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© 1993 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 23 ( LA MATERIA PRIMA: ( CARATTERISTICHE, ( RICERCA, ( ESTRAZIONE, ( ATTREZZATURE MINERARIE E INQUADRAMENTO CRONOLOGICO/ CULTURALE ( La selce: caratteristiche chimiche e fisiche ( La selce L una roccia costituita essenzialmente da silice (SiO2), che si presenta ( rispettivamente in forma cristallina (quarzo), fibrosa (calcedonio) e amorfa o ( parzialmente cristallina (opale) (AUBRY 1975, SERONIE-VIVIEN 1987). Possono ( essere presenti anche calcite, minerali opachi (Mn, Ni, Pb, etc), e, nella selce di ( origine biochimica, resti di macrorganismi (gasteropo-di), di microrganismi (diatomee e radiolari) e talora anche di microflora (Mu-RARU 1990; PAWLIKOWSKI ( 1990; DEMARS 1982; SERONIE-VIVIEN 1987). ( Il colore L estremamente variabile e dipende dalla composizione mineralogica: ( i colori rosso, bruno e giallo sono dovuti generalmente alla presenza di ossidi di ( ferro, tipo goethite, lepidocrocite (variet non cristallina della goethite) ed ematite ( variet terrosa); mentre quelli grigio e azzurrognolo alla presenza di solfuri di ( ferro (tipo pirite e marcassite) e quelli grigio scuro e nero a idrocarburi. La ( coesistenza di minerali coloranti diversi in uno stesso campione di selce produce ( una colorazione diversificata (PAWLIKOWSKI 1990). ( Risultano variabili anche la tessitura (SERONIE-VIVIEN ( 1987), la struttura, la ( lucentezza, la trasparenza e la fissilit. ( Se sottoposta alle azioni degli agenti naturali (aria, acqua e sedimenti) subisce ( una serie di alterazioni sia di tipo fisico che chimico (patina, lustratura, abrasione, ( smussatura, etc.) (MANSUR-FRANCHOMME 1986). ( La sua formazione L legata, nella maggior parte dei casi, ad ambienti sedi-( mentari marini (calcari con liste o noduli di selce), dove avrebbe un’origine di ( tipo biochimico, ma talora anche a manifestazioni epigenetiche di tipo idrotermale (SERONIE-VIVIEN 1990). ( Dal punto di vista meccanico, la selce L una roccia parzialmente assimilabile ad ( un solido omogeneo ed isotropo, cioL ad un materiale costituito da elementi della ( stessa natura, le cui propriet fisiche sono pressochØ identiche (

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LA MATERIA PRIMA: ( CARATTERISTICHE, ( RICERCA, ( ESTRAZIONE, (ATTREZZATURE MINERARIE E INQUADRAMENTO CRONOLOGICO/CULTURALE (

La selce: caratteristiche chimiche e fisiche (

La selce è una roccia costituita essenzialmente da silice (SiO2), che si presenta (rispettivamente in forma cristallina (quarzo), fibrosa (calcedonio) e amorfa o (parzialmente cristallina (opale) (AUBRY 1975, SERONIE-VIVIEN 1987). Possono (essere presenti anche calcite, minerali opachi (Mn, Ni, Pb, etc), e, nella selce di (origine biochimica, resti di macrorganismi (gasteropo-di), di microrganismi (diatomee e radiolari) e talora anche di microflora (Mu-RARU 1990; PAWLIKOWSKI (

1990; DEMARS 1982; SERONIE-VIVIEN 1987). (Il colore è estremamente variabile e dipende dalla composizione mineralogica: (

i colori rosso, bruno e giallo sono dovuti generalmente alla presenza di ossidi di (ferro, tipo goethite, lepidocrocite (varietà non cristallina della goethite) ed ematite (varietà terrosa); mentre quelli grigio e azzurrognolo alla presenza di solfuri di (

ferro (tipo pirite e marcassite) e quelli grigio scuro e nero a idrocarburi. La (coesistenza di minerali coloranti diversi in uno stesso campione di selce produce (una colorazione diversificata (PAWLIKOWSKI 1990). (

Risultano variabili anche la tessitura (SERONIE-VIVIEN (1987), la struttura, la (lucentezza, la trasparenza e la fissilità. (

Se sottoposta alle azioni degli agenti naturali (aria, acqua e sedimenti) subisce (una serie di alterazioni sia di tipo fisico che chimico (patina, lustratura, abrasione, (smussatura, etc.) (MANSUR-FRANCHOMME 1986). (

La sua formazione è legata, nella maggior parte dei casi, ad ambienti sedi-(mentari marini (calcari con liste o noduli di selce), dove avrebbe un'origine di (tipo biochimico, ma talora anche a manifestazioni epigenetiche di tipo idrotermale (SERONIE-VIVIEN 1990). (

Dal punto di vista meccanico, la selce è una roccia parzialmente assimilabile ad (un solido omogeneo ed isotropo, cioè ad un materiale costituito da elementi della (stessa natura, le cui proprietà fisiche sono pressoché identiche (

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in tutte le direzioni (TEXIER ' 1984). Possiede un alto grado di durezza (ap-'prossimativamente quella del quarzo nella scala di Mohs), ma un elevato livello di 'fragilità, che si traduce in un grado di elasticità alquanto basso. La frattura 'concoide, caratteristica dei corpi isotropi, può essere influenzata da irregolarità di 'tipo strutturale e tessiturale, come venature, microfratture, inclusioni o vacuoli, 'nonché mancanza d'acqua reticolare, che abbassano il suo grado di lavorabilità, 'cioè la possibilità di controllare il processo di fratturazione. La conoscenza di 'queste irregolarità è stata certamente un elemento fondamentale per l'artigiano 'preistorico durante la fase di approvvigionamento, e lo è anche oggi per lo 'sperimentatore moderno. '

La selce è stata sicuramente una delle materie prime più utilizzate per la 'costruzione di manufatti durante tutta la Preistoria, dal Paleolitico antico fino 'all'inizio dell'Età dei Metalli, non solo per la grande lavorabilità, ma anche per la 'sua ampia reperibilità in natura, nei diversi continenti. '

Fonti di approvvigionamento '

La selce è presente in posto soprattutto nelle formazioni calcaree marine 'mesozoiche e cenozoiche, sia sotto forma di strati continui (liste) che di noduli di 'varia forma e dimensioni (lenticolari, sferici, ramificati, etc), all'interno delle 'bancate oppure in corrispondenza dei giunti; ma anche in forma di filoni e di 'ammassi che attraversano obliquamente le formazioni stesse. '

La si ritrova poi in giacitura secondaria, sia nelle formazioni detritiche 'superficiali (depositi di pendio), sia in quelle fortemente rimaneggiate (depositi 'fluviali e marini), sotto forma di ciottoli e blocchi variamente elaborati sul piano 'chimico-fisico (DEMARS 1982). '

