LA NUOVA ALTERNATIVA - ANNO I N.216 - MAGGIO 2015

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LA NUOVA ALTERNATIVA ANNO i – n.216 – MAGGIO 2015 rivista Pubblicata online Fernando Rucci editore

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Periodico di cultura, polita e attualità

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LA NUOVA ALTERNATIVA

ANNO i – n.216 – MAGGIO 2015 rivista Pubblicata online

Fernando Rucci editore

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La Nuova

alternativa Periodico di politica, cultura e attualità Aut. Trib. Di Pescara n.4 / 31-1-1984

Redazione Direttore responsabile Avv. Fernando Rucci Segretario e curatore dei contenuti Massimo Innocenzi Responsabile IMPAGINAZIONE E PUBBLICAZIONE Franco Avino COMITATO DI REDAZIONE Armando Pannone Maria Concetta Nicolai Sergio Pintus Paolo Ruta Giuseppe Legato Luciano Grauso

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IL QUADRO DI LOGGIA

«Per conoscere veramente le cose bisogna scoprirle da sé»

Il “Quadro di Loggia” anche detto “Tavola di Tracciamento” è uno dei più profondi simboli esoterici della Loggia, oltre ad essere il punto focale del rituale che ivi si pratica.

Secondo le teorie più accreditate, sebbene non supportate da evidenze storiche, il Quadro nasce agli albori della Moderna Massoneria quando, nella impossibilità di disporre sempre e dovunque di un Tempio fisso e rigorosamente arredato, era sentita la necessità di allestire soluzioni di fortuna nei cantieri, nelle abitazioni dei Fratelli, nelle taverne o in luoghi disabitati1. Il luogo prescelto per l'incontro doveva essere preparato e dotato di adeguati ornamenti e arredi, e doveva essere ripristinato alla normalità dopo la riunione in tale contesti; in tale contesto è evidente come fosse impossibile arredare il luogo con tutti i simboli necessari al corretto svolgimento della tornata. All’inizio dei lavori, perciò, il Quadro di Loggia integrava simbolicamente le eventuali deficienze delle decorazioni del locale, costituendo la strumentale rappresentazione della sacralità del Tempio, tracciata nella terra, sul pavimento o su carta, con del nastro fissato con alcuni chiodi o con del gesso o del carboncino, per consacrare il luogo della riunione e creare una virtuale protezione dalle forze esterne. Proprio da tale abitudine deriverebbe anche il rituale di squadrare la Loggia, ossia di girare attorno a tale rappresentazione grafica, proprio per evitare che, camminando sul quadro, si poteva cancellare o rovinare il tracciamento.

1 UMBERTO GOREL PORCIATTI: "Massoneria Azzurra"; Atanor, Roma, 1999, pag.70.

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Per meglio descrivere il significato del Quadro di Loggia occorre anche citare il forte legame che da sempre associa Antico Egitto e Massoneria e l'armonia di comportamenti nell'eseguire formule, riti e nel serbarne solennemente la segretezza. Nel Libro dei Morti è descritto il rito che i sommi sacerdoti egizi dovevano propiziare nella sala delle due verità: "Che si pronunzi la formula, essendo puri e purificati vestiti di un abito di lino, calzati di bianchi sandali” e le prescrizioni di tracciamento ... “traccerai questo disegno su un suolo puro, reso bianco e scelto su un terreno che non sia stato calpestato da porci o da capre”.

