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    Ptr Kropotkin

    La moraleanarchica

    a cura di Antonio Vigilante

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    Associazione culturale Liberaria Editrice, 2010.

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    III

    Introduzione

    Nella losoa morale e, naturalmente, nella coscienza di molti,bench spesso in modo confuso e quasi inconsapevole si agitanodue questioni. La prima : cosa bene, e cosa male? La seconda: perch devo fare il bene? Possiamo denire determinazione delbene morale il primo problema e giustifcazione del bene moraleil secondo. Si tratta, come non difcile intuire, di due questionistrettamente legate, senza tuttavia che sia impossibile considerarlea parte. La risposta alla seconda domanda porta lontano: in genereessa si trova in una intera visione del mondo, in un affresco pi omeno grandioso della condizione delluomo nel mondo.

    La morale anarchica(1889) di Kropotkin una critica della moralecorrente, considerata ideologica quanto alla determinazione del

    bene morale e superstiziosa quanto alla sua giusticazione. Inaltri termini, per Kropotkin ci che la societ considera bene ci che fa comodo alla classe privilegiata. Il modo in cui questo

    bene interessato viene giusticato ha ben poco di razionale: nellapeggiore delle ipotesi si ricorre alla mitologia, mentre nelle eticheun po pi rafnate i concetti metasici prendono il posto dellefanfaluche religiose. In ogni caso, non c razionalit n buon sensonelletica corrente. E non pu essere altrimenti, considerato chenon si tratta della vera etica, ma di uno strumento ideologico.Lintento di Kropotkin quello di mostrare la via delleticaautentica, naturale. Non si tratta, quindi, di una semplicedistruzione delletica impresa che sarebbe ben giusticata dal

    suo uso ideologico ma di una restaurazione del senso autenticodelletica, al di l della sua strumentalizzazione.Quanto al contenuto la determinazione del bene morale , leticaanarchica non si discosta apparentemente da quella tradizionale,che sarebbe riduttivo denire evangelica: la regola aurea che possibile rintracciare (con poche variazioni) in numerosetradizioni losoche e religiose: non fare allaltro quello che non

    vorresti che fosse fatto a te anche se Kropotkin preferisce lasua formulazione positiva: fa allaltro quel che vorresti che

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    laltro facesse a te, che una formulazione identica a quella delVangelo di Marco (7, 12). Non deve sorprendere troppo questaripresa delletica evangelica nella elaborazione di unetica laica edantireligiosa. Da gran tempo il libero pensiero aveva individuatoin quel principio la base di unetica naturale. Ad esempio, ne La

    Republique de Philosophes, ou Histoire del Ajaoiens utopiaattribuita a Fontenelle e scritta probabilmente nel 1682 (anche sesar pubblicata postuma a Ginevra solo nel 1768) si immaginauna perfetta societ di atei che seguono due soli princpi, ispirati

    non da Dio, ma dalla Natura. Il primo di questi princpi che ciche non , non pu dar vita a nulla, mentre il secondo principio,che riguarda strettamente la morale, proprio la regola aureanella formulazione positiva del Vangelo di Marco: trattate gli altricome vorreste che essi trattassero voi1 .Non v continuit, in realt, tra letica religiosa e quella anarchica.Preti, politici, sfruttatori dogni genere hanno tenuto in ostaggioletica, utilizzandola come un cavallo di Troia per giusticare illoro potere e per stabilire lingiustizia sociale, ottenendo dolcezza

    e ubbidienza dagli sfruttati. Ora si tratta invece, per Kropotkin,di concepire la regola aurea come un principio di giustizia socialein base al quale condannare tutti coloro che fanno fare agli altrici che essi mai vorrebbero fare: lo sfruttatore che mai vorrebbe

    vivere la vita degli operai che sfrutta, ad esempio. La regola aureadiventa nalmente un principio politico. Non c spazio, in questarestaurazione delletica autentica, per laltra massima evangelica,quella del porgere laltra guancia. Letica anarchica non imperativa, non impone obblighi e doveri assoluti, ma si limitaa consigliare, lasciando per il resto ognuno libero di seguire lapropria natura. Tuttavia, aggiunge Kropotkin, noi pure siamo liberidi seguire la nostra natura: e se questa ci dice di disprezzare chi sirende odioso con qualche atto di violenza o cattiveria, noi possiamo

    1Fontenelle,La Republique de Philosophes, ou Histoire del Ajaoiens, Geneve1768, p. 48. Sullattribuzione a Fontenelle e la datazione dellopera, si veda laintroduzione di Giuseppe Lissa a Fontenelle,Storia degli Agiaoiani, Guida,Napoli 1979.

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    V

    abbandonarci al disprezzo. Come si vede, la pretesa del pensatorerusso di elaborare unetica non imperativa e senza sanzionimostra i suoi limiti, perch la disapprovazione e il disprezzo sonoanchessi sanzioni. In sostanza, Kropotkin auspica il passaggioda una sanzione dallalto, per cos dire, ad una sanzione diffusa,informale, ma non per questo meno pressante ed efcace. Unasanzione che pu spingersi no allomicidio. Kropotkin rivendicail diritto di uccidere; o meglio, afferma che in certe circostanze possibile conquistare questo diritto. Chi uccide un tiranno a

    costo della propria vita, e lo fa solo per liberare lumanit dal pesodella sua tirannia e non per conquistare il suo potere, guidatoda una purezza di intenti che gli conferisce il diritto di uccidere.Lanarchico preferirebbe essere ucciso piuttosto che diventare asua volta tiranno, ed per questo che ha il diritto di uccidere.

    Essere anarchici vuol dire, dunque, cercare luguaglianza e lareciprocit, impegnarsi per un mondo in cui ci sia corrispondenza,anche economica, tra ci che io faccio e ci che gli altri fanno a

    me. Questa uguaglianza non sar raggiunta senza una lotta, anchecruenta quando necessario, ma sempre allegra, gioiosa, piacevole perch lottare per luguaglianza signica, come presto vedremo,stare dalla parte delle forze vive della realt e combattere tutto ciche intorno a noi pesante, rigido, morto.Il vero movente di ogni azione umana il piacere. Qualunqueazione compiamo, rispondiamo ad un bisogno della nostra natura,e facendo ci proviamo piacere. Da questo punto di vista tutte leazioni umane sono sullo stesso piano: laltruista che si sacrica persalvare una vita umana e lassassino che la sopprime rispondonoalla loro natura e provano entrambi un piacere. E tuttavia nonsi pu dire, precisa Kropotkin, che tutto sia indifferente. Nche tutte le azioni umane meritino lo stesso rispetto e lo stessoapprezzamento. A Kropotkin occorre un criterio per mostrare chealcune azioni sono morali ed altre no, per quanto tutte abbiano unmovente egoistico ed edonistico. Questo criterio lo trova nella sua

    visione, solo parzialmente scientica, dellevoluzione naturale.

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    Alla vulgata darwiniana, che sul piano sociale ed economicogiustica la violenza e lo sfruttamento dei pi deboli, contrapponecon forza una visione della evoluzione e della sopravvivenza dellespecie come immensa opera di cooperazione. Ogni specie animaleriesce ad adattarsi allambiente ed a perpetuarsi seguendo ilprincipio del mutuo appoggio. Ancora pi che nel mondo umano,nel mondo animale possibile scoprire esempi di abnegazione, disacricio, di solidariet sociale. La risposta alla domanda sul benenon richiede un losofo morale: basta chiederlo ad una formica o

    a unape. Tutta la natura testimonia che bene lavorare per lasopravvivenza della specie, trovando in ci proprio appagamento.Luomo non fa eccezione. La moralit di un uomo consiste nellasua capacit di vivere non per s, ma per lumanit., quella di Kropotkin, unetica del Tutto. Lennesima. Il Tuttoal quale il singolo deve sacricarsi questa volta la Specie; altrilo individuarono e lo individueranno in Dio, nella Chiesa, nellaClasse, nel Partito. Come il santo cristiano o di qualunque altrareligione, lanarchico muore con la gioia nel cuore, perch sa che

    il suo sacricio trova una profonda corrispondenza nel profondodella natura, avverte dentro di s lo slancio, la forza stessa cheorganizza e fa progredire miriadi di esseri, cos come il martireper fede avverte labbraccio di Dio, che accoglie e consola. Egli il vero eroe morale, colui che ha realizzato il livello superioredelletica, luomo che semina la vita intorno a s. Per laltro, perluomo comune che non ha il coraggio di sacricarsi e preferisceattenersi al livello minimo, per cos dire, delletica, cercando direalizzare nella vita quotidiana luguaglianza, Kropotkin nonriesce a celare un certo disprezzo, anche se assicura che questaricerca umile, poco eclatante della giustizia lo condurr almassimo di felicit per lui possibile. Il pensatore russo afferma dinon voler mutilare ancora una volta lindividuo, come gi troppe

    volte hanno fatto le religioni; di volerlo integro, forte, libero daimposizioni. Ma questo individuo diventa spregevole appenaafferma la propria individualit contro la societ. Lindividuo letteralmente impensabile al di fuori della societ e della specie.

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    Sul piano morale, non si tratta nemmeno, per Kropotkin, dimettere da parte legoismo per diventare altruisti. Non esistenessuna opposizione tra egoismo ed altruismo, perch non esisteopposizione tra individuo e societ. Il bene dellindividuo quellostesso della societ il Tutto di cui parte. Essere morali signicastare nellabbraccio del Tutto. La morale anarchica si differenzia daquelle religiose appena per la direzione del suo movimento: non sitratta di un movimento verso linterno, per cos dire, di riduzione,contrazione, negazione, ma di un movimento di espansione, di

    esuberanza, di dono. Luomo profondamente morale avvertedentro di s la vita come una forza che esige di donarsi, e perquesto dona la sua stessa esistenza per il bene dellumanit.NelloSchizzo di una morale senza obbligo n sanzione di Jean-Marie Guyau, Kropotkin trova il prolo commovente di questoeroe morale, pieno di vita e di giovinezza. Pu essere interessantenotare linuenza di quella stessa opera di Guyau su un pensatoredel nostro Novecento, tra coloro che con maggiore pensosit sisono interrogati sul signicato della morale nel tempo attuale.

    Nella suaMorale come pazzia, Giuseppe Rensi tratteggia uneticasenza obbligazioni, senza leggi, senza sanzioni, afne a quella diKropotkin. Esiste, avverte Rensi, unetica superiore, che spingealcuni uomini ad azioni che allocchio delluomo comune appaionofolli. listinto, la follia che fa accettare serenamente a Socratela cicuta e porta Giordano Bruno sul rogo. Questi eroi morali ed qui che Rensi cita Guyau agiscono spinti da un impulsointeriore, per una sorta di esuberanza. E tuttavia, nota Rensi,non ogni esuberanza, non ogni impulso pu essere etico toutcourt. Bisogna che vi sia qualcosa al di fuori dellistinto stesso,che confermi, fondi, giustichi quellistinto2. Kropotkin rispondeanticipatamente alla critica di Rensi. Un tale elemento al di fuoridi noi esiste, per il pensatore russo, ed la natura stessa. La nostraesuberanza morale non che un momento dellagire della natura,di quellagire che si mostra profondamente morale ad ogni livello

    2Cfr. G. Rensi,La morale come pazzia, Guanda, Modena 1942, p. 247.

