LA LIBERA VOCE CONTRO LA DEVIANZA E IL …aspetto corrisponde la crescita delle denunce di...

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La Redazione augura a tutti Buon Natale e Sereno Anno Nuovo “Alla scoperta dell’Italiano”. Gli alunni dell’ISIS “Europa” vanno a scuola di giornalismo. L’analisi sociale e conoscitiva del territorio apre ai giovani nuovi orizzonti. “Alla scoperta dell’Italiano” diventa un laboratorio giornalisti- co per spingere i ragazzi a sviluppare il senso critico e la conoscen- za del proprio territorio attraverso analisi sociali e conoscitive. Ad intraprendere questa emozionante avventura sono stati gli alunni e le alunne (III C e V Servizi commerciali; V Tecnico grafico) dell’ISIS “Europa” di Pomigliano d’Arco che hanno realizzato, nell’ambito del PON C1 “una vera e propria redazione con tanto di redattori, caporedattori e fotoreporter”. Le attività svolte hanno, in- fatti, previsto un percorso di lettura che inizialmente ha riguardato la “Storia del giornale” e che ha consentito loro di rendersi conto di come questo mezzo di comunicazione si sia evoluto nel tempo e dell’importanza della pluralità d’informazione per sviluppare una perfetta conoscenza. La diffusione del giornale, infatti, va di pari passo con il livello di sviluppo socio-economico e culturale di un popolo attraverso la cronaca degli accadimenti che cambia a secondo del modo di pensare di chi la racconta. Successivamente hanno visto la struttura di un quotidiano e la sua organizzazione interna. Hanno esaminato la prima pagina e i vari articoli: da quelli di cronaca a quelli di opinione e di fondo..., imparando a distinguere il fatto dalle opinioni. Al percorso di lettura è seguito quello di scrittura: gli allievi hanno realizzato articoli legati a fatti ed avvenimenti del proprio ambiente di vita scolastica ed extrasco- lastica e al loro territorio. I ragazzi hanno svolto delle attività nelle quali hanno assunto delle iniziative personali, hanno formulato giudizi, elaborato concetti, controllato e verificato informazioni, mettendo al centro dell’attività conoscitiva il proprio territorio. Questo tipo di studio è stato sostenuto dalla presenza di ade- guate ragioni personali, uno studio di scoperta e di realizzazione del proprio compito nella società. Il fascino degli argomenti trattati ha reso piacevole lo studio, poiché si era consapevoli di ciò che si studiava, del perché si studiava, con la certezza di raggiungere l’obiettivo, senza che ciò comportava fatica più del dovuto. La scoperta di luoghi così vicini, ma così lontani dalla loro cultura e dalle proprie conoscenze, ha spinto gli studenti ad aprirsi alla realtà in tutta la sua complessità. La prima reazione agli argomenti trattati è stato lo stupore, quale conseguenza di un qualcosa d’imprevisto, di inaspettato, da cui si è colpiti, stupore che ha risvegliato la meraviglia e la simpatia di fronte a ciò che si incontra. I ragazzi hanno imparato a coltivare il desiderio di fare do- mande e di affrontare ogni tipo di problema. La conoscenza e le competenze acquisite, poi, sono sfociate in un foglio d’informa- zione che racconta le notizie, cosiddette minori, a cui le grandi testate non danno importanza. Notizie che riguardano il nostro territorio con le proprie complessità e criticità. “La Libera Voce”: è uno stru- mento d’informazione che nasce dall’esigenza di far sentire la nostra voce e di raccontare la storia del ter- ritorio, a partire dall’attenta analisi sociale, economica ed urbanistica dell’ambiente circostante. Abbiamo scelto non a caso di chiamare così questo foglio d’informazione, per trasmettere ai lettori l’intensità di un’informazione minore, che riguar- da le storie di vita e le trasformazioni delle comunità locali. “La Libera Voce” vuole, dunque, trasmettere agli altri dei messaggi volti ad isolare i fenomeni di devianza e di malaffare contro la corruzione in tutti gli apparati politici e istituzio- nali. Il compianto giudice antimafia, Antonino Caponnetto, diceva che le mafie hanno paura delle scuole e noi in quanto appartenenti a questa isti- tuzione non possiamo non attivarci per far camminare sulle nostre gam- be i principi della non violenza e del rispetto di ogni credo politico: con- cetti sanciti dalla carta costituzionale e troppo spesso violati e vilipesi. di Anita Capasso e Margherita Principato (continua pag. 8) Ci piace credere che la democra- zia partecipata non sia un’utopia e che i giovani valgono qualcosa in questa società, soprattutto, per quel- lo che possono dare per la crescita e la ripresa del nostro paese. Viviamo in un periodo storico particolarmente critico sul fronte occupazionale dove ogni giorno si registra una perdita di posti di lavoro con conseguente crisi della famiglia e delle relazioni interpersonali. La città di Pomigliano d’Arco con la crisi del modello fordista e delle grandi fabbriche metalmeccaniche, che hanno rappresentato per anni uno strumento di lavoro per i tanti padri di famiglia del circondario, da cittadella operaia è diventata la città della contestazione di una classe operaia che rivendica il diritto al lavoro. Nei giorni scorsi siamo scesi a fianco dei lavoratori per la difesa del loro diritto alla vita e alla dignità. Abbiamo occupato il nostro istituto portando avanti il dissenso collettivo LA LIBERA VOCE CONTRO LA DEVIANZA E IL MALAFFARE La democrazia partecipata non deve essere un’utopia. I giovani scendono in piazza per contestare contro la crisi e i tagli all’istruzione. la Redazione Foglio d’Informazione Attualità - Cultura - Costume. Diffusione gratuita - Anno 0, numero 1 - dicembre 2012 A cura degli studenti del I.S.I.S. “Europa” PON C1 “Alla scoperta dell’Italiano” Pomigliano d’Arco (Napoli)

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La Redazione augura a tutti

Buon Natale eSereno Anno Nuovo

“Alla scoperta dell’Italiano”. Gli alunni dell’ISIS “Europa” vanno a scuola di giornalismo. L’analisi sociale e conoscitiva del territorio apre ai giovani nuovi orizzonti.