Parimenti nella Massoneria Antica utilizzando sistemi tali che l'Apprendista, a conclusione dei lavori, potesse cancellarlo con acqua e spazzola, si tracciava sul pavimento un disegno simboleggiante la confluenza delle energie spirituali dei fratelli. Partendo da tale motivazione però, i più commettono l’errore di credere che l’utilità del Quadro sia ormai solo legata alla tradizione e la sua funzione superata, data l'odierna disponibilità di Templi ben ornati; per cui in generale si tende ad esporre la “Tavola di Tracciamento” in modo automatico e senza interiorizzarne il significato, data anche la smania di entrare nel vivo dei Lavori. È opportuno allora ricordare che nel Tempio nulla è inutile o approssimativo, tutto invece serve a simboleggiare e a trasmettere dei messaggi. L’essenza del Quadro continua a vivere conservando tutta la sacralità del passato, sintetizzando ogni simbolo del grado e qualificando lo spazio del Tempio ed il livello dell'Opera. Motivo per cui, la funzione del Quadro di loggia non va ridotta alla sola integrazione degli elementi mancanti negli antichi templi di fortuna, ma nel fatto che una Loggia può riunirsi tranquillamente in qualsiasi locale purché “massonicamente consacrato”2. È proprio rispondendo alla domanda: “Come consacrare una Loggia massonica?” che si individua il giusto significato della Tavola: “Adornandola col Quadro di Loggia, da tracciare nel momento di massima raccolta delle forze spirituali e da rimuovere al termine dei lavori!”: “Poiché esso è sacro e santifica il luogo di adunata”3.

Infatti, quello che sembra celato ai più è che, non solo il Quadro contiene molti elementi simbolici, ma forse esso stesso è un simbolo o più precisamente il simbolo è celato proprio in quel rituale di collocazione e rimozione. Difatti, tracciando il quadro si effettua un nodo, utile a concentrar le energie sottili emanate dai singoli componenti della catena iniziatica che opera nel Tempio.

2 MICHELE MORAMARCO: "Nuova Enciclopedia Massonica" Ce.S.A.S., Reggio Emilia, 1988, pag. 165. 3 UMBERTO GOREL PORCIATTI: op.cit., pag.70.

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Inoltre, chi pensa che il Quadro di Loggia riproduca gli elementi architettonici e decorativi già presenti nel Tempio deve convincersi dell’esatto opposto: è dagli elementi che comparivano nel tracciato del Quadro che si sono presi gli spunti per decorare ed arricchire la Loggia. Difatti, la velata astrazione degli ornamenti del Tempio, derivano dal carattere esoterico degli stessi, contenuti e preservati proprio nel Quadro che, peraltro rappresenta uno dei gioielli immobili della Loggia.

Possiamo quindi dire che i Quadri di Loggia sono il Tempio stesso. È proprio la presenza di questo rettangolo, contenitore simbolico e rituale, che trasforma un qualsiasi spazio profano in luogo sacro e inviolabile.

Altro elemento che enfatizza l’eternità e l’insostituibilità del Quadro di Loggia e spiega il perché il quadro viene affisso all’inizio dei lavori e simbolicamente annullato alla fine è contenuta nello stretto legame che unisce intimamente il simbolo al rito, e alla inopportunità per il primo di mostrarsi oltre il termine del secondo. È difatti solo durante il rito che i fratelli danno la giusta importanza e la giusta solennità ai simboli. Terminato il rito è necessario che i simboli vengano celati ad occhi profani e, non potendo celare il tempio architettonico, risulta necessario secretare il tempio spirituale tracciato nel Quadro. Il vero scrigno da preservare

quindi non è il Tempio, ma il Quadro stesso.

Ne deriva che la forma fisica del Tempio che, da Apprendisti in catechesi abbiamo sinora scrutato come elemento architettonico pregno di risposte, in realtà va intesa come contenitore di altri due, più importanti stadi simbolici, anch’essi rettangolari:

Il primo, il più esoterico è appunto il Quadro di Loggia, da considerare come l’elemento di consacrazione della catena iniziatica;

Il secondo, energetico, è emanato dalla quadratura del Tempio creata dai Fratelli che con la sintonia e la risonanza delle loro energie sottili, riescono a convogliare l'influenza spirituale, che verrà riassorbita all'uscita rituale degli stessi.

Il Quadro di Loggia rappresenta perciò, ed è realmente, la parte più intima e più vera del Tempio. Ma ancor più esoterico è proprio il segno del tracciare all’inizio del rito e del rimuovere alla fine dello stesso che, da sempre, sancisce la sacralità e la realizzazione dei Lavori massonici svolti in quel luogo.

Questa operazione, benché su di un piano superiore, ha la stessa valenza del circolo magico che nella magia cerimoniale l’operatore traccia prima di procedere alla “chiamata”, per formare uno schermo di protezione contro le forze evocate che potrebbero essere a lui ostili. Terminata la cerimonia si cancella il tracciato.

