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Da domani le celebrazioni natalizie del Papa omani, con la Messa della notte di Nata- le, Papa Francesco aprirà nella basilica di San Pietro le celebrazioni del Tempo di Natale. Trasmessa su Rai1 e su Tv2000, avrà ini- zio alle ore 21.30; sarà preceduta dal canto del- la Kalenda. Martedì 25, a mezzogiorno, dalla loggia centrale della basilica vaticana, il Santo Pa- dre rivolgerà il suo messaggio natalizio al mon- do e impartirà la benedizione «urbi et orbi». Lu- nedì 31 dicembre, alle 17, in San Pietro, Fran- cesco celebrerà i primi Vespri della solennità di Maria Santissima Madre di Dio, cui faranno se- guito – informa l’Ufficio delle celebrazioni li- turgiche del Sommo Pontefice – l’esposizione del Santissimo Sacramento, il tradizionale can- to dell’inno «Te Deum» e la benedizione euca- ristica. Martedì 1° gennaio, alle 10, sempre nel- la basilica Vaticana, il Papa celebrerà la Messa nel- l’ottava di Natale (LII Giornata mondiale della pace sul tema “La buona politica è al servizio del- la pace”). Domenica 6 gennaio, alle 10, in San Pietro, il Santo Padre celebrerà la Messa nella solennità dell’Epifania. Venerdì il Papa ha ricevuto in udienza, come tra- dizione prima di Natale, i cardinali e i superio- ri della Curia Romana, ha parlato di tanti temi al centro dell’attenzione, a cominciare dagli a- busi «di potere, di coscienza e sessuali» perpe- trati su minori «a causa di chierici e persone con- sacrate». Un male, ha detto Francesco, che «la Chiesa da dievrsi anni è seriamente impegnata a sradicare». «Dinanzi a questi abomini la Chie- sa non si risparmierà nel compiere tutto il ne- cessario per consegnare alla giustizia chiunque abbia commesso tali delitti. La Chiesa – ha sot- tolineato il Papa – non cercherà mai di insab- biare o sottovalutare nessun caso». Un “grazie” è andato ai media che «hanno cercato di sma- scherare questi lupi e di dare voce alle vittime». E una ferma condanna ai consacrati che anche oggi «abusano dei deboli, compiono abomini e continuano a esercitare il loro ministero come se niente fosse.. ministri che lacerano il corpo della Chiesa, causando scandali». Il Papa ha parlato anche della «infedeltà di co- loro che tradiscono la loro vocazione» per «se- minare zizzania, divisione e sconcerto», dietro i quali «si trovano quasi sempre le trenta mone- te d’argento». Sono alcune delle «afflizioni» mes- se in luce da Francesco nel discorso alla Curia Romana, in un periodo in cui «la barca della Chiesa ha vissuto e vive momenti difficili, ed è stata investita da tempeste e uragani». Tante af- flizioni. «Quanti immigrati – costretti a lasciare la patria e a rischiare la vita – incontrano la mor- te, o quanti sopravvivono ma trovano le porte chiuse e i loro fratelli in umanità impegnati nel- le conquiste politiche e di potere. Quanta pau- ra e pregiudizio! Quante persone e quanti bam- bini muoiono ogni giorno per mancanza di ac- qua, di cibo e di medicine! Quanta povertà e miseria! Quanta violenza contro i deboli e con- tro le donne! Quanto sangue innocente». Spa- zio anche alle gioie, dalla buona riuscita del Si- nodo ai passi compiuti nella Riforma, i nuovi beati e santi, tra cui i 19 martiri d’Algeria. E un pensiero è andato proprio ai cristiani persegui- tati. «Nuovi Neroni – ha detto il Papa – nasco- no continuamente per opprimere i credenti, sol- tanto per la loro fede in Cristo. Quanto è diffi- cile, ancora oggi, vivere liberamente la fede in tante parti del mondo». D E DITORIALE I L NOME DEL NATALE DA VITA DI SCARTO A VARCO DI LUCE DI CAMILLO RIPAMONTI * alla prospettiva da cui ogni giorno guardo il mondo, si può dire che sia stato un anno difficile. Molte forze hanno ostacolato la creazione di un mondo più solidale. Penso alle centinaia di persone trattenute in Libia in condizioni che oltraggiano la vita e la dignità umana; penso alla vergognosa vicenda della nave Diciotti della scorsa estate, per cui abbiamo assistito a un braccio di ferro sulla pelle dei migranti, in nome del rifiuto di politiche europee che obbligherebbero gli Stati membri ad applicare il principio della solidarietà in un’azione di redistribuzione e accoglienza dei migranti forzati. Penso al “decreto sicurezza” convertito in legge pochi giorni fa, che sembra vanificare il faticoso lavoro di integrazione di richiedenti e titolari di protezione internazionale, che in questi anni abbiamo costruito insieme anche alle istituzioni pubbliche. E infine come non soffermarsi in religioso silenzio sull’ultimo attentato terroristico, che con le sue vittime ci riporta all’urgenza di costruire insieme pace e dialogo tra i popoli. Sembra di muoversi in quella notte di cui parlano i Vangeli. Notte che avvolge i pastori, notte di guardia al proprio recinto, in difesa di chi può sorprenderci in questa notte insicura e molte voci si levano a dividere, spargono paura, pongono gli uni contro gli altri, sottolineano, nella scarsità delle risorse, che occorre difendere o anche ridurre i posti alla mensa della condivisione. Eppure il messaggio che ci viene dal Natale è totalmente diverso. Maria dà alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolge in fasce e lo pone in una mangiatoia, non c’è posto per loro nell’alloggio. Da questa scena, frutto del rifiuto e della indifferenza generale, scaturisce una forza che unisce: dare alla luce diventa un dare la luce per uscire da questa notte insieme. C’erano in quella regione alcuni pastori…Andarono senza indugio e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino adagiato nella mangiatoia. Questa buona notizia si rinnova sempre quando alla forza centrifuga della paura, dell’odio, dell’isolamento, dell’ingiustizia si risponde con la forza aggregatrice dell’incontro, di una relazione che restituisce dignità. Leggevo nei giorni scorsi un passaggio dell’audizione alla Commissione per il riconoscimento della protezione internazionale di un ragazzo richiedente asilo e che forse non riceverà mai un permesso di soggiorno. Diceva: “Ringrazio l’Italia per avermi salvato la vita e mandato in questi mesi a scuola, cosa che non potevo fare nel mio Paese. Adesso so scrivere il mio nome”. Questo nome, insieme a quello del piccolo Victor, inscritto da pochi giorni all’anagrafe del Comune di Roma, che combatte per conquistare peso e vita in un’incubatrice di un ospedale dove è nato prematuro, sono il nome che vogliamo dare al nostro Natale. I genitori di Victor hanno dovuto affrontare un lungo viaggio, dormendo all’addiaccio e ricevendo dalla nostra città una serie di “no”, di rifiuti prima di trovare un posto dove poter stare. Il Natale può essere luce, vita nuova e futuro di speranza per tutti, in particolare per i più poveri, se e solo se non perdiamo di vista il dovere di solidarietà che sembra si stia assopendo e che invece è forza generatrice di una comunità di vita. L’Emmanuele, il Dio–con–noi, ci ricorda il nome del Natale: quel “con” trasforma un rifiuto, un’esclusione, l’essere una vita di scarto, in luogo salvifico per tutti perché diventa varco di luce per una comunità che non smarrisce se stessa, ma si ritrova attorno alla possibilità di mettere al centro la dignità di ogni persona chiamandola per nome. * presidente Centro Astalli D Riaprono San Giuseppe e il Carcere Mamertino la novità. Visite in chiesa fino al 6. Il punto sui lavori a 4 mesi dal crollo DI ROBERTA PUMPO an Giuseppe dei Falegnami torna accessibile ai fedeli fino al 6 gennaio. Dopo circa quattro mesi riapre la chiesa cinquecentesca all’interno del Foro Romano interdetta al pubblico dal 30 agosto quando crollò gran parte del tetto. Il cassettonato in legno dorato con i quadri scultorei della Natività e dei santi Pietro e Paolo fu travolto e schiacciato dalla copertura. Dopo la rimozione delle macerie le statue della Madonna e del Bambino sono state ritrovate pressoché integre l’una con lo sguardo rivolto verso l’altra con la Vergine Maria china su Gesù Bambino. «Un’immagine che ha lasciato senza fiato, Maria che protegge suo Figlio», ha affermato il cardinale vicario Angelo De Donatis che venerdì mattina si è recato nella chiesa ai piedi del Campidoglio per benedire la Natività attualmente collocata all’interno della chiesa. «Una scoperta che lasciò attoniti e commossi tutti, anche gli operai, Maria che protegge la chiesa», ha aggiunto il vescovo ausiliare Daniele Libanori, rettore della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami. Fino all’Epifania, ad eccezione di venerdì 28 dicembre, la chiesa sarà aperta al pubblico dalle 8.30 alle 16.30 e i fedeli potranno sostare in preghiera davanti all’antico presepe ligneo realizzato intorno al 1611 da Giovan Battista Montano, scultore e architetto milanese, al quale nel 1602 erano stati affidati i lavori di completamento della chiesa. Durante la sua visita il cardinale vicario ha voluto porgere gli auguri di Natale a coloro che, a vario titolo, hanno collaborato per rendere possibile la riapertura della chiesa e a coloro i quali lavoreranno per ricostruire il tetto. L’ingegnere Alessandro Bozzetti, dello studio Croci che segue il progetto per conto del Vicariato, non esclude che «il cantiere possa essere avviato già a fine gennaio». L’architetto Oliva Muratore, della Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, ha spiegato che «gran parte delle sculture lignee sono state recuperate in ottime condizioni». Un gruppo di specialisti ha catalogato e documentato tutti gli elementi decorativi che, attraverso un lavoro certosino, saranno ricollocati nello stato originale. Recuperato anche il 50% della restante parte decorativa delle formelle del cassettonato. L’apertura della chiesa in occasione delle festività natalizie per il cardinale significa S «riaffermare che la speranza è qualcosa di concreto, un augurio di rinascita per la nostra città. Ci sono ferite e situazioni difficili ma occorre andare oltre pensando che il cammino non si arresta». Durante la cerimonia è intervenuta per una breve visita Virginia Raggi, sindaco di Roma, che ha rimarcato come la riapertura dell’edificio sia «un bel segnale per la città». San Giuseppe dei Falegnami non verrà ancora riaperta al culto ma per il vescovo Libanori era necessario «riproporre alla città un monumento che sembrava perduto e che invece, grazie a una forte sinergia di lavoro, è agli inizi di una nuova vita». La rinascita dell’edificio, infatti, si deve alla stretta collaborazione creatasi tra tutto il personale intervenuto dopo il crollo che in diversi ambiti, istituzionale, professionale, tecnico e operativo, ha lavorato in sinergia allo scopo di restituire al culto pubblico la chiesa. Il vescovo ha inoltre auspicato che «questa esperienza, con tutti gli studi che ha generato, possa essere d’aiuto per molte situazioni analoghe relative ad altri monumenti, religiosi e non, sia a Roma che in Italia». Quattro dipinti recuperati dai Vigili del fuoco sono stati portati al Palazzo Lateranense e da ieri è possibile ammirarli presso lo scalone del Palazzo accessibile dalla basilica di San Giovanni in Laterano. Da venerdì ha riaperto al pubblico anche il Carcere Mamertino, il carcere più antico di Roma che si trova al di sotto della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami e la cui gestione è affidata all’Opera romana pellegrinaggi. Secondo l’agiografia cristiana in epoca neroniana qui furono reclusi gli apostoli Pietro e Paolo. La tradizione racconta che san Pietro colpì con un bastone la roccia del Tullianum facendone scaturire l’acqua che utilizzò per battezzare i reclusi e i carcerieri. Tutt’oggi il luogo è meta di pellegrinaggi. Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, il vescovo ausiliare del settore Est, monsignor Gianpiero Palmieri, il direttore dell’Ufficio per l’Edilizia di culto del Vicariato, don Pier Luigi Stolfi, e monsignor Remo Chiavarini, amministratore delegato dell’Opera romana pellegrinaggi. Il cardinale vicario De Donatis benedice la Natività nella chiesa di San Giuseppe dei Falegnami (Foto Gennari) Pagine a cura della Diocesi di Roma Coordinamento editoriale: Angelo Zema Coordinamento redazionale: Giulia Rocchi Piazza San Giovanni in Laterano 6 00184 Roma - tel. 06.69886150 Abbonamento annuale Avvenire domenicale con Roma Sette (a domicilio o coupon edicola) 62 Per abbonarsi: N. Verde 800 820084 / Direzione vendite sede di Roma [email protected] Tel. 06.68823250 Fax 06.68823209 / Pubblicità: tel. 02.6780583 [email protected] Avvenire - Redazione pagine diocesane Piazza Carbonari 3 - 20125 Milano Tel. 02.67801 - fax 02.6780483 www.avvenire.it e-mail: [email protected] In evidenza er molti nel nostro Paese è un Natale difficile. La crisi morde ancora, la ripresa non decolla, la pre- carietà è una condizione consolidata, l’insicurezza di- laga. In tante famiglie serpeggia la preoccupazione. C’è uno dei gangli vitali di questo, come di ogni Pae- se, per il quale sentiamo di spendere ancora una vol- ta una parola, ed è quello dell’informazione, che at- traversa un momento durissimo. Tagli al Fondo sta- tale per il pluralismo dell’informazione (e quindi di fatto contro il pluralismo dell’informazione), situa- zioni di crisi in alcune testate, calo progressivo delle copie vendute dei quotidiani, giornali a rischio chiu- sura. Dense nubi all’orizzonte, quindi. Non solo per i giornalisti interessati (e per le loro famiglie), ma per la democrazia. «Il pluralismo informativo – ha scrit- to nei giorni scorsi in un messaggio il capo dello Sta- to – è un valore fondamentale per ogni democrazia, che va difeso e concretamente attuato e sostenuto». Il rischio è una perdita per tutti. Anche se la dema- gogia e gli attacchi alla stampa tentano di celare que- sta verità. «Quando una voce libera si spegne, o si af- fievolisce – è l’appello dell’Unione stampa cattolica – è una luce in meno su una parte di realtà che rischia di cadere nell’ombra». E c’è bisogno di più luce, e di più voci, per cittadini davvero consapevoli. (A. Z.) P Informazione, più voci ovvero più democrazia De Donatis al Ceis: «Un nuovo inizio è possibile per tutti» a pagina 2 www.romasette.it Inserto redazionale di facebook.com/romasette twitter.com/romasette [email protected] Anno XLV – Numero 46 – Buon Natale ai lettori Appuntamento al 6 gennaio on il numero odierno Roma Sette sospende le pubblicazioni per la breve tradizio- nale pausa natali- zia. Il nostro setti- manale tornerà domenica 6 gen- naio 2019 con Av- venire nelle edico- le, nelle parroc- chie, nelle case de- gli abbonati. Il quotidiano, tuttavia, sarà regolarmente recapi- tato alle parrocchie domenica 30 dicembre. Anche Romasette.it sospende gli aggiornamenti per qualche giorno: ripresa il 2 gennaio con la cronaca della celebrazione dei primi vespri del- la solennità di Maria Santissima Madre di Dio presieduta dal Papa. A tutti i lettori l’augurio di Buon Natale nella gioia del Signore. (Foto: Andrea Mantegna, Adorazione dei pastori, 1450–1451, Metropolitan Museum, New York). C Roma Sette Domenica 23 dicembre 2018

