattutto attivamente lacapacità di emettere suoni con la propria voce, con il proprio corpo;questo in fondo non è altro che un modo di conoscerci meglio, discoprire che in noi il suono esiste già e che non dobbiamo far altro chefar risuonare il nostro corpo. Chi pensa di essere stonato è in errore,è soltanto poco consapevole dei propri mezzi, della propria voce. Credo che la pratica della musica non dovrebbe essere riservata aiprofessionisti, ma rappresenta un piacere, nonché una via perconoscerci meglio, che dovrebbe far parte della nostra educazione,

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Silenzio, la Musica!

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Non stupisce che a muovere i fili sia il creatore di Taxi Driver, odi Casino’, o di Quei bravi ragazzi.Perché c’è tutto Scorsese in questa pellicola: i suoi mirabolantimovimenti di macchina, le sue geniali invenzioni di montaggio, isuoi fermo-immagine, le sue adorate voci narranti.E c’è pure il suo attore, la sua nemesi, il suo riflesso sullo

schermo, quello che per decenni èstato Robert De Niro e che adesso èdiventato Leonardo di Caprio.La sua interpretazione è forse il miracoloche il mondo aspettava da tempo e laprova definitiva che un bravo attore eil suo personaggio riescano a diventare,per quei mesi di riprese, una cosasola. Due molecole fuse l’una nel-l’altra, in grado (non senza fatica) disepararsi soltanto dopo l’ultimo ciak,ma eternamente unite sul grande opiccolo schermo.Jordan ulula, ruggisce, miagola estriscia: non c’è’ niente di umano nelsuo spirito, ma soltanto puro istintoanimale, senza logica né coerenza.

E il film tutto gli si adatta, ne diventa lo specchio, si fonde con ilsuo personaggio e, per riflesso, col suo pubblico.Che resta lì, seduto per 180 minuti, a chiedersi come sia possibileper un uomo arrivare fino a tanto.E che alla fine è sfinito, senza forze, con il solo desiderio dichiudere per un po’ gli occhi, e assaporare il distacco da quelladroga allucinogena chiamata cinema. Ma l’effetto durerà solo unanotte. E arriverà presto il momento in cui ne vorremo ancora.

Lorenzo Tardel la

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Dopo aver scavalcato una rete di protezione, uno studente salta suun lucernario per recuperare il giubbotto che un collega gli avevasottratto per fargli uno scherzo. La copertura, ovviamente, nonregge il peso e l’incauto precipita da dieci metri, morendo. Fatalità? Imprudenza? Mancata sorveglianza? Incapacità avalutare il rischio? Di tutto un po’. L’incidente in questione è sintomatico di uno stato di arretratezzamanutentiva nelle scuole, ma anche dicarenza informativa di situazioni di peri-colo. Se la vittima avesse potuto disporre diuna minima preparazione alla valutazionedei rischi cui ogni individuo è esposto,probabilmente non avrebbe mai osato saltaresu una superficie così debole e insicura. La rete che delimitava il lucernario, elevatacon la convinzione che fosse sufficiente afar desistere studenti all’imprudenza, èun’altra grave ipotesi valutativa. Chiunque abbia avuto a che fare conl’esuberanza dei ragazzi a scuola saperfettamente che le misure preventive nonsono mai abbastanza. La loro incolumità, dal momento che un giovane varca la portad’ingresso, ricade nella responsabilità degli addetti ai lavori:personale ATA, docenti, dirigente scolastico. Come possa esseresfuggito all’attenzione dei responsabili lo scherzo subìto dallavittima e la decisione del ragazzo di saltare incautamente su quelladebole copertura, è materia che attiene al magistrato che s’incaricadella vicenda, ma è anche evidente che esistano colpe oggettive.

Gli effetti a breve termine dell’assunzione di cocaina prevedono,fra gli altri, distorsione cognitiva e sensazione di aumento dellepercezioni, accentuazione della reattività fisica e mentale, euforiae infaticabilità. Se qualunque spettatore dovesse descrivere lesensazioni provate di fronte all’ultimo film di Martin Scorsese,sarebbero più o meno queste.Si potrebbe pensare che sia unacuriosa casualità, l’accostamento didue esperienze all’apparenza cosìdistanti (da una parte la visione di unfilm e dall’altra l’assunzione di unadroga pesante, che pure è presentenel 70 per cento delle sequenze dellapellicola).Ma quando parliamo di MartinScorsese, che non è solo un registama uno dei padri fondatori delcinema moderno, e forse il piùgrande narratore vivente americano,è difficile pensare al caso.È più logico parlare di regia. Non è un caso constatare che tuttiquei minuti di durata della pellicola(in grado di far impallidire chiunque si accingesse a pagare ilbiglietto) diventino improvvisamente e miracolosamente troppopochi, subito dopo la prima sequenza.E non è un caso trovarsi costantemente su di giri, con gli occhiaperti e le pupille ben dilatate, con i capillari che progressivamente scoppiano come fuochi d’artificio.The Wolf of Wall Street, ovvero la storia dell’ex broker e azionistaJordan Belfort, dall’ascesa alla fatale caduta, è forse la più grande esperienza cinematografica del secolo.