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L’effettuazione ripetuta di tracciamento e cancellazione costituiscono la pura espressione della volontà operativa del mago, e danno significato e valore al circolo.

Un cerchio perennemente tracciato, esaurirebbe in breve la sua efficacia, diventando un inutile simulacro privo di qualsiasi energia effettiva.

Il Quadro di Loggia, che attualmente viene disteso e poi tolto in determinate fasi dei lavori massonici, significandone l’antico tracciamento e cancellazione, rappresenta appunto, qualcosa di simile a ciò che riproduce il cerchio nella magia cerimoniale.

In questa interlocutoria ritualità solo il Quadro può descrivere il “Tempio interiore di ogni Fratello” e sinergicamente costruire quel Tempio dinamico “creato dall'unione corale dei Fratelli di Loggia”4. Le altre decorazioni architettoniche del Tempio, dato il loro carattere permanente, non potrebbero assolutamente svolgere questa funzione, ne potrebbero prestarsi ad essere facilmente cancellate o celate di volta in volta. Il quadro invece era più pratico, sia per la facilità di trasporto che per la facilità di nasconderlo all'occorrenza.

Infine è da accennare ad una regola che caratterizza tutte le forme di simbolismo, quella del “rapporto di analogia inversa”, per cui “ciò che è primo e più grande nell'ordine della realtà

principale, divenga in un certo senso - senza tuttavia essere minimamente alterato o modificato in sé stesso - l'ultimo e il più piccolo sul piano della manifestazione».

Passando da un piano fisico a quello spirituale deve essere necessario rovesciare la prospettiva. Per cui se sul piano materiale è prospetticamente il centro è contenuto nella parte più interiore, nel rapporto di analogia inversa del piano spirituale essa viene completamente rovesciata. Nell'ordine metafisico infatti, il Centro, l'Origine, il Principio, non è più contenuto nel tutto, ma avvolge e contiene il tutto.

La realtà simboleggiate nel Quadro di Loggia, avendo un carattere metafisico, contengono spiritualmente il cosmo. Nella realtà fisica è invece la Loggia quel cosmo che custodisce, nel centro del suo spazio interno, il Quadro che a sua volta cela nel suo tracciato il metacosmo. La consistenza di questa valutazione non sarebbe altrettanto verificabile se si volesse prendere il Tempio, con i

suoi elementi architettonici ed ornamentali, a simboleggiare le realtà spirituali.

Il quadro di Loggia, è lo strumento ed a disposizione del Maestro per tracciare quegli insegnamenti morali per l’istruzione e la crescita spirituale dei fratelli.

4 EUGENIO BONVICINI: "Massoneria Moderna"; Bastogi, Foggia, 1997, pag.222.

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Il quadro di Loggia diventa un memorandum per il Maestro per trasmettere i suoi insegnamenti, così come il Libro della Sacra Legge è lo strumento per mezzo del quale il G.A.D.U. ci tramanda i suoi insegnamenti.

Elementi simbolici contenuti nel quadro di Loggia

Il quadro di loggia nel grado di Apprendista può presentare:

I tre gradini di accesso al Tempio;

Le due colonne con i loro monogrammi B e J;

Una squadra, di norma posta in alto al centro;

Un compasso aperto con le punte verso il basso;

Una pietra grezza a sinistra di Boaz;

Una pietra cubica levigata a destra di Jachin;

La porta del Tempio ancora chiusa, tra le due colonne;

La livella, sopra il capitello della colonna B;

La perpendicolare sopra il capitello della colonna J;

Di norma il Sole a sinistra e la Luna a destra,

La tavola da disegno, di solito posta in basso;

Un cordone con tre nodi doppi e due fiocchi;

Il martello e lo scalpello

Il globo ed i melograni semi dischiusi

La Stella Fiammeggiante;

La lettera «G»;

Il regolo e la leva;

Sette gradini all’entrata (al posto dei tre dell’Apprendista);

Nove nodi al cordone (invece dei tre dell’Apprendista);

Il compasso, ma con le punte rivolte verso l’alto;

La cazzuola e la spada;

Il pavimento a mosaico;

Tre finestre: ad occidente, ad oriente ed a mezzogiorno;

Un cielo stellato nella parte superiore;

La porta del tempio che non è più chiusa ma inizia ad aprirsi;

La livella al posto della pietra grezza.

