La Microimpresa

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La Microimpresa Caratteri distintivi e criticità Autore: Alessandro Marocchini Roma, 01/10/2009

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La MicroimpresaCaratteri distintivi e criticità

Autore: Alessandro MarocchiniRoma, 01/10/2009

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Breve storia della microimpresa• La categoria delle

microimprese non è esistita nell’ordinamento Europeo fino alla raccomandazione 1442 della Commissione Europea del 6 maggio 2003: sino a quel momento quando ci si riferiva a una PMI si parlava di generiche imprese da 50 a 250 dipendenti per indicare rispettivamente piccole e medie imprese, quindi senza nemmeno prendere in considerazione l’esistenza di piccole imprese con un numero di dipendenti inferiore ai 50.

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Breve storia della microimpresa/2• Con la raccomandazione del 6

maggio 2003 si è definita una nuova categoria di imprese denominata microimpresa: la microimpresa è una categoria di aziende riconosciute e definite a livello Europeo che occupano fino a 10 addetti e fatturano annualmente fino a 2 milioni di euro. I motivi principali di questa segmentazione all’interno delle PMI vanno ricercati nel migliorare la corretta determinazione della classe dimensionale delle imprese destinatarie di aiuti pubblici nonché ne “l’analisi dell’impatto di qualsiasi decisione comunitaria sulle micro e sulle piccole imprese” (fonte: Barricelli, Russo,”Think micro first“, Franco Angeli, 2005).

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Ecco come si delineano ora le 3 categorie delle PMI

CATEGORIA NUMERO ADDETTI

FATTURATO ANNUO

(mln euro)

TOTALE DI BILANCIO (mln euro)

Microimpresa <10 <=2 <=2

Piccola impresa <50 <=10 <=10

Media Impresa <250 <=50 <=43

(fonte: Barricelli, Russo,”Think micro first“, Franco Angeli, 2005)

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Caratteri distintivi e criticità

• Nella microimpresa sono riscontrabili alcuni segni distintivi che la differenziano da altre categorie di impresa

• Vediamo i principali caratteri distintivi e le principali criticità

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Presenza rilevante nel panorama imprenditoriale

• Le microimprese sono una presenza assai rilevante nel panorama imprenditoriale dei rispettivi paesi, in alcuni paesi si raggiungono punte del 95% rispetto alla totalità delle imprese nazionali, e offrono un notevole apporto all’economia interna sia in termini di fatturato totale che di capacità di resistenza alla turbolenza dei mercati.

• In Italia le microimprese sono il 95% delle imprese nazionali e occupano il 46% dei lavoratori Italiani (fonte: istat 2008)

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Bacino occupazionale• Sono un fondamentale

bacino occupazionale e in alcuni paesi sono la maggiore fonte di offerta di lavoro

• Inoltre offrono un bacino di assorbimento nei confronti dei disoccupati fuoriusciti dalle grandi imprese fornendo cosi anche un sostegno sociale ed economico al proprio territorio.

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Distretti Industriali• Le microimprese, specie

in Italia, sono radicate nel territorio e formano in alcuni specifici territori dei distretti industriali caratterizzati da una rete complessa di interrelazioni di carattere economico e sociale e dalla specializzazione in un comparto industriale. Esempi famosi sono il distretto del marmo di Orosei o il distretto tessile di Prato.

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La figura dell’imprenditore• Nelle microimprese la figura

dell’imprenditore è preponderante e onnipresente, spesso ricopre più ruoli all’interno dell’azienda e nessuna decisione può essere presa senza il suo assenso. Molte volte le sorti dell’impresa dipendono dalle capacità dell’imprenditore che non di rado non ha le competenze necessarie ad affrontare i complessi meccanismi dell’ambiente socio-economico in cui si trova a competere la propria impresa: chi non ha mai incontrato un conoscente che ha deciso di mettersi in proprio perché “sapeva fare” quel mestiere per poi scoprire che oltre all’aspetto tecnico ne esiste anche uno gestionale molto più complesso?

