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la memoria figurativa 185 edizioni aab ROBERTO VENTURI (1846-1883)

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ROBERTOVENTURI(1846-1883)

185aab - vicolo delle stelle 4 - bresciadal 3 dicembre 2011 all’11 gennaio 2012orario feriale e festivo 16.00-19.30lunedì chiuso

COMUNE DI BRESCIACIVICI MUSEI D’ARTE E STORIAPROVINCIA DI BRESCIAASSOCIAZIONE ARTISTI BRESCIANI

mostra a cura diLuigi Capretti e Francesco De Leonardis

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RobeRto VentuRI, Il SoGno dI un’ARte coltA e popolARe, modeRnA e VeRAFrancesco De Leonardis

La formazione artistica di Roberto Venturi fu tutta milanese e sfugge pertanto ai parametri che, usualmente, si applicano agli artisti bre-sciani della seconda metà dell’Ottocento e che comportavano, in un obbligato percorso a tappe, la frequenza alla Scuola Comunale di Disegno, la partecipazione al concorso per la pensione del Legato Brozzoni, l’iscrizione ad un’Accademia di Belle Arti in un’altra città e, almeno per i più dotati, la scelta di un trasferimento lontano da Brescia, dove migliori erano le opportunità professionali. Venturi, na-scendo milanese e morendo bresciano, seguì una via diversa. All’incon-trario. Poco sappiamo dei suoi primi studi, che, a giudicare dallo stile dei suoi scritti e delle buone condizioni economiche della famiglia, non furono certo superficiali e lo portarono ad essere persona colta, amante della letteratura e del teatro; né sappiamo come maturò in lui la decisione di dare seguito alla sua vocazione artistica iscrivendosi alla Regia Accademia di Brera. Non si conoscono aneddoti né eventi emblematici. Certamente però la formazione ricevuta a Brera lo se-gnò profondamente, tanto che alla lezione lì ricevuta restò fedele per tutta la sua pur breve vita. Venturi arrivò in Accademia nel 1860 e vi rimase, per dieci anni, fino al 1870, quando concluse il suo percorso conquistando la medaglia d’oro al concorso triennale di pittura con il quadro Giovanni Bellini, fingendosi un nobile veneto, si fa ritrarre dal pittore Antonello da Messina onde potere così scoprire la nuova maniera di dipingere ad olio, che quell’artista aveva appreso da Giovanni da Bruges (cat. n. 15). Il tema era stato estratto a sorte da una quaterna di titoli di argomento storico; al concorso si erano iscritti anche Enrico Cat-taneo e Francesco Didioni, che non si presentarono però alla prova. Venturi, seguito da Hayez e Bertini, lavorò con impegno e, alla fine, gli esaminatori lo ritennero meritevole del premio, che consisteva nella commissione di un’opera, da parte della stessa Accademia, retribuita con la somma di duemila lire. Era il riconoscimento ufficiale delle qualità e dei meriti del giovane artista e un incoraggiamento a pro-gredire negli studi. Gli anni in cui Venturi frequenta Brera sono assai importanti per l’istituzione milanese che, nel 1859, dopo l’annessione della Lombardia allo stato sabaudo, si era svincolata dalla dipendenza giuridica dall’Accademia di Vienna e, nel novembre 1860, aveva avuto un nuovo regolamento. Era previsto che gli allievi seguissero per tre anni i corsi di Ornato e Figura per acquisire le abilità del disegno e frequentassero poi la Sala delle statue e dei gessi e la Scuola di

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Anatomia, passando infine ai corsi superiori con la possibilità di sce-gliere tra vari indirizzi. Venturi decise per il corso di Pittura di sto-ria tenuto da Giuseppe Bertini (1825-1898), che era stato chiamato ad affiancare il vecchio Francesco Hayez, avendo come allievi tutti i principali pittori della generazione postunitaria, tra cui si possono ri-cordare Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni, Angelo Morbelli, Ludo-vico Pogliaghi, Cesare Tallone, Giuseppe Pelizza da Volpedo, Giovanni Segantini, Achille Beltrame, Antonio Barzaghi Cattaneo, Pietro Michis, Alessandro Rinaldi, Luigi Rossi e Adolfo Feragutti Visconti. Nella ge-rarchia accademica dei generi la pittura di storia era posta sul gradino più elevato, superiore alla pittura di paesaggio e al ritratto, e Bertini ne era ritenuto un esponente autorevole che aveva preso le mosse dal tardo romanticismo di Hayez, ma stava approdando ad un cauto aggiornamento nel senso di una maggiore adesione al vero, con aper-ture a tematiche sociali e ad una pittura di storia capace di affrontare anche temi contemporanei derivati dall’epopea risorgimentale. Bertini fu fondamentale nella formazione di Roberto Venturi e gli trasmise metodo di lavoro e concezione dell’arte1.

(1) Un’ampia documentazione sugli artisti bresciani che hanno frequentato l’Accademia di Brera è nei tre volumi pubblicati dall’Aref: R. FERRARI ( a cura di), “Vado a Brera”. Artisti,

Giovanni Bellini, fingendosi un nobile veneto, si fa ritrarre dal pittore Antonello da Messina onde potere così scoprire la nuova maniera di dipingere ad olio, che quell’artista aveva appreso da Giovanni da Bruges (cat. n. 15). La fotografia è pubblicata “su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali”.

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Di questi anni di studio ci resta un consistente nucleo di disegni e di bozzetti, sparsi in collezioni private bresciane e perlopiù provenien-ti dai materiali conservati dalla figlia Ada, attraverso cui si evidenzia il percorso formativo seguito dall’artista. Sono studi di prospettiva, copie di statue antiche, studi di nudo tutti rigorosamente maschili, perché a Brera nella Scuola di Nudo non era ancora prevista la pre-senza di modelle, copie e schizzi di dipinti rinascimentali, che ci dico-no dell’acquisizione di un metodo di lavoro meticoloso, fondato sul disegno e sulla attenzione al dettaglio realistico. Nella realizzazione delle opere più impegnative che vennero esposte a Brera nel 1870, il Michelangelo davanti alle porte del Ghiberti a Firenze (cat. n. 14) e il Giovanni Bellini, Venturi parte da un’idea che viene tradotta in un rapi-do schizzo, esegue una serie di studi che riguardano le espressioni e le pose dei personaggi, utilizza anche fotografie (nel caso del Miche-langelo un’immagine fotografica della porta bronzea del Battistero di Firenze), realizza bozzetti per sottoporre a verifica l’intonazione cro-matica, modifica e corregge procedendo alla costruzione del quadro attraverso l’assemblaggio di materiali vari. È il metodo che si appren-deva in accademia e che faceva del pittore - come diceva Carducci a proposito del poeta - «un grande artiere, / che al mestiere / fece i muscoli d’acciaio», ovvero una sorta di fabbro, capace di recuperare e legare insieme metalli diversi e di forgiarli in nuove forme. Venturi seguì sempre poi con scrupolo gli insegnamenti appresi. Ce ne rendia-mo conto anche attraverso le puntuali notizie contenute nelle lettere che inviò da Milano a Carlo Manziana tra il 1871 e il 1875, quando il carteggio s’interruppe in seguito al trasferimento dell’artista a Bre-scia2. Lo vediamo nel racconto che fa all’amico del tortuoso percorso di Gabinetto della Pinacoteca Tosio a Brescia (cat. n. 18), presentato una prima volta a Milano nel 1871 all’Esposizione di Brera e, in seguito, più volte rimaneggiato fino a diventare Confidenza nel 1874 (cat. n. 50), e anche nei numerosi ripensamenti che accompagnano la realizzazione di L’Innominato (cat. n. 28). Dalle lettere emergono talvolta anche par-ticolari curiosi, come la difficoltà di trovare un’autentica veste di frate domenicano che gli serve per La partenza di Fanfulla dal convento di San Marco (cat. n. 61); chiede allora all’amico di informarsi presso lo zio di Francesco Rovetta, commerciante di stoffe, «se la tonaca deve

opere, generi, acquirenti nelle Esposizioni dell’800 dell’Accademia di Brera, Brescia, 2008; R. FERRARI, S. IACOBELLI, M. PENOCCHIO (a cura di), Verso l’arte. Artisti bresciani a Brera nell’800, Brescia, 2009 e R. FERRARI (a cura di), La geografia dei sistemi dell’arte nella Lom-bardia ottocentesca, Brescia, 2011.(2) Alcune lettere erano state pubblicate già nel 1936 da Nicodemi in Lettere del pittore Roberto Venturi a Carlo Manziana, in Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1935, Brescia, 1936, pp. 233-250, ma l’intero carteggio è stato ora trascritto da Luigi Capretti in occasione di questa mostra.

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essere di lanetta leggera o pesante»3; o come la richiesta di avere, tra-mite Carlo Manziana, il piccolo dipinto in cui Francesco Rovetta aveva raffigurato la finestra del suo studio che sappiamo venne poi ripresa nel Violoncellista (cat. n. 64) e in Cimarosa (cat. n. 69)4. Quello del dare e avere tra Venturi, Manziana e Rovetta è, del resto, un nodo difficile da sciogliere, perché tra i tre ci fu un rapporto artistico molto stretto con continui scambi di idee, di suggerimenti e di notizie: Venturi aveva dalla sua gli studi accademici e il professionismo, Rovetta e Manziana erano “dilettanti” che dedicavano alla pittura il tempo lasciato libero dalle loro imprese commerciali, ma è certo che Venturi non disdegna-va attingere al loro consiglio e considerava le loro opere dei modelli. Non c’è infatti solo La finestra dello studio a stabilire una tangenza tra le opere di Rovetta e quelle di Venturi, ma anche il paesaggio del Lago di Ledro (cat. n. 32), il Pittorello (cat. n. 47) e Socrate (cat. n. 48) sono presenti nei cataloghi di entrambi gli artisti. Per quanto riguarda il Lago di Ledro sappiamo che nel 1873 Francesco Rovetta era stato con Giovan Battista Ferrari a dipingere nella valle trentina, ma anche Venturi aveva fatto vacanze in Tirolo ed è difficile rispondere allora alla domanda: «chi è stato il primo?».La produzione di Venturi non è ampia, la brevità della sua vita concen-tra tutto il suo operare in meno di due ventenni. Il fare grande del quadro di storia restò il suo obiettivo di sempre, declinato in una serie di bozzetti e in tele di grande formato. I soggetti gli venivano, perlopiù, dal romanzo storico: da Manzoni e da Massimo d’Azeglio, in parti-colare. Da I Promessi Sposi trasse nel 1872 un Innominato (cat. n. 28), commissionatagli dall’Accademia dopo la vittoria al concorso del 1870, che, nella struttura compositiva, sembra dipendere dall’Innominato di Andrea Gastaldi, un quadro del 1866 acquistato dal Comune di Torino che il nostro poteva conoscere. L’opera è un passo avanti in direzione verista rispetto alla lezione stilistica di Bertini e rivela l’interesse di Venturi nel rendere gli effetti di luce, qui, come in altre opere succes-sive, proveniente da una finestra laterale di ascendenza neofiamminga. In più occasioni s’ispirò invece a Niccolò de’ Lapi ovvero i Palleschi e i Piagnoni, il romanzo medieval-patriottico ambientato durante l’assedio di Firenze del 1530, pubblicato da d’Azeglio nel 1841 dopo il successo dell’Ettore Fieramosca, in cui viene fatto rivivere il fortunato personag-gio di Bartolomeo da Lodi, detto Fanfulla, che era stato tra i cavalieri della disfida di Barletta e che è presentato dall’autore come un uomo astuto e guascone, gran bevitore, ma coraggioso. Oltre al piccolo di-pinto databile intorno al 1875, poco più che un bozzetto, con Niccolò de’ Lapi (cat. n. 59), in cui Niccolò è raffigurato pensoso e dolente

(3) Lettera a Carlo Manziana, 22 luglio 1872.(4) Lettera a Carlo Manziana, 6 maggio 1870.

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mentre piange l’imminente perdita della libertà, dopo aver dato l’addio ai figli che sono andati a combattere per la difesa della Repubblica fiorentina, Venturi realizzò due grandi tele che hanno per protagonista il simpatico Fanfulla. La prima, portata nel 1877 all’Esposizione nazionale di Belle Arti di Napoli, dove fu premiata, rappresenta La partenza di Fan-fulla dal convento di San Marco (cat. n. 61). È attualmente dispersa, ma la si conosce attraverso una fotografia d’epoca5; Francesco Netti ne parla recensendo l’esposizione napoletana su «L’Illustrazione Italiana»: «Il gruppo principale è pieno di vita. Fanfulla, colla sua faccia ossuta, e la sua bocca sdentata, conserva ancora la sua fisionomia di frate sotto l’armatura, di una forbitezza dubbia, e troppo larga per la sua persona dimagrita. Sta a cavallo sul suo vecchio ronzino, scarno e scorticato sulle sporgenze delle ossa, e stringe la mano ai suoi confratelli do-menicani, che lo circondano con un’aria tra il comico e l’amichevole. Aggiungete a ciò delle figure piene di carattere, dei tipi ben studiati, come quello che prende tabacco al primo piano, e il frate cieco, che si avanza battendo la terra col bastone»6. Massimo d’Azeglio, nel roman-zo, aveva immaginato che Fanfulla, dopo le avventure narrate nell’Ettore Fieramosca, si fosse ritirato come converso nel convento domenicano di San Marco a Firenze e che, nel momento di massimo pericolo per la Repubblica, avesse ripreso le armi con il consenso dei suoi confra-

(5) Una copia è ancora tra i materiali di lavoro dell’artista conservati presso gli eredi; la fo-tografia fu pubblicata inoltre sull’«Illustrazione Bresciana», anno I, n. 14, 1 giugno 1903, p. 3.(6) F. NETTI, Esposizione Artistica Italiana a Napoli. Note d’arte. Dieci altri pittori, in «L’Illustra-zione Italiana», anno IV, 2° semestre, 1877, p. 59.

La partenza di Fanfulla dal convento di San Marco (cat. n. 61)

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telli. La tematica patriottica, sottesa all’episodio, si era però stemperata con il trascorrere del tempo, l’Italia era ormai fatta e Roma ne era da anni la capitale; Venturi riprese la scena declinandola in una chiave comica, come già notava Netti: il protagonista e i suoi comprimari gli offrirono l’occasione di allineare una vivace galleria di ritratti studiati dal vero7, ma tipizzati quasi al limite della caricatura. Il secondo, più impegnativo, spunto dal Niccolò de’ Lapi è rappresentato da Fanfulla al sacco di Roma (cat. n. 84), una tela di grandi dimensioni completata dopo una lunga elaborazione nel 1880, quando fu presentata alla IV Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino. Nel romanzo l’episodio è contenuto in un flashback in cui si rievocano le trascorse imprese di Fanfulla e d’Azeglio narra il provvidenziale intervento del cavaliere che, ridestandosi dalla solita ubriacatura, entra nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, dove i suoi compagni d’arme stanno allegramente goz-zovigliando e, avendo catturato un cardinale, lo stanno minacciando di morte per farsi rivelare dove ha nascosto un tesoro. Fanfulla si erge con le braccia alzate nel presbiterio, e, con un suo grido, impedisce che il poveraccio venga ucciso. Anche in questo caso Venturi mette in campo la sua vena comica per realizzare una composizione ricca di dettagli, in cui si dimostra propenso ad una mise en scène teatrale, ben orchestrata nella disposizione, sui diversi piani, delle molteplici azioni che compiono i personaggi e molto attenta, al suo solito, alla “verità” dell’ambientazione e degli oggetti disposti in abbondanza sulla scena. Il teatro e in particolare il melodramma erano, del resto, la sua passione insieme alla pittura. Nel quadro vediamo un’agitata gozzoviglia che ha in primo piano, sui gradini dell’altare, il cadavere di un frate, prono e di traverso, e i cinque malandrini alle prese con il cardinale, in camicia da notte, terrorizzato; più indietro, presso le balaustre, compare Fanfulla; sul fondo, alcuni soldati s’intrattengono con donnine discinte, mentre altri, saliti su un pulpito, fanno scempio degli arredi liturgici. Sparsi sul pavimento ci sono libri, candelabri, spade, pugnali, croci, calici, pistole, fucili, un turibolo e un reliquiario, tappeti, piatti e boccali di peltro, un’icona mariana e un fiasco di vino: trovarobato teatrale che al sem-pre acido Modesto Faustini dava l’idea di qualcosa di slegato «nella quantità degli oggetti dipinti troppo separatamente, e disposti quasi a guisa di negozio di antiquariato»8.

Accanto alla storia c’è la pittura di genere, con la quale Venturi si col-locò nel solco di una maniera, efficacemente mercantile, che rispon-deva ai gusti biedermeier del pubblico borghese, proponendo quadri

(7) Assai interessante, a questo proposito, è il preparatorio Studio di frati (cat. n. 60), in collezione privata a Brescia.(8) M.F.[AUSTINI], Alla prima esposizione artistica internazionale di belle arti in Roma. Impres-sioni d’un artista. VI, in «La Provincia di Brescia», 12 febbraio 1883.

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di piccolo formato, adatti a case modeste, con soggetti di facile presa: giochi di bimbi, frati e suore, scene d’osteria d’un fiamminghismo ne-obarocco, suonatori rococò, esotiche odalische, damine e paggetti. Lo stesso Venturi era consapevole che non era certo questa la strada che la pittura doveva percorrere verso la modernità e lo aveva detto a chiare lettere in un articolo, pubblicato su «La Sentinella Brescia-na» nel 1879, il primo di una serie di tre dedicata all’Esposizione di Brera, in cui, cogliendo la contraddizione sottesa all’operare artistico contemporaneo, arrivava però ad una giustificazione: «Io, disceso nei bassi fondi dell’arte – scriveva – posso, con tutta cognizione di cau-sa, affermare che l’artista sarebbe sempre disposto, dispostissimo ad applicare il suo progresso tecnico-morale alla così detta arte seria, nobile, maestosa; ma, dopo tutto, ha bisogno morale e materiale di vendere ecco la gran parola! E perciò stuzzica il pubblico, lo attira col vischio, mette la pania, agita lo specchietto, fa ballare la civetta o, con altre parole, cerca i soggettini attraenti e di dimensioni modeste che possono stare nelle salette a manger dei moderni eleganti; si guarda dal riprodurre cose che possano turbare la digestione agli epicurei, cerca di usufruire dei costumi che ha fatto fare pel quadro anteceden-te, si tiene lontano dalle intonazioni scure in causa di questi benedetti locali moderni che hanno finestre tanto piccole e che attutiscono la luce fin troppo scarsa. Ecco lo scudo d’Achille contro le accuse di coloro che, non vedendo, per mancanza di volontà o di genio, il reale, l’indiscutibile progresso dell’arte, vi andranno sussurrando all’orec-chio che questi parti faticosi dei giovani ingegni si riducono ai soliti bimbi che piangono, ai soliti mandolinatori che strimpellano, alle so-lite odalische dalle babbucce. Non nego che buona parte degli artisti esponenti siano imitatori. Basta che un artista originale abbia scovata una così detta trovata, ed eccoti intorno all’alveare uno sciame di api a succhiarne l’essenza e concepirne una quantità di derivazioni, ma lo fanno quasi sempre per mancanza di mezzi e quando la trovata è nel campo poco dispendioso; ed allora torno alla mia asserzione primi-tiva e finalmente concludo: la causa di tutto ciò è l’incoraggiamento del pubblico o forse più ancora l’ambiente del periodo sociale in cui viviamo. Ma questi tempi chi li generò? Non gli artisti al certo. E il pubblico nemmeno!»9. Consapevole di operare per il mercato, in sta-to di necessità, Roberto Venturi nella sua produzione dedica uno spa-zio quantitativamente importante agli interni conventuali, con l’ancor giovanile Monaca al pozzo (cat. n. 10) vibrante d’ombra e di luce, e ai musicanti barocchetti riproposti nella serie del Violoncellista (cat. n. 64), del Cimarosa (cat. n. 69) e della Serenata di Cimarosa, nota anche con il titolo di Mandolinata (cat. n. 70), dove i suonatori sono collocati

(9) R. VENTURI, L’Esposizione a Brera I, in «La Sentinella Bresciana», 24 settembre 1879.