P r i m o P i a n o

La Sicurezza a ScuolaPer sgombrare il campo da frettolose deduzione è bene dire che lapresenza di personale e di insegnanti è il miglior deterrente perscoraggiare bravate e imprese a scuola. È forse per questo che gliincidenti sono statisticamente contenuti. Disposizioni ministeriali in materia di risparmio impongono unnumero minimo obbligatorio di studenti per classe (27/30),principale rischio per la sicurezza e la salute dei giovani.

In specie, perché l’obbligo è tassativo,tanto che prescinde da condizioni ambientalio logistiche. In realtà, sono poche le auleche possono ospitare un assembramentodel genere, cosicché aumentano a dismisurale potenzialità di pericolo, senza contare idanni all’apprendimento. La Costituzione parla chiaro: la salute e lasicurezza sono diritti fondamentali einalienabili di ogni persona. La legislazione in materia (legge 626/’94 e81 del 2008) esiste, ma viene disattesa permancanza di fondi.Quello che si ritiene di risparmiare, evitandodi intervenire nella manutenzione scolastica,

si paga in termini di vite umane o, nel migliore dei casi, diinvalidità, ancora più pesanti quando trattasi di ragazzi. Se a questo si aggiunge che la mancata ristrutturazione oaggiornamento dei siti scolastici comporta costi energeticinotevoli e forzosa rinuncia alla fruibilità di ambienti utili allaformazione dei giovani, allora non sarà difficile comprenderequanto sia miope la posizione del rinvio. Giocondo Talamonti

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Tutte le vertebre della colonna sono dotate nella parte postero-laterale di quattro faccette articolari, che le collegano alle duefaccette della vertebra sovrastante e alle due della sottostante,formando le articolazioni zigoapofisarie (Fig. 1). Queste articolazioni hanno il compito di stabilizzare la colonnaposteriormente e limitarne i movimenti eccessivi. Il sovraccarico o traumi possono deteriorare il rivestimentocartilagineo delle faccette, infiammare il tessuto sinoviale,portare alla formazione di liquido intrarticolare, formaresperoni ossei (osteofiti) che contribuiscono a ingradire e deformarequeste articolazioni.

Queste piccole articolazioni vengono sovraccaricate anche in caso di patologia degenerativa del disco intervertebrale, in casodi loro anomalia di impianto o orientamento (anomalie di sviluppo), iperlordosi lombare, scoliosi, spondilolistesi, nellemicroinstabilità segmentarie esito di interventi chirugici e possono essere deteriorateda patologie artritiche.

La sindrome delle faccette articolari è un quadrodoloroso caratterizzato da dolore sordo e continuo insede paravertebrale, con irradiazione a livello cervicaleverso le spalle e la nuca (Fig. 2), a livello lombarealla cresta iliaca, alla natica ed all’inguine (Fig. 3). Il dolore viene riacutizzato dall’iperestensione deltronco, dall’inclinazione verso il lato affetto, dallastazione eretta e si attenua in posizione seduta o inflessione. Colpisce circa 15% dei pazienti giovani (<45 anni) eil 45% dei pazienti con dolore rachideo oltre i 65 annidi età. Clinicamente la sindrome delle faccette articolaripuò essere sospettata ma non accertata e neppure gli esami strumentali sono dimostrativi;l’unica conferma diagnostica è fornita dal blocco anestetico della faccetta sospettata quandoriduce o fa scomparire il dolore.