I globi terraquei

Dall’analisi delle differenze fra i due quadri di loggia si intravede quello che è il percorso iniziatico del massone. Ognuna delle differenze esistenti e delle novità osservate ha un significato sia materiale che spirituale. Il compagno deve esercitarsi a ricercare la parte più spirituale per giungere a quel cammino di rigenerazione necessaria a svelare quello che è il segreto della massoneria: trovare i metodi e le tecniche per oltrepassare la sfera dell'umanità e giungere quella della “divinità”. Questo processo di deificazione consiste quindi nell’elevare la parte materiale della

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nostra essenza, in spiritualità, commutare il piombo in oro. Il “segreto iniziatico” consiste quindi nella risurrezione dell'uomo comune, verso un uomo-dio.

Il significato dei simboli del quadro di Loggia

Il primo significato che il Compagno più apprezza nel quadro sono le porte del tempio; quelle stesse porte, che nel Quadro di Loggia da Apprendista erano serrate, in quello di Compagno sono dischiuse, a significare che, ormai, l’adepto, può uscire dal suo silenzioso isolamento ed iniziare a levigare tenacemente la pietra grezza sino a trasformarla in pietra cubica a punta.

Da Apprendista si sono conosciuti gli strumenti rudi del Libero Muratore, utili a sgrossare la pietra grezza e si è affrontata una scala dritta di tre gradini. Come Compagno d'Arte ci si servirà invece di strumenti atti a garantire una maggiore precisione nel proprio operato, passando quindi dalla semplice perpendicolare alla Livella.

Al compagno è richiesto di salire su una scala di sette gradini, rappresentando così la simbolica elevazione del candidato; di simile significato è la scala a chiocciola, che troviamo in alcuni quadri di Compagno, con i suoi cinque scalini che rappresentano l’età ideale necessaria per poter completare il percorso di Preparazione.

I due globi terracquei che subentrano ai melagrani dell’Apprendista, rappresentando la terra e il cielo invitano il Compagno a ricercare la sua elevazione nell’intero universo.

Lo Scalpello rappresenta la Ragione regolatrice della Volontà, che è, a sua volta, simboleggiata dal Maglietto.

Il Compasso, con la sua apertura variabile, esprime la possibilità di accrescere l'apertura della propria mente nella conoscenza di se stesso e, aprendosi verso l’alto, anche dell'Universo;

Il Regolo ci insegna la rettitudine e la misura;

La Cazzuola è lo strumento utile a calcificare e cementare gli elementi dell'edificio: a simboleggiare che il lavoro non è più individuale, come era quello di sgrossamento dell'Apprendista, ma deve essere coralmente effettuato nell’officina.

Il quadro, ad ogni punto cardinale, sottintende anche a determinate caratteristiche che il candidato è invitato a governare per meglio illuminarsi: i cinque sensi (W), le materie (E), gli stili (N) e i grandi illuminati del passato (S).

Altri elementi presenti e distintivi nel quadro di Secondo Grado sono:

la Spiga, che racchiudendo il grano, assume in sé il significato ciclico della vita;

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la Sorgente, che l’Apprendista deve attraversare per diventare Compagno: è anch’esso simbolo di vita

L’acquisizione della spiga e della sorgente fanno del candidato una persona capace di superare la dimensione materiale per rinascere in una più alta, spirituale. Con esse il Massone prende coscienza della sua origine in rispetto alla prima delle tre domande “da dove provengo?” per chiedersi poi “chi sono?” e giungere infine al “dove vado?”

Da Compagno inoltre, conoscerà l'Acacia e lavorerà sulla Tavola da Disegno.

Il Sigillo di Salomone, simbolicamente rappresentato da due triangoli equilateri intrecciati, anche detto Esagramma (stella a sei punte) o Esalfa, esprime l’unione del cielo e della terra, del mondo spirituale con il mondo materiale. L’esagono centrale derivante dall’incrocio dei due triangoli rappresenta il cuore dell’uomo, stabile in un equilibrio al centro del movimento spirituale e del movimento corporeo che permette di raggiungere la saggezza e la forza interiore.