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    della vita. Socrate e Giordano Bruno non sono dei folli, ma esserinei quali si esalta lo stesso impulso morale che regola la vita deiformicai o degli alveari. Troviamo in Kropotkin, appena aggiornatapositivisticamente, la tradizionale fondazione metasica delleticaoccidentale. Ma il trucco non riesce. La Natura (ora occorre lamaiuscola) compromessa non meno di Dio, dellEssere, dellaRagione. Rensi, che scrive dopo la prima guerra mondiale (e chenei Lineamenti di losoa scettica del 1919 ha interpretato comeevento epocale che pone ne allottimismo razionalistico), sa bene

    che non pi tempo di fondazioni metasiche. La condizionedelluomo contemporaneo tragica proprio per questa mancanzadi una solida, rassicurante copertura metasica delle nostre azioni.Chi agisce moralmente non ha nessuna certezza di essere nelgiusto. Pu essere che luniverso sia cieco al bene e al male, e chela sua azione resti priva di signicato, presto cancellata da milionidi azioni di senso contrario dal cinismo, dallopportunismo,dalla furfanteria e vilt quotidiana di milioni di persone.Kropotkin non in una situazione diversa da un religioso che

    cerchi, nonostante tutto, di difendere la causa di Dio. C ilmale, c la guerra, c la sofferenza degli innocenti; ma guardatequanto bello il creato, quanti doni quotidianamente ci regalaDio; ammirate la bellezza della creazione. Cos dice luomo difede. Ma non convince. Restano i ma ed i perch?La morte diun solo innocente uno scandalo che manda in frantumi tutti glialtri pretesi doni. Kropotkin mette in scena la sua Natura moralee moralizzatrice, ed ha la sua parte di ragione. Chi negher lastruttura solidaristica della vita comunitaria delle formiche e delleapi? Ma la Natura non solo questo. La Natura (anzi: la natura) anche violenza cieca, sopraffazione, concorrenza non solo traspecie, ma anche allinterno della stessa specie.Colpisce Kropotkin anche unaltra delle critiche di Rensi a Guyau.Si esaltano la sanit, lattivit, lo slancio, lesuberanza; lascesidiventa una pratica in fondo immorale, legata alle vecchie ederrate concezioni metasiche e religiose che morticavano la

    vita. Ricorrendo alle categorie di un altro pensatore che molto

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    rietter sulla moralit del mondo naturale, Albert Schweitzer, sipu dire che vi sono etiche della affermazione della vita ed etichedella negazione della vita. A Kropotkin lopposizione appare privadi problemi: bene laffermazione della vita ( etica autentica,anarchica), mentre male la negazione della vita ( etica falsa,ideologica, religiosa). Ma le cose non sono cos semplici. Schweitzer,la cui visione morale si esprime, come noto, nel rispetto perla vita, vale a dire nella affermazione che bene mantenere epromuovere la vita, male ostacolare e distruggere la vita3,

    pure consapevole che unetica autentica non pu consistereesclusivamente nellaffermazione della vita. Letica autenticanasce dallincontro delletica della realizzazione piena di s stessicon letica pessimistica dellautoperfezionamento passivo, valea dire della rassegnazione e della rinuncia al mondo4. facilecomprenderne le ragioni. Lesaltazione della vita questa lacritica di Rensi degenera facilmente nella affermazione di s,nellattivismo ne a s stesso, nel superomismo5: nel fascismo,diciamo noi. Le vie della vita sono bizzarre, a quanto pare.

    Aggiungerei che si tratta, anche, dei rischi di qualsiasi praticaetica e politica che si pretenda assolutamente fondata: che abbiaalla spalle Dio, o la Storia, o la Natura. Il dubbio e lincertezzasono forse espressioni della negazione della vita; non tuttaviainappropriato considerarli elementi indispensabili di unetica chenon voglia fare troppi danni.Da quanto detto, pare dunque che sia tutto da buttar via,questo libretto di Kropotkin: e cos non . Resta valida la parsdestruens della sua analisi la critica del carattere ideologicodelletica, delle molteplici misticazioni cui sono state e sonoesposte le concezioni morali dominanti. Resta valida e preziosa,soprattutto, la considerazione generale delletica come strumentodi sopravvivenza. Accompagnata in Kropotkin da una ducia nella

    3A. Schweitzer,Rispetto per la vita, Claudiana, Torino 1994, p. 27.4A. Schweitzer, Kultur und Ethik, C. H. Beck, Mnchen 1953 (prima ed.1923), p. 214.5 G. Rensi,La morale come pazzia, cit., p. 247.

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    scienza, nella natura, nel progresso che oggi difcile condividere,letica del mutuo appoggio avverte luomo postmoderno chenessuna sopravvivenza possibile per la specie umana se nonsi elabora una sempre pi rafnata arte della convivenza, dellacoesistenza; perch non c sopravvivenza per la specie umana ingenerale, senza il rispetto dellesistenza dei singoli popoli e deisingoli individui. Lattuale squilibrio mondiale tra una minoranzadi ricchi che sperpera le ricchezze del pianeta e sterminatemoltitudini umane condannate alla miseria non pu durare: oltre

    che offendere la giustizia, lo strapotere dei paesi industrializzatista compromettendo lequilibrio naturale del pianeta, minacciandolesistenza stessa della specie. Occorre unetica che tenda allagiustizia su scala planetaria, cominciando per dal locale. Nonabbiamo bisogno di eroi morali, di persone pronte a sacricarsiin vista di un bene dubbio, ma di persone pronte a piccoli sacriciper attuare nella vita quotidiana quelle piccole rinunce dalle qualisoltanto pu nascere una maggiore giustizia tra i popoli. Il primodei due livelli delletica di Kropotkin, ingiustamente considerato

    proprio delluomo mediocre, dalla esistenza grigia, il livello piprezioso. Una societ giusta non sar il risultato dellopera di pochieroi morali, pronti al sacricio di s e, forse pi prontamente,allomicidio, ma di moltitudini di uomini giusti, impegnati sulteatro della vita quotidiana nella difcile impresa di coniugare laricerca della felicit individuale con il riconoscimento dei dirittialtrui.

    Antonio Vigilante

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    La morale anarchica

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    Edizione originale: Pierre Kropotkine,La morale anarchiste, Les Temps Nouveaux, Paris1889. Traduzione di Antonio Vigilante.

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    I

    La storia del pensiero umano ricorda le oscillazioni del pendolo,e queste oscillazioni durano gi da secoli. Dopo un lungo periododi sonno arriva un momento di risveglio. Allora il pensiero siaffranca da tutte le catene cui tutti gli interessati governanti,uomini di legge, preti lo avevano accuratamente legato. Lespezza. Sottomette a una critica severa tutto ci che gli era statoinsegnato e mette a nudo il vuoto dei pregiudizi religiosi, politici,

    legali e sociali in seno ai quali aveva vegetato. Lancia la ricercasu vie sconosciute, arricchisce il nostro sapere con scoperteimpreviste; crea nuove scienze.Ma gli inveterati nemici del pensiero il governante, luomodi legge, il religioso si riprendono subito dalla scontta.Raccolgono un po alla volta le loro forze disseminate, rinnovanola loro fede e i loro codici adattandoli a qualche bisogno nuovo.E, approttando di quel servilismo del carattere e del pensieroche loro stessi avevano tanto ben coltivato, approttando della

    disorganizzazione momentanea della societ, sfruttando ilbisogno di pace degli uni, la sete di arricchimento degli altri, lesperanze deluse di altri ancora, soprattutto le speranze deluse sirimettono piano piano allopera, cominciando con limpadronirsidellinfanzia attraverso leducazione.Lo spirito dei bambini debole, facile sottometterlo attraverso ilterrore, ed ci che essi fanno. Lo rendono timoroso, parlandoglidei tormenti dellinferno; fanno balenare davanti ai suoi occhi lesofferenza dellanima dannata, la vendetta dun dio implacabile.Un momento dopo, gli parleranno degli orrori della Rivoluzione,sfrutteranno qualche eccesso dei rivoluzionari per fare di lui unamico dellordine. Il religioso labituer allidea di legge per farlomeglio obbedire a ci che chiamer la legge divina, e lavvocato gliparler della legge divina per farlo obbedire meglio alla legge delcodice. Il pensiero della generazione seguente prender questapiega religiosa, questa piega autoritaria e servile al tempo stesso autorit e servilismo marciano sempre mano nella mano ,

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    questa abitudine alla sottomissione che purtroppo riconosciamonei nostri contemporanei.Durante questi periodi di sonno, si discute raramente di questionimorali. Al loro posto ci sono le pratiche religiose e lipocrisiagiudiziaria. Non si critica, ci si lascia guidare dallabitudine,dallindifferenza. Non ci si appassiona n a favore n contro lamorale stabilita. Si fa quel che si pu per adattare esteriormentei propri atti a ci che si dice di professare. E il livello morale dellasociet cade sempre pi. Si arriva alla morale dei Romani della

    decadenza, dellancien rgime, della ne del regime borghese.Tutto quello che vera di buono, di grande, di generoso,dindipendente nelluomo si smussa poco a poco, si arrugginiscecome un coltello non pi usato. La menzogna diventa virt; la

    banalit, un dovere. Arricchirsi, gioire del momento, spossarela propria intelligenza, il proprio ardore, la propria energia, nonimporta come, diventano le parole dordine delle classi agiate,cos come della moltitudine dei poveri, il cui ideale quello disembrare borghesi. Allora la depravazione dei governanti

    del giudice, del clero e delle classi pi o meno agiate diventatalmente rivoltante che comincia laltra oscillazione del pendolo.Poco a poco la giovent si affranca, getta via i pregiudizi,torna la critica. Il pensiero si risveglia prima presso alcuni, mainsensibilmente il risveglio conquista la moltitudine. Nasce laspinta, sorge la rivoluzione.E ogni volta, la questione morale torna sul tappeto. Perchdovrei seguire i princpi di questa morale ipocrita? si domandail cervello che si affrancato dai terrori religiosi. Perch unamorale qualsiasi dovrebbe essere obbligatoria?Si cerca allora di dar conto di quel sentimento morale che siincontra a ogni passo, senza che sia stato ancora spiegato, e chenon trover spiegazione no a quando lo si creder un privilegiodella natura umana, no a che non si scender no agli animali,alle piante, alle rocce per comprenderlo. Si cerca di spiegarlo,tuttavia, secondo la scienza del momento.E bisogna dirlo? pi si scalzano le basi della morale stabilita,