Si tratta in sostanza di due situazioni giaciturali distinte, che forniscono 'generalmente materiale siliceo diverso sul piano della qualità. Le formazioni 'geologiche stratificate (calcari selciferi e filoni di origine epigenetica) contengono 'la selce con le caratteristiche originarie, soprattutto in fatto di integrità chimico 'fisica; cioè materiale ancora intatto, più facilmente lavorabile, ed anche in quantità 'superiore a quella visibile in superficie, qualora la ricerca vada in profondità '(escavazioni minerarie). '

I depositi detritici (alluvioni), invece, forniscono generalmente materiale 'siliceo che è stato sottoposto, dopo il distacco dalle formazioni di appartenenza, 'ad una serie talora lunga e complessa di vicende geologiche (trasporto, 'riscaldamento, gelivazione, etc), che ne hanno alterate nella maggior parte dei 'casi le caratteristiche chimico-fisiche ("silex fatiguè" secondo BERTOUIL-LE 1989). 'Fanno eccezione i depositi di pendio e i colluvi, nei quali i materiali '

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hanno subito talora danni meccanici lievi per il ridotto percorso subito (esclusi (quelli da gelivazione). In questi casi la materia prima risulterebbe quindi di (peggiore qualità, anche se più facilmente reperibile e spesso anche più differenziata, (trattandosi in molti casi di depositi formatisi a spese di formazioni geologiche (diverse, affioranti in uno stesso bacino idrografico. (

Sfruttamento minerario: origine e fattori che influenzano i sistemi di

coltivazione (

Le formazioni geologiche e i depositi secondari rappresentano le situazioni (naturali di approvvigionamento della selce a cui l'Uomo ha sicuramente attinto, (anche contemporaneamente, durante il corso della sua lunga storia, dal (Paleolitico all'Età dei Metalli, con modalità e ritmi che oggi non è possibile (ancora definire con precisione. (

Probabilmente tre principali fattori hanno influenzato costantemente la scelta (della materia prima, seppure con incidenza diversa: la distanza di un insediamento (dalla fonte di approvvigionamento, l'abbondanza e la qualità del materiale (siliceo. A questi potrebbero essersi legati poi, nel corso della storia umana, altri (fattori determinanti, come quello economico oppure quello tecnologico. Secondo (un recente lavoro sull'approvvigionamento della materia prima (DEMARS (1982), (nella parte orientale del Perigord si sarebbe veri-ficato, nel corso del Paleolitico (superiore, un evidente miglioramento nella qualità della selce utilizzata, (contemporaneamente ad una maggiore elaborazione delle tecniche di taglio; e ciò (avrebbe comportato uno sfruttamento più intensivo e sistematico di alcuni (affioramenti di materia prima di qualità superiore. (

Questo binomio qualità/tecnologia potrebbe essere stato effettivamente, (durante il Paleolitico superiore, un forte elemento incentivante per lo sfruttamento (organizzato della materia prima, seppure in forme semplici come piccoli pozzi e (corte gallerie, come dimostrano le strutture minerarie di Nazlet Kater nell'Alto (Egitto datate fra i 35000 e i 30000 anni da oggi, e di quelle più recenti di (Oronsko (BABEL (1986), di Tomaszow II e Brezskwinia in Polonia, di Grimes (Graves in Gran Bretagna (GUIIXAUME (et Al. 1987) e di Uctut in Ouzbekistan (MIRSAATOV 1988); anche se si hanno testimonianze di coltivazioni minerarie (elementari già a partire dalla fine del Paleolitico medio in Egitto a Taramsa I (38100 ± 1400 BP � VERMEESCH et Al. 1991) e probabilmente anche in Europa, a (

Budapest-Farksret (Comunicazione personale di Gabori-Csank, 1985). (Ma lo sfruttamento sistematico della selce, le cui tappe non sono ancora (

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ben conosciute, si realizza più tardi, probabilmente quando interviene il fattore 'economico/commerciale, nel corso del processo di neolitizzazione. La richiesta 'crescente di selce di alta qualità spinge ad un perfezionamento dei sistemi di 'coltivazione, in grado di assicurare una produzione di materia prima a livello '"industriale". Ci si rivolge quasi esclusivamente alle formazioni geologiche, che 'sono in grado di garantire, rispetto ai depositi alluvionali, qualità e quantità della 'selce, e che permettono, per le loro caratteristiche strutturali, escavazioni estese: 'dalle più semplici a cielo aperto (trincee, fosse e pozzi elementari) a quelle più 'complesse sotterranee (gallerie, camere e strutture composte) con ampie superfici 'estrattive esposte. '

Il processo di individuazione e di sfruttamento dei giacimenti selciferi di 'questo tipo (formazioni geologiche) ha comportato, da parte dei minatori 'preistorici, una serie di scelte conseguenziali, basate sulla conoscenza seppure 'empirica delle caratteristiche geomorfologiche degli affioramenti di una de-'terminata area. '

L'individuazione della formazione geologica da sottoporre a coltivazione si 'basa innanzitutto sull'esame del grado di integrità dei livelli silicei, in rapporto a 'quello degli strati calcarei incassanti, lungo le sezioni visibili in campagna. I 'fenomeni tettonici danneggiano talora profondamente i livelli silicei continui '(liste) con una serie di fratture ortogonali, ma possono risparmiare i noduli, che 'per le loro caratteristiche morfologiche sfuggono più facilmente alle pressioni. '

L'integrità della selce quindi dovrebbe costituire generalmente il primo 'parametro discriminante nella fase della ricerca della materia prima. '

La scelta del sistema di coltivazione poi tiene conto di altri parametri di 'carattere geologico, primo fra i quali il grado di integrità degli strati calcarei, a cui 'è legata generalmente la stabilità delle strutture minerarie. '

Le azioni tettoniche, quali compressioni, distensioni e piegamenti, possono 'produrre, sulle formazioni calcaree stratificate selcifere, fratturazioni e 'trasformazioni anche di notevole entità, fino talvolta alla totale disgregazione 'delle bancate medesime. Complessi stratificati debolmente inclinati oppure 'orizzontali, con strati perfettamente integri ed omogenei, possono consentire 'escavazioni di grande ampiezza lungo le bancate (camere), senza porre seri 'problemi di statica. Al contrario complessi fortemente dislocati consigliano 'generalmente strutture verticalizzate e inclinate (pozzi), oppure escavazioni 'orizzontali strette ed allungate (gallerie), dove è possibile limitare al massimo i 'fenomeni di collasso della roccia sovrastante (Di LERNIA 'et Al. 1991). In caso di 'compresenza di condizioni geostrutturali diverse nella stessa formazione, è 'possibile, anche a breve distanza, la coesistenza di strutture '

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Sistemi di coltivazione: tipologia '