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Organizzazione aziendale• La mancanza di organizzazione

aziendale all’interno delle microimprese è un altro tratto distintivo di questa categoria. A differenza delle piccole e medie imprese, la microimpresa non ha una suddivisione di ruoli al suo interno e sovente è l’imprenditore a ricoprire più ruoli contemporaneamente, pur non avendone ne l’attitudine ne le capacità. Nei rari casi in cui l’imprenditore decide di assumere un manager per gestire alcuni settori dell’impresa, si riscontrano spesso scontri insanabili tra l’imprenditore e il management a causa della volontà dell’imprenditore di non delegare realmente, ma di fare da supervisore al manager, situazione che in alcuni casi porta al licenziamento o alle dimissioni dello stesso manager.

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Bilancio aziendale• Il bilancio aziendale molto

spesso coincide con il bilancio familiare data la natura di molte microimprese a carattere familiare: anche le decisioni vengono prese mediante riunioni familiari in cui ogni componente della famiglia esprime la sua opinione anche se la decisione finale e definitiva spetta all’imprenditore.

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La formazione• Nelle microimprese

comunemente non esiste il concetto di formazione e l’unica forma di apprendimento considerata e attuata è il training on the job, soprattutto in ambito gestionale. I dipendenti molto raramente vengono inviati a corsi di formazione sia per motivi finanziari che per mancanza di copertura del personale.

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Il capitale aziendale• Molto spesso le

microimprese nascono già sottocapitalizzate e per finanziarsi ricorrono abitualmente all’autofinanziamento non avendo nessuna riserva economica, fattore che le rende vulnerabili a crisi economiche, perdita di clienti importanti, furti e guasti a macchinari o eventi imprevisti come calamità naturali.

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Flessibilità• Le microimprese sono estremamente

flessibili sia in termini operativi che di gestione del work-flow: a differenza delle grandi imprese riescono facilmente ad adattarsi ai cambiamenti sia delle condizioni economiche generali sia delle trasformazioni all’interno del proprio settore d’appartenenza e dei propri mercati. Quando si parla di flessibilità della microimpresa molto spesso ci si riferisce esclusivamente alla possibilità per la microimpresa di espandere o contrarre il suo organico in modo facile e veloce, dimenticandosi di evidenziare come la flessibilità della microimpresa si delinea invece nella capacità di diversificare la propria produzione seguendo i trends del mercato, di riconfigurare la propria offerta e di re-inventarsi ogni volta che occorre, per riuscire a sopravvivere e ad offrire prodotti e servizi di nicchia che le grandi imprese riescono con difficoltà ad individuare ed aggredire in tempi brevi.

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H-Relationship con il cliente• La microimpresa ha qualcosa che le

grandi imprese non avranno mai: il contatto diretto con il cliente. Ogni piccolo imprenditore conosce a memoria i suoi clienti più fedeli e importanti, conosce i loro gusti, sa anticiparne le scelte, sa consigliarli al meglio e sa offrirgli offerte mirate e persuasive. Il management delle grandi imprese invece spesso ha un’idea confusa della propria clientela, spende migliaia di dollari in ricerche di mercato e in focus group, alcune volte senza risultati soddisfacenti o profili dei segmenti attinenti alla realtà. La relazione con il cliente è un asset fondamentale per una microimpresa, quasi indispensabile, è consente di disegnare una mappa percettiva dei propri clienti che gli consente di migliorarsi continuamente allinenandosi ai desideri della clientela. Inoltre stabilire una relazione con il cliente consente di creare un rapporto di fiducia che, se alimentato costantemente, potrà far aumentare il Customer LifeTime Value del cliente.

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Il ciclo di vita di una microimpresa• Le microimprese hanno un

proprio ciclo vitale in qualche modo simile a quello degli esseri umani (nascita, sviluppo, maturità e decadenza) anche se molto più complesso dato che il ciclo di vita di un’impresa può svilupparsi sia indietro che in avanti: ad esempio una microimpresa che si trova in una fase di decadenza dopo essere stata acquisita da un’altra proprietà, a seguito di interventi mirati, può ritornare ad una fase di sviluppo.