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    o piuttosto dellipocrisia che ne tiene il luogo pi si solleva illivello morale nella societ. soprattutto in questi epoche,precisamente quando lo si critica e lo si nega, che il sentimentomorale fa i progressi pi rapidi; allora che cresce, si eleva, sirafna.Lo si visto nel diciottesimo secolo. Nel 1723 Mandeville, lautoreanonimo che scandalizz lInghilterra con la suaFavola delle apie i commentari che vi aggiunse, attacc frontalmente lipocrisiasociale conosciuta sotto il nome di morale. Egli mostr che i

    costumi cosiddetti morali non sono che una maschera ipocrita eche le passioni, che si crede di poter padroneggiare con i codicidella morale corrente, prendono al contrario una direzioneancora peggiore, a causa delle restrizioni del codice stesso. Comefar poi Fourier, egli chiese che si desse libero corso alle passioni,altrimenti esse degenerano in altrettanti vizi; e, pagando untributo alla mancanza di conoscenza zoologiche del suo tempo,

    vale a dire dimenticando la morale degli animali, spieg loriginedelle idee morali dellumanit con ladulazione interessata dei

    genitori e delle classi dirigenti. nota la critica vigorosa delle idee morali fatta pi tardi dai lososcozzesi e dagli enciclopedisti. Si conoscono gli anarchici del 1793e si sa presso chi si trova il pi alto sviluppo del sentimento morale:presso i legisti, i patrioti, i giacobini che decantavano lobbligazionee la sanzione morale da parte dellEssere supremo, o presso gliatei hebertisti che negavano, come ha fatto recentemente Guyau,tanto lobbligazione quanto la sanzione morale?Perch sar morale? Ecco dunque la domanda che si poseroi razionalisti del dodicesimo secolo, il losofo del sedicesimosecolo, i loso e i rivoluzionari del diciottesimo secolo. Pi tardi,questa domanda torna nuovamente presso gli utilitaristi inglesi(Bentham e Mill), presso i materialisti tedeschi, come Bchner,presso i nichilisti russi degli anni 1860-1870, presso quel giovanefondatore delletica anarchica (la scienza della morale dellesociet) Guyau morto disgraziatamente troppo presto; ecco,inne, la domanda che si pongono i giovani anarchici francesi.

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    Perch, in effetti?Trentanni fa, questa stessa domanda appassion la giovinezzarussa. Io sar immorale, disse un giovane nichilista a unsuo amico, traducendo in un atto qualunque il pensiero che lotormentava. Io sar immorale, e perch non dovrei esserlo?Perch lo vuole la Bibbia? Ma la Bibbia solo una collezionedi tradizioni babilonesi e giudaiche tradizioni raccolte come lofurono i canti di Omero o come si fa ancora con i canti baschi o leleggende mongole! Devo dunque tornare allo stato spirituale dei

    popoli semi-barbari dellOriente?Lo sar perch Kant mi parla di un imperativo categorico, di unordine misterioso che mi giunge dal fondo di me stesso e che miordina di essere morale? Ma perch questo imperativo categoricodovrebbe avere sui miei atti pi diritti di quellimperativo che, ditanto in tanto, mi ordina di sbronzarmi? Unaparola, nulla pidi una parola, come quella di Provvidenza o di Destino, inventataper coprire la nostra ignoranza.O piuttosto sar morale per far piacere a Bentham, che vuol farmi

    credere che sarei pi felice se annegassi per salvare un passantecaduto nel ume che se lo vedessi annegare?O ancora, perch la mia educazione tale? Perch mia madre miha insegnato la morale? Ma allora dovr anche inginocchiarmidavanti al quadro di un cristo o di una madonna, rispettare ilre e limperatore, inchinarmi davanti al giudice che so essereun furfante, solo perch la mia, le nostre madri, che sono molto

    buone ma molto ignoranti, ci hanno insegnato tali sciocchezze?Pregiudizi, come tutto il resto, e io lavorer per liberarmene.Se mi ripugner essere immorale, mi sforzer di esserlo, come,da adolescente, mi forzavo a non temere loscurit, il cimitero,i fantasmi e i morti, di cui mi si era infusa la paura. Lo far perspezzare unarma sfruttata dalle religioni: lo far, inne, non fosseche per protestare contro lipocrisia che si pretende di imporci innome di unaparola, alla quale si dato il nome di moralit.Ecco i ragionamenti che la giovinezza russa faceva al momentodi rompere con i pregiudizi del vecchio mondo e inalberare

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    la bandiera del nichilismo, o piuttosto della losoa anarchica:Non piegarsi davanti ad alcuna autorit, per quanto rispettataessa sia; non accettare alcun principio che non sia stabilito dallaragione.Bisogna forse aggiungere che, dopo aver gettato nel cestino leidee morali dei loro padri e bruciato tutti i sistemi morali, lagiovent nichilista ha sviluppato dal suo seno un nocciolo dicostumimorali innitamente superiore a quelli che i loro padriavevano praticato sotto la tutela del Vangelo, della coscienza,

    dell imperativo categorico, o dellinteresse ben inteso degliutilitaristi?Ma prima di rispondere alla domanda: Perch sar morale?

    vediamo se la domanda stessa ben posta; analizziamo i moventidelle azioni umane.

    II

    Quando i nostri avi volevano rendersi conto di ci che spinge

    luomo ad agire in un modo o nellaltro, lo facevano in un modopiuttosto semplice. Ancora oggi possibile vedere delle immaginicattoliche che rappresentano la loro spiegazione. Un uomocammina attraverso i campi e, senza minimamente sospettarlo,porta un diavolo sulla spalla sinistra ed un angelo sulla spalladestra. Il diavolo lo spinge a fare il male, langelo cerca ditrattenerlo. E se langelo ha avuto la meglio e luomo rimasto

    virtuoso, tre altri angeli si impossessano di lui e lo portano incielo. Cos tutto si spiega a meraviglia.Le nostre vecchie bambinaie, ben informate su questo argomento,

    vi diranno che non bisogna mai mettere a letto un bambino senzasbottonargli il collo della camicia. Bisogna lasciare aperto, alla

    base del collo, un posto ben caldo, dove langelo custode possarintanarsi. Senza ci, il diavolo tormenter il bambino durante ilsonno.Queste concezioni ingenue dileguano, ma se le vecchie parolescompaiono, lessenza resta sempre la stessa.

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    La gente colta non crede pi al diavolo; ma, poich le loro idee nonsono pi razionali di quelle delle nostre bambinaie, camuffanolangelo e il diavolo sotto una terminologia scolastica, onorata conil nome di losoa. Al posto di diavolo, si dice oggi la carne,le passioni. Langelo sar rimpiazzato dalle parole coscienza,anima, riesso del pensiero di un Dio creatoreo del grandearchitetto, come dicono i massoni. Ma le azioni degli uomini sonosempre rappresentate come lesito della lotta tra due elementiostili. E sempre luomo considerato tanto pi virtuoso quante

    pi vittorie uno di questi due elementi lanima o la coscienzaavr riportato sullaltro elemento la carne o le passioni.Si comprende facilmente lo stupore dei nostri avi quando i losoinglesi e pi tardi gli enciclopedisti affermarono, contro questeconcezioni primitive, che il diavolo e langelo non hanno nulla ache fare con le azioni umane, ma che tutte le azioni delluomo,

    buone o cattive, utili o nocive, derivano da un solo movente: laricerca del piacere.Tutta la confraternita religiosa, e soprattutto la trib numerosa

    dei farisei, grid allimmoralit. I pensatori vennero coperti diinvettive, li si scomunic. E quando pi tardi, nel corso del nostrosecolo, le stesse idee furono riprese da Bentham, John StuartMill, ernyevskij e tanti altri, e questi pensatori affermarono eprovarono che legoismo, o la ricerca del piacere, il vero moventedi tutte le nostre azioni, le maledizioni raddoppiarono. Contro iloro libri si fece la cospirazione del silenzio, ed i loro autori furonotrattati come ignoranti.E tuttavia, cosa pu esservi di pi vero di quella affermazione?Ecco un uomo che ruba a un bambino lultimo boccone di pane.Tutti sono daccordo nel dire che un orribile egoista, che guidato esclusivamente dallamore di se stesso.Ma ecco un altro uomo, che si daccordo nel giudicare virtuoso.Divide il suo ultimo boccone di pane con chi ha fame, si toglie il

    vestito per donarlo a chi ha freddo. E i moralisti, parlando semprecol loro gergo religioso, si affrettano a dire che questuomospinge lamore del prossimo no allabnegazione di se stesso, che

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    obbedisce a una passione del tutto diversa da quella egoistica.E tuttavia, riettendoci un poco, si scopre ben presto che, perquanto abbiano risultino differenti per lumanit le due azioni, ilmovente stato lo stesso, ed la ricerca del piacere.Se luomo che dona la sua ultima camicia non provasse piacerenel farlo, non lo farebbe. Se trovasse piacere a togliere del panea un bambino, lo farebbe; ma ci gli ripugna, prova piacere adonare il suo pane, e lo dona.Se non ci fosse linconveniente di creare confusione, usando parole

    che hanno un signicato stabilito per dar loro un senso nuovo, sidirebbe che tanto luno quanto laltro agiscono sotto limpulsodel loro egoismo. Alcuni lo hanno detto realmente, al ne di farmeglio risaltare il pensiero, di precisare lidea presentandola sottouna forma che colpisce limmaginazione e di distruggere al tempostesso la leggenda che consiste nel dire che queste due azionihanno dei moventi diversi. Hanno lo stesso movente di cercare ilpiacere, oppure di evitare la sofferenza, ci che lo stesso.Prendete lultimo dei farabutti, un Thiers1, che massacra

    trentacinquemila parigini; prendete un assassino che sgozza tuttauna famiglia per gozzovigliare. Lo fanno perch, in quel momento,il desiderio di gloria, oppure quello di denaro, schiacciano in loroqualsiasi altro desiderio: la piet, la compassione stessa sonospente in questo momento da questaltro desiderio, da questaltrasete. Essi agiscono quasi come automi,per soddisfare un bisognodella loro natura.Oppure, lasciando da parte le grandi passioni, prendete un uomopiccino, che inganna i suoi amici, che mente ad ogni passo, oper spillare a qualcuno quanto occorre per farsi una birra o permillanteria o per furfanteria. Prendete il borghese che derubasoldo a soldo i suoi operai per comprare una parure alla suadonna o alla sua amante. Prendete qualsiasi furfante. Anche luinon fa che obbedire a una inclinazione: cerca la soddisfazione di

    1Allusione alla dura repressione della Comune di Parigi da parte del presi-dente del consiglio Adolphe Thiers, dal 21 al 28 maggio del 1871 [N. d. T.].

