Agnello Nino - Empedocle Frammenti - 2008

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Empedocle

Transcript of Agnello Nino - Empedocle Frammenti - 2008

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  • 2Collana diFilosofia Teoretica

    diretta daSanti Lo GiudiCe

    1. Santi Lo GiudiceStaRe inSieMe - dalla carit cristiana alle pratiche comunitarie(2006) 208 pp. - euro 12,002. nino aGneLLoLa noStaLGia deL PadRe - Paradigmi di paternit nella cultura occidentale (2007) 112 pp. - euro 12,003. nicoLa MedaGLiaiL teMPo CoMe LinGuaGGio deLLeSSeRe (2007) 240 pp. - euro 15,004. Santi Lo GiudicenietZSCHe e GLi eCHi deL CoRPo (2007) pp. 272 - euro 18,005. Santi Lo GiudicetRaCCe di FiLoSoFia deL Finito (2007) pp. 288 - euro 15,006. nino aGneLLoeMPedoCLe - Frammenti (2008) pp. 176 - euro 12,00

    in corso di stampa:Santi Lo GiudiceCoRPo e PaRoLa - Studi sul linguaggio e lespressione.

    nicoL SerpetroiL Mercato deLLe MeraViGLie, introdotto da Santi Lo Giudice, curato da antonino La Mancusa e Carmelo La Mancusa.

    in corSo di proGettazioneVincenzo La ViaLideaLiSMo attuaLe di GioVanni GentiLe, introdotto da Santi Lo Giudice, curato da Salvatore Latora e Santi Lo Giudice, postfazioni di Salvatore Latora e Luigi La Via.

  • 3empedocleFrammenti

    traduzione, introduzione e commento dinino agnello

  • 4Propriet letteraria riservata

    by Pellegrini editore - Cosenza - italy

    Stampato in italia nel mese di ottobre 2008 da Pellegrini editore Via de Rada, 67/C - 87100 Cosenza tel. (0984) 795065 - Fax (0984) 792672Sito internet: www.pellegrinieditore.itE-mail: [email protected]

    In copertina: particolare della scultura in bronzo di Greg Wyatt Lacqua di empedocle

    i diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.

  • 5introduzione

    La poesia di empedocle

    1 Lucrezio, De rerum natura, i, vv. 731-33, traduzione di Pietro Parrella, Zanichelli, Bologna 1963.

    Lelogio di empedocle si annunzia fin dal v. 716: Quorum Acragantinus cum primis Empedocles est per lasciare subito ampio spazio ad un excursus laudativo della Sicilia orientale, derivante da una, molto probabile, osservazione diretta di quei luoghi e delletna, in particolare.

    Sul probabile viaggio di Lucreazio in Sicilia, ragiona con validi e convincenti argomenti critico-filologici domenico Romano nellarticolo Lucrezio e la Sicilia, gi in oRPHeuS, 1944, pp. 577-582 e ora nel volume Lucretiana, Palumbo, Palermo 1997, pp. 55-61. Per il noto studioso, latinista impegnato e finissimo poeta (la cui amicizia tanto ci onora nel nostro lunghissimo rapporto), se il viaggio in Sicilia resta certamente ipotetico (p. 61), per in un poema che ha al suo centro soprattutto il mondo in cui vive luomo, piuttosto che luomo che vive nel mondo (), lattenzione allangoscia causata dalla tempesta di fiamme e dalla furia del vulcano, gi prefigurata dalle irae minacciate dagli Aetnaea murmura in i, 722 sgg., potrebbe meglio comprendersi alla luce di un contatto umano con gli abitanti di quella zona, sempre () sotto lincubo delleruzione e della morte (p. 60).

    il ritorno ai carminadivini pectoris (v. 731) fonde insieme la Sicilia e il suo illustre figlio nella ammirazione dei praeclara reperta (v. 732), e nel destino di morte e nella rievocazione dei mirabilia della natura. una implicita conferma, anche per noi e per quanto ci riguarda, del valore di una leggenda che vuole la morte di empedocle legata al fuoco delletna si rinvia al capitolo finale del nostro Romanzo di Empedocle, Provincia Regionale di agrigento, agrigento 2002.

    empedocle acragantino un poeta possente, ricco dimmagini forti e di concetti profondi. non mai lezioso n carezzevole n morboso intimista. lunico poeta dellantichit che merit un elogio solenne e commosso da Lucrezio forse per affinit dimpegno filosofico-profetico e sicuramente per i meriti di una poesia di respiro cosmico. Cos infatti lo ritrasse:

    ei s sublimi canti espresse dal petto divino,meravigliosi veri svelando agli umani intelletti,da sembrare che nato non fosse da stirpe mortale1.

    egli respira ancora laria dei tempi sani delle grandi signorie siceliote e meridionali o mediterranee, pi in generale. Pur vivendo nella democrazia conseguente alla cacciata di trasideo e dei Chiliarchi, gode della eredit degli

  • 6emmenidi, di terone e Senocrate, come di Gelone e damareta delle due vaste aree geografico-politiche acragantina e siracusana, al tempo del migliore svi-luppo economico e politico del V secolo a. C. Vive da democratico, ma pensa da aristocratico2.

    Sul piano filosofico, assorbe la lezione di Parmenide, di eraclito e dei pre-socratici o fisiocratici, in generale, e di Pitagora, in particolare, la cui dottrina etica e mistico-religiosa fa sua con profondo convincimento3.

    un eclettico? nel senso migliore del termine, consistente nellappropria-zione di quanto di pi valido i grandi che immediatamente lo precedono gli hanno potuto trasmettere e lui ha saputo personalmente rielaborare e talvolta migliorare.

    Cos sono evidenti i due punti cardini della filosofia presocratica: il con-cetto dellunitariet e globalit del mondo come sfera compatta e perfetta, e il concetto del divenire continuo di forme e manifestazioni delleffimero, pur dentro la perenne stabilit dellesistenza cosmica del tutto.

    il tutto la stessa idea di dio, globale, unitario4, infinito5, perfetto, armonico, senza alcunch di vuoto o manchevole o di superfluo (fr. 19-13), n mostruosit n apparenze antropomorfiche.

    N infatti si distingue per umano capo sopra le membra,n dalle spalle due rami si agitano,non piedi, non veloci ginocchia, non parti genitali pelose,ma soltanto mente sacra e ineffabile,che lintero cosmo percorre con pensieri veloci.

    (fr. 110-134).

    il dio-tutto poi confina con lo stesso concetto di armonia, quella che rende tutto saldo e compatto, sia nel mondo fisico che in quello umano. a realizzare ci concorre in modo essenziale lopera di Cipride6.

    Se poi tutto il contenuto dellopera empedoclea appare pi proprio della

    2 R. Cantarella, Storia della letteratura greca, nuova accademia, Milano 1962, p. 450.Per la Sicilia e agrigento nel V secolo, cfr. ettore Bignone, Empedocle. Studio critico testi e

    traduzione, Bocca, torino 1916, pp. 48-55. 3 Su questa lunga e persistente eredit, vedi il pregevole studio di augusto Rostagni, Il verbo di Pitagora, Bocca, torino 1924. 4 a. Rostagni, cit., p. 225.5 e. Bignone, cit., p. 97: egli uno dei primi che abbiano concepito in Grecia lidea di un dio infinito.6 a. Guzzo, Empedocle dAgrigento, accademia di Scienze Lettere e arti, Palermo 1964, p. 154.

  • 7filosofia che della poesia in senso stretto, possiamo osservare con augusto Guzzo che necessario dare alla fantasia pieno diritto di cittadinanza anche in questo ambito, se essa poeticamente ricostruttrice di ci che vien poi descritto secondo ci che poetato7.

    Pu apparire drammatica la concezione empedoclea della vita universale, se le due forze opposte del bene e del male, dellamore e della Contesa o della compattezza e della disgregazione dominano lintera esistenza fisica.

    Se questa , per, pi una dualit che un dramma8, il finalismo o la meta teleologica non il caos, ma il cosmos, la ricongiunzione di tutte le parti nel-lunit del tutto o dello Sfero perfetto o il continuo riequilibrio dellesistenza, perch nella stessa materia, o meglio nelle radici di essa, ci sono le condizioni per una razionale composizione: tutte le cose hanno avuto pensiero (fr. 95-103).

    il concetto di armonia ritorna frequente a consolidare la convinzione di una visione del mondo provvidenziale e non catastrofica, amorevole e razionale insieme, se armonia la forza prevalente, iniziale intermedia e finale, che con laiuto di afrodite o Cipride la divinit dellamore che tutto riunisce e riconcilia presiede e provvede allesistenza cosmica. Si pu senzaltro dire che quella di empedocle sia, pertanto, una visione cosmica delluniverso, nel senso etimologico del termine, cio di un mondo che tende allordine, dentro le leggi del divenire e della ciclica stabilit, senza escludere lidea implicita della Bellezza e della Perfettibilit. un evoluzionista? nel senso, per, pi eracliteo che darwiniano9.

    Se qualcosa di triste si avverte, pi che nella sua vita come vuole qualcuno10, nella sua religiosit, questo consiste nella consapevolezza della lontananza da dio e nella molteplicit delle apparenze effimere, nel vivere, cio, in estranea regione come lui stesso dice, quindi nel pellegrinaggio su questa terra come in un esilio forzato. il quale a sua volta pu comportare tutta una serie di cadute nel male e, approssimativamente, nel cristiano concetto di peccato, che altro non che una catena di azioni contrarie al volere divino e che da dio allontanano11.

    7 a. Guzzo, cit., p. 168.8 Cfr. anche a. Rostagni, cit. p. 195. di dualismo aveva gi parlato W. nestle nellarticolo Der Dualismus d. E., in PHiLoLoGuS, LXV, 1906. 9 osserva per acutamente Luigi enrico Rossi che una lettura nuova dei frammenti empedoclei in-duce a ritenere che il ciclo si articola non in quattro ma in due fasi, quella dellunit, rapprsentata dallo Sfero, e quella della pluralit, derivante dalla rottura dello Sfero, che costituisce la condizione attuale del mondo (Letteratura greca, Le Monnier, Firenze 1995, p. 222). 10 e. Bignone, cit., p. 81.11 anche se generosamente vogliamo avvicinare empedocle al Cristianesimo, laccostamento risulta

  • 8Questo, in empedocle, forse si complica col concetto di punizione espia-zione incarnazione purificazione o metempsicosi, fino alla ricongiunzione finale nello Sfero, nel Cosmos, in dio. una specie di cristiana escatologia come attesa della salvezza eterna, individuale e collettiva, fino allarrivo della pienezza dei tempi.

    evidente, comunque, che ci troviamo in mezzo alle concezioni orfico-pi-tagoriche dellimmortalit e della trasmigrazione delle anime, che a quel tempo erano largamente diffuse tra i Greci dellitalia meridionale e della Sicilia12. Con lovvia differenza che, mentre per lantico pitagorismo sono diverse le forme di esistenza fenomenica, per il Cristianesimo lesistenza dellindividuo una e irripetibile, al termine della quale succede il giudizio divino.

    un poeta-filosofo, quindi, che vuol dire anche profondamente religioso, come atteggiamento mentale, impostazione etica della vita, conformit di azione e di pensiero al rispetto delle sacre e indefettibili leggi del Cosmo.

    anche un poeta profetico, che ama cio lannuncio e la rivelazione, lam-maestramento e limpegno del pensiero.