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in uno stanzone presso una finestra da cui spiove la luce secondo un modello probabilmente ricavato da Messonier, ammiratissimo tanto da Venturi quanto dai suoi amici Rovetta e Manziana, che lo conside-ravano un maestro della realtà10. E rientrano in questo ambito anche il giovinetto del Ritratto in costume del Settecento (cat. n. 46), la scontata scena d’atelier di La pittrice (cat. n. 49), che ci è nota attraverso una fo-tografia d’epoca conservata tra i materiali dell’artista presso gli eredi, la sensuale Baccante (cat. n. 77) e Il pittorello (cat. n. 47). Rilievo diverso hanno invece La lettera, esposta dall’autore anche con il titolo Una buona notizia e Confidenza (cat. n. 50), e Si aspetta udienza (La vecchia Pretura; cat. n. 100), due opere eseguite a distanza di tempo, la prima nel 1874 e la seconda nel 1882, che sono accomunate però dall’idea di calare le figure in un’ambientazione reale, riprodotta sulla tela con atteggiamento analitico e documentario. La prima rappresenta due gio-vani donne che leggono insieme una lettera all’interno di un ambiente neoclassico che riproduce esattamente la Sala ovale dell’appartamento disegnato da Vantini in Palazzo Tosio, dove, in quegli anni, ancora ave-va sede la Pinacoteca Tosio con le collezioni donate dal conte Paolo Tosio alla città. Molto attento ai dettagli d’arredo, Venturi ci fa vedere uno dei grandi vasi giapponesi collocati nelle quattro nicchie circolari e, oltre la porta, nel contiguo Gabinetto ottagonale, il famoso busto di Eleonora d’Este di Canova. Era, del resto, “affezionato” a questa sala che già in precedenza, nel 1871, aveva voluto dipingere nel Gabinetto della Pinacoteca Tosio a Brescia (cat. n. 18), un quadro, oggi disperso, in cui al posto delle due lettrici vi era una giovane che si esercitava nel disegno di una statua11, e, nuovamente nel 1879, chiese alla Direzione della Pinacoteca Tosio l’autorizzazione per «poter ristudiare il fondo del Gabinetto ovato per una replica del quadretto Pettegolezzi fem-minili», che non sappiamo se fu poi effettivamente realizzato12. L’altro ambiente che Venturi riprodusse con atteggiamento “fotografico” è il salone cinquecentesco di Palazzo Avogadro, affrescato da Lattanzio Gambara. Lo fece in un quadro di sapore verista che ci mostra gente in attesa nel salone da cui si accedeva all’aula della Pretura, ospitata fino agli inizi del Novecento nel palazzo: ci sono il vecchio usciere, un carabiniere che sta portando via un condannato, avvocati attorniati dai clienti, due donne intente alla lettura e qualcuno che, per ingannare il tempo, osserva le figure dipinte sulle pareti. Non c’è comunque dramma; Venturi non ama alzare la voce né ha intenti di denuncia; gli piace, piuttosto, raccontare con un tono basso e quasi con parteci-

(10) Nel 1879, alla mostra organizzata dall’Associazione Arte in Famiglia a Palazzo Bar-gnani, Venturi aveva presentato, tra l’altro, uno Studio sopra un quadro di Meissonier (cat. n. 74), di cui non si conosce l’ubicazione attuale.(11) Lettera a Carlo Manziana, 29 luglio 1871.(12) AMAS, Cartella 9, Museo Patrio, lettera del 4 aprile 1879.

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pazione affettiva i piccoli eventi quotidiani di persone comuni, capitate quasi per caso in uno spazio reso solenne dall’arte del passato. Accanto a queste due tele vanno ricordati alcuni dise-gni, eseguiti con matita a punta fine dal tratto sottile, con vedu-te di Brescia, in cui ritroviamo la stessa attitudine all’indagine dello spazio architettonico, che col trascorrere del tempo sono diventati documenti preziosi del “volto storico” della città. Di Venturi si conoscono numerosi disegni che, per la maggior parte, sono studi fatti in preparazione di dipinti a olio; ma c’è un gruppo di fogli, dispersi in diverse collezioni e probabilmente provenienti da uno stesso album, che hanno compiu-tezza in sé. Vi sono raffigurati, in immagini nitide e precise, monumenti e vedute: la fontana della Pallata (cat. n. XXXXVIII), la facciata della chiesa di San Francesco (cat. n. XXXXIX), il campanile del monastero dei Santi Cosma e Damiano (cat. n. L), il Castello visto da Pontalto (cat. n. LI), il Tiro a segno alla Pusterla (cat. n. LII).Il capitolo, quantitativamente maggiore, nella produzione di Venturi è però quello dei ritratti, in cui, insieme a una notevole capacità di in-trospezione psicologica, l’artista mostra la volontà di innovare la tradi-zione adottando inquadrature anticonvenzionali, dall’alto verso il basso ad esempio, ed una pennellata che, pur mantenendosi sempre al di qua delle dissolvenze scapigliate, si fa moderna e si sfrangia nei tocchi di colore rapidi, nell’improvviso rilevarsi di un bianco intriso di luce che emerge da un colletto di pizzo, dalla manica di una camicia o dall’abi-to da sera di una dama adagiata su un sofà. Maestro, anche in questo ambito, era stato per lui Giuseppe Bertini, che nel ritratto, messa da parte ogni eredità purista, aveva percorso la strada della definizione realistica dei moti dell’animo, facendo i conti con la fotografia, ma per raggiungere un’espressività che oltrepassava quella della tecnica fotogra-fica. Venturi disdegnò tanto il ritratto ambientato quanto la collocazione del personaggio in spazi naturali aperti. Scelse fondi scuri, appena mossi dai decori delle tappezzerie, accomodò spesso i suoi soggetti sul seg-giolone barocco su cui aveva fatto sedere L’Innominato, li investì con luci di taglio e rivolse loro il suo sguardo malinconico. Ci sono nei ritratti un’assorta serietà e un patetismo sottile, manca il sorriso. Non ci si rife-risce qui alle prove più “ufficiali” come il Ritratto del dottor Felice Benedini

La pittrice (cat. n. 49)

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(cat. n. 71) o l’elegante Ritratto della contessa Paolina Calegari Torri (cat. n. 86), ma ai ritratti nati nell’intimità della famiglia o nella cerchia ristretta degli amici. Nell’Autoritratto (cat. n. 11) e nel Ritratto di Carlo Manziana da giovane (cat. n. 12), databili intorno al 1870, non vediamo alcunché della scanzonata personalità dei due amici quale emerge vivacissima dal-le lettere, ma un’espressione pensierosa e, nell’Autoritratto, già carica di consapevoli cupi presagi. Nello splendido ritratto di Annunciata Benedet-ti, moglie di Carlo Manziana (cat. n. 42), Venturi scelse un’impaginazio-ne classica e concentrò l’attenzione sul volto della donna, luminoso e compunto; al contrario, nel Ritratto della moglie (cat. n. 44), che avrebbe dovuto essere, nelle intenzioni dell’artista, un pendant del precedente e che però ha il carattere del non finito, raggiunse risultati assai moderni inquadrando la figura dall’alto e avvolgendola in una luce fioca e densa d’ombra, così che la donna, nerovestita ed esangue, sembra risucchiata nel fondo, fino quasi a scomparire. E c’è infine la serie dei ritratti delle sue bambine eseguiti alla soglia degli anni Ottanta, atto d’amore di un padre che si accingeva al definitivo congedo.Non molto praticato il paesaggio, al quale Venturi sembra essersi de-dicato, in particolare, dopo il suo ritorno a Brescia, forse sullo stimolo di un ambiente – siamo ormai negli anni Ottanta del secolo – più favorevole a questo genere che al fare grande della pittura di storia. Del primo periodo milanese conosciamo infatti solo due prove: il Pe-scarenico. Lago di Lecco (cat. n. 24) e il Lago di Ledro (cat. n. 32), in cui l’interesse dell’artista si appunta prevalentemente sullo studio degli effetti di luce sulla superficie dell’acqua lacustre. In Pescarenico, quasi un abbozzo fatto di pennellate rapide e larghe, la luce crepuscolare e le nubi che solcano il cielo creano un effetto notturno dove cielo, ac-qua e montagne si confondono in un grigiore plumbeo e la barchetta che solca silenziosa il lago – sarà la suggestione del luogo – sembra evocare atmosfere manzoniane, quasi un “addio monti” se non fosse per la scia di fumo che esce dalla ciminiera di un lontano battello a vapore. Agli ultimi anni va collocato invece un gruppo di opere in cui Venturi si avvicina al paesaggio bresciano e ce ne dà un’interpreta-zione originale. Sono Rustico (cat. n. 95), Il mulino (cat. n. 96), Pecore al pascolo (Paesaggio invernale) (cat. n. 97), Veduta del Castello dalla Conchi-glia (Veduta del Ronco) (cat. n. 98), Paesaggio di case sul lago d’Iseo (cat. n. 105) e Angelus (Pastore con le pecore davanti ad una santella; cat. n. 109), ai quali andrebbero aggiunti pochi altri titoli di opere note nella letteratura, ma attualmente di ubicazione ignota13. A caratterizzare il paesaggismo di Venturi sono la luce fredda e cristallina che spegne le

(13) Sono Case rustiche (olio su tela, 37 x 28 cm; cat. n. 110) e Ponte Alto (olio su tela, 50 x 71 cm; cat. n. 111) che figurano nel catalogo della Mostra della pittura bresciana dell’Ot-tocento del 1934, p. 275.

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ombre, la cromia chiara, le stesure compatte di colore, il sentimento, al solito, melanconico. Seppur attraverso questo numero limitato di prove, la sua lezione non passò inosservata tanto che se ne può ritro-vare traccia in Lombardi e nella prima produzione di Bertolotti.

Non è possibile tuttavia comprendere a pieno il ruolo e l’influenza che Roberto Venturi ha esercitato nell’ambiente artistico bresciano se non si ricordano altri aspetti della sua attività e, in particolare, l’in-coraggiamento a costituire, nel 1876, l’Associazione Arte in Famiglia, modellata sull’esempio della Famiglia Artistica milanese, di cui Venturi aveva fatto parte e che era sorta nel 1873, grazie alla volontà di Ve-spasiano Bignami, con il fine di offrire ai giovani artisti un aiuto mu-tualistico, fuori dall’Accademia, organizzando mostre, corsi, occasioni d’incontro, ma anche attività d’intrattenimento e momenti conviviali. A Brescia Arte in Famiglia ebbe il merito di promuovere mostre che consentivano di far conoscere al pubblico il lavoro degli artisti e di favorire la nascita di un mercato dell’arte, di gestire una scuola di disegno di figura e “studio del modello”, di facilitare rapporti di ami-cizia e di confronto tra gli artisti bresciani. Non meno importante fu il ruolo esercitato da Venturi come critico d’arte. Lo si vede nei molti riferimenti alle vicende artistiche milanesi contenuti nelle lette-re a Carlo Manziana (in particolare nella lettera in cui dà conto della Seconda Esposizione Nazionale di Brera 14), nelle due serie di articoli sull’Esposizione nazionale delle Belle Arti del 1877 a Napoli e sull’Espo-sizione di Brera del 1879 pubblicate su «La Sentinella Bresciana»15 e nell’intervento Considerazioni sul gusto pittorico de’ nostri tempi, tenuto nel 1883 all’Ateneo16.Va detto che Venturi non è il solo degli artisti bresciani a recensire mostre nazionali, inviando ampi resoconti che i quotidiani locali pub-blicavano a puntate. Lo fecero anche Modesto Faustini su «La Pro-vincia», nel 1877 dall’Esposizione di Napoli e nel 1883 dall’Esposizio-

(14) Lettera a Carlo Manziana, 5 agosto 1872, pubblicata in G. NICODEMI, Lettere del pittore Roberto Venturi a Carlo Manziana, in Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1935, Brescia, 1936, pp. 236-244.(15) R. VENTURI, L’esposizione artistica, in «La Sentinella Bresciana», 29 aprile 1877.R. VENTURI, L’esposizione artistica di Napoli, in «La Sentinella Bresciana», 5 maggio 1877.R. VENTURI, L’esposizione artistica di Napoli, in «La Sentinella Bresciana», 7 maggio 1877.R. VENTURI, L’esposizione artistica di Napoli, in «La Sentinella Bresciana», 9 maggio 1877.R. VENTURI, L’esposizione artistica di Napoli, in «La Sentinella Bresciana», 21-22 maggio 1877.R. VENTURI, L’Esposizione a Brera I, in «La Sentinella Bresciana», 24 settembre 1879.R. VENTURI, L’Esposizione a Brera II, in «La Sentinella Bresciana», 25 settembre 1879.R. VENTURI, L’Esposizione a Brera III, in «La Sentinella Bresciana», 26 settembre 1879.(16) R. VENTURI, Considerazioni sul gusto pittorico de’ nostri tempi, in Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1883, Brescia, 1883, pp. 72-78.

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ne Internazionale di Roma17, e Cesare Bertolotti che, sempre su «La Provincia», si occupò nel 1884 dell’Esposizione d’arte con-temporanea di Torino18; nasceva infatti in quegli anni nell’ambito della stampa nazionale una cri-tica d’arte “militante”, gestita in prima persona dagli stessi artisti, che trovava modo di far sentire la propria voce soprattutto in occasione delle esposizioni na-zionali, nate, dopo il 1861, per superare il chiuso regionalismo degli anni precedenti e favorire la nascita di una nuova arte capace di esprimere, in senso unitario, le aspirazioni del paese.

Roberto Venturi, in questi suoi interventi, si rivelò persona colta e informata, che sapeva usare una scrittura chiara e vivace per soste-nere posizioni nette in cui non è difficile ritrovare le linee di ten-denza del suo operare artistico. Il suo impegno di critico era tenuto in considerazione, come risulta anche dalle parole di Gaetano For-nasini nella commemorazione funebre dell’artista: «Critico sagace, egli portava nei giudizi d’arte una rara sottigliezza ed una originalità di punto di vista, che fanno lamentare non si sia più di proposito applicato a tale studio. Ragionevole ammiratore degli antichi, difen-deva strenuamente l’arte moderna in quanto essa ha di veramente grande e nuovo nel sentimento della forma e nella poesia del colore: e sdegnavasi contro chi non vede che decadenza nella pittura, lad-dove vi si riscontrano i segni palesi di un vitale rinascimento»19. Di particolare interesse è il discorso con cui Venturi intervenne all’adu-nanza del 18 marzo 1883 dell’Ateneo, pubblicato poi, in sintesi, sui Commentari dell’Ateneo di Brescia di quell’anno. Il tema era vasto e impegnativo. Venturi, presentando infatti ai soci le sue Considerazioni sul gusto pittorico de’ nostri tempi, si chiedeva per quali ragioni «l’arte moderna con tutte le sue manifestazioni di verismo intimo e pro-

(17) Modesto Faustini inviò a «La Provincia» sette articoli da Napoli, pubblicati dal 28 maggio al 16 giugno, e quindici articoli da Roma, pubblicati dall’1 febbraio al 9 aprile 1883. (18) Di Cesare Bertolotti «La Provincia» pubblicò 15 articoli dal 22 luglio al 28 ottobre 1884. (19) G. FORNASINI, Commemorazione funebre, in «La Sentinella Bresciana», 7 maggio 1883, pubblicata anche in In memoria di Roberto Venturi, Brescia, 1883.

Roberto Venturi

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fondo [ ] ormai accettata come indiscutibile segno di progresso dal fior fiore della cittadinanza e dai migliori pubblicisti non è medesi-mamente accettata dal grosso pubblico?» Al grande pubblico italiano rimproverava di andare in solluchero davanti ai soggetti leziosi, al bozzettismo manierato, e di «torcere il viso o per lo meno curarsi assai poco di un bel pezzo di vero, rude e possente, che dia una nota forte e originale e robusta, e costringa a pensare». Il suo ideale era dunque quello di un’arte realistica e impegnata che veniva indivi-duata in Francia, con scelte che forse oggi non condivideremmo, nei soggetti popolari e quotidiani di Courbet, negli esotismi truculenti di Henry Regnault, nel lavoro nei campi di Jules Breton, nelle scene di vita paesana e rurale di Jules Bastien-Lepage. Citava inoltre, per la pittura di storia, la rappresentazione scrupolosa della vita militare di Meissonier lodando la piccola tela, oggi al Museo d’Orsay, che raffigura La campagna di Francia 1814, «perché nessun pittore antico seppe con egual verità esprimere e que’ cavalli, dalle cui nari per la faticosa ritirata vedi uscire a larghe ondate la vita, e il dispetto, lo sconforto, la stanchezza de’ componenti il seguito del vinto conqui-statore»; Meissonier gli serviva inoltre per difendere l’uso da parte dei pittori del processo fotografico che consentiva di cogliere al volo gesti e movimenti istantanei: «è opinione del volgo falsa che la foto-grafia uccida la pittura: alla quale neppure i ritratti essa rapì. Li rapì ai pittori mediocri, non ai valenti, non all’arte». Tra gli italiani parlava di Michetti, per il quale aveva mostrato entusiasmo già in occasione della mostra di Napoli del 1877, dove era stato esposto Una proces-sione del Corpus Domini: «Michetti! Egli è un mago, uno stregone. Il suo quadro è un mistero, è una fantasmagoria. Al primo vederlo fa pensare ad un sogno; vi passate una mano sugli occhi. Credete di ve-dere, Dio sa, che buggerio. Noti che non c’è ombra di tutto ciò che è prammatica per pretendere un buon quadro. Non effetto di chia-roscuro, non ombre portate, mancanza di piani; ma c’è una trovata tanto originale, un colore tanto raffinatamente fine, una stramberia tanto pittorica da far ricordare o per meglio dire dimenticare le più belle cose del compianto Fortuny»20. Ricordava Domenico Morelli, che fu tra i primi da noi ad utilizzare modelli realistici all’interno di quadri di soggetto storico, Bernardo Celentano, ammirando il suo I dieci che si recano al Consiglio, Federico Faruffini, un artista con cui ebbe molta affinità21. In conclusione, auspicando che l’Italia potesse

(20) R. VENTURI, L’esposizione artistica, in «La Sentinella Bresciana», 29 aprile 1877.(21) Lo sottolineano in occasione della Mostra della pittura bresciana dell’Ottocento, nel 1934, Enrico Somarè: «Il suo temperamento ha qualche analogia col temperamento di Federico Faruffini: vi si nota una foga e una fierezza similari, un impeto corrispondente, la stessa inclinazione a rompere il chiaroscuro con una bella botta di colore» (E. SOMARÈ, La mostra della pittura bresciana dell’Ottocento, in «Brescia», a. VI, aprile 1934, p. 15) e Gior-

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riprendere nell’arte il posto che le spettava, Venturi confidava in un progetto di stampo riformista: «ristaurata la pubblica ricchezza, dato maggiore svolgimento alla istruzione letteraria e alla critica artistica, abolite le tasse sulle pinacoteche e sui musei, assodato l’ordinamen-to politico e allontanati i pericoli delle perturbazioni sociali, rese frequenti le pubbliche mostre, si potrà indirizzare il popolo a quel maggior gusto dell’arte ch’esso già palesò nell’epoca di Pericle in Grecia e nel millecinquecento in Italia». Era il suo testamento spirituale. Di lì a poche settimane, il 5 maggio 1883, la tisi pose fine alla sua breve vita. Roberto Venturi era stato sul-la scena dell’arte per un quindicennio appena. Troppo poco forse per esprimere appieno le sue potenzialità, ma non per lasciarci il segno forte del suo valore ed il sogno di un’arte colta e popolare, moderna e vera.

gio Nicodemi, che parla di Venturi: «intento a ricercare le interpretazioni della tecnica moderna nel quadro storico con uno spirito affine a quello di Faruffini» (G. NICODEMI, La pittura bresciana dell’Ottocento, in «Emporium», vol. 80, n. 475, 1934, p. 39).

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1919

bIoGRAFIALuigi Capretti

Roberto Venturi nacque a Milano il 25 aprile 1846 dal bresciano Ga-etano e dalla comasca Carolina Faroni. Il padre, di benestante famiglia borghese, ad altro ramo della quale appartennero personaggi di un certo rilievo (come il naturalista Carlo Antonio, mecenate dell’Istituto Musicale che prese il suo nome), si era trasferito a Milano per motivi di lavoro, probabilmente intorno al 1840, e là morì nel 18651. A Brescia comunque la famiglia conservava casa, parentela e amicizie.

Il figlio Roberto rimase, sia come uomo che come artista, diviso a metà tra Mi-lano e Brescia. A Milano visse fino a 29 anni. Là ebbe luogo interamente la sua formazione artistica: ebbe modo di frequentare l’Accademia di Brera2 pre-cocemente e per lunghi anni e di com-pletare gli studi nel 1870 sotto la guida del professor Giuseppe Bertini, rino-mato interprete della pittura di sog-getto storico, che continuò a seguirlo anche negli anni successivi. Ebbe come compagni di corsi il bresciano Bortolo Schermini (1841-1896) e il gardesa-no Andrea Fossati (1844-1919). Negli stessi anni a Brera studiavano Modesto Faustini e Achille Glisenti, con i quali restò legato da uno strano rapporto

in cui si alternarono reciproca stima, gelosia, collaborazione, elogi e critiche maligne.Lungo tutti gli anni di studio (dal 1863 al 1874) espose nelle annuali mostre di Brera3, riportando diversi premi, a cominciare dalla medaglia di rame del 1863 per lo Studio del portico che cinge il Lazzaretto. Come allievo dell’Accademia partecipò al concorso triennale bandito nell’anno 1870, sviluppando il tema assegnato: Giovanni Bellini, fingendosi un nobile veneto, si fa ritrarre dal pittore Antonello da Messina onde potere così scoprire la nuova maniera di dipingere ad olio, che quell’artista aveva appreso da Giovanni da Bruges. Il saggio eseguito gli valse il premio di 2.000 lire; inoltre gli fu

(1) Comune di Brescia, Anagrafe Storica.(2) Accademia di Brera, Registri di iscrizione.(3) M.P.[ENOCCHIO], Roberto Venturi in Verso l’arte. Artisti bresciani a Brera nell’800 (a cura di R. FERRARI, S. IACOBELLI, M. PENOCCHIO), Brescia, 2009, pp. 249-254.