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    un bisogno, cerca di evitare ci che per lui sarebbe una pena.Ci si vergogna quasi di confrontare questo piccolo furfante conchi sacrica tutta la propria esistenza per la liberazione deglioppressi e sale sul patibolo, come un nichilista russo, tanto irisultati di queste due esistenze sono diversi per lumanit; tantosiamo attirati verso luna e respinti dallaltra.E tuttavia, se parlate a questo martire, a questa donna che stannoper impiccare, se le parlate proprio mentre sta per salire sulpatibolo, vi direbbe che non cambierebbe la sua vita di bestia

    braccata dai cani dello zar, n la sua morte in cambio della vitadel piccolo farabutto che vive derubando i lavoratori. Nella suaesistenza, nella lotta contro mostri potenti, trova i suoi pi altigodimenti. Al cospetto di questa lotta tutte le altre cose, tuttele piccole gioie e le piccole miserie del borghese le sembranocos meschine, cos noiose, cos tristi! Voi non vivete, vegetate,risponderebbe; io ho vissuto!Parliamo evidentemente degli atti riessi, coscienti delluomo,riservandoci di parlare pi tardi di quellimmensa serie di atti

    inconsci, quasi meccanici, che hanno tanta parte nella nostra vita.Ebbene, nei suoi atti coscienti o riessi, luomo cerca sempre ciche gli fa piacere.Un tale si ubriaca e si riduce ogni giorno allo stato di bruto,perch cerca nel vino leccitazione nervosa che non trova nel suosistema nervoso. Un altro non si ubriaca, rinuncia al vino anchese vi trova piacere, per conservare la freschezza del pensiero ela pienezza delle sue forze, al ne di godere degli altri piaceriche preferisce al vino. Ma non agisce forse come il buongustaioche, dopo aver dato uno sguardo al menu di un grande pranzo,rinuncia a una pietanza che pure gradisce per rimpinzarsi conunaltra che preferisce?Qualunque cosa faccia, luomo cerca il piacere o evita un dolore.Quando una donna si priva dellultimo boccone di pane perdonarlo al primo venuto, quando si toglie lultimo straccio percoprire unaltra donna che ha freddo, e lei stessa batte i denti per ilfreddo sul ponte della nave, lo fa perch soffrirebbe innitamente

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    di pi vedendo un uomo che ha fame o una donna che ha freddo,piuttosto che battendo lei stessa i denti per il freddo o soffrendola fame. Ella evita una pena di cui solo coloro che lhanno provatapossono apprezzare lintensit.Quando quellaustraliano citato da Guyau deperisce allidea dinon aver ancora vendicato la morte di un suo parente; quando siillanguidisce, accato dalla coscienza della sua vilt, e non tornaalla vita che dopo aver compiuto la sua vendetta, egli compie unaazione, forse eroica, per liberarsi da un sentimento che lo assilla,

    per riconquistare la pace interiore che il supremo piacere.Quando un branco di scimmie vede morire una di loro peril proiettile di un cacciatore e va ad assediare la sua tenda perreclamare il corpo, malgrado la minaccia del fucile; quando il pi

    vecchio del branco entra con decisione, minaccia il cacciatore e locostringe inne con i lamenti a restituirgli il corpo, ed il brancolo porta gemendo nella foresta, le scimmie obbediscono ad unsentimento di cordoglio pi forte di tutte le considerazioni disicurezza personale. Questo sentimento supera in loro tutti gli

    altri. La vita stessa perde ogni attrattiva per loro, no a quandonon sono sicuri di non poter pi riportare in vita il loro compagno.Questo sentimento diventa cos oppressivo che le povere bestierischiano tutto per potersene sbarazzare.Quando le formiche si gettano a migliaia nelle amme di unformicaio che questa bestia malvagia, luomo, ha acceso, emuoiono a centinaia per salvare le loro larve, obbediscono a un

    bisogno, quello di salvare la loro prole. Rischiano tutto per avereil piacere di portar via quelle larve che hanno allevato con picure di quelle con cui molti borghesi allevano i loro gli.Quando, inne, un infusore1 evita un raggio di calore troppo fortee cerca un raggio tiepido, o quando una pianta volge i suoi ori

    verso il sole, o richiude le sue foglie quando si avvicina la notte questi esseri obbediscono al bisogno di evitare la sofferenza e

    2Gli infusori sono una classe di protozoi dotati di ciglia vibratili che ne con-sentono il movimento [N. d. T.].

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    di cercare il piacere, come la formica, la scimmia, laustraliano, ilmartire cristiano o il martire anarchico.Cercare il piacere, evitare la sofferenza, il fatto generale (altridiranno la legge) del mondo organico. lessenza stessa sella

    vita.Senza questa ricerca di ci che piacevole, la vita stessa sarebbeimpossibile. Lorganismo si disgregherebbe, la vita cesserebbe.Cos, quale che sia lazione di un uomo, quale che sia la sualinea di condotta, egli lo fa sempre per obbedire a un bisogno

    della sua natura. Latto pi ripugnante, come il pi indifferenteo il pi attraente, sono tutti ugualmente dettati da un bisognodellindividuo. Agendo in un modo o nellaltro, luomo agisceperch vi trova un piacere; perch in questo modo evita o crededi evitare una pena.Ecco un fatto perfettamente stabilito; ecco lessenza di quella che stata detta teoria dellegoismo.Ebbene, abbiamo fatto un passo avanti giungendo a questaconclusione generale?

    S, certo. Abbiamo conquistato una verit e distrutto unpregiudizio che la radice di tutti i nostri pregiudizi. Tutta lalosoa materialista, nei suoi rapporti con luomo, condividequesta conclusione. Ma ne consegue che tutti gli atti umani sonoindifferenti, come ci si affretta a concludere? quello che ora

    vedremo.

    III

    Abbiamo detto che le azioni delluomo, riesse o coscienti, pioltre parleremo delle abitudini inconsce hanno tutte la stessaorigine. Quelle che chiamiamo virtuose e quelle che chiamiamo

    viziose, le grandi abnegazioni come le piccole truffe, gli attiattraenti come quelli ripugnanti derivano da una stessa sorgente.Tutte rispondono a un bisogno della natura individuale. Tuttehanno come scopo la ricerca del piacere, il desiderio di evitareuna sofferenza.

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    Lo abbiamo visto nel capitolo precedente, che non che unriassunto molto succinto di una massa di fatti che potrebberoessere citati a sostegno della tesi.Si comprende come questa spiegazione possa far levare alte gridaa quanti sono ancora imbevuti di principi religiosi. Essa non lasciaspazio al soprannaturale; abbandona lidea dellanima immortale.Se luomo agisce sempre obbedendo ai bisogni della sua natura,se non , per cos dire, che un automa cosciente, cosa divienelanima immortale? Che diventa limmortalit, questo ultimo

    rifugio di coloro che hanno conosciuto pochi piaceri e moltesofferenze, e sognano di trovare una compensazione nellaltromondo?Si pu comprendere come, cresciuti nei pregiudizi, poco duciosinella scienza che li ha spesso ingannati, guidati dal sentimentopiuttosto che dalla ragione, essi respingano una spiegazione chetoglie loro lultima speranza.Ma che dire di quei rivoluzionari che, dal secolo scorso ad oggi,ogni volta che ascoltano per la prima volta una spiegazionenaturale delle azioni umane (la teoria dellegoismo, per esempio)si affrettano a trarne la stessa conclusione del giovane nichilistadi cui abbiamo parlato allinizio, e si affrettano a gridare Abbassola morale?Che dire di quelli che, dopo essersi persuasi che luomo agiscein un modo o nellaltro solo per rispondere a un bisogno dellasua natura si affrettano a concludere che tutte le azioni sonoindifferenti; che non c pi n bene n male; che salvare a rischio

    della propria vita un uomo che sta per annegare ed annegarlo perimpadronirsi del suo orologio sono due azioni equivalenti; che ilmartire che muore sul patibolo per aver lavorato per la liberazionedellumanit ed il piccolo farabutto che deruba i suoi compagnisono equivalenti, perch entrambi cercano di procurarsi unpiacere?Se aggiungessero che non c n buono n cattivo odore, n ilprofumo della rosa n il fetore dellassa foetida, perch tanto lunaquanto laltra non sono che vibrazioni di molecole; che non c

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    buono o cattivo gusto, perch lamarezza del chinino e la dolcezzadella guaiava non sono anchesse che vibrazioni molecolari; chenon c n bellezza n bruttezza sica, n intelligenza n imbecillit,perch bellezza e bruttezza, intelligenza e imbecillit sono ancorail risultato di vibrazioni chimiche e siche operanti nelle celluledellorganismo; se aggiungessero ci, si potrebbe dire ancora chefarneticano, ma che hanno, almeno, la logica del folle.Poich non lo dicono, cosa dobbiamo concludere?La nostra risposta semplice. Mandeville, che ragionava in

    questo modo nel 1723 nella Favola delle api, i nichilisti russidegli anni 1860-1870, quel tale anarchico parigino dei nostrigiorni ragionano cos perch, senza rendersene conto, restanoimpantanati nei pregiudizi della loro educazione cristiana.Per quanto si credano atei, materialisti e anarchici, ragionanoesattamente come ragionavano i padri della Chiesa o i fondatoridel buddhismo.Quei buoni vecchi dicevano, infatti: Lazione buona serappresenta una vittoria dellanima sulla carne; cattiva, se

    la carne che ha preso il sopravvento sullanima; indifferente,se non avviene nessuna delle due cose. Solo cos possibilegiudicare se lazione buona o cattiva. Ed i nostri giovaniamici ripetono seguendo i padri cristiani e buddhisti: Solo cos possibile giudicare se lazione buona o cattiva.I Padri della Chiesa dicevano: Guardate le bestie; non hannoanima immortale, le loro azioni sono fatte semplicemente perrispondere a qualcuno dei bisogni della loro natura; per questoche tra le bestie non possono esservi azioni buone o cattive,ma sono tutte indifferenti; ed per questo che non vi sar perle bestie n paradiso n inferno, n ricompensa n punizione.Ed i nostri giovani amici riprendono il ritornello di Agostino e diSakyamuni, e dicono: Luomo non che una bestia, le sue azionisono fatte semplicemente per rispondere a un bisogno della suanatura; per questo che per luomo non possono esserci azioni

    buone o cattive. Sono tutte indifferenti. sempre questa maledetta idea della punizione e del castigo, che

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    ostacola la ragione; sempre lassurda eredit dellinsegnamentoreligioso, che professa che una azione buona se proviene dauna ispirazione soprannaturale, e indifferente se tale ispirazionemanca. ancora e sempre, presso gli stessi che pi fortementene ridono, lidea dellangelo sulla spalla destra e del diavolo sullaspalla sinistra. Cacciate il diavolo e langelo, e non sapr pi dirvise tale azione buona o cattiva, perch non conosco altro criterioper giudicarla.Il prete sempre l, con il suo diavolo e il suo angelo, e tutta

    la vernice materialistica non basta a nasconderlo. Quel che peggio, il giudice, con la sua distribuzione di frustate agli uni edi ricompense civiche agli altri, sempre l, e gli stessi principidellanarchia non bastano per sradicare lidea di punizione e diricompensa.Ebbene, noi non vogliamo n il curato n il giudice. Noi diciamosemplicemente: Lassa foetida puzza, il serpente mi morde, ilmentitore mi inganna? La pianta, il rettile e luomo, tutti e tre,obbediscono a un bisogno della loro natura. E sia! Ebbene, anchio

    obbedisco a un bisogno della mia natura, odiando la pianta chepuzza, il serpente che uccide col suo veleno e luomo che ancorapi velenoso della bestia. E agir di conseguenza, senza rivolgermin al diavolo, che non conosco affatto, n al giudice che detestoancora pi del serpente. Io, e tutti coloro che condividono le mieantipatie, obbediamo a un bisogno della nostra natura. Vedremoquale dei due ha dalla sua la ragione e, quindi, la forza. quello che vedremo, e vedremo anche che se i SantAgostinonon avevano altra base per distinguere tra bene e male, il mondoanimale ne ha un altro ben pi efcace. Il mondo animale ingenerale, dallinsetto alluomo, sa perfettamente cosa benee cosa male, senza consultare n la bibbia n la losoa. Ese cos, la causa ancora nei bisogni della loro natura: nellapreservazione della razza e, pertanto, nella pi grande sommapossibile di felicit per ogni individuo.