    Poich indubbio che empedocle voglia insegnare oltre che persua-dere13, il Poema fisico e le Purificazioni sono concepiti come unica opera didascalica in due parti, con prevalenza della fisica nella prima e delletica nella seconda, sotto le vesti dellinsegnamento rivolto al giovane Pausania, figlio del nobile e saggio anchito (fr. 13-1), a cui spesso rivolto linvito di ascoltare e meditare, di far tesoro di ogni riflessione sul mondo umano e su quello divino, sulla natura di tutte le cose.

    Se poi in empedocle scorgiamo la debolezza di compiacersi di tanti onori tributatigli dai concittadini e da altri14; del fatto di essere cercato da uomini e donne per consigli e guarigioni; di presentarsi in pubblico ornato di bende e di corone come un dio15 o un vate o un mago o un sacerdote o un mortale

    forzato o quanto meno approssimativo, perch gli manca almeno, come precisa Bignone a pagina 83 del citato studio su empedocle, lumilt. Per il filosofo acragantino luomo, a seguire Bignone, si salva per giustizia e saggezza. Restiamo, quindi, in un ambito di aristocratica intellettualit.

    Comunque, sul suo misticismo, ricavabile principalmente dai Catharmoi, dicono cose profonde e convincenti sia Rostagni sia Guzzo nelle rispettive opere citate.12 a. Lesky, Storia della letteratura greca, il Saggiatore, Milano 1962, vol. i, p. 287. 13 e. Bignone, cit., p. 100.14 il Lesky dice che empedocle allinizio dei Catharmoi rappresentava se stesso come il capo di un tiaso religioso (a. Lesky, Storia della letteratura greca, cit., p. 286).15 empedocle dio appunto perch poeta, che lultimo grado dellevoluzione terrena, donde gli uomini rigermogliano dei, i pi alti in grado: cos afferma Rostagni ne Il verbo di Pitagora, cit., p. 219.

  • 9non comune: tutto questo, a parte i rigonfiamenti delle leggende, ci fa dire che empedocle, al di l di ogni plateale o mondano o aristocratico compiacimento, dimostra di credere ad una funzione magica, catartica, educativa della poesia. Ci lascia, perci, indifferenti n convinti lantica stroncatura di aristotele sulla validit della sua poesia16, in quanto, dopo lavvento della rivoluzione estetica barocca e di quella romantica, sono tramontati irreversibilmente i canoni della poetica classica, soprattutto quello fondato sulla mmesis. daltra parte, non possedendo lopera intera di empedocle, non ci sentiamo di formulare giudizi svalutativi. Ci conforta per sapere che tanti studiosi del nostro tempo rivalutano empedocle anche sul piano poetico, tra i quali anche e non ultimo il Pascucci, che parla di toni ispirati e di immagini sublimi17.

    Pi che un rapsodo omerico o un cantore di eroi e gesta eroiche o esaltatore di atleti e vincitori di gare alla maniera pindarica e bacchilidea, egli, dotato di una personalit ricca di fascino18, si presenta come un profeta19, un an-nunciatore, un rivelatore delle verit sulle leggi cosmogoniche, sulla natura del mondo fisico e umano, sulla divinit. Vale la pena precisare e ribadire che empedocle ha unidea elevata della divinit.

    Perci insiste sui concetti ricavabili dal fr. 130-144 Esser digiuni di mal-vagit per gli aspetti etico-comportamentali, e su quelli legati al fr. 4-3

    Beato colui che si procur ricchezza di mente divina,infelice colui al quale stette a cuore unoscura opinione sugli dei

    per la religiosit, la pietas e la morigeratezza in ogni aspetto della vita. Per il suo misticismo, insomma. egli infatti ha tratto la mistica siciliana dalle oscure forme rituali, e le ha dato unanima intelligente di vita e darte20.

    16 aristotele, Poetica, i, 1447b. Per ledizione critica, cfr. la oxoniensis 1965 a cura di R. Kassel, e la bellelettriana, Parigi 1961, a cura di J. Hardy. 17 Giovanni Pascucci, Storia della letteratura greca, Sansoni, Firenze 1948, p. 256. Ci sembra do-veroso ricordare, oltre al canadese Brad inwood delluniversit di toronto e curatore delledizione critica da noi seguita, laltro docente universitario di chiara fama, il prof. Peter Kingsley, autore del pregevole volume Misteri e magia nella filosofia antica. Empedocle e la tradizione pitagorica (ox-ford, university Press, 1995; il Saggiatore, Milano, 2007); e il prestigioso artista nuovaiorchese Greg Wyatt, autore di una eccezionale mostra di sculture tutta ispirata e dedicata ad empedocle, ospitata dal Museo archeologico San nicola di agrigento dal 10 maggio al 10 dicembre 2008.18 R. Cantarella, cit., p. 451.19 e. Bignone, cit., p. 27 e 30. anche Rostagni parla di rivelazione, fondata sui principi dellim-mortalit dellanima, della metempsicosi, della parentela di tutti gli esseri animati (a. Rostagni, Il verbo di Pitagora, cit., p. 239). 20 e. Bignone, cit., p. 47.

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    Lo studioso tedesco Walter nestle ci informa che la religione greca durante il periodo della colonizzazione matur lidea della eroizzazione degli uomini predi-letti dagli dei non solo dopo la morte, ma anche dei viventi che si distinguevano per qualche dono particolare. tra gli uomini saggi presto fu inserito anche Pitagora come appartenente alla categoria dei veggenti e dei taumaturghi.

    e aggiunge: egli (Pitagora) appariva come essere superiore ancora ad empedocle, che ricalcava le sue orme e, nella certezza che la sua peregrina-zione attraverso la reincarnazione terrena fosse ormai giunta al pi alto grado e convinto dessere sul punto immediatamente precedente al ritorno nellessere divino, diceva di se stesso: io non sono pi mortale per voi; dio immortale, ora, vado intorno errando, venerato da ognuno, come si conviene. Poich egli si sa che, per la propria conoscenza, supera la natura, e per il dominio delle forze naturali, che lo rende capace delle pi miracolosi azioni, superiore al genere degli uomini mortali destinati a perire; quindi dopo la sua misteriosa scomparsa anche il suo discepolo Pausania elev a lui un tempio come a un dio. anzi, a Selinunte, che empedocle avrebbe liberata da una peste miglio-rando le condizioni idriche, debbono essergli stati tributati onori divini quando era ancora in vita21.

    empedocle ha un concetto catartico, kathartiks della poesia, se essa pu e deve produrre lenimento dei mali, placamento dellanimo, purificazione dello spirito, elevazione della mente; essa pu insegnare quali sono i farmaci contro la vecchiaia che rattrista o contro la malvagit che incattivisce. a Pausania infatti promette: Conoscerai quanti rimedi esistono, soccorso dei mali e della vecchiaia (fr. 15-111).

    Cos non rifiuta di assumere le parti del medico o del guaritore o del mago, ereditando dal vicino oriente22 unidea arcaica e globale del sapiente autentico, che assommava in s tanti ruoli nella vita civile, religiosa e culturale, quando cultura come conoscenza e saggezza, religione come sacralit di atti e funzioni, socialit come appartenenza indissolubile a un etnos e a un contesto civile, erano legate da stretti vincoli connotativi che funzionavano dallalto verso il basso, nella e per la imprescindibilit della cultura come sapere totale.

    anche la poesia o, meglio, la poesia soprattutto per empedocle sapere totale, esperienza globale, se essa, nutrendosi di filosofia, arricchendosi di ogni tipo di conoscenza umana, sostenuta da ausilii tecnici e linguistico-espressivi,

    21 W. nestle, Storia della religiosit greca (Walter de Gruiter, Berlin, 1930 e 1934), trad it. di G. Piccaluga, La nuova italia, Firenze, 1973, p. 54.22 Per gli echi delloriente nella posizione di empedocle, cfr. pure e. Bignone, cit., p. 6.

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    si trasforma in azione educativa, in un sapere che non pu essere statico e individualistico, ma che deve trasmettersi e produrre altro sapere e altro modo di imparare a vivere. La sua poesia cos si appropria del verso omerico, di cadenze e lessico omerici, come per dire verso solenne dellazione cantata e verso disteso, pastoso, ritmico del piacere di narrare con lessenzialit della misura prosodica e con la ricchezza delle tante cose da dire.

    anche descrivere con dovizia di particolari una forma di narrazione per lui. Lo vediamo assorto in questo impegno nel lungo frammento della clessidra (fr. 106-100), in cui il gioco della fanciulla, rara e carezzevole creatura empedoclea, in funzione illustrativa dei movimenti di inspirazione e di espirazione. una tale maniera di descrivere narrando o di precisare descrivendo trova riscontro nel fr. 103-84, dove lampia similitudine d risalto alluomo previdente che, dovendo affrontare un cammino nella notte invernale, si munisce di lanterna resistente al vento.

    della stessa bellezza il brano del fr. 23-27, in cui si fanno vedere i gesti dei pittori che, mescolando succhi diversi, ricavano la necessaria variet dei colori. n in altri testi lunghi o pi compatti di altri, in cui la concettualizzazione appare preminente, si smarrisce il fascino poetico dietro lincalzare logico-argomenta-tivo, se forze antitetiche come neikos e Filia sembrano spesso rivestire i panni della personificazione scenico-drammatica, o se metafore ed immagini sinca-ricano di rendere visivamente concreta lastrattezza concettuale. esempio:

    Avendoli foggiati con chiodi damore Afrodite (fr: 101-87)

    e ancora:

    N infatti dal dorso due braccia si agitano,n piedi, n veloci ginocchia, n fianchi dotati di forza generatrice (fr. 34-29).

    da naturalissimo e innato poeta che , empedocle sente la necessit del ritmo, ha il gusto della parola calda e fluente, dellaggettivazione cromatica, delle immagini luminose e visive alla maniera di Pindaro. Realizza uno stile solenne, pieno di calore e di balenanti immagini23. ama accarezzare con gli occhi della fantasia fiere che abitano sui monti, uccelli che volano in alto, alberi che svettano nellaria, il mare schiumoso che manda pioggia e vento, linfinita genia dei pesci che amano le acque: poeta, quindi, di una natura ricca ed armonica, vitale, attiva, suggestiva con tutte le meraviglie di una flora e di una fauna soggette come luomo alle leggi di afrodite.

    23 R. Cantarella, cit., p. 451.

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    e poi i colori, la luce, la luce viva delle cose e dei grandi astri, la luce di chi si appresta una buona lanterna nelle notti invernali, o quella dei tanti pittori che, mescolando succhi di vario tipo, riproducono forme di vita comune per le offerte votive (fr. 27-23).

    empedocle, pur nello stato frammentario dei versi che ci rimangono24, poeta caldo e comunicativo, che coinvolge nel pensiero e nei sentimenti, che aiuta a vedere e a capire, che non lascia n freddi n indifferenti. Pi felice il giudizio di Bignone quando scrive: il verso di empedocle, dove pi sentito, dove pi suo, ha il tono di una voce umana commossa, che d un accento ad ogni visione interiore del pensiero25.

    da autentico poeta greco-siculo che , empedocle sa descrivere azioni e gesti particolari (fr. 106-100) con lessico ricco, vario, rispondente, spesso risultante di termini composti. La cura della parola in lui continua, per quanto glielo concede largomento: laggettivo immaginoso (), la metafora viva e innovatrice (). Ma quando proemia, particolarmente nel poema lustrale, voi sentite che adusato a parlare al pubblico: sa rilevare la sua figura di maestro e poi trarla in unombra discreta con un moto simpatico di umanit26.

    ne diamo qualche esempio:fr. 3-4: penetrato nelle viscere del discorso;fr. 9-3: da pie labbra una pura fonte incanalate;fr. 15-111: alberi che in alto dimorano; fr. 59- 55: producono uova i grandi alberi di ulivo;fr. 116-121: nel prato della Sventura;fr. 120- 122: lArmonia dallocchio sereno;

    lIncertezza dai neri capelli;

    fr. 130- 144: esser digiuni di malvagit.

    empedocle vuole conquistare il suo lettore con la ariosit delle immagini: anche col calore di una natura varia e molteplice, vivente di un ritmo umano27, col fascino dei colori e della luce, con lampia risonanza del suo linguaggio

    24 non detto che il papiro che ci ha restituito il cosiddetto empedocle di Strasburgo, sia lulti-mo da studiare, perch siamo convinti che tantissimi altri giacciono chi sa dove in attesa di essere riportati alla luce: di un poeta-filosofo cos famoso nellantichit sono pochi i quasi 500 versi che possediamo.25 e. Bignone, cit., p. 24.26 e. Bignone, cit., p. 101.27 e. Bignone, cit., p. 8.