Il trattamento prevede terapia medica, terapie fisiche e ginnastica posturale. Quando le terapie premenzionate nondanno beneficio dopo un periodo di almenotre mesi o la sintomatologia si riacutizza,trova indicazione il blocco delle faccettearticolari con anestetico. Se il trattamento con anestetico dà beneficio,trova indicazione il trattamento di neuro-modulazione con radiofrequenza dellabranca posteriore del nervo spinale, perdevitalizzare la faccetta articolare affettada patologia (Fig. 4). Questo trattamento permette di ridurre lasintomatologia dolorosa per alcuni mesi.Il trattamento si esegue in anestesia localesotto guida radiologica, ha una durata di20 minuti circa, è privo di effetti collaterali e può essere ripetuto. Dr. Vincenzo Buompadre

Specialista Ortopedia e Medicina dello Sport

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Sindrome delle faccette articolari

Fig. 2

Fig. 1

D r. Vi n c e n z o B u o m p a d r e Specialista Ortopedia e Medicina dello Sport

Te r n i - Vi a C i a u r r o , 60 7 4 4 . 4 2 7 2 6 2 i n t . 2 - 3 4 5 . 3 7 6 3 0 7 3

v b u o m p a d r e @ a l i c e . i t

Fig. 4

Fig. 3

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L a s p e d i z i o n e d e i M i l l e :L a l i b e r a z i o n e d i N a p o l i

Fu in quei giorni che la strategia politica di Cavour mutò radicalmente:se fino al termine d’agosto egli aveva tentato di far scoppiare unmoto monarchico-nazionale a Napoli affiancando al marcheseVillamarina i generali Mezzacapo e Ribotti ed ottenendo l’appoggiodel reazionario Nunziata, il 31 agosto in una celebre letteraall’ammiraglio Persano ordinò di nontentare nessuna azione non autorizzata daGaribaldi, conferma del primo fra i princìpidello statista piemontese, che mai volleandare contro la volontà popolare perevitare la delegittimazione della guidasabauda del Risorgimento.Nella medesima missiva annunciò tuttaviaanche la mobilitazione dell’esercito regolareper liberare le province dell’Umbria e delleMarche, in modo da impedire al generaledi proseguire la propria avanzata sino aRoma, evitando così lo sminuimento delruolo di Casa Savoia e soprattutto l’intervento francese in favore delpatrimonio di S. Pietro, scongiurato per il momento dall’assenso diNapoleone III.Il trono di Francesco II oramai vacillava: condannato dallo sbandamentodel suo esercito, già il 20 agosto aveva ricevuto un memorandum daparte del primo ministro Don Liborio Romano, in cui lo si invitavaa lasciare la sua capitale, ciò a cui fu costretto il 6 settembre, quandosi recò con tutta la famiglia reale nella fortezza di Gaeta, non senzaaver ironicamente avvertito lo scaltro statista di prestare attenzioneal collo qualora fosse ritornato. Ben altro si sarebbe rivelato il fato di quel monarca che, accettando

di ammassare il grosso delle proprie truppe presso il Volturnolasciando a Napoli solo 10.000 uomini a difesa dei punti strategici ela guardia nazionale a tutela dell’ordine pubblico, aveva praticamenteceduto la città a Garibaldi, che l’indomani vi fece un trionfanteingresso, reso necessario dai bersaglieri piemontesi pronti a sbarcardalle navi e dalle posizioni che i borbonici ancora mantenevano,pericoli tali da far decidere al Nostro di giungere nella città diMasaniello con un treno speciale, così velocemente da essere

accompagnato da soli quattordici fedelissimi Che al lettore sia lasciato d’immaginarel’oceano umano che, delirante ed entusiasta,accompagnò quel mezzo ad ogni fermatagiungendo a farlo fermare in più occasioni.Giunti alla stazione di Napoli Garibaldi,allontanato da Liborio Romano, dal sindacoe dagli altri aiutanti, fu fatto salire su uncarro insieme a Bertani e a frate Pantaleo,che ebbe il compito di celebrare il SantoUffizio nella Cattedrale di San Gennaro, dicui venne esposto il tesoro. Incurante dipassare vicino a presìdi borbonici come

Castel Nuovo, il generale pronunciò delle orazioni sia dal balconedella foresteria di Palazzo Reale nell’attuale Via del Plebiscito che daquello di Palazzo d’Angri in Via Toledo, ora Via Roma, dove stabilìl’alloggio del proprio stato maggiore. La mattina del dì successivo, rinnovando una tradizione cui primaassolvevano i re, assistette al miracolo dell’ebollizione del sanguedi San Gennaro, momento in cui il suo rapporto con il popolonapoletano fu definitivamente consolidato.Un’ultima battaglia attendeva gli eroi salpati da Quarto, atto finaledelle Primavera dei Popoli prima che le foglie d’Autunno iniziasseroa cadere copiose. Francesco Neri Liceo Ginnasio “G.C. Tacito” IV C