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Da domani le celebrazioni natalizie del Papaomani, con la Messa della notte di Nata-le, Papa Francesco aprirà nella basilica diSan Pietro le celebrazioni del Tempo di

Natale. Trasmessa su Rai1 e su Tv2000, avrà ini-zio alle ore 21.30; sarà preceduta dal canto del-la Kalenda. Martedì 25, a mezzogiorno, dallaloggia centrale della basilica vaticana, il Santo Pa-dre rivolgerà il suo messaggio natalizio al mon-do e impartirà la benedizione «urbi et orbi». Lu-nedì 31 dicembre, alle 17, in San Pietro, Fran-cesco celebrerà i primi Vespri della solennità diMaria Santissima Madre di Dio, cui faranno se-guito – informa l’Ufficio delle celebrazioni li-turgiche del Sommo Pontefice – l’esposizionedel Santissimo Sacramento, il tradizionale can-to dell’inno «Te Deum» e la benedizione euca-ristica. Martedì 1° gennaio, alle 10, sempre nel-la basilica Vaticana, il Papa celebrerà la Messa nel-l’ottava di Natale (LII Giornata mondiale dellapace sul tema “La buona politica è al servizio del-la pace”). Domenica 6 gennaio, alle 10, in SanPietro, il Santo Padre celebrerà la Messa nellasolennità dell’Epifania.Venerdì il Papa ha ricevuto in udienza, come tra-

dizione prima di Natale, i cardinali e i superio-ri della Curia Romana, ha parlato di tanti temial centro dell’attenzione, a cominciare dagli a-busi «di potere, di coscienza e sessuali» perpe-trati su minori «a causa di chierici e persone con-sacrate». Un male, ha detto Francesco, che «laChiesa da dievrsi anni è seriamente impegnataa sradicare». «Dinanzi a questi abomini la Chie-sa non si risparmierà nel compiere tutto il ne-cessario per consegnare alla giustizia chiunqueabbia commesso tali delitti. La Chiesa – ha sot-tolineato il Papa – non cercherà mai di insab-biare o sottovalutare nessun caso». Un “grazie”è andato ai media che «hanno cercato di sma-scherare questi lupi e di dare voce alle vittime».E una ferma condanna ai consacrati che ancheoggi «abusano dei deboli, compiono abomini econtinuano a esercitare il loro ministero comese niente fosse.. ministri che lacerano il corpodella Chiesa, causando scandali».Il Papa ha parlato anche della «infedeltà di co-loro che tradiscono la loro vocazione» per «se-minare zizzania, divisione e sconcerto», dietro iquali «si trovano quasi sempre le trenta mone-

te d’argento». Sono alcune delle «afflizioni» mes-se in luce da Francesco nel discorso alla CuriaRomana, in un periodo in cui «la barca dellaChiesa ha vissuto e vive momenti difficili, ed èstata investita da tempeste e uragani». Tante af-flizioni. «Quanti immigrati – costretti a lasciarela patria e a rischiare la vita – incontrano la mor-te, o quanti sopravvivono ma trovano le portechiuse e i loro fratelli in umanità impegnati nel-le conquiste politiche e di potere. Quanta pau-ra e pregiudizio! Quante persone e quanti bam-bini muoiono ogni giorno per mancanza di ac-qua, di cibo e di medicine! Quanta povertà emiseria! Quanta violenza contro i deboli e con-tro le donne! Quanto sangue innocente». Spa-zio anche alle gioie, dalla buona riuscita del Si-nodo ai passi compiuti nella Riforma, i nuovibeati e santi, tra cui i 19 martiri d’Algeria. E unpensiero è andato proprio ai cristiani persegui-tati. «Nuovi Neroni – ha detto il Papa – nasco-no continuamente per opprimere i credenti, sol-tanto per la loro fede in Cristo. Quanto è diffi-cile, ancora oggi, vivere liberamente la fede intante parti del mondo».