Roberto Venturi con gli amiciManziana (1871)

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commissionata l’esecuzione di un dipinto con soggetto L’Innominato. “e se c’è quest’altra vita…!”, che lo impegnò fortemente nei due anni successivi, fino a che lo presentò nel 1872 all’Esposizione Nazionale delle opere di Belle Arti di Milano (entrambe tali opere sono nel patrimonio di Brera4).Nel contempo affiancava, come già nei primi anni di attività, a questi lavori più impegnativi una produzione di ritratti e di dipinti di genere per una clientela privata, appartenente alla buona società sia di Brescia che di Milano, in cui viveva immerso.Una vivida immagine della vita di società che Venturi conduceva in que-sto ambiente emerge dalle lettere5 che egli scrisse a Brescia all’amico fraterno Carlo Manziana (eccellente pittore dilettante; Brescia 1849-1925) negli anni 1870-1875, solo in piccola parte pubblicate da Nicode-mi nel 1935 sui Commentari dell’Ateneo e citate da Anelli6. Nella raccolta conservata dagli eredi compaiono anche alcune lettere degli anni 1877-1882, scritte in occasione di viaggi fuori Brescia.Con tono sempre scherzoso, egli fa la cronaca della sua attività di studio e di professione, della sua vita sentimentale, di viaggi e vacanze, dei rap-porti con i padroni di casa e con le famiglie milanesi amiche. E scherzoso riesce ad essere anche quando racconta dei suoi gravi problemi di salute, delle disavventure della madre in casa di riposo e delle liti con il tutore della madre che egli sospetta di gestione disonesta dei beni (delle cui rendite pare che vivesse più che dei pro-venti dell’arte).Divertenti sono anche le “vi-gnette” che egli disegna per arricchire la narrazione, e bellissimo è un ritratto del-la moglie schizzato a penna. Di particolare interesse per conoscere l’ambiente artisti-co dell’epoca sono i racconti delle giornate trascorse tra la-voro e divertimento all’Acca-demia, nello studio di Bertini, in quello di pittori amici, o al Circolo della Famiglia Artistica.La consultazione delle lettere è stata molto utile anche per rivedere la

(4) S. REBORA, schede nn. 754 e 755 in Pinacoteca di Brera. Dipinti dell’Ottocento e del Nove-cento. Collezioni dell’Accademia e della Pinacoteca, tomo II, Milano, 1994, pp. 676-679.(5) Archivio Manziana, Brescia.(6) L. ANELLI, Il paesaggio nella pittura bresciana dell’Ottocento, Brescia, 1984, p. 45 (nota).

Roberto Venturi, ritratto della moglie (1872)

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datazione dei dipinti, poiché in esse l’artista riferisce dettagliatamente i suoi progetti e lo sviluppo dell’esecuzione, anche grazie a schizzi; si può quindi capire come alcune opere abbiano avuto una gestazione di anni, e altre siano state oggetto di modifiche e di repliche. È documentata inoltre la partecipazione ad esposizioni nazionali ed internazionali.In molte lettere Venturi racconta all’amico le novità dei teatri milanesi, dove frequenta spettacoli di teatro, opera e operetta; ma i racconti più divertenti sono quelli delle serate nelle case degli amici, dove la passione per il teatro si manifesta in partecipazione attiva alla reci-ta e al canto. Talvolta è lui stesso autore di qualche commediola, in stile tra goliardico e scapigliato, il testo autografo di una delle quali è conservato nell’archivio degli eredi Manziana insieme alle lettere.Altro particolare curioso che si ap-prende da diverse lettere è la col-laborazione tra Venturi e Manziana nell’esecuzione di qualche dipinto, in occasione delle reciproche visi-te; vi si parla anche di progetti di collaborazione col pittore Rober-to Fontana. E si legge di scambi di opere con un altro amico, il pittore Francesco Rovetta.Da Milano Venturi teneva informati gli amici bresciani, un po’ chiusi nel loro ambiente provinciale, sulle novità del mondo artistico milanese. Anche se non aderiva alle avanguardie (dato che alla più retriva tradizione acca-demica contrapponeva una pittura romantica ormai già superata), esaltava però il verismo e guardava alla Scapigliatura con interesse, sia pure diffiden-te: di Cremona nel 18727 scriveva: «O che son matto io, o che è matto lui», mentre nel 18738 ne dichiarava splendidi i ritratti.Dalle lettere che commentano le esposizioni milanesi del 1872 e 1873 (delle quali egli fu anche tra gli organizzatori) appariva ancora molta ammirazione per la grande pittura di storia, ma tanto più nella moder-na interpretazione di Fattori, e soprattutto per la scuola napoletana di Morelli e Cammarano; dei bresciani che esponevano a Brera giudicava severamente9 come superati Joli e Ferrari, mentre mostrava simpatia, ma scarsa stima, per Schermini.

(7) Lettera a Manziana del 5 settembre 1872.(8) Lettera a Manziana del 27 agosto 1873.(9) Lettera a Manziana del 5 settembre 1872.

Autografo di Venturi per una recitatra amici (1872)

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Nel frattempo egli si sposava nel 1872 con Adele Albonico, di buona famiglia di Como, mantenendo casa a Milano, nonostante l’insofferenza per il clima della città, che aggravava i sintomi della tubercolosi di cui era già da tempo ammalato. Cercò sollievo in viaggi e vacanze: in Tirolo, in Liguria con i bresciani Manziana e Soncini (ma il paesaggio marino parve non interessarlo), spesso a Grandate (Como) a casa della moglie e a Urago Mella nella casa dei Manziana.Infine i problemi di salute lo convinsero a trasferirsi definitivamente a Brescia, nonostante il dispiacere di lasciare a Milano in casa di riposo la madre vedova. Nell’aprile del 1875 traslocò, prendendo in affitto appartamento e studio al numero 967 di contrada Sant’Afra (tratto sud dell’attuale via Crispi). Successivamente si trasferì a Mompiano, dove nacque un figlio e lui stesso morì. Dai documenti anagrafici10 risulta una residenza in via Conchiglia, nome allora dato alla zona della attuale via Pisacane, verso via San Rocchino. Quindi per Mompiano non si deve intendere l’attuale zona, ma solamen-te il comune del suburbio, allora autonomo, che si estendeva a nord del colle Cidneo; infatti appaiono ripresi dalla zona di San Rocchino (detta allora anche Ponte Alto) alcuni disegni e un dipinto di paesaggio.

A Brescia si inserì subito attivamente nell’ambiente, partecipando con sette opere già nell’agosto dello stesso 1875 alla Esposizione di archeologia preistorica e belle arti organizzata dall’Ateneo. Lo stesso fece per le successive esposizioni del 1879 e del 1882 organizzate

(10) Comune di Brescia, Anagrafe Storica.

Roberto Venturi, paesaggio da “Mompiano”

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dall’Ateneo insieme alla Società Arte in Famiglia. La nascita di questa Società a Brescia nel dicembre del 1876 fu anzi un frutto del trasferi-mento di Venturi, che (come si trova scritto nei documenti11) «primo propugnò la fondazione della Società» e ne fu attivo organizzatore nei primi anni, insieme a Carlo Manziana e Andrea Cassa. Chiaramente egli trasferiva in questo modo a Brescia l’esperienza milanese della Famiglia Artistica alla cui nascita nel 1873 aveva pure partecipato. La sua attività ebbe nel 1878 anche il riconoscimento dell’accettazione come socio dell’Ateneo.Naturalmente non perse i contatti con l’ambiente milanese e con-tinuò ad esporre a Milano alle mostre di Brera (nel 1877 e 1878) e alla Esposizione Nazionale del 1881. Ma la sua attività espositiva non si limitava a Milano e Brescia. Già nel 1872 esponeva alla Promotrice di Belle Arti di Venezia e nel 1874 mandava opere a Torino (Miche-langelo davanti alla porta del Ghiberti) e anche a Londra, sia pure con scarso successo. Un caso particolare di successo all’estero fu invece la commissione da parte del nobile russo generale Schuwaloff di una replica del suo Innominato, che fu spedita a San Pietroburgo nel 187312. La sua occasione più importante fu nel 1877 l’Esposizione nazionale di Napoli, dove il suo Fanfulla da Lodi lascia il convento di San Marco fu premiato, provocando un commento alquanto acido dell’invidioso amico Faustini nelle sue cronache dalla mostra sulla «Provincia di Brescia»13. D’altra parte, Venturi era stato il primo a commentare poco generosamente la Sanfelice di Faustini nelle corrispondenze mandate da Napoli alla «Sentinella Bresciana»14; e si ripeté nel 1879 criticando l’Odalisca di Faustini nelle sue crona-che15 dall’Esposizione a Brera (nelle quali invece lodava Lombardi). Nel 1878 riprovò l’esperienza internazionale presentando la stessa opera a Parigi, mentre nel 1880 propose per la prima volta all’Espo-sizione Nazionale di Torino il Fanfulla da Lodi al sacco di Roma, frutto di studi durati anni (ora l’opera è alla Pinacoteca Tosio-Martinengo, insieme ad alcuni bozzetti preparatori). Compì una parte di questo lavoro a Firenze, nei mesi a cavallo tra 1879 e 1880, ospite dell’ami-co Achille Glisenti, lavorando nel suo stesso studio. Una posizione di prestigio ebbe l’opera anche alla Prima esposizione artistica inter-nazionale di Roma del 1883.

(11) ASBs, Fondo Ateneo, Carte Manziana, Busta 152.(12) Lettera a Manziana del 22 aprile 1873.(13) M.F[AUSTINI], Esposizione nazionale delle Belle Arti a Napoli. Impressioni di un artista. IV, in «La Provincia di Brescia», 6 giugno 1877.(14) R. VENTURI, L’esposizione artistica di Napoli, in «La Sentinella Bresciana», 7 maggio 1877.(15) R. VENTURI, L’Esposizione a Brera III, in «La Sentinella Bresciana», 26 settembre 1879.

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Probabilmente agli ultimi anni vissuti a Brescia sono da attribuire al-cune prove molto interessanti di paesaggio, in cui compare il pano-rama dei dintorni a nord della città. Dato che non si hanno notizie negli anni 1881-1883 di altre importanti opere del genere storico, si può ipotizzare che, o per influenza degli amici bresciani paesaggisti o per stanchezza causata dalla malattia, la sua attività si fosse ripiegata sul genere meno impegnativo, per il quale non aveva mai dimostrato interesse nei suoi scritti.Quasi a lasciare un testamento della sua concezione dell’arte, Ventu-ri tenne all’Ateneo bresciano nel 1883, pochi mesi prima di morire, una lettura di Considerazioni sul gusto pittorico de’ nostri tempi16, in cui esprimeva la sua passione per l’arte moderna, non capita dal grande pubblico (che ancora prediligeva i «prodotti dell’arte zuccherina lisciata collo sfumino e colla raspa» e i soggetti della pittura di ge-nere), benché finalmente accettata dal «fior fiore della cittadinanza» nelle «sublimi sue manifestazioni di verismo intimo e profondo». Però lo faceva in modo alquanto contraddittorio, proponendo come esempio Courbet per il «vero, rude e possente, che dia una nota forte e originale e robusta, e costringa a pensare», ma esaltando poi la pittura storica di Meissonnier e citando come autori di grande pittura religiosa del suo tempo l’accademico Delaroche insieme al romantico Morelli. E del resto ammetteva che «l’arte moderna ha in certe sue investigazioni d’originalità e mania d’individualismo esal-veato un tantino».La malattia lo portò a morte prematura a soli 37 anni, il 5 maggio 1883. Il suo ricordo restò vivo tra i colleghi bresciani, alcuni dei quali (in particolare Cesare Bertolotti) si consideravano suoi allievi; a dimostrazione della stima nutrita verso di lui, la Società Arte in Famiglia e l’Ateneo di Brescia vollero nel 1898, in occasione delle celebrazioni del Moretto, acquisire alla Pinacoteca Tosio Martinen-go il suo importante dipinto Fanfulla da Lodi al sacco di Roma17. La sua opera fu riportata all’attenzione del pubblico dalla Mostra della pittura bresciana dell’Ottocento del 1934, dove fu esposta una tren-tina di suoi dipinti; una parte di questi, di proprietà della figlia Ada, passarono poi per donazione o per vendita ai Civici Musei. Nel 1979 alcuni dipinti e molti disegni preparatori furono esposti nell’unica mostra monografica, dedicatagli dalla Galleria UCAI a cura di Lu-ciano Anelli18, mentre alcuni ritratti apparvero nella mostra Brescia postromantica e liberty del 1985.

(16) R. VENTURI, Considerazioni sul gusto pittorico de’ nostri tempi, in Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1883, Brescia, 1883, pp. 72-78.(17) ASBs, Fondo Ateneo, Busta 43, Fascicolo 98.(18) L. ANELLI (a cura di), Roberto Venturi (1846-1883), catalogo della mostra (Brescia, Centro Artistico Culturale «Piccola Galleria UCAI»), Brescia, 1979.

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le opeRe In moStRA

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4 - La morte di Aldobrando Aldobrandini sul Ponte Vecchio a Firenze1863-1865

Olio su tela, 45,5 x 55,5 cmBrescia, collezione privata

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10 - Monaca al pozzo1869-1870

Olio su cartone, 58 x 41,5 cmBrescia, collezione privata

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11 - Autoritratto1870

Olio su tela, 50 x 35 cmBrescia, Civici Musei d’Arte e Storia

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12 - Ritratto di Carlo Manziana da giovane1870

Olio su cartone, 37,5 x 30,5 cmBrescia, collezione privata

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13 - Michelangelo davanti alle porte del Ghiberti a Firenze1870

Olio su tela, 49 x 39 cmBrescia, collezione Gustavo Bertoglio

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19 - La modella1871

Olio su cartone, 41 x 30 cmVilla Carcina, collezione privata

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23 - Nudo femminile di schiena1871-1873

Olio su cartone, 44,5 x 32 cm Brescia, Civici Musei d’Arte e Storia

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31 - L’ Innominato 1873

Olio su tela, 44 x 32 cmBrescia, collezione privata

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32 - Lago di Ledro 1873

Olio su tela, 45 x 74 cmRemedello, collezione privata

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42 - La signora Annunciata Benedetti Manziana1874

Olio su tela, 92 x 72 cmBrescia, collezione privata

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43 - Signora sul divano1874

Olio su cartone, 30 x 22 cmBrescia, collezione privata

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44 - Ritratto della moglie1874

Olio su tela, 92 x 74 cmBrescia, Civici Musei d’Arte e Storia

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45 - Ritratto della cognata Irene Albonico1874-1875

Olio su tela, 92 x 63 cmRemedello, collezione privata

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50 - La lettera (Una buona notizia. Confidenze)1874

Olio su tela, 64 x 52,5 cmBrescia, collezione privata

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51 - Giovanni Bellini, fingendosi un nobile veneto, si fa ritrarre dal pittore Antonello da Messina onde potere così scoprire la nuova maniera di dipingere ad olio,

che quell’artista aveva appreso da Giovanni da Bruges1875

Olio su tela, 85 x 120 cmMilano, collezione dottor Francesco Rizzolini

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56 - Ritratto di uomo con fez rosso1875-1877

Olio su tela incollata su tavola, 48,5 x 37,5 cmBrescia, collezione privata

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57 - Ritratto di uomo seduto con fez rosso1875-1877

Olio su cartone, 58 x 41,5 cmBrescia, collezione privata

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64 - Violoncellista1875-1879

Olio su cartone, 38,5 x 26 cmCastenedolo, collezione privata

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65 - Ritratto di Ninì Manziana1876

Olio su tela, 40 x 24,5 cmBrescia, collezione privata

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69 - Cimarosa (Concerto di Cimarosa) 1878-1879

Olio su cartone, 28 x 20 cm Brescia, Civici Musei d’Arte e Storia

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79 - Profanazione della sepoltura di Giulio II1879-1880

Olio su tela, 26 x 44 cmBrescia, collezione privata

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80 - Congiura1879-1880

Olio su cartone, 29 x 22 cmBrescia, collezione privata

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81 - Fanfulla al sacco di Roma1879-1880

Olio su tela, 90 x 68,3 cm Brescia, Civici Musei d’Arte e Storia

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82 - Fanfulla al sacco di Roma1879-1880

Olio su cartone, 56 x 43 cm Brescia, Civici Musei d’Arte e Storia

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83 - Fanfulla al sacco di Roma1879-1880

Olio su tela, 40 x 30 cmCastenedolo, collezione privata

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84 - Fanfulla al sacco di Roma1880

Olio su tela, 201 x 144 cm Brescia, Civici Musei d’Arte e Storia

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85 - San Pietro1880-1882

Olio su cartone, 46,5 x 31,5 cm Civici Musei d’Arte e Storia

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86 - Ritratto della contessa Paolina Calegari Torri1880

Olio su tela, 133 x 90 cm Nigoline, palazzo Torri

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90 - Il nastro rosso (Ritratto di bambina con fiocco rosso)1880-1882

Olio su tela, 36 x 27,5 cmBrescia, collezione privata

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91 - Ritratto della figlia Irene1880-1882

Olio su tela, 50 x 36 cm Brescia, Civici Musei d’Arte e Storia

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94 - Ritratto di bambina (Teresita Mussato)1881

Olio su tela incollata su cartone, 44 x 27 cmBrescia, collezione Antonio Ballerio

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95 - Rustico1881-1882

Olio su tela, 76 x 50 cmConcesio, collezione privata

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97 - Pecore al pascolo (Paesaggio invernale)1881

Olio su tela, 36 x 53 cmBrescia, collezione privata

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98 - Veduta del Castello dalla Conchiglia (Veduta del Ronco)1881

Olio su tela, 64,5 x 96,5 cmBrescia, collezione privata

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100 - Si aspetta udienza (La vecchia Pretura)1882

Olio su tela, 74 x 106 cmBrescia, collezione privata

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105 - Paesaggio di case sul lago d’Iseo1882

Olio su tela incollata su cartone, 23,5 x 40,5 cm Brescia, collezione Antonio Albrici

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107 - Studio per una testa maschile (Autoritratto)1882-1883

Olio su carta, 15 x 17,5 cmRemedello, collezione privata

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108 - Ritratto di fanciulla con il pizzo bianco1883

Olio su tela, 50,5 x 38 cmBrescia, Civici Musei d’Arte e Storia

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109 - Angelus (Pastore con le pecore davanti ad una santella)1882-1883

Olio su tela, 48 x 68 cmBrescia, collezione privata

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AppARAtI

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3 - Agguato al Visconti sul ponte dell’Arno a Firenze1863-1865Olio su tela, 20 x 24 cmRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 29Bibliografia: Bonamenti, 1972, pp. 80-81; Anelli, 1979, p.n.n.; E.C.S., 1979; Spiazzi³, 1979; Anelli, 1981, pp. 181 e 186; Anelli, 1984, p. 43 (nota); Anelli¹, 1985, p. 52; Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 294; Fappani, 2005, pp. 355-356; Anelli, 2007, p. 492

Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Irene Albonico, cognata di Roberto Venturi.

*4 - La morte di Aldobrando Aldobrandini sul Ponte Vec-chio a Firenze1863-1865Olio su tela, 45,5 x 55,5 cmIn basso a sinistra, in rosso: R VenturiBrescia, collezione privata

Il bozzetto presenta una variazione sul tema del preceden-te, ma sul retro della tela si trova l’abbozzo di un ritratto femminile sul quale è stata posta la sigla VR ed è incollata un’etichetta con il titolo dell’opera, trascritto dal proprie-tario, in cui si fa riferimento ad Aldobrando Aldobrandini e non al Visconti.

5 - Atrio della basilica di Sant’Ambrogio1865Ubicazione ignotaEsposizioni: Milano, 1865Bibliografia: Esposizione…, 1865, p. 6; P.[enocchio], 2009, p. 250

opeRe pIttoRIcHe

1 - Studio del portico che cinge il Lazzaretto1863Ubicazione ignotaEsposizioni: Milano, 1863Bibliografia: Atti…, 1863, p. 41; Esposizione…, 1863, p. 7; Anelli, 1981, p. 179; Anelli, 1984, p. 38; P.[enocchio], 2009, pp. 249-250

L’opera fu premiata con una medaglia di rame al concor-so per la copia di un monumento durante l’anno scolastico 1863 nella Scuola di prospettiva di Luigi Bisi all’Accademia di Brera.

2 - Ritratto di giovane (copia da Moroni)1863-1865Olio su tela, 60,5 x 50,5 cmRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 3Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 79; Anelli, 1979, p.n.n.; Spiazzi³, 1979; Anelli, 1981, p. 181; Anelli, 1984, p. 43 (nota); Anelli¹, 1985, p. 52; Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 294; Fappani, 2005, pp. 355-356; Anelli, 2007, p. 492

Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Irene Albonico, cognata di Roberto Venturi. Il ritratto di Moroni è conservato alla Pinacoteca di Brera (n. 89), dove è entrato nel 1862.

cAtAloGodelle opeReLuigi Caprettie Francesco De Leonardis

Con l’asterisco sono indicate le opere esposte in mostra.

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*10 - Monaca al pozzo1869-1870Olio su cartone, 58 x 41,5 cmIn basso a destra, di traverso sul pavimento: R. VENTURIBrescia, collezione privata Esposizioni: Brescia, 1979, n. 32Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 76; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, pp. 180-181; Anelli, 1984, p. 43 (nota); Anelli¹, 1985, p. 52; Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 294; Fappani, 2005, pp. 355-356; Anelli, 2007, p. 492

*11 - Autoritratto1870 Olio su tela, 50 x 35 cmBrescia, Civici Musei d’Arte e Storia, Inv. 1083Esposizioni: Brescia, 1934, n. 266

6 - Redentore benedicente (copia da Raffaello)1866Ubicazione ignota

Il 19 maggio 1866 Roberto Venturi chiese alla direzione della Pinacoteca Tosio l’autorizzazione a copiare all’olio il Gesù Na-zareno di Raffaello Sanzio (ASBs, Fondo Ateneo, Busta 188).