Sandro BiniSono ancora recenti le emozioni e le suggestioni delle festività invernali mentre ci avviamo ad accogliere i segnali della primavera. Per le manifestazioni che ovunque hanno ricordato situazioni collettive e sociali all’interno del fitto calendario di un anno da poco concluso,vogliamo citare la Festa della Comunità Portuale di Salerno in occasione della esposizione dei principali interventi infrastrutturali in corsodi avanzata realizzazione per il potenziamento e il consolidamento del porto. In questa circostanza gli organizzatori hanno voluto la presenzadelle varie espressioni artistiche ad arricchire il panorama delle attività dell’uomo, quali la musica con un concerto lirico, un momentodi teatro con un omaggio ad Anna Magnani e la presenza di esponenti delle arti visive. Due gli autori contemporanei invitati che hannointerpretato sulle loro tele un’immagine del porto campano, gli artisti Sandro Bini, umbro e Vittorio Petito, napoletano. È per noi un piacere segnalare la presenza di Sandro Bini, pittore ternano di grande valore che predilige seguire canoni figurativi nellesue composizioni panoramiche, secondo un’ottica molto particolare, di grande gusto cromatico.I dipinti dei due artisti, dedicati al porto salernitano, sono stati esposti al locale Teatro Augusteo suscitando grande interesse di critici ecollezionisti. Notevole l’apprezzamento anche da parte di Vincenzo De Luca, Sindaco di Salerno e Vice Ministro per le Infrastrutture ei Trasporti, e di Andrea Annunziata, Presidente dell’Autorità Portuale di Salerno. Franca Calzavacca

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i Centri di Ascolto eAccoglienza del territorio,le Conferenze Vincen-ziane, le Parrocchie, leAssociazioni e i centridi solidarietà locali.Nel settore della sanità,in attesa dell’installazionedella PET TAC acquistatadalla Fondazione, sonostati deliberati interventiper complessivi Euro420.000 per l’acquistoprevalentemente diapparecchiature medicheper l’Azienda Ospedaliera“S. Maria” di Terni.Nell’ambito delle attivitàprogrammate dallaConsulta delle Fondazioni delle Casse di Risparmiodell’Umbria, il dr. Fornaci ha ricordato i seguenti interventi afavore del nostro territorio: realizzazione di uno studio difattibilità per il Parco e Museo dell’Energia del Ternano-Narnese; realizzazione di un Atlante geostorico concartografia digitale interattiva della Valnerina e guida mobiledella Valnerina; realizzazione del progetto “Una scuola peramare” dell’Associazione Psychostreet; finanziamento infavore della Società Teatrale di Amelia per l’Ameria Festival,manifestazione di notevole spessore artistico con ricaduteanche per lo sviluppo locale.Significativo inoltre lo stanziamento della Consulta in favoredel Fondo Regionale di Solidarietà gestito dallaConferenza Episcopale Umbra.

In occasione della tradizionaleconferenza stampa di fine annotenutasi a palazzo Montani Leoni,il Presidente Mario Fornaci haillustrato i più importanti interventideliberati nel 2013 dalla Fondazione

Cassa di Risparmio di Terni e Narni.Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione, nelrispetto degli obiettivi prefissati dal Comitato di Indirizzonel Documento Programmatico Previsionale, ha destinatonell’esercizio 2013 oltre 3.700.000 Euro per le erogazioni avantaggio del territorio nei sei settori di intervento. Ricerca Scientifica e tecnologica Euro 470.000Arte attività e beni culturali Euro 1.058.780 Salute pubblica Euro 420.000Istruzione Euro 779.000Volontariato filantropia e beneficenza Euro 840.000Sviluppo locale Euro 200.000Nei settori della ricerca scientifica e dell’istruzione laFondazione ha stanziato oltre 500.000 Euro in favoredell’Università per il Polo Scientifico e Didattico di Ternie per il Comune di Narni.Alle scuole ternane sono andati oltre 284.000 Euro dicui 134.000 Euro per dotazioni didattiche, per progetti eper le premiazioni di alunni meritevoli; 150.000 Euro perl’acquisizione di LIM nelle scuole della provincia.È proseguito inoltre il sostegno della Fondazione, in qualitàdi ente fondatore, alla Fondazione Cellule Staminali con unfinanziamento per il 2013 pari ad Euro 200.000. Nel settore dell’arte e cultura sono stati deliberati oltre 120finanziamenti in favore di Enti locali, Associazioni musicalie teatrali per la realizzazione di eventi culturali di elevatospessore e per il restauro di opere d’arte. Tra le iniziative realizzate direttamente dalla Fondazione siricorda: l’antologica dedicata a Corrado Spaziani, inauguratal’8 marzo alla presenza del critico d’arte Vittorio Sgarbi; larassegna dedicata agli scatti del fotoreporter Enrico Valentini(26/04-02/06/2013); la mostra La Terni in posa. Immaginidall’Archivio storico della Società 1907-1965, terminata loscorso 6 gennaio, registrando oltre 2.500 presenze; l’eventoArteinCorso, inaugurato il 19/12/2013, nell’ambito del qualesi svolge la mostra Fotogrammi d’arte. Sergio Coppi. Uno degli interventi più significativideliberati nel 2013 nell’ambitoculturale, ha riguardato il restaurodella fontana di piazza Tacito,con un finanziamento in favore delComune di Terni pari ad Euro258.780.L’intervento di restauro delcomplesso monumentale è statopromosso dalla Fondazione Carit,dal Comune di Terni, da ASMTerni S.p.A e dal Tubificio di TerniS.p.A..Anche per il 2013 la Fondazioneha inteso aumentare lo stanziamentoin favore del settore del volontariatoin ragione del particolare periododi crisi che si sta vivendo nel Paeseed in particolare nella nostra regione. Le risorse in questo settore sono,infatti, passate dai 687.000 Euro del2012 agli 840.000 Euro del 2013. La Fondazione ha sostenuto inparticolare la mensa di San Valentino,