La lettera "G", riveste grande importanza nella massoneria e le sono state attribuite molteplici significati: Grande Architetto dell’Universo, Geometria, God. A tale molteplicità di sensi e di teorie storiche, tutte molto valide, ho pensato di aggiungere quella che è la mia interpretazione, che vede ognuno di questi significati aderenti ed interconnessi: “La lettera G nella Stella Fiammeggiante raffigura quel processo di metamorfosi rappresentante la ricerca del divino da parte dell’uomo. Dopotutto la Geometria, che indiscutibilmente è la scienza del Massone, è quanto di più esoterico possa esserci. Perciò, i significati suddetti sono tutti efficaci poiché rappresentano sia la sapienza sulla quale fondano il loro lavoro gli architetti e i costruttori dello spirito, sia la prova della potenza di Dio nella sua creazione.

La Stella a cinque punte, anche definita fiammeggiante, è la stella descritta da Pitagora e rappresenta l’uomo che, inscritto all’interno di essa (a braccia e gambe aperte), riunisce e sintetizza le energie fisiche e psichiche, necessarie per conoscere se stessi e poter progredire. Il pentalfa cioè cinque inizi (5 alfa) ha un significato strettamente legato al rapporto armonioso consentito dalla sezione aurea; al numero cinque, elemento di mediazione ricorrente nel ruolo di Compagno. Ogni punta della stella è espressione dei cinque elementi: terra, aria, acqua, fuoco e spirito. La stella conferma anche la purificazione avvenuta in conseguenza delle fiamme dell’iniziazione, che

ne ha bruciato le scorie profane. La stella a cinque punte rappresenta quindi l’uomo risvegliato, in armonia con il corpo e con l’anima.

Il numero 5, tipico del compagno è dato dall’unione del numero due, prima cifra pari o «femminile», con il numero tre, prima cifra dispari o «maschile». Esso rappresenta l'idea di armonia: il «Compagno» dovrà intimamente rendere tali numeri, all’apparenza antitetici, uniti e complementari. Soprattutto spiritualmente dovrà combattere in sé l'insorgere di tutte quelle spinte disordinate e centrifughe che a tale unità si contrappongono.

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CONCLUSIONI ESOTERICHE

Il quadro di loggia, come in particolare ben rappresentato nel «tracciato di Compagno», indica la via massonica che, come una scala appositamente costruita, consente, a chi sappia servirsene, di risalire dalle «tenebre» ed elevarsi alla «luce». Ogni gradino risulta imprescindibile per riuscire nell'intento.

Ogni «grado» massonico possiede la sua specifica diversità e la propria completezza, e se anche uno solo di essi venisse a mancare – o non fosse affrontato nel modo dovuto - ne conseguirebbe un impedimento alla prosecuzione del «percorso», poiché a ciascuno degli altri verrebbe a sua volta meno qualcosa, stante che nel loro complesso i vari «gradi» si integrano a vicenda. Risulta importante ricordare quanto appena detto per non cadere nell’errore di trattare i contenuti del «grado di Compagno» come un semplice riempitivo, una specie di «intermezzo» in attesa del vero «piatto forte». Apparentemente infatti l'«aumento di salario» non induce quel pieno coinvolgimento e quella altosonanza tipica dell'«INIZIAZIONE dell’Apprendista» o dell'«ELEVAZIONE a Maestro».

Tale errore nasce da un difetto di misurazione. Dal fatto che si valutano le situazioni in base alle apparenti impressioni che queste destano nell’animo di ognuno. Da qui l’invito a reagire per tempo a tale pigrizia intellettuale e a fare appello alle più alte facoltà di discernimento, ricercando in quegli elementi, apparentemente insignificanti, esistenti in loggia una loro precisa ragion d'essere. Da qui l’invito a noi apprendisti, in procinto di ricevere l’agognato “aumento di paga”, a sforzarci di ricercare i molteplici insegnamenti esistenti nella «Camera di Compagno», senza farci distogliere dall’apparenza della transizione.