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E D I T O R I A L E

IL NOME DEL NATALEDA VITA DI SCARTOA VARCO DI LUCE

DI CAMILLO RIPAMONTI *

alla prospettiva da cui ognigiorno guardo il mondo, si puòdire che sia stato un anno

difficile. Molte forze hanno ostacolatola creazione di un mondo più solidale.Penso alle centinaia di personetrattenute in Libia in condizioni cheoltraggiano la vita e la dignità umana;penso alla vergognosa vicenda dellanave Diciotti della scorsa estate, per cuiabbiamo assistito a un braccio di ferrosulla pelle dei migranti, in nome delrifiuto di politiche europee cheobbligherebbero gli Stati membri adapplicare il principio della solidarietàin un’azione di redistribuzione eaccoglienza dei migranti forzati. Pensoal “decreto sicurezza” convertito inlegge pochi giorni fa, che sembravanificare il faticoso lavoro diintegrazione di richiedenti e titolari diprotezione internazionale, che inquesti anni abbiamo costruito insiemeanche alle istituzioni pubbliche. Einfine come non soffermarsi inreligioso silenzio sull’ultimo attentatoterroristico, che con le sue vittime ciriporta all’urgenza di costruire insiemepace e dialogo tra i popoli. Sembra dimuoversi in quella notte di cui parlanoi Vangeli. Notte che avvolge i pastori,notte di guardia al proprio recinto, indifesa di chi può sorprenderci in questanotte insicura e molte voci si levano adividere, spargono paura, pongono gliuni contro gli altri, sottolineano, nellascarsità delle risorse, che occorredifendere o anche ridurre i posti allamensa della condivisione. Eppure ilmessaggio che ci viene dal Natale ètotalmente diverso. Maria dà alla luce ilsuo figlio primogenito, lo avvolge infasce e lo pone in una mangiatoia, nonc’è posto per loro nell’alloggio. Daquesta scena, frutto del rifiuto e dellaindifferenza generale, scaturisce unaforza che unisce: dare alla luce diventaun dare la luce per uscire da questanotte insieme. C’erano in quellaregione alcuni pastori…Andaronosenza indugio e trovarono Maria,Giuseppe e il bambino adagiato nellamangiatoia. Questa buona notizia sirinnova sempre quando alla forzacentrifuga della paura, dell’odio,dell’isolamento, dell’ingiustizia sirisponde con la forza aggregatricedell’incontro, di una relazione cherestituisce dignità. Leggevo nei giorniscorsi un passaggio dell’audizione allaCommissione per il riconoscimentodella protezione internazionale di unragazzo richiedente asilo e che forsenon riceverà mai un permesso disoggiorno. Diceva: “Ringrazio l’Italiaper avermi salvato la vita e mandato inquesti mesi a scuola, cosa che nonpotevo fare nel mio Paese. Adesso soscrivere il mio nome”. Questo nome,insieme a quello del piccolo Victor,inscritto da pochi giorni all’anagrafedel Comune di Roma, che combatteper conquistare peso e vita inun’incubatrice di un ospedale dove ènato prematuro, sono il nome chevogliamo dare al nostro Natale. Igenitori di Victor hanno dovutoaffrontare un lungo viaggio, dormendoall’addiaccio e ricevendo dalla nostracittà una serie di “no”, di rifiuti primadi trovare un posto dove poter stare. IlNatale può essere luce, vita nuova efuturo di speranza per tutti, inparticolare per i più poveri, se e solo senon perdiamo di vista il dovere disolidarietà che sembra si stiaassopendo e che invece è forzageneratrice di una comunità di vita.L’Emmanuele, il Dio–con–noi, ciricorda il nome del Natale: quel “con”trasforma un rifiuto, un’esclusione,l’essere una vita di scarto, in luogosalvifico per tutti perché diventa varcodi luce per una comunità che nonsmarrisce se stessa, ma si ritrovaattorno alla possibilità di mettere alcentro la dignità di ogni personachiamandola per nome.

* presidente Centro Astalli

DRiaprono San Giuseppee il Carcere Mamertino

la novità.Visite in chiesa fino al 6. Il punto sui lavori a 4 mesi dal crollo

DI ROBERTA PUMPO

an Giuseppe dei Falegnami tornaaccessibile ai fedeli fino al 6 gennaio.Dopo circa quattro mesi riapre la chiesa

cinquecentesca all’interno del Foro Romanointerdetta al pubblico dal 30 agosto quandocrollò gran parte del tetto. Il cassettonato inlegno dorato con i quadri scultorei dellaNatività e dei santi Pietro e Paolo fu travoltoe schiacciato dalla copertura. Dopo larimozione delle macerie le statue dellaMadonna e del Bambino sono state ritrovatepressoché integre l’una con lo sguardorivolto verso l’altra con la Vergine Mariachina su Gesù Bambino. «Un’immagine cheha lasciato senza fiato, Maria che proteggesuo Figlio», ha affermato il cardinale vicarioAngelo De Donatis che venerdì mattina si èrecato nella chiesa ai piedi del Campidoglioper benedire la Natività attualmentecollocata all’interno della chiesa. «Unascoperta che lasciò attoniti e commossi tutti,anche gli operai, Maria che protegge lachiesa», ha aggiunto il vescovo ausiliareDaniele Libanori, rettore della chiesa di SanGiuseppe dei Falegnami. Fino all’Epifania,ad eccezione di venerdì 28 dicembre, lachiesa sarà aperta al pubblico dalle 8.30 alle16.30 e i fedeli potranno sostare inpreghiera davanti all’antico presepe ligneorealizzato intorno al 1611 da Giovan BattistaMontano, scultore e architetto milanese, alquale nel 1602 erano stati affidati i lavori dicompletamento della chiesa. Durante la suavisita il cardinale vicario ha voluto porgeregli auguri di Natale a coloro che, a variotitolo, hanno collaborato per renderepossibile la riapertura della chiesa e a coloroi quali lavoreranno per ricostruire il tetto.L’ingegnere Alessandro Bozzetti, dello studioCroci che segue il progetto per conto delVicariato, non esclude che «il cantiere possaessere avviato già a fine gennaio».L’architetto Oliva Muratore, dellaSoprintendenza Speciale Archeologia BelleArti e Paesaggio di Roma, ha spiegato che«gran parte delle sculture lignee sono staterecuperate in ottime condizioni». Ungruppo di specialisti ha catalogato edocumentato tutti gli elementi decorativiche, attraverso un lavoro certosino, sarannoricollocati nello stato originale. Recuperatoanche il 50% della restante parte decorativadelle formelle del cassettonato. L’aperturadella chiesa in occasione delle festivitànatalizie per il cardinale significa

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«riaffermare che la speranza è qualcosa diconcreto, un augurio di rinascita per lanostra città. Ci sono ferite e situazionidifficili ma occorre andare oltre pensandoche il cammino non si arresta». Durante lacerimonia è intervenuta per una breve visitaVirginia Raggi, sindaco di Roma, che harimarcato come la riapertura dell’edificio sia«un bel segnale per la città». San Giuseppedei Falegnami non verrà ancora riaperta alculto ma per il vescovo Libanori eranecessario «riproporre alla città unmonumento che sembrava perduto e cheinvece, grazie a una forte sinergia di lavoro, èagli inizi di una nuova vita». La rinascitadell’edificio, infatti, si deve alla strettacollaborazione creatasi tra tutto il personaleintervenuto dopo il crollo che in diversiambiti, istituzionale, professionale, tecnico eoperativo, ha lavorato in sinergia allo scopodi restituire al culto pubblico la chiesa. Ilvescovo ha inoltre auspicato che «questaesperienza, con tutti gli studi che hagenerato, possa essere d’aiuto per moltesituazioni analoghe relative ad altri

monumenti, religiosi e non, sia a Roma chein Italia». Quattro dipinti recuperati daiVigili del fuoco sono stati portati al PalazzoLateranense e da ieri è possibile ammirarlipresso lo scalone del Palazzo accessibiledalla basilica di San Giovanni in Laterano.Da venerdì ha riaperto al pubblico anche ilCarcere Mamertino, il carcere più antico diRoma che si trova al di sotto della chiesa diSan Giuseppe dei Falegnami e la cui gestioneè affidata all’Opera romana pellegrinaggi.Secondo l’agiografia cristiana in epocaneroniana qui furono reclusi gli apostoliPietro e Paolo. La tradizione racconta chesan Pietro colpì con un bastone la roccia delTullianum facendone scaturire l’acqua cheutilizzò per battezzare i reclusi e i carcerieri.Tutt’oggi il luogo è meta di pellegrinaggi.Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, ilvescovo ausiliare del settore Est, monsignorGianpiero Palmieri, il direttore dell’Ufficioper l’Edilizia di culto del Vicariato, don PierLuigi Stolfi, e monsignor Remo Chiavarini,amministratore delegato dell’Opera romanapellegrinaggi.