7 - Germanico1867Ubicazione ignotaEsposizioni: Milano, 1867Bibliografia: Atti…, 1867, p. 54; Esposizione…, 1867, pp. 6-7; P.[enocchio], 2009, pp. 249-250

L’opera fu premiata con una medaglia d’argento al concorso dell’anno scolastico 1867 all’Accademia di Brera. In una nota nel catalogo dell’esposizione si specifica che si tratta della copia di una «statua scoperta nel 1792 fra le rovine della basilica di Gabio».

8 - Nudo virile1868-1869Olio su cartone, 60 x 40 cmRemedello, collezione privataBibliografia: Atti…, 1868, p. 49; Atti, 1869, p. 101; Anelli, 1981, p. 186

Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Irene Albonico, cognata di Roberto Venturi.

9 - La Sacra Famiglia in viaggio per l’Egitto1869Ubicazione ignotaEsposizioni: Milano, 1869Bibliografia: Atti…, 1869, p. 95; P.[enocchio], 2009, p. 249

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*13 - Michelangelo davanti alle porte del Ghiberti a Firenze1870Olio su tela, 49 x 39 cmBrescia, collezione Gustavo Bertoglio Bibliografia: Bonamenti, 1972, pp. 91-92; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, p. 187

È il bozzetto dell’opera esposta a Milano e a Torino nel 1870. Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Ada Venturi.

14 - Michelangelo davanti alle porte del Ghiberti a Firenze1870Ubicazione ignotaEsposizioni: Milano, 1870, n. 62; Torino, 1870

Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 51; Due legati…, 1958; Bona-menti, 1972, p. 106; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, p. 193; Anelli, 1984, pp. 43-44 (note) e 293-294 (ill.); Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 295; Lucchesi Ragni, Stradiotti, Anelli, 1985, pp. 211-212; Stradiotti, 1989, p. 206; Fappani, 2005, p. 356

La datazione dell’autoritratto è suggerita dal confronto con un’immagine fotografica dell’artista, che lo ritrae in-sieme a Carlo e Annunciata Manziana, realizzata a Milano presso lo studio di Leonida Pagliano nei primi anni Settan-ta del XIX secolo. Il dipinto è pervenuto nelle collezioni civiche nel 1958 in ragione del legato di Ada Venturi, figlia del pittore.

*12 - Ritratto di Carlo Manziana da giovane1870Olio su cartone, 37,5 x 30,5 cmBrescia, collezione privata Esposizioni: Brescia, 2002 Bibliografia: Anelli¹, 2002, p. 32

Venturi parla del ritratto di Carlo Manziana in due let-tere del 1873, da cui si deduce che sono passati tre anni dall’esecuzione. Scrive l’1 novembre: «L’altro giorno diedi un occhiata al tuo ritratto, sembra di legno e di matto-ne; che orrore e sì sono appena tre anni!». Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Carlo Manziana.

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Il soggetto estratto a sorte per il concorso proviene da Le meraviglie dell’arte ovvero Le vite degli illustri pittori veneti di Ridolfi, in particolare dalla “vita” di Giovanni Bellini, in cui si racconta: «Aveva il Bellino seguendo il costume de’ passati artefici lavorato a tempera, fin tanto che apprese il modo di dipingere a oglio portato a Venezia da Antonello da Messina. [...] Veduto che ebbe Giovanni quella nuova maniera di dipingere, nel quale appariva certa unione e sfumatezza de’ colori, che non si praticava a tempera, né sapendo imaginarsi il modo tenuto da Antonello s’in-trodusse in sua casa sotto il titolo di gentilhuomo con invenzione di farsi ritrarre, poiché vestendo la toga ve-neta restò quello facilmente ingannato: onde senza alcun riguardo pose mano al lavoro, e osservando Giovanni, che di quando in quando intingeva il pennello in olio di lino, venne in cognizione del modo da lui osservato». Venturi, dal maggio al luglio 1870, lavorò alacremente al dipinto, che il 5 di luglio fu esaminato dalla commissione giudica-trice, formata da Casnedi, De Maurizio e Pietrasanta, che «si trovò d’accordo nel commentare l’evidenza e la natu-ralezza con cui è reso il soggetto. Essa ebbe pure parole di lode per la generale intonazione e per certa aria trasfusa nell’ambiente rappresentato, che dà un certo distacco alle figure e agli accessori [...]; il disegno è abbastanza corret-to e manifesto in ogni parte l’intento, sebbene non sem-pre raggiunto, di corrispondere alle esigenze del tema». I commissari sottolinearono però anche alcuni difetti: «Il fondo è troppo frastagliato, l’effetto è alquanto slegato, i fabbricati in lontananza sono tinteggiati con toni ana-loghi a quelli di alcune parti della camera, gli accessori, quantunque in complesso bene trattati, vi sono introdotti con poca sobrietà, per cui ne appariscono sacrificate le figure, le teste dei due artisti sono poco geniali, e quella di Antonello si scosta per l’acconciatura dei capelli e per la forma dei mustacchi dal carattere dei tempi, ed è piccola in proporzione alla figura, e la tinta del pavimento manca in qualche parte all’effetto, specialmente dei toni rossi dei panni delle figure, e infine il modo generale della esecu-zione pecca di durezza e minuziosità» (Milano, Archivio dell’Accademia di Brera, Tea G IV 20; i documenti sono riportati nella scheda di Sergio Rebora). L’episodio di Giovanni Bellini che visita lo studio di Antonel-lo, narrato da Ridolfi, è stato trattato anche da altri artisti nel corso dell’Ottocento e ne parla il saggio di Gioacchino Barbera nel catalogo della mostra delle opere di Antonello da Messina tenuta a Roma nel 2006, in cui ampio spazio è dato all’opera di Venturi. Tra i materiali dell’artista presso gli eredi si conservano uno schizzo dell’opera e un gruppo di sei disegni preparatori. Venturi replicò il dipinto nel 1875 (si veda n. 51) in una tela di minori dimensioni che in passato si riteneva, erroneamente, un bozzetto realizzato durante il concorso del 1870 (lettere a Carlo Manziana del dicembre 1874 e aprile 1875).Una qualche fortuna ebbe anche nel XIX secolo un altro epi-sodio della vita di Antonello, narrato da Vasari, che riferisce di una visita del pittore siciliano all’atelier di Van Eyck a Bruges. A questo proposito, qualche confusione deve essere insorta in passato nella definizione del catalogo delle opere di Ro-berto Venturi, perché, a partire da un articolo di E. Pasini su «Primavera» nel 1935, si comincia a scrivere di un Van Eyck e Antonello da Messina come se fosse un dipinto diverso da quello realizzato per il concorso di Brera.

Bibliografia: Esposizione…, 1870, p. 14; De Gubernatis, 1889, p. 541; Pasini, 1935, p. 23; Bonamenti, 1972, p. 92; Coman-ducci, 1974, p. 3407; Anelli, 1979, p.n.n.; Spiazzi³, 1979; Anel-li, 1981, pp. 179, 181, 186 e 187; Anelli, 1984, p. 43 (nota); Anelli¹, 1985, p. 52; Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 294; Fappani, 2005, pp. 355-356; Anelli, 2007, p. 492; P.[enocchio], 2009, p. 250

De Gubernatis scrive che il dipinto, oggi disperso, fu ac-quistato nel corso dell’esposizione torinese. L’opera è documentata da una fotografia d’epoca, conservata tra i materiali dell’artista presso gli eredi, insieme ad un gruppo di sei disegni preparatori e ad una fotografia del portale.

15 - Giovanni Bellini, fingendosi un nobile veneto, si fa ritrarre dal pittore Antonello da Messina onde potere così scoprire la nuova maniera di dipingere ad olio, che quell’artista aveva appreso da Giovanni da Bruges1870Olio su tela, 100 x 129 cmMilano, Pinacoteca di Brera, n. 754 (Reg. Cron. 6507)Esposizioni: Milano, 1870Bibliografia: Esposizione…, 1870, p. 6; Fornasini, 1883; Gal-lia, 1883, p. 102; De Gubernatis, 1889, p. 541; Esposizione…, 1898; Bignami, 1900, p. 78; Malaguzzi Valeri, 1908, p. 374; Pa-sini, 1935, p. 23; Thieme, Becker, 1940, p. 218; Bonamenti, 1972, pp. 83-85; Mascherpa, 1973, p. 58; Comanducci, 1974, p. 3407; Anelli, 1979, p.n.n.; Spiazzi³, 1979; Anelli, 1981, pp. 179 e 186; Anelli, 1984, p. 43 (nota); Anelli¹, 1985, p. 52; Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 294; Rebora, 1994, pp. 676-678; Agosti, Ceriana, 1997, p. 21; Fappani, 2005, pp. 355-356; Barbera, 2006, pp. 116-118; Anelli, 2007, p. 492; P.[enocchio], 2009, p. 249La fotografia è pubblicata “su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali”.

Un’esauriente trattazione delle modalità del concorso di Milano del 1870 è nella scheda di Sergio Rebora in Pinaco-teca di Brera. Dipinti dell’Ottocento e del Novecento. Collezioni dell’Accademia e della Pinacoteca, tomo II, Milano, 1994, pp. 676-679, a cui si rimanda. Venturi vinse con quest’opera la medaglia d’oro e il primo premio del concorso trienna-le di pittura dell’Accademia di Brera che consisteva nella somma di 2.000 lire per l’esecuzione di un dipinto che gli venne commissionato dall’Accademia (L’Innominato, n. 28).

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17 - Ciociarina1871-1875Olio su cartone, 32,5 x 47,5 cmIn basso a destra: Due Soci Brescia, collezione privata

I “due soci” sono da identificare in Roberto Venturi e Rober-to Fontana (Milano, 1844-1907) sulla base di un’annotazione di Giuseppe Manziana in un inventario manoscritto di opere della collezione Manziana, conservato presso gli eredi. Dalle lettere di Venturi a Carlo Manziana risulta che Fontana, che era stato com-pagno di studi di Venturi a Brera ed era amico di entrambi, lavora-va insieme a loro nella realizzazione di dipinti. L’olio è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Carlo Manziana.

18 - Gabinetto della Pinacoteca Tosio a Brescia1871Ubicazione ignotaEsposizioni: Milano, 1871, n. 336; Venezia, 1872Bibliografia: Esposizione…, 1871, p. 36; P.[enocchio], 2009, p. 250

Dalle notizie contenute nelle lettere a Carlo Manziana emerge che la realizzazione dell’opera fu assai tormentata con cor-rezioni, ripensamenti e rifacimenti, del resto non inusuali nel modo di lavorare dell’artista. Il 29 luglio 1871 scrive all’amico: «Ma a proposet te se nagot? La tua maggetta, che ghè sul qua-dret della galleria Tosio, l’ha trovà compagnia; sigura; g’ho fa su una figuretta de donna appoggiata alla preja in mez ai du vas de Napoleon, che disegna giò la statua e mi ha fa de modella la nneuda della sciora Majoni vestida de rosa; gho fa d’una part una poltronina bleu e peu gho fa el paviment a parché, tutt’in-semma el quadret l’è minga pu inscì monoton, el rosa el fa fin», inserendo nel testo uno schizzo della nuova figura femminile: «la figuretta lìè press’a poc inscì! L’è minga nanca sto bella!»

16 - Santa Chiara (La monaca di Cracovia)1871Olio su tela, 55 x 46 cmIn alto a sinistra, in nero: R. Venturi. 1871Brescia, collezione privata Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 96; Anelli, 1984, p. 43 (nota); Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 295; Fappani, 2005, p. 356

Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla colle-zione di Carlo Manziana. In un inventario di opere della collezione, la tela compare con il titolo Santa Chiara di Roberto Venturi accanto ad un San Francesco, di cui non si conosce l’ubicazione attuale. L’artista così ne parla in una lettera spedita all’amico da Milano il 12 gennaio 1872: «Mi dirai se hai messo a posto la mia monaca di Cracovia, se è in cornice, se sta bene ...!?», facendo pro-babilmente riferimento scherzoso alla vicenda di Barbara Ubryk, la religiosa polacca tenuta segregata in una cella per 21 anni, che appassionò l’Europa in quegli anni e che in Italia fu fatta conoscere da Gaetano Sanvittore in La monaca di Cracovia, testo pubblicato a Milano dall’editore Battezzati nel 1869. La santa/monaca di Venturi è però assai lontana dalle immagini truculente ispirate alla vi-cenda di Barbara Ubryk, la “sepolta viva”. La mancanza dell’aureola fa ritenere che possa trattarsi di una figura di genere, come La monaca al pozzo (n. 10), piuttosto che di un’immagine sacra.

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Un probabile riferimento al ritratto è nella lettera del 24 no-vembre 1871: «Il prof. Bertini gentilmente vuole ch’io termini il mio quadro, ancora nella sua scuola, ........ eh, non c’è male. Lo studio ha cambiato aspetto, ben lavato pulito, quieto, con degli scolari nuovi che sembrano persone pulite .... ! A giorni comincerò il quadro, e non subito perché la poltrona dell’in-nominato è occupata da una modella calabrese, fin da prima la mia venuta. Mi sono accinto intanto a copiarla anch’io.»

20 - Ritratto di donna (Ciociara)1871-1873Olio su cartone, 37 x 30 cmBrescia, collezione privataBibliografia: Orlandi, 2002, p. 20

21 - Ritratto di giovane donna (Fanciulla bionda)1871-1873Olio su cartone, 37 x 30 cm

Il quadro venne inviato nel 1872 a Venezia per un tentativo di vendita poi fallito. Esposto in quella città, fu ritirato e nel marzo 1874 Venturi vi mise nuovamente mano per ricavarne una nuova versione con l’intenzione di inviarlo alle esposi-zioni di Milano e di Torino: «Punto primo il quadretto della galleria Tosio, che ad ogni costo voglio mandare a Torino, mi tiene occupato tutta la giornata disponibile, immaginati che pel 14 del mese venturo dev’essere già là. Vi ho intarsiate dentro due figurette che mi do la pretesa di voler fare elegantissime pressapoco così.

Il soggetto sarebbe i commenti ad una lettera o semplice-mente la lettera. Ho cancellato perfettamente le figure di prima e queste le feci su di altro telaino a parte ove copio il fondo tenendolo più basso di tono e senza la statua ed i vasi di Sèvres; vedrai che miglioramento» (lettera del 9 marzo 1874). La versione finale con il titolo La lettera è al numero 50.

*19 - La modella1871Olio su cartone, 41 x 30 cmIn basso a sinistra: R Venturi 1871Villa Carcina, collezione privataBibliografia: Anelli2, 2005, p. 62

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Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 50; Bonamenti, 1972, p. 116; Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 295; Stradiotti, 1989, p. 206; Fappani, 2005, p. 356

Il dipinto è stato acquistato dal Comune di Brescia dalla figlia del pittore, Ada Venturi, nel 1934 dopo l’esposizione alla Mo-stra della pittura bresciana dell’Ottocento (Verbale di acqui-sto n. 81, P.G. 24453, 26/10/1934 in AMAS, Cartella 25).

24 - Pescarenico. Lago di Lecco1871-1875Olio su tela incollata su cartone, 23 x 34 cmRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 50Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 104; Anelli, 1979, p.n.n.; E.C.S., 1979; Spiazzi³, 1979; Anelli, 1981, p. 182; Anelli, 1984, pp. 46 e 257; Lonati², 1985, p. 295; Fappani, 2005, p. 356

Sono frequenti i soggiorni di Roberto Venturi sul lago di Como, dove risiedevano i parenti della madre e dove conob-be Adele Albonico, da lui sposata nel 1872. Il dipinto è perve-nuto agli attuali proprietari dalla collezione di Irene Albonico, cognata di Roberto Venturi.

25 - Ritratto della signora Annunciata Benedetti Manziana1872Olio su tela, 43 x 33 cmBrescia, collezione privata Bibliografia: Anelli, 1984, p. 73

Brescia, collezione privata Esposizione: Brescia, 1934, n. 277 Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 51

Il ritratto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Ada Venturi, figlia dell’artista.

22 - Donna romana1871-1873Olio su cartone, 30,5 x 21,5 cmBrescia, collezione privata

Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione del pittore Francesco Rovetta.

*23 - Nudo femminile di schiena 1871-1873Olio su cartone, 44,5 x 32 cmBrescia, Civici Musei d’Arte e Storia, Inv. 558Esposizioni: Brescia, 1934, n. 260

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chiamare i buontemponi e sarebbe pressapoco così. Sareb-bero uomini in costume 600 che han terminato un siba-ritico pranzo. Stanno attorno ad un caminone con fuoco e contano le storielle. Fuori un’aria grigia di neve». Nella stessa lettera accenna anche ad un’altra idea inserendo nel testo due schizzi sommari. Non si sa se i dipinti vennero poi effettivamente realizzati.

28 - L’Innominato. “e se c’è quest’altra vita!” (dal libro dei “Promessi Sposi” di A. Manzoni)1872Olio su tela, 130 x 98 cmIn basso a destra: R. VenturiMilano, Pinacoteca di Brera, n. 755 (Reg. Cron. 6554)Esposizioni: Milano, 1872, n. 514Bibliografia: Yorick, 1872, p. 1; Seconda Esposizione…, 1872, p. 58; Sguardo…, 1872, p. 1; Gallia, 1883, p. 102; De Gubernatis, 1889, p. 541; Bignami, 1900, p. 78; Malaguzzi Valeri, 1908, p. 374; Bonamenti, 1972, pp. 97-98; Mascherpa, 1973, p. 58; Coman-ducci, 1974, pp. 3407 e 3409 (ill.); Romanticismo storico, 1974, p. 58; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1984, p. 43 (nota); Anelli¹, 1985, p. 52; Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 294; Mazzocca, 1985, p. 92; Rebora, 1994, pp. 678-679; Fappani, 2005, p. 356; Anelli, 2007, p. 492; P.[enocchio], 2009, p. 250 La fotografia è pubblicata “su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali”.

Un’ampia trattazione delle modalità del concorso è nella scheda di Sergio Rebora in Pinacoteca di Brera. Dipinti dell’Ot-tocento e del Novecento. Collezioni dell’Accademia e della Pina-coteca, tomo II, Milano, pp. 676-679, a cui si rimanda. Molti riferimenti al lento percorso creativo dell’opera si trovano nelle lettere di Venturi a Carlo Manziana. Il 29 luglio 1871 l’artista scrive all’amico: «E l’innominato ... ? Gho paura chel vaga minga mal, quell’omettin fin quel mago de Bertini l’è minga malcontent! All’innominato gho faa du occ che fa spavento; una faccia tra el balos el galantomen (daj daj); du barbisonn alla spagnola, un pistolon che l’è un gappolavoro, insomma l’ho ruffianaa su minga maa per el gileron ho copia de vun che m’ha imprestà ol mago, de pel de dant». Il lavoro

È un primo ritratto, a mezzo busto, di Annunciata Benedetti, che il 21 luglio 1871 aveva sposato Carlo Manziana. In una lettera del 7 novembre 1872 Roberto Venturi afferma di non volere alcuna ricompensa per l’opera di cui ha fatto dono all’amico: «Mi fai ridere con quel = parlarom po ne? pel ritratto dell’Annunciata. Non vale la pena discorrerne per quel bel co che l’è! E poi ne abbiamo noi delle obbli-gazioni...!». Nel 1871 Venturi aveva eseguito alcuni ritratti per la famiglia Benedetti, in particolare di Luigi Benedetti, padre di Annunciata: «Sono lieto che i Sig. Benedetti siano contenti de miei lavori; dirai loro che al ritratto di Bigio facesse bisogno qualche ritocco, a Pasqua mi farò premura di farlo». Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Carlo Manziana.

26 - Ritratto del capitano Borghetti1872Ubicazione ignota

L’opera risulta da una lettera del 4 luglio 1872: «Mi favorirai dire se al capitano Borghetti è piaciuto il ritratto».

27 - I buontemponi1872Matita e acquerello su carta, 17,5 x 23,5 cmBrescia, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 61Bibliografia: Anelli, 1981, p. 182

Venturi parla dell’intenzione di realizzare un quadro di ge-nere in costume seicentesco in una lettera a Carlo Man-ziana del 29 febbraio 1872: «voglio metterti a parte delle idee dirò così pittoriche che mi frullano pel cervello. Io avrei intenzione (non so se te lo dissi) di far un quadro in costume di genere. Avrei due soggetti, uno si potrebbe

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*31 - L’Innominato 1873Olio su tela, 44 x 32 cmSul retro: la sigla VR Brescia, collezione privata

Questa seconda replica, di più piccole dimensioni, dell’Innomina-to venne iniziata nell’autunno 1873: «Ora faccio conto di met-termi a pitturare sul serio! L’innominato ha incominciato ieri dunque vedi che non hai più il diritto di darmi del ligosso».