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    IV

    Per distinguere tra ci che bene e ci che male, i teologimosaici, buddhisti, cristiani e musulmani hanno fatto ricorsoallispirazione divina. Secondo loro luomo, sia selvaggio o civile,illetterato o sapiente, perverso o buono ed onesto, sa sempre seagisce bene o male, e lo sa soprattutto quando agisce male; ma,non trovando una spiegazione per questo fatto generale, vi hanno

    visto una ispirazione divina. I loso metasici ci hanno parlato

    a loro volta di coscienza, di imperativo mistico, ci che del restovuol dire solo cambiare le parole.N gli uni n gli altri, tuttavia, hanno saputo constatare il fattocos semplice e cos sorprendente che anche gli animali che vivonoin societ sanno distinguere il bene dal male, proprio come gliuomini e, soprattutto, che le loro concezioni del bene e del malesono assolutamente dello stesso genere di quelle degli uomini.Esse sono le stesse presso i rappresentanti meglio sviluppati diogni classe separata pesci, insetti, uccelli, mammiferi.

    I pensatori del diciottesimo secolo lavevano opportunamenterilevato, ma dopo di loro ci stato dimenticato, e tocca a noi oraribadire limportanza del fatto.Forel, questo osservatore inimitabile delle formiche, ha dimostratocon una massa di informazioni e di fatti che quando una formicache ha riempito il gozzo di miele ne incontra altre che hanno il

    ventre vuoto, queste ultime le chiedono subito da mangiare. Pressoquesti piccoli insetti un dovere per la formica sazia rigurgitare ilmiele, afnch le amiche che hanno fame possano saziarsi a loro

    volta. Domandate alle formiche se giusto riutare del cibo allealtre formiche dello stesso formicaio, dopo aver avuto la propriaparte. Esse vi risponderanno, con delle azioni che impossibilenon comprendere, che sarebbe un grande male. Una formicacos egoista sarebbe trattata pi duramente dei nemici delle altrespecie. Se ci avvenisse durante una lotta tra specie diverse,abbandonerebbero la lotta per accanirsi contro quellegoista.Questo fatto dimostrato da esperienze che non lasciano alcun

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    dubbio.Oppure domandate ai passeri che abitano il vostro giardino se bene non avvertire tutta la piccola societ che voi avete gettatoqualche briciola di pane nel giardino, afnch tutti possanopartecipare al pasto. Domandate loro se quel tale passero ha

    ben agito rubando al nido del suo vicino un pezzetto di pagliache aveva raccolto e che il ladro non ha voluto darsi la pena diraccogliere da s. I passeri vi risponderanno che molto male,gettandosi sul ladro e incalzandolo a colpi di becco.

    Chiedete ancora alle marmotte se bene riutare laccesso al suomagazzino sotterraneo alle altre marmotte della stessa colonia,e vi risponder che molto male, facendo ogni sorta di dispettoallavaro.Chiedete inne alluomo primitivo, al tchouktcha2, per esempio,se bene prendere del cibo dalla tenda di un membro della suatrib durante la sua assenza. Vi risponder che se luomo potevaprocurarsi da s del cibo, ci stato un grande male. Ma se erastanco o in stato di bisogno, avrebbe potuto prendere del cibo l

    dove lo avesse trovato; in questo caso per avrebbe fatto bene alasciare il suo berretto o il suo coltello, o anche un pezzo di spagocon un nodo, per far sapere al cacciatore assente che lha visitatoun amico e non un ladruncolo. Questa precauzione gli avrebbeevitato le preoccupazioni che gli darebbe la presenza di un ladrodalle parti della sua tenda.Si potrebbero citare migliaia di fatti simili; si potrebbero scriverelibri interi per mostrare come le concezioni del bene e del malesiano simili presso gli uomini e presso gli animali.La formica, luccello, la marmotta e il tchouktcha non hanno lettoKant n i santi Padri, e nemmeno Mos, e tuttavia hanno tutti lastessa idea del bene e del male. E se riettete un momento su ciche al fondo di questa idea, vedrete sul campo che ci che vienereputato buono presso le formiche, le marmotte ed i moralisti

    3Popolo della estrema Russia orientale, di origine turco-mongolica [N. d.T.].

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    cristiani o atei ci che utile per preservare la razza e ciche considerato cattivo ci che nocivo per essa. Non perlindividuo, come dissero Bentham e Mill, ma per la razza intera.Lidea del bene e del male non ha dunque nulla a che vedere conla religione o la coscienza misteriosa: un bisogno naturale dellerazze animali. E quando i fondatori delle religioni, i loso e imoralisti ci parlano di entit divine e metasiche, non fanno cheribadire quello che ogni formica, ogni passero praticano nelleloro piccole societ: ci utile per la societ? allora bene

    nocivo? allora cattivo.Questa idea pu essere ristretta presso gli animali inferiori oppurepi ampia presso gli animali pi evoluti, ma la sua essenza sempre la stessa.Presso le formiche, non va al di l del formicaio. Tutti i costumisociali, tutte le regole di buon comportamento solo applicabilisolo ad individui dello stesso formicaio. Bisogna rigurgitare ilcibo per i membri dello stesso formicaio, non per gli altri. Unformicaio non former una famiglia con un altro formicaio,

    a meno di circostanze eccezionali, come un pericolo comune aentrambi. Ugualmente i passeri del Luxembourg, aiutandosimutualmente in un modo sorprendente, farebbero tuttaviauna guerra accanita al passero del giardino Monge che osasseavventurarsi al Luxembourg. Il uki considerer il uki diunaltra trib come un personaggio al quale gli usi della tribnon si applicano. anche permesso vendergli qualcosa (vendere

    vuol dire sempre, pi o meno, derubare chi compra: tra i due, csempre uno che fa la parte del fesso), mentre sarebbe un crimine

    vendere ai membri della propria trib: a questi si d, senzatornaconto. Luomo civilizzato, comprendendo inne i rapportiintimi, anche se impercettibili al primo sguardo, tra lui e lultimodei Papuasi, estender il principio di solidariet a tutta la specieumana ed anche agli animali. Lidea si allarga, ma il suo fondoresta sempre lo stesso.Daltra parte, la concezione del bene e del male varia secondo ilgrado di intelligenza o di conoscenza acquisito. Non ha niente di

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    immutabile.Luomo primitivo poteva trovare molto buono, cio molto utile allarazza, mangiare i suoi vecchi genitori, quando fossero diventatiun peso (in fondo molto grave) per la comunit. Poteva anchetrovare molto buono vale a dire sempre utile per la comunit uccidere i bambini appena nati e non mantenerne in vita che dueo tre per famiglia, afnch la madre potesse allattarli no alletdi tre anni e prodigare loro la sua tenerezza.Oggi le idee sono cambiate; ma i mezzi di sussistenza non sono

    pi quelli che erano allet della pietra. Luomo civilizzato non sitrova pi nella condizione della famiglia selvaggia, che dovevascegliere tra due mali: o mangiare i vecchi genitori, o nutrirsi tuttiinsufcientemente e trovarsi presto ridotti a non poter nutriren i vecchi genitori n la giovane famiglia. Bisogna trasportarsiin queste epoche che noi possiamo appena evocare nel nostrospirito, per comprendere che, nelle circostanze di allora, luomosemi-selvaggio poteva ragionare in modo abbastanza giusto.I ragionamenti possono cambiare. La considerazione di ci che

    utile o nocivo alla razza cambia, ma il fondo resta immutabile.E se si volesse riassumere in una frase questa losoa del regnoanimale, si vedrebbe che formiche, uccelli, marmotte ed uominisono daccordo su un punto.I cristiani dicono: Non fare agli altri ci che non vorresti che fossefatto a te. E aggiungono: Altrimenti, sarai spedito allinferno.La morale che si sprigiona dallosservazione dellinsieme delmondo animale, di molto superiore alla precedente, si pu cosriassumere: Faiagli altri ci che vorresti che essi ti facesseronelle medesime circostanze.Ed aggiunge:Nota bene che non si tratta che di un consiglio; ma questoconsiglio il frutto di una lunga esperienza della vita deglianimali in societ, e presso limmensa massa degli animali viventiin societ, compreso luomo, agire secondo questo principio diventato unabitudine. Senza ci, del resto, nessuna societpotrebbe esistere, nessuna razza potrebbe vincere gli ostacoli

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    naturali contro i quali deve lottare.Questo principio cos semplice davvero quello che si derivadallosservazione degli animali sociali e delle societ umane? applicabile? E in che modo questo principio diventa una abitudinee si sviluppa di continuo? quello che vedremo adesso.

    V

    Lidea del bene e del male esiste nellumanit. Luomo, quale che

    sia il suo grado di sviluppo intellettuale, per quanto le sue ideesiano oscurate dai pregiudizi e dallinteresse personale, consideracome bene ci che utile alla societ in cui vive, e come male ciche le nocivo.Ma dove viene questa concezione, spesso cos vaga che appena lasi potrebbe distinguere da un sentimento? Ecco milioni e milionidi esseri umani che mai hanno riettuto sulla specie umana. Perla maggior parte non conoscono che il clan, la famiglia, raramentela nazione e ancora pi raramente lumanit, come possibile

    che essi considerino buono ci che utile alla specie umana, oanche che arrivino a un sentimento di solidariet con il loro clan,malgrado i loro istinti strettamente egoistici?Questo fatto ha occupato a lungo i pensatori dogni tempo.Continua ad occuparli, e non passa anno senza che venganopubblicati nuovi libri su questo argomento. A nostra volta diamolinterpretazione del fatto; ma notiamo di passaggio che se laspiegazione del fatto pu variare, il fatto in s resta nondimenoincontestabile; e se anche la nostra spiegazione non fosse quella

    vera, o non fosse completa, nondimeno il fatto, con le sueconseguenze per luomo, resterebbe tale e quale. Non possiamospiegare interamente lorigine dei pianeti che ruotano intorno alsole nondimeno i pianeti ruotano, ed uno di essi ci porta con snello spazio.

    Abbiamo gi parlato della spiegazione religiosa. Se luomodistingue il bene dal male, dice luomo religioso, perch Diogli ha ispirato questa idea. Utile o nociva che sia, non ha da

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    discuterla: deve solo obbedire allidea del suo creatore. Non cifermiamo su questa spiegazione, frutto dei terrori e dellignoranzadel selvaggio. Passiamo oltre.