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Il progetto1 Passi d’Amore (iniziato nel giugno 2002con alcune classi del Liceo Classico Tacito, con moltigenitori, con l’amministrazione comunale di Stronconee con padri francescani e domenicani) propone i sensipiù autentici dell’amore totale: per il genere umano,per la natura, per la cultura, per le attività dell’uomo,per i grandi ideali di solidarietà tra popoli, per la pace.Esso unisce idealmente tutti coloro che, nelle varieepoche, hanno esaltato ed esaltano il rispetto perl’uomo e per la natura, a prescindere dalla personaleconcezione religiosa o da propri convincimenti filosofici. I Santi dell’Amore Valentino e Francesco rappresentano,particolarmente per i cristiani, uno straordinario esempiodi amore totale ed incondizionato. L’unione tra i dueSanti, enorme patrimonio spirituale ed esclusivacaratteristica del nostro territorio, costituisce unnaturale primum movens per l’intero progetto e saràsottolineata, seguendo i sentieri francescani, dalpercorso Basilica di San Valentino - Santuario delPresepe di Greccio. I Piani di Ruschio del Comune diStroncone costituiranno, anche rispetto ad altri sitidella bassa Umbria2, il baricentro ove sarà edificatal’Oasi d’amore per la quale sono previsti:SpaziPiazza d’AmoreBosco d’Amore e Tempio d’AlberiAnfiteatroBelvedere ManifestazioniOlimpiadi valentinianeIncontri culturali3

Manifestazione4 sportivo-ludica Millennium sui Pianidi Ruschio.Piazza d’AmoreLuoghi di forte richiamo spirituale come Assisi, Greccio(Santuario Francescano del Presepio), Stroncone(Santuario Beato Antonio Vici), Cesi (Conventodell’eremita), Narni (Eremo Sacro Speco), Terni (SanValentino), ma anche luoghi internazionali cheemanano sentimenti ed esempi di pacifica convivenzae di fratellanza5, saranno presenti6 simbolicamentecon maioliche d’abbellimento ed evidenzieranno inun unico quadro la straordinaria concentrazione disegni d’amore di cui è dotato il nostro territorio. La Piazza si svilupperà sia con pietre deposte

(nell’ambito di un opportuno disegno complessivo) da parte di visitatori sia attraverso apposite manifestazioni.Bosco d’Amore e Tempio d’AlberiIl bosco sarà formato da fiori e alberi, in particolare rose rosse, simbolo valentiniano e lecci, faggi, castagni, tipici della tradizione francescana.I fiori e gli alberi saranno riprodotti con talee o con semi ricavati dagli originali, presenti nei Conventi del centro Italia. Il bosco si amplieràcon piante recate appositamente da delegazioni di paesi gemellati7.Il tempio, realizzato completamente con alberi (carpini in particolare), inserito in un giardino di piante autoctone, si ispirerà al verticalismodelle grandi cattedrali gotiche, a pilastri, volte a crociera e contrafforti. La struttura esalterà un ambiente preesistente e definirà uno spaziopseudo conchiuso di particolare suggestione spirituale. AnfiteatroAnfiteatri naturali sono ben visibili nella zona dei Piani di Ruschio presa in considerazione. Gli interventi per renderli maggiormente efficientisaranno contenuti al massimo. Si utilizzeranno materiali naturali tipici del posto che possano inserirsi naturalmente e con il minimo impattoambientale. Gli interventi saranno finalizzati unicamente a rimodellare il terreno in modo tale che la funzione partecipativa sia efficiente emigliorata, senza l’introduzione di nuovi materiali, di muri e di opere di regimentazione delle acque. Belvedere I Piano di Ruschio terminano rispetto ai confini con il Comune di Greccio e la Regione Lazio con un dosso naturale superato il quale si aprealla vista la splendida Valle Sacra Reatina. Tale sito naturale dovrà essere sistemato con piccoli interventi di rimodellazione tendenti atrasformarlo in luogo di incontro ed in eccezionale belvedere.Olimpiadi valentinianeSui Piani di Ruschio si svolgerà parte delle Olimpiadi Valentiniane (altra parte in Valnerina).Lo sport va rivisto nella sua più genuina dimensione: la fratellanza, l’educazione, la purezza dello spirito.Incontri culturalitra tutti coloro che rispettano la vita, indipendentemente dalle religioni o dalle filosofie. Incontri dunque tra popoli.Luogo privilegiato per tali incontri sarà il moderno Centro Culturale di Stroncone e la Piazza dei Popoli ad Arrone. Manifestazione sportivo-ludica Millennium sui Piani di Ruschiovedrà la partecipazione contemporanea di un numero grandissimo di giocatori e sarà festa di gente, di suoni, di colori.