Sul piano tipologico le strutture minerarie possono essere riferite fonda-'mentalmente a due distinti raggruppamenti: quelle a cielo aperto, in cui è 'preponderante il contatto con la superficie esterna ed è presente in maniera 'consistente la luce solare, e quelle sotterranee, per le quali può realizzarsi anche il 'completo isolamento con l'esterno; non mancano certo le forme di passaggio fra 'queste due categorie. In questa distinzione ci siamo riferiti soprattutto, seppure 'con alcune sostanziali modifiche e precisazioni di carattere sistematico, alla 'classificazione proposta recentemente da Guillame et Al. (1987). '

STRUTTURE MINERARIE A CIELO APERTO '

CAVE '

Si tratta di escavazioni all'aperto, interessanti spesso più di uno strato calcareo 'selcifero (profilo "a gradinata"), praticate generalmente a partire da una falesia naturale o 'da un pendio. 'Aix-la-Chapelle e Mauer (Austria), ' Lowenberg (Svizzera), ' Grand Pressigny e Maialicene

(Francia), Tata (Ungheria), Valle Lagorara (Italia), etc. '

TRINCEE '

Sono delle escavazioni strette ed allungate, con profondità relativamente ridotta 'rispetto alla lunghezza. L'andamento è estremamente variabile e le pareti possono essere 'subverticali o variamente inclinate. Possono interessare formazioni stratificate orizzontali, 'oblique e talora verticali. Sumeg (Ungheria), Obourg e Strepy (Belgio), etc. '

FOSSE '

Sono strutture a pareti verticali oppure variamente inclinate, a pianta subcircolare o 'irregolarmente quadrangolare. Possono interessare formazioni stratificate orizzontali 'oppure fortemente oblique: si tratta in realtà di pozzi poco profondi. Peppard (Gran 'Bretagna). '

POZZI '

Si tratta di strutture perlopiù di forma irregolarmente cilindrica o conica, con asse 'verticale oppure inclinato, a pianta subcircolare o subquadrangolare, aventi dimensioni 'estremamente variabili, ma con un rapporto altezza max/larghezza max molto al di sopra 'dell'unità. Possono interessare formazioni stratificate orizzontali oppure inclinate. 'Presentano i caratteri delle fosse ma hanno profondità maggiore, che può andare da 'qualche metro ad oltre 20 m. La parte terminale, o fondo del pozzo, può rappresentare la 'base per escavazioni orizzontali, condotte uniformemente in tutte le direzioni, oppure 'secondo direzioni preferenziali e in modo più o meno '

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(profondo. In questo caso non si parla più di pozzi "semplici" ma di pozzi "di accesso" ad (una parte sotterranea, facenti quindi parte di una struttura complessa. Vanno considerate (delle forme intermedie fra le due categorie i pozzi che presentano un allargamento (moderato ma uniforme soprattutto nella metà inferiore ("beli pits"). Easton Down (Gran (Bretagna), Oronsko Polonia), Champìgnolles Francia), Mauer (Austria), (Valle Guarìglìa,

già Valle Sbernia, e Martinetti Italia), etc. (

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GALLERIE ,

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STRUTTURE MINERARIE SOTTERRANEE ,

Le strutture sotterranee rappresentano le forme più complesse di coltivazione ,dei giacimenti selciferi, sviluppandosi in profondità spesso in maniera estesa e in ,condizioni di assenza parziale o totale di luce solare. Comportano quindi ,un'organizzazione complessivamente più articolata da tutti i punti di vista. ,

Si distinguono le gallerie vere e proprie, le camere con o senza pilastri e le ,strutture composte. ,

Sono delle escavazioni strette ed allungate, ad andamento, morfologia e dimensioni ,estremamente variabili, che interessano sia orizzontalmente che trasversalmen- ,

,

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te ("en travers batic") gli strati calcarei. Raramente sono presenti come impianti mi-nerari 'autonomi, mentre sono frequentemente associate ad altre strutture, tipo pozzi oppure 'camere. Monte Tabuto e Torre Dell'Aglio (Italia), Vert La Gravelle (Francia), etc. '

CAMERE (con e senza pilastri) '

Sono delle escavazioni sotterranee che si estendono soprattutto in orizzontale 'secondo l'andamento degli strati calcarei. Hanno dimensioni fortemente variabili (da pochi 'metri a parecchie decine di metri) e forme variamente articolate, con dimensioni massime '(L e 1) generalmente non troppo dissimili fra loro. Al loro interno possono essere presenti 'pilastri di roccia risparmiati per sostenere il soffitto oppure grandi accumuli di pietrisco 'con funzione di sostegno, situati nella parte centrale. Si tratta generalmente di un tipo di 'struttura ottenuta per escavazione di una o più bancate calcaree orizzontali o 'suborizzontali, a partire dal pendio o dalla falesia su cui affiora il livello siliceo da 'coltivare. Sono frequenti anche i casi di camere di piccole dimensioni alla base dei pozzi di 'accesso oppure all'interno di reticoli minerari complessi (Rijckholt-St. Geertruid); la loro 'altezza può raggiungere anche 1,70 m. In uno stesso impianto si possono avere 'allineamenti di camere adiacenti, fra loro isolate e comunicanti tramite stretti passaggi, 'oppure parzialmente intersecanti. Si tratta di un tipo di struttura assai diffusa nell'Italia 'meridionale (Gargano), ma rara (Kleinkems) come forma autonoma nel resto 'dell'Europa. Defensola, Martinetti, etc. (Gargano-Italia), Kleinkems (Germania). '

STRUTTURE COMPOSTE '

Si tratta di strutture minerarie costituite generalmente da un pozzo di accesso, dal cui 'fondo si dipartono, soprattutto orizzontalmente, delle escavazioni all'interno del livello da 'coltivare, le cui forme e le cui dimensioni sono estremamente variabili (non è esclusa la 'possibilità di composizione fra altre tipologie: camere-gallerie, etc). Si possono distinguere 'fondamentalmente piante a profilo "continuo", a profilo "lobato" e a profilo '"diverticolare". Possono essere presenti anche forme intermedie difficilmente 'inquadrabili. 'Nei grandi impianti minerari del nord Europa le tre forme fondamentali possono essere 'compresenti e talora anche compenetrate, a tal punto da rendere difficoltosa la loro lettura 'morfologica. '

Tipo "a profilo continuo" o a camera 'Si tratta di una escavazione che allarga lateralmente il fondo del pozzo di accesso in '

maniera più o meno uniforme in tutte le direzioni (forma centrata) oppure non uniforme 'in una direzione (forma decentrata), avente in pianta il profilo di una curva chiusa continua, 'cioè priva di discontinuità di rilievo (« gallerie à pian simple » secondo GUILLAUME 'et Al.

