La nostra socia Silvia Di Batte ci racconta frammenti ...

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La nostra socia Silvia Di Batte ci racconta frammenti della storia della sua famiglia, composta di ebrei e non ebrei socialisti, e in cui durante il Fascismo si sono intrecciate le persecuzioni razziste con quelle politiche. Storie di soprusi e ribellioni, di fughe e di terrori, ma anche d’ideali e d’incontri con Giusti e Giuste. Storia di una famiglia tra fascismo e leggi razziali Silvia Di Batte, socia, già presidente, del Soroptimist club di Livorno Nel 1938, all’emanazione delle Leggi razziali, mia madre aveva appena nove anni. Il fascismo aveva già colpito duramente la famiglia del mio nonno Giovanni Bacci. Era, infatti, figlio di Giuseppe, assessore alla cultura nella giunta socialista del sindaco Uberto Mondolfi, brutalmente destituita da un migliaio di fascisti, capitanati da Costanzo Ciano, nel 1922. Giuseppe era un commerciante stimato in città. La sua bottega di Via Maggi non era solo una cartoleria e un’apprezzata libreria antiquaria ma era frequentata da esponenti della cultura e dell’arte labronica. Pagò duramente il suo attivismo socialista. I fascisti gettarono la sua preziosa merce nei fossi, entrarono in casa e buttarono dalla finestra mobili e materassi. Invano cercò di ottenere giustizia. Mia madre conserva ancora oggi le istanze rivolte al Ministero degli Interni che denunciavano i danni subiti e le relative risposte che minimizzavano i fatti negandogli qualsiasi risarcimento. Molti, molti anni dopo, durante la mia attività di editrice, mi contattò il figlio di Giovanni Ansaldo, direttore del “Telegrafo” ai tempi in cui Costanzo Ciano ne era il proprietario. Aveva una raccolta di testi scritti da suo padre, mentre era in “esilio” nelle campagne di Pescia, dopo la guerra. Mi disse che aveva piacere di pubblicare con me i testi che raccontavano del periodo livornese di suo padre Giovanni perché era stato un cliente affezionato del “Bacci”, con cui condivideva la passione per i libri antichi. Nonostante le divergenze politiche, l’amore per la cultura li univa.

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LanostrasociaSilviaDiBatteciraccontaframmentidellastoriadellasuafamiglia,compostadiebreienonebreisocialisti,eincuiduranteilFascismosisonointrecciatelepersecuzionirazzisteconquellepolitiche.Storiedisoprusieribellioni,di fugheedi terrori,maanched’idealied’incontriconGiustieGiuste.

StoriadiunafamigliatrafascismoeleggirazzialiSilviaDiBatte,socia,giàpresidente,delSoroptimistclubdiLivorno

Nel1938,all’emanazionedelleLeggirazziali,miamadreavevaappenanoveanni.IlfascismoavevagiàcolpitoduramentelafamigliadelmiononnoGiovanniBacci.Era,infatti,figliodiGiuseppe,assessoreallaculturanellagiuntasocialistadelsindacoUbertoMondolfi,brutalmente destituita da un migliaio di fascisti,capitanati da Costanzo Ciano, nel 1922. Giuseppeerauncommerciantestimatoincittà.Lasuabottegadi Via Maggi non era solo una cartoleria eun’apprezzata libreria antiquaria ma erafrequentata da esponenti della cultura e dell’artelabronica. Pagò duramente il suo attivismosocialista.Ifascistigettaronolasuapreziosamercenei fossi, entrarono in casa e buttarono dallafinestramobiliematerassi.Invanocercòdiotteneregiustizia.MiamadreconservaancoraoggileistanzerivoltealMinisterodegliInternichedenunciavanoi danni subiti e le relative risposte cheminimizzavano i fatti negandogli qualsiasirisarcimento.Molti, molti anni dopo, durante la mia attività dieditrice,mi contattò il figlio di Giovanni Ansaldo,direttore del “Telegrafo” ai tempi in cui CostanzoCianoneera ilproprietario.Avevaunaraccoltaditestiscrittidasuopadre,mentreerain“esilio”nellecampagnediPescia,dopolaguerra.MidissecheavevapiaceredipubblicareconmeitesticheraccontavanodelperiodolivornesedisuopadreGiovanniperchéerastatounclienteaffezionato del “Bacci”, con cui condivideva la passione per i libri antichi. Nonostante ledivergenzepolitiche,l’amoreperlaculturaliuniva.