Il cardinale vicario De Donatis benedice la Natività nella chiesa di San Giuseppe dei Falegnami (Foto Gennari)

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er molti nel nostro Paese è un Natale difficile. Lacrisi morde ancora, la ripresa non decolla, la pre-

carietà è una condizione consolidata, l’insicurezza di-laga. In tante famiglie serpeggia la preoccupazione.C’è uno dei gangli vitali di questo, come di ogni Pae-se, per il quale sentiamo di spendere ancora una vol-ta una parola, ed è quello dell’informazione, che at-traversa un momento durissimo. Tagli al Fondo sta-tale per il pluralismo dell’informazione (e quindi difatto contro il pluralismo dell’informazione), situa-zioni di crisi in alcune testate, calo progressivo dellecopie vendute dei quotidiani, giornali a rischio chiu-sura. Dense nubi all’orizzonte, quindi. Non solo per igiornalisti interessati (e per le loro famiglie), ma perla democrazia. «Il pluralismo informativo – ha scrit-to nei giorni scorsi in un messaggio il capo dello Sta-to – è un valore fondamentale per ogni democrazia,che va difeso e concretamente attuato e sostenuto».Il rischio è una perdita per tutti. Anche se la dema-gogia e gli attacchi alla stampa tentano di celare que-sta verità. «Quando una voce libera si spegne, o si af-fievolisce – è l’appello dell’Unione stampa cattolica –è una luce in meno su una parte di realtà che rischiadi cadere nell’ombra». E c’è bisogno di più luce, e dipiù voci, per cittadini davvero consapevoli. (A. Z.)

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De Donatis al Ceis:«Un nuovo inizioè possibile per tutti»a pagina 2

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Anno XLV – Numero 46 –

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Domenica 23 dicembre 2018

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DI ROBERTA PUMPO

inascere grazie ad una carezza.Lasciarsi alle spalle violenze,paure, dipendenze dalle

droghe grazie a chi con unabbraccio infonde speranza in unfuturo migliore. Lamin, Pietro,Valentino, Andrea, Roberto hannoetà e storie diverse ma tutti hannoincontrato sulla loro strada glioperatori del Ceis, il Centro italianodi solidarietà fondato da don MarioPicchi nei primi anni ’70 peraffrontare problemi derivantidall’emarginazione e dal disagiogiovanile e familiare. Nel 2016 èstato visitato da Papa Francesco.Ospita 450 persone tra donnevittime di violenza, minoriabbandonati, tossicodipendenti,migranti, rifugiati politici, mammee figli in difficoltà. Si occupa anchedi disagio minorile, prevenzione edinterventi su adolescenti e anziani.Martedì sera, il cardinale vicarioAngelo De Donatis ha presieduto laMessa di Natale nella sede centraledel Ceis in zona Montagnola.Concelebranti monsignorFrancesco Camaldo e don GiuseppeMerola. Alla celebrazione erapresente anche il sindaco VirginiaRaggi. Lamin ha 27 anni ed èoriginario del Gambia. È arrivato inItalia due anni fa da solo. Nonaveva punti di riferimento e avevapaura. Ora è ospite dello Sprar delCeis e afferma di essere «molto piùsereno» e di avere tanti progetti peril futuro. Pietro ha 48 anni, 30 deiquali trascorsi alle dipendenzadell’eroina e della cocaina. È al Ceisda 15 mesi e grazie agli operatoriha visto la vita in modo diverso.«Mi hanno insegnato a volermibene – ha riferito –. Voglioinserirmi nella società come unuomo nuovo». Valentino ha 24anni e si pone domande sulla fede.«Mi sono chiesto mille volte cosasia». Ha raccontato di averpartecipato alla riunionepresinodale svoltasi a marzo nelPontificio Collegio internazionaleMaria Mater Ecclesiae. «Ho avuto la

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allegrati, piccola comunità cristiana, povera e umile ma bella aimiei occhi perché desideri ardentemente il mio Regno, haifame e sete di giustizia, tessi con pazienza trame di pace, non

insegui i potenti di turno ma rimani fedelmente accanto ai poveri. E cosìnon hai paura di nulla ma il tuo cuore è nella gioia. Se noi viviamo così,alla presenza del Signore, il nostro cuore sempre sarà nella gioia». CosìPapa Francesco si è rivolto, domenica scorsa, al termine della preghieradell’Angelus ai tanti fedeli presenti in piazza San Pietro. Nelle sue paroleha trovato eco il tema della tradizionale benedizione dei Bambinelli cheda decenni il Centro oratori romani (Cor) organizza per i ragazzi deglioratori e delle parrocchie di Roma: “Tutta la gioia in una culla”. Il Papaha anche salutato calorosamente i bambini festosi, ringraziandol’associazione laicale fondata dal Servo di Dio Arnaldo Canepa,accompagnata dal vescovo ausiliare Gianrico Ruzza, e i tanti volontariche si sono prodigati per la riuscita dell’evento ideato da Paolo VI nel1969. «Cari bambini, quando, nelle vostre case, vi raccoglierete inpreghiera davanti al presepe, fissando lo sguardo su Gesù Bambinosentirete lo stupore. Voi mi chiederete: cosa significa “lo stupore”? È unsentimento più forte, è più di un’ emozione comune. È vedere Dio: lostupore per il grande mistero di Dio fatto uomo; e lo Spirito Santo vimetterà nel cuore l’umiltà, la tenerezza e la bontà di Gesù. Gesù èbuono, Gesù è tenero, Gesù è umile. Questo è il vero Natale! Nondimenticatevi. Che sia così per voi e per i vostri familiari. Io benedicotutti i “Bambinelli”». La mattinata di festa era cominciata molto prestocon l’arrivo di oltre 2mila bambini, ragazzi, animatori e genitori nellabasilica vaticana, per la Messa presieduta dal cardinale Angelo Comastrie concelebrata dai sacerdoti degli oratori e dall’assistente del Cor donSimone Carosi. «Fare Natale – aveva ricordato – è fare spazio a Gesùnella nostra vita, lì dove viviamo». A conclusione della celebrazione ilpresidente del Cor David Lo Bascio aveva aggiunto: «Papa Francescobenedirà le statuine di Gesù Bambino da deporre nei presepi dellenostre case ma con esse il vescovo di Roma benedice i bambini di tutto ilmondo: i tanti che sono qui festanti ma anche i molti altri che nonhanno volto. I bambini nei letti di ospedale, quelli che attraversano ilmare, che vivono nelle tante sacche di miseria di questo pianeta, ibambini nei grembi delle madri che non vedranno mai la luce. Unframmento della presenza di Dio si nasconde in ciascuno di loro: a noitutti il compito di svelarla e di amarla. Solo così la festa avrà il saporedella gioia piena». I gruppi erano poi scesi in piazza accompagnati dastriscioni e bandiere degli oratori. «Portiamo tanta speranza nel mondoe tanta pace – aveva chiesto Ruzza nel suo saluto in piazza ai tantibambini e ragazzi presenti –. Gesù è venuto per questo».

Micaela Castro

fortuna di ascoltare Papa Francescoe ho ammirato la sua umiltà – hadetto –; quell’esperienza mi haaiutato ad andare avanti. Mi sonosentito accettato e uguale agli altriragazzi». C’è chi poi, archiviato ilcapitolo dipendenze, offre il suocontributo per aiutare il prossimo.È il caso di Roberto, che oggi è unoperatore volontario e hadeclamato una poesia scritta per lavolontaria che lo salvò «solo conuna carezza». Per il cardinale DeDonatis è stato il primo Natale daporporato al Centro, che hadefinito «una famiglia numerosa emolto bella». Aveva 18 anniquando conobbe don Mario Picchi,morto nel 2010, ideatore del“Progetto Uomo” e promotoredella Federazione italiana dellecomunità terapeutiche. «Ammiravomolto questo sacerdote e ammirol’opera che ha realizzato», haricordato il cardinale, invitando ipresenti ad avere speranza perché«una vita nuova è possibile pertutti. Abbiate fede in quello che ilSignore ha promesso e fatememoria di quello che ha operatoin questo Centro». Per il sindacoRaggi è stata la quarta visita e harimarcato che ogni volta scopre«mille mondi diversi». Recarsi alcentro è importante «per aprire gliocchi e avere uno sguardo piùampio – ha aggiunto –. Il miocontributo può aiutare ma è soloun piccolo passo perché la strada sipercorre insieme». Il presidente delCeis, Roberto Mineo, haannunciato che a gennaio aprirà aCapannelle una casa per minoricon problemi psichiatrici. «Cisaranno 12 posti semiresidenziali e16 residenziali – ha dichiarato –.Nel territorio non esiste unastruttura simile». Lavora al Ceis da36 anni e ha assunto il ruolo dipresidente nel 2010. Conoscepersonalmente tutti gli ospiti, leloro storie, i loro dolori. «Èmeraviglioso vederli rinascere – haconcluso –; il Ceis dimostra che èpossibile restituire dignità a coloroche la società ha scartato».