1987). Tale spazio può essere assimilato ad una camera, in cui possono essere presenti 'pilastri di sostegno (Rijckholt-St. Geertruid). Saint-Mihiel e Jablines (Francia), etc. '

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Tipo "a profilo lobato" 'Quando l'escavazione sulle pareti laterali del fondo del pozzo di accesso non avviene '

uniformemente in tutte le direzioni si ha un profilo più o meno lobato, cioè costituito da 'concavità irregolarmente subcircolari (« underground sbafi exploìtation with nìches » in 'LECH '1981). Il pozzo potrà avere posizione centrata o decentrata rispetto all'escavazione. 'Si tratta a nostro avviso di una forma di passaggio alla pianta "diver- '

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ticolare", in cui i lobi possono essere destinati a diventare gallerie per successivo ap-profondimento dell'escavazione. Saint-Mihiel e Jablines (Francia).

Tipo "a profilo diverticolare" Quando l'escavazione delle pareti laterali, operata in maniera non uniforme in '

tutte le direzioni, produce delle cavità strette e allungate, cioè delle gallerie di 'forma e dimensioni variabili, si ha un profilo della parete con uno o più diverticoli (« '

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galene

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à pian règulier » secondo GUILLAUME et Al. 1987, e « underground sbafi with galle­

ries » in LECH 1981). (Le lunghezze, gli angoli e le direzioni dei diverticoli rispetto al centro del pozzo di (accesso determinano il grado di regolarità della struttura (tipo « a marguerite » regolare (secondo GUILLAUME et Al. 1987). (In una stessa unità possono essere presenti contemporaneamente lobi e gallerie. In (uno stesso impianto minerario si può avere la compresenza separata dei tre tipi di (pianta, ma talora anche la loro compenetrazione, che restituisce reticoli estremamente (complessi. (E il tipo di struttura composta più frequente nei grandi centri minerari del centro (e nord Europa. Grimes Graves, Cissbury, Harrow Hill, Blackpactch (Gran Bretagna), (Rijckholt-St. Geertruid (Olanda), (Spiennes (Belgio), (Champignolles, Bretteville-Le-

Rabet (Francia), Hov Danimarca), Krzemionki (Polonia), etc. (

TECNICHE ESTRATTIVE (

L'integrità dei banchi calcarei, che può essere determinante in alcune (particolari situazioni nella scelta del sistema di coltivazione, costituisce certa-(mente un fattore decisivo nella scelta della tecnica estrattiva ed in quella de-(gli utensili più appropriati. Al grado di fratturazione dei banchi si aggiunge (poi quello di resistenza alla rottura del calcare stesso. (

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Due operazioni sono necessarie per l'estrazione dei noduli: la fratturazio-'ne dello strato calcareo e il suo smontaggio, che rappresenta lo scavo vero e 'proprio dei noduli stessi. '

Strati calcarei già fortemente fratturati all'origine e aventi bassa 'resistenza alla rottura, possono essere smontati anche per mezzo di utensili 'leggeri, come i picconi di corno di cervo, aventi soprattutto funzione di 'dilatazione delle fessure, con conseguente distacco dei blocchi. '

Se invece il grado di fratturazione è basso ed il calcare presenta una forte 'resistenza alla frattura, lo smontaggio dei banchi deve essere preceduto da 'un lavoro di disgregamento del calcare per mezzo di utensili pesanti, come 'picconi e mazzuoli silicei, nonché con l'ausilio di cunei. E stato osservato in-'fatti (MORTIMORE '1981) che a Grimes Graves, dove il calcare è tenero e 'fortemente fratturato, la presenza di utensili di pietra è marginale rispetto 'a quella di picconi di corno, a differenza di Rijckholt dove l'uso di 'strumenti pesanti appare determinante. '

Un altro fattore di rilievo ai fini dell'estrazione è la posizione dei noduli 'all'interno dello strato calcareo, indipendentemente dal suo spessore. I nodu-'li d'interfaccia, cioè quelli posizionati sui giunti di strato (base o tetto), sono 'più facilmente estraibili rispetto a quelli interni, trovandosi a contatto con 'una superficie di discontinuità, per lo più di minore aderenza. Quest'ultimi 'potrebbero essere scavati rispettivamente dall'alto e dal basso (estrazione per 'caduta o "foudroyage") a seconda che si trovino alla base o al tetto dello stra-'to. Nel caso invece che i noduli stiano nella parte interna dello strato, lo sca-'vo procede solitamente dall'alto, creando un caratteristico gradino di estra-'zione, sul quale sono visibili spesso le impronte dei noduli estratti o addirit-'tura parte dei noduli rimasti in parete. Queste osservazioni, relative ad un 'unico strato, potrebbero in realtà riguardare più strati sovrapposti con oriz- '

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zonti silicei coltivabili. La posizione della parte scavata (galleria o camera) quindi (dovrebbe risultare legata in linea di massima a quella dei noduli all'interno dello (strato calcareo. È stato osservato tuttavia (Defensola � Di LER-NIA et Al. 1991) (che, qualora il livello siliceo all'interno di uno strato sia particolarmente ricco di (noduli di grandi dimensioni e fra loro ravvicinati, si ottiene una specie di (superficie di discontinuità fra il livello siliceo e il calcare della bancata; in questo (caso è conveniente scavare dal basso ed estrarre i noduli per caduta. Il soffitto (allora non è più costituito da un'interfaccia ma quasi completamente dalle (impronte dei noduli. (

Illuminazione delle strutture minerarie (

L'illuminazione delle strutture minerarie costituisce un problema di grande (interesse nel complesso quadro della ricostruzione dell'ambiente di lavoro (all'interno di questi impianti; tanto interessante quanto di difficile soluzione se (affrontato sulla base di concreti dati archeologici. (

Mentre le strutture all'aperto, come cave, trincee, fosse e pozzi utilizzano, (seppure in misura diversa, la luce solare, quelle sotterranee, quali gallerie, camere (ed impianti complessi, possono avere bisogno deU'iUuminazione artificiale per una (completa funzionalità. Tale esigenza è legata generalmente all'esistenza di parti (che rimangono permanentemente all'oscuro per elementi strutturali che (ostacolano in qualche modo la penetrazione della luce solare dall'esterno (controcurve nelle gallerie o nei corridoi di accesso, detriti, etc). (

Si verificano perciò delle situazioni particolari nelle quali è indispensabile l'uso (di sistemi di illuminazione, generalmente portatili come lucerne e torce, per lo (svolgimento di un'attività lavorativa continuata. (

Il controllo sperimentale di tali situazioni può dimostrare in molti casi (l'effettiva necessità deU'iUuminazione artificiale e quindi indirettamente il (potenziale uso di sistemi preposti a tale scopo. (

Sul piano archeologico il ritrovamento di oggetti o di tracce che attestino in (qualche modo l'uso esteso di sistemi di illuminazione risulta alquanto carente. Si (conoscono da tempo alcune lucerne di pietra all'interno di miniere a pozzo, (come Grimes Graves e Cissbury in Inghilterra (CLARK, PIGGOT 1933), Spiennes (in Belgio (GUILLAUME et Al. 1987), e recentemente in miniere a camere e pilastri (come la Defensola (GALIBERTI (1984, Di LERNIA (et Al. 1990-1991). Non sono (invece segnalate in molti altri grandi complessi europei come Rijckholt in Olanda (BOSCH 1979) oppure Krzemionki in Polonia (BORKOWSKI et Al. 1991), dove non (sono stati individuati neppure altri sistemi di illuminazione artificiale certa, (nonostante l'esistenza di carboni, qui co- (