“Alla scoperta dell’Italiano” diventa un laboratorio giornalisti-co per spingere i ragazzi a sviluppare il senso critico e la conoscen-za del proprio territorio attraverso analisi sociali e conoscitive. Ad intraprendere questa emozionante avventura sono stati gli alunni e le alunne (III C e V Servizi commerciali; V Tecnico grafi co) dell’ISIS “Europa” di Pomigliano d’Arco che hanno realizzato, nell’ambito del PON C1 “una vera e propria redazione con tanto di redattori, caporedattori e fotoreporter”. Le attività svolte hanno, in-fatti, previsto un percorso di lettura che inizialmente ha riguardato la “Storia del giornale” e che ha consentito loro di rendersi conto di come questo mezzo di comunicazione si sia evoluto nel tempo e dell’importanza della pluralità d’informazione per sviluppare una perfetta conoscenza. La diffusione del giornale, infatti, va di pari passo con il livello di sviluppo socio-economico e culturale di un popolo attraverso la cronaca degli accadimenti che cambia a secondo del modo di pensare di chi la racconta. Successivamente hanno visto la struttura di un quotidiano e la sua organizzazione interna. Hanno esaminato la prima pagina e i vari articoli: da quelli di cronaca a quelli di opinione e di fondo..., imparando a distinguere il fatto dalle opinioni. Al percorso di lettura è seguito quello di scrittura: gli allievi hanno realizzato articoli legati a fatti ed avvenimenti del proprio ambiente di vita scolastica ed extrasco-lastica e al loro territorio. I ragazzi hanno svolto delle attività nelle quali hanno assunto delle iniziative personali, hanno formulato giudizi, elaborato concetti, controllato e verifi cato informazioni, mettendo al centro dell’attività conoscitiva il proprio territorio.

Questo tipo di studio è stato sostenuto dalla presenza di ade-guate ragioni personali, uno studio di scoperta e di realizzazione del proprio compito nella società. Il fascino degli argomenti trattati ha reso piacevole lo studio, poiché si era consapevoli di ciò che si studiava, del perché si studiava, con la certezza di raggiungere l’obiettivo, senza che ciò comportava fatica più del dovuto. La scoperta di luoghi così vicini, ma così lontani dalla loro cultura e dalle proprie conoscenze, ha spinto gli studenti ad aprirsi alla realtà in tutta la sua complessità. La prima reazione agli argomenti trattati è stato lo stupore, quale conseguenza di un qualcosa d’imprevisto, di inaspettato, da cui si è colpiti, stupore che ha risvegliato la meraviglia e la simpatia di fronte a ciò che si incontra.

I ragazzi hanno imparato a coltivare il desiderio di fare do-mande e di affrontare ogni tipo di problema. La conoscenza e le competenze acquisite, poi, sono sfociate in un foglio d’informa-zione che racconta le notizie, cosiddette minori, a cui le grandi testate non danno importanza. Notizie che riguardano il nostro territorio con le proprie complessità e criticità.

“La Libera Voce”: è uno stru-mento d’informazione che nasce dall’esigenza di far sentire la nostra voce e di raccontare la storia del ter-ritorio, a partire dall’attenta analisi sociale, economica ed urbanistica dell’ambiente circostante. Abbiamo scelto non a caso di chiamare così questo foglio d’informazione, per trasmettere ai lettori l’intensità di un’informazione minore, che riguar-da le storie di vita e le trasformazioni delle comunità locali. “La Libera Voce” vuole, dunque, trasmettere agli altri dei messaggi volti ad isolare i fenomeni di devianza e di malaffare contro la corruzione in tutti gli apparati politici e istituzio-nali. Il compianto giudice antimafi a, Antonino Caponnetto, diceva che le mafi e hanno paura delle scuole e noi in quanto appartenenti a questa isti-tuzione non possiamo non attivarci per far camminare sulle nostre gam-be i principi della non violenza e del rispetto di ogni credo politico: con-cetti sanciti dalla carta costituzionale e troppo spesso violati e vilipesi.

di Anita Capasso e Margherita Principato

(continua pag. 8)

Ci piace credere che la democra-zia partecipata non sia un’utopia e che i giovani valgono qualcosa in questa società, soprattutto, per quel-lo che possono dare per la crescita e la ripresa del nostro paese. Viviamo in un periodo storico particolarmente critico sul fronte occupazionale dove ogni giorno si registra una perdita di posti di lavoro con conseguente crisi della famiglia e delle relazioni interpersonali.

La città di Pomigliano d’Arco con la crisi del modello fordista e delle grandi fabbriche metalmeccaniche, che hanno rappresentato per anni uno strumento di lavoro per i tanti padri di famiglia del circondario, da cittadella operaia è diventata la città della contestazione di una classe operaia che rivendica il diritto al lavoro. Nei giorni scorsi siamo scesi a fi anco dei lavoratori per la difesa del loro diritto alla vita e alla dignità. Abbiamo occupato il nostro istituto portando avanti il dissenso collettivo

LA LIBERA VOCE CONTRO LA DEVIANZA E IL MALAFFARELa democrazia partecipata non deve essere un’utopia.I giovani scendono in piazza per contestare contro la crisi e i tagli all’istruzione.

la Redazione

Foglio d’Informazione Attualità - Cultura - Costume. Diffusione gratuita - Anno 0, numero 1 - dicembre 2012

A cura degli studenti del I.S.I.S. “Europa”PON C1 “Alla scoperta dell’Italiano”

Pomigliano d’Arco (Napoli)

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«Legalità è il rispetto e la pratica delle leggi. È un’esigenza fondamentale della vita sociale per promuovere il pieno sviluppo della persona umana e la costruzione del bene comune». Le-galità è, dunque, isolare i fenomeni malavitosi e di devianza. Legalità è responsabilità, anzi cor-responsabilità. Ma quanti possono dire di essere corresponsabili? In Campania la situazione è ve-ramente disastrosa. Quotidianamente le cronache segnalano fatti delittuosi a danno d’imprenditori e commercianti. Nel mirino, soprattutto, il settore degli appalti. A Pomigliano d’Arco, si vive una vera e propria emergenza sul piano del rispetto delle regole in quanto la città è invivibile. Gli scippi e le rapine non si contano e i commercianti sono sempre più vittime del racket. Intanto si cerca di porre un argine al problema. Impren-ditori e amministratori stringono un’alleanza pro-legalità per dare scacco matto agli estorsori. Gli imprenditori, infatti, denunciano sempre più i propri aguzzini e gli amministratori fanno da sponda: danno la caccia a funzionari e dirigenti infedeli. Entrambi - imprenditori e amministrato-ri - in alcuni enti locali fanno da sentinelle in un contesto come quello campano, dove i ladri sono

L’ISIS Europa di Pomigliano d’Arco scende in campo per la legalità. La scuola, infatti, si è ge-mellata con l’ISIS Newton di Varese. Queste due realtà scolastiche si scambiano tramite Skype, le loro esperienze in termine di legalità. Si tratta di due realtà ben diverse, sotto questo aspetto.

A Pomigliano infatti si vive una vera e propria emergenza in tal senso. Gli studenti napoletani tutti i giorni devono affrontare a scuola, per strada e, a volte, anche in casa questa problematica. A Vare-se, invece, soltanto ultimamente i fenomeni mafiosi si stanno diffondendo, anche a causa della presenza di persone provenienti da contesti più diffi cili che si sono insediati in zona. È questo quanto emerso con il “Giovani Alianti”, che ha puntato sul tema delle mafi e e della loro presenza sempre più pressante nella società italiana.