    Altri, come Hobbes, hanno cercato di spiegarlo con la legge.Sarebbe stata la legge a sviluppare nelluomo il sentimentodel giusto e dellingiusto, del bene e del male. I nostri lettoriapprezzeranno da s questa spiegazione. Essi sanno che la leggeha utilizzato i sentimenti sociali delluomo per instillargli, condei precetti morali che accettava, degli ordini utili alla minoranza

    degli sfruttatori, contro i quali recalcitrava. Essa ha pervertito ilsenso di giustizia, invece di svilupparlo. Dunque, passiamo oltredi nuovo.Non ci fermeremo neppure sulla spiegazione degli utilitaristi. Essi

    vogliono che luomo agisca moralmente per interesse personale,e dimenticano i suoi sentimenti di solidariet con la razza intera,che esistono, quale che sia la loro origine. C gi un po di veritnella loro spiegazione, ma non ancora la verit intera. Cos,andiamo oltre.

    Spetta ancora e sempre ai pensatori del diciottesimo secolo ilmerito di aver indovinato, almeno in parte, lorigine dei sentimentimorali.In un libro superbo3, intorno al quale la pretaglia ha fatto ilsilenzio e che di fatto poco conosciuto dalla maggior parte deipensatori, anche da quelli antireligiosi, Adam Smith ha messo ildito sulla vera origine del sentimento morale. Non va a cercarla neisentimenti religiosi o mistici, ma la trova nel semplice sentimentodi simpatia.

    Vedete un uomo picchiare un bambino. Sapete che il bambinopicchiato soffre. La vostra immaginazione vi fa sentire su voi stessila sofferenza che lui prova; o meglio, ve lo dicono i suoi pianti e lasua piccola faccia sofferente. E, se non siete un vigliacco, vi gettatesulluomo che picchia il bambino e lo sottrarrete al bruto.

    4Allude alla Teoria dei sentimenti morali(di cui esiste una edizione italianapresso la Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1995) [N.d.T.].

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    Questo esempio, da solo, spiega quasi tutti i sentimenti morali.Pi potente la vostra immaginazione, meglio riuscirete a sentirecosa prova un essere che soffre, e pi intenso, pi delicato saril vostro sentimento morale. Pi siete trascinati a sostituirvi aquestaltro individuo, e pi sentirete il male che gli stato fatto,lingiuria che gli stata rivolta, lingiustizia di cui stato vittima e pi sarete spinti ad agire per impedire il male, lingiuria elingiustizia. E pi vi sarete abituati dalle circostanze, da coloroche vi circondano o dallintensit del vostro stesso pensiero e della

    vostra immaginazione ad agire nella direzione verso la quale vispingono il vostro pensiero e la vostra immaginazione, e pi ilsentimento morale crescer dentro di voi e diventer abitudine.

    Adam Smith sviluppa questa idea con una grande quantit diesempi, in unopera che scrisse da giovane, e che innitamentesuperiore alla sua opera senile, LEconomia Politica. Libero daogni pregiudizio religioso, cerc la spiegazione morale in un fattosico della natura umana, ed per questo che per un secolo lapretaglia, in sottana o meno, ha fatto il silenzio intorno a questo

    libro.Il solo errore di Adam Smith quello di non aver capito che questostesso sentimento di simpatia, passato allo stato di abitudine,esiste negli animali tanto quanto negli uomini.Per quanto possa dispiacere ai volgarizzatori di Darwin, cheignorano in lui tutto ci che non ha preso in prestito da Malthus,il sentimento di solidariet il tratto predominante della vita ditutti gli animali che stanno in societ. Laquila divora il passero,il lupo divora le marmotte, ma laquila ed il lupo si aiutano traloro nella caccia, e i passeri e le marmotte solidarizzano cos benecontro gli animali da preda, che solo quelli pi gof si lasciano

    beccare. In tutte le societ animali, la solidariet una legge (unfatto generale) della natura, innitamente pi importante diquella lotta per lesistenza di cui i borghesi ci cantano le virt conogni ritornello, per meglio abbrutirci.Quando studiamo il mondo animale e cerchiamo di renderciconto della lotta per lesistenza sostenuta da ogni essere vivente

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    contro le circostanze avverse e contro i suoi nemici, constatiamoche pi il principio di solidariet egualitaria diffuso in unasociet animale ed passato allo stato di abitudine, pi essaha possibilit di sopravvivere e di uscire trionfante dalla lottacontro le intemperie e contro i nemici. Pi ogni membro dellasociet avverte la solidariet verso ogni altro membro dellasociet, e meglio si sviluppano, in tutti, le due qualit che sonoi fattori principali di ogni vittoria e di ogni progresso: da unaparte il coraggio, e dallaltra la libera iniziativa dellindividuo.

    E al contrario, pi tale societ animale o tale piccolo gruppo dianimali smarrisce questo sentimento di solidariet (cosa cheaccade in seguito a una miseria eccezionale o in seguito ad unaeccezionale abbondanza di cibo), pi i due fattori di progresso, ilcoraggio e liniziativa individuale, diminuiscono; niscono con loscomparire e la societ, caduta in stato di decadenza, soccombedavanti ai suoi nemici. Senza la mutua ducia, nessuna lotta possibile; nessuna iniziativa, nessuna solidariet e nessuna

    vittoria! La scontta assicurata.

    Torneremo un giorno su questo argomento, e potremo dimostrarecon grande abbondanza di prova che, nel mondo animale edumano, la legge del mutuo appoggio la legge del progresso, eche il mutuo appoggio, come il coraggio e liniziativa individualeche ne derivano, assicurano la vittoria alla specie che sa megliopraticarla. Per il momento ci basta constatare il fatto. Il lettorecomprender da s la sua importanza per la questione di cui cistiamo occupando.Immaginiamo ora questo sentimento di solidariet in azione neimilioni di anni che si sono succeduti da quando le prime formedi vita animale sono comparse sul globo. Immaginiamo comequesto sentimento un po alla volta diventato abitudine e si trasmesso attraverso leredit, dallorganismo microscopico pisemplice no ai suoi discendenti gli insetti, i rettili, i mammiferie luomo e si comprender lorigine del sentimento morale, che una necessit per lanimale, come il nutrimento o lorgano delladigestione.

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    Ecco, senza andare ancora pi lontano (perch qui potremmoparlare di animali complicati, risultanti da colonie di piccoliesseri estremamente semplici), lorigine del sentimento morale.

    Abbiamo dovuto essere estremamente sintetici per far rientrarequesta grande questione nello spazio di poche pagine, ma ci bastaper vedere che non c nulla di mistico n di sentimentale. Senzaquesta solidariet dellindividuo con la specie, il regno animalenon si sarebbe mai sviluppato n perfezionato. Lessere piavanzato sulla terra sarebbe ancora uno di quei piccoli grumi che

    nuotano nellacqua e che si percepiscono appena al microscopio.Ma forse nemmeno esso esisterebbe, perch la prime aggregazionidi cellule sono gi un fenomeno di associazione nella lotta.

    VI

    Cos vediamo che osservando le societ animali non da borghesiinteressati, ma da semplici osservatori intelligenti si arriva aconstatare che questo principio: Tratta gli altri come tu stesso

    vorresti essere trattato in circostanze analoghe si ritrova ovunquec societ.E quando si studia pi da vicino lo sviluppo e levoluzione delmondo animale, si scopre (con lo zoologo Kessler e leconomistaernievskij) che questo principio, tradotto con una sola parola,solidariet, ha avuto, nello sviluppo del regno animale, una parteinnitamente maggiore di tutti gli adattamenti risultanti da unalotta tra individui per lacquisizione di vantaggi personali.E evidente che la pratica della solidariet si incontra ancoradi pi nelle societ umane. Gi le societ delle scimmie, le pielevate nella scala animale, ci offrono una pratica della solidarietdelle pi sorprendenti. Luomo fa ancora un passo su questa

    via, e solo ci gli permette di preservare la sua fragile razza inmezzo agli ostacoli che gli oppone la natura e di sviluppare la suaintelligenza.Quando si studiano le societ primitive, rimaste no ad oggi allivello dellet della pietra, si vede nelle loro piccole comunit la

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    solidariet praticata al pi alto grado verso tutti i membri dellacomunit.Ecco perch questo sentimento, questa pratica della solidariet,non cessano mai, nemmeno nelle epoche storiche peggiori. Anchequando delle circostanze contemporanee di dominio, di servit,di sfruttamento fanno misconoscere questo principio, esso restasempre nel pensiero del grande numero, al punto da portaread una spinta contro le cattive istituzioni, a una rivoluzione. Sicomprende: senza ci, la societ perirebbe.

    Per limmensa maggioranza degli animali e degli uomini, questosentimento resta e deve restare allo stato di abitudine acquisita,di principio sempre presente allo spirito, anche quando lo simisconosce spesso nellazione. tutta levoluzione del regno animale che parla in noi; ed essalunga, molto lunga: conta centinaia di migliaia di anni.

    Anche se volessimo sbarazzarcene, non potremmo. Sarebbepi facile per luomo imparare a camminare a quattro zampeche sbarazzarsi del sentimento morale. Esso anteriore,

    nellevoluzione animale, alla postura eretta delluomo.Il senso morale in noi una facolt naturale, come il sensodellodorato e quello del tatto.Quanto alla Legge e alla Religione, che hanno anchesse predicatoquesto principio, lhanno usato come un escamotage perspacciare la loro mercanzia le loro prescrizioni a vantaggio deldominatore, dello sfruttatore e del prete. Senza questo principiodi solidariet la cui giustezza generalmente riconosciuta comeavrebbero potuto aver presa sugli spiriti?Luna e laltra si sono nascoste dietro di esso, proprio comelautorit che, anchessa, riuscita a imporsi presentandosi comeprotettrice dei deboli contro i forti.Buttando a mare la Legge, la Religione e lAutorit, lumanitriprende possesso del principio morale che si era lasciata portar

    via, per sottometterlo a critica e puricarlo dalle adulterazionicon cui il prete, il giudice e il governante lavevano avvelenato elavvelenano ancora.