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    verbale, aggettivale, nominale28 col richiamo continuo alla interiorizzazione del sapere (guarda nellintimo del muto petto), con la fiducia nella divini-t29 e con tutta la perplessa serenit che gli deriva dalla visione armonica del Cosmo. Ci piace, quindi, concludere col Lesky: non si deve sottovalutare la versatilit di questo spirito, che era capace di abbracciare allo stesso modo la problematica ionica e la fede orfica. La sua forza non stava nella costruzione di un sistema privo di contraddizioni; ma come poeta egli dimostr una notevole capacit di modificare lantico patrimonio linguistico epico e di trovare forme nuove. e in tutta la sua opera sentiamo piuttosto lardore che la chiarezza del fuoco che bruciava in lui30.

    * * *

    Per il testo abbiamo seguito ledizione critica di Brad inwood (university of toronto Press, 1991) per la sua facile reperibilit, essendo la pi recente, anche se si allontana, nellordine dei frammenti, dalla vecchia e classica edizione di Herman diels (die Fragmente der Vorsokratiker, Berlino 1922), migliorata nella diels Kranz, Zurigo 1989 18 edizione, rispetto alla 1 del 1951.

    Lo studioso canadese annulla la divisione dei frammenti nelle due opere comunemente note (Sulla Natura e Purificazioni) o poema fisico in due libri e poema lustrale. Cos i frammenti portano una numerazione progressiva e vengono individuati con due numeri: il primo indica lordine voluto da Brad inwood, il secondo corrisponde a quello del diels. abbiamo altres tenuto presente anche ledizione curata dal Gallavotti (Fondazione Lorenzo Valla, arnoldo Mondadori editore, 2 ed. 1985).

    Potr non piacere a taluni filologi, ma abbiamo voluto divulgare una nuova proposta di lettura, che ha preso piede a partire dal 1975, anno in cui n. van der Ben ha prospettato la sua tesi rincalzata da C. osborne nel 1987 volta a superare la distinzione delle due opere e a riunire tutti i frammenti in un unico poema conosciuto sotto due titoli.

    Pertanto la prima parte (dal fr. 1 al fr. 11) si presenta come un prologo con forte soggettivizzazione (fr. 1); la seconda (dal fr. 12 al fr. 108) come una esposizione dottrinaria degli aspetti cosmogonici, fisici e antropici; la terza

    28 L. e. Rossi, a pagina 223 della gi citata sua opera offre una conferma di quanto da noi sostenuto: intensi sono gli sforzi di rielaborazione e innovazione compiuti dal poeta nei confronti del patri-monio linguistico tradizionale. 29 augusto Rostagni, nel suo pregevole studio sul Pitagorismo pi volte da noi citato, nel capitolo dedi-cato ad empedocle, pp. 183-247, insiste molto sulla fede e sullamore del nostro verso la divinit.30 a. Lesky, cit., p. 287.

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    (dal fr. 109 al fr. 138) come un epilogo di carattere etico-religioso con forte critica allaltropomorfismo e ai sacrifici umani per una idea pi nobile della divinit (fr. 130).

    anche qui notevole unappassionata compartecipazione soggettiva al comune destino umano nel processo evolutivo della metempsicosi (fr. 111, 115, 124).

    a proposito di questultima, il Gallavotti osserva che empedocle non poteva considerare, e di fatto non ha considerato, se non le composizioni di elementi materiali, e quindi la metensomatosi, cio la rigenerazione dei corpi materiali, in cui i quattro elementi della composizione producono sensazioni e pensiero (Empedocle. Il poema fisico e lustrale, a c. di Carlo Gallavotti, Milano 1985, introduzione, p. XiV).

    * * *nellapprontare questa edizione, ci sembrato doveroso ampliarla con lag-

    giunta dei frammenti del cosiddetto Empedocle di Strasburgo, avvalendoci del preziosissimo studio papirologico e filologico di alain Martin e oliver Primavesi, autori dellomonimo volume31.

    da questo volume attingiamo a piene mani per ricavarne utili informazioni. dalla Premessa:

    nellautunno del 1990, i responsabili della Biblioteca nazionale e universitaria di Strasburgo hanno affidato ad Alain Martin, allora titolare degli insegnamenti di letteratura greca alluniversit delle Scienze umane di Strasburgo, la pub-blicazione di un papiro inedito della loro collezione. il lavoro, subito avviato da a. M. da solo, proseguito in stretta collaborazione con oliver Primavesi a partire dallidentificazione del testo, nella primavera del 1994 (p. IX).

    Pi oltre si coglie la seguente puntualizzazione: Per quanto concerne il testo dei frammenti di empedocle trasmessi dalla tradizione indiretta, ci siamo avvalsi in primo luogo dei Poetarum philosophorum fragmenta editi da H. diels nel 1901. Per le testimonianze relative allautore, rinviamo ai Fragmente der Vorsokratiker, nelledizione stabilita da W. Kranz nel 1934 (p. X).

    nella Introduzione Prima parte, capitolo i, Il manoscritto ricostruiscono liter del papiro interessato con questo argomentare:

    31 a. Martin-o. Primavesi, LEmpdocle de Strasbourg (P. Strasb. gr. inv. 1665-1666), introduction, dition et commentaire, B.n.u.S. Bibliothque nationale universitaire de Strasbourg - W. de G. Walter de Gruyter Berlin-new York 1999.

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    Larcheologo tedesco otto Rubensohn, agendo per conto dellabteilug B del deutsches Papyruskartell, ha comprato il manoscritto che ci interessa il 21 novembre 1904 presso lantiquario Ginti Faltas. Questultimo aveva la sua bottega ad achmim, lantica Panopoli, nellalto-egitto. il papiro non costituiva un oggetto autonomo allatto dellacquisto: faceva parte di una corona, di cui era il supporto. alcuni grandi pezzi erano stati tagliati in un manoscritto recante un testo di Empedocle, copiato verso la fine del I secolo d. C.. in seguito erano stati piegati, in modo da formare una striscia, su cui delle foglie di rame erano state collocate. Loggetto cos confezionato rinvia quasi sicuramente ad un contesto funerario. (), otto Rubensohn redasse una descrizione per i membri dell abteilung B del deutsches Papyruskartell, tra cui la Kaiserliche universitat und Laudesbibliothek Strasburg (). dopo aver consultato gli ellenisti delluniversit, il direttore della Biblioteca di Strasburgo si decise ad acquistare un lotto, che gli fu effettivamente assegnato nellasta organizzata a Berlino, l11 settembre 1905. il 25 settembre dello stesso anno, il papiro raggiungeva la capitale dellalsazia. (). (p. 1).() nellautunno del 1990 i responsabili della Biblioteca nazionale e univer-sitaria di Strasburgo affidano ledizione a Alain Martin. Il 4 dicembre 1992, un primo accertamento stato stabilito con un frammento di empedocle conosciuto dalla tradizione indiretta. il 14 aprile 1994, dopo un montaggio provvisorio, lidentificazione era resa pubblica negli stessi locali della B. N. U. S. (p. 2). ()Anche se non si tratta di una edizione scientifica commentata, come se ne produ-cevano ad alessandria, il nostro manoscritto si distingue dalla massa dei papiri letterari: per il milieu professionale che lo ha prodotto, di cui danno testimonian-za la scrittura accurata e la notazione sticometrica; per gli interventi diversi che porta con s, ivi compreso un certo numero di varianti e di correzioni.il papiro di empedocle conserva i resti di un libro antico di qualit. esso offre unoccasione unica di osservare il movimento browniano di quel comples-so di esemplari antichi in cui giuocano, in permanenza, in modo puntuale, la corruzione, la contaminazione, lautocorrezione, e la concorrenza di varianti trasmesse simultaneamente, un giuoco che, ad ogni intervento, diversifica o riunifica i testi, come J. Bingen lo descriveva nel 1976 ai partecipanti di un convegno riunito a Bruxelles (p. 25).

    traduciamo poi dal capitolo ii Il contesto archeologico Una corona in una tomba, per le informazioni che ancora ci sono utili e ben predisposte al nostro scopo:

    il giornale di otto Rubensohn e linventario comunicato ai membri dellab-

  • 16

    teilung B del duetsches Papyruskartell restituiscono la condizione esatta delloggetto acquistato presso Ginti Faltas, ad achmim, il 21 novembre 1904. ()Prima dello smontaggio, il papiro si presentava dunque come una fascia, (), riproducente la forma di un falso collo, () sulla quale erano collocate delle foglie di rame leggero, (). otto Rubensohn paragona la corona cos costituita a un oggetto che lui stesso aveva portato un giorno, esattamente dieci mesi prima, il 21 gennaio 1904, dalla necropoli di abousir el-Meleq. () (pp. 27-28).La corona dabousir el-Meleq, trovata nel sarcofago, sopra una mummia co-perta di bende, costituita da una lamina di legno (), curvata, riproducente esattamente la forma di un falso collo, (), su cui era stata collocata una fo-glia di papiro, (); su questo supporto in seguito erano state incollate foglie e fiori di rame leggero (). Loggetto sembra disgraziatamente perduto, ma la sua descrizione conferma e chiarisce sufficientemente le informazioni relative alla corona di achmim; in particolare, essa non lascia dubbi sulla funzione del papiro: esso serviva di supporto alle foglie che componevano la corona. Poco importa, a prima vista, la natura del testo che portava il papiro prima di adem-piere la nuova funzione: a achmim la corona nasconde dei lembi di unopera filosofica, ad Abousir el-Meleq, per contro, O. Rubensohn ha riconosciuto un testo documentario, come se ne sono letti tanti nei papiri dellegitto greco-romano. (p. 28).

    aggiungiamo soltanto che, nel riprodurre il testo dellEmpedocle di Stra-sburgo, tralasciamo i vv. 233-266 che corrispondono ai versi del fr. 25-17 delledizione B. inwood-diels da noi seguita e riprodotta, e partiamo dal v. 267 (a i 6) di p. 131 del volume Martin-Primavesi.

    infine doveroso dire che, nel fare questo lavoro aggiuntivo, abbiamo tenuto presente il pregevolissimo studio critico-filologico di Gaetano Messina32.

    32 G. Messina, Empedocle rivisitato: testo traduzione e commento dei frammenti di Strasburgo, in Giornale di Metafisica, nuova serie, XXiV (2002), pp. 5-70.

  • 17

    PaRte PRiMa

  • 18

  • 19

    empedocle

    Frammenti

    tradotti da nino agnellosecondo ledizione critica di Brad inwood

    universit di toronto 1991.