Gli alunni di Pomigliano, coordinati dalle profes-soresse Maria De Falco e Giovanna Fascì, hanno affi dato al presidente della locale associazione antiracket Salvatore Cantone il compito di aprire i lavori via web. Cantone ha raccontato il lato oscuro della realtà campana con percentuali di pizzo che fanno rabbrividire, (un commerciante su quattro lo paga alla camorra), ma anche la felice esperienza di Ercolano, dove 25 commercianti si sono uniti per dire no alle estorsioni da parte dei clan camorristici ribaltando la cultura dell’omertà.

Allarme criminaltà in Campania. Un commerciante su 4 paga il pizzo

Da quanto è emerso da uno studio effettuato dall’Osservatorio sulla criminalità a Napoli, soste-nuto dall’associazione “L’Ego di Napoli” e dal Pin (Programma Innovazione Napoli) lo spaccio di droga è aumentato del 30%, ma sono diminuiti gli scippi e le rapine. In crescita le denunce sul racket.

A Scampia i dati, dello spaccio di sostanze stupefacenti rivelano un aumento del 310%, con-

siderando che in questa zona l’80% dei criminali è dedito a questa attività. Segue poi il racket che è salito al 300% tenendo presente che a questo aspetto corrisponde la crescita delle denunce di commercianti e cittadini. C’è poi un quota sommer-sa relativa ai crimini senza denunce. Scendono al 90%, gli scippi, ma ciò è legato alla diminuzione delle denunce.

Inoltre la zona di Chiaia-Posillipo ha visto crescere le estorsioni (+70%) e i furti (+75%),

mentre il quartiere Stella-San Carlo all’Arena ha registrato un +350% nella ricettazione così come in altri quartieri, come Soccavo-Pianura (+250%) e Vomero (+200%). In materia di contraffazione, invece, picchi si sono registrati nei quartieri di

Ponticelli-Barra-San Giovanni (250%), Secondiglia-no (+200%) e zona porto (+120%).

Non c’è zona della città che si possa defi nire sicura. Pomigliano, che è la realtà a noi più vicina, ha fatto registrare un aumento di scippi e rapine. Il comune per correre ai ripari ha fatto ricorso anche ad un sistema di videosorveglianza, ma la maggior parte delle telecamere non funziona. I commercianti non ne possono più. Chiedono che si attivi una task force volta ad arginare il fenomeno.

Pomigliano: record di scippi e rapineScampia: lo spaccio di droga aumenta del 310%

forse il male minore e dove sempre di più la cri-minalità organizzata cerca di inserirsi nella vita amministrativa. È la camorra dei colletti bianchi che tende ad aggiudicarsi appalti. Adesso, però, i comuni per isolare il fenomeno stanno facendo ricorso alla “Stazione Unica Appaltante”, che è un organismo creato dalla prefettura il quale controlla e aggiudica gli appalti esonerando gli enti locali da possibili ingerenze. Le ditte, infatti, vengono selezionate da un’apposita banca dati, dopo attenti accertamenti e verifi che circa le certifi cazioni antimafi a. Insomma si evita così di affi dare appalti a ditte in odore di camorra. La

LEGALITÀ IN CAMPANIA

Scacco matto agli estorsoriCamorra dei colletti bianchi? No grazie. Imprenditori e amministratori stringono un patto contro gli estorsori. Via alla Stazione Unica Appaltante.

vera legalità deve soprattutto partire dall’alto, dai comuni in primis che sono gli enti che per prima si rapportano ai cittadini. Pomigliano libera dalla camorra è questo lo slogan gridato a gran voce dai cittadini e da tutti gli operatori commerciali.

Pomigliano d’Arco - Allarme incendio all’ISIS Europa di via Fiuggi. Un’alunna di se-conda, dopo aver fumato una sigaretta nel bagno, ha gettato il mozzicone nel cestino. La ragazza inconsapevole delle conseguenze del suo gesto, è rientrata in classe con molta tranquillità.

Dopo alcuni minuti , la vicepreside ha avver-tito l’odore di bruciato ed immediatamente si è recata in bagno da dove proveniva il fumo. Il ce-stino dei rifi uti era in fi amme. Allarmata, ha chia-mato i collaboratori scolastici che prontamente hanno provveduto a spegnere il mini incendio.

Successivamente si è sentito di nuovo un odore di bruciato, più intenso rispetto al prece-dente: misteriosamente era divampato un nuovo incendio. Anche questa volta la vicepreside si è recata a controllare e poi in tutta fretta è ritornata in classe gridando: “C’è fumo, fumo, fumo!”.

È scattato il panico tra alunni e professori, un frastuono nei corridoi, cuori a mille, alunni spaventati, un via vai di collaboratori scolastici che non sapevano cosa fare. I ragazzi di quarta hanno cercato di spegnere l’incendio con i sec-chi d’acqua, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare. Soltanto con un estintore si è riuscito ad avere ragione delle fi amme. Intanto è stata avviata un’inchiesta interna volta ad individuare i responsabili e a punirli severamente.

Allarme incendio a scuola.Brucia un cestino della cartaL’ISIS “EUROPA” IN CAMPO PER LA LEGALITÀ

La scuola si gemella con l’Istituto “Newton” di Varesedi Maddalena Agrillo

di Emanuela Daniele e Maria Di Fiore

di Federica Pirone e Maria Cristina

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Il 19 marzo si celebra l’anniversario della morte di Don Peppino Diana, ucci-so nel 1994 da un killer della camorra a Casal di Principe, suo paese natale, men-tre stava andando a celebrare la messa.

Il sacerdote era uno dei principali promotori della lotta contro la camorra e le altre organizzazioni malavitose. Visse, infatti, negli anni del dominio as-soluto della camorra casalese,capeggiata da Francesco Schiavone che controllava non solo i traffi ci illeciti ma anche gli enti locali.

Vittima innocente di un’azione ca-morristica che aspirava a dominare tutto il territorio campano, Don Peppe Diana deve essere un modello per tutti coloro

La società diventa sempre più violenta. Sono passati circa venti anni dalle stragi di Capaci e via d’Amelio, ma non è cambiato niente. Siamo nel 2012 e la camorra, la mafi a e l’ndrangheta prevalgono sempre di più sullo Stato. L’istinto malavitoso e stragista di certe persone che non amano neanche se stesse prende sempre più il sopravvento mettendo a dura prova gli apparati militari dello Stato. Oggi non è più solo la mafi a a far paura, ma anche la violenza spicciola, che nasce così all’improvviso, ovunque e in qualsiasi momento. Neanche la scuola è al riparo dalla violenza e quel che è peggio è che ultimamente è stata colpita da quella che potremmo defi nire in poche parole la banalità del male. Penso alla giovane vita spezzata dall’esplosione di un ordigno fuori la scuola Morbillo-Falcone a Brindisi: quella della povera Melissa Bassi, uccisa appunto dalla banalità del male. Vi starete chiedendo: “Perché?”. La risposta è semplice e dolorosa. L’assassino è un 68enne imprenditore con due fi gli laureati che poteva essere il nonno di Melissa e che invece ha colpito senza pietà riversandosi su un istituto frequentato da giovani per il semplice gusto di dare sfogo ai suoi istinti di morte. Giovanni Vantaggiato, questo è il nome del killer. Titolare di una rivendita di carburanti agricoli era un uomo apparentemente tranquillo, che ha dichiarato di avercela con il mondo intero. Ma perché colpire dei ragazzi allora? È questo l’interrogativo a cui non si riesce a dare una risposta. Ci siamo interrogati anche noi in classe, ma non siamo riusciti a darci una risposta. Il male del vivere può arrivare a tanto? Stentiamo a credere che possa avvenire tutto questo. E invece in questa società accade anche di peggio.