*32 - Lago di Ledro 1873Olio su tela, 45 x 74 cmSul retro della tela: schizzi di figure a carboncinoRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 49Bibliografia: Anelli, 1979, p.n.n., E.C.S., 1979; Anelli, 1981, p. 182; Anelli, 1984, pp. 45 e 257; Anelli², 1985, p. 249; Lonati², 1985, p. 295; Fappani, 2005, p. 356

È probabile che l’artista abbia realizzato il paesaggio non me-diante l’osservazione diretta della natura, ma rielaborando immagini del lago di Ledro conosciute attraverso le opere di Francesco Rovetta, che nel 1873 era stato con Giovan Batti-sta Ferrari a dipingere nella valle trentina. Si conosce infatti un Lago di Ledro di Francesco Rovetta, datato 1873, presso-ché identico a quello di Venturi, ed è difficile stabilire quale sia l’opera originale e quale la copia. Il dipinto viene “citato” inol-tre da Venturi nel suo La pittrice (1874, n. 49), dove compare,

procede poi, tra molte indecisioni e ripensamenti , per essere ultimato e presentato all’Esposizione del 1872. Nella prima-vera del 1872 Venturi modifica sensibilmente le dimensioni della figura e, inserendo uno schizzo nel testo della lettera, annuncia: «In vece di fare la figura intiera a metà del vero, la faccio mezza, grande al vero tagliando il quadro come vedi. Ha acquistato il cento per uno. Avevo incominciato un stu-dietto abbastanza bene; ma per migliorarlo l’ho sfutato aveva intenzione di fartene un presente! Transeat!»; insoddisfatto della testa del personaggio, studia possibili varianti: «Ho lavo-rato 15 giorni per fare uno studio a parte della testa, ma con mia somma sorpresa anzi balonite, mi sento a dire che va me-glio ancora il primo. Parò el finirò, sta quiet». Quando il dipin-to viene finalmente esposto, Venturi non è soddisfatto della collocazione dell’opera: «Il mio quadro è sacrificato», scrive il 29 agosto 1872. «Oltre all’essere in cattiva luce è presso a quello di Pagliano che è bellissimo ed immenso! Io sono molto avvilito, checchè ne dicano i miei amici, e l’appendicista del Corriere di Milano che, in fallo, lo fece notare al pubblico per opera di Pagliano stesso. Se tu vedessi come è diventato piccino e senza effetto». In mostra Venturi raccoglie le lodi degli amici: «Oh che brutta figura vi faccio abbenchè il Car-cano, il Puricelli, il Ruspini, il Barbaglia mi abbiano caricato talmente di lodi col volermi far credere che a loro piaccia di più il mio de’ quel di Pagliano» (5 settembre 1872); ma anche la stroncatura di Yorick: «Anche il signor Roberto Venturi si è provato a dipingere in una gran tela la figura sola dell’In-nominato che sul punto di incrudelire contro sé stesso e di abbandonare violentemente questo mondo di miserie e di affanni vede scorgere innanzi a’ suoi occhi il terribile proble-ma: e se c’è un’altra vita!... Che l’Innominato del signor Venturi non si lasci scoraggiare da quella meschina considerazione. Si ammazzi pure tranquillamente e lasci da parte la filosofia in articulo mortis. Chi sa!... Se c’è un’altra vita, è forse quella in cui i quadri dipinti a quel modo trovano lode o favore nelle pubbliche mostre, o io m’inganno a partito, o in questa vita mortale, coll’arte come s’intende oggidì, le figure come la sua passano per molto brutte figure. Provi nel mondo di là. C’è il caso di far fortuna e strappare il premio a un giurì d’oltre-tomba». Il dipinto ebbe comunque discreta fortuna e Venturi ne ricavò, in seguito, almeno un paio di repliche.

29 - L’Innominato 1873Ubicazione ignota

Nel novembre 1872 Venturi ricevette la commissione per una nuova versione del dipinto da parte del conte generale russo Pierre Schuwaloff, che trasferì l’opera nella sua colle-zione di St. Petersburg: «Quel tal sig.re Russo ha accettata la mia proposta più le spese pagate. A giorni incomincio di nuovo un altro Innomiciucemel» (7 novembre 1872). La tela, pagata 1.500 lire, fu inviata in Russia nell’aprile 1873.

30 - Studio dal vero1873Ubicazione ignotaEsposizioni: Milano, 1873, n. 85Bibliografia: Esposizione…, 1873, p. 12; P.[enocchio], 2009, p. 250

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Acquerello su carta, 25,5 x 17,5 cmIn basso a destra: R VenturiBrescia, collezione privata

L’acquerello proviene dalla collezione di Carlo Manziana e un probabile riferimento è nella lettera del 15 gennaio 1873: «A proposito domani sera s’incomincia la scuola del costume alla quale mi sono ascritto io pure. Se mi riescirà qualche acquerel-lo un po’ discreto mi farò un dovere di fartene un presente».

35 - Signora con ventaglio1873-1874Acquerello su carta, 26,5 x 18 cmIn basso a sinistra, a matita: VenturiBrescia, collezione privata Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 139

36 - Contadina seduta1873-1874Acquerello su carta, 27 x 19 cmIn alto a sinistra: VRBrescia, collezione privata

alle spalle della figura femminile, sulla parete di fondo in alto a sinistra. Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Irene Albonico, cognata di Roberto Venturi.

33 - Ritratto di uomo con berretto neroOlio su tela, 46,5 x 35 cmIn basso a sinistra, in rosso: R. VenturiBrescia, collezione privata

34 - Signora in costume nero1873

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39 - Ritratto in costume carnevalesco1874Acquerello su carta, 23 x 16,5 cmBrescia, Civici Musei d’Arte e Storia, Inv. 278

Non è nota la provenienza dell’opera che sul passepartout (ora rimosso) recava la scritta: R. Venturi 874.

40 - Signora di spalle (Irene Albonico)1874-1875Acquerello su carta, 23 x 17,5 cmRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 25Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 138; Anelli, 1981, p. 181; Fap-pani, 2005, p. 356

Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Irene Albonico, cognata di Roberto Venturi.

37 - Contadinella (Figura femminile in costume carat-teristico)1873-74Acquerello su cartaIn basso a destra: VR Brescia, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 48Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 138; Anelli, 1981, p. 182

38 - Testa di giovinetto1873-1874Acquerello su carta, 22 x 16 cmIn basso a destra, in matita: VRBrescia, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 22Bibliografia: Anelli, 1981, p. 181

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Pasini, 1935, p. 23; Boselli, 1954; Spataro, 1964, p. 952; Bona-menti, 1972, p. 95; Comanducci, 1974; pp. 3407 e 3409 (ill.); Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, p. 193; Anelli, 1984, pp. 43-44 (note) e 73-74 (ill.); Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 295; Lucchesi Ragni, Stradiotti, Anelli, 1985, p. 212; Fappani, 2005, p. 356

A due anni di distanza dal primo, speditamente abbozza-to, Venturi realizzò un nuovo ritratto di Annunciata Be-nedetti Manziana, più impegnativo e compiuto. Incomin-ciò a lavorare nel novembre 1873 e terminò nell’estate dell’anno successivo: «Il suo ritratto è quasi finito; final-mente ho trovato un fondo a tappezzeria verdognola che può andare. Non so se devo ordinare la cornice, oppure aspettare non conoscendo le tue intenzioni e quelle del tuo caro padre. Mi darai istruzioni in proposito» (30 giugno 1874, lettera a Carlo Manziana). Venturi che, in precedenza, aveva chiesto di poter esporre il ritratto a Milano a “pendant” con quello della moglie Adele, rinun-ciò al proposito dichiarandosi insoddisfatto della riuscita del volto: «All’Esposizione non vorrei più esporlo non essendo la testa modellata ancora come vorrei io». Il di-pinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Carlo Manziana.

*43 - Signora sul divano1874Olio su cartone, 30 x 22 cmIn basso a destra, in matita: R VenturiBrescia, collezione privata

41 - Paggio che muove una tenda1874-1875Olio su cartone, 13 x 9 cmRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 59Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 115; Anelli, 1981, p. 182; Fap-pani, 2005, pp. 355-356

Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Irene Albonico, cognata di Roberto Venturi. In Bonamenti compare con il titolo Paggetto.

*42 - La signora Annunciata Benedetti Manziana1874Olio su tela, 92 x 72 cmIn basso a destra: Venturi VRBrescia, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1934, n. 261 Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 50; Nicodemi, 1934, p. 39;

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Remedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 27Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 105; Anelli, 1979, p.n.n.; E.C.S., 1979; Spiazzi³, 1979; Anelli, 1981, pp. 181 e 193; Anelli, 1984, p. 44 (nota); Lonati², 1985, p. 295; Fappani, 2005, pp. 355-356

Come il Ritratto della moglie (n. 44) anche quest’opera non è finita nello sfondo e presenta alcuni pentimenti nella figura. Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Irene Albonico, cognata di Roberto Venturi.

46 - Ritratto in costume del Settecento1874-1875Olio su tela, 24,5 x 18 cmIn basso a sinistra, in rosso: R.V.Brescia, collezione privata

47 - Il pittorello1874-1875Olio su tela incollata, 30,5 x 16,5 cmIn basso a sinistra, in rosso: una sigla poco chiaraRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 46Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 75; Anelli, 1979, p.n.n.; Spiazzi³, 1979; Anelli, 1981, p. 182; Anelli, 1984, p. 43 (nota);

*44 - Ritratto della moglie1874Olio su tela, 92 x 74 cmBrescia, Civici Musei d’Arte e Storia, Inv. 1078Bibliografia: Due legati…, 1958; Bonamenti, 1972, p. 135; Anelli, 1981, p. 193; Anelli, 1984, p. 43 (nota); Lonati¹, 1985, p. 275; Lucchesi Ragni, Stradiotti, Anelli, 1985, p. 214; Stradiotti, 1989, p. 206; Fappani, 2005, pp. 355-356

Il ritratto è pervenuto nelle collezioni civiche nel 1958 in ragione del legato di Ada Venturi, figlia del pittore. Può esse-re l’opera che Venturi intendeva esporre a Milano nel 1874, insieme al ritratto di Annunciata Benedetti Manziana (n. 42) che ha le stesse dimensioni: «Ora sarei a domandarti - scrive all’amico il 15 febbraio - un permesso e sarebbe quello di lasciarmi mettere all’esposizione di Milano il ritratto della tua Annunciata che a miei amici d’arte piace molto. Anzi ti confesserò essere stati i medesimi che mi consigliarono a far ciò. Avrei intenzione di fare un pendant con quello dell’Adele e metterli all’Esposizione ambidue ... Che ne dici?» Abbando-nata l’idea, l’artista probabilmente lasciò la tela non finita.

*45 - Ritratto della cognata Irene Albonico1874-1875Olio su tela, 92 x 63 cm

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1872 e Venturi la comunicò in una lettera del 14 dicem-bre all’amico Carlo Manziana: «Del mio quadro posso dirti poco e farti niente. È un lavoro tutto basato sull’esecuzione perché il soggetto è nullo. Una giovinetta che si fa il ritratto nello specchio per l’amante – si deve vedere la faccia della giovinetta nello specchio; v’aggiungerò una bambina o due che tralasciano di giocare per osservare esse pure». Vi la-vorò poi per tutto il 1873, affrettandosi a terminarlo nel gennaio 1874 per poterlo inviare all’Esposizione Universale di Londra che apriva nell’aprile di quell’anno. L’opera do-veva infatti superare l’esame di una commissione istituita dall’Accademia di Brera: «Il mio quadro che non voleva più andare a Londra ora si è incaponito di volerci andare. Un avviso dell’Accademia piuttosto conciso m’avea imposto di presentare il quadro in Segreteria pel 16 passato. Io che grullo non avea pensato che dopo lo si potea riprendere e continuarlo essendo la spedizione ad un mese dopo, non lo presentai perché non finito; allora quei dell’Accademia alzarono la voce, io risposi in tono e la conclusione fu che Bertini venne a vederlo a nome anche della commissione esaminatrice perché la presentazione nel 16 (!) si riferiva alla visita dei lavori se ammissibili o no. Bertini fu contento del mio lavoro salvo qualche piccola menda da correggere sicché ora lavoro come un ... gambero a finirlo per Lon-don!» (23 gennaio 1874). Le speranze di vendere il quadro in Inghilterra andarono deluse e La pittrice ritornò in Italia nel 1875.

*50 - La lettera (Una buona notizia. Confidenze)1874 Olio su tela, 64 x 52,5 cmBrescia, collezione privata Esposizioni: Milano, 1874, n. 471; Torino, 1874; Brescia, 1875, n. 2Bibliografia: Esposizione…, 1874, p. 48; Didymo, 1875; Esposi-zione di archeologia…, 1875, p. 262; Bonamenti, 1972, p. 141; Anelli, 1984, p. 43 (nota); P.[enocchio], 2009, p. 250

L’opera, ricomparsa in un’asta recente, costituisce la versione definitiva del dipinto n. 18 del 1871 con le modifiche corri-spondenti a quanto descritto nelle lettere.

Anelli¹, 1985, p. 52; Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 294; Fappani, 2005, pp. 355-356; Anelli, 2007, p. 492

È noto un dipinto pressoché identico nel soggetto, ma di dimensioni leggermente diverse, di Francesco Rovetta.

48 - Socrate1874-1875Acquerello su carta, 27 x 18 cmRemedello, collezione privataBibliografia: Bonamenti, 1972, p. 138

Anche in questo caso si conosce un identico soggetto dipin-to da Francesco Rovetta

49 - La pittrice1874Olio su telaUbicazione ignotaEsposizioni: Londra, 1874; Milano, 1877, n. 268; Brescia, 1879, n. 8 Bibliografia: Esposizione…, 1877, p. 20; Esposizione di Belle Arti, 1879, p. 197; Gioani, 1879

Anche questo dipinto, che è documentato da una fotogra-fia d’epoca conservata tra i materiali dell’artista presso gli eredi, ebbe una lunga gestazione. La prima idea risale al

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Gallia scrive: «abbellì le nostre sale nel 1873, con alcuni ritratti, fra i quali mi si ricolora graziosamente nella me-moria il viso di una bambina tutta raccolta e fisa nello studio.»

55 - Studi di figura1875Olio su tela, 60 x 50 cmIn basso a destra: VRBrescia, collezione privata

Nell’opera si nota, in alto a sinistra, uno studio del Ritratto di uomo seduto con fez rosso (n. 57).

*56 - Ritratto di uomo con fez rosso1875-1877Olio su tela incollata su tavola, 48,5 x 37,5 cmIn basso a destra, in nero: VRBrescia, collezione privata

*51 - Giovanni Bellini, fingendosi un nobile veneto, si fa ritrarre dal pittore Antonello da Messina onde potere così scoprire la nuova maniera di dipingere ad olio, che quell’artista aveva appreso da Giovanni da Bruges1875Olio su tela, 85 x 120 cmMilano, collezione dottor Francesco Rizzolini Esposizioni: Brescia, 1875, n. 1; Brescia, 1888; Brescia, 1934, n. 254 Bibliografia: Didymo, 1875; Esposizione di archeologia…, 1875, p. 262; Gallia, 1883, p. 102; Al Palazzo Martinengo, 1888; Mostra…, 1934, p. 50; Bonamenti, 1972, p. 86; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, p. 186; Rebora, 1994, p. 678; P.[enocchio], 2009, p. 250

L’opera non è il bozzetto del saggio milanese (n. 15), ma una replica, con alcune varianti e di dimensioni leggermente ri-dotte, che Venturi presentò nel 1875 a Brescia all’Esposizione dell’Ateneo. L’artista ne parla nella lettera a Carlo Manziana del dicembre 1874: «Ora mi sarebbe incomodo il viaggio essendo legato dagli affari Vacani e dalle solite mie lezioni dalla riproduzione [cancellato: “ripetizione”] del mio quadro Gian Bellin» e nella lettera dell’aprile 1875: «Sono quasi al termine della riproduzione del mio Gian Bellino riveduto e scorretto». Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Ada Venturi.

52 - Due ritratti d’uomo1875Dipinto a olioUbicazione ignotaEsposizioni: Brescia, 1875, nn. 4 e 5Bibliografia: Esposizione di archeologia…, 1875, p. 262

53 - Fontana1875Dipinto a olioUbicazione ignotaEsposizioni: Brescia, 1875, n. 6Bibliografia: Esposizione di archeologia…, 1875, p. 262

54 - Bambina che studia1875Dipinto a olioUbicazione ignotaEsposizioni: Brescia, 1875, n. 7Bibliografia: Esposizione di archeologia…, 1875, p. 262; Gallia, 1883, p. 102

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59 - Niccolò de’ Lapi1875-1877Olio su tela incollata su cartone, 29,5 x 23 cmIn basso a sinistra, in rosso (quasi illeggibile): VRBrescia, collezione privata Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 119; Anelli, 1979, p.n.n.

60 - Studio di frati 1875-1877Olio su cartone, 49 x 39 cmBrescia, collezione privata Sul retro: etichetta con il n. 29 e disegni di figure di monaciEsposizioni: Brescia, 1934, n. 267; Brescia, 1979, n. 43Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 51; Bonamenti, 1972, p. 103; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, pp. 182 e 188; Anelli, 1984, p. 43 e nota; Fappani, 2005, p. 356

È uno studio per La partenza di Fanfulla dal convento di San Marco (n. 61). Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Ada Venturi.

*57 - Ritratto di uomo seduto con fez rosso1875-1877Olio su cartone, 58 x 41,5 cmIn alto a destra, in rosso: VRBrescia, collezione privata

Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione del pittore Francesco Rovetta.

58 - Frate domenicano con figura dormiente 1875-1877Olio su tela, 23 x 32 cmBrescia, collezione privata Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 107; Anelli, 1979, p.n.n.

Il quadro è formato da due tele cucite insieme. Il soggetto del bozzetto va probabilmente riferito alle vicende di Fanfulla da Lodi, narrate da Massimo d’Azeglio nel Niccolò de’ Lapi, in particolare ai sonni agitati del personaggio che si è ritirato nel convento domenicano di San Marco a Firenze, ma freme per il desiderio di tornare a imbracciare le armi per difende-re la città assediata dagli Imperiali. Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Ada Venturi.

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Giuseppe Bertini ha giudicato positivamente l’abbozzo, si trasferisce nel giardino della Famiglia Artistica Milanese, dove trova lo spazio necessario: «Ho incominciato jer l’al-tro finalmente a lavorare nel quadrone in giardino della Famiglia Artistica. Vi si sta benone abbastanza tranquilli vicini non ve ne sono che a distanza, si fermano queste donnicciole sulle ringhiere a fare i loro commenti e tirano con tanto di cannocchiale il mio modello vestito da dome-nicano colla pipa in bocca» (22 aprile 1874). Al momento del trasferimento a Brescia di Venturi nei primi mesi del 1875 il Fanfulla non era probabilmente ancora finito e il lavoro deve essere rimasto interrotto fino al 1877, quando il quadro venne inviato a Napoli all’Esposizione Nazionale di Belle Arti, dove lo vide Modesto Faustini che ne scrisse in una corrispondenza, non priva di acredine, pubblicata su «La Provincia»: «Nella vicinanza del quadro del Maccari trovasi il fortunato Fanfulla del Venturi. Quadro e auto-re che m’immagino abbastanza conosciuti a Brescia. Ho detto fortunato non già per un sentimento di invidia, ma perché in realtà ebbe in tutto benigna la sorte fino ad un premio, che ad altri invece fu negato, non men degni di lui. Il quadro del Venturi è fatto da bravo artista, disegnato molto bene, succoso e vago di colore senza il concorso di colori smaglianti. Non passando in rassegna tutte le bellis-sime espressioni dei colleghi – il Fanfulla col suo ronzino sono il non plus ultra dell’umorismo. Il fondo del quadro non ha il merito delle figure, ma è caratteristico. S’io avessi appartenuto al giurì avrei dato il mio voto perché questo quadro venisse premiato».

62 - Ritratto di donna (Irene Albonico?)1875Olio su tela, 60 x 50 cmIn basso a destra: Roberto Venturi / 1875Brescia, collezione privataBibliografia: Mazza, 1983, p.n.n.

61 - La partenza di Fanfulla dal convento di San Marco1872-1877Olio su tela.Ubicazione ignotaEsposizioni: Napoli, 1877, n. 568; Parigi, 1878, n. 184Bibliografia: Catalogo…, 1877, p. 44; Faustini, 1877; Net-ti, 1877, p. 59; Exposition…, 1878, Dr. Chesomeldis, 1880; M.F.[austini], 1883; Fornasini, 1883; Gallia, 1883, p. 102; Espo-sizione…, 1898; Bignami, 1900, p. 78; Fanfulla…, 1903; p. 3; Bonamenti, 1972, pp. 101-102; Mascherpa, 1973, p. 58; Co-manducci, 1974; p. 3407; Anelli, 1979, p.n.n.; Spiazzi³, 1979; Anelli, 1981, pp. 182 e 186; Anelli, 1984, p. 43 (nota); Anelli¹, 1985, p. 52; Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 294; Fap-pani, 2005, pp. 355-356; Anelli, 2007, p. 492; P.[enocchio], 2009, p. 249

Il soggetto è preso da uno dei primi capitoli del Niccolò de’ Lapi di Massimo d’Azeglio, romanzo che l’artista ha più volte utilizzato come fonte d’ispirazione. La realizzazione del dipinto, che sembra maturare in un costante scambio d’idee con Carlo Manziana, risale al 1872, come si ricava dalla lettera del 13 luglio in cui Venturi scrive di un primo bozzetto al quale i due intendono lavorare insieme: «Uno dei giorni che precederanno la mia venuta [a Brescia] rice-verai il quadro del Fanfulla che ti spedirò. Incominceremo pieni di ardore artistico». Lo scrupolo di verità che carat-terizza il modo di operare di Venturi gli crea qualche pro-blema nel reperire una autentica veste domenicana: «Sappi pertanto che Giovedì 1 Agosto io arriverò a Brescia colla prima corsa e con tanto de vistit de domenigatto. Non puoi immaginarti la fatica che m’è costata il trovarlo. Ritenuto sempre che la tonaca fosse di lana pesante abbandonai l’idea di comperarlo alla sartoria del Teatro Scala e dopo lunghi pedonamenti lo imbroccai dal pittore Bussi segreta-rio della Società Belle Arti. Ma ahimè la pazienza invece di nera è bianca perché l’abito fu preso a Palermo. Intanto tu ti informerai dallo zio di Rovetta se la tonaca deve essere di lanetta leggera o pesante nei Domenicani di S. Mar-co, perché nel caso fosse leggera nel ripassare da Milano (perché se non te l’ho ancora detto te lo dico ora che ve-nendo a Brescia mi tocca ripassare da Milano) vado colle mie brave lire 20 franchi a comperare quello della Scala» (22 luglio 1872). Nel marzo 1873 Venturi intende comin-ciare la versione grande del quadro, chiede a Manziana di inviargli il bozzetto rimasto a Brescia e lo tiene costan-temente aggiornato sul procedere del lavoro, discutendo con lui diversi dettagli. Nella primavera del 1874, dopo che

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conseguenza sortire per far studi dal vero, mi faccia la gen-tilezza di spedirmi al mio domicilio qui sottoscritto lo stu-dio della finestra ch’egli tiene, cioè la finestra del suo studio ch’egli ha copiato con tinte così simpatiche; egli me lo spedi-rà subito nel modo ch’egli crederà più conveniente o ‘sotto fascia’ o che so io». Non è chiaro se volesse utilizzare la finestra nel Giambellino (n. 15) eseguito in quell’occasione; in realtà l’ambientazione di Rovetta ricomparve in una serie di opere, di cui questa è probabilmente la prima, ispirate al tema dei suonatori in costume del Settecento, caro a Meissonier, un artista ammirato da Venturi e dai suoi amici bresciani.