Opera artistica di Agnese Sembolini

S a n V a l e n t i n o :

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Accessibilità e serviziGli interventi maggiori saranno relativi alla creazione di alcuni locali per servizi e perattrezzature tecniche quali una cisterna per la raccolta delle acque indispensabili per lapredisposizione di un impianto di irrigazione a goccia e per servizi igienici. Per alcunemanifestazioni sarà indispensabile la presenza di energia elettrica. Per dotare la zona dienergia si provvederà con un sistema di energia alternativa, eolico-solare. Per mantenereintatto il grande pregio ambientale dell’area in questione si prevede l’ingresso ai Pianidel Ruschio esclusivamente con mezzi a traino naturale o con bicicletta o con navettaelettrica. Sarà necessaria una struttura di protezione degli elementi vegetali per possibilidanni dovuti ad animali da pascolo e selvatici.

1 Progetto di Giampiero Raspetti. Collaboratori del progetto: Paolo Leonelli, Paolo Rinaldi, Pietro Rinaldi.Istituzioni promotrici: Comune di Stroncone, Comune di Terni.

2 L’articolazione, completa di tutte le manifestazioni, dei luoghi e delle istituzioni che interverranno, sarà esposta in un secondo momento, in fase di definizione pubblica del progetto.

3 Presso il moderno Centro Culturale di Stroncone e presso il Centro Culturale Valentiniano.4 Progettata per un numero grandissimo di partecipanti.5 Sono previsti riconoscimenti, cerimonie e pietre per personaggi della storia (anche contemporanei) che si sono distinti (o si distinguono) nel rispetto per la vita.

6 Anche con gemellaggi e per poter istituire in un angolo del loro territorio L’oasi di Valentino e Francesco, come da progetto (non ancora edito) di Giampiero Raspetti.

7 Come da progetto L’oasi di Valentino e Francesco.

Gentile Prof. Frascarelli, in allegato Le invio il progetto descrittivo di “Passi d’amore”. Cordiali saluti. Giampiero RaspettiCaro Raspetti,propongo di fare un incontro con i sindaci del Comuni interessati. I finanziamenti delGAL dovrebbero essere disponibili a ottobre.Per l’Obiettivo 2 entro dicembre si devono definire i programmi della filiera cultura-ambiente, Misura 3.2, in cui può rientrare il suo progetto. Quindi è il momento peressere operativi, ma occorre coinvolgere le amministrazioni comunali e anche ilPresidente del GAL.Io sono disponibile dal 12 al 31 agosto (ad eccezione del 19 e del 22 agosto), poi asettembre.Mi faccia sapere.Cari saluti. Angelo Frascarelli