Tragedia fuori a una scuola a Brindisi. Sabato 19 mag-gio 2012, intorno alle 7.45, è esplosa una bomba vicino all’in-gresso principale dell’ istituto dedicato alla moglie del magi-strato Giovanni Falcone, morta con lui nella strage di Capaci. Nella tragica defl agrazione ha perso la vita una studentessa 16enne: Melissa Bassi. Ferite 10 persone. I genitori sono disperati. Perdere una figlia è un dolore troppo grande e diventa ancora più diffi cile da superare se si pensa di averla persa per colpa di un pazzo crudele e per giunta fuori alla scuola, in quello che doveva essere un luogo sicuro. Nella potente esplosione è rimasta gravemente ferita un’altra 16enne Veronica Capodieci che ha già subito diverse operazioni a cause delle gravi ustioni riportate. Era stato detto che non poteva salvarsi, ma Veronica ha reagito ce l’ha fatta. La sua vita, però, è cambiata. Ha paura. Il terrore l’assale continuamente quando ripercorre i luoghi di quel tragico agguato. La giovane è stata colpita in pieno dalla defl agrazione, che le ha devastato la zona toracica del corpo. L’esplosione è stata provocata da tre ordigni rudimentali, costituiti da bombole di gas, posizionate su un muro adiacente la scuola. L’ obiettivo dell’attentatore era proprio quello di fare una strage, ecco perché ha posizionato l’ordigno fuori alla scuola. Il mondo scolastico si ribella. I giovani come noi sono scossi ed proprio per questo che abbiamo deciso di non far calare il silenzio su questo caso. Nessuno ha il diritto di spegnere per sempre il sorriso . La società deve proteggere i giovani e garantirgli sicurezza nel rispetto dei principi della Costituzione.

Melissa era una ragazza come tante, un tragico sabato stava an-dando a scuola come tutte le mattine. Tranquillamente era scesa dal pullman per avviarsi a scuola, proprio come facciamo noi tutti i giorni. All’improvviso quel tragico momento: l’esplosione della bomba e la sua innocenza spazzata via in un soffi o. Melissa, vittima della furia omicida di uno squilibrato.Siamo rimasti molto scossi. Al posto di quella ragazza poteva esserci chiunque. Il solo pensiero che ci potevamo essere noi o qualche nostro amico ci fa vivere un incubo. Ci mettiamo nei panni della sua famiglia: Melissa era fi glia unica e i suoi genitori sono distrutti. Era nella sua gioventù migliore con tanti sogni su cui non brilla più nessuna stella.

che vogliono una società migliore e sono disposti ad averla anche a costo della propria vita. Il suo impegno civile e re-ligioso contro la camorra ha lasciato un segno profondo nella società campana.

Celebre è la lettera “Per amore del mio popolo non tacerò” in cui denuncia l’azione camorristica che impone con la violenza le sue leggi.

Attraverso la sua morte si ricordano anche le altre vittime della camorra,della mafi a e della ‘ndrangheta:persone come tutte le altre che hanno lottato ferma-mente per i propri valori e sono morti ingiustamente; da considerare come modelli ed esempi per tutta la società italiana.

FACCIAMO UN PACCO ALLA CAMORRAIn memoria di don PEPPINO DIANA

di Carmen Coppola

ESCALATION DI VIOLENZA.A vent’anni dalle stragi di Capaci e via d’Amelio...

Neanche la scuola è al sicuro.Lo Stato intervenga per fermare l’istinto stragista.

di Antonio Panico

Per non dimenticare MelissaBrindisi esplode una bomba fuori a una scuola

Drammatico il bilancio: 8 feriti e un mortodi Maddalena Agrillo

Le considerazioni dei suoi coetaneia 6 mesi dalla strage

di Rosacarmen e Lino

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Un paese senza storia è come una mente senza memoria. L’ar-ticolo 9 della Costituzione della Repubblica “promuove lo svi-luppo della cultura e della ricerca scientifica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico-artistico della nazione...”, codifi cando ad altissimo livello la protezione giuridica del Patrimonio Cultu-rale italiano. Ma se è vero che questi concetti vengono applicati per i beni artistici più importanti e riconosciuti anche a livello in-ternazionale, questo non avviene per il patrimonio artistico minore delle realtà urbane di provincia, dove tra abbattimenti e stravolgi-menti architettonici, delle tracce del passato e della memoria non resta più niente: eppure se le pietre potessero parlare ci potrebbero raccontare tante storie di vita e di civiltà. In quelli che sembrano degli apparenti ruderi c’è il cuore e l’essenza di una comunità che è chiamata a salvare le proprie origini. Senza storia non siamo niente. Francesco Petrarca già scriveva: “...Così a poco a poco le rovine stesse se ne vanno,così se ne vanno ingenti tesimonianze della grandezza degli antichi...”

Consapevoli di questi con-cetti, e dopo aver fatto un ampio approfondimento del territorio urbanizzato circostante, che abbia-mo riscontrato essere cresciuto a dismisura e in maniera selvaggia, nell’ambito del laboratorio di giornalismo curato dalla dott.ssa Anita Capasso e dalla professores-sa Margherita Principato, abbiamo incontrato il docente universitario di topografi a antica dell’Istituto Suor Orsola Benincasa, Pierfran-cesco Rescio e lo storico Giovanni Villano. A loro abbiamo posto alcune domande. Cosa si intende per Patrimonio Culturale?