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David Birch e la teoria delle dinamicità delle microimprese

• Uno degli studi più importanti sulla dinamicità delle microimprese e sui loro cicli vitali è stata realizzata dal professor David Birch del MIT di Boston: lo studio di Birch resterà fondamentale per aver posto sotto osservazione un campione sterminato, ben 22 milioni di imprese in un arco di tempo molto lungo, 22 anni, dalla fine degli anni ’60 fino agli anni ’80, e i risultati di tale ricerca verranno pubblicati nel suo libro Job Creation in America (1987). La premessa fondamentale di Birch è che l’economia americana, cosi come quella Europea, viene sconvolta ogni 5 anni da un tremendo ciclone economico che costringe a sostituire il 50% delle imprese e dei posti di lavoro. La frequenza di questo turnover cambia in modo periodico.

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Elefanti, topi e gazzelle• Secondo Birch esistono 3 tipologie

di imprese, denominate secondo un curioso parallelo con il mondo animale:

• Gli ELEFANTI, corrispondenti alle grandi aziende. Lente, goffe, poco flessibili e poco adattabili alle turbolenze del mercato

• I TOPI, piccole imprese create non per la crescita ma solo per produrre un reddito e un lavoro alternativo, le cosiddette microimprese da job creation: esempi di questi topi possono essere le piccole imprese create da tecnici e professionisti che si dimettono dalle loro aziende e intendono mettersi in proprio.

• Le GAZZELLE, piccole imprese nate per crescere e trasformarsi in imprese più grandi

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Differenze “animali” e falle teoriche• All’inizio della loro attività le

imprese TOPO non si riescono a distinguere dalle GAZZELLE, quello che le distingue nel tempo è la capacità delle Gazzelle di servire anche il mercato internazionale e di essere estremamente volatili, con periodi di trend positivi e negativi.

• La teoria di Birch però presenta alcune falle, una di queste è la concezione meccanicistica delle dinamiche delle microimprese, inoltre il ciclone individuato da Birch “non sembra avere alcun collegamento con l’andamento ciclico dei sistemi economici e ignora se la sua intensità sia costante e variabile” (fonte: Barricelli, Russo,”Think micro first“, Franco Angeli, 2005).

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Gli ostacoli alla crescita della microimpresa

• Secondo l’indagine europea del 1999 sulle PMI sono 3 gli ostacoli principali alla crescita delle microimprese:

• Mancanza di manodopera specializzata

• Accesso al finanziamento• Procedure amministrative

e burocrazia

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Mancanza di manodopera specializzata

• Tra i tre problemi menzionati quello della mancanza di manodopera specializzata sembra essere il problema più grave e sentito dagli imprenditori

• Il risultato è che ben il 39% delle microimprese dichiara di essere fortemente limitata nella crescita da tale fattore (fonte: Barricelli, Russo,”Think micro first“, Franco Angeli, 2005).

• La risposta delle microimprese a questo problema è la formazione interna della manodopera generica per trasformarla in manodopera specializzata cosi come la rilocalizzazione dei lavoratori già presenti

• Nonostante questo quasi il 20% delle microimprese non riesce a coprire le posizioni previste.

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Accesso al finanziamento• Un altro annoso problema delle

microimprese è la mancanza di capitale o di riserve finanziarie per far fronte a imprevisti di varia natura

• A questo va aggiunto la difficoltà di ricevere finanziamenti o prestiti dalle banche, specie per le imprese più piccole che non possono offrire garanzie patrimoniali o che hanno già garantito presso la banca con le proprie proprietà

• La situazione si sta evolvendo anche a causa di Basilea 2, le nuove regole in ambito comunitario che regolamentano l’accesso al finanziamento da parte delle microimprese

• In ogni caso il quadro globale sta cambiando: le microimprese affidabili e con una storia alle spalle riescono con minor difficoltà a ricevere finanziamenti dalle proprie banche

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Procedure amministrative e burocrazia

• Per molti piccoli imprenditori la burocrazia e le pratiche amministrative sono troppo complesse e i tempi amministrativi esageratamente lunghi

• Questo influisce direttamente sul proprio business rallentando la crescita dell’azienda e la possibilità di ampliare e diversificare la propria produzione

• Snellire le pratiche amministrative sembra essere una richiesta condivisa poco ascoltata dalle pubbliche amministrazioni

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Per info e domande

Alessandro Marocchini

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