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me in molti altri casi, che attestano genericamente l'uso del fuoco in rapporto a (questi impianti. (

Le lucerne sono dei manufatti alquanto elementari dal punto di vista (strutturale, essendo costituite generalmente da un supporto calcareo con un catino (al centro, di forma e profondità variabili, ricavato tramite scalpellatura. La parte (esterna, variamente modellata, con fondo piano oppure convesso, può presentare (in qualche caso una protuberanza più o meno pronunciata a forma di presa. Sul (bordo del catino può essere presente talora una sorta di scanalatura, destinata (con ogni probabilità a contenere lo stoppino, ligneo oppure fibroso. (

Si tratta quindi di manufatti semplici, le cui morfologie, tra l'altro già (presenti ampiamente in manufatti similari del Paleolitico (DE (BEAUNE (1987), (vengono collegate generalmente a quelle di lucerne ad olio o grasso, la cui (funzionalità non ci risulta sia stata ancora accertata relativamente ai reperti (provenienti dalle strutture minerarie. (

Probabilmente le lucerne non sono stati i soli manufatti ad essere impiegati (nell'illuminazione delle miniere di selce, come pure in miniere di altre materie (prime, durante la Preistoria; anche se resta difficile per il momento pensare ad (altri sistemi, come le torce, presumibilmente inadatte per ambienti stretti e per lo (più carenti di scambi d'aria con l'esterno. Purtuttavia un oggetto di calcare, (trovato recentemente nella miniera neolitica della Defen-sola, sembrerebbe (proprio collegato ad un diverso sistema di illuminazione. Si tratta infatti di un (supporto calcareo con presa laterale, provvisto di due concavità troncoconiche (opposte fra loro comunicanti, una delle quali presenta una profonda solcatura sul (bordo, inclinata verso l'esterno. Farebbe pensare verosimilmente alla base di una (torcia, di cui si ignorano per ora le caratteristiche funzionali. (

Utensili da miniera (

L'attività mineraria ha comportato sicuramente, nelle epoche preistori-che, (l'uso di molteplici utensili, costruiti nei materiali più diversi reperibili in natura, (sia di tipo organico che inorganico. (

Mentre sono rari i casi di conservazione di oggetti in legno oppure in fibre (vegetali e animali facilmente deperibili, come cesti, manici, scale, puntelli, corde (Spiennes) e assi di legno (Petit Spiennes in Belgio e Kwarnby in Danimarca � (

GUILLAUME et Al. 1987), numerosi sono invece gli utensili di corno e di osso, e più (ancora quelli di pietra, per i quali non esistono problemi di conservazione. (

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La maggior parte degli strumenti che si sono conservati più facilmente, è 'legata soprattutto allo scavo del calcare ed all'estrazione dei noduli, fase centrale del 'lavoro minerario, ma marginalmente anche a quella di sgombero dei detriti e di 'trasporto della materia estratta. '

SCAVO DEL CALCARE ED ESTRAZIONE DEI NODULI '

Questa fase è basata su azioni di "percussione" (« percussion lancèe » secondo 'GUILLAUME ' et Al. 1987) e su azioni di "dilatazione" (« percussion po-sèe » 'secondo GUILLAUME 'et Al. 1987), finalizzate soprattutto allo sgretolamento della 'roccia incassante. '

Mentre le prime vengono svolte da utensili dotati di una massa inerziale più o 'meno consistente, tipo picconi, mazze ed accette, generalmente costruiti in pietra o 'in corno, le seconde sono affidate, oltreché ai grandi picconi di corno 'multifunzionali (BOGUSZEWSKI 1991), ad utensili relativamente piccoli, come leve 'e cunei, in pietra e in corno. '

Picconi pesanti 'Sono degli strumenti fusiformi, a sezione generalmente quadrangolare, presentanti una '

o due estremità appuntite e talora un restringimento nella parte mediana. Sono costruiti per 'lo più in selce a tessitura grossolana, mediante scheggiatura ampia e scagliosa, a cui si 'sovrappone talora una caratteristica "picchiettatura" totale o parziale, avente lo scopo di 'smussare gli spigoli per aumentarne la resistenza agli urti. La lunghezza varia mediamente 'fra i 15 e 25 cm, ed il peso può raggiungere anche i'3'k'g'.' 'Sulla base delle loro caratteristiche morfologiche e dimensionali si suppongono tre 'differenti tipi di immanicamento, due dei quali comportano legature ad un manico non 'forato (picconi di grandi dimensioni) ed il terzo l'inserimento della parte litica nella 'scanalatura di un supporto forato (picconi di piccole dimensioni) (GUILLAUME et Al. 1987). 'Quelli di maggiori dimensioni svolgono azione di penetrazione e di sgretolamento 'specialmente nei calcari duri, ma anche azione di "scalzamento" dei noduli individuati; di 'essi restano frequentemente le tracce evidenti sulle pareti. Sembrano numericamente 'dominanti, e talora esclusivi delle miniere scavate nei calcari compatti e duri. '

Picconi leggeri 'Si tratta di strumenti per lo più in corno di cervo, quindi con un carico inerziale minore '

rispetto a quelli di pietra, aventi probabilmente una serie di funzioni diversificate che vanno 'da quella propria del piccone/accetta/zappa a quelle del cuneo, dello scalpello e della leva, 'anche se non è escluso un uso multifunzionale (BOGUSZEWSKI ' 1991), fra cui quello di 'sostegno (Grimes Graves); si tratta comunque di utensili facilmente costruibili e 'maneggiabili. Si distingue un primo gruppo di tipo semplice (il più diffuso), costruito 'utilizzando '

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(direttamente una parte del corno privata dei "pugnali" non utili, ed opportunamente 'sagomata ad una estremità (punta conica, sbieco, doppio sbieco, etc); ed un secondo 'gruppo di tipo composto comportante supporti forati o scanalati (utensili con manico 'separato) (BOGUSZEWSKI 1991). 'Sono particolarmente frequenti nelle miniere del centro e del nord Europa, e sembrano 'anche numericamente dominanti rispetto ai picconi di pietra in quelle scavate nei calcari 'teneri e fratturati (MORTIMORE 1981), anche se non è escluso che a questa ragione di tipo 'geotecnologico se ne possano aggiungere altre di carattere culturale (BOGUSZEWSKI 1991). '