“Il Patrimonio Culturale è un insieme di testimonianze di civiltà e un patrimonio organico (di opere, monumenti, musei, case,paesaggi,città, costumi e tradizioni) strettamente legato al territorio che lo ha prodotto. Questo patrimonio, nel suo com-plesso, costituisce un elemento portante della società civile e della identità, prima dei cittadini degli antichi stati e dell’Italia dopo. Esso rappresenta la ricchezza di - un paese, una città, una nazione, o qualunque settore giuridicamente circoscritto - o anche di un sog-getto a cui il patrimonio fa capo (un ente privato, un ente pubblico, un museo ecc.) sul piano culturale e su quello economico, restando destinato alla fruizione collettiva. In altri termini è un insieme di beni materiali e immateriali, la cui espressione immateriale (musei,

Tenendo presente la storia del territorio, le atti-vità un tempo praticate ed interpretandone lo spirito originario, senza trascurare il confronto con l’attuale contesto territoriale, si crea occasione di sviluppo economico e di promozione culturale, in un comune progetto che vede coinvolti su scala territoriale il sistema scientifi co e tecnologico, produttivo e quello socio-costituzionale. La comunità deve valorizzare i beni del territorio preoccupandosi della conser-vazione e tutela dei beni culturali. In ogni città c’è qualcosa di antico, che spesso sfugge agli occhi dell’osservatore poco attento. Si tratta di antiche case anche di origine medioevale, che a volte a causa delle pessime condizioni in cui versano sembrano pietre decadenti di cui disfarsi facendo largo a quelli che vengono definiti bei condomini che rispondono a logiche scellerate di cementifi cazione . Si tratta di testimo-nianze del passato che sopravvivono tra le nuove costruzioni solo forse perché vi ci vive ancora qualche anziano o perché i proprietari risiedano all’estero o sono divisi da motivi di spartizioni patrimo-niali. Abbiamo avuto modo di riscontrare questi elementi con un’uscita guidata sul territorio e la visione di un documentario scientifi co, che ci ha consentito di fare il confronto tra strutture antiche e strutture moderne il cui impatto .sull’ambiente è

opere d’arte, case, paesaggi) serve anche a richiamare quella parte co-stituita dalla cultura, dalla lingua, dai modi di pensare comuni. Da tale premesse nasce la necessità di tutelare tale patrimonio”.Perché tutelare e a chi rivol-gersi in caso di abusi sui beni culturali?

“La società definisce i suoi oggetti d’arte, li protegge giuri-

dicamente con l’esercizio della tutela, operando una selezione che mira al riconoscimento sto-rico ed estetico di tali oggetti che compongono il patrimonio della collettività, nel quale questa si ri-conosce e si identifi ca. Tale attività viene svolta dalle Soprintendenze, organi periferici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nate nel 1874 con i compiti istituzionali

di tutelare il territorio storico, co-stituendo il primo modello di rete di gestione del patrimonio cultura-le a livello nazionale. È a loro che bisogna rivolgersi per denunciare casi di abbattimenti o manomis-sioni di beni monumentali”.Cosa s’intende per beni culturali?

“Sono riconosciuti come beni culturali le cose immobili e mo-bili che presentano interesse artistico, storico, archeologico, o etnoantropologico, archivistico e bibliografi co”.Come avviene il riconoscimento del cosiddetto interesse, ovvero l’attribuzione di un valore sto-rico, artistico, archeologico e paesaggistico?

“Esso il frutto di una complessa operazione svolta con scienza e coscienza dai funzionari della Soprintendenza che tengono conto del valore storico, formale, artisti-co ed estetico; valore di testimo-nianza della società e della cultura che l’ha prodotta; funzione attuale. I beni, riconosciuti di interesse dal Ministero, sono vincolati, ossia diventano automaticamente pubblici e vanno protetti da: de-perimento, dispersione, vendita illegittima, furto e da qualunque variazione illecita del loro stato”.

SOS PER LA SALVAGUARDIA DEI BENI CULTURALIUn paese senza storia

è come una mente senza memoria

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stato per certi versi devastante. I luoghi che abbiamo incontrato attraverso un reportage fotografi co che ci ha consentito anche di fare dei confronti sulle analogie e diverse tipologie costruttutive sono stati: Altamura, Serapo, Pozzuoli, collina d’Arienzo, Cancello-Caserta, torre di Paciano a Pomigliano, (di epoca medievale); tracce di antiche costruzioni e strade romane a Casalnuovo, la necropoli sannitica di Marigliano, l’acquedotto Claudio di Pomigliano d’Arco e Casina Spinelli ad Acerra.

Identità e memoriaALLA SCOPERTA DEL TERRITORIOIncontro con il professore Rescio

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la Redazione

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Chi viola la tutela è suscettibile di sanzione?

“Nella recentissima legislazio-ne - Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (Decreto Legislati-vo 22 gennaio 2004, n° 42 - sono stati introdotti molti argomenti nuovi che riguardano: la politica culturale di gestione del patrimo-nio, in vista della sua conoscenza, del suo censimento sistematico, e di una valorizzazione conti-nua; i temi del restauro e della conservazione; la gestione dei musei e dell’attività legata all’arte contemporanea; la normativa a carattere edilizio e urbanistico”.

I beni culturali devono es-sere riconosciuti, conservati e protetti per essere trasmessi alla posterità, ma devono essere anche divulgati, utilizzati e resi fruibili e accessibili.

Salvate il borgo di Paciano. Le tracce del passato rurale di Pomi-gliano d’Arco rischiano di scomparire per sempre. Interventi di edilizia selvaggia e le mancate politiche di tutela stanno devastando il cuore antico della città.

È veramente desolante lo stato in cui versa questo borgo in cui ancora sopravvive l’identità culturale locale. Sembra strano, eppure in questa città, che si è lasciata alle spalle il proprio passato agricolo, quasi come se fosse una vergogna, ogni tanto s’incontra qualche traccia di antico. Un antico soffocato dal moderno e da palazzi fi nto antico, che si possono trovare lungo tutto il cammino. In questi giorni, recandoci in visita guidata alla chiesa di San Felice in Pincis, su corso Vittorio Emanuele, ci siamo imbattuti in uno di questi ruderi rurali che rischia l’abbattimento. Chi ha più memoria ricorderà anche il caseggiato antico che faceva angolo e che poi fu abbattuto senza pietà. Temiamo che anche queste ultime testimonianze del passato possano subire la stessa sorte. Temiamo che le bande del cemento da un momento all’altro possano ridurre in polvere il borgo di Paciano. Lo teme la collettività e la gente sensibile, che ama la propria identità. Lo teme il popolo di facebook, che sul web lancia appelli per la tutela. Noi abbiamo colto questo messag-gio e ci siamo portati sul campo per verifi care da vicino le condizioni in cui versa questo antico borgo vittima degli interventi di edilizia fuo-rilegge e non rispettosi del codice di tutela e di conservazione dei beni culturali. La situazione è veramente allarmante. Tra archi tompagnati, case diroccate e distrutte, il degrado e l’abbandono la fanno da padrone. Quelle pietre, risalenti al 1300 e che sono sopravvissute a tutti i terre-moti ed eruzioni, non potranno certo vincere la propria battaglia contro le ruspe, se qualche persona sensibile non si batterà per conservarle. Ultimamente, in seguito all’apertura di un cantiere edilizio, nei pressi dell’antica Torre, nelle immediate vicinanze della vecchia chiesetta di san Pietro con degli interventi selvaggi sono stati già chiusi due archi antichi. I cementifi catori non hanno rispetto della storia e distruggono. A Paciano si potrebbe solo dare corso a degli interventi conservativi e di rivalutazione dell’esistente, ma ciò non avviene.