Il messaggero, sabato 8 giugno 2002

STRONCONE - Il bosco d’amore ai prati di Stroncone,sorge nel segno di San Valentino e San Francesco; è natoa tre chilometri da Greccio e a dodici da Terni. Sono statipiantati i primi tre lecci, alberi di San Francesco, chesono stati donati dal santuario di Greccio, dalla Romitadi Cesi, e dal santuario del Beato Antonio Vici diStroncone. La basilica di San Valentino ha offerto unarosa rossa che farà bella mostra di sé nel bosco. Il progetto, frutto dell’associazione Newpolis, è articolato,oltre al bosco sorgerà anche un tempio realizzatointeramente di alberi di carpino. Poco più in là la piazzadei popoli una sorta di bussola realizzata con le pietre diogni paesino del ternano e poi l’anfiteatro creato su undislivello naturale. Vogliamo dar vita ad un luogo in cuiincontrarsi nel segno del rispetto e della nonindifferenza, il bosco d’amore sarà aperto a tutti al di làdel colore politico, di quello della pelle, della religione.Il luogo di culto infatti lo abbiamo definito tempio nonchiesa, spiega Giampiero Raspetti presidentedell’associazione Newpolis. Per festeggiare la prima“pietra” del bosco è stata organizzata una camminata daStroncone a Greccio ed una cena di beneficienza, ilricavato è stato donato alla Caritas diocesana per ilprogetto dell’ospedale della solidarietà. Disegno e progetto di Paolo Metelli Rinaldi

P a s s i d ’ A m o r e

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La Dietetica e la Nutrizione Umana comprendono una vasta serie dicompetenze scientifiche che spaziano dall’antropologia alla biologia,dalla biochimica alla genetica fino alla gastronomia.A causa di questi molteplici aspetti è molto difficile analizzarequalsiasi effetto di una dieta o di differenti nutrienti con l’uso deiconsueti studi scientifici che correlano causa-effetto.È facile osservare un soggetto febricitante in cui l’azionedell’aspirina fa scendere la febbre, mentre è molto più complicatoesaminare come una particolare dieta possaavere i suoi effetti sulla progressione di unamalattia, come ad esempio il lupuserytematosus.E ancora come una dieta anti infiammatoriaricca di acidi grassi omega-3 e povera incalorie possa ridurre l’uso di sostanze antiinfiammatorie come il cortisone.Poiché una dieta è composta da moltielementi è difficile capire quali nutrientisiano relativamente efficaci e quantoinfluisca il loro corretto rapporto e quantità.A risolvere questo aspetto della nutrizioneci viene in aiuto la ricerca scientifica con i suoi recenti sviluppi inampie aree sia della profilassi che dei trattamenti.Si parla di Nutrizione Farmacologica intendendo con essa l’usoappropriato e personalizzato del pool di nutrienti per ciascunindividuo correlandolo al proprio personale profilo genetico.Ad esempio, per migliore comprensione di quanto sopra esposto,

I l ruolo del la nutr igenomica nel la nutr iz ione umana

alcuni pazienti rispondono meglio agli acidi grassi omega-3 coneffetto sulla riduzione dei livelli dell’interlochina-6, un fattoredell’infiammazione, mentre altri no; l’attività anti infiammatoriadegli omega-3 è correlata al profilo genetico personale.Nasce oggi il settore chiamto Nutrigenomica, nutrizione adeguata aipropri e singolari profili genetici, e questa scienza è in grado dispiegare il differente effetto dei nutrienti sui singoli individui. Per ogni singolo gene sono infatti presenti dei polimorfismi e ciascunindividuo ne esprime uno che può essere predisponente o protettivorispetto ad un processo patologico.Per esempio diete ricche di zuccheri semplici, in particolare di

carboidrati semplici come lo zucchero obevande dolcificate, porta allo sviluppo didiabete latente in soggetti geneticamentepredisposti attraverso un meccanismo dideplezione dell’insulina costantementestimolata, (meccanismo epigenetico).Conoscere il proprio profilo genetico perquei geni che sono correlati in modosignificativo alla nutrizione è semplice epoco costoso, in particolare il lavoro incollaborazione con l’Università di Ferrara,che ha messo in atto le tecnichelaboratoristiche di sequenziamento

specifiche per la nutrizione, rende possibile l’applicazione dellaNutrigenomica anche a livello cittadino.È solo dopo la costruzione del profilo genetico che lo specialistastudia la dieta più adeguata con un modello personalizzato sia persituazioni fisiologiche che patologiche.

Lorena Falci Bianconi

apprendi, gli elementi iniziano a prendereforma e vedi sempre più chiaramente, finoa che la nuvola scompare! A proposito dinuvole… non vi ho ancora dato qualcheinformazione sulle nebulose!Già! Ho sentito dire che ci sono luminose eoscure, è vero?Gli uomini sono portati a pensare che ilnostro universo sia formato di stelle che sitrovano in uno spazio vuoto, ma questospazio non è completamente vuoto: contieneminuscole tracce di gas e polveri chepossono riunirsi formando qua e là nubi piùspesse e dense che chiamiamo “nebulose”.Nel cielo possiamo vederne alcune luminosepoiché riflettono la luce di qualche stellavicina, ma altre splendono veramente diluce propria poiché le loro particelle di gasraccolgono più energia dai raggi di queste