Mazze e mazzuoli pesanti 'Si tratta di utensili di forma subcilindrica oppure ovoidale, a sezione subcircolare o '

poligonale, aventi le due estremità a profilo convesso o piatto, ed èncoches o scanalatura 'circolare per l'immanicamento nella parte mediana. Come i picconi pesanti, anch'essi sono 'costruiti in selce a tessitura grossolana mediante scheggiatura scagliosa e talora '"picchiettatura", ma anche in rocce cristalline come basalto, diabase e quarzite, in forma 'di ciottoli. Le dimensioni e il peso sono molto variabili, e probabilmente sono da mettere 'in relazione con le funzioni a cui sono destinati. I tipi più pesanti (mazze), che possono 'raggiungere addirittura i 10 kg (GUILLAUME 'et Al. 1987), hanno funzione di rottura e di 'sgretolamento preliminari del calcare, mentre quelli più leggeri (mazzuoli) svolgono 'probabilmente azione battente su cunei e scalpelli, di osso, corno o pietra. Sembrano 'impiegati particolarmente su rocce dure e compatte. '

Mazzuoli leggeri 'Sono utensili assai rari (Polonia) (GUILLAUME et Al. 1987), costruiti in corno di cervo, '

con una superficie battente ad una estremità. Dato il loro peso modesto sono assimilabili 'a martelli con carico inerziale limitato. '

Accette pesanti e leggere 'Sono degli strumenti provvisti di tranciante, destinati a tagliare soprattutto rocce '

incassanti molto tenere o sciolte, come limi o argille (GUILLAME 'et Al. 1987). Quelle 'pesanti sono costruite per lo più in selce, mediante scheggiatura scagliosa bi-facciale; 'presentano un restringimento mediano ed uno o due trancianti alle estremità. Quelle 'leggere, più rare (Francia e Polonia secondo GUILLAUME 'et Al. 1987), sono in corno di 'cervo e presentano un foro per l'immanicatura. '

Leve 'Oltre ai grandi picconi di corno svolgono funzione specifica di leva anche strumenti '

più piccoli, anch'essi in corno, costituiti da un manico corto e da una appendice 'trasversale angolata, che presenta spesso tracce d'usura nella parte interna (GUILLAUME et

Al. 1987). '

Cunei 'Sono strumenti che svolgono un'azione di penetrazione e di dilatazione nelle fessure '

della roccia, soprattutto sotto la spinta di un percussore. Se ne conoscono esemplari in 'corno con doppia sbiecatura (Krzemionki) (GUILLAUME ' et Al. 1987) ed in selce '(Defensola � Di LERNIA 'et Al. 1990-1991) anche se non può essere escluso l'utilizzo del 'legno (deperibile). '

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SGOMBERO DEI DETRITI E TRASPORTO DELLA MATERIA PRIMA (

Lo sgombero dei detriti provenienti dall'attività estrattiva come pure il (trasporto della materia prima all'esterno costituiscono un'operazione di grande (importanza per l'avanzamento dello scavo lungo i fronti di coltivazione, in (considerazione del basso rapporto fra volume della roccia scavata e volume dei (detriti, la cui rimozione non ammette soste. I loro continui spostamenti verso (l'esterno, specialmente nella fase iniziale dell'impianto, e successivamente (anche verso zone interne della miniera rimaste libere, devono essere stati (effettuati certamente con l'ausilio di contenitori (ceste) e forse anche di vere (e proprie attrezzature costruite in materiali organici facilmente deperibili mai (pervenutici (legno, pelle, corde, età); nonché per mezzo di rudimentali (utensili al momento della raccolta e del carico (palette d'osso, rastrel- (

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li bidentati di corno, etc), di cui si hanno esempi in alcune miniere del centro e del (nord Europa (Petit Spiennes, Bretteville-le-Rabet, Harrow Hill, Cis-sbury) (CLARK 1952; GUILLAUME et Al. 1987; SHEPHERD 1980; CLARK 1969). (

Manufatti connessi con l'attività mineraria (

La ricerca mineraria ha rappresentato nel corso dei tempi un'attività per lo più (fortemente specializzata, probabilmente anche organizzata sul piano del lavoro, (come risulta dalla complessità e dalle dimensioni raggiunte da molte strutture (minerarie nel Neolitico e della prima parte dell'Età dei Metalli, soprattutto in (Europa. (

Anche se non sono possibili a tutt'oggi ricostruzioni dettagliate dell'orga-(nizzazione economica e sociale che sta dietro a questa attività così importante e (diffusa, sia per carenza di informazioni che talora per difficoltà oggetti-ve, non è (difficile immaginare alcuni aspetti secondari, anche se non meno importanti di (altri, riguardanti il lavoro all'interno degli impianti. La vastità di alcune strutture, (unitamente alla difficoltà di movimento ed alla permanenza prolungata al loro (interno in alcuni casi, fanno pensare presumibilmente a forme semplici di (assistenza per certi bisogni elementari da soddisfare senza uscire all'esterno. La (presenza per esempio di contenitori ceramici con tracce evidenti del contenuto (Defensola) (Di LERNIA et Al. 1990-1991), potrebbe attestare, unitamente a resti (

di fauna di animali domestici, la consumazione di cibi e bevande all'interno di (alcune miniere. (

Il ritrovamento inoltre di altri oggetti, come ossa lavorate, strumenti di selce (non collegabili direttamente con l'attività estrattiva, percussori, coloranti, (carboni, etc, indica con molta probabilità aspetti connessi con la normale attività (di estrazione. Pensiamo per esempio alla necessità di riparare abiti e contenitori, (di rigenerare utensili destinati allo scavo, di segnalare punti o tracciati relativi (alle direzioni di sfruttamento. Vanno inoltre considerate testimonianze di altra (natura e significato, probabilmente collegate con il mondo spirituale, come (graffiti (Krzemionki) e sculture (Grimes Gra-ves; Petit Spiennes). (

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Inquadramento cronologico e culturale (

Abbiamo già detto che la ricerca organizzata della selce comincia, seppur (sempre in forme elementari, già a partire dalla fine del Paleolitico medio: in Egitto (circa 38000 anni fa e forse anche nell'Est europeo, durante una fase economica di (caccia/raccolta, per svilupparsi ulteriormente nel corso del Paleolitico superiore e (del Mesolitico, approssimativamente fra i 35000 e i 9500 anni da oggi (Nazlet (Khater in Egitto; Oronsko, Tomaszow II e Brezskwinia in Polonia; Grimes (Graves in Gran Bretagna). (

Ma solo con l'avvento del Neolitico, cioè con un cambiamento sostanziale (dell'economia in alcune aree geografiche (dalla caccia/raccolta alla produzione (diretta dei mezzi di sostentamento tramite l'agricoltura e l'allevamento), si (verifica un vero e proprio sfruttamento sistematico della selce; probabilmente, (come ha osservato qualche autore, in seguito ad una massiccia richiesta di materia (prima (CLARK 1952; GUILLAUME et Al. 1987). Tale richiesta è finalizzata non solo (alla produzione dello strumentario a ritocco uni-facciale, che comprende anche (grandi lame, ma soprattutto a quella degli strumenti bifacciali come accette, asce e (tranchets, che impiegano una grande quantità di materiale; una categoria di (manufatti quest'ultima, collegabile probabilmente alle nuove strategie produttive, (che vedono fra l'altro in alcune zone geografiche l'acquisizione di nuove terre sulle (aree forestali ancora presenti. (