Gli appetiti famelici e logiche scellerate di speculazione mettono in campo solo i propri squallidi piani di business, riducendo in cenere le tracce del passato ed edifi cando ex novo senza pietà.

Che cos’è l’antropomorfizza-zione?

“L’antropomorfi zzazione del territorio si ha quando l’uomo trasforma il territorio. Spesso si eccede provocando danni deva-stanti non solo da un punto di vista paesaggistico, ma anche per l’in-columità dell’uomo stesso. Penso all’eccessivo disboscamento che ha provocato disastri come quelli di Quindici, Bracigliano e Sarno”. Come si fa ad individuare un sito archeologico?

“Gli scavi archeologici riparto-no alla luce resti e testimonianze antiche. Di solito la scoperta av-viene per caso o quando si scava per realizzare delle infrastruttu-re. Le ditte hanno l’obbligo di comunicare alla Soprintendenza l’avvenuto ritrovamento di tracce del passato, ma non sempre ciò avviene perché la segnalazione comporta dei vincoli e spesso la sospensione dei lavori stessi. L’anima antica viene fuori, ma spesso cozza con gli interessi di persone poco sensibili e avvezze solo al business”.Perché i romani costruivano gli archi?

“Per rendere più solide le pro-prie costruzioni”.Perché gli uomini pur essendo

sensibili alle tracce dell’antichi-tà non fanno nulla per salvarle?

“Siamo soli e senza tutela da parte di nessuno perché troppo spesso le istituzioni locali si pre-

Qual è la funzione delle Regioni e dei Comuni in tutto questo?

“In particolare, le Regioni e i Comuni devono rendere di-sponibili risorse fi nanziarie, ma soprattutto devono governare il territorio, combinando - ad esempio - la pianifi cazione urba-nistica e su scala territoriale con la tutela e la valorizzazione per evitare, come è già successo, la speculazione offensiva del pae-saggio storico e del patrimonio architettonico e archeologico; assistendo e aiutando il sistema delle autonomie locali e dei molti enti e soggetti privati possessori di beni culturali a dotarsi di ido-nee modalità di gestione, nonché curando appropriati interventi formativi e di assistenza agli operatori sul territorio”.

La Redazione

stano indirettamente a squallide operazioni di edilizia selvaggia. La gente è sfiduciata e poi c’è troppa ignoranza in questo setto-re. Si pensa che un bene è di uso del proprietario che ne può fare quello che vuole mentre non sa che distruggerlo è eccedere nel proprio diritto e che ci sono organi preposti per la conservazione”. Chi ci dovrebbe tutelare?

“La moralità, il senso di ap-partenenza che dovrebbe essere un principio imprescindibile di ogni apparato dello Stato, il Ministero per i beni culturali e i suoi apparati periferici, ma soprattutto dobbiamo sviluppare il senso civico denunciando gli abusi edilizi”. Perché bisogna salvaguardare il nostro territorio?

“Il territorio è testimonianza della nostra storia e può attirare i turisti se inserito in un contenitore culturale valido e su cui vengono impegnate risorse volte a valoriz-zare gli elementi e i caratteri di una civiltà puntando anche sulla salva-guardia di usi, costumi, tradizioni e antiche coltivazioni. Il tutto deve essere inserito in un percorso che deve abbinare il gusto verso il bello ai piaceri della tavola e ai prodotti enogastronomici, che potrebbero fi gurare tra le eccellenze. Così si crea sviluppo e occupazione:ma questi concetti il più delle vol-te sono orfani d’interlocutori”.

La Redazione

SOS per la salvaguardia dei Beni Culturali

dalla quarta pagina

ALLA SCOPERTA DEL TERRITORIO dalla quarta pagina

Salvate il borgo di Paciano.L’antico agglomerato trecentesco è in pericolo

la Redazione

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Per comprendere l’importan-za di questo antico agglomerato abbiamo fatto una ricerca storica avvalendoci delle notizie raccolte dagli studiosi locali che circola-no sul web e internet. Abbiamo appreso che il borgo si svilup-pa intorno all’antica cappella di san Pietro.

“Un antico androne voltato a botte, eretto presumibilmente dalla famiglia Palmese, immette in un doppio sistema a corte cin-to da costruzioni con tipologia di edilizia rurale, caratterizzate da ampi ballatoi sorretti da arcate e serviti da scale esterne. L’ag-glomerato è sovrastato da una costruzione a torre, con pianta quadrata e muri a scarpa, ser-vita da un articolato sistema di scale su archi. La torre di Pa-ciano probabilmente in antichità

L’antica Torre che sovrasta l’agglomerato, aveva funzioni difensive

PACIANO NELLA STORIAIl sito gravitava intorno la cappella san Pietro

aveva funzioni difensive e molti sostengono che fosse collegata, tramite un cunicolo, al castello di Pomigliano. La cementifi cazione selvaggia, però, sta cancellando tutto il cuore antico.

Paciano affonda le proprie ra-dici nell’ antico villaggio situato a sud-ovest di Pomigliano d’Arco del quale divenne frazione già dal 1300. Riportato nella Mappa To-pografi ca dell’Agro Napoletano del 1793 del Rizzi Zannoni, si svi-luppava come un nucleo di case lungo la strada per S. Anastasia, che raccoglieva le acque calanti dal Monte Somma. Il borgo rurale gravitava intorno la cappella di san Pietro, nelle cui vicinanze vi era il fabbricato a forma di manie-ro appartenuto nel settecento alla famiglia Caracciolo, marchesi di s. Erasmo”.

la Redazione

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La maggior parte delle storie dei giovani di oggi nascono su un sito internet chiamato: Facebook. Anche a noi è capitato di conoscerci e di innamorarci chattando sul social network. La nostra storia vi stupirà. Siamo dei ragazzi di 16-17 anni che frequentano la stessa classe ma che per poter dimostrare il loro amore si sono avvalsi delle nuove tecnologie. Il nostro si potrebbe defi nire un amore nato a distanza.

Io sono Rosy e vi racconto che nel mese di Marzo mi arrivò sulla posta una richiesta di amicizia di un ragazzo, che conoscevo di vista, perché qualche volta l’avevo incrociato a scuola.

Incuriosita accettai la richiesta.Il giorno dopo mi ricontattò, gli

risposi e ci scambiammo i numeri telefonici. Dopo un mese e mezzo decidemmo di incontrarci e solo dopo alcune settimane gli consentìi di darmi un bacio abbandonandomi a quel dolce sentimento che stava nascendo nel mio cuore e che non si poteva manifestare via chat. Siccome i miei non vole-vano che frequentassi un ragazzo, ci siamo incontrati di nascosto fi no a 2 settimane fa!