*65 - Ritratto di Ninì Manziana1876Olio su tela, 40 x 24,5 cmBrescia, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1934, n. 262 Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 50; Bonamenti, 1972, p. 111; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, p. 193; Anelli, 1984, pp. 43-44 (note); Lonati¹, 1985, p. 275; Fappani, 2005, p. 355

Ninì Manziana, figlia di Carlo e Annunciata Benedetti, nac-que nel novembre 1872; battezzata con il nome di Angela è conosciuta con il diminutivo Ninì. Il ritratto proviene dalla collezione di Carlo Manziana.

66 - Studio dal vero1878Ubicazione ignotaEsposizioni: Milano, 1878, n. 344Bibliografia: Esposizione delle opere…, 1878, p.n.n.

67 - L’ora del pasto 1878Ubicazione ignotaEsposizioni: Milano, 1878, n. 361Bibliografia: Esposizione delle opere…, 1878, p.n.n.

63 - Desdemona in preghiera1875-1879Olio su cartone, 21 x 16 cmIn alto a destra, in rosso: R. VenturiBrescia, collezione privata Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 117; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, p. 187; Fappani, 2005, p. 356

*64 - Violoncellista1875-1879Olio su cartone, 38,5 x 26 cmIn alto a sinistra, in rosso: RV Sul retro: etichetta con il n. 129Castenedolo, collezione privata Esposizioni: Brescia, 1934, n. 269 Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 51; Somarè, 1934, p. 15; Spata-ro, 1964, p. 952; Bonamenti, 1972, p. 113; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1984, p. 43 (nota); Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 295; Fappani, 2005, pp. 355-356

In una lettera a Carlo Manziana del 6 maggio 1870, Venturi chiese all’amico di inviargli un piccolo quadro di Francesco Rovetta raffigurante la finestra del suo studio: «Favorirai an-dare dal nostro amico Rovetta e dirgli che essendo io rin-chiuso in gabbia pel concorso triennale e non potendo per

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Brescia, Civici Musei d’Arte e Storia, Inv. 559Esposizioni: Brescia, 1934, n. 263 Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 50; Nicodemi, 1934, pp. 38 (ill.) e 39; Somarè, 1934, p. 15 (ill.); Bonamenti, 1972, p. 114; Anel-li, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, p. 187; Anelli, 1984, p. 43 (nota); Anelli¹, 1985, p. 52; Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 295; Stradiotti, 1989, p. 206; Fappani, 2005, pp. 355-356; Anelli, 2007, p. 492

Il dipinto, che è il bozzetto del n. 70, è stato acquistato dal Comune di Brescia dalla figlia del pittore, Ada Venturi, nel 1934 dopo l’esposizione alla Mostra della Pittura Brescia-na dell’ Ottocento (Verbale di acquisto n. 81, P.G. 24453, 26/10/1934 in AMAS, Cartella 25).

70 - Serenata di Cimarosa (Mandolinata)1879Olio su tela, 105 x 73 cmIn basso a sinistra, in rosso: R VenturiMilano, mercato antiquarioEsposizioni: Brescia, 1879, n. 7; Torino, 1880, n. 825; Milano, 1881, n. 331 Bibliografia: Erulus2, 1879; Esposizione di Belle Arti, 1879, p. 197; Gioani, 1879; IV Esposizione…, 1880, p. 103; Catalogo…, 1881, p. 137; Esposizione…, 1881, p. 109; Notizie d’arte, 1881; Gallia, 1883, p. 102; Necrologio4, 1883; Bignami, 1900, p. 78; Bonamen-ti, 1972, p. 140; Comanducci, 1974; p. 3407; Anelli¹, 1985, p. 52; Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 295; Fappani, 2005, p. 356; Anelli, 2007, p. 492

È passato in asta presso “Il Ponte casa d’aste” nel 2011. Sul retro cartiglio dell’Esposizione Nazionale di Belle Arti Milano 1881.Gallia scrive: «E la tela, a cui diede il nome di Mandolinata, mostrata a noi nel 1879, fu trascelta uno de’ premi nella lot-teria della esposizione milanese due anni fa».

68 - San Faustino a cavallo (studio da Moretto)1878Olio su cartone, 32 x 24,5 cmRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 4Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 77; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, p. 181; Anelli, 1984, p. 43 (nota); Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 294; Fappani, 2005, pp. 355-356

Roberto Venturi ha tratto la figura di san Faustino a cavallo dalle ante del Moretto, realizzate insieme a Floriano Ferra-mola nel 1518 per l’organo del Duomo Vecchio di Brescia ed ora conservate in Santa Maria in Valvendra a Lovere. Le ante furono esposte a Brescia alla mostra di arte antica cu-rata dall’Ateneo nel 1878. Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Irene Albonico, cognata di Ro-berto Venturi.

*69 - Cimarosa (Concerto di Cimarosa)1878-1879Olio su cartone, 28 x 20 cm

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73 - Costumi di Collio in Valtrompia1879Dipinto a olioUbicazione ignotaEsposizioni: Brescia, 1879, n. 1Bibliografia: Esposizione di Belle Arti, 1879, p. 197; Erulus², 1879; Gallia, 1883, p. 103

74 - Studio sopra un quadro di Meissonier1879Dipinto a olioUbicazione ignotaEsposizioni: Brescia, 1879, n. 2Bibliografia: Esposizione di Belle Arti, 1879, p. 197; Gioani, 1879; Gallia, 1883, p. 103

75 - Studio di una sala antica1879Dipinto a olioUbicazione ignotaEsposizioni: Brescia, 1879, n. 3Bibliografia: Esposizione di Belle Arti, 1879, p. 197; Erulus¹, 1879

Erulus scrive: «L’interno di sala antica del Venturi riproduce a meraviglia quell’aria di abbandono, quell’ambiente di sito chiuso e trascurato da lungo tempo. Il pittore ha cercato di ravvivare la scena mettendovi un paio di sedie e due ma-schiettine incipriate che si complimentano presso il vano di una finestra; ma questi artificii non valsero a cancellare l’impressione mesta da lui ricevuta alla vista dell’originale e trasfusa viva ed ingenua sulla tela.»

76 - Tre ritratti1879Dipinto a olioEsposizioni: Brescia, 1879, nn. 4, 5, 6Bibliografia: Esposizione di Belle Arti, 1879, p. 197

77 - Baccante (Cleopatra)1879-1880Olio su tela, 44 x 29 cm

71 - Ritratto del dottor Felice Benedini1879Olio su tela, 51 x 41 cmIn alto a sinistra, in rosso: Venturi Milano, collezione privata

Il dottor Felice Benedini (Brescia, 1811-1883) è raffigurato con il nastrino, al bavero della giacca, della Legion d’onore che gli fu conferita da Napoleone III dopo la battaglia di Sol-ferino in virtù della sua assistenza come medico ai soldati francesi feriti. Felice Benedini eseguì per la prima volta a Brescia nel 1847 un taglio cesareo portando a guarigione la madre; combatté l’epidemia di colera nel 1855 sostenendo, tra i primi, la tesi della trasmissibilità del morbo da per-sona a persona e ne diede conto in Sul colera di Brescia nell’ anno 1855: cenni medico-istorici, pubblicato nel 1856. Fu socio dell’Ateneo.

72 - Ritratto di vecchio1879-1882Olio su tela, 59 x 45 cmIn basso al centro, in rosso: V.RBrescia, collezione privata

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*80 - Congiura1879-1880Olio su cartone, 29 x 22 cmIn basso a destra, in marrone: VRBrescia, collezione privata Esposizioni: Brescia, 1934, n. 271 Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 51

Nel dipinto Roberto Venturi ha raffigurato il portale della chiesa di Sant’Agostino in Broletto. L’opera è pervenuta agli attuali proprietari dalla collezione di Ada Venturi.

*81 - Fanfulla al sacco di Roma 1879-1880Olio su tela, 90 x 68,3 cmBrescia, Civici Musei d’Arte e Storia, Inv. 562Esposizioni: Brescia, 1934, n. 282; Brescia, 1989, n. 123Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 52; Somarè, 1934, p. 15; Spa-

Brescia, collezione privata Esposizioni: Brescia, 1979, n. 19Bibliografia: Bonamenti, 1972, pp. 93-94; Anelli, 1979, p.n.n.; Spiazzi³, 1979; Anelli, 1981, p. 181; Fappani, 2005, p. 356

78 - Studio con due figure contrapposte1879-1880Olio su cartone, 44 x 30 cmBrescia, collezione privata

Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione del pittore Francesco Rovetta.

*79 - Profanazione della sepoltura di Giulio II1879-1880Olio su tela, 26 x 44 cmSul retro del telaio, a matita: VenturiBrescia, collezione privata

Nel dipinto Venturi ha rappresentato l’episodio storico della profanazione da parte dei lanzichenecchi della tomba di papa Giulio II, avvenuto nella chiesa di San Pietro in Vincoli durante il sacco di Roma nel 1527. Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Carlo Manziana.

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*83 - Fanfulla al sacco di Roma1879-1880Olio su tela, 40 x 30 cmSul retro, in nero: VR Castenedolo, collezione privata Esposizioni: Brescia, 1934, n. 281; Brescia, 1979, n. 45Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 52; Somarè, 1934, p. 15; Spata-ro, 1964, p. 952; Bonamenti, 1972, p. 122; Spiazzi¹, 1979; Anelli, 1981, p. 182; Anelli, 1984, p. 43; Lonati¹, 1985, p. 275; Fappani, 2005, pp. 355-356

Questo secondo bozzetto presenta alcune varianti rispetto al precedente, con una più precisa collocazione della figura di Fanfulla che rimarrà nella versione definitiva dell’opera.

*84 - Fanfulla al sacco di Roma 1880 Olio su tela, 201 x 144 cmIn basso a sinistra, in rosso, alla base dell’altare: R. Venturi / 1880Brescia, Civici Musei d’Arte e Storia, Inv. 318

taro, 1964, p. 952; Bonamenti, 1972, p. 120; Spiazzi¹, 1979; Anelli, 1981, p. 188; Anelli, 1984, p. 43; Lonati¹, 1985, p. 275; Stradiotti, 1989, p. 206; Terraroli, 1989, p. 119; Fappani, 2005, pp. 355-356

Il dipinto è stato acquistato dal Comune di Brescia dalla figlia del pittore, Ada Venturi nel 1934, dopo l’esposizione alla Mostra della pittura bresciana dell’Ottocento (Verbale di acquisto n. 81, P.G. 24453, 26/10/1934 in AMAS, Cartella 25). La finitezza e le dimensioni dell’opera fanno ritenere che possa trattarsi non di un vero e proprio bozzetto della tela maggiore, ma di una variazione sul tema. L’episodio è qui ambientato nella basilica di San Zeno a Verona, che Venturi aveva ammirato durante un viaggio verso Venezia nel 1873: «Sono restato estatico al vedere la basilica di S. Zeno» (let-tera a Carlo Manziana, 21 maggio 1873); la scena è inoltre meno affollata di personaggi rispetto alla tela maggiore, ma compaiono anche qui, nitidamente definiti, Fanfulla a gambe aperte e braccia levate, il cardinale spogliato e il cadavere del religioso sui gradini dell’altare.

*82 - Fanfulla al sacco di Roma1879-1880 Olio su cartone, 56 x 43 cmBrescia, Civici Musei d’Arte e Storia, Inv. 561Esposizioni: Brescia, 1934, n. 280 Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 52; Somarè, 1934, p. 15; Spata-ro, 1964, p. 952; Bonamenti, 1972, p. 121; Spiazzi¹, 1979; Anelli, 1981, p. 188; Anelli, 1984, p. 43; Lonati¹, 1985, p. 275; Stradiotti, 1989, p. 206; Fappani, 2005, pp. 355-356

Il dipinto è stato acquistato dal Comune di Brescia dalla fi-glia del pittore, Ada Venturi nel 1934, dopo l’esposizione alla Mostra della pittura bresciana dell’Ottocento (Verbale di acquisto n. 81, P.G. 24453, 26/10/1934 in AMAS, Cartella 25). È un primo sommario bozzetto del Fanfulla al sacco di Roma, in cui Venturi introduce, sulla sinistra, un pulpito medievale, ricavato da una fotografia che è ancora tra i suoi materiali di lavoro presso gli eredi.

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disegnati ed un po’ duri nella forma; - nell’insieme è alquanto slegato, ed io l’attribuisco alla poca prospettiva nella disposizio-ne delle figure e nella quantità degli oggetti dipinti troppo sepa-ratamente, e disposti quasi a guisa di negozio di antiquariato».

*85 - San Pietro1880-1882Olio su cartone, 46,5 x 31,5 cmCivici Musei d’Arte e Storia, Inv. 1081Bibliografia: Due legati…, 1958; Bonamenti, 1972, p. 118; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1984, p. 43 (nota); Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 295; Stradiotti, 1989, p. 206; Fappani, 2005, p. 356

Il dipinto è pervenuto nelle collezioni civiche nel 1958 in ragione del legato di Ada Venturi, figlia del pittore.

*86 - Ritratto della contessa Paolina Calegari Torri1880Olio su tela, 133 x 90 cm

Esposizioni: Torino, 1880, n. 824; Milano, 1881; Brescia, 1882, n. 50; Roma, 1883; Brescia, 1898; Milano, 1900, n. 198; Brescia, 1934, n. 279Bibliografia: Dr. Chesomeldis, 1880; IV Esposizione…, 1880, p. 103; Bimano, 1881; Catalogo…, 1881, p. 109; Esposizione…, 1881, p. 87 e ill. p.n.n.; Mongeri, 1881, p. 572; Esposizione…, 1882, p. 205; Fanfulla…, 1882, pp. 239 (ill.) e 244; R.V.[enturi], 1882; Bertolotti, 1883; M.F.[austini], 1883; Fornasini, 1883; Necrologio4, 1883; All’Esposizione…, 1898; A.U.R., 1898; Espo-sizione…, 1898; Bignami, 1900, p. 78; Fanfulla…, 1903, p. 3; Mostra…, 1934, p. 52; Somarè, 1934, p. 15; Pasini, 1935, p. 23; Vecchi, 1938, p. 63; Spataro, 1964, pp. 952 e 953 (ill.); Bona-menti, 1972, pp. 123-126; Comanducci, 1974; p. 3407; Anelli, 1979, p.n.n.; Spiazzi², 1979; Spiazzi³, 1979; Anelli, 1981, pp. 182, 186-187 e 189-191; Anelli, 1984, p. 43; Anelli¹, 1985, p. 52; Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 295; Passamani¹, 1985, p. 10; Stradiotti, 1989, p. 206; Fappani, 2005, pp. 355-356; Anelli, 2007, p. 492; P.[enocchio], 2009, pp. 249-250

L’episodio di Fanfulla da Lodi, che irrompe nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini e salva un prelato caduto nelle sgrinfie dei lanzichenecchi, non è storico, ma viene dalla fan-tasia di Massimo d’Azeglio nel Niccolò de’ Lapi. Venturi amava il romanzo e ne aveva tratto più volte ispirazione; qui segue con puntigliosa precisione le pagine del libro, attento a tutti i dettagli descrittivi che vi sono contenuti. Il dipinto, dopo essere stato esposto alla mostra tenuta a Bre-scia in Palazzo Bargnani in occasione delle Feste Morettiane, fu acquistato nel 1898 dall’Associazione per l’Arte in Famiglia, grazie anche al contributo di 300 lire messo a disposizione dall’Ateneo (ASBs, Fondo Ateneo, Busta 43, Fascicolo 98) con l’intenzione di donarlo alle collezioni civiche. In questo senso si era espresso anche un anonimo «cultore dell’arte», il 26 agosto 1898 su «Il Cittadino di Brescia», che, dopo aver ampiamente illustrato l’opera, concludeva: «Le figure di questo quadro sono di grandezza meno che un terzo del vero, ma di un’espressione sorprendente; tutto è reso con maestria: e per quanto si possa fare appunti a questo dipinto dal lato della tecnica, l’abbondanza de’ particolari, la correttezza persin scrupolosa del disegno, lo fanno al pari di que’ capolavori che dureranno eternamente: degnissimo ornamento per le nostre pinacoteche, caro ricordo a’ bresciani d’un valente artista, ci auguriamo che venga acqui-stato dall’Ateneo e posto in luogo degno». Nel febbraio 1899 la grande tela fu esposta nelle sale della Pinacoteca Tosio, come risulta dalla relazione inviata dal direttore al sindaco (ASBs , Comune di Brescia, Rubrica XIV, 8 6/a, 1ª parte). Il Fanfulla al sac-co di Roma era stato in mostra nel 1880 a Torino, dove lo aveva visto il critico di «La Provincia di Brescia», che si firmava con lo pseudonimo Dr. Chesomeldis, trovando riuscitissima l’opera: «L’assieme e la disposizione delle figure sono impareggiabili e l’armonia della linea è lodevolissima. Io sentii il Michetti congra-tularsi col Venturi per questo pregio speciale del suo quadro. Il disegno e i suoi particolari sono squisitamente accurati. Questa tela segna un notevole passo fatto dallo studioso e intelligente artista». Da Roma,dove fu esposto nel 1883, ne scrisse Mode-sto Faustini, ancora su «La Provincia di Brescia», trovandovi, al solito, parecchi difetti: «Il suo Fanfulla al sacco di Roma, fino da quando lo vidi la prima volta a Torino, non ha destato in me quella viva ammirazione che mi destò quell’altro Fanfulla, alla esposizione di Napoli, quadro dipinto con sentimento, efficacia, e con vena umoristica di buona lega. Questo invece è ricco di molti pregi, ma non ha la spontaneità e la larghezza di conce-zione di quell’altro. Dipinto vigorosamente in generale, vi sono anche pezzi, che da se soli, sarebbero stupendi quadri per forza di colore, disegno, e chiaroscuro, altri invece non troppo bene

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Il dipinto è stato acquistato dal Comune di Brescia dalla figlia del pittore, Ada Venturi, nel 1934 dopo l’esposizione alla Mo-stra della pittura bresciana dell’Ottocento (Verbale di acqui-sto n. 81, P.G. 24453, 26/10/1934 in AMAS, Cartella 25).

88 - Testa di bimbo (Il figlio Enrico?)1881Olio su tavoletta, 17,5 x 13 cmBrescia, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 57Bibliografia: Anelli, 1979, p.n.n.; E.C.S., 1979; Spiazzi³, 1979; Anelli, 1981, pp. 182 e 194; Anelli, 1984, p. 44 (nota); Lonati², 1985, p. 295; Fappani, 2005, pp. 355-356

Enrico Venturi era nato nel 1880. Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Ada Venturi.

89 - Ritratto della figlia Mary 1880-1882 Olio su tela, 50 x 36 cm

In basso a destra, in rosso: R. VenturiNigoline, palazzo TorriEsposizioni: Brescia, 1934, n. 268 Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 51; Comanducci, 1974, p. 3407; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, p. 193; Anelli, 1984, p. 44 (nota); Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 295; Perini, 2003, pp. 132-133; Fappani, 2005, p. 356; Pizzini, 2009, pp. 59 (ill.) e 63

Paolina Calegari nacque a Brescia il 15 febbraio 1856; nel 1873, non ancora diciottenne, sposò l’avvocato Alessandro Torri, collaboratore di Giuseppe Zanardelli ed erede di un grande patrimonio, comprendente, tra l’altro, il palazzo e l’azienda agricola di Nigoline. Alla fine degli anni Settanta, dopo la nascita dei figli, Paolina iniziò a frequentare a Bre-scia i salotti e gli atelier degli artisti. Durante un soggiorno a Monaco di Baviera conobbe Franz von Lenbach, che eseguì un suo ritratto. Tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento Paolina e il marito Alessandro aprirono agli ospiti la loro dimora di Nigoline e la trasformarono in un vero e proprio “cenacolo culturale” frequentato da personaggi illu-stri, tra i quali scrittori e poeti come Giosuè Carducci, Anto-nio Fogazzaro, Giovanni Pascoli, pittori e scultori come Fran-cesco Michetti, Antonio Salvetti, Franz von Lenbach, Hugo Freiherr Von Habermann, Serafino Ramazzotti e Domenico Trentacoste, compositori e musicisti quali Paolo Chimeri e Adele Bignami Mazzucchelli, uomini di Chiesa come il vesco-vo Geremia Bonomelli. Paolina Calegari Torri morì improvvi-samente di tifo all’ospedale di Varese nel 1931, durante uno dei suoi viaggi.