Al momento attuale non è possibile conoscere il modo in cui si è sviluppato in (Europa il fenomeno minerario all'avvento della neolitizzazione, sia in quelle aree (in cui è già documentato alla fine del Paleolitico superiore (Gran Bretagna 8515 (BC-7614 BC e Polonia 9555 BC) (GUILLAUME (et al. 1987), che in quelle di (nuova acquisizione. (

Nelle prime, stando alle datazioni radiometriche conosciute, l'inizio dello (sfruttamento sistematico relativo al Neolitico si collocherebbe per ora molto più (tardi: nella seconda metà del V millennio a.C. in Polonia (Tomaszow I 4195 BC (� SCHILD 1980) e addirittura nella seconda metà del IV millennio in Inghilterra (Church Hill 3390 BC). Anche nelle aree dove non ci sono testimonianze (

minerarie risalenti al Paleolitico superiore, le datazioni più antiche si collocano (per lo più nella seconda metà del V e nel IV millennio a.C, ad eccezione della (fascia mediterranea (sud Italia), dove lo sfruttamento sistematico è già presente (fra il VI ed il V millennio a.C. (6990 ± 80 BC; 5040 BC), e quasi certamente (anche prima. (

Questo iato cronologico farebbe ipotizzare, almeno per il momento, che non (esiste nell'Europa continentale un legame fra il fenomeno minerario (

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paleo-mesolitico (limitato) e quello neolitico (esteso); o almeno un legame tale da far 'ritenere possibile un'origine così antica. È più probabile invece che il fenomeno 'minerario su larga scala sia arrivato in tutta l'Europa, a seguito del processo di 'neolitizzazione, quindi secondo i tempi di diffusione relativi a tutti gli altri 'aspetti culturali. '

Questa ipotesi spiegherebbe per esempio, il divario cronologico che sembra 'delinearsi, per l'inizio dell'attività mineraria, fra l'Europa centro-occidentale e 'in parte orientale, e l'area mediterranea (forse Grecia e Turchia comprese dove per 'ora si hanno scarse testimonianze), in accordo con quello culturale. '

Allo stato attuale delle conoscenze, il fenomeno minerario, che prende inizio 'con la neolitizzazione, sembra abbracciare in Europa un lasso di tempo di oltre '3000 anni, dal Neolitico antico all'Età del Bronzo; scarto destinato ad aumentare 'in considerazione del fatto che ampie aree geografiche, come la penisola 'balcanica e la Turchia, investite in epoca molto antica dal processo di 'neolitizzazione, sono tuttora inesplorate sotto il profilo minerario. '

Tracciare 'quindi uno schema cronologico culturale del fenomeno minerario 'per l'intera Europa, Mediterraneo compreso, è impresa non facile, che non 'riguarda tra l'altro questa sede; soprattutto per la complessità del quadro culturale 'nelle varie epoche, che vede evoluzioni differenziate nelle varie aree geografiche '(Europa orientale, Europa occidentale e bacino mediterraneo), con la 'compresenza, talora su uno stesso territorio, di realtà culturali anche molto 'diverse fra loro. Si faccia riferimento per esempio al processo di neolitizzazione 'dell'Europa tardo-paleolitica, che vede nell'Europa centrale l'inizio del Neolitico 'nel corso del V millennio a.C. con la cultura della ceramica a bande lineari '("Linearbandkeramic"), e nel Mediterraneo alla fine dell'Vili millennio, 'generalmente con la cultura della "ceramica impressa"; oppure successivamente 'all'impatto cronologicamente differenziato che il fenomeno metallurgico '(Eneolitico) ha in Europa sulle molteplici realtà del substrato neolitico: in 'Bulgaria il processo di eneolitizzazione comincia addirittura nel corso del V 'millennio a.C. (TODOROVA 1988). '

Preferiamo quindi procedere ad un elenco ragionato delle più importanti 'presenze minerarie postpaleolitiche per l'estrazione della selce, facendo riferimento 'volta per volta alle realtà culturali che vi si associano, così come ven~ gono 'riportate dai vari Autori. '

Le testimonianze minerarie più antiche, alquanto scarse, si collocano per ora 'nell'Europa nord orientale e nel Mediterraneo nell'ambito del V millennio a.C. 'La miniera della Defensola nel sud dell'Italia, databile addirittura alla fine del VI 'millennio (5040 BC � Di LERNIA et Al. 1990-1991) e proba- '

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bilmente anche ad un momento precedente riferibile alla fase iniziale del 'Neolitico antico a ceramica impressa, attesta una diffusione precoce del fenomeno 'minerario nel Mediterraneo centrale, con strutture tecnologicamente avanzate '(camere e pilastri). '

Nell'Europa nord orientale si conoscono impianti forse meno complessi, 'seppure diversi dal punto di vista tipologico, con trincee, pozzi e gallerie poco 'profondi: in Polonia a Tomaszow I e II (4605 BC � SCHILD 1980) e in Ungheria a 'Sumeg-Mogyrosdomb (4010 BC � BACSKAY 1986), entrambi associati alla cultura 'della ceramica "a bande lineari", nonché nell'estremo sud della penisola 'scandinava a Malmo (GUILLAUME et al. 1987). '

Nel corso del IV millennio il fenomeno minerario sembra segnare una forte 'espansione verso occidente, in Francia, Belgio ed Austria (nella prima metà del 'millennio) e poi anche in Svizzera, Olanda, Gran Bretagna e parte della Germania '(seconda metà). Non si conoscono per il momento testimonianze nel bacino del 'Mediterraneo, quasi certamente per carenza di ricerche. '

Alla prima metà sembrano riferirsi sia strutture ancora poco elaborate (trincee 'e pozzi poco profondi) che strutture di maggiore complessità (pozzi e gallerie di 'dimensioni ridotte); tutte comunque associate a contesti neolitici. '

Ricorderemo fra le più importanti Brettevilles-le-Rabet (3610 BC � 'VERROW 1986) ed Etaple in Francia (3710 BC e 3740 BC � GOSSELIN 1986), 'quest'ultima associata alla cultura di Cerny; Jandrain (3495 BC � HUBERT 1980) 'e Spiennes (3560 BC � GOSSELIN 1986) in Belgio, con la cultura di Michelsberg; 'Mauer in Austria, riferibile secondo Guillaume alla fase media della cultura di 'Lengyel (GUILLAUME 'et al. 1987), anche se il sito abitativo di Unterpullendorf 'fornisce una data di 4180 BC (SHEPHERD 1980). '