Poi mia madre e mio fratello ne sono venuti a conoscenza e io fi nal-mente mi sono liberata delle mie paure rivelando a cuore aperto quella stupen-da storia con Lino, che rende la mia vita più ricca e felice. È bello amarsi.

La nostra storia va avanti da un anno.

Nel frattempo però, abbiamo deciso di abbandonare quel bizzarro mezzo di comunicazione che ci ha consentito di poterci conoscere. Questo perchè su face book nascono molte incompren-sioni e molte coppie vedono rovinare i propri rapporti per colpa di qualche commento di troppo o frase poco op-portune lasciate sul proprio profi lo da qualche utente o amico superfi ciale, che non rifl ette sulle conseguenze di quello che scrive.

Oggi acquistare un telefonino è alla portata di tutti, confrontando tantissime proposte fatte da varie com-pagnie telefoniche, un tipo di cellulare molto usato è il “Samsung S II”.

Con il progredire delle ricerche, i cellulari sono di-ventati molto più tecnologicamente sofi sticati.

Infatti oltre a messaggiare, si può gestire l’-email, navigare su internet.

Ma purtroppo con l’utilizzo frequente dei telefonini, è raddoppiato, il rischio di tumori al cervello.

Alcuni studiosi hanno dichiarato che le onde elet-tromagnetiche emesse dai telefonini creano danni agli utenti. Ciò che preoccupa di più è l’abuso del telefonino da parte dei ragazzi e dei giovani per i quali è diventato una sorta di dipendenza, provocando sintomi di astinenza e danni psicologici se ne vengono momentaneamente privati.

I ricercatori tendono a sconsigliare l’utilizzo dei cel-lulari ai bambini sotto i 12 anni, in quanto risulterebbero molto più sensibili alle radiazioni elettromagnetiche rispetto agli adulti.

In generale i telefonini determinano danni dovuti all’uso scorretto.

Il loro utilizzo, infatti, è vietato dal codice della strada durante la guida, negli ospedali, nelle scuole e negli aerei. Ma quasi nessuno rispetta questi divieti. Certo nessuno ne vuole demonizzare l’utilizzo. Essi, infatti, consentono l’accesso costante e di prossimità ai Network e ad internet agevolando il lavoro di tanti manager e business men...

L’ultima rivoluzione è quella di twitter, il nuovo social network utilizzabile negli smartphone per comunicare.

È una rivoluzione di massa, perché tre milioni e ottocentomila contatti al giorno sono un’enormità. Se fossero comunica-zioni telefoniche intaserebbero le linee.

Senza dubbio i successi del 2011 sono gli smartphone SAMSUNG GALAXY SII e l’iPhone 4S.

Il Samsung Galaxy S2 e l’iPhone 4S hanno entrambi l’ultima versione fi rm-ware dei rispettivi sistemi operativi. I servizi attivi sono stati gli stessi: geoloca-lizzazione attiva, connessione WiFi attiva, una sola casella mail impostata.

Tra loro ci sono delle differenze, il fattore più importante: la batteria. Il display è stato impostato con luminosità massima. Sia iPhone 4S che l’SGS2 han-no fatto registrare un’autonomia veramente buona; passiamo alla fotocamera l’ iPhone 4s ha dei colori più vividi rispetto al Samsung Galaxy S2, ma ciò che viene poi visualizzato risulta non essere quello che i nostri occhi vedono.

Al contrario, il Samsung Galaxy S2 riesce a cogliere in maniera migliore ciò che vedia-mo. il Galaxy S2 non ha nulla

da invidiare all’iPhone 4S. Questo era un successo annunciato e prevedibile, nei primi tre mesi di vita della sua vendita ha raggiunto la quota di 5 milioni di smart-phone venduti, al quinto mese raggiunse i 10 milioni.

Un boom impressionante considerando che la Samsung non ha mai avuto dei numeri di vendita così alti.

In Italia la vendita di questi smartphone si è avuta soprattutto al Nord, con costi più elevati rispetto al Sud.

Da queste indagini possiamo notare che il prezzo maggiore al Nord è a Cuneo, mentre il prezzo più basso è a La Spezia.

La concorrenza si fa sempre più pres-sante, tant’è che la Samsung sta pensando di vendere gli smartphone a prezzi più bassi.

Man. Agr.

Le storie di FacebookLINO E ROSI: IL LORO RACCONTO D’AMORE

Un sentimento sbocciato sul social networkNegli ultimi anni si sta diffondendo sempre di più il fenomeno internet tanto che la nostra è considerata la generazione di internet.

I social network rappresentano uno strumento di innova-zione sociale di grande impatto per i cittadini con i quali un numero crescente di persone si scambia opinioni informazioni, ma troppo spesso sono usati senza una completa conoscen-za delle incognite che presentano e dei rischi che comportano.

Facebook è l’esempio più evidente. Non tutti coloro che si connettono alla rete hanno fi ni di pura e semplice conoscenza ed amicizia, spesso condivisi da uguali passioni, ma scopi di abusi di ogni genere.

Sono tanti, infatti, gli individui che con false identità si introducono nei profi li degli internauti sbirciando tra foto e informazioni con intenzioni tutt’ altro che buone. Non a caso la polizia continuamente monitora la rete a caccia di pedofi li e criminali che utilizzano persino le immagini di donne e bambini per scopi violenti e perversi. È vero che le tecnologie aprono grandi orizzonti, ma la mente umana troppo spesso vacilla e ne fa un uso distorto. Si sa che i ragazzi e le ragazze sono buoni e inclini verso nuove amicizie e che pertanto per loro facebook rappresenta uno strumento di conoscenza: bisogna però diffi -dare di chi chiede incontri ravvicinati.

Ad ogni modo, se la curiosità prevale, meglio incontrar-si in luoghi affollati e in compagnia di amici. Con questo non vogliamo demonizzare le nuove tecnologie, che in termini di sviluppo hanno reso agevole le comunicazione, facendo circolare le informazioni in tempo reale, ma solo invitare ad un uso consapevole di questo strumento.

L’ABUSO DEI CELLULARI RADDOPPIA IL RISCHIO DI TUMORI AL CERVELLO

Gli Smartphone Samsung S II: una moda che irrompe tra vantaggi e insidie

Corsa ai telefonini di ultima generazioneSamsung si conferma leader nel settore

Venduti 20 milioni di Galaxy SII in Italia

di Ilenia Esposito

di Emanuela Di Vicino

Fidarsi è bene, non fi darsi è meglio. Accettate solo l’amicizia di persone conosciute

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La nostra avventura inizia il 4 settembre quando c’è stato un’incontro a scuola per spiegare gli orari di partenza e gli impegni che avevamo una volta arrivati a Malta nell’ambito di un viaggio studio.