  • 20

    Vv. 1-4. Crediamo che questi versi assieme a tutto il frammento si riferiscano al ri-torno di empedocle da Selinunte, dove egli si era recato col discepolo Pausania appena saputo della peste col dilagante, per conoscerne le cause e proporre immediati rimedi. i cittadini infatti, trepidanti per i pericoli di quel viaggio, al suo ritorno si erano adunati allingresso della citt, pressappoco lattuale porta aurea a sud verso il mare, per dargli il benvenuto (vedi il capitolo il viaggio a Selinunte del nostro Romanzo di Empedocle, agrigento 2002).

    il primo e il secondo verso si riferiscono allalta cresta collinare, detta oggi Rupe atenea, bene in vista dal lato nord e dal lato sud, su cui si ergeva lantica acropoli, cio la parte alta della citt, snodantesi da est verso ovest. Il biondo Akragante il fiume, che a carattere torrentizio scorre ai pedi della citt alla quale avrebbe dato loriginario nome greco: significherebbe il fiume che scende dallaltura. I coloni greci, rodiesi di origine, che avevano chiamato Gela, cio ridente, la citt fondata sullomonimo fiume, cos deno-minarono la nuova fondazione (582 a. C.) sulla stessa costa meridionale della Sicilia verso ovest col toponimo fluviale ivi trovato.

    Fr. 1 112

  • 21

    Lincidentale come sembra del v. 5 non superfluo, perch mitiga lidea dei due verbi mi aggiro e sono onorato: insieme vogliono indicare una constatazione, un dato di fatto, donde la reale richiesta di aiuto e consigli da parte di molti cittadini afflitti da pene e dolori.

    Infine landare ornato di bende e corone (v. 6) era un costume, un pochino eccentrico del nostro filosofo, da dover ricollegare allorigine e alla funzione sacrale del vate, del poeta-vate, del poeta-sapiente, guaritore e consigliere di stampo orientale: una specie di santone odierno o di re-mago della tradizione biblica e neotestamentaria.

    Il frammento quindi definisce bene il personaggio, pur essendo, senza falsa modestia, una autodefinizione e autoconsacrazione agli occhi degli akragantini. Al riguardo, si veda quanto abbiamo riferito a p. 9 sulla scorta dello studioso W. nestle.

    Fin da questo testo si ricava bene la tendenza stilistica del nostro poeta nelluso esor-nativo e definitivo degli aggettivi attributivi: il fiume biondo, le opere sono egregie, gli approdi sono venerandi, le corone sono splendenti, il responso esaudiente: essi aggiungono o una qualit naturale (il biondo Akragante) o qualificano e proiettano in meglio le attivit (opere egregie) o esprimono il desiderio esaustivo dellevento (esaudiente responso). Questa tendenza la troveremo costante.

    a proposito del Fr.112 diels, anche Martin e Primavesi tornano a parlarne (LEmpdo-cle cit. pp. 114-119), informando che gi nel 1852 H. Stein aveva collocato dopo di esso tutti quelli che al suo tema potevano riferirsi. Ma sia lui e sia suoi predecessori come F.W. Sturz (1805) e Karsten (1838) avevano rispettato la distinzione in due opere, che poi lo stesso diels-Kranz ribadir nelledizione del 1951. La tesi recente che questo Fr. 1-112, assieme ad altri di argomento affine, costituirebbe il proemio di un unico poema scientifico con due titoli. Martin e Primavesi concludono col dire che empedocle ha sviluppato una sola dottrina, di cui il recente papiro restituisce la diversit e la coerenza.

    Fr. 1 112

    o amici, che lalta rocca presso il biondo akraganteabitate, sulle vette della citt, impegnati in opere egregie, di ospiti venerandi approdi, ignari di malvagit salve! io per voi dio immortale, non pi mortale, mi aggiro fra tutti onorato, come sembra, 5di bende cinto e di corone splendenti;da tutti, dovunque io giunga in fiorenti citt,da uomini e donne, sono onorato; essi insieme mi seguonoin folla, chiedendomi dove sia la strada del guadagno,alcuni bisognosi di previsioni, altri mi chiedono di sapere 10lesaudiente responso dogni tipo di mali,a lungo trafitti da pene e dolori.

  • 22

    Fr. 2dallappellativo iniziale, il frammento pu essere considerato una continuazione del

    precedente o, quanto meno, ad esso si pu ricondurre pi immediatamente. il verbo esporr del secondo verso (fut. di ejerv) allude al carattere didascalico-

    espositivo dellopera Sulla natura o Poema fisico che empedocle andava componendo e andava recitando agli amici, al pubblico tutte le volte che gliene offrivano loccasione. Invece lultimo verso fa pensare al timore di una diffidenza nei confronti della sua dottrina, e allamarezza nel constatare un difficile accoglimento di essa. Nello stesso tempo vuole invitare gli amici allascolto fiducioso, perch trattasi di verit, della verit gi esposta da filosofi naturalisti come Anassagora, Talete, Anassimandro, Anassimene, ecc., che lo precedevano.

    Per la sua posizione di fronte alla natura essenzialmente diversa da quella dei pensatori ionici, nonostante che con la sua fisica egli si ricolleghi ad essi e ne sviluppi le teorie. Infatti, mentre per quelli la conoscenza della natura era fine a se stessa, per Em-pedocle invece essa solo il mezzo per il suo specifico fine di dominare la natura (W. nestle, op. cit., p. 249).

    Fr. 2 114

    Fr. 3 - 4

  • 23

    Empedocle mira alla verit come conquista personale e come finalit didascalica del suo impegno educativo e divulgativo. Se pensiamo poi a quanto voglia incidere sulla formazione del suo allievo Pausania, ne possiamo cogliere e misurare anche laspetto pedagogico. Ma leducazione sempre basata sulla verit.

    il terzo verso ci rivela poi lidea della interiorizzazione del sapere: non c sapere o cultura o educazione che resiste se non si muta in vita interiore: linteriorit cos una bella idea del nostro educatore ackragantino, una scoperta, una finalit.

    Fr. 3. il primo verso sembra ricollegarsi al precedente nel ribadire la malvagit, il malanimo di coloro che diffidano degli uomini forti, dei pensatori coraggiosi e di mente elevata. invece il passaggio alla seconda persona (il ti del v. 2 e il conosci gnv yi del v. 3, imp. aor. di gignskv) sembra riportare il discorso dal precettore (empedocle) al discepolo (Pausania), con la rassicurante mediazione della Musa che suggerisce pensieri veraci e facilita la penetrazione anche negli argomenti difficili.

    Come se il maestro dicesse al suo discepolo: confida in me perch io sono ispirato dalla Musa Calliope (Kalliph) (fr. 10) la pi audace delle nove sorelle , ed essa non pu che suggerirmi la verit sui principi originari del Cosmo.

    il penetrare nelle viscere del discorso costituisce una metafora ardita, bella e realistica, che alza il tono del verso rendendolo pi convincente.

    Fr. 2 114

    o amici, so che c verit negli argomentiche io esporr; ma per gli uomini molto difficile si fatto ed irritabileil passaggio della fiducia dentro lanimo.

    Fr. 3 4

    Ma dei malvagi diffidare molto dei forti:per come ti spingono le assicurazioni della nostra Musaconosci, essendo penetrato nelle viscere del discorso.

  • 24

    Fr. 4. il testo poggia su evidenti coppie contrappositive: il beato si contrappone all infelice come la ricchezza di mente divina in netto contrasto con l oscura opinione. La positivit del primo verso consiste nellacquisizione, da parte delluomo, di un modo di pensare simile a quello della divinit limpidezza, equit, equidistanza, amore, benignit, elevatezza ; e contrasta con la negativit del secondo in cui lautore vuole rimarcare latteggiamento blasfemo di chi non ha un elevato concetto di dio.

    Se da questa posizione mentale o anche sentimentale deriva tanta parte dellinfelicit umana, dallaltra, invece, cio dal pensar bene della divinit, dipende lo stato della bea-titudine. Sembra cos risolto o posto in chiari termini di causalit laffliggente concetto dellinfelicit umana.

    Quella di empedocle dunque una netta posizione di religiosit positiva, mirante a elevare la mente umana e perci a istruirla e fortificarla con la conoscenza del mondo fisico (t fusik) e di quello psichico e spirituale (t cuxa).

    Fr. 4 3

    Fr. 5 27

  • 25

    Fr. 5. i primi quattro frammenti sembra facciano parte di una premessa o di una parte proemiale del poema fisico empedocleo, mentre col quinto si entra nella parte espositiva di esso.

    Questo comincerebbe col rifiuto delle false opinioni sulla divinit (c qui uno stretto legame col precedente), giacch ad essa non possono assolutamente attribuirsi sentimenti di discordia e di contesa tipici delluomo. Le membra divine, dir pi avanti, non sono mo-struose n si lasciano vincere dalla massa di tutti quegli impulsi bellicosi (rivalit, gelosia, odio, accanimento, vendetta, ecc.) che combattono e affliggono lanimo umano.

    Se dio, ci suggerisce empedocle, la prima rx, bisogna cominciare non solo a conoscerne bene natura e finalit, ma pure a farsene una elevata opinione considerandolo il Bene assoluto.

    Fr. 4 3

    Beato colui che si procur ricchezza di mente divina,infelice colui al quale stette a cuore unoscura opinione sugli dei.

    Fr. 5 27

    n discordia n Contesa fatale nelle sue membra.

  • 26

    Fr. 6. Questo frammento potrebbe considerarsi un elogio di Pitagora, morto pressappoco quando lakragantino nasceva (492 a. C.), di cui egli fu ammiratore e seguace per le teorie cosmogoniche (Sulla natura) e per quelle di carattere etico-teologico (Purificazioni).

    Notare la forza di un lessico particolarmente pregnante, con ripetizioni e amplificazioni (grandemente saggio, grandissima ricchezza, opere dogni genere e sagge, dieci e venti et, ecc.) con lo scopo di porre loggetto della lode (il sapiente Pitagora) al di sopra di un comune livello umano.

    Solo per lui infatti ripete come una formula elogiativa lespressione del fr. 4: prapdvn ktsato ploton = si acquist ricchezza di mente, come per dire che il massimo pregio delluomo non sta nella ricchezza economica, ma solo nella ricchezza della mente capace di sapersi elevare al livello divino (tea prapw).

    Fr. 6 129

    Fr. 7 113

  • 27

    Fr. 7. La difficolt interpretativa di questo testo nasce dal duplice valore del termine greco tow che pu valere come dativo-ablativo plurale di pronome maschile e neutro: se neutro, significherebbe tali cose, queste cose, simili cose o argomenti e il discorso verterebbe sulla qualit degli argomenti come non degni di ulteriore indugio a discuterne; se invece si attribuisce valore maschile, il pronome potrebbe riferirsi a persone di pessima reputazione morale, come pu suggerire il fr. 126-136 non vedete / che lun laltro vi divorate per torpore di mente?, o il fr. 127-145 essendo agitati da penose malvagit, / mai da misere afflizioni lanimo solleverete.

    Cos con laiuto del secondo verso, il senso pu essere questo: non vale la pena soffer-marsi a parlare di uomini di bassa condizione morale, perch la nostra mente resterebbe pi a lungo impigliata nella rete del male e delle bruttezze della vita comune, mentre a fini pi alti deve tendere la nostra meditazione: quali sono i principi che regolano il mondo fisico e quali sono le vie per giungere alla liberazione dalla prigione del corpo (metempsicosi). Pitagora, ribadisce il nostro poeta (fr.6), ci pu essere di grande aiuto.