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    Ma negare il principio moraleperch lhanno sfruttato la Chiesae la Legge sarebbe tanto ragionevole quanto affermare che nonci si laver mai, che si manger carne di maiale infestata dallatrichina e che non si vorr il possesso comunale del suolo,perchil Corano prescrive di lavarsi ogni giorno,perch ligienista Mos

    vietava agli ebrei di mangiare carne di maiale, operch la sharia(il supplemento del Corano) dice che ogni terra rimasta incoltaper tre anni deve tornare alla comunit.Daltra parte, questo principio di trattare laltro come vorremmo

    essere trattati noi stessi, cos, se non il principio stessodellUguaglianza, il principio fondamentale dellAnarchia? Compossibile anche solo arrivare a credersi anarchici senza metterloin pratica?Noi non vogliamo essere governati. Ma, cos, non dichiariamoche non vogliamo governare nessuno? Noi non vogliamo essereingannati, vogliamo che ci si dica sempre la verit. Ma, con cistesso, non dichiariamo che noi stessi non vogliamo ingannarenessuno, che ci impegniamo a dire sempre la verit, nullaltro

    che la verit, tutta la verit? Non vogliamo essere derubati deifrutti del nostro lavoro; ma, con ci stesso, non dichiariamo dirispettare il frutto del lavoro altrui?Con quale diritto, infatti, chiederemmo di essere trattati in uncerto modo, pur riservandoci di trattare gli altri in un modo deltutto differente? Saremo forse quellosso bianco4 dei Kirghisiche pu trattare gli altri come preferisce? Il nostro semplicesentimento di uguaglianza si ribella a questa idea.Luguaglianza nei rapporti umani e la solidariet che ne risulta ecco larma pi potente del mondo animale nella lotta perlesistenza. E luguaglianza equit.Dichiarandoci anarchici, proclamiamo di rinunciare a trattaregli altri come non vorremmo essere trattati da loro; che non

    5Presso i kirghisi sono cos chiamati i membri di unetnia sicamente carat-terizzati da una grande bellezza mongola, considerati per questo razze disignori: cfr. A. Wat,Mon sicle. Entretiens avec Czeslaw Milosz, ditiondsde Fallois / Lge dHomme, Paris 1989, p. 627 . [N. d. T.]

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    tollereremo pi lineguaglianza che ha permesso ad alcuni di noidi esercitare la loro forza o la loro astuzia o la loro abilit in unmodo ripugnante. Ma luguaglianza in tutto sinonimo di equit lanarchia stessa. Al diavolo losso bianco che si arroga il dirittodi ingannare la semplicit del prossimo! Noi non ne vogliamo,e alloccorrenza lo sopprimeremo. Non solo a quella trinitastratta di Legge, Religione e Autorit che dichiariamo guerra.Diventando anarchici, dichiariamo guerra a tutta questa mareadi inganno, di furberia, di sfruttamento, di depravazione, di vizio

    di ineguaglianza, in una parola che esse hanno riversato neicuori di noi tutti. Dichiariamo modo al loro modo di agire, al loromodo di pensare. Il governato, lingannato, il prostituito e cos

    via feriscono prima di tutto il nostro sentimento di uguaglianza. a nome dellUguaglianza che non vogliamo pi prostituti, nsfruttati, n ingannati, n governati.Si dir, forse, come qualche volta si detto: Se pensate cheoccorra sempre trattare gli altri come vorremmo essere trattatida loro, con quale diritto userete la forza in non importa quale

    circostanza? Con quale diritto punterete i cannoni contro deibarbari, o dei civilizzati, che invadano il vostro paese? Con qualediritto esproprierete lo sfruttatore? Con quale diritto uccideretenon solo un tiranno, ma una semplice vipera?Con quale diritto? Cosa intendete con questa parola barocca,improntata alla Legge? Volete sapere se avrei coscienza di agire

    bene facendo cos? Se coloro che stimo penseranno che ho fattobene? questo che chiedete? In questo caso la mia risposta semplice.Certo che s! Perch noi chiederemmo di essere uccisi come bestie

    velenose, se invadessimo il Tonchino o gli Zulu che non ci hannomai fatto alcun male.Certo che s! Perch chiederemmo di essere espropriati, se ungiorno, tradendo i nostri principi, ci impadronissimo di unaeredit fosse anche caduta dal cielo per usarla per sfruttaregli altri.Certo che s. Perch ogni uomo di cuore chiederebbe di essere

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    ammazzato prima di diventare una vipera, che gli si piantasseun pugnale nel cuore se prendesse il posto di un tirannospodestato.Su cento uomini che abbiano moglie e gli novanta, sentendoavvicinarsi la follia (la perdita del controllo cerebrale sulle loroazioni) cercherebbero di suicidarsi per paura di far del male acoloro che amano. Un uomo di cuore preferirebbe morire primadi diventare pericoloso per quelli che ama.Un giorno a Irkutsk un dottore polacco e un fotografo sono stati

    morsi da un piccolo cane con la rabbia. Il fotografo brucia la piagacol ferro rovente; il medico si limita a cauterizzarla. giovane,

    bello, pieno di vita. Era uscito appena dal bagno penale cui ilgoverno laveva condannato per la sua devozione alla causa delpopolo. Forte del suo sapere e soprattutto della sua intelligenza,curava in modo meraviglioso: i malati ladoravano.Sei settimane dopo, si accorse che il braccio che era stato morsocominciava a gonarsi. Essendo medico, non poteva ingannarsi:stava ammalandosi di rabbia. Corse da un amico, dottore in esilio

    come lui: Presto, ti prego, dammi della stricnina! Vedi questobraccio, sai cos? In unora, o meno, sar preso dalla rabbia,cercher di mordere te e gli amici. Non perdere tempo, dellastricnina! Devo morire.Sentiva che stava diventando una vipera: chiese di essere ucciso.Lamico esitava; voleva provare un trattamento antirabbia. In due,con una donna coraggiosa, provano a curarlo... e due ore dopo ildottore, schiumando, si gett su di loro, cercando di morderli;poi ritornava in s e reclamava la stricnina e di nuovo diventavarabbioso. Mor con orribili convulsioni.Quanti fatti simili potremmo citare, basati sulla nostra esperienza!Luomo di cuore preferirebbe morire piuttosto che essere causadi male per gli altri. Per questo avr coscienza di fare il bene, eavr lapprovazione di quelli che stima, se uccider la vipera o iltiranno.

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    Perovskaya5 e i suoi amici hanno ucciso lo zar russo, e lumanitintera, nonostante la ripugnanza per il sangue versato, malgradole simpatie verso uno che aveva liberato i servi, gliene hariconosciuto il diritto. Perch? Non perch ha riconosciuto lattocome utile: tre quarti dellumanit ne dubitano ancora; maperch ha sentito che Pervoskaya e i suoi amici non avrebberoacconsentito a diventare tiranni a loro volta per tutto loro delmondo. Anche coloro che ignorano completamente il drammasono tuttavia sicuri che non si trattato di una bravata di giovani,

    di un crimine di palazzo o della ricerca del potere; stato lodioverso la tirannia no al disprezzo di s stessi, no alla morte.Loro si detto avevano conquistato il diritto di uccidere,cos come si detto di Louise Michel: Ella aveva il diritto disaccheggiare, o ancora: Loro avevano il diritto di rubare,parlando di quei terroristi che vivevano di pane secco e cherubarono un milione o due dal tesoro di Kishinev prendendo, arischio di morire loro stessi, tutte le precauzioni necessarie perliberare da ogni responsabilit la sentinella che custodiva la cassa,

    con la baionetta in canna.Questo diritto di usare la forza lumanit non lo nega mai acoloro che lhanno conquistato sia che debba essere usatosulle barricate o nellombra dun crocevia. Ma, afnch un taleatto produca una impressione profonda sugli spiriti, bisognaconquistare questo diritto. Senza ci latto utile o no resterun semplice fatto senza importanza per il progresso delle idee. Visi vedrebbe nullaltro che un dispiegamento di forze, la semplicesostituzione di uno sfruttatore con un altro.

    6Soa Perovskaya stata tra le arteci dellassassinio dello zar AlessandroII, il primo marzo 1881 [N. d. T.].

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    VII

    Fino ad ora abbiamo parlato di azioni coscienti, riesse, delluomo(di quelle che facciamo rendendocene conto). Ma, accanto alla

    vita cosciente, abbiamo la vita inconscia, innitamente pi vastae troppo ignorata in passato. Tuttavia, basta osservare il modo incui ci vestiamo al mattino, sforzandoci di abbottonare un bottone,che sappiamo di aver perso la sera prima, spostando la mano perafferrare un oggetto che noi stessi abbiamo spostato, per avere

    una idea di questa vita inconscia e concepire il ruolo immensoche essa gioca nella nostra esistenza.I tre quarti dei nostri rapporti con gli altri sono fatti di questa vitainconscia. Il nostro modo di parlare, di sorridere o di aggrottarele sopracciglia, di adirarci durante una discussione o di restarecalmi tutto ci lo facciamo senza rendercene conto, per sempliceabitudine, sia retaggio dei nostri antenati umani o pre-umani(considerate soltanto la somiglianza dellespressione delluomo edellanimale quando luno e laltro si irritano), oppure acquisita,

    coscientemente o inconsciamente.Il nostro modo di agire verso gli altri passa cos allo stato diabitudine. E luomo che avr acquisito pi abitudini morali, sarcertamente superiore a quel buon cristiano che pretende di esseresempre spinto dal diavolo a fare il male e che non pu astenerseneche evocando le sofferenze dellinferno o le gioie del paradiso.Trattare gli altri come si vorrebbe che trattassero noi passanelluomo e in tutti gli animali sociali allo stato di abitudine, alpunto che generalmente luomo non si chiede come deve agire intali circostanze. Agisce bene o male, senza riettere. Solo nellecircostanze eccezionali, in presenza di un caso complesso o sottolimpulso di una passione ardente, egli esita e le diverse partidel suo cervello (un organo molto complesso, le cui diverse partifunzionano con una certa indipendenza) entrano in conitto.

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    alta e il petto ben largo. Gli consigliamo di respirare laria a pienipolmoni, di allargarli, perch in ci trover la migliore garanziacontro la tisi. Ma al tempo stesso gli insegneremo la siologia,afnch conosca la funzione dei polmoni e possa scegliere luistesso la postura che sapr essere migliore. questo tutto ci che possiamo fare in fatto di morale. Nonabbiamo che il diritto di dare un consiglio, al quale dobbiamoaggiungere: Seguilo, se lo trovi buono.Ma lasciando a ciascuno il diritto di agire come gli sembra bene,

    negando assolutamente alla societ il diritto di punire chiunquein qualunque modo, per qualunque atto antisociale che abbiacommesso, non rinunciamo alla nostra capacit di amare ci checi sembra buono e di odiare ci che ci sembra cattivo. Amare eodiare: perch solo quelli che sanno odiare sanno anche amare.Noi ci riserviamo ci, e poich ci basta ad ogni specie animale permantenere e sviluppare i sentimenti morali, ci maggiormente

    baster alla specie umana.Noi non chiediamo che una cosa, cio eliminare tutto ci che,

    nella societ umana, impedisce il libero sviluppo di questi duesentimenti, tutto ci che falsa il nostro giudizio: lo Stato, la Chiesa,lo Sfruttamento; il giudice, il prete, il governo, lo sfruttatore.Oggi, quando vediamo un Jack lo Squartatore sgozzare unadopo laltra dieci donne delle pi povere, delle pi miserabili ma moralmente superiori ai tre quarti delle ricche borghesi il nostro primo sentimento quello dellodio. Se lavessimoincontrato il giorno in cui ha sgozzato quella donna che volevafarsi pagare da lui i sei soldi della sua catapecchia, gli avremmosparato una pallottola nel cranio, senza riettere sul fatto che lapallottola sarebbe stata meglio nel cranio del proprietario dellacatapecchia.Ma quando ci ricordiamo di tutte le infamie che lo hanno indottoa questi omicidi, quando pensiamo alle tenebre in cui vaga,ossessionato dalle immagini trovate in libri immondi o da pensierisuggeriti da libri stupidi il nostro sentimento si sdoppia. E il