L’impegno insito nel grado di Compagno è ancor più gravoso rispetto a quello da Apprendista poiché, non derivando più da un ambito «profano», non possiamo sperare di continuare a ricevere le nozioni ordinate in modo tale da potere essere «incamerate» in tutta comodità. L'insegnamento iniziatico ed esoterico insito nel grado di Compagno mira sostanzialmente a stimolare la nostra intuizione, allo scopo di portarci da soli a comprendere il significato delle cose. Ci verrà indicata la direzione, ma dovremo poi noi, autonomamente organizzare le ricerche ai fini di superare l'impasse.

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La sollecitazione a studiare di persona i sensi esterni, porta inconsciamente il Compagno ad occuparsi del suo «senso interno», spostando l’attenzione dalla sfera esteriore a quella interiore. Solo così si potrà imparare a diffidare dalle sensazioni, dai giudizi e dai sentimenti che possono risvegliare stimoli esteriori. Con tale metodo impareremo a non lascarci irretire dalle situazioni volubili che portano ad una instabilità che è indice di stato confusionario e dispersivo, dalla quale ci si deve assolutamente liberare. L’opera che perciò si richiede al «Compagno» è di imparare a «levigare» quella «pietra», da lui già virtualmente sgrossata come Apprendista, per ricavarne infine una «pietra cubica» che sia in grado «di inserirsi perfettamente nell'Edificio che i Massoni sono chiamati ad edificare».

Il compagno non dovrà più esercitare la sua intelligenza nei confronti degli oggetti dei sensi. Dovrà spogliarsi dei metalli per sentire quel cuore che, quando all’” ordine”, con la mano, artiglia.

«Il Compagno rappresenta il passaggio dalle tenebre alla luce; è la maturazione massonica dell’uomo. Dopo essere salito lungo i tre scalini dell’Apprendista, si trova ora in attesa di accedere alla Camera di Mezzo, per aprire questo varco egli dovrà collegare mente e spirito alla ricerca della risoluzione del mistero che viene simboleggiato dalla lettera G presente nel suo quadro di loggia.

Dovrà, come il seme nella terra, morire materialmente per sperare di germogliare spiritualmente.

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IL TEOREMA DI PITAGORA

Quando si enuncia tale teorema si pensa ai triangoli, ai cateti

ed all’ipotenusa. Il significato geometrico ricalca tale

enunciato, ma arricchisce tutto il significato iniziatico.

L’enunciato, dicevo, lo sì può scomporre per meglio

intenderlo. Naturalmente si parla di quadrati costruiti sui

lati minori; quindi non lati, ma quadrati. Cosa significa?

Semplicemente che quando un lato diventa quadrato, cioè

un segmento diventa poligono, è un concetto, un essere, o

comunque un ente che si espande, aumenta di condizione e

di valore, (in geometria è il quadrato di sé stesso, se

pensiamo che un quadrato con un lato di un metro ha un’area di un metro quadrato). Questo

aumento di condizione è addirittura un cambio di dimensione, ovvero il passaggio dalla geometria

lineare a quella poligonale. Ciò, letto in chiave meno aritmetica e più simbolica, significa che l’anima

si espande, trova uno spazio più carico di condizione teoretica, cioè che riguarda l’essere. E

l’enunciato continua………. Il quadrato costruito sulla ipotenusa equivale alla somma dei quadrati

costruiti sui cateti. Quindi è la somma di due dimensioni che equivalgono alla terza (non più lati, cioè

non dimensioni semplicistiche, ma poligoni, cioè entità più complesse). Vale a dire non due lati (leggi

due profani) che equivalgono ad un terzo lato, ma due dimensioni più importanti (leggi due Liberi

Muratori) che equivalgono ad un terzo che li somma. Ecco, quindi, la somma 3 come risultato di 1+2,

cioè il Maestro Massone, terzo grado, che assomma l’Apprendista, grado 1, ed il compagno d’Arte,

grado 2.