    Fr. 6 129

    Cera fra quelli un uomo grandemente saggioche si procur grandissima ricchezza di senno;e soprattutto di opere dogni genere e sagge era signore;quando infatti simpegnava con tutte le forzefacilmente scorgeva ciascuna delle cose esistenti 5per dieci e venti et di uomini.

    Fr. 7 113

    Ma perch indugio su questi come se facessi un grande acquisto,se mimpongo su uomini mortali e di molte rovine?

  • 28

    Fr. 8. Sembra che Empedocle, parlando del mondo fisico, dedichi in questo brano lattenzione agli aspetti antropologici e in doppia direzione: da un lato, osserva la circo-lazione sanguigna attraverso gli angusti disegni che sarebbero le ramificazioni venose visibili a fior di pelle, e poi considera i vari accidenti corporei (malattie varie) che incidono negativamente sullattivit mentale e psichica (vv. 1-2).

    dallaltro lato mette in evidenza lattivit gnoseologica che, per molti individui, considerata anche la brevit dellesistenza terrena, si limita a una acquisizione empirica e superficiale (vv. 5-6), ma per essi resta tale e perci incompleta pur nellapparente mol-teplicit degli interessi (vagando dappertutto).

    Fr. 8 2

  • 29

    Bisogna invece andare oltre le apparenze e superare lempiria (mpeira) per giun-gere a sofa, a un sapere pi profondo di quanto il comune senno umano solitamente raggiunge.

    il tu, rivolto sicuramente al discepolo Pausania, riprende il motivo didascalico del poema e contiene lesortazione a un apprendimento pi meditato e pi consapevole, avendo fatto una scelta sapienziale che lo allontana dal comune comportamento.

    Fr. 8 2

    angusti disegni si muovono dentro le membra,molte vili cose funeste che fiaccano i pensieri;ma considerando, nellesistenza, una breve parte della vitauomini di breve durata, sollevandosi a guisa di fumo, dileguanopersuasi soltanto di quello in cui ciascuno si imbattuto 5vagando dappertutto, ma tutto quanto essi si vantano di scoprire;cos queste cose n sono visibili agli uomini n sono percepite, n sono pensabili con la mentema tu dunque, poich cos ti sei allontanato, cercherai di sapere: non pi oltre mortale senno si spinse. 10

  • 30

    Fr. 9 - Supponendo che tra il precedente frammento e questo ci sia un logico, se non grammaticale, collegamento, la follia di tali cose (v. 1) deve intendersi per la gi accennata conoscenza empirica, che non si addice vuole suggerirci lautore al comportamento del sapiente. Egli pertanto invoca il soccorso divino affinch dalle sue labbra sgorghi un sapere puro, purificato dalle scorie delle false opinioni. E se questo traguardo, cio quello della pura sofa, pu sembrare arduo e irraggiungibile, egli per questo raddoppia linvo-cazione e, rivolgendosi direttamente alla Musa ispiratrice, la supplica di andargli incontro col suo carro indorato di luce, perch egli possa rivelare agli uomini quanto essi sono in grado di ascoltare e capire.

    Fr. 9 3

    Fr. 10 131

  • 31

    Linvocazione alla Musa, compreso il suo appellativo, una derivazione omerica come lo stesso uso dellesametro epico, ma si riallaccia alla religiosit del nostro filosofo, che pi volte la manifesta con invocazioni e alta considerazione della divinit (vedi fr. 4 e 10).

    Notare infine luso di un linguaggio forte (follia, a te vado incontro) e fiorito dimmagini poetiche (labbra come una pura fonte, bianche braccia, docile carro). Lo scopo di empedocle era proprio quello di porgere la filosofia con le piacevoli attrattive della poesia.

    Fr. 10 anche tra questo frammento e il precedente sembra che ci sia uno stretto legame, per cui il rivolgersi ancora alla Musa pu confermare la continuit del discorso. infatti dice che se altre volte Calliope venuta in suo soccorso per impegni meno gravosi, a maggior ragione essa deve dargli adeguata ispirazione ora per la stesura del poema fisico gi avviato, continuando egli a dimostrarsi devoto, pio e rispettoso in quanto professa una elevata opinione della divinit (t Yeion). e questo a conferma di quanto gi detto nel fr. 4-3.

    empedocle crede che il suo principale merito e dovere di uomo saggio sia quello din-segnare agli altri la buona e corretta convinzione sugli dei = mfanein gayn lgon mf yen makrvn.

    Fr. 9 - 3

    Ma, o dei, allontanate dalla mia lingua follia di tali cose,e da pie labbra una pura fonte incanalate;a te vado incontro, o memore Musa, vergine dalle bianche braccia,e manda ci che lecito agli uomini ascoltare,spingendo con piet il docile carro. 5

    Fr. 10 131

    Se mai per qualcosa effimera, o Musa immortale,ti sei presa a cuore i nostri pensieri,ora di nuovo assisti me che ti prego, o Calliope,mentre rivelo buona opinione sugli dei.

  • 32

    Fr. 11 Continuando il discorso di natura etica avviato col fr. 82, ora empedocle ci viene a dire che, per eterno e ineludibile decreto divino, tutti coloro che si macchiano di strage o si rendono colpevoli di falso giuramento, espieranno tali colpe su questa terra attraverso una serie consecutiva di nascita e di morte.

    Si tratta della dottrina orfico-pitagorica della metempsicosi, secondo cui lanima costretta a reincarnarsi pi volte in successive esistenze corporee, non solo in forme di uomo, ma altres in diverse forme di animali, per espiare una originaria colpa commessa (cfr. Giovanni Reale, Storia della filosofia antica, Vita e Pensiero, Milano 1979, vol. i, p. 99).

    in essa lo stesso empedocle riconosce il suo personale destino (vv. 13.14) e se ne af-fligge. Questo coinvolgimento personale sicuramente umanizza il suo discorso didascalico, facendosi testimone e garante della condizione umana e della stessa giustizia divina.

    Fr. 11 115

  • 33

    Gli effetti sono drammatici, perch il passaggio da una forma allaltra dellesistenza non indolore e comporta lodio degli elementi (acqua, terra, sole, aria) con conseguente sballottamento come su un mare tempestoso. Vita burrascosa, quindi, quella del peccatore fino alla completa espiazione delle colpe.

    Come i suoi dei, anche empedocle fa sul serio.

    Fr. 11 115

    un fatto di necessit, antico decreto degli dei,eterno, fissato con ampi giuramenti;qualora uno per errori macchiasse le care membra con stragee chi giurasse resosi colpevole di falso giuramento,per tre volte diecimila stagioni vada errando lontano dai beati 5gli dei appunto che hanno ricevuto vita immortale,assumendo nel tempo diverse forme mortalimutando le difficili vie dellesistenza.La forza eterea infatti li insegue sul mare,ma il mare li respinge sulle vie della terra e la terra verso i raggi 10del sole splendente, il quale a sua volta li scaglia nei turbini delletere;luno dallaltro li riceve, ma li odiano tutti. di questo anchio ora sono, esule per volere divino ed errante,allodio furente affidato.

  • 34

    Fr. 13 - da questo testo dobbiamo dedurre che empedocle concepisce il suo poema (Per fsevw) come una esposizione rivolta al discepolo Pausania, affidatogli da suo padre anchito, sui diversi campi del sapere per una educazione a largo raggio, tanto che Empedocle lo considera un suo fedele accompagnatore, seguace, amico e confidente.

    Comincia col dirgli (fr. 12) che quattro sono gli elementi (o radici t rizmata) basilari che compongono il mondo fisico-fenomenico: Zeus, laria; era, la terra; aidoneo, il fuoco; e nesti, lacqua.

    osserva, a proposito Reale che con empedocle nasce la nozione di elemento, ap-punto come qualcosa di originario e qualitativamente immutabile, capace solo di unirsi e separarsi spazialmente e meccanicamente rispetto ad altro: e si tratta di una nozione che poteva nascere solo dopo lesperienza eleatica e per superamento della medesima (G. Reale, cit., p. 153).

    Fr. 12 6

    Fr. 13 1

  • 35

    A tre di questi egli, da buon poeta, aggiunge specifici attributi che non sono sempli-cemente esornativi, ma strettamente pertinenti alla funzione. Sul piano poetico dispiace che Aidoneo sia sprovvisto di una qualificazione che lo individui meglio al senso visivo e immaginativo dellascoltatore.

    ne fornito invece anchito (fr. 13), che alla sua funzione di padre assomma cos la qualifica di saggio: il saggio per il Nostro sembra racchiudere lelogio massimo che si possa fare a uomo mortale e di alto rango.

    abbiamo ritenuto opportuno collocare i due imperativi dei due testi akoue, klyi a inizio di verso per dare pi peso alle due funzioni del precettore e del discepolo, e per conferire nello stesso tempo pi solennit alla loro azione espressa, in traduzione, con ununica voce che racchiude i due sinonimi delloriginale.

    Fr. 12 6

    ascolta dapprima le quattro radici di tutte le cose:Zeus splendente ed era che nutre e aidoneo,e nesti che riempie di lacrime la sorgente umana.

    Fr. 13 1

    ascolta, Pausania, figlio del saggio anchito.

  • 36

    Fr. 14 empedocle nei primi tre versi mette in guardia il suo allievo contro il pericolo di lasciarsi attrarre dal successo presso gli uomini e dalla brama di una gloria effimera. alle vette della saggezza si deve aspirare solo per amore di essa stessa, perch solo essa pu spingere ai gradi supremi della trasmigrazione dellanima (vedi fr. 136-146).

    Lidea negativa della raccomandazione di empedocle al suo allievo racchiusa nella voce del primo verbo (bisetai futuro di biv) che esprime azione di violenza fisica e morale: non ti dovr forzare, costringere, far violenza lamor di gloria.

    Fr. 14 3

  • 37

    nei versi successivi (vv. 4-9) egli vuole dire che la prima fase della conoscenza quella sensoria, che ci mostra ciascuna cosa nella sua evidenza e che giusto seguire ogni via che conduca alla conoscenza. Solo che, dir altrove, dalla prima fase, quella sensoria, bisogna passare a quella intellettiva che non ingannevole n fuorviante. Sono, per, due gradi di conoscenza di pari valore e dignit, ci suggerisce nicola abbagnano (Storia della filosofia, de agostini, novara 2006, vol. i, p. 74).

    da notare anche qui luso di un linguaggio metaforico e pregnante come: cogliere fiori di, parlare, pieno di, vette della saggezza, affidandoti pi a che a, fa strepito, via al conoscere, conosci nella sua evidenza. Sono le ragioni della poesia che prevalgono sulla essenzialit logico-grammaticale.

    Fr. 14 3

    n ti forzer la brama di cogliere fiori di onorata gloriapresso i mortali, per un parlare coraggioso pieno di sacralite slanciarti sulle vette della saggezza.Ma ors considera con ogni mezzo come ciascuna cosa sia evidente,non pi affidandoti allocchio che alludito, 5alludito che fa strepito oltre levidenza della lingua,n togliere fede alle membra per qualsiasi altra cosa,dovunque ci sia una via al conoscere,e conosci ciascuna cosa nella sua evidenza.

  • 38

    Fr.15Lazione didascalica, gi avviata in precedenza, continua evidente nelluso dei due

    pronomi (tu ed io) del secondo verso. insegnare a conoscere luomo e la natura lunico mezzo e metodo che permetter allallievo il dominio sulluno e sullaltra: non sar opera di magia, ma solo di conoscenza, perch conoscere vuol dire, per empedocle, dominare e provvedere.