stelle e sprigionano questo eccesso di energia in forma di luce. La nebulosa di Orione, ad esempio, è soprattutto luminosa e questesono chiamate nebulose ad emissione.E le altre invece? Quelle oscure, come facciamo ad individuarle?Sempre su Orione, possiamo trovare anche una delle nebuloseoscure più conosciute che è chiamata Testa di Cavallo poiché hal’aspetto della testa e della criniera di un cavallo. Riusciamo avedere queste nubi che non brillano affatto solo quando oscuranola luce delle stelle che si trovano dietro di loro. Hanno l’aspetto diveri e propri “buchi” nello spazio! A volte assumono forme stranee colori che nemmeno immaginiamo e soltanto una lungaesposizione fotografica con un grande telescopio potrà rivelarceli.

Michela Pasqualett i [email protected]

U n a s o f f i t t a s u l l ’ U n i v e r s o

E in quello estivo, invece, oltre alle circum-polari, a cosa possiamo fare riferimento?Sicuramente al cosiddetto “triangolo estivo”composto da tre costellazioni: il Cigno, laLira e l’Aquila. Ma vedrete che andandoavanti nelle osservazioni imparerete ariconoscere a colpo d’occhio le maggioricostellazioni e stelle: basta solo un po’ dicostanza!E dimmi, invece, Overlook qualcosa sullecostellazioni zodiacali: come si presentanonel cielo?Ti accontento subito Giovanni! Ogni anno ilSole sembra viaggiare su uno sfondodisegnato: tutti gli anni, alla stessa ora,viaggia attraverso le stesse stelle. Gli antichile chiamavano le costellazioni dello zodiaco,che significa “circolo degli animali”, e ciòè dovuto al fatto che molte sono rappresentatecome figure di animali. Quindi possiamo dire che l’orbitaapparente del Sole intorno alla Terra, ma anche degli altri pianetie della Luna, avviene sulla fascia dello zodiaco. Questa fascia fusuddivisa in 12 costellazioni e così è ancora in uso anche se cisarebbe una tredicesima costellazione che potrebbe farne parte,solo che per non “rivoluzionare” il tutto per ora si preferiscelasciare le cose come sono. Ma dove hai imparato tutte queste cose Overlook?Naturalmente dall’osservazione, Leonardo, ma anche documentandomisu libri, riviste, filmati, Internet… oggi ci sono così tante fonti diinformazione che abbiamo solo l’imbarazzo della scelta! Ovviamente bisogna saper scegliere quelle giuste. Inizialmente puòapparire tutto come una grande nuvola nera, poi man mano che

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Un Maestro della Fotografia Italiana:figlio d’arte di una stirpe di fotografiche opera in Gubbio dalla fine del1800.Garvirati percorre tale attività costel-landola di prestigiosi riconoscimentisia nazionali che internazionali. Ma da più di un decennio si è scopertopittore di evidente talento.Il balzo in questa nuova vicendaartistica non sorprende più di tanto inquanto Gavirati era già pittoreannunciato con la sua eterna fotocamera.Un esordio rapido che evidenzia subitole sue potenzialità creative, che lacritica di conseguenza avverte.Si menzionano, tra l’altro: il 1° premiodella Critica Francese al XII GrandPrix de la Cote d’Azur Mondelieu-Cannes 2007; Premi per le Arti Visive:Firenze 2007; Certaldo 2008; Foggia2008 e 2009; Cinque pittori perPaesaggi della Memoria, GalleriaZamenhof, Milano 2009.Nel settembre 2011 gli viene allestita,su invito e curata dall’Euro DeputatoFrancesco De Angelis, una personalepresso la North Gallery del ParlamentoEuropeo di Strasburgo.Presenti, tra gli altri, il Vice Presidentedel Parlamento Europeo Gianni Pittella,il Sindaco e il Presidente del ConsiglioComunale di Gubbio.Il bel catalogo monografico è a cura diAntonella Pesola, con testi di FrancaCalzavacca, Claudia Sensi, PaoloCicchini e un intervento poetico diRoberto Bellucci.Il Professor Bruno Toscano dedica neldicembre 2011 un’interessante conferenzasull’Iter artistico del pittore Gavirati,alla Biblioteca Sperelliana della Cittàdi Gubbio.Nel settembre 2013, sempre su invito,una recente personale ha avuto seguitoal Museo della Città di Chiari (BS),ove rimangono in permanenza, sia alsuddetto Museo che alla PinacotecaRepossi, due sue opere.

Ad Maiora, Gavirati.

Omaggio a Gian

Franco

Gavirati

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