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    giorno in cui sapremo Jack nelle mani di un giudice che, lui, hafreddamente massacrato dieci volte pi vite umane, di uomini, didonne e di bambini, di tutti i Jack; quando lo sapremo nelle manidi questi freddi maniaci, che mandano al bagno penale un Borrasper dimostrare ai borghesi che fanno loro la guardia allora ogniodio verso Jack lo Squartatore scomparir. Si volger altrove. Siconvertir in odio contro la societ vile ed ipocrita, contro i suoirappresentanti riconosciuti. Tutte le infamie di uno squartatorescompariranno davanti alla serie di secolari infamie commesse

    in nome della Legge. essa che odiamo.Oggi il nostro sentimento si sdoppia di continuo. Sentiamo chetutti noi siamo, volontariamente o involontariamente, i sostegnidi questa societ. Non osiamo pi odiare. Ma osiamo amare?In una societ basata sullo sfruttamento e la servit, la naturaumana si degrada.Ma man mano che la servit scomparir, rientreremo nei nostridiritti. Sentiremo la forza di odiare e di amare, anche in casi

    complicati come quello che abbiamo citato.Quanto alla nostra vita di tutti i giorni, noi diamo gi libero corsoai nostri sentimenti di simpatia o di antipatia; lo facciamo inogni istante. Tutti noi amiamo la forza morale e disprezziamo ladebolezza morale, la vigliaccheria. In ogni istante le nostre parole,i nostri sguardi e i nostri sorrisi esprimono la nostra gioia alla vistadi azioni utili alla razza umana, di quelli che consideriamo buoni.In ogni istante, manifestiamo con i nostri sguardi e le parole laripugnanza che si ispirano la vigliaccheria, linganno, lintrigo,la mancanza di coraggio morale. Tradiamo il nostro disgusto,anche se, sotto linuenza di una educazione improntata al saper

    vivere, vale a dire allipocrisia, cerchiamo di dissimularlo dietrouna falsa facciata, che scomparir man mano che si stabilirannotra noi dei rapporti egualitari.Ebbene, ci basta per mantenere a un certo livello la concezionedel bene e del male e inculcarsela reciprocamente; ci baster

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    maggiormente, quando non ci saranno pi n giudici n preti nellasociet, cos come i principi morali perderanno ogni caratteredi obbligazione e saranno considerati dei semplici rapporti traeguali.E tuttavia, man mano che si stabiliranno questi rapporti, unaconcezione morale ancora pi elevata sorger nella societ, ed questa concezione che ora analizzeremo.

    VIII

    Fino ad ora nella nostra analisi non abbiamo fatto altro che esporredei semplici principi di eguaglianza. Ci siamo ribellati ed abbiamoinvitato gli altri a ribellarsi contro coloro che si arrogano il dirittodi trattare gli altri come non vorrebbero essere trattati loro stessi;contro coloro che non vorrebbero essere ingannati, sfruttati,

    brutalizzati, prostituiti, ma lo fanno agli altri. La menzogna, labrutalit e cos via, abbiamo detto, sono ripugnanti non perch

    sono disapprovati dai codici morali noi ignoriamo questi codici ma perch la menzogna, la brutalit eccetera indignano ilsentimento di uguaglianza di colui per il quale luguaglianza non una parola vana; indignano soprattutto chi anarchico nel suomodo di pensare e di agire.Ma questo principio cos semplice, cos naturale ed evidente,costituirebbe gi una morale molto elevata, comprendentetutto ci che i moralisti hanno preteso di insegnare, se fossegeneralmente applicato nella vita. Il principio egualitario riassumegli insegnamenti dei moralisti. Ma contiene anche qualcosa dipi, e questo qualcosa il rispetto dellindividuo. Proclamando lanostra morale egualitaria ed anarchica, ci riutiamo di arrogarci ildiritto che i moralisti hanno sempre preteso di esercitare quellodi mutilare lindividuo in nome di un certo ideale che ritengono

    buono. Noi non riconosciamo a nessuno questo diritto; non lovogliamo per noi stessi.

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    Noi riconosciamo la libert piena ed intera dellindividuo; noivogliamo la pienezza della sua esistenza, lo sviluppo libero di tuttele sue facolt. Non vogliamo imporgli nulla, e cos torniamo alprincipio che Fourier oppose alla morale delle religioni, quandodisse: Lasciate gli uomini assolutamente liberi, non mutilateli le religioni lo hanno gi fatto abbastanza. Non temete nemmenole loro passioni: in una societ libera, esse non rappresenterannoalcun pericolo. Purch non abdichiate alla vostra libert; purchnon vi lasciate asservire dagli altri; purch alle passioni violente

    ed antisociali di un tale individuo opponiate le vostre passionisociali, ugualmente vigorose. Allora non avrete da temere nulladalla libert.6

    Noi rinunciamo a mutilare lindividuo in nome di qualsiasi ideale:tutto ci che ci riserviamo di esprimere francamente le nostresimpatie o antipatie verso ci che troviamo buono o cattivo.Un tale inganna i suoi amici? la sua volont, il suo carattere?Sia! nel nostro carattere, nella nostra volont disprezzarechi mente! E poich questo il nostro carattere, siamo franchi.

    Non precipitiamoci verso di lui per abbracciarlo e stringergliaffettuosamente la mano, come si fa oggi! Alla sua passione attivaopponiamo la nostra, ugualmente attiva e vigorosa. tutto ci che abbiamo il diritto e il dovere di fare per mantenerenella societ il principio egualitario. sempre il principioegualitario, messo in pratica.7

    Ci, ben inteso, non avverr interamente che quando le grandi

    7

    Di tutti gli autori moderni, il norvegese Ibsen, che presto verr letto ap-passionatamente in Francia, come gi lo si letto in Inghilterra, colui cheha meglio formulato queste idee nei suoi drammi. un anarchico senzasaperlo.8Gi sentiamo dire: E lassassino? E chi corrompe i giovani? La nostra ri-sposta breve. Lassassino che uccide semplicemente per sete di sangue estremamente raro. una malattia da guarire o da evitare. Quanto al cor-ruttore, vegliamo innanzi tutto afnch la societ non renda perversi i senti-menti dei nostri bambini, e non avremo nulla da temere da questi signori.

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    cause di depravazione: capitalismo, religione, giustizia, governo,avranno cessato di esistere. Ma si pu fare in gran parte gi daoggi. Si fa gi.E tuttavia, se le societ non conoscessero che questo principiodi equit; se ognuno, attendendosi a un principio di equitmercantile, si guardasse bene dal dare agli altri qualcosa di pidi ci che riceve da loro, sarebbe la morte della societ. Lo stessoprincipio di equit scomparirebbe dalle nostre relazioni, perchper mantenerlo occorre che qualcosa di pi grande, di pi bello,

    di pi vigoroso della semplice equit si produca senza ne nellavita.E questa cosa si produce.Fino ad ora, lumanit non ha mai mancato di quei grandicuori che traboccano di tenerezza, di spirito o di volont, e cheimpiegavano il loro sentimento, la loro intelligenza e la loro forzaal servizio della razza umana, senza chiedere nulla in cambio.Questa fecondit dello spirito, della sensibilit e della volontprende tutte le forme possibili. il ricercatore appassionato

    della verit che, rinunciando ad ogni piacere della vita, si donacon passione alla ricerca di ci che crede essere vero e giusto,contrariamente alle affermazioni degli ignoranti che lattorniano. linventore che vive alla giornata, dimenticandosi anche delnutrimento e toccando appena il pane che una donna, che gli devota, gli fa mangiare come si fa con un bambino, mentrelavora alla sua invenzione destinata, pensa, a cambiare la facciadel mondo. il rivoluzionario ardente, al quale le gioie dellarte,della scienza e della famiglia stessa sembrano aspre nch nonsono condivise da tutti, e lavora a rigenerare il mondo, malgradola miseria e le persecuzioni. il ragazzo che, al racconto delleatrocit dellinvasione, prendendo in parola le leggende dipatriottismo con cui gli sono state riempite le orecchie, va adarruolarsi volontario, marcia nella nebbia, soffre la fame e nisceucciso dalle pallottole. il monello di Parigi che, meglio ispirato e dotato di una

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    intelligenza pi feconda, scegliendo meglio le sue avversionie le sue simpatie, corre alle barricate con il fratellino minore,soccombe sotto la pioggia dei proiettili e muore mormorando:Viva la Comune! luomo che si ribella alla vista di unaingiustizia, senza chiedersi cosa gliene verr e, mentre tuttipiegano la schiena, smaschera liniquit, colpisce lo sfruttatore,il piccolo tiranno dellofcina o il grande tiranno di un impero.Sono inne tutti questi innumerevoli atti di devozione, menoeclatanti e per questo sconosciuti, disconosciuti ogni giorno, che

    possibile osservare senza ne, soprattutto nelle donne, purchci si voglia prendere la pena di aprire gli occhi e di notare ciche fa il fondo dellumanit, ci che le permette ancora, bene omale, di cavarsela, nonostante lo sfruttamento e loppressioneche subisce.Essi forgiano, gli uni nelloscurit, gli altri su unarena pi grande,il vero progresso dellumanit. E lumanit lo sa. Per questocirconda le loro vite di rispetto e di leggende. Li abbellisce e ne fagli eroi dei suoi racconti, delle sue canzoni, dei suoi romanzi. Ama

    in loro il coraggio, la bont, lamore e la dedizione che mancanoai pi. Trasmettono la loro memoria ai gli. Si ricorda anche diquanti non hanno agito che nella cerchia ristretta della famigliae degli amici, venerando la loro memoria nella tradizione difamiglia.Questi atti fanno la vera moralit lunica che degna di questonome , mentre gli altri non sono che semplici rapporti diuguaglianza. Senza questo coraggio e questa devozione, lumanitsi sarebbe abbrutita nella melma dei meschini calcoli. Essi, inne,preparano la moralit dellavvenire, quella che verr quando,smettendo di contare, i nostri bambini cresceranno nellidea cheil miglior uso di ogni cosa, di ogni energia, di ogni coraggio, di ogniamore dove il bisogno di questa forza si avverte pi vivamente.Questo coraggio e questa devozione sono esistiti in ogni tempo.Li si ritrova presso tutti gli animali. Li si ritrova nelluomo, anchenelle epoche di maggiore abbrutimento.

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    In ogni tempo, le religioni hanno cercato di appropriarsene, dibattere moneta a loro vantaggio. E se le religioni vivono ancora, perch a parte lignoranza esse in ogni tempo hanno fattoappello precisamente a questa devozione, a questo coraggio. ad essi, ancora, che fanno appello i rivoluzionari soprattutto irivoluzionari socialisti.Quanto a spiegarli, i moralisti religiosi, utilitaristi e gli altri, sonocaduti negli