Il nonno Giovannicontinuò la tradizionedifamiglia. C’è una bellafotocheloritraedavantialTeatroGoldonidovesistava svolgendo lafamosa assemblea delPartito Socialista da cuiscaturì poi il PartitoComunista. Lui rimasefedele agli idealisocialisti,sebbeneavessemolti amici chemilitavano nel PartitoComunista, come IlioBarontini.Mia nonna Jolanda eraebrea della famigliaFunaro. Una famiglia

numerosadellamediaborghesia,nonriccamamoltoattiva.SuofratellomaggioreGiuseppeera un importante avvocato ed eramolto conosciuto. Sebbene in famiglia fosseromoltoprofondi i sentimenti religiosie l’osservanzadelle tradizioni, lanonnarimaseaffascinatadallabellezzadiGiovanniBacci.Alto,occhiazzurri,coltoeprogressistacomelei.Fuamoreaprimavista. Il fratelloGiuseppe avrebbepreferitounmatrimonio ebreo,ma imatrimonimistiaLivornoeranomoltocomuni.

La nascita della piccolaAnna,miamadre,impedìalnonnodiprenderelalaureainingegneria,sebbenefossea un passo da discutere latesi. Cominciò subito alavorare per mantenere lafamiglia, dando così unamano anche al fratellominore Guido, unpromettente studente dibiologia. Guido diventeràpoiprofessoreuniversitarioe fondatore del Centrointeruniversitario dibiologiamarinadiLivorno.

LavitaperGiovannieJolandanonerafacile.Luieraconosciutoperlesueideesocialisteeperdipiùavevasposatoun’ebrea.Ilnonnononeraebreo,maeraorgogliosodelleoriginidisua moglie e insieme decisero che Anna avrebbe avuto la sua istruzione primaria edelementarenellescuoleebraiche.“Cosìimparal’ebraicoeifondamenti”–diceva.Maarrivarono le leggirazziali. Giovanniallorasipremuròdi farconseguire la licenzadiquintaelementareamiamadrenellescuolepubbliche.

Per iscrivere Anna a scuola si procurò undocumento falso, la tessera di “PiccolaItaliana”, con l’aiuto di un amico tipografocompiacente. Mamma lo conserva con cura.Ma il tentativo restò vano. Mia madre siricorda perfettamente, come se fosse ora, ilprimogiornodiscuoladiquell’ottobredel’39incui,colgrembiulinobiancoeilfiocconedascolara,fuaccompagnatadalbabboconpassodecisoallescuoleDeAmicis,periscriverlaallaquinta elementare. Non le fecero nemmenosalire le scale. Le sembra di avere ancoradavanti il babbo, cheurlava alladirettricediscendereedispiegarleilmotivopercuisuafiglianonpotevaentrareinclasse,eladirettricechelopregavadicalmarsi,chenoneracolpasua,ditornareacasa.Leiriviveancora,conlelacrimeagliocchi,l’umiliazionediquelgiornoeancheleparolechesuopadrerivolseallapreoccupatissimadirettrice:“Nonlavoleteperchéèebrea?Alloralafaròbuddista,vogliovedereseMussolinifaunaleggeanchecontroibuddisti”.Cominciòcosìilsuoperegrinaredaunistitutoprivatoall’altro,unendosiallanumerosaschieradiragazzicacciatidallescuolepubbliche.L’IstitutoTevenèlaaccolseelìebbelafortunadiaverebravissimidocentiebrei,anch’essibanditidallaprofessione,cheleimpartironoottimiinsegnamenti.Miononno,neltentativodisperatodifaraccettarelafigliaeinumerosinipotinellescuolepubbliche,organizzòancheunfintobattesimo.IlpastorevaldesediLivornoaccettò.ConunacerimoniaufficialetuttiibimbidellesorelleFunarofuronobattezzati.Ovviamenteanullavalsequestostratagemma,mamiononnoeracontentodiavercercatodi“metterenelsacco”i fascisti.Miamadre permolti anni ha devoluto il suo 5 permille a favore della ChiesaValdese,comesegnodiriconoscenzaperquelgestodiumanità.Cominciòlaguerraetuttifuronocostrettialasciarelacittà.Nelledifficoltàdelmomentolafamiglia Funaro si disperse. Molti fuggirono a Parigi, grazie alla stretta amicizia con iModiglianiealtriesuliebreiesocialisti.CongrandedoloreiduecuginiEnrico,di18annieSergioFunaro,diappena15,aiqualimiamammaeramoltolegata,furonoimbarcatidasoli,con in tasca una lettera di presentazione di Giuseppe EmanueleModigliani per GaetanoSalvemini,cheliavrebbeaccoltiaBoston,doveinsegnavaall’universitàdiHarvard.Sergiotornerà come sergente dell’esercito americano sbarcato in Sicilia ed Enrico, arruolatosianche lui, dovrà vedere con i suoi occhi gli orrori di un campo di concentramento inGermania.LaprimatappadellafamigliaBaccifuAntignano,epoiCastiglioncello,doveilnonnoavevariunitoanchealtriparentidellamoglie.Malaguerraimperversava.Unasanguinosabattaglianavalepropriodavantialpaesecostrinseilnonnoacercareunaltrorifugio.Traisuoiamicic’eraancheAlfredoNeri,fratellodiTito,cheavevasposatoun’ebreacuginadiJolanda.AlfredoavevaportatolafamigliaaCastellinaMarittima,doveavevaunaproprietà.“VieniviaNanni,lìèpericoloso,titrovounpostosicuro”.Nel’43cosìNanniportòviaJolanda,AnnaeGiancarlo, nato nel frattempo, convincendo anche il cucino di Jolanda, Carlo Tedeschi, atrasferirsiinunaltrocasolare.AncheiTedeschieranoinpericolo.Avevanoduefiglimaschi,erano entrambi circoncisi e conosciuti alla Polizia che cominciava a eseguire gli ordinisemprepiùpressantidiintensificarela“cacciaagliebrei”.Quello di Castellina sarà un anno nero nei ricordi di mia madre. Era un’adolescentesognatrice,volevavivere,vederegliamici,stareconisuoicugini.Si trovòinvecereclusa,senza mai poter vedere nessuno, senza studiare, senza leggere, senza suonare il suopianoforte. Ma non si rendeva conto del pericolo incombente. A Castellina infatti si era