Gesù Divin Salvatore, porte aperte a tanti presepiDI MICHELA ALTOVITI

ell’ultima udienza generaleprima di Natale, mercoledìmattina, Papa Francesco ha

invitato a «prendersi un po’ di tempoper stare in silenzio davanti al presepe»e riuscire a «sentire e vedere lasorpresa». Proprio a questo invitosembra rispondere l’iniziativa che laparrocchia Gesù Divin Salvatore di Torde’ Cenci, nella periferia sud di Roma,promuove dal 2012. «Oltre alle usualiliturgie, le attività pastorali e lecelebrazioni – chiosa il parroco donCicero De Almeida – dal giornodell’Immacolata fino alla “Candelora”gli ambienti parrocchiali si riempionodi presepi che insieme divengonopreziosa catechesi per bambini eadulti». A realizzarli, i diversi gruppidella comunità, da quello dell’oratorioai bambini del catechismo fino agli

Nscout, e poi ci sono i nuclei familiari –quest’anno 27 – che aprono le portedelle proprie case per far visionare iloro lavori e «prendere parte alconcorso–non concorso che è rivolto alquartiere – spiega ancora il sacerdote –:non c’è nessuna gara, anche se vienedato un riconoscimento per l’impegno,l’estro, la capacità creativa e l’originalità,ma l’obiettivo principale rimane lapartecipazione gioiosa di tutti, ciascunocon la sua piccola o grande, più o menobella, sacra rappresentazione». Così,anno dopo anno, la parrocchia èdivenuta una grande esposizione dipresepi di foggia e formato diversi che«attraggono e richiamano il ricordodelle nostre nobili radici popolari espirituali – dice Sergio Sarrocco,referente del progetto e appassionatocollezionista, oltre che costruttore, dipresepi –: non si tratta di un hobby madi una tradizione da recuperare per

riportarla al centro dell’interesse dellefamiglie, insegnando di nuovo acostruire, pregare, provare stupore,insieme, genitori e figli, nonni e nipoti,aspettando di celebrare il Natale». Tra letante sacre rappresentazioni, c’è quellaclassica che accoglie i fedeli all’ingressodella chiesa e che la parrocchia haricevuto in dono anni fa da un’altracomunità parrocchiale: «È un presepeprezioso – racconta Sergio – perché erastato donato da Giovanni Paolo II: loabbiamo restaurato e ne facciamotesoro dedicandogli uno spazioprivilegiato». Quest’anno, tra le nuoverealizzazioni, anche un presepe configure a grandezza naturale intagliate datronchi di legni diversi che è statoprodotto dai più giovani dellacomunità, guidati da un anzianoparrocchiano artigiano che li ha istruiti.Ancora, quello artistico, la cui superficietotale è di 9 metri quadri, costruito

dallo stesso Sarrocco: «Presenta i trattipiù evidenti della tradizione italiana –spiega – ed è meccanico, quindi tuttoin movimento, con scene cherimandano a precise citazionievangeliche e la presenza di tanti ponti,a ricordare il monito “Non erigetemuri, ma costruite ponti” di PapaFrancesco». Soddisfatto dei risultati diquesta proposta, don Almeida,brasiliano, che nel suo Paese non havissuto la tradizione del presepescoprendola qui in Italia e diventandoun collezionista di piccoli presepiprovenienti da tutto il mondo; oraspera di riuscire a costituire unafondazione del presepe per dare semprepiù stabilità al progetto. Perché «la sacrarappresentazione è la sublimazionedell’attesa costruttiva – conclude –,l’aspettativa ricolma di speranzanell’unico grande dono di cui èimpossibile fare a meno: Gesù».

«Una vita nuovaè possibile per tutti»

Corso sul vino, cambio di sede

ambio di location per ilcorso “La vite e i tralci. Il

vino nella Bibbia, nella storiae nell’arte”, a cura di MarcoCum, teologo e sommeliermasterclass. In programmaper quattro martedì, uno almese, il corso promossodall’Uffcio diocesano per lapastorale del turismo, sport etempo libero prenderà il vial’8 gennaio e si svolgerà per lealtre tre date (5 febbraio, 5marzo e 2 aprile) non più nella

parrocchia di Sant’Ambrogioma nella Casa San Juan deAvila – ingresso da via PietroDe Francisci, 158 (per chiarriverà in auto) e da via DiTorre Rossa, 2 (per chi arriveràa piedi: cancello piccolo). Peril resto rimarrà tutto invariatocome precedentementecomunicato. Quindi le serate sisvolgeranno sempre a partiredalle ore 20, e si snoderannoin un “viaggio” nel vino dalleorigini alla modernità.Obiettivo, spiega il direttoredell’Ufficio diocesano don

Francesco Indelicato, è«puntare i riflettori sul mondodel vino e sul suo strettolegame con le Scritture e laChiesa. Dopo questo corsosarà difficile bere un bicchieredi buon vino senza gustarne laprofondità nel tempo e larelazione con la nostra fede.Un’occasione da non farsisfuggire». Per le iscrizioni c’èancora tempo, scrivendo [email protected] otelefonando ai seguentirecapiti: 06.69886349,351.5030787.

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Benedizione dei BambinelliIl Papa: stupore è vedere Dio

Tantissimi i bambini, iragazzi, gli animatori,accompagnati dalvescovo ausiliareGianrico Ruzza, per iltradizionaleappuntamento (fotoGennari)

Il Concerto di Natale dedicato agli oppressihi canta prega due volte», dicevasant’Agostino. Domenica scorsa,terza di Avvento, musica, canti e

preghiere si sono fusi in un’unica lode a Dioper il tradizionale concerto di Natale delCoro della diocesi di Roma e dell’orchestra“Fideles et Amati”, diretti da monsignorMarco Frisina. La diocesi si è fermata pervivere un momento di «bellezza econtemplazione» in attesa della nascita diGesù e per «pregustare la gioia della suavenuta in mezzo agli uomini», ha affermato ilcardinale vicario Angelo De Donatisintervenuto nella basilica di San Giovanni inLaterano. Giunto alla XXXIV edizione, siconferma un momento molto atteso dairomani. La cattedrale di Roma era gremita direligiosi e fedeli di tutte le età. Hannoassaporato la melodia dei classici cantinatalizi come “Adeste fideles” e “Tu scendidalle stelle”; hanno accompagnato con ilbattito delle mani “Feliz Navidad”; si sono

C« commossi sulle note di “Adorazione di Marianel presepe” composto da monsignor Frisina,il quale ha immaginato di essere nel presepein un momento di adorazione della Verginenei confronti di suo figlio. Diciannove ibrani eseguiti in due ore di concerto, apertoda “Vieni, Signore, non tardare”, un cantodrammatico ma allo stesso tempo carico difiducia e speranza. L’esibizione quest’anno èstata dedicata «a tutti coloro che vivono nelletenebre, nella tristezza, nell’oppressione enelle guerre – ha detto Frisina –. Vivono inquel buio fatto di povertà, di miseria e diviolenza. Il Signore viene per tutti». Durantele prove il coro ha intonato a sorpresa “Tantiauguri a te” dedicato a don Marco cheproprio domenica festeggiava il compleanno.Grande emozione serpeggiava tra coristi eorchestranti. Irene, soprano, ha partecipatoall’evento per la quinta volta, con gli stessisentimenti di cinque anni fa. «Questo è unmomento molto atteso per il quale ci

prepariamo tanto – ha spiegato –. In questianni si è instaurato tra noi un climafamiliare». La XXXIV edizione è stataanticipata dal ritiro di Avvento con unacatechesi del cardinale De Donatis, la visitaalla cappella del Sancta Sanctorum e la Messanel complesso della Scala Santa. La giornataè stata dedicata anche all’accoglienza deinuovi coristi. «Il ritiro si è svolto sabato –prosegue Irene –, per la prima volta proprioalla vigilia del concerto che viviamo quindicon una spiritualità intensa». Per Silvia,violinista dell’orchestra “Fidelis et amati”,quasi una propaggine del Coro della diocesi,questo è il sesto concerto. «C’è sempre tantaemozione – ha dichiarato –. La musica è illinguaggio di Dio, è lo strumento a nostradisposizione per evangelizzare con gioia».Tra i presenti anche i vescovi ausiliariGianrico Ruzza e Paolo Ricciardi, numerosisacerdoti e religiose.

Roberta PumpoIl Coro della diocesi di Roma nel concerto di Natale (foto Gennari)

Raggi e De Donatis al Ceis (foto Gennari)

La visita del cardinale vicarioal Ceis, fondato da don Picchi,che assiste tossicodipendentima anche tante altre vittime

dell’emarginazione e del disagioIl presidente Mineo: a gennaioaprirà a Capannelle una casa perminori con problemi psichiatrici

formazione

La parrocchia di Tor de’ Cenci ospita rappresentazioni della Natività di formati diversi. All’ingresso della chiesa,una donata da papa Giovanni Paolo II Ce n’è anche una artistica di nove metri

2 Domenica23 dicembre 2018

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DI LAURA GALIMBERTI

er Flavio è un modo per dire la suaidentità, per Elisa e Giulia occasionedi incontro con gli amici, per

Francesco condivisione di una comunepassione e quindi di una parte di vita.Sono alcuni tra i ragazzi del GiovaneEnsemble del Lido, orchestra giovanilenata a Ostia a ottobre. Hanno tra i 14 e i16 anni. Studenti dei primi anni di liceocon alle spalle, quasi tutti, l’esperienzaformativa della scuola media a indirizzo

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Il Natale insieme ai più bisognosi