    Per i riferimenti a vv. 3-5, ben noti sono gli interventi di empedocle per il freno dei venti con gli otri nella parte pianeggiante della citt, verso il mare, come pure il taglio di una gola tra le due zone collinari per permettere il passaggio delle correnti fresche dallinterno dellisola, lato nord. Le relative leggende che ne sono nate nei secoli sono sicuramente frutto e fama di opere mirabolanti.

    Fr. 15 111

  • 39

    Cos, in riferimento al v. 9, pure leggendario il ritorno in vita della ragazza Pantea ad opera del guaritore empedocle. anche per questi due episodi, vedi il nostro gi citato Ro-manzo di Empedocle, capitolo primo il domatore dei venti e capitolo quarto Pantea.

    notiamo che alkar un sostantivo neutro difettivo, usato solo nei casi diretti: indica soccorso, difesa e simili. Ma la chiave di tutto quel pes (futuro di punynomai) = conoscerai, cos deciso e persuasivo, buono a rinsaldare il vincolo di fiducia intellettiva tra maestro e discepolo.

    Fr. 15 111

    Quanti rimedi esistono, soccorso dei mali e della vecchiaiaconoscerai, giacch per te solo io compir tutte queste cose.Farai cessare limpeto degli infaticabili venti, che sulla terrasollevandosi coi soffi rovinano i campi;e di nuovo, se vuoi, ricondurrai benefici venti; 5farai generare dalla pioggia fosca lopportuna siccitper gli uomini, e deriverai dalla siccit estivale brezze che nutrono alberi, che in alto dimorano,e riporterai dallade la forza di un uomo defunto.

  • 40

    Fr. 16il testo si divide in due parti uguali: la prima (vv. 1-5), che si riferisce ad una corretta

    conoscenza degli aspetti fisici del mondo, e la seconda (vv. 6-10), che ha carattere con-trappositivo annunziato subito dallavversativa Ma. La formula greca fissata dai due elementi: e gr e d = se infatti se invece.

    Contrapposte sono pure le voci verbali osserverai del v. 2 (epoptesei fut.di epoptev) e bramerai del v. 6 (eporjeai fut. med. di eporgv), perch vogliono opporre alla positivit di un corretto apprendimento la bramosia dei piaceri che ingannano gli uomini comuni.

    Fr. 16 110

  • 41

    Lultimo verso, dicendoci che tutte le cose (pnta) hanno, sia pure metaforicamente, mente e pensiero, sembra rimandarci alla teoria epicurea-lucreziana del clinamen, secondo cui gli atomi sono portati allaggregazione tra loro da una forza insita in essi detta appunto clinamen. empedocle per ci dir pi avanti che tutta la materia sospinta dallamore e dallodio per la formazione e la distruzione del mondo materico e corporeo, come forze stabili e costanti.

    a proposito del v. 10, il Gomperz osserva: ed ecco che addirittura la coscienza, univer-salmente diffusa, e il pensiero vengono attribuiti alla stessa materia! Potremmo indicare la dottrina di empedocle come un ilozoismo elevato di grado (th. Gomperz, Pensatori greci. Storia della filosofia antica, trad. it., La nuova italia, Firenze 19673, vol. i, p. 371).

    Fr. 16 110

    Se infatti sostenuto dai tuoi saldi pensieribenevolmente le osserverai con limpide prove,queste cose tutte quante per sempre ti saranno presenti,e molte altre da queste conseguirai, poich queste si accresconociascuna secondo il proprio carattere, secondo la natura che a ciascuna. 5Ma se altre cose bramerai, quante per gli uominia migliaia sono spregevoli e quante offuscano i pensieri,presto ti inganneranno col passare del tempoessendo desiderose di giungere alla loro amata stirpe:sappi infatti che tutto ha una mente e una giusta parte di pensiero. 10

  • 42

    Fr. 17 il testo poggia sul principio empedocleo della conoscenza secondo cui il simile attrae il simile, sia nel mondo fisico, sia in quello intellettivo perch lamore ci fa conoscere lamore e lodio conduce allodio.

    ora ci chiediamo: perch ha dato un attributo a ciascuna delle due forze negative chiamando il fuoco distruttore e lodio penoso? osservando bene, anche letere ha il suo attributo, ma non la terra n lacqua. Crediamo allora che non ci sia una ragione specifica e che si tratti solo di esisgenza metrica. essendo il dettato essenziale, al secondo e al terzo verso gli mancavano delle sillabe per formare lesametro di tipo omerico, ed ricorso agli attributi, che si possono considerare pi riempitivi che necessari.

    Possiamo notare anche il rincorrersi di termini uguali a coppie, per cui i sei sostantivi si ripetono due volte formando sei coppie di stessi termini. Suoni e sillabe si rincalzano, quindi, per ribadire un concetto di base attraverso il miele della retorica o meglio il musi-calismo sillabico, per cui ogni verso ha due colon con suoni simili.

    Fr. 17 109

    Fr. 18 12

  • 43

    Fr. 18 Come i tre versi precedenti (fr. 17) si basavano sul principio della simiglianza, cos questi tre poggiano sullaltro principio, secondo cui nel mondo fisico, e quindi per la filosofia atomistica, non c nascita e non c morte, ma solo separazione e aggregazione come esplicitamente dir nel fr. 21-8.

    Quel qualcuno (tw) del terzo verso pu far pensare allintelletto di anassagora, sem-plice e infinito, dotato di forza propria di cui si avvale per lunione e la separazione degli elementi. Ma forse no, perch neicos e Filia sembrano due forze esterne ai quattro elementi ma non separate da essi. Comunque, empedocle ci rassicura di un fatto importante, che lesistente non pu perire, donde dobbiamo dedurre che la vita non avr mai termine.

    ammiriamo la capacit logico-discorsiva di empedocle che spinge il lettore a seguirlo nei meandri del suo discorso espositivo, con laiuto, come vedremo meglio pi avanti, della sua capacit poetica sempre a supporto di quella filosofica.

    Dire quindi sempre sar l dove qualcuno lo fissi un modo di aprire la mente alla immaginazione, per cui le vie della fantasia sono, per il nostro, ugualmente percorribili per arrivare alla conoscenza.

    Fr. 17 109

    Con la terra infatti vediamo la terra, con lacqua lacqua,con letere letere sacro, quindi col fuoco il fuoco distruttore,e lamore con lamore, e lodio con lodio penoso.

    Fr. 18 12

    da ci che non esiste infatti impossibile nascere,e perire lesistente cosa assurda e incredibile;sempre infatti sar l dove qualcuno lo fissi.

  • 44

    Fr. 19 e 20Secondo empedocle, tutte le parti che compongono il tutto (t pn), cio la Sfero

    ( Sfarow), non sono n vuote n superflue, ma compattamente necessarie prima che venga lodio per provocare la fase della separazione.

    E quindi linfinito tempo (fr. 20) come esiste nella fase dellaggregazione, esiste anche in quella della separazione, forse anzi preesiste e sopravvive. Per questo crediamo che linfinito tempo (spetow an) sia il soggetto logico e grammaticale dei tre verbi del distico.

    Fr. 19 13

    Fr. 20 16

  • 45

    nei due frammenti Pn e An dominano grammaticalmente perch dominano nella fervida immaginazione del poeta-filosofo, che del secondo termine con quellalfa privativo del suo attributo (-speto) d unidea di estensione spazio-temporale incommensurabile e fantasticamente stimolante.

    Fr. 19 13

    n del tutto alcuna cosa vuota n superflua.

    Fr. 20 16

    esiste invero come prima era e sar, n mai per una soladi entrambe queste cose sar vuoto il tempo infinito.

  • 46

    Fr. 21nellesposizione didascalica a Pausania, quando arriva al punto cruciale del suo

    pensiero, empedocle ne richiama lattenzione con la frasetta allocutiva del primo verso. indi gli spiega che dei quattro elementi gi detti (aria, terra, acqua, fuoco) non esiste n nascita n morte, ma solo separazione e aggregazione: e mentre la morte la riunione compatta di tutti gli elementi nello Sfero come unit o tutto indistinto (fr. 19-120), la nascita invece equivale alla loro separazione: la vita pertanto appare come un penoso esilio (vedi fr: 119-120).

    Fr. 21 8

  • 47

    Empedocle avverte il suo discepolo che usa per i sapienti e per i filosofi fisiocratici i termini tecnici di mijiw (= mescolanza) e dillajiw (= separazione), mentre per gli uomini comuni questultima considerata e detta fsiw, cio natura che genera, che produce e d movimento e vita (della stessa radice infatti il verbo fv).

    Fr. 21 8

    unaltra cosa ti dir: nessuna nascita esiste delle cose mortali,n fine alcuna di funesta morte;ma esiste soltanto mescolanza e separazione di cose mescolate,e nascita questa si chiama per gli uomini.

  • 48

    Fr. 22. Quanto esposto nel frammento precedente (21 8), viene ribadito e chiarito meglio nel

    fr. 22, in cui il discorso si sposta al mondo umano, animale e vegetale.al quinto verso poi riprende il concetto espresso nel quarto verso del testo precedente,

    chiarendo al suo discepolo che lui, per farsi capire meglio dagli uomini, costretto a parlare (pfhmi ka atw) secondo luso corrente del linguaggio (nmow).

    non si pu negare che empedocle ripete spesso i suoi concetti, ma lo fa per chiarezza didascalica secondo le finalit del suo poema; per mentre sembra che ripeta, rende i con-cetti pi evidenti col richiamo al vissuto e al visibile (esseri mortali, piante, belve, uccelli) e con luso di termini usuali: gensyai (nascere) e ptmow (morte).

    non c disprezzo per gli uomini comuni gli nyrvpoi ma comprensione della loro condizione di indocti e adattamento al loro linguaggio. lo scotto che paga alla sua finalit didascalica.

    Fr. 22 9

    Fr. 23 11

  • 49

    Fr. 23. Qui il compatimento si fa pi esplicito (stolti!) sia quando riprende quanto gi detto (fr. 21) sia quando al primo verso, dopo lappellativo di stoltezza, qualifica gli affanni umani non di lungo volo mentale (bello laggettivo greco composto: dolixfronew). C sicuramente una punta di aristocrazia mentale che lo autorizza a porsi su un gradino pi alto dei comuni mortali.

    Laristocrazia per empedocle era riposta sia nella condizione socio-economica (la sua era una famiglia dellalta borghesia benestante), ma soprattutto nelle doti mentali bene esercitate e nella cultura. Al sapere infatti aveva sacrificato lamore.

    Fr. 22 9

    essi (elementi) qualora mescolati in esseri mortali salgano verso letereo nella stirpe delle belve selvagge o delle pianteo degli uccelli, questo in verit lo dicono nascere.Qualora invece si siano separati, questo invece lo dicono infausta morte.non come legge dicono, ma secondo luso parlo anche io. 5

    Fr. 23 11

    Stolti! non sono infatti di lungo volo i loro affanni,se sperano che possa nascere il non esistente primao che alcuna cosa perisca o si distrugga del tutto.

  • 50

    Fr. 24. in questo testo ricompare lidea e limmagine delluomo saggio (nr sofw) che pu essere lo stesso di colui (Pitagora) che indicato nel fr. 6-129.

    Questi, aggiunge ora empedocle, mai avrebbe pensato e detto che gli uomini esistono finch vivono la vita terrena soffrendo il bene e il male di essa, e che essi non esistono prima della loro nascita corporea. Certo, non avrebbe potuto dirlo per il fatto che gli elementi esistono sempre sia nellaggregazione sia nella loro disgregazione. non sarebbe stato un modo di ragionare da saggio.