87 - Padre e madre con quattro bambini (La famiglia del pittore)1880Olio su cartone, 30 x 24 cmBrescia, Civici Musei d’Arte e Storia, Inv. 560Esposizioni: Brescia, 1934, n. 265 Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 50; Bonamenti, 1972, p. 130; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, p. 193; Anelli, 1984, p. 44 (nota); Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 295; Stradiotti, 1989, p. 206; Fappani, 2005, pp. 355-356

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Esposizioni: Brescia, 1934, n. 259 Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 50; Due legati…, 1958; Bona-menti, 1972, p. 129; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, p. 193; Anelli, 1984, pp. 43-44 (note); Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 295; Lucchesi Ragni, Stradiotti, Anelli, 1985, p. 212; Stradiotti, 1989, p. 206; Fappani, 2005, pp. 355-356

Il ritratto è pervenuto nelle collezioni civiche nel 1958 in ra-gione del legato di Ada Venturi, figlia del pittore. Irene Venturi era nata nel 1876.

92 - Ritratto della moglie1880-1882Olio su cartone, 30 x 25 cmBrescia, Civici Musei d’Arte e Storia, Inv. 1082Esposizioni: Brescia, 1934, n. 255 Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 50; Due legati…, 1958; Bona-menti, 1972, p. 132; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1984, pp. 43-44 (note); Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 295; Lucchesi Ragni, Stradiotti, Anelli, 1985, p. 212; Stradiotti, 1989, p. 206; Fappani, 2005, pp. 355-356

Il ritratto è pervenuto nelle collezioni civiche nel 1958 in ragione del legato di Ada Venturi, figlia del pittore.

93 - Ritratto della signorina Bertoglio1880-1882

Brescia, Civici Musei d’Arte e Storia, Inv. 1079Esposizioni: Brescia, 1934, n. 257 Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 50; Due legati…, 1958; Bona-menti, 1972, p. 128; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, p. 193; Anelli, 1984, pp. 43-44 (note); Lonati¹, 1985, p. 275; Lonati², 1985, p. 295; Lucchesi Ragni, Stradiotti, Anelli, 1985, p. 212; Stradiotti, 1989, p. 206; Fappani, 2005, pp. 355-356

Il ritratto è pervenuto nelle collezioni civiche nel 1958 in ra-gione del legato di Ada Venturi, figlia del pittore. Mary Venturi era nata nel 1874.

*90 - Il nastro rosso (Ritratto di bambina con fiocco rosso)1880-1882Olio su tela, 36 x 27,5 cmIn basso a sinistra: È stato da per lui!Brescia, collezione privata Esposizioni: Brescia, 1934, n. 271 Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 51; Bonamenti, 1972, p. 142

È un ritratto della figlia Mary. Il dipinto è pervenuto agli attua-li proprietari dalla collezione di Ada Venturi.

*91 - Ritratto della figlia Irene 1880-1882 Olio su tela, 50 x 36 cmBrescia, Civici Musei d’Arte e Storia, Inv. 1080

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96 - Il mulino1881-1882Olio su tela, 45 x 65 cmIn basso a sinistra, in nero: R VenturiUbicazione ignota

Il dipinto è comparso nel 2009 in un’asta della Casa d’Aste Capitolium (Brescia).

*97 - Pecore al pascolo (Paesaggio invernale)1881Olio su tela, 36 x 53 cmin basso a sinistra, in rosso: R Venturi 1881Brescia, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1934, n. 256 Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 50; Somarè, 1934, p. 15; Spata-ro, 1964, p. 952; Bonamenti, 1972, p. 133; Anelli, 1979, p.n.n., Anelli, 1984, pp. 43 (nota), 45 e 257; Lonati¹, 1985, p. 275

*98 - Veduta del Castello dalla Conchiglia (Veduta del Ronco)1881

Olio su tela, 35 x 25 cmBrescia, collezione privata Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 78; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, p. 193; Anelli, 1984, p. 44 (nota); Fappani, 2005, p. 356

*94 - Ritratto di bambina (Teresita Mussato)1881Olio su tela incollata su cartone, 44 x 27 cmIn alto a sinistra: 1881 TM; a destra: R.V.Brescia, collezione Antonio Ballerio

*95 - Rustico1881-1882Olio su tela, 76 x 50 cmIn basso a sinistra e in basso a destra, in rosso: R VenturiConcesio, collezione privata

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In basso a destra: Roberto VenturiBrescia, collezione privata Esposizioni: Brescia, 1882, n. 2; Brescia, 1934, n. 276 Bibliografia: Esposizione…, 1882, p. 204; Gallia, 1883, p. 103; Mostra…, 1934, p. 51; Bonamenti, 1972, p. 142; Anelli, 1979, p.n.n.; Fappani, 2005, p. 356

La scena è ambientata nel “Salone del Gambara” di Palazzo Avogadro, al tempo occupato dagli uffici della Pretura. Il di-pinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Ada Venturi.

101 - La merenda1882Dipinto ad olioUbicazione ignotaEsposizioni: Brescia, 1882, n. 14Bibliografia: Esposizione…, 1882, p. 205; Gallia, 1883, p. 103

102 - Marzo1882Dipinto ad olioUbicazione ignotaEsposizioni: Brescia, 1882, n. 24 Bibliografia: Esposizione…, 1882, p. 205; Gallia, 1883, p. 103

103 - Ritratto1882Dipinto ad olioUbicazione ignotaEsposizioni: Brescia, 1882, n. 26 Bibliografia: Esposizione…, 1882, p. 205

104 - Terra vergine1882Dipinto ad olioUbicazione ignotaEsposizioni: Brescia, 1882, n. 51Bibliografia: Esposizione…, 1882, p. 205; Gallia, 1883, p. 103

*105 - Paesaggio di case sul lago d’Iseo 1882Olio su tela incollata su cartone, 23,5 x 40,5 cmIn basso a destra, rosso: R Venturi 1882Brescia, collezione Antonio Albrici

Olio su tela, 64,5 x 96,5 cmBrescia, collezione privata Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 134; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1984, pp. 43 (nota), 45 e 257

A Brescia era chiamata Conchiglia la zona di via Pisaca-ne, tra via Crocifissa Di Rosa e via San Rocchino; Roberto Venturi vi abitò con la famiglia per qualche anno. Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Ada Venturi.

99 - Ritratto di Giuseppe Manziana 1881Olio su tela, 92 x 71 cmIn alto a destra, in rosso: R Venturi 1881Brescia, collezione privata

Giuseppe Manziana (1810-1880), esponente del mondo cat-tolico bresciano, generoso benefattore, si impegnò anche nella conservazione di edifici religiosi, in particolare a Urago Mella. Fu inoltre appassionato cultore di musica. Il ritratto, eseguito post mortem, è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Carlo Manziana, figlio del personaggio ritratto.

*100 - Si aspetta udienza (La vecchia Pretura)1882Olio su tela, 74 x 106 cm

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*108 - Ritratto di fanciulla con il pizzo bianco1883Olio su tela, 50,5 x 38 cmIn basso a destra: VRBrescia, Civici Musei d’Arte e Storia, Inv. 1060Esposizioni: Brescia, 1989, n. 107Bibliografia: Boselli, 1954; Bonamenti, 1972, p. 131; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1984, p. 43 (nota); Lonati¹, 1985, p. 275; Stradiotti, 1989, p. 206; Terraroli, 1989, p. 111; Fappani, 2005, pp. 355-356

È pervenuto nelle collezioni civiche per acquisto comunale da Alessandro Damiani, effettuato l’11 maggio 1954 (Delibe-ra P.G. 13048, n. 34, ASCBs, Comune di Brescia, Busta 279, II Versamento).

*109 - Angelus (Pastore con le pecore davanti ad una santella)1882-1883Olio su tela, 48 x 68 cmBrescia, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 51Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 136; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, p. 182; Anelli, 1984, pp. 43 (nota), 46 e 257; Anelli, 2004, p. 41; Fappani, 2005, pp. 355-356

106 - Ritratto della figlia Ada 1881-1882Olio su tela, 47,5 x 32 cmIn basso a destra, in rosso: VRRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 28Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 127; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, pp. 181 e 193; Anelli, 1984, pp. 43-44 (note); Fappani, 2005, pp. 355-356

Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Irene Albonico, cognata di Roberto Venturi. Ada Venturi era nata nel 1878.

*107 - Studio per una testa maschile (Autoritratto)1882-1883Olio su carta, 15 x 17,5 cmRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 60Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 112; Anelli, 1981, p. 181

È un autoritratto di Roberto Venturi, come risulta dal con-fronto con una fotografia d’epoca. Il dipinto è pervenuto agli attuali proprietari dalla collezione di Irene Albonico, cognata di Roberto Venturi.

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opeRe dI ubIcAZIone AttuAlmente IGnotA pReSentI AllA moStRAdellA pIttuRA bReScIAnAdell’ottocento del 1934

110 - Case rusticheOlio su tela, 37 x 28 cmEsposizioni: Brescia, 1934, n. 274 (propr. comm. Alberto Magnocavallo) Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 51; Lonati¹, 1985, p. 275

111 - Ponte AltoOlio su tela, 50 x 71 cmEsposizioni: Brescia, 1934, n. 253 (propr. sig. Elena Gilberti ved. Mussi) Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 49; Lonati¹, 1985, p. 275

112 - Magistrato venetoOlio su cartone, 31 x 19 cmEsposizioni: Brescia, 1934, n. 258 (propr. sig. Ada Venturi)Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 50

113 - Natura mortaOlio su cartone, 59 x 44 cmEsposizioni: Brescia, 1934, n. 264 (propr. sig. Ada Venturi)Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 50

114 - Ritratto del pittore BertolottiOlio su cartone, 43 x 29 cmEsposizioni: Brescia, 1934, n. 270 (propr. sig. Ada Venturi) Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 51

115 - La moglie dell’artistaOlio su cartone, 16 x 13 cmEsposizioni: Brescia, 1934, n. 273 (propr. sig. Ada Venturi)Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 51

116 - AlabardieriOlio su cartone, 44 x 30 cmEsposizioni: Brescia, 1934, n. 272 (propr. sig. Ada Venturi) Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 51; Anelli, 1981, p. 192

117 - Fermata all’osteriaOlio su cartone, 32 x 40 cmEsposizioni: Brescia, 1934, n. 278 (propr. sig. Ada Venturi) Bibliografia: Mostra…, 1934, p. 51; Somarè, 1934, p. 15

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dISeGnI

I - Studio. Angolo di portico con pinnacoloMatita su carta, 67 x 43 cmBrescia, collezione privata

II - Studio. Angolo di portico con fontanaMatita su carta, 42 x 30 cmBrescia, collezione privata

III - Studio. Cippo funebre con edicolaMatita su carta, 66 x 48 cmBrescia, collezione privata

IV - Studio. Interno con caminoMatita su carta, 48 x 66 cmBrescia, collezione privata

V - Studio. Due cippi funerariMatita su carta, 30 x 42 cmBrescia, collezione privata

VI - Studio. Monumenti funerariMatita su carta, 34 x 45 cmBrescia, collezione privata

VII - Studio di braccio. Copia da marmo anticoMatita su carta, 50 x 31 cmRemedello, collezione privataBibliografia: Anelli, 1981, p. 181

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Remedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 6Bibliografia: Anelli, 1981, p. 181

XI - Nudo virileMatita su carta, 46 x 30 cmSul retro:Quattro studi accademiciMatita su cartaRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 4Bibliografia: Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, p. 181

XII - Nudo virile appoggiatoMatita su carta, 42 x 30 cmRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 11Bibliografia: Anelli, 1981, p. 181

XIII - Nudo virile sedutoCarboncino su carta, 35 x 29 cmRemedello, collezione privata

VIII - Studio. Copia da marmo antico (Discobolo)Matita su carta, 52 x 33 cmRemedello, collezione privataIn alto a destra, a penna: N. 8Bibliografia: Anelli, 1981, p. 181

IX - Studio. Copia da marmo antico (Afrodite)Matita su carta, 52 x 33 cmBrescia, collezione privata In basso a destra: VRBibliografia: Bonamenti, 1972, p. 137

X - Studio di panneggioCarboncino, matita e biacca su carta, 31,5 x 24,5 cm

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Matita e biacca su carta, 49 x 25 cmRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 40Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 91; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, pp. 182 e 187

XVII - Figura di spalle (studio per Michelangelo davanti alle porte del Ghiberti a Firenze, cat. n. 14)1870Matita su carta, 34 x 18,5 cmRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 34Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 91; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, pp. 182 e 187

XVIII - Figura di spalle (studio per Michelangelo davanti alle porte del Ghiberti a Firenze, cat. n. 14)1870Matita e biacca su carta, 31 x 21,5 cmRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 36Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 89; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, pp. 182 e 187

XIV - Nudo virile di spalleCarboncino e biacca su carta, 42 x 30,5 cmRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 10Bibliografia: Anelli, 1981, p. 181

XV - Paggio (studio per Michelangelo davanti alle porte del Ghiberti a Firenze, cat. n. 14)1870Matita e biacca su carta, 31,5 x 22,5 cmRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 35Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 90; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, pp. 182 e 187; Fappani, 2005, p. 356

XVI - Figura di spalle (studio per Michelangelo davanti alle porte del Ghiberti a Firenze, cat. n. 14)1870

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Matita su carta, 21 x 30 cmRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 13Bibliografia: Anelli, 1981, p. 181

a b c

d e f

XXII - XXVII - Disegni preparatori per Giambellino e An-tonello da Messina (cat. n. 15) 1879Matita su carta, a: 60 x 20 cm; b: 55 x 20 cm; c: 60 x 20 cm; d: 56 x 21 cm; e: 49 x 25 cm; f: 60 x 21 cmRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, nn. 12, 14, 15, 16, 17, 18Bibliografia: Anelli, 1981, p. 181

XXVIII - Studio di fratiMatita su carta, 19 x 14 cmRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 43 Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 102; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, p. 182; Fappani, 2005, p. 356

XIX - Figura di spalle, di tre quarti (studio per Michelangelo davanti alle porte del Ghiberti a Firenze, cat. n. 14)1870Matita su carta, 38,5 x 22,5 cmRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 39Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 91; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, pp. 182 e 187

XX - Michelangelo (studio per Michelangelo davanti alle por-te del Ghiberti a Firenze, cat. n. 14)1870Matita e biacca su carta, 31 x 24 cmRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 37Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 88; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, pp. 182 e 187

XXI - Schizzo per Giambellino e Antonello da Messina (cat. n. 15)1879

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Remedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 33Bibliografia: Anelli, 1981, pp. 182 e 187

XXXII - Testa di soldato con morioneMatita su carta, 22,5 x 13 cmBrescia, collezione privata

XXXIII - Scena seicentesca1872Matita su carta, 11 x 20 cmBrescia, collezione privata

Venturi parla dell’intenzione di realizzare un quadro di gene-re in costume seicentesco, a cui è riferibile il disegno, in una lettera a Carlo Manziana del 29 febbraio 1872: «Vorrei pure fare un padre che trova sotto al tovagliolo della figlia una lettera amorosa. Farò i bozzetti da te. Perché a dirti il vero non ho nessuna volontà di farli adesso».

XXXIV - Studio per il ritratto di Irene Albonico (cat. n. 40)1874-1875Matita su carta, 26 x 19,5 cm

XXIX - FrateMatita su carta, 27,5 x 17,5 cmIn basso a destra: R VenturiBrescia, collezione privata Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 108; Anelli, 1979, p.n.n.; Anelli, 1981, p. 188; Anelli, 1984, p. 43; Fappani, 2005, p. 356

XXX - Testa di cavallo (studio per La partenza di Fanfulla dal convento di San Marco, cat. n. 61)1872-1877Matita su carta, 31 x 22 cmBrescia, collezione privata

XXXI - Studio per figura con astaMatita e biacca su cartoncino, 41,5 x 21,5 cm

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XXXVIII - Nudo femminile sedutoMatita e inchiostro su carta, 23 x 17 cmBrescia, collezione privata

XXXIX - Studio per il ritratto di Cesare Bertolotti gio-vaneMatita e biacca su carta marrone, 17 x 13 cmBrescia, collezione privata Esposizioni: Brescia, 1979, n. 65Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 139; Spiazzi¹, 1979; Anelli, 1981, pp. 182 e 195; Anelli, 1984, pp. 121 e 302; Fappani, 2005, p. 356

XL - Testa di fanciulloCarboncino e biacca su carta, 20 x 13,5 cmBrescia, collezione privata

Remedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 26Bibliografia: Anelli, 1981, p. 181

XXXV - Nudo infantile (studio per il ritratto di Ada Venturi, cat. n. 106)1881-1882Carboncino su carta, 38 x 27,5 cmRemedello, collezione privata

XXXVI - Ritratto femminile di fronteCarboncino e biacca su carta, 23,5 x 17,5 cmBrescia, collezione privata

XXXVII - Ritratto femminile di profiloCarboncino e biacca su carta, 23,5 x 17,5 cmBrescia, collezione privata

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XLIV - Testa maschileInchiostro su carta, 20,5 x 13 cmBrescia, collezione privata

XLV - Autoritratto con la pipa e studio di teste e figureMatita su carta, 18 x 27 cmRemedello, collezione privataSul retro la dedica: Roberto Venturi / la figlia Ada / con fervidi auguri

XLVI - Ritratto di Carlo Manziana mentre suona la chi-tarraMatita su carta, 15 x 10 cmIn basso a destra: R VenturiBrescia, collezione privataBibliografia: Anelli¹, 2002, p. 151

XLI - Ritratto femminileCarboncino e biacca su carta, 20 x 13,5 cmBrescia, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 23Bibliografia: Anelli, 1979, p.n.n.; E.C.S., 1979; Anelli, 1981, pp. 182 e 194

XLII - Ritratto femminileMatita su carta, 20 x 13,5 cmBrescia, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 23Bibliografia: Anelli, 1979, p.n.n.; E.C.S., 1979; Anelli, 1981, pp. 182 e 194

XLIII - Testa maschileMatita su carta, 9 x 7,5 cmBrescia, collezione privata

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Brescia, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 31Bibliografia: Panazza2, 1981, p. 68; Anelli, 1981, p. 181; Fappani, 2005, p. 356

L - Passaggio di alabardieri dietro la chiesa dei Santi Cosma e DamianoMatita su carta, 31 x 22,5 cmBrescia, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 30Bibliografia: Anelli, 1979, p.n.n.; Panazza2, 1981, p. 10; Anelli, 1981, pp. 181 e 192; Fappani, 2005, p. 356

LI - Da Pontalto1881Matita su carta, 15,8 x 33,6 cmIn basso a sinistra: Da Pontalto / 7 Maggio 1881Brescia, collezione privata Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 137; Anelli, 1984, p. 46; Fap-pani, 2005, p. 356

LII - Veduta di Brescia con il colle Cidneo, durante l’inau-gurazione del Tiro a segno alla PusterlaMatita su carta, 22 x 31,5 cmBrescia, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 21Bibliografia: Panazza1, 1981, p. 42; Anelli, 1981, p. 181

XLVII - Studio per una figura di soldatoMatita e biacca su carta, 30 x 18,5 cmSul retro:Studio di nudoRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 24Bibliografia: Anelli, 1981, p. 181

XLVIII - La fontana della PallataMatita su carta, 29 x 21 cmSul retro:Figura di pattinatore sedutoRemedello, collezione privataBibliografia: Panazza2, 1981, p. 12; Anelli, 1981, p. 182; Fappani, 2005, p. 356

XLIX - La facciata della chiesa di S. Francesco vista di sbiecoMatita su carta, 31 x 22,5 cm

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Matita su carta, 22 x 31 cmBrescia, collezione privata

LVII - Les petineuses (Donne che si pettinano)Matita su carta, 21 x 15,5 cmBrescia, collezione privata Bibliografia: Bonamenti, 1972, p. 137

LVIII - Giocatori di bigliardoPenna su carta, 13,5 x 24 cmRemedello, collezione privata

LIX - CaricatureMatita e penna su carta, 28,5 x 34,5 cmSul foglio sono incollati due foglietti:a – Tre teste, 14 x 11,5 cmb – Testa, 10 x 7,5 cmRemedello, collezione privata

LIII - Chiesa di montagnaMatita su carta, 22 x 31 cmBrescia, collezione privata

LIV - Corse di cavalli 1Matita su carta, 21 x 30 cmRemedello, collezione privata

LV - Corse di cavalli 2Matita su carta, 21 x 30 cmRemedello, collezione privata

LVI - Rustico con contadini

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LXIII - CaricaturaCarboncino su carta, 22,5 x 17 cmBrescia, collezione privata

LXIV - Avanti avanti popolo sovranoPenna su carta e macchie d’acquerello, 28 x 20 cmRemedello, collezione privata

LXV - Schizzi di suppellettili antichePenna su carta, 20 x 14 cmRemedello, collezione privataEsposizioni: Brescia, 1979, n. 64 Bibliografia: Anelli, 1981, p. 182

LX - CaricatureMatita su carta, 18 x 16 cmRemedello, collezione privataBibliografia: Bonamenti, 1972, p. 139

LXI - CaricatureMatita e carboncino su carta, 22,5 x 17,5 cmBrescia, collezione privata

LXII - CaricaturaMatita su carta, 20,5 x 12,5 cmBrescia, collezione privata

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Raccolta di schizzi umoristici all’interno della lettera a Carlo Manziana del marzo 1872. Alcuni schizzi si riferiscono a di-pinti noti del Venturi.