Andando

avanti, se

pensiamo ad

un angolo

retto, esso

non è che

una squadra

con forma di

elle

maiuscola; la squadra è formata da una parte orizzontale che è l’egualitarismo, cioè la familiarità,

ed una verticale, che è la gerarchia, il salire su, verso obiettivi maggiori: e rappresentano ancora due

cateti di un triangolo incompleto, a cui manca (per completamento) l ’ ipotenusa. E siamo tornati al

triangolo Massonico. In altri termini il Maestro è appunto il completamento della ricerca della

Massoneria Azzurra. È quella ipotenusa che chiude il triangolo e la cui levigazione della pietra (in

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geometria il quadrato costruito su di sé) assommando i gradi 1 e

2, rappresenta la pienezza del primo obiettivo dell’Ordine

Massonico.

In altri termini, per concludere, quando la dimensione dell’anima

(cioè il lato) si estrinseca nella sua potenza (cioè diventa

poligono), solo allora può assemblare due entità similari (cioè due

quadrati costruiti sui cateti) in una dimensione complessiva (cioè

il quadrato dell’ipotenusa), facendo scaturire un momento finale

che ha per risultanza quella condizione di massoneria speculativa

che, partendo da conoscenze inferiori (gradi 1 e 2) arriva a

sommare il 3, che significa un grado di conoscenza superiore, che è stimolo a conoscenze sempre

più alte.

F T

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IL SEGRETO MASSONICO

Il segreto massonico può essere considerato il simbolo dell’opera di

autoeducazione insita nell’iniziazione muratoria, che nel gergo

massonico viene indicata con l’espressione “sgrossare, squadrare e

levigare la pietra grezza”. Il segreto di cui si parla non riguarda né, in

generale, il mondo esterno al singolo libero muratore, né, in

particolare, qualche trama politica od economica per conquistare il

potere o moltiplicare le fortune materiali.

Tale segreto interessa esclusivamente, come si usa dire in ambito

giuridico, il foro interno dell’individuo; ossia il suo modo di sentire, di

percepire, di intuire il senso della vita, del suo esistere su questa terra,

del suo operare e del viaggio che egli deve compiere, le uniche tappe

certe del quale sono la nascita e la morte ed oltre le quali le nebbie

del dubbio avvolgono ogni cosa. Un segreto, dunque, indicibile, incomunicabile, poiché coincidente

con l’essere profondo dell’individuo stesso che lo detiene.

Il vero segreto è l’irripetibilità dell’esperienza soggettiva storica ed iniziatica dell’essere umano che

la vive. La confusione sul significato di segreto massonico nasce dall’uso profano del termine, che

esprime qualche cosa di volutamente celato, piuttosto che una sottile, quasi impercettibile, nascosta

ai più, essenza, che quotidianamente, continuamente ogni essere umano secerne nel mondo.

Secrezione occulta, per chi non vuole o non può vedere; ben nota, invece, agli iniziati; sicuramente

non trasferibile con parole, immagini, ragionamenti logici e, mai, afferrabile materialmente in via

definitiva, ma, altrettanto sicuramente, rappresentabile in modo simbolico ed empaticamente

percepibile.

La vita si manifesta come un perenne divenire, quindi, anche il suo e nostro segreto è soggetto a

continua metamorfosi. L’equivoco di un mistero rivolto a coprire interessi religiosi, politici od

economici muove gli animi dei non iniziati contro

l’iniziazione in generale, e la Massoneria, in particolare; ma

non lasciamoci ingannare dalle apparenze, anche queste

giustificazioni anti iniziatiche ed anti massoniche altro non

sono che puerili scuse per coprire l’eterna lotta tra chi cerca

e coloro che presumono di aver già trovato, tra chi desidera

la luce e coloro che vogliono far trionfare le tenebre. Tutti i

soggetti sociali cristallizzati in istituzioni, Chiese, Stati, partiti

politici ecc. tramano per conquistare o per conservare il

potere, ma la diffidenza dei non iniziati si volge spesso solo

contro l’associazionismo iniziatico, che, al contrario dei

primi, non trama contro nulla e nessuno.

Perché? Perché ciò che più inquieta i profani non liberi e di costumi non buoni è proprio la cattiva

coscienza di essere tali, la loro mediocrità, se non addirittura meschinità e negatività, che tendono

a nascondere, a far passare inosservata sotto la giustificazione che tutti sono come loro, che tutti si

comportano nel loro stesso modo.