    Fr. 24 15

  • 51

    Notiamo il procedere lento dellargomentare del nostro poeta-filosofo, avvalendosi qui e altrove dei procedimenti antifrastici che prevedono lironia e la capacit di montaggio e smontaggio delle ipotesi.

    Qui poi luso del verbo predire (mantev) ci rimanda alle qualit profetiche della figura del sapiente antico, per cui lammaestrare equivaleva al profetare.

    Fr. 24 15

    non tali cose un uomo saggio nel suo cuore avrebbe predettoe cio che fino a quando vivono quella che chiamano vita,fino ad allora dunque essi esistono, e accanto a loro il male e il bene,ma prima che si formassero e poi si disfacessero i mortali, nulla essi sono.

  • 52

    Fr. 25. Il lungo testo si apre con luso di una specie di formula fissa (v. 1 e v. 15, fr. 21-8) e di unesortazione allascolto, che qui presente al v.13 richiamando il fr. 12-6 e fr. 13-1.

    Sia il formulario esortativo, sia quello didascalico servono a richiamare lattenzione del discente di fronte ad argomenti e a concetti ritenuti basilari per lesposizione del proprio pensiero.

    Fr. 25 17

  • 53

    Qui limportanza concettuale consiste nel ribadire i principi dellunione e della disgre-gazione degli elementi primari in un processo inarrestabile di continuo divenire. e come la separazione prodotta dallodio (v.8), cos lunit assicurata dal trionfo di afrodite (v.24). Ribadisce anche quanto gi detto prima, che cio nel tutto non c il vuoto, e che la stessa Unit esclude il vuoto e il superfluo (vedi fr. 19-13, 20-16, 21-8).

    Fr. 25 17

    duplice cosa dir: talvolta infatti luno si accrebbe dal molteplices da essere una sola unit, talaltra invece pi cose divennero dallessere unico.duplice dei mortali lorigine, duplice la morte:una genera lunione di tutte le cose e la distrugge,laltra, rigeneratesi di nuovo tutte le parti, laceratasi vola via. 5e queste cose, continuamente mutandosi, giammai cessanoora per amore incontrandosi tutte nellunit,ora di nuovo separatamente ciascuna portandosi nellinimicizia dellodio;e in quanto di nuovo, separandosi lunit, pi cose risultano,per ci stesso divengono e per loro non salda la durata; 10e in quanto, continuamente mutandosi, giammai cessano,per ci stesso sempre immobili sono nel ciclo.ors dunque, ascolta il mio racconto, perch listruzione lanimo ti accresce;come gi prima ti ho detto, mostrando i termini del mio racconto,duplice cosa riferir: talvolta infatti luno si accrebbe 15

  • 54

    notevole poi qui il richiamo a pensare con la mente senza lasciarsi abbagliare dai sensi (anche questo stato detto), in cui limperativo del verbo drkomai unito a now suggerisce lidea di un guardare alla luce del sole e nella luce della mente, donde la bellezza del v. 21, che ci pare una impennata della gioia del pensare e del comunicare ammaestrando. Come luso dei formulari anzidetti, simili impennate testimoniano lintervento del fervore creativo che, rompendo il rigore argomentativo, cede il passo alla spazialit della fantasia.

    (seguito fr. 25 17)

  • 55

    (seguito fr. 25- 17)

    da molti elementi s da essere una sola unit,talaltra invece pi cose divennero dallessere unico,il fuoco e lacqua e la terra e dellaria la mite altezzae lodio che separando rovina, pari a ciascuno di essi,e lamore tra questi, in uguale lunghezza e larghezza. 20Miralo con la mente, non restare stupito negli occhi:esso anche in membra mortali creduto innato,con esso gli uomini cose amorevoli pensano e concordi opere compiono,chiamandolo per nome Gioia e afrodite;ma nessun uomo mortale apprese che esso si mescola a tutti quanti

    gli elementi; 25ma tu ascolta del mio discorso il seguito non ingannevole.Questi elementi son tutti uguali e di coeva et,del pregio delluno laltro partecipa, unindole per ciascuno,insieme comandano mentre il tempo trascorre.oltre a questi nulla si aggiunge n cessa; 30

  • 56

    (seguito fr. 25 17)

  • 57

    (seguito fr. 25- 17)

    se infatti per sempre si distruggessero, non pi esisterebbero;o si accrescerebbe il tutto. Ma che cosa e donde arriverebbe?nel tutto non c nessun vuoto. donde dunque potrebbe sopraggiungere

    qualcosa?n daltra parte, esistendo lunit, il vuoto esiste n il superfluo.Come poi potrebbe essere abbandonata qualcosa, se di queste cose

    nessuna solitaria? 35Ma queste cose esistono e passando le une attraverso le altrediventano altre da altre e continuamente sempre sono uguali.

  • 58

    Fr. 26 - anche questo frammento torna a riprendere il gi detto per riproporre il princi-pio della separazione (v. 7) e della mescolanza (v. 14). La novit sta nel porre in due versi consecutivi le due forze responsabili di tali operazioni, facendole diventare due soggetti in pieno rilievo con le relative funzioni:

    v. 7 : nellodio tutte le cose divengono difformi e separate;v. 8 : nellamore si uniscono e si attirano reciprocamente.

    Fr. 26 21

  • 59

    Oltre alla bellezza di questa chiarificazione, si pu ammirare lmpito lirico dei primi sei versi dove domina non solo il verbo mirare (drkomai, qui limperativo drkeu), ma anche lentusiasmante forza della luce con leffetto opposto, tenebroso e gelido, dellele-mento liquido-piovoso. notevole, per empedocle, il fascino dei fenomeni atmosferici e la tendenza poetica ad ammirarli nella diversit e molteplicit dei loro effetti.

    Quanto alla citazione, nel v. 12, degli dei immortali che si generano pure come altre forme di vita, si deve pensare al numeroso stuolo di semidei greci (o damonew, t daimnia) intermediari tra la somma divinit e il sottostante mondo fenomenico: donde i frequenti accenni, nella trattazione empedoclea, alla demonologia, cio allattenzione data ai vari dmoni o semidei che trasmettono gli influssi divini sul mondo umano e terreno.

    Fr. 26 21

    Ma ors, mira questa testimonianza dei precedenti discorsi,se anche nei precedenti cera qualcosa di debole nella forma:(mira) il sole raggiante a vedersi e caldo in ogni parte,e quante cose immortali penetrano nella bellezza e nella calda luce,la pioggia tenebrosa e gelida dappertutto, 5dalla quale proviene tutto ci che denso e solido.invece nellodio tutte le cose divengono difformi e separate,nellamore si uniscono e si attirano reciprocamente,donde derivano tutte le cose che furono, sono e poi saranno,gli alberi si generano e gli uomini e le donne, 10le fiere e gli uccelli e i pesci che vivono nellacquae gli dei immortali per onori pi eccellenti.Son proprio questi gli elementi, che correndo gli uni attraverso gli altridivengono di vario aspetto; essi infatti si mutano attraverso la mescolanza.

  • 60

    Famoso rimasto questo frammento (27), almeno per i primi otto versi che conten-gono luso dellarte pittorica: essa consiste, per Empedocle, nellapprestare figure simili ad ogni cosa (v. 5), per cui la creazione non sarebbe altro che limitazione di ci che esiste. donde deriva lavvertimento a seguire il messaggio divino per un apprendimento chiaro e senza rischio dellinganno per la mente. Chi darebbe questo corretto messaggio divino? indubbiamente il poeta che, per il nostro, anche un profeta, un rivelatore, un ammaestratore, un portatore di verit.

    Considera al riguardo theodor Gomperz: Questa , si pu a ragione obiettare, una semplice comparazione e non una spiegazione. S; per dobbiamo ribattere si tratta di una comparazione che include in s alcuni elementi di spiegazione. in primo luogo, infatti, troviamo qui assunto come principio che differenze meramente quantitative nella combinazione di due o pi materie danno luogo a differenze qualitative nelle propriet sensibili del composto che ne risulta (th. Gomperz, cit., vol. i, p. 352 ).

    Fr. 27 23

  • 61

    i primi otto versi indubbiamente ci fanno parlare di una perfetta ipotiposi, consistente nellampliamento minuzioso della prima parte del paragone (come) s da assumere una sua autonomia dalla seconda parte (cos). almeno quattro verbi (prendere, mescolare, apprestare, creare) concorrono allazione basilare del verbo dipingere (v. 1 poikllvsin presente dellinfinito poikllein) come attivit riproduttiva esercitata da persone esperte e preparate.

    anche qui, per empedocle, c il godimento della bellezza nellammirare artisti in corso dopera che conoscono bene lartificio della verosimiglianza fino allo stupore.

    Fr. 27 23

    Come quando i pittori dipingono le tavolette votive,uomini bene esperti sullarte per loro saggezza,essi, dopo che abbiano preso con le mani succhi di vario colore,mescolano in armonia alcuni di pi altri di meno,da cui apprestano figure simili ad ogni cosa 5creando alberi, uomini e donnee fiere e uccelli e pesci nutriti dallacquae dei immortali per onori eccellenti.Cos linganno non vinca la tua mente s da essere diversala fonte dei mortali almeno per tutte le cose che sono infinitamente

    manifeste; 10ma apprendi le cose chiaramente, avendo udito il messaggio divino.

  • 62

    il frammento (28) tutto dedicato alla dinamica degli elementi visti nei cicli della separazione e della ricomposizione unitaria. Se ne ricava il concetto del divenire ciclico, dellUnit e del Tutto, della manifestazione delle esistenze individuali (uomini, fiere, piante, ecc.), del dominio di amore e di odio.

    Circa questi ultimi non si pu assolutamente parlare di forze spirituali, e gli inter-preti hanno, in genere, ben compreso che ci troviamo di fronte a realt naturali (come gli elementi). Lodio che separa e lamore che congiunge sono coeterni come gli elementi. Ma, appunto in quanto coeterni e ugualmente potenti, gli effetti dellamore e dellodio si annullerebbero a vicenda e non sarebbero pi spiegabili i processi di generazione e corruzione delle cose, e tutto rimarrebbe sospeso nellidentico stato, se essi non potessero in qualche modo sopraffarsi a vicenda (G. Reale, cit., p. 154).

    Le numerose voci verbali, che veicolano i rispettivi concetti, danno lidea di un rincor-rersi frenetico nellincessante movimento cosmico della vitalit. al moto corrispondono cicli, mutamenti, incessante divenire.

    Fr. 28 26

  • 63

    Nella fantasia dellautore un accendersi di fiammelle esistenziali come mondi possibili in perpetuo moto sotto la spinta di due forze opposte ubbidienti alla legge, da loro stesse rappresentata, dellattrazione e della separazione. nel forno della fantasia empedoclea gira il cosmo dellesistenza: lui lo vede, lo contempla, se ne innamora e poi in versi lo rappresenta per gli altri.

    Fr. 28 26

    a turno governano svolgendosi il ciclo,e periscono gli uni negli altri e si accrescono secondo il turno

    del loro destino.Questi infatti sono gli elementi che esistono, e trapassando gli uni

    attraverso gli altridivengono uomini e altre stirpi di fiere,ora per amore concorrendo in un unico cosmo, 5ora di nuovo separandosi ciascuno per la forza dellodio,finch, ricostituendosi lunit, ne deriva il tutto.Cos, poich lunit ha imparato a prodursi da pi elementi,di nuovo, separandosi lunit, ne derivano pi elementi, perci divengono e non immortale per loro lesistenza; 10e poich essi, mutandosi continuamente, mai si acquietano,per questo sempre sono stabili nel loro ciclo.