Oltre 50 ospiti della mensaCaritas di Ostia a tavolanel centro sportivo dellaFinanza. Il pasto preparato e servito dagliatleti. L’iniziativa graziea Elemosineria Apostolicae Athletica Vaticana,la rappresentativa podisticadella Santa Sede. Il donodi un pacco natalizioGrato monsignor De Toca:«Condividere il mangiaresignifica condividere la vita»

n pranzo insieme ai poveri – ospiti dellamensa Caritas di Ostia – nel centro

sportivo della Guardia di Finanza a CastelPorziano. L’iniziativa, martedì scorso, è stataresa possibile dall’Elemosineria Apostolica e daAthletica Vaticana – la rappresentativa podisticadella Santa Sede con la quale è in atto ungemellaggio con le “Fiamme Gialle” – inadesione all’appello di Papa Francesco chechiede di vivere il Natale con spirito dicondivisione e solidarietà verso chi ha piùbisogno. Il pranzo natalizio è stato organizzato,per gli oltre 50 ospiti, nella mensa del centrosportivo, preparato e servito dagli atleti chehanno aderito con entusiasmo a questainiziativa. Tra i tanti atleti, Giorgio Avola(scherma), Antonella Palmisano, FrancescoFortunato, Filippo Randazzo, Simone Forte eFabrizio Donato (atletica), Alice Bellandi, AndresFelipe Moreno, Andrea Gismondo e GiuliaPierucci (judo). Al termine i ragazzi del centro

U sportivo hanno fatto dono agli ospiti di unpacco natalizio. I poveri erano accompagnati damonsignor Melchor Sànchez De Toca,sottosegretario del Pontificio Consiglio dellaCultura nonché presidente di AthleticaVaticana: «Condividere la tavola significacondividere la vita. Gesù le cose più belle le hafatte e dette attorno a una tavola. Grazie dicuore agli atleti e a tutto il personale del centrosportivo per questa giornata in cui abbiamocondiviso il pane». Il generale Raffaele Romano,comandante del centro, si è detto sorpreso«dalla vasta eco della notizia, visto che leFiamme Gialle e la Guardia di Finanza durantetutto l’anno, e in particolare durante le festivitànatalizie, organizzano iniziative di solidarietànei confronti del prossimo. È stato bello poteressere vicini con un gesto, pur piccolo, a chi hapiù bisogno. È stato altrettanto bello percepireil clima affettuoso che si è instaurato nella salache ogni giorno ospita a pranzo i nostri atleti».

DI ROBERTA PUMPO

atale è sinonimo di famiglia riunita.Una giornata da trascorrere insiemeagli affetti attorno ad una tavola

imbandita. Ma chi non ha famiglia? Chivive solo, per strada, lontano chilometridai propri cari? Se ieri nelle città addobbatea festa erano soprattutto gli anziani quelliche soffrivano la solitudine, oggi ci sonoanche i senza fissa dimora, i rom, iprofughi, le famiglie disagiate. Grazie allaCaritas e a numerose associazioni divolontariato il Natale assume il volto dellasolidarietà a favore degli emarginati.

Domani alle 17 don Benoni Ambarus,direttore della Caritas di Roma, nell’ostelloDon Luigi Di Liegro in via Marsalapresiederà la Messa con gli ospiti, ivolontari e gli operatori. Parteciperanno irappresentanti delle amministrazioni edelle istituzioni civili. A seguire i volontari,impegnati in questi giorni con l’emergenzafreddo, si alterneranno nelle mense di viaMarsala e Colle Oppio che domani emartedì rimarranno aperteininterrottamente. Numerosi giovaniprovenienti dalle parrocchie doneranno ilproprio tempo per preparare e servire unpasto caldo e per animare la serata conmusica, spettacoli e tombolate.Da don Benoni l’invito allefamiglie ad «avere il coraggio dicelebrare il Natale in mododiverso e invitare alle proprietavole una persona povera o chepasserebbe il Natale da solacome il vicino di casa, perchéanche la solitudine è unagrande povertà. L’ideale sarebbeche le persone che vivono perstrada o nei centri diaccoglienza possano avere unafamiglia almeno a Natale».I preparativi fervono anchenella Comunità di Sant’Egidioper la quale trascorrere il giornodi Natale con i poveri è unatradizione che risale al 1982.L’idea nacque dallaconstatazione che i poveriaiutati tutto l’anno non

Npotevano essere lasciati soli proprio aNatale. Trentasei anni fa gli ospiti attornoalla tavola della festa nella basilica di SantaMaria in Trastevere erano una trentina, perlo più anziani soli. Con gli anni si èallargata in tutto il mondo e nel 2017hanno brindato insieme più di 240milapersone, in 600 città di 78 Paesi.«Allarghiamo la nostra tavola da Roma almondo per dire a tutti che il Natale ci apreal futuro e alla speranza – afferma ilpresidente Marco Impagliazzo –. IlBambino che nasce ci invita a guardare e acostruire un futuro nuovo, a infonderesperanza in una società ripiegata su sestessa». Alla stessa tavola chi aiuta siconfonde con chi è aiutato. Lo scorso annoa Roma erano oltre 16mila. Il pranzo del25 sarà servito come da tradizione nellabasilica di Santa Maria in Trastevere altermine della Messa presieduta dal parrocodon Marco Gnavi, che quest’anno saràtrasmessa in diretta su Rai 1 (ore 10.55).Altre quaranta tavole saranno imbandite invari quartieri di Roma. Al termine di ognipranzo saranno distribuiti pacchi donopersonalizzati. Guanti, sciarpe, cappelli,coperte per chi vive in strada e giocattoliper i bambini. Per realizzare tutto questo èpartita una raccolta fondi sulla paginaFacebook della Comunità e sul sitonatale.santegidio.org. Si può aderire ancheattraverso l’invio di un sms o unatelefonata al 45586 attivo fino a martedì.In vista delle festività e in occasione delcompleanno del Papa nel Car di Roma leAcli hanno inaugurato e intitolato aBergoglio il primo laboratorio in Italia ditrasformazione delle eccedenze alimentariper fini solidali. I prodotti, confezionatidai detenuti dell’Isola solidale, sonodestinati alle persone in difficoltàeconomica.

Alla Caritas mense aperte domani e martedìcon l’impegno di tanti volontari. La Messacon il direttore nell’ostello di via Marsala

A Castel Porziano pranzo dei poveri con le Fiamme Gialle

Ensemble del Lido, «under 16» con la passione per la musica e l’impegno per lapace. Concerto tra i rifugiati

I preparativi fervono anche nellaComunità di S. Egidio. Il pranzodel 25 a S. Maria in TrastevereAltre 40 tavole saranno allestitenei quartieri con pacchi donoe giocattoli per i bambini

musicale. Una preziosa opportunità chela scuola pubblica offre sul territorio intre diversi istituti: tantissime le richiestedi accesso rispetto ai posti disponibili.Un’offerta che però non ha modo diproseguire oltre la terza media. Il progettonasce proprio dalla bellezza percepita damolti genitori: «Una qualità indiscussanon solo dal punto di vista strettamentemusicale conseguita nei tre anni di studioma soprattutto educativa e relazionale –spiega la mamma di Francesco – grazieall’impegno e alla dedizione di tutti gliinsegnanti di strumento». L’idea condivisadi trovare quindi un modo di proseguireil percorso. Ad accoglierli la parrocchiaSan Nicola di Bari: «Alcuni ragazzi giàfrequentano la nostra comunità nelgruppo scout o nel percorso di cresima»,sottolinea don Roberto Visier, il parroco.«C’è un grande bisogno di bellezza e la

musica è uno strumento prezioso cheeduca al rispetto delle regole per unprogetto comune». Si parte così, lo scorsoottobre, con dieci ragazzi. «Ci vediamoogni sabato mattina», spiega laresponsabile del progetto IolandaZignani, docente di flauto traverso pressola scuola media Caio Duilio e concertistaa livello nazionale ed internazionale.«Un’esperienza davvero social perché nonsolo suoniamo insieme ma ciincontriamo realmente e per gli altri». Neldna dell’ensemble da subito infatti l’ideadi portare con la musica prossimità epace. Due le esperienze di riferimento: laJunior orchestra promossa dall’Accademianazionale di Santa Cecilia, progetto dialta qualità ma necessariamente adaccesso limitato considerando il bacino diutenza e lontano dal territorio. Ancora, ilLaboratorio del suono, promosso dal

Sermig di Torino dove oltre200 ragazzi e adultisuonano insieme per lapace. I membri di GiovaneEnsemble da subito hannocondiviso l’idea di portarela musica nelle situazionidi fragilità per offrirevicinanza e favorire unvero incontro. «Nericevono domandeprofonde sull’uomo,attivando una ricerca di senso preziosaper giovani in formazione», sottolineaZignani. Tre i concerti proposti nelperiodo natalizio: nel reparto pediatriadell’ospedale Grassi di Ostia il 9dicembre, domenica 16 in parrocchia,mentre mercoledì 19 infine i ragazzihanno allietato la tradizionale tombolataa Casa Scalabrini 634, struttura di

A Ostia giovani musicisti nelle situazioni di fragilità

seconda accoglienza che dal 2015ospita rifugiati in una climaautenticamente fraterno. «Una verapreparazione al Natale – sottolineaZignani –, un incontro autentico conpersone provate dalla sofferenza, oltrestereotipi e pregiudizi». Per il futuro, unsogno: «Suonare per Papa Francesco, ilvero ispiratore».