Alla seconda metà del IV, che vede una sensibile accelerazione dello 'sfruttamento minerario, sembrano riferirsi sistemi di coltivazione più perfezionati, 'con strutture a pozzo e gallerie profonde, interessanti aree molto estese. '

Per la Gran Bretagna vanno ricordati alcuni centri emergenti come Church 'Hill (3390 BC � BURLEIGH 1975), Windover Hill (fra il 3500 e il 2500 BC circa '� SHEPHERD 1980) e Blackpatch (3140 BC � BURLEIGH 1975 e 3200 BC � 'SHEPHERD 1980), tutti riferibili alla cultura di Windmill Hill e i primi due attivi 'anche durante l'Età del Bronzo; per il Belgio Spiennes (3470 BC � BURLEIGH '

1975; 3150 BC � GOSSELIN 1986)) e Mesvin (3390 BC, 3270 BC e 3181 BC � 'BURLEIGH 1975) con la cultura di Michelsberg; per l'Olanda Rijckolt (3150 BC '� SHEPHERD '1980; 3140, 3130, 3120, 3115 e 3050 BC � BOSCH, FELDER '

1990) con la cultura Michelsberg; '

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1980). (

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per la Germania meridionale Lousberg (fra 3100 e 2600 BC � WEINER 1986) (con la cultura di Michelsberg; per la Svizzera Lowenberg (3260, 3070 e 2990 BC (� BURLEIGH 1975) con la cultura di Cortaillot; per la Francia Ja-blines (fra 3200 e (2900 BC � BOSTYN, LANCHON 1991) con la cultura di Chassey; per la Polonia (Saspow (3375 BC e 3096 BC � BURLEIGH 1975) con la cultura di Lengyel-Polgar (SHEPHERD (1980) e Krzemionki (3090 BC e 3030 BC nel pozzo 8/669 � (SALICINSKI (1990) con la cultura del vaso imbutiforme o "Trichterbecker" ; e (infine per la Bielorussia Krasnoye Selo (3350 BC e 3100 BC � BURLEIGH (

1975), di cui non si hanno riferimenti culturali. (Nel III millennio si registra la continuazione dell'attività estrattiva in alcuni (

centri già attivi precedentemente, talora anche dopo una lunga interruzione (Sumeg-Mogyrosdomb), e l'apertura di nuovi giacimenti, alcuni dei quali con (

funzionamento continuo per lunghi periodi (Grimes Graves attivo fra il 2340 e il (1340 BC circa). (

Fra quelli che si riattivano ricordiamo: in Belgio Spiennes riferibile ancora alla (cultura di Michelsberg (2540 BC � GOSSELIN 1986) ma anche a quella della Seine-(Oise-Marne (2280 BC � BURLEIGH 1975); in Ungheria Sumeg-Mogyrosdomb con (una prima fase neolitica riferibile alla cultura di Lengyel (2890 BC � BACSKAY (

1986 e 2729 BC � SHEPHERD 1980) e successivamente con un'altra attribuibile al (Calcolitico (2570 BC � BACSKAY (1986 e 2560 BC � SHEPHERD (1980); in (Polonia Krzemionki con la cultura del vaso imbutiforme (2790 BC � BABEL 1990) (e delle anfore globulari (2430 BC e 2040 BC � BABEL 1990). (

Fra i centri di nuova attivazione e di maggiore importanza citiamo in Gran (Bretagna Harrow Hill, già attivo all'inizio del III millennio (2980 BC � (BURLEIGH 1975), Cissbury (2780, 2770 e 2700 BC � BULEIGH 1975), Easton (Down (2530 BC � BURLEIGH (1975), entrambi operanti in un arco di tempo (ristretto; e infine Grimes Graves (2340, 2320, 2310, 2300, 2230, 2154, 2100, (2084 e 2030 BC � BURLEIGH 1975) attivo con grande continuità per oltre 250 (anni. Tutti questi centri sono riferibili alla cultura di Wind-mill Hill. (

Fra quelli minori aventi un'indicazione cronologica ricordiamo Hov in (Danimarca (fra il 2500 e il 2000 BC circa � SHEPHERD 1980), Kvarnby in Svezia (2900 BC � BURLEIGH (1975) associato alla cultura del vaso imbutiforme, (

Kleinkems in Germania (2000 BC circa � SHEPHERD 1980) ancora forse con una (fase finale del Neolitico, e in Francia Grand Pressigny, attivo a partire dall'ultimo (quarto del III millennio con la cultura di Artenac (Neolitico finale o Calcolitico) e (Hardivillers del Neolitico finale (fra il 2500 e il 2000 BC circa � WEISGERBER (

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Sul versante mediterraneo si hanno, fino a questo momento, scarse testi-(monianze di attività minerarie risalenti a questo periodo, certamente per carenza (di ricerche sistematiche. Nel sud della Francia, fra i vari siti segnalati ma non (ancora datati (WEISGERBER 1980), forse Veux Malaucene e Salinelles potrebbero (essere anteriori all'Età dei Metalli (SHEPHERD 1980). Al passaggio fra l'Eneolitico (e il Bronzo antico sembra collocarsi la miniera a cielo aperto di Valle Lagorara in (Liguria (MAGGI et Al. 1991). Sul versante adriati-co italiano (Gargano) intere aree (minerarie già individuate attendono di essere indagate; solo in due casi si hanno (indicazioni di carattere cronologico culturale che ci riportano in qualche modo (all'Eneolitico; rispettivamente ad una fase iniziale con la Cultura di Piano Conte (Tagliacantoni � PALMA DI CESNOLA e VIGLIARDI 1984) e ad una fase finale non (

meglio precisata (Valle Guariglia già Valle Sbernia � TUNZI SISTO 1991). (Nel II millennio, cioè in piena Età dei Metalli, le presenze di strutture (

minerarie per l'estrazione della selce sembrano rarefarsi un po' in tutta l'Europa, e (solo pochi centri continuano ad essere attivi anche durante l'Età del Bronzo: fra i (più importanti, in Gran Bretagna Grimes Graves (1920, 1865, 1860, 1839, 1831, (1814, 1750, 1600 e 1340 BC � BURLEIGH (1975) operante in maniera non (continua per quasi 600 anni (antica e media Età del Bronzo) e Windover Hill (fra (il 1700 e il 1400 BC circa � SHEPHERD 1980); in Francia Grand Pressigny e Saint (Mihiel (GUILLAUME et al. 1987), in Ungheria Tata, dell'Eneolitico finale (1860 BC (� BURLEIGH 1975); in Polonia Krzemionki con la cultura di Mierzanowice del (Bronzo antico (1570, 1480 e 1420 BC � BUDZISZEWSKI 1986); e infine Krasnoye (Selo nella Bielorussia (1640, 1420 e 1240 BC � BURLEIGH 1975). (

Nel bacino mediterraneo il solo sito minerario conosciuto fino a questo (momento resta quello di Monte Tabuto � Monte Racello nel sud d'Italia, (riferibile alla cultura di Castelluccio (ORSI 1898). (