  • 64

    i due frammenti (29 e 30) possono stare giustamente vicini perch pare che si integrino a vicenda. nellazione didattica, vorrebbe dire empedocle al suo discepolo Pausania, spesso necessario ripetere (nispen = inf. dellaor. nispon equivalente al pres. npv) le sommit dei messaggi, cio i passaggi basilari dei concetti, per giungere al traguardo della persuasione e dellammaestramento per le vie diverse della comunicazione orale.

    Fr. 29 25

    Fr. 30 24

  • 65

    Indubbiamente il suo parlare fiorito, avvalendosi di immagini (per es. koruf tn myvn = la sommit dei messaggi, dei racconti) rivolte anche ai sensi oltre che al-lintelletto, per suscitare emozioni nel discepolo ed elevarlo di qualche gradino dal banale parlare quotidiano.

    un suggerimento anche per la didattica odierna, se se ne volesse tener conto.

    Fr. 29 25

    anche due volte infatti, ci che necessario, bello ripetere.

    Fr. 30 24

    (giova) congiungendo, le une alle altre, le sommit dei messagginon giungere al termine per una sola via.

  • 66

    La comprensione concettuale di questi due frammenti (31 e 32) diventa facile se rap-portata a quanto dir nei due successivi, dove empedocle parla della ricomposizione di tutti gli elementi nellarmonia unitaria e indistinta dello Sfero.

    Qui dice infatti che, avendo trionfato lamore, lodio rimasto fuori, per cui in questa fase non si vede n mare n terra n sole.

    Fr. 31 27

    Fr. 32 36

  • 67

    nel primo dei due testi notiamo, indubbiamente, la mano del poeta naturalista che cerca, quando pu, forti attributi per impreziosire il suo linguaggio e per far lievitare lascolto del discente: il fulgido aspetto (t glan edow) e il selvoso vigore (t lsion mnow) sono due ingredienti lievitanti di pronto e sicuro effetto. anche noi non ce li lasciamo sfuggire.

    Fr. 31 27

    ivi n del sole si mostra il fulgido aspetton della terra alcun selvoso vigore, n il mare.

    Fr. 32 36

    essendosi (gli elementi) riuniti, fuori allestremit si poneva lodio.

  • 68

    anche questi due frammenti (33 e 34) ci piace metterli insieme perch in ambedue lo Sfero che diventa soggetto grammaticale e concettuale.

    Quando infatti tutti gli elementi tornano a compattarsi in esso per forza di armonia (= Armonh) non solo resta escluso lodio, ma non si distinguono pi le parti di questo unico corpo.

    Fr. 33 27

    Fr. 34 29 e 28

  • 69

    Anche qui notevole linsistenza attributiva non tanto e non solo per fini esornativi, cio di abbellimento, ma soprattutto per necessit comunicativa: spiccano e parlano infatti alla nostra fantasia le agili membra, le compatte latebre, le veloci ginocchia, la forza ge-neratrice dei fianchi; spicca pure lo Sfero rotondo (sfarow kukloterw) contento della sua stabilit circolare e ruotante, omogeneo e infinito. fortemente importante la nuova definizione pmpan peiron perch modernissima laccezione dellinfinitezza del mondo o dei mondi possibili e immaginabili, il cui pensiero non cessa di stupire se non di sbigottire.

    il poeta questa volta resta affascinato dallo spettacolo offerto alla fantasia dallunit del tutto che assorbe e riunisce in s gli elementi vitali.

    Fr. 33 27

    ivi non pi del sole si distinguono agili membra,cos nelle compatte latebre dellarmonia si fissato saldamentelo Sfero circolare lieto della sua stabilit avvolgentesi.

    Fr. 34- 29 e 28

    n infatti dal dorso due braccia si agitano,n piedi, n veloci ginocchia, n fianchi dotati di forza generatrice..Ma esso da ogni parte uguale a se stesso e assolutamente infinito,Sfero rotondo, della sua stabilit circolare contento.

  • 70

    al contrario di quanto avviene nella fase, descritta nei frammenti 33 e 34, della pre-valenza di armonia che riunisce nello Sfero tutti gli elementi, qui (fr. 35-36), poich si compiuto il tempo fissato, si descrive la fase successiva in cui prevale la Contesa: si scuotono le sue membra, il dio si agita tutto nelle sue varie parti: si provoca la separazione e ne nasce la vita degli elementi separati.

    la fase attuale in cui il soggiorno in questa vita porta limpronta della nostalgia del-lunit e della stabilit; la vita cos appare come un esilio temporaneo lo dir esplicita-mente il poeta in cui la sofferenza pu essere vista come limpronta dellodio originario che ha prodotto la separazione.

    Fr. 35 30

    Fr. 36 31

  • 71

    facile osservare che nel poema empedocleo, come nei poemi omerici, lidea rappre-sentativa delle divinit di tipo antropomorfico, per cui qua e l si parla di membra e di scuotimenti come se fossero istinti innati.

    anche lemistichio sal in onore (v. 2, fr. 35: s timw nrouse) risente del lin-guaggio umano e dellattribuzione di umani comportamenti a dei e semidei.

    Si avverte che nrouse aoristo epico di n - orov.

    Fr. 35 30

    Ma grande la Contesa crebbe nelle sue membra,e sal in onore, compiutosi il tempo,che ad ambedue per ampio giuramento stato fissato.

    Fr. 36 31

    tutte infatti di seguito si scuotevano le membra del dio.

  • 72

    Continua qui (fr. 37) la descrizione-narrazione della biogenesi con la separazione dei quattro elementi fondamentali e la formazione dei corpi secondo la legge della simiglianza (il simile conosce il simile e con esso si aggrega). anche nellosservanza di questa legge ci suggerisce il poeta lamore di afrodite che provoca la formazione dei corpi. tanto vero che (vv. 6-9) lodio diventa lorigine del distacco (a gnnai n rg) degli elementi dissimili, perch anche fra di loro intercorra la scelta del simile e la fuga del dissimile.

    Fr. 37 22

  • 73

    Qui domina sottintesa la forza del moto (dnh, dnow) altrettanto cosmico, circolare, rotatorio e a sua volta generativo, che spinge le parti alla fuga e alla scelta. indubbiamente sono le due divinit dellodio e dellamore la causa prima di questo moto perpetuo della generazione.

    Fr. 37 22

    Concordi son tutti gli elementi alle loro parti,lelettro, la terra, il cielo e il mare,quanti si sono generati staccatisi in corpi mortali.Cos poi, quanti sono pi bastevoli alla mescolanza, fra loro si sono amati, fatti simili da afrodite. 5ostili soprattutto sono quanti di pi fra loro differisconoper origine e mescolanza e per forme espresse,in tutto non adatti ad unirsi e molto astiosiper volere dellodio, poich per loro nellira lorigine.

  • 74

    A mo di esemplificazione, dice Empedocle nel fr. 38, questo processo riscontrabile nel corpo umano: lAmore mantiene unite tutte le parti mentre il corpo fiorente; al contrario, quando interviene lodio, queste invecchiano e si disgregano causando la morte. Lo stesso processo avviene negli alberi, nei pesci e negli animali terrestri.

    Bella limmagine della vitalit e del godimento della buona salute poeticamente esaltata come vita fiorente al suo culmine (bow n km); invece le cattive contese possono alludere alle malattie che causano disarmonia nei corpi, il loro decadimento e la morte.

    Fr. 38 20

  • 75

    Ugualmente forte lesortazione, contenuta implicitamente nei due versi finali, a esten-dere lo sguardo a quanto avviene nello spettacolo immenso della natura, al fine di acquistare una visione pi allargata rispetto allambito umano, e di godere al contempo la percezione e la vista delleterno mutamento materiale dentro la legge del perpetuo divenire.

    Specie negli stessi versi vistosa e tipica laggettivazione, che spesso si ripete nei testi come fisso formulario.

    Fr. 38 20

    Questo vediamo distinto attorno alla massa delle membra umane:a volte per lamicizia concorrono in una sola unit tutte le membra,che hanno ricevuto in sorte il corpo, quando la vita fiorente al suo

    culmine,altre volte invece, separate dalle cattive contese, errano separatamente ciascuna verso il termine della vita. 5Cos ugualmente avviene negli arbusti e nei pesci che abitano nelle

    acquee nelle belve che hanno dimora sui monti e nelle cimbe che si muovono

    sulle ali.

  • 76

    dalla biogenesi alla cosmogenesi: attenzione, dice empedocle, a questo passaggio del mio racconto, perch lora di spiegare e quindi di far capire e vedere quasi con gli occhi lorigine del sole fuoco luce, della terra, dellacqua e infine dellaria.

    Lo spettacolo meraviglioso, perch il fuoco contenuto nella stella chiamata sole donde si sprigiona la luce che rende tutto bello e visibile, per cui si pu notare lumidit dellaria, lo schiumeggiare del mare e letere che abbraccia tutto quanto visibile nello spazio che ci circonda.

    Fr. 39 38

    Fr. 40 a 49

    this fragment is preserved only in the prose translation into armenian of Philo of alexandrias On Providence. abraham terian, who has rendered the armenian into english for me, confirms that the armenian author was translating a direct quotation of empedocles, and not Philos paraphrase, as has previously been assumed. Hence i print here terians translation, slightly altered to remove an obvious armenianism, as a new quotation. For the practice of including a fragment not preserved in the original Greek, compare 105/94, preserved only in Latin (also Parmenides B18). See 60/a66a below.

  • 77

    empedocle affascinato dallo spettacolo terrestre e celeste e non cessa d indicarcelo con le immagini che crea, con luso di un linguaggio sensorio e visivo e col movimento espresso anche da un aggettivo come schiumoso (v.3. polukmvn) e da un verbo che umanizza lazione di abbracciare (v. 4, sfggvn per kklon panta).

    Fr. 39 38

    ors, ti dir dapprima da quali cose il sole prese originee divennero manifeste tutte le altre cose che ora vediamo,la terra e il mare schiumoso e lumida ariae il titano etere che abbraccia tutto nel suo giro.

  • 78

    Sarebbe inutile soffermarsi sui contenuti di questo gruppo di testi (41-45), perch sono molto labili dato lo stato di conservazione.

    Piuttosto, per gli interessi artistici dellautore, sembra pi opportuno rilevare luso verbale: sinnalza, sincontr correndo, simmergeva, accresce, bruciano. Lidea basilare legata al movimento veloce ( due voci infatti sono rincalzate una da un avverbio e laltra da un secondo verbo), che tutti i soggetti compiono sotto la spinta di amore e di odio.

    Fr. 41 51

    Fr. 42 53

    Fr. 43 54

    Fr. 44 37

    Fr. 45 52

  • 79

    ne deriva un surriscaldarsi della fantasia creatrice del poeta, che con stupore e acume visivo cerca di penetrare nella dinamica degli elementi per rappresentarne la vitalit e listinto mirante a un fine.

    Segnaliamo ora le voci verbali: sunkurse = aor. di sun - krvyvn = part. pres. di yvdeto = imperf. med. di dvajei = pres. di ajvkaetai = pres. med. di kav

    Fr. 41 51

    che celermente sinnalza

    Fr. 42 53

    Cos infatti talvolta sincontr correndo, ma spesso altrimenti.

    Fr. 43 54

    Con lunghe radici sotto terra simmergeva.

    Fr. 44 37

    accresce la terra il proprio corpo, come letere letere.

    Fr. 45 52

    Molti fuochi sotto il suolo bruciano.

  • 80

    in questa pentade (fr. 46-50) i due soggetti sono il sole e la luna: e mentre di questul-tima si evidenziano qualit femminili quali la bont e la sottomissione, del primo si esalta