La partenza da scuola è avvenuta in mattinata: alle 12 siamo arrivati all’aeroporto in pullman. Dopo aver fatto il check-in abbiamo dovuto aspettare l’orario per il nostro volo. Nel frattempo ci siamo riposati per essere belli carichi... all’arrivo a Malta...

Alle 14: decollo aereo, il volo è stato molto confortevole, ci hanno dato un spuntino, e dopo un’ora e dieci siamo arrivati nella tanto at-tesa Repubblica di Malta. All’aeroporto: ci attendeva un pullman per condurci a Sliema dove era previsto l’alloggio nell’hotel Milano 2.

L’emozione è stata tanta. La prima sera non sapevamo come muoverci, visto che al primo impatto sembrava tutto strano e così diverso dalle nostre abitudini. Fortunatamente nel nostro stesso albergo c’era un’altra scuola di Avellino che alloggiava lì già da 10 giorni, e i cui ragazzi ci sono stati davvero di aiuto spiegandoci come muoverci e le zone più movimentate e belle da visitare abbinando il nostro viaggio studio anche al divertimento. Siamo così usciti con loro alla volta di Paceville, appena arrivati siamo rimasti letteralmente sbalorditi. Di fronte a noi c’era una lunga strada affollatissima e piena di discoteche. Ci siamo sentiti in paradiso. C’era tutto quello che piace a noi giovani e che qui in Italia, e soprattutto nelle nostre realtà periferiche, è diffi cile da trovare. Proprio tutto: la gente con i propri usi e costumi così diversi da noi, ma unita da tanta voglia di lasciarsi alle spalle i problemi. L’architettura interessante, il cibo buono

PON C1 “Alla scoperta dell’Italiano”

I.S.I.S. “Europa” Via Fiuggi - Pomigliano d’Arco (Na)

Dirigente ScolasticaProf.ssa Rosanna Genni

EspertoDott. Anita Capasso

TutorProf.ssa Margherita Principato

Progetto GraficoDomenico Romano - Tonia Maione

Maria Carmela Leone

RedazioneMaddalena Agrillo - Luigi Capasso

Carmen Coppola - Emanuela DanieleMaria Di Fiore - Sabrina SarnataroEmanuela Di Vicino - Lino Infelice

Maria Carmela Leone - Federica PironeMaria Cristina Santoro - Ilenia Esposito

Rosacarmen Loffredo

FotografoAntonio Panico

I tatuaggi consistono nella decora-zione corporale dell’uomo destinata a durare permanentemente. Le origini dei tatuaggi risalgono ai popoli della Polinesia, comuni anche tra gli Egizi e gli antichi indiani d’America.

In passato la tradizione di tatuarsi viso, dorso e braccia era limitata solo ad alcune popolazioni. In Europa i ta-tuaggi per secoli sono stati considerati un tabù, successivamente richiesti solo da marinai o carcerati!

Negli ultimi 15anni, invece, sono diventati di moda in ogni classe sociale, soprattutto tra i giovani che si tatuano il corpo per apparire o per rappresentare attraverso una frase o un disegno, un percorso della loro vita, anche se inconsciamente. Ovviamente chi decide di fare un

contro la crisi e i tagli alla scuola che impoveriscono e mortifi cano l’istruzione pubblica scippandole la propria dignità. Abbiamo cer-cato di far sentire la nostra voce unendoci alla voce di protesta di tutte le piazze italiane con la speranza che veramente la massa e il popolo possano incidere sulle scelte di ogni governo liberamente eletto, applicando il signifi cato di democrazia partecipata. Abbiamo visto studenti presi a manganellate e uno Stato che si scaglia contro chi subisce il peso di manovre fi -nanziarie che incidono sui bilanci familiari pesantemente.

Durante le nostre uscite ci siamo guardati intorno, abbiamo dato uno sguardo al paesaggio ur-banizzato e ci siamo resi conto che tutti i centri di provincia pagano lo scotto delle mancate politiche di tutela. Ovunque tra il nuovo trapela qualche piccolo elemento architettonico antico che a causa delle mancate politiche di tutela rischia di cadere privandoci per sempre della sua bellezza e svuo-tando quel contenitore d’identità già impoverito e violentato da squallide speculazioni edilizie e di cementificazione selvaggia. Troppa l’ignoranza che regna in questo settore. Come giovani non possiamo non essere speranzosi. Con l’approssimarsi di questo

Natale in noi si fa vivo un sogno di vita e di rinascita che punti sulla traduzione in fatti dei con-cetti di tutela e di salvaguardia ambientale e paesaggistica. La città a misura d’uomo, impone un cambiamento di tendenza e l’ap-plicazione di principi nobili, che si possono acquisire solo tenendo in mente che arriva un punto in cui bisogna per forza cambiare rotta.

Cambiare rotta significa co-struire una società senza preva-ricazione dove la libertà d’inizia-tiva imprenditoriale non debba piegarsi di fronte al racket delle estorsioni. Cambiare rotta signi-fi ca potersi esprimere liberamente senza temere di morire ammazza-to. Dobbiamo questo alle tante vit-time di mafi a: ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La nostra voce di dissenso va contro gli efferati omicidi di Giancarlo Siani, di don Peppe Diana e del coraggioso sindaco di Pollica, Vassallo, e delle tante vittime di mafi a colpevoli solo di difende-re le proprie idee o di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Il Sud, la Campania non pos-sono essere questo: Napoli è la terra delle tante voci che non intendono tacere e che dicono all’unisono:”Basta”...

La Redazione

dalla prima pagina

LA NOSTRA VOCE CONTRO I FENOMENI DI DEVIANZA E IL MALAFFARE

Cronaca di un viaggio a Malta. Un’esperienza irripetibile

L’ISIS promuove forme d’istruzione innovative.I ragazzi si confrontano con altre realtà scolastiche

Irrompe la moda del tatuaggioI giovani per darsi un’identità si dipingono il corpo

tatuaggio è invitato a rifl etterci bene, siccome essi limitano anche l’accesso a vari lavori, e se fatti in posti troppo visibili potrebbero col passare del tempo portare a stancarsi di essi. Certamente possono essere rimossi ma i costi arriverebbero alle stelle e il trattamento è dolorosissimo! Quindi il consiglio che possiamo dare? Prima di ricorrere al tatuaggio pensateci bene. Niente nella vita è destinato a piacere in eterno.

di Sabrina Samataro

di Luigi Capasso

e la cordialità sono vivi nei nostri ricordi. La scuola ci ha consentito di fare una bella esperienza che resterà per sempre nella nostra mente allar-gando i nostri orizzonti culturali. All’ISIS la preside Genni ha introdotto strategie d’istruzione in maniera innovativa attraverso l’interscambio con altre realtà culturali cercando di cogliere le potenzialità di ognuno di noi nel settore della comunicazione, del commercio e dell’economia.

Le foto su Pomigliano sono state tratte dalla rete