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Questa giustificazione, tuttavia, è un mantello troppo

trasparente e troppo corto per celare con efficacia la

malafede. L’omogeneizzazione, la massificazione degli

individui al livello più basso, come insegna l’esperienza dei

regimi totalitari, ha in odio la scala dei meriti e tenta di

denigrare chi cerca di salirla. Nella massificazione si riflette

l’immagine di coloro che sostengono l’impossibilità di una

vera crescita morale dell’individuo e che operano per

impedirla, sorretti da abiette motivazioni di egoismo

personale. La congiura dei peggiori trama continuamente

contro la libertà, il meglio, la luce. Si tratta di una lotta senza

tregua che trova naturale sostegno, appoggio nelle istituzioni

sociali totalitarie e totalizzanti.

In questa ottica, la lotta alla Massoneria, questa lotta di

durata ormai plurisecolare, alimentata da Stati e da Chiese, da

tiranni e da demagoghi, da ignoranti, che non sanno, e da disonesti, che fanno finta di non sapere,

non è rivolta contro la Libera Muratoria in quanto tale, in se stessa, ma contro il suo significato, la

sua portata iniziatica ed educativa. I veri obiettivi contro i quali muovono le tenebre sono la libertà

di pensiero e di coscienza, nonché la capacità critica ed autoeducativa dell’individuo. Chiese e Stati,

in particolare, tendono a comprimere l’autonomia dell’individuo. Da un lato, le prime, sfruttando le

esigenze di spiritualità, lo spirito religioso estremamente diffuso tra gli esseri umani, costruiscono

dogmi e improbabili favole per controllarlo ed indirizzarlo a proprio vantaggio, dall’altro lato, i

secondo uniscono il desiderio di migliorare la vita sociale, che pervade molti, per costruire una

organizzazione istituzionale immobile e burocratica, che rende asfittico, privo di forza, tale

desiderio, ma contemporaneamente consente il massimo controllo dei sudditi. L’obiettivo di queste

prassi autoritarie ed oscure è il potere, che esse riescono a conservare ad esclusivo vantaggio di un

ristretto numero di oligarchi vestiti da sovrani, sacerdoti o politici. E’ cosa nota che nelle Logge libero

muratorie non è consentito parlare di politica e di religione, ma si discute molto di conoscenza, di

cultura, di educazione e, soprattutto, di autoeducazione. L’incubo dei tiranni è l’autoeducazione:

l’essenza profonda e vera dell’iniziazione è proprio l’autoeducazione. Non potrebbe esistere

un’antitesi più evidente e chiara. Dunque, non dovrebbe stupire la guerra che da sempre subisce la

Libera Muratoria Universale nelle realtà totalitarie. Un ricordo, un tragico ricordo, tra i molti

possibili, a testimonianza di questa guerra, un ricordo ancora più caro perché spesso dimenticato:

Firenze, prima metà del 1700, le sofferenze ed il martirio del poeta e libero muratore Tommaso

Crudeli ancora oggi a tre secoli di distanza testimoniano la capacità della luce di sopravvivere sempre

alle tenebre.

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A sintesi delle considerazioni sin qui svolte suonino

ancora le parole dell’“Epistola Dedicatoria”, scritta da

Giordano Bruno al “Reverendissimo” Signor Don

Sapatino, abate successor di San Quintino et vescovo di

Casamarciano: “Hor per venire a noi, mi dimanderete:

che cosa è questa che m’inviate? Quale è il soggetto di

questo libro? Di che presente m’havete fatto degno? Et

io vi rispondo che vi porgo il dono d’un Asino, vi si

presento l’Asino il quale vi farà honore, vi aumenterà

dignità, vi metterà nel libro de l’eternità; non vi costa

niente per ottenerlo da me et haverlo per vostro; non vi

costerà altro per mantenerlo, perché non mangia, non

beve, non imbratta la casa et sarà eternamente vostro et

duraravi più che la vostra mitra, croccia, pivale, mila et

vita, come, senza molto discorrere, possete voi medesimo et altri comprendere”.

Il linguaggio ermetico di Giordano Bruno non poteva esprimere in modo migliore il paradosso del

dono iniziatico e la permanente incertezza intorno alla sua realtà o virtualità.