I giovani musicisti durante le prove

Editoria, nuovo appello da Fisc e altri operatori contro i tagliresce l’allarme per l’annunciato taglio deifondi per l’editoria, contenuto nella

manovra di bilancio. E cresce anche larichiesta di intervenire con un “lavoro serio”per la tutela del pluralismo e per la garanziadei livelli occupazionali. Alleanza delleCooperative, File, Fisc e Uspi hanno rivoltoun appello al Presidente del Consiglio,Giuseppe Conte, il giorno dopo lapubblicazione sui giornali dell’appellolanciato dalla File (Federazione italiana liberieditori) al presidente della Repubblica SergioMattarella. «Chiediamo al Presidente – silegge nell’appello rivolto a Conte – unripensamento urgente del Governo rispettoai tagli indiscriminati di risorse del Fondoper il Pluralismo e l’innovazionedell’informazione. I tagli sono previsti in unemendamento all’interno della Legge diBilancio. Avranno effetto dal 2019, conripercussioni pesantissime su diversi giornalicooperativi e delle altre realtà no profit, e sututto l’indotto. Crediamo che il Governo e loStato debbano invece essere parte attiva e

vigile per la promozione e la tutela delfondamentale diritto ad un informazioneplurale, in coerenza con l’art.21 dellaCostituzione, e non mortificare il pluralismocon tagli così pesanti e repentini». Le quattroorganizzazioni che operano nel settore – tracui la Federazione italiana settimanalicattolici (cui aderisce anche Romasette.it, chenon percepisce contributi pubbliciall’editoria ma è solidale con la “battaglia”della Federazione e degli altri operatori) –chiedono «che venga ritirato l’emendamentoriferito ai tagli all’editoria e che vengaavviato con urgenza un Tavolo di confrontocon tutte le categorie impegnate nella filieraeditoriale dell’informazione per ricercare, apartire dalla legislazione attuale, ognipossibile miglioramento sul terreno delrigore, della trasparenza e dell”innovazione».Martedì scorso l’appello «Fermatevi!» è statolanciato ancora una volta dalla Federazionenazionale della stampa italiana; Fnsi eOrdine dei giornalisti hanno dato vita a unpresidio in piazza Montecitorio.

CUcsi Lazio, Simonelli nuovo presidente

letto domenica scorsa ilnuovo direttivo regiona-

le dell’Unione cattolica dellastampa italiana (Ucsi).Obiettivi dichiarati sono unamaggiore presenza sul terri-torio, un’attenzione partico-lare alla formazione dei gio-vani e alla dimensione cultu-rale della professione e un fo-cus sul giornalismo nell’eradei social network.Nuovo presidente è SaverioSimonelli (nella foto, giorna-lista di Tv2000); vice presi-dente Giulia Pigliucci. Gli al-tri eletti: Francesco Spagnolo(segretario), Vincenzo Grien-ti (tesoriere), Fabio Bolzetta,Rosario Carello, ErmannoGiuca, Mirko Giustini, Fran-cesco Macaro, Mario Mancini(Viterbo).

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3Domenica23 dicembre 2018

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Lo scrittore, autore tv e insegnante di religione in un liceo, firma da giovedì «L’Osservatore Romano». Ilvaticanista è direttore editoriale del Dicastero per lacomunicazione, avrà un compito di coordinamento

DI PIETRO MARIANI

ovità nei media vaticani:martedì 18 il Papa ha nominatoAndrea Tornielli direttore

editoriale del Dicastero per lacomunicazione della Santa Sede, eAndrea Monda direttore deL’Osservatore Romano. «Due passiimportanti per il processo di riforma»,commenta il prefetto del Dicastero,Paolo Ruffini. «I due nuovi direttorihanno in comune l’essere giornalistiche guardano oltre l’apparenza dellecose, che sanno declinare la pluralitàdei linguaggi che caratterizza il nostrotempo con l’unità del pensiero e dellepersone; sanno approfondire, ascoltare.Entrambi sono oltre che giornalistiscrittori. Sanno parlare a tutte legenerazioni, dunque anche ai giovani.Entrambi sono costruttori di ponti». Con Tornielli, scrive ancora Ruffini, «laDirezione editoriale (cui spetta ilcompito di coordinare tutti i mediavaticani) avrà una guida sicura,autorevole e lungimirante; consapevolesia della grande storia che i mediavaticani hanno alle loro spalle, sia delfuturo che solo non avendone paurapuò essere costruito insieme e nonsubito». Con Monda (storicocollaboratore di Roma Sette,soprattutto nel settore culturale),«l’Osservatore Romano potràproseguire innestando nuovi progettinella sua storia secolare. Il quotidianodella Santa Sede è uno dei pilasti dellanostra comunicazione – ricorda Ruffini–, chiamato a coinvolgersi sempre dipiù nel processo di integrazione delsistema informativo vaticano, comerichiesto dal Santo Padre nel Motuproprio che ha istituito il Dicasterodella Comunicazione». La scelta di

Monda, per Ruffini «è una sfida e unarisposta all’appello di Papa Francescoad essere Chiesa in uscita, ad “avviareprocessi” inediti anche nellacomunicazione». Andrea Monda,scrittore e saggista, è nato a Roma il 22marzo 1966, è sposato e ha un figlio. Siè laureato in Giurisprudenzaall’Università La Sapienza di Roma e haconseguito la laurea in Scienze religiosealla Pontificia Università Gregoriana.Ha lavorato per alcuni anni presso

l’ufficio legale dell’esattoria delComune di Roma per conto di unistituto bancario. Dal 2000 è docente direligione. Da circa un decennio tieneseminari su cristianesimo e letteraturaalla Lateranense e Gregoriana. È iscrittoall’Ordine dei giornalisti, elencopubblicisti; collabora con la paginaculturale di Avvenire; scrive recensioniper La Civiltà Cattolica. A lungo haavuto sul nostro settimanale unarubrica di libri; così pure sul nostro sitointernet Romasette.it. «Ho appreso lanotizia della mia nomina con unsentimento misto di gioia e timore,meraviglia e incredulità e soprattutto diintensa gratitudine», ha dichiaratoMonda subito dopo la nomina.«Pratico il giornalismo da oltretrent’anni e mi sono sempre occupatodi tematiche culturali, religiose eteologiche, non disdegnando quelparticolare ambito professionalechiamato ‘vaticanismo’, ma certamentenon potevo immaginare di esserechiamato a dirigere il quotidiano dellaSanta Sede, quel ‘singolarissimo’giornale come lo ha definito San PaoloVI presentandolo (in occasione delcentenario del 1961), come ‘ungiornale di idee’ che ‘non vuolesoltanto dare notizie; vuole crearepensieri’». Andrea Tornielli è nato aChioggia nel 1964 ed è laureatoall’Università di Padova. Dopo 15 anni

passati a Il Giornale, dal marzo 2011 èvaticanista de La Stampa e coordinatoredel sito web della Stampa VaticanInsider, pubblicato in tre lingue einteramente dedicato all’informazionesul Vaticano e sulla Chiesa cattolica nelmondo. Ha anche un suo blogpersonale, Sacri Palazzi. «I media dellaSanta Sede hanno una lunga storia – hadichiarato Tornielli in una nota delDicastero –. Basti citare l’importanzache ha avuto Radio Vaticana in tantifrangenti più o meno recenti del nostropassato. Questi media continuano atrasmettere il messaggio dei Successoridi Pietro e anche a dar voce a chi nonne ha, grazie a un’offerta in tante linguediverse, unica al mondo. Sonoconvinto che ci sia sempre più bisognodi un giornalismo che racconti i fattiprima di commentarli. Un giornalismoche, nell’epoca degli slogan, sia ingrado di analizzare la realtà tenendosempre conto di tutti i suoi fattori.Cercherò di mettermi al serviziodell’articolata struttura informativadella Santa Sede e delle grandiprofessionalità giornalistiche e tecnicheche esprime, per aiutare a comunicare,con tutti i mezzi e usando tutte lepiattaforme, in modo semplice ediretto, il magistero del Papa che –come dimostrano le quotidiane omeliedi Santa Marta – accompagna il popolodi Dio in ogni parte del mondo».

NLa guida del quotidianodella Santa Sede, definito«uno dei pilastri dellacomunicazione», a lungocollaboratore di Roma Sette

Monda e Torniellinuove nominenei media vaticani

informazione.Ruffini: passi importanti nella riforma

Andrea Tornielli

Andrea Monda

Le parole di Gretaai grandi del mondo

el generale scarso rilievo che dai media italiani èstato dato alla Conferenza dell’Onu sul clima Cop