LXIX – Ciapa un sass1872Penna su carta, 10 x 15 cmBrescia, Archivio Manziana

Il disegno compare nel frontespizio del quadernetto in cui Venturi scrisse una commediola domestica intitola-ta Ambasciator che porta pena ovvero La forza dello stile ovvero Il malo stile ovvero Ciapa un sass. Attori previsti erano Venturi stesso, i coniugi Manziana e Francesco Ro-vetta.

LXX - Schizzo per La lettera (Una buona notizia, cat. n. 50)1874Penna su carta, 10 x 10 cmBrescia, Archivio Manziana

Schizzo all’interno della lettera a Carlo Manziana del 9 marzo 1874.

LXVI - Schizzo per un mobile e motivi architettonici e decorativiMatita e tracce d’acquerello su carta, 28 x 20 cmRemedello, collezione privata

dISeGnI nelle letteRee In AltRI ScRIttI

LXVII - Adele Albonico1872Penna su carta, 11 x 11 cmBrescia, Archivio Manziana

Schizzo all’interno della lettera a Carlo Manziana del 31 marzo 1872.

LXVIII – Vignette1872Penna su carta, 15 x 28 cmBrescia, Archivio Manziana

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bIblIoGRAFIA a cura di Luigi Caprettie Francesco De Leonardis

1862Atti della R. Accademia di Belle Arti in Mila-no, Milano, p. 36

1863Atti della R. Accademia di Belle Arti in Mila-no, Milano, p. 41Esposizione delle opere di Belle Arti nell’an-no 1863, Milano, p. 7

1864Atti della R. Accademia di Belle Arti in Mila-no, Milano, p. 46

1865Atti della R. Accademia di Belle Arti in Mila-no, Milano, p. 45Esposizione delle opere di Belle Arti nel-le Gallerie del Palazzo Nazionale di Brera nell’anno 1865, Milano, p. 6

1867Atti della R. Accademia di Belle Arti in Mila-no. Anni 1866-1867, Milano, p. 54Esposizione delle opere di Belle Arti nel Pa-lazzo Nazionale di Brera nell’anno 1867, Milano, p. 7

1868Atti della R. Accademia di Belle Arti in Mila-no, Milano, p. 49

1869Atti della R. Accademia di Belle Arti in Mila-no, Milano, pp. 85, 95, 101

1870Atti della R. Accademia di Belle Arti in Mila-no, Milano, p. 61Esposizione delle opere di Belle Arti nel-le Gallerie del Palazzo Nazionale di Brera nell’anno 1870, Milano, pp. 6 e 14

1871Esposizione delle opere di Belle Arti del Pa-lazzo Nazionale di Brera nell’anno 1871, Milano, p. 36

1872Seconda Esposizione Nazionale delle opere di Belle Arti diretta da un comitato eletto dalla Regia Accademia di Brera 1872, Mi-lano, p. 58Sguardo all’Esposizione d’Arte Moderna, in «Il Secolo», p. 1YORICK, Viaggio attraverso l’Esposizione Nazionale di Belle Arti, in «Il Pungolo», 24 settembre, p. 1

1873Esposizione delle opere di Belle Arti nel Pa-lazzo di Brera. Anno 1873, Milano, p. 12

1874Esposizione delle opere di Belle Arti nel Pa-lazzo di Brera. Anno 1874, Milano, p. 48

1875Catalogo, in Commentari dell’Ateneo di Bre-scia per l’anno 1875, Brescia, p. 262DYDIMO, A zonzo per le sale dell’Esposizio-ne, in «La Sentinella Bresciana», 26 agostoEsposizione di archeologia preistorica e bel-le arti della provincia di Brescia nell’agosto 1875

1877Catalogo dell’Esposizione nazionale di Belle Arti del 1877 in Napoli, Napoli, pp. 44 e 149Esposizione delle opere di Belle Arti nel Pa-lazzo di Brera. Anno 1877, Milano, p. 20M.F.[AUSTINI], Esposizione nazionale delle Belle Arti a Napoli. Impressioni di un artista. IV, in «La Provincia di Brescia», 6 giugnoF. NETTI, Esposizione Artistica Italiana a Napoli. Note d’arte. Dieci altri pittori, in «L’Illustrazione Italiana», anno IV, 2° se-mestre, p. 59

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T. MASSARANI, L’arte a Parigi, in «La Nuova Antologia», vol. 14, p. 281R. VENTURI1, L’Esposizione a Brera I, in «La Sentinella Bresciana», 24 settembreR. VENTURI2, L’Esposizione a Brera II, in «La Sentinella Bresciana», 25 settembreR. VENTURI3, L’Esposizione a Brera III, in «La Sentinella Bresciana», 26 settembre

1880DR. CHESOMELDIS, Sull’Esposizione Na-zionale di Belle Arti in Torino (II), in «La Provincia di Brescia», 5 maggioIV Esposizione Nazionale di Belle Arti Torino 1880. Catalogo ufficiale generale, Torino, p. 103

1881BIMANO, Chiacchiere di pittura, in «Bre-scia Nuova», 19 gennaio Catalogo ufficiale dell’Esposizione Nazionale del 1881 in Milano. Belle Arti, II edizione, Milano, pp. 109 e 137Esposizione nazionale in Milano nel 1881. Belle Arti. Catalogo Ufficiale Illustrato, Mila-no, pp. 87 e 109G. MONGERI, Relazione sul premio desti-nato dal commendatore Cesare Cantù al miglior quadro storico, in «Archivio Storico Lombardo», anno VIII, p. 572Notizie d’arte, in «La Sentinella Brescia-na», 3 agosto

1882Esposizione di belle arti e industrie affini, in Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’an-no 1882, Brescia, pp. 192-193 e 204-205Fanfulla al Sacco di Roma, in «L’Illustrazio-ne Italiana», a. IX, n. 14, 2 aprile, pp. 239 e 244R.V[ENTURI], Strafalcioni… artistici, in «La Sentinella Bresciana», 20 agosto

1883Adunanza solenne, in Commentari dell’Ate-

I premiati a Napoli, in «La Sentinella Bre-sciana», 3 maggioR. VENTURI1, L’esposizione artistica, in «La Sentinella Bresciana», 29 aprileR. VENTURI2, L’esposizione artistica di Napo-li, in «La Sentinella Bresciana», 5 maggioR. VENTURI3, L’esposizione artistica di Napo-li, in «La Sentinella Bresciana», 7 maggioR. VENTURI4, L’esposizione artistica di Napo-li, in «La Sentinella Bresciana», 9 maggioR. VENTURI5, L’esposizione artistica di Na-poli, in «La Sentinella Bresciana», 21-22 maggio

1878Esposizione delle opere di Belle Arti nel Pa-lazzo di Brera. Anno 1878, Milano, p.n.n. Esposizione universale del 1878 in Parigi. Sezione italiana. Catalogo delle Belle Arti, Roma, p. 30Esposizione universale del 1878 in Parigi. Se-zione italiana. Catalogo generale, Roma, p. 12Exposition universelle internationale de 1878 à Paris. Catalogue officiel, tome I, p. 232

1879Due minuti nella sale di Palazzo Bargnani, in «La Provincia di Brescia», 30 agostoERULUS¹, L’Esposizione artistica del palaz-zo Bargnani. Sguardo retrospettivo, in «La Sentinella Bresciana», 9 settembreERULUS², L’Esposizione artistica del palaz-zo Bargnani. Sguardo retrospettivo, in «La Sentinella Bresciana», 10 settembreL’esposizione artistica bresciana, in «La Pro-vincia di Brescia», 4 settembreL’esposizione artistica bresciana. II, in «La Provincia di Brescia», 5 settembreEsposizione d’Arte al Palazzo Bargnani, in «Il Cittadino di Brescia», 29 agostoEsposizione di Belle Arti, in Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1879, Bre-scia, p. 197 GIOANI, Una visita a passo di corsa all’Esposizione, in «Farfarello», 30 agosto

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1889A. DE GUBERNATIS, Dizionario degli arti-sti d’Italia. Pittori, scultori e architetti, Firen-ze, p. 541

1898All’Esposizione d’arte moderna, Venturi, Filip-pini, Schermini e Zuccarelli, in «Il Cittadino di Brescia», 26 agostoA.U.R., Esposizione d’arte moderna, in «La Sentinella Bresciana», 23 agostoEsposizione d’arte moderna, in «La Senti-nella Bresciana», 17 agostoLe feste morettiane. All’Esposizione d’Arte Moderna, in «La Provincia di Brescia», 31 agostoLe feste morettiane. L’inaugurazione dell’Esposizione d’Arte Moderna, in «La Provincia di Brescia», 26 agostoPer le feste del Moretto, in «Il Cittadino di Brescia», 27 luglioPer le feste del Moretto. Una serenata in Castello?, in «La Sentinella Bresciana», 27 luglioPer le feste morettiane. L’Esposizione d’Arte Moderna, in «La Provincia di Brescia», 17 agosto

1899Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’an-no 1899, Brescia, p. 8

1900L’arte bresciana all’esposizione di pittura del secolo XIX, in «La Provincia di Brescia», 22 giugnoV. BIGNAMI, La pittura lombarda del secolo XIX, catalogo della mostra (Milano, Palaz-zo della Permanente), Milano, pp. 77-78

1902 G. FENAROLI, Il primo secolo dell’Ateneo di Brescia. 1802-1902, Brescia, pp. 129 e XLIII

neo di Brescia per l’anno 1883, Brescia, pp. 227-228Ateneo. Adunanza del 18 marzo, in «La Provincia di Brescia», 23 aprileC. BERTOLOTTI, Dall’Esposizione Artistica, in «La Sentinella Bresciana», 20 marzoG. FORNASINI, Commemorazione funebre, in «La Sentinella Bresciana», 7 maggioG. GALLIA, Commemorazione necrologica, in Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1883, Brescia, pp. 101-104In memoria di Roberto Venturi, BresciaL. G., Necrologio, in «Il Pungolo», 7-8 mag-gio M.F.[AUSTINI], Alla prima esposizione ar-tistica internazionale di belle arti in Roma. Impressioni d’un artista. VI, in «La Provincia di Brescia», 12 febbraioNecrologio¹, in «Il Cittadino», 7 maggioNecrologio², in «La Provincia di Brescia», 6 maggioNecrologio³, in «La Sentinella Bresciana», 6 maggioNecrologio4, in «L’Illustrazione Italiana», a. X, n. 20, 20 maggioR. VENTURI, Considerazioni sul gusto pitto-rico de’ nostri tempi, in Commentari dell’Ate-neo di Brescia per l’anno 1883, Brescia, pp. 72-78

1886L’esposizione di via Tosio. II, in «La Sentinel-la Bresciana», 27 agostoSocietà Arte in famiglia. Iª Esposizione di la-vori d’alcuni soci, in «La Provincia di Bre-scia», 24 agosto

1888Al Palazzo Martinengo, in «La Sentinella Bresciana», 31 agostoL’esposizione artistica, in «La Provincia di Brescia», 8 settembre L’Inaugurazione dell’esposizione annuale, in «La Provincia di Brescia», 31 agosto

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1936Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’an-no 1935, Brescia, p. 519G. NICODEMI, Lettere del pittore Roberto Venturi a Carlo Manziana, in Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1935, Bre-scia, pp. 233-250

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1938Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’an-no 1937, Brescia, p. 44L. VECCHI, Brescia, pp. 63 e 118

1903Fanfulla da Lodi, in «Illustrazione Brescia-na», anno I, n. 14, 1 giugno 1903, p. 3

1904G. ARIASSI, Catalogo delle opere di Belle Arti rimaste nella Pinacoteca Mun. Tosio dopo il trasporto di parte di esse nel Pa-lazzo Martinengo per cagione del pericolo d’incendio. Opera compiutasi il 24 genna-io 1901 dietro ordine municipale 19 genn. 1901. Scritto il 9 marzo 1904, p. 19

1906A. DE GUBERNATIS, Dizionario degli arti-sti italiani viventi: pittori, scultori, architetti, III edizione, Firenze, p. 541

1908Commentari dell’Ateneo di Brescia. Indici per nomi e per materia. 1808-1907, Brescia, pp. 85, 192, 270, 284F. MALAGUZZI VALERI, Catalogo della R. Pinacoteca di Brera, Bergamo, p. 374

1909T. MASSARANI, L’arte a Parigi, Firenze, p. 435p.f., L’Arte a Palazzo Bargnani, in «La Sen-tinella Bresciana», 15 settembre

1911Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’an-no 1910, Brescia, p. 77

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1927G. NICODEMI, La Pinacoteca Tosio Marti-nengo, Bologna, p. 112

1933V. LONATI, I nostri lutti. Cesare Bertolotti, in Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1932, Brescia, p. 426

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1962G. VALZELLI, I Profeti e la turba: dal Can-tinone a Picasso, in «Il Bruttanome», n. I, Brescia, p. 70

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1968Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’an-no 1967, Brescia, p. 303

1972G. BONAMENTI, Roberto Venturi, tesi di laurea presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia

1973G. MASCHERPA, scheda in I promessi sposi nella figurazione dell’Ottocento e mo-derna, catalogo della mostra, Lecco, p. 58

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1953Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’an-no 1952, Brescia, p. 149

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1955C. BOSELLI ( a cura di), Bollettino dei Civi-ci Musei, in Commentari dell’Ateneo di Bre-scia per l’anno 1954, Brescia, p. 182V. LONATI, Arte di ieri e arte di oggi. In affettuosa memoria di recenti pittori soci dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1954, in Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’an-no 1954, Brescia, p. 126

1956G. NICODEMI, Introduzione, in M. Marioli (a cura di), Pittori dell’800 bresciano. Ber-tolotti, Lombardi, Filippini, Rovetta, Zuccari, Brescia, pp. 19, 21, 23

1958Due legati hanno arricchito il patrimonio della Pinacoteca, in «Giornale di Brescia», 17 aprile

1959G. PANAZZA, Pinacoteca civica Tosio Mar-tinengo, Milano, pp. 8 e 75

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1985L. ANELLI¹, La pittura dell’Ottocento a Bre-scia e nel Bresciano, in Ottocento. Catalogo dell’arte italiana dell’Ottocento, n. 14, Mila-no, pp. 50 e 52-53L. ANELLI², La pittura di paesaggio, in Bre-scia postromantica e liberty. 1880-1915, catalogo della mostra a cura di B. PAS-SAMANI, Brescia, pp. 247 e 249L. ANELLI³, La pittura di paesaggio e la veduta di città, in E. LUCCHESI RAGNI (a cura di), Brescia 1876-1913. Atti del VI seminario sulla didattica dei beni culturali novembre 1982-maggio 1983, Brescia, pp. 279-302, passimR. LONATI¹, Architetti, scultori e pittori. Note biografiche. Pittori. Roberto Venturi, in Brescia postromantica e liberty. 1880-1915, catalogo della mostra a cura di B. PAS-SAMANI, Brescia, p. 275R. LONATI², Dizionario dei pittori bresciani, vol. III, Brescia, pp. 294-295E. LUCCHESI RAGNI (a cura di), Brescia 1876-1913. Atti del VI seminario sulla didat-tica dei beni culturali novembre 1982-mag-gio 1983, Brescia, p. 267

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1982R. LONATI, Biografie di artisti bresciani IV.

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Novecento. Collezioni dell’Accademia e della Pinacoteca, tomo II, Milano, pp. 676-679 1995L’Ateneo di Brescia in Palazzo Tosio (1908-1994). Un cinquantenario di vita accademi-ca (1942-1994), Supplemento ai Com-mentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1993, Brescia, p. 119

1996R. NAVARRINI, L’Archivio storico dell’Ate-neo di Brescia, Supplemento ai Commen-tari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1996, Brescia, p. 132

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1988L. ANELLI, Breve biografia critica di Luigi Mario Di Scovolo, in Commentari dell’Ate-neo di Brescia per l’anno 1987, Brescia, p. 263

1989R. STRADIOTTI, L’inventario dei dipinti e delle sculture dei secoli XIX e XX in Dai Neoclassici ai Futuristi ed oltre, catalogo della mostra a cura di R. STRADIOTTI, Brescia, p. 206V. TERRAROLI, Dai Postromantici ai Con-temporanei in Dai Neoclassici ai Futuristi ed oltre, catalogo della mostra a cura di R. STRADIOTTI, Brescia, pp. 111 e 119

1994S. REBORA, schede n. 754 e 755 in Pina-coteca di Brera. Dipinti dell’Ottocento e del

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2008R. FERRARI (a cura di), “Vado a Brera”. Ar-tisti, opere, generi, acquirenti nelle Esposizioni dell’800 all’Accademia di Brera, Brescia.

2009M.P.[ENOCCHIO], Roberto Venturi in R. FERRARI, S. IACOBELLI, M. PENOCCHIO (a cura di), Verso l’arte. Artisti bresciani a Brera nell’800, Brescia, pp. 249-254F. PIZZINI, Paolina Calegari Torri in Profi-li di donne lombarde. Quattro protagoniste dell’aristocrazia nel XIX e XX secolo, Mila-no, pp. 59 (ill.) e 63

2011R. FERRARI (a cura di), La geografia dei si-stemi dell’arte nella Lombardia ottocentesca, Brescia, pp. 445, 485, 505, 520, 556, 560

P. LECHI, Quarant’anni di inediti (1890-1930). Lettere di Cesare Bertolotti a Teodoro Lechi, in Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 2000, Brescia, p. 17G. ORLANDI, Venturi, genio e accuratez-za, in «Stile Brescia», 15 novembre-15 dicembre, p. 20

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2004L. ANELLI, Dal paesaggio idealizzato alla “visione naturale”, in Il paesaggio bresciano, Brescia, pp. 37 e 40

2005L. ANELLI1 ( a cura di), Atti della Giornata di studi sul pittore Gaetano Cresseri (Brescia, 1870-1933), Supplemento ai Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 2002, Brescia, pp. 18-19, 21-22, 24, 53L. ANELLI2, Intrecci, occasioni, incomprensio-ni, parentele ed amicizie nella corrente figu-rativa bresciana del secondo Ottocento, in Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’an-no 2002, Brescia, pp. 42, 44, 49, 62 (ill.)A. FAPPANI, Enciclopedia bresciana, vol. XX, Brescia, pp. 355-356

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Sommario

p. 3 Saggi

p. 5 Roberto Venturi, il sogno di un’arte colta e popolare, moderna e vera Francesco De Leonardis

p. 19 Biografia Luigi Capretti

p. 25 Le opere in mostra

p. 65 Apparati a cura di Luigi Capretti e Francesco De Leonardis

p. 66 Catalogo delle opere

p. 107 Bibliografia

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La memoria figurativa – 26Roberto Venturi (1846-1883)Mostra promossa e organizzata dall’Associazione Artisti BrescianiBrescia, AAB, salone del Romanino3 dicembre 2011 – 11 gennaio 2012

Comitato organizzatoreLuigi Capretti, Francesco De Leonardis, Vasco Frati, Elena Lucchesi Ragni, Andrea Mazzolini, Giuseppina Ragusini, Corrado Venturini

Cura della mostraLuigi Capretti e Francesco De Leonardis

Cura redazionale del catalogoVasco Frati e Giuseppina Ragusini

AllestimentoAlessandra De Leonardis, Luigi Capretti e Francesco De Leonardis

Referenze fotograficheLuigi CaprettiPiera Tabaglio, Archivio fotografico dei Civici Musei Fotostudio RapuzziArchivio fotografico della Pinacoteca di Brera (su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali)

RestauriOsservatorio d’Opera, Brescia

TrasportiGLS – Corriere Executive Brescia Service s.r.l.

AssicurazioneSocietà Cattolica di Assicurazione, Agenzia generale di Brescia

Presidenza dell’AABVasco Frati e Giuseppe Gallizioli

Segreteria dell’AABCorrado Venturini

L’AAB e i curatori della mostra rivolgono un cordiale ringraziamento per la loro preziosa collaborazione al Comune di Brescia; alla Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico per le province di Brescia, Cremona e Mantova, in particolare al soprintendente Stefano Casciu e alle funzionarie Renata Casarin e Rita Dugoni; alla direzione dei Civici Musei d’arte e storia, in particolare ad Elena Lucchesi Ragni, Luisa Cervati, Laura Rossi, Ugo Spini, Piera Tabaglio, Giuliana Ventura; alle famiglie degli eredi e ai collezionisti prestatori, in particolare a Maurizio Mussato; ad Alessandra Teso di Gruppo Impresa; alle Fondazioni della Comunità Bresciana, CAB “Istituto di cultura Giovanni Folonari”, ASM Brescia, Banca San Paolo di Brescia; a Roberto Ferrari dell’Archivio Aref; a Giorgio Orlandi e Andrea Lancini di Osservatorio d’Opera; a Stefano Grigolato dell’Emeroteca della Biblioteca Queriniana; a Marco Gitti di GLS – Corriere Executive Brescia Service; agli sponsor.

Fotocomposizione e stampaArti Grafiche Apollonio – Brescia

Finito di stampare nel mese di novembre 2011.Di questo catalogo sono state stampate 400 copie.

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