rifugiataclandestinamenteunapiccolacomunitàdiebrei,unaventinacirca,rendendocosìancorapiùpericolosalaloropermanenza.Soloperuncasononfuronoscoperti,grazieanchealbuoncuoreealcoraggiodeicontadiniBeppaeViriochelinascondevano.Unbruttogiorno,perunasoffiata, itedeschidelleSSei fascisti irrupperoinuncasolarepocodistante,allaricercadiebreinascosti.Fuunatragedia.Morironotutti.Moltiannidopo,suiniziativadelcuginoDedoTedeschi,aiduecontadinicheeroicamenteearischiodellapropriavitaavevanosalvatoduefamiglieintere,furonodedicatiduealberinelgiardinodelGiustidelloYadVashemaGerusalemme.Nelfrattempoilnonnoeraincontattoconipartigianiederaaggiornatosull’andamentodellaguerra.SapevacheitedeschistavanoritirandosiaNordspintidagliamericani.SenzadirloallapoveraJolanda,facevalastaffettaperipartigiani,portandoarmierifornimentipropriosullecollinesopraAntignano.ScampatoilpericoloaCastellina,decisecheerailmomentoditornareversoLivorno.Nonsapevasefossemaggioreilrischiodiesseredenunciatiodimoriresottoqualchesparatoriaditedeschiinfuga.TornaronodunqueadAntignano,inunacasacheesisteancoraoggi.La“casadiAntignano”,comelaricordamamma,diventòinbreveunpuntodiriferimentoperchitornavaaLivorno.Lìsiriunivanopartigiani,esulipolitici,amiciincercadinotiziedeifamiliari.MammasiricordadiaverconversatoapranzoconlafigliadiDedoModigliani,checercavanotiziedelsuoamicoSergioFunaro.DellalungabarbabiancadiMenèModiglianiconlamoglieVera,amicidifamiglia,ediaverliaccompagnatiinmacchinaavedereinchecondizioni era la loro casa. Si ricorda in particolare dell’amato cugino Sergio, in divisaamericanache,mentrepassavadavantiallacasasuunacamionettamilitare,riconobbeunmotivofamiliarechesuozioGiuseppe,l’avvocato,stavasuonandoalpianofortedicasa.Siritrovaronocosì,perpurocaso,tralacrimedigioia.Conluic’eraancheunaltromilitareindivisaamericana,MikhailKamenetzky,unebreorussofuggitoanch’eglinegliStatiUniti,chediventeràpoiungrandegiornalista sotto lopseudonimodiUgoStille.Entrambiavevanol’incaricodiricostituireleemittentiradionell’Italialiberata.Siricordaanchediunosparutogruppodisoldatitedeschicheentraronoincasa,forseallaricercadicibo.Lamiamammaeraunabellaragazzadi15anni.Unsoldatolesiavvicinòelefeceunacarezza.Conlacodadell’occhiovidesuamadreimpugnareuncoltellacciodacucina.Isoldatipreseroquellochecercavano,spararonoinariaeseneandarono.Attimiditerrore.Piano,pianolavitasembravasorrideredinuovoincasaBacci.Maildestinovollecheandasseinunaltromodo.Apochimesidallafinedellaguerra,Giovanni,mentreandavaaLivornoinmoto, fu travolto da una camionetta americana, guidata da un soldato ubriaco. La feritasubitaduranteilprimobombardamentodiLivornosirivelòfatale.Giovannimorìsulcolpo,lasciandosoli,nelladisperazione,Jolanda,AnnaeGiancarlo.