24, ancor meno forse si è sentito parlare dell’interventodi una ragazza svedese di 15 anni, Greta Thunberg.Greta ha provato a smuovere i big del mondo, checomunque non sono riusciti a fare passi avanti decisinel contrasto al riscaldamento globale. La Cop 24 si è tenuta a Katowice, in Polonia, dal 3 al 15dicembre, ed aveva un titolo ambizioso: “Cambiamoinsieme”. Il punto è che per cambiare insieme, ogniStato deve fare qualche passo, e invece i lavori dellaConferenza sono stati rallentati da tutti coloro checercavano di fare un passo indietro. Le conclusioni,infatti, sono state al ribasso e non c’è stato un impegnodecisivo di tutti per dare una svolta verso una maggioresostenibilità. Purtroppo, abitando tutti l’unico pianeta,i cambiamenti saranno efficaci solo se ci si muoveràinsieme verso la stessa direzione. Non solo: se qualchePaese si impegna decisamente verso azioni di rispettodel pianeta, avrà inizialmente dei costi maggiori, e cosìaltri Paesi potranno sfruttare un vantaggio economico.L’interesse del singolo, dunque non va in linea con ilcambiare insieme. Greta, nella sua semplicità, maanche con grande chiarezza di visione, dice a tutti igrandi del mondo che i combustibili fossili vannolasciati sotto terra, e li chiama bambini immaturiperché non riescono a parlare chiaramente e ad agiredi conseguenza. Li critica perché non hanno il coraggiodi andare controcorrente. Nel 2078 festeggerà il suosettantacinquesimo compleanno, e magari avrà dei figliche chiederanno come mai non è stato fatto nullaquando si era ancora in tempo per agire. Dice,guardando tutti negli occhi: «Dite di amare i vostri figlisopra ogni cosa, e state rubando loro il futuro!». La suaconclusione è ancora più interessante: non sonovenuta qui, sostiene, per invitarvi a prendervi cura delnostro futuro, non lo avete fatto e non lo farete.Ribadisce, quindi, che il cambiamento sta arrivando.Greta ha le idee molto chiare, e ugualmente lineari,semplici, e per questo dirompenti, erano le idee deibambini e dei ragazzi che hanno partecipato, a fineottobre, alla conferenza “Prophetic Economy”,organizzata in Italia da una serie di associazioni emovimenti. In quell’occasione, i ragazzi erano sul palcoinsieme a grandi economisti, come Jeffrey Sachs, eclimatologi. Non erano ascoltatori, ma partecipantiattivi pieni di idee e di visione. Tanto che Carlo Petrini,inventore di Slow food, nell’ultimo giorno di quellaconferenza, ha commentato un vecchio proverbio: se igiovani sapessero e se gli anziani potessero. Alla luce diquanto visto e osservato, proponeva di rovesciare ilproverbio: se i giovani potessero e se gli anzianisapessero! E cioè, c’è una così chiara visione nei giovanidi come possiamo salvare il nostro pianeta, che se loroavessero i mezzi per farlo, e se i grandi comprendesserodando loro spazio, forse davvero potremmo invertire larotta. In effetti, i cambiamenti climatici interessanoprima di tutto le nuove generazioni, e non possiamoaffrontare i problemi senza ascoltare la loro voce.

N

L’economia sostenibilea cura di

Alessandra Smerilli

Il presepe viventea Porta Asinaria

ino al 13 gennaio a Por-ta Asinaria, nei pressi

di San Giovanni in Latera-no, torna il presepe viven-te di Roma “Venite adore-mus”, realizzato dalla par-rocchia di San Giulio con ilpatrocinio del Vicariato diRoma e di Roma Capitale,e il contributo di diverserealtà. Presenti gli antichimestieri e numerosi ani-mali. Il 6 gennaio l’arrivodei Magi con cammello.

F

in città

i è spento monsignorSergio Mangiavacchi, alungo parroco nella

diocesi di Roma. I funeralisono stati celebrati venerdì 21alle ore 15.30 nellaparrocchia di Santa Mariadelle Grazie al Trionfale.Mangiavacchi studiò alPontificio SeminarioRomano Maggiore e fuordinato sacerdote nel 1956.Fu parroco della parrocchiadi San Leone I dal 1969 al1988, e cappellanodell’Ospedale Oftalmico dal1989 al 2007. Il 2 agosto1999 divenne prelatod’onore di Sua Santità.Attualmente era membrodella Consulta diocesana perla pastorale sanitaria.

S

Morto monsignorMangiavacchi

LUNEDÌ 24 Alle ore 24 nella basilica di SanGiovanni in Laterano presiedela Messa della Notte del Nataledel Signore.

MARTEDÌ 25 Alle ore 10.30 nella basilica diSan Giovanni in Lateranopresiede la Messa CapitolareNatale del Signore.

LUNEDÌ 31 Alle ore 17 nella basilicavaticana partecipa ai primiVespri della solennità di MariaSantissima Madre di Dio e alcanto del “Te Deum”.

MARTEDÌ 1 GENNAIO Alle ore 8 visita e celebra laMessa all’Istituto Figlie di MariaAusiliatrice. Alle ore 10.30 nella basilica diSan Giovanni in Lateranocelebra la Messa nella solennitàdella Madre di Dio.

GIOVEDÌ 3 Alle ore 9.30 al Santuario delDivino Amore incontra gliOblati e le Figlie della Madonnadel Divino Amore in occasionedell’anniversario del morte delloro fondatore. Alle ore 18 celebra la Messanella rettoria del SantissimoNome di Gesù.

VENERDÌ 4 Alle ore 18 celebra la Messanella chiesa di San Francesco aFoligno in occasione della festadi sant’Angela.

SABATO 5 Alle ore 17.30 celebra la Messapresso l’Unione Santa Caterinada Siena delle Missionarie dellaScuola in occasione del capitologenerale.

DOMENICA 6 Alle ore 10.30 celebra la Messaalla Cittadella della carità“Santa Giacinta”.

L’AGENDADEL CARDINALE

VICARIO

libriMorricone, l’addiocon sei concertitra Verona e Roma

ovant’anni di età, ses-santa di carriera, due O-

scar, tanti altri premi, 70 mi-lioni di dischi venduti. Per En-nio Morricone il 2019 saràl’anno dei “Final Concerts”.L’addio ai concerti dal vivo.Nella prossima estate il gran-de compositore sarà sul pal-co per sei concerti in Italia (in-tanto continua la tournéé al-l’estero), due all’Arena di Ve-rona – 18 e 19 maggio – e benquattro alle Terme di Cara-calla (15, 16, 21 e 22 giugno).La particolarità è che le sera-te avranno tutti una scalettadifferente. I biglietti sono giàin vendita. Servizio suwww.romasette.it.

Nra i grandi classicidella letteraturarussa Le Anime

morte di NikolajGogol’, pubblicato nel1842, è forse quelloche più di ogni altro,nella sua naturagrottesca, ha suscitatol’interesse dell’uomomoderno, come se nelghigno beffardo

dell’indimenticabile protagonista, Cicikov,ineffabile manigoldo alla ricerca dei servidella gleba già scomparsi da utilizzare qualiipoteche per arricchire il suo patrimonio,fosse celata la tipica disillusionenovecentesca riguardo ai sogni dirinnovamento e alle speranze di giustiziache, sbagliando, potremmo riporre neinostri simili. È inutile affannarsi a trovarenegli individui chissà quali carte

palingenetiche, ci avrebbe suggerito il grandescrittore, meglio ridere insieme a lui sulletragicomiche vicissitudini del suopersonaggio in giro nel calesse da unaproprietà all’altra nel tentativo di raggirare ipiù creduloni, pronto a controbattere imeno ingenui, magari ingaggiando conquesti ultimi perfino qualche pericolosatenzone. Ed ecco quindi balzare davanti anoi, riuniti tutti insieme in un repertorio dicaratteri che resta per sempre nella mente dichi legge, improbabili filosofi possidenti,oziose signore di campagna, avari espendaccioni, monaci e rubacuori, capitanicoraggiosi e infingardi della peggior risma,ognuno prigioniero nel proprio mondointeriore, serrato a doppia chiavedall’arroganza, dalla finzione, dallatracotanza o dalla semplice paura diguardarsi allo specchio. Senonché, arileggere il capolavoro gogoliano nella bella,appassionata traduzione di Paolo Nori,

uscita ormai dieci anni fa e facilmentereperibile nei tipi della UniversaleEconomica Feltrinelli (pp. 348, 10 euro),salta piuttosto agli occhi la fondamentaledecisiva scissione fra lo straordinarioimbroglione e il cosiddetto Autore, capace diinserirsi nel racconto con memorabiliincursioni tese a stemperare l’ansia diCicikov, tutto preso dalla sua investigazionepratica, illuminando la visione del lettoreper invitarlo a gettare uno sguardo menoeffimero sul meraviglioso paesaggiocircostante. Soltanto così potremo scoprire lamatrice antica della terra attraversata, frasteppe, fiumi, montagne e distese di neve,arrivando forse a comprendere la ragioneprofonda del nostro destino: «Russia! Cosavuoi da me? Che legame inconcepibile sicela tra noi? Perché guardi così, e perchétutto quello che è in te ha fissato su di me isuoi occhi pieni di attesa?». E, poco più in là:«Solo soletto, da qualche parte, a una

finestrella tremola magari un lumicino: saràun artigiano cittadino che cuce il suo paio distivali, un fornaio che s’affacenda intorno auna stufetta? Ma chi se ne importa? Chenotte! Forze del cielo, che notte che c’è inalto! E che aria, che cielo, lontano, alto, là,nella sua profondità inaccessibile, che siestende così immensa, sonora e chiara».Sono questi gli scarti lirici che, creando undoppio piano fra le quotidiane peripezie delpiccolo truffatore e la potenzafantasmagorica dell’ambiente esterno,rendono il testo ancora più sorprendente,come un impossibile trattato sulle nostrecento imperfezioni, seguendo la scia di unamore sconfinato, sebbene nascosto, neiconfronti dell’essere umano: «Per strada! Perstrada! Via dalla fronte la ruga che vi correva,e severo sia il volto! Andiamo, tuffiamocinella vita con il suo silenzioso ticchettio e isuoi sonaglietti e vediamo cosa fa Cicikov».

Eraldo Affinati

F«Le anime morte» di Gogol’, un trattato sulle nostre imperfezioni

4 Domenica23 